Capitan Riku e Mr. Paopou Abridged

Demenziale

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Versione Abridged di "Le mirabolanti avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou" gentilmente offerta da Sasà. Leggete e apprezzate tutti uwu



    Quando Sora e Riku misero piede sull'isola, scoprirono con loro grande sorpresa che una scuola era stata costruita e che Kairi era ironicamente l'unica del gruppo in grado di leggere, malgrado fosse donna. Ancor più sorprendente, però, fu il fatto che Sora e Riku avevano dei genitori. La madre di Sora (Sara) era estremamente preoccupata per il figlio.
    -Sora: Mamma, sono a casa!
    -Sara: Avevi il cappotto?
    -Sora: Sì.
    -Sara: Bentornato, figliolo!
    Ma la più entusiasta e contenta era la madre di Riku (Rika), anche se non meno del figlio.
    -Riku: Ciao.
    -Rika: Ciao.
    E così, tutto tornò alla normalità. O almeno, così sembrava. Una sera, mentre Sora dormiva per la prima volta dopo tanto tempo nel suo letto e non sulle parti intime dei suoi amici, venne improvvisamente svegliato da un armadillo che colpì la finestra di camera sua e la infranse. Sora prese il fucile a canne mozze dalla camera di suo padre e andò alla finestra, vedendo Riku lì sotto con un sorriso estremamente strano per lui.
    -Sora: Ho due domande per te: 1) Dove hai preso l'armadillo. 2) Perché diavolo mi svegli nel cuore della notte?!
    -Riku: Ma Sora, non abbiamo tempo per dormire! Devi infilarti il costume da Mister Paopou e combattere il male assieme a me: Capitan Riku!
    Sora sospirò e controllò il calendario. Mancava ancora un mese a Carnevale, due al Pesce d'Aprile e la festa delle teste di ca**o era stata spostata al 15 Aprile.
    -Sora: Riku, io non vorrei dirtelo ma...non capisco dove sia lo scherzo. Ad essere sincero, il fatto che tu stia provando a farne uno è raccapricciante. (-Qui Sora guardava il fucile con interesse...-)
    -Riku: Non essere sciocco, Mister Paopou! Scendi e mettiti il costume che dobbiamo partire per la ronda!
    Sora ci pensò una volta. Poi una seconda. Poi una terza. Arrivò alla quarta ma si fermò alla quinta: era troppo presto per il suicidio. Quindi spostò il cadavere di suo padre dal pavimento e scese sotto dal suo amico, notando che aveva indossato un costume ancora più strano del suo sorriso: una calzamaglia blu con slip rossi, tutto coronato da una mascherina nera che sembrava quella indossata dai bambini che giocano ai supereroi spaccandosi una gamba contro il muretto di turno. Intanto, teneva anche in mano una calzamaglia gialla che, dalla forma, ricordava un frutto Paopou.
    -Riku: Tieni, indossa questo!
    -Sora: Okay, te lo chiederò: chi ti ha venduto la droga?
    -Riku: Non essere sciocco, Mister Paopou! Dobbiamo combattere il male che attanaglia le Destiny Islands! Io e te ce la faremo! Capitan Riku e Mr. Paopou!
    Sora annuì. Poi iniziò a ridere. Al riso seguirono le lacrime. Alle lacrime, un rilascio involontario di urina. A quella, solo il silenzio dell'ennesimo attentato alla sua sanità mentale.
    -Sora: Quindi...dobbiamo stare seduti dietro questo cespuglio per attendere che il nemico si palesi?
    -Riku: Esatto!
    -Sora: E dimmi...se per qualche ARCANA E INSPIEGABILE motivazione esso non dovesse mostrarsi...cosa faremmo noi?
    -Riku: Che domande, mio baldo aiutante! Lo aspetteremo qui finché non arriva!
    Ormai, Sora non sapeva se stava deglutendo saliva o lacrime. Qualunque delle due cose fosse, in ogni caso, sperava che potesse ucciderlo seduta stante.
    Il mattino seguente, Sora andò in infermeria e Kairi andò a trovarlo.
    -Kairi: Sora, stai bene?
    -Sora: Ora non più.
    Il ragazzo raccontò tutto alla rossa e lei, spinta da amore fraterno e pregno di friendzone che la muoveva, lo consolò nel migliore dei modi.
    -Kairi: È la cosa più stupida che io abbia mai sentito.
    -Sora: Da che pulpito.
    -Kairi: Dimostrami che è vero, allora.
    -Sora: Stasera lo convincerò a passare sotto casa tua. Tu affacciati per vederlo!
    In quel preciso momento, una voce maschile molto profonda arrivò alle orecchie dei nostri due piccioncini. Quando alcune ragazze in corridoio urlarono per aver raggiunto l'orgasmo, fu chiaro che era di Riku.
    -Riku: Stai bene, Sora? Mi stavo preoccupando.
    -Sora: Beh...ecco...io...
    -Kairi: È stato picchiato da delle ragazzine ed è venuto qui!
    -Riku: Ah, okay. Allora a dopo.
    -Kairi: Okay, non ha sospettato! ...Sora, che fai con quel cuscino?
    Quella stessa notte, l'argenteo figliolo decise di mettere ulteriormente a rischio la pazienza del castano e di farlo tornare nei panni di Mr. Paopou. Sora riuscì a convincerlo a passare davanti casa di Kairi ma, con enorme sorpresa del mondo intero, quella cretina patentata li stava aspettando con la luce accesa, uno striscione e tre tazze di cioccolata calda fumanti. C'è da dire che se Sora avesse avuto un cane, gli avrebbe sparato solo per farsi linciare dagli animalisti.
    Il giorno seguente, dopo aver chiuso Kairi nell'armadietto, Sora tornò a casa insieme a Riku.
    -Sora: Dimmi, Riku...cos'hai intenzione di fare stanotte?
    -Riku: Studiare fino a mezzanotte, poi un film fino alle due...
    -Sora: Ah, bene!
    -Riku: E poi si parte per la nostra ronda notturna!
    -Sora: Ah, male.
    Ma Sora ancora non sapeva quanto male sarebbe andata. Quella notte infatti, il suo migliore amico -o quel poco che di lui era rimasto- lo mise a dura prova nel mostrargli il suo nuovissimo e pentafruttato skateboard. Lo sforzo che Sora fece per non prendere il keyblade e trafiggere Riku fu enorme.
    Il giorno dopo, decise di chiedere aiuto a qualcuno. E quindi, per evitare che Riku venisse a saperlo, il castano fece uno stato su Facebook, sapendo che Riku preferiva Twitter. Lo stato ebbe due like e una condivisione. Sora si chiedeva chi si trovasse nella sua stessa situazione per poi scoprire che Robin aveva dei problemi con Batman.
    Qualche giorno dopo, Squall si presentò alle Destiny Islands, suscitando non poco stupore fra gli abitanti dell'isola che videro questo baldo giovine armato di Gunblade e vestito di nero girare a chiedere di Sora. Lasciando una scia di giovani donzelle svenute e fidanzati gelosi, Squall trovò l'amico in difficoltà che tra lacrime di gioia, abbracci, selphie (con la minuscola!) e un piatto di pasta al ragù, lo ragguagliò sui fatti incresciosi.
    Squall ascoltò e bevette un bicchiere d'acqua solo per sputarla a quelle parole. Non poteva credere a Sora ma poi si rese conto che era il minimo che potesse accadere a un ragazzino coi capelli a forma di palma che viaggia con un papero e un qualcosa. Decisero dunque un piano mentre il diretto interessato veniva verso casa di Sora.
    -Riku: Sora, sciogli i tuoi capelli!
    -Sora: E questa da dove diavolo ti è uscita, adesso?!
    Dopo aver scritto il suo testamento e lasciato tutti i beni a un gatto che passava di lì, Sora seguì il compagno di malefatte che sembrava ormai deciso ad affrontare il suo nemico giurato, Squall, rinominato per l'occasione Generale Scar.
    Era una notte limpida e silenziosa, a parte il soffio del vento e le risate trattenute a fatica da Squall quando si ritrovò davanti i due supereroi. Quella notte, la riva delle Destiny Islands fu teatro di uno scontro all'ultima biglia. Perché dopo aver viaggiato per l'universo brandendo un'arma e sparando magie, oppure a sfruttare i poteri dell'Oscurità, secondo Capitan Riku era bello tornare alle origini. Squall, lo mise a nanna con un Morfeo poco dopo, per controllare cosa stava succedendo nella mente di quel ragazzo molto confuso.
    E dopo aver ipotizzato che Riku avesse ricevuto qualche colpo strano da Xemnas, che fosse stato rapito dagli alieni o che avesse letto tutta la saga di KH Abridged, alla fine si scoprì che la sua follia era dovuta a due bernoccoli.
    -Sora: Com'è che continuo a stupirmi di quel che succede nella mia vita? Cos'altro può accadermi d'insensato, d'ora in poi?!
    -Charlie l'unicorno: Non ti piacerebbe saperlo, credimi.
    Squall tornò indietro a chiedere un qualche tipo di rimedio a Merlino, sperando non gli fosse arrivato un infarto. Nel mentre, Sora studiava quando un granchio del cocco gli bussò delicatamente alla finestra, spaccandola in mille pezzi. Andando a vedere dalla finestra, vide Topolino che salutava allegramente.
    -Topolino: Ehilà, Sora! Ho letto il tuo messaggio e sono qui per te!
    -Sora: Ma si può sapere dove trovate questi animali?!
    -Topolino: Al Fantabosco, che domande!
    Riparata la finestra con un foglio di giornale, Sora raccontò al Re le sue disavventure e il disperato bisogno di un esorcista ma venne il tempo della ronda e con essa la gioia senza fine di Capitan Riku nel trovare un altro guerriero pronto a combattere per la causa.
    -Topolino: Sono qui perché mi ha chiamato Sora!
    -Sora: SORCIO DI ME**A!
    -Topolino: ...Per combattere la vostra causa!
    -Riku: Grazie, Mr. Paopou! Sapevo di poter contare su di te!
    -Sora: Ah, figurati. Sempre a tua disposizione.
    -Riku: Tra le tante cose, TOTALMENTE a caso avevo confezionato questo vestito per voi, maestà! Provatevelo!
    -Topolino: ...Certo! Nella nave ho un camerino, aspetta che torno!
    Il re salì sulla nave. Ma era evidente che non vi era un camerino. Non vi era perché la nave decollò e non fece più ritorno. Nell'oscurità del cielo, non si vedeva o sentiva. L'unica cosa udibile erano le bestemmie di Sora.
    Passata in due minuti la tristezza per la partenza del nuovo adepto, Capitan Riku sfoderò il proprio sorriso smagliante e un'importante novità per la sua (s)fortunata spalla.
    Si avvolse in un mantello blu, muovendo le sopracciglia da dietro la mascherina, cercando di incutere terrore al nulla per poi lanciare un pacchetto all'amico. E Sora avrebbe tanto voluto avere in tasca una carabina, perché il mantello pentafruttato che teneva tra le mani poteva ispirare solo l'omicidio.
    -Riku: Sora, hai un mantello! Ogni supereroe deve avere un mantello!
    -Sora: E le persone che vogliono morire cosa devono avere?
    -Riku: ...Un mantello?
    La ronda con il mantello fu per Sora un incubo di proporzioni bibliche. Perché quando Capitan Riku rimase incastrato tra i rami di una siepe, gli avrebbero fatto comodo i poteri del buon Mosé. O una katana.
    Per la gioia di Sora, a scuola il giorno dopo si sarebbe disputata una partita di baseball tra le classi del suo anno, organizzata in due minuti e mezzo. E Riku, nei panni di studente, non avrebbe assistito alla partita.
    Sicuro di vincere grazie alla presenza di Sora, finalmente tornato a casa e ricomparso magicamente tra i suoi ricordi come un campione di grande esperienza sebbene mai avesse toccato una mazza escludendo Riku, Tidus andava in giro discutendo di strategie da ormai due settimane.
    -Tidus: Allora, Sora, ascoltami bene: appena ti dico di lanciare la palla contro Wakka, tu la lanci contro Selphie! Ricordati che devi calciarla non tenendo conto del portiere ma che devi farla passare con una schiacciata nel canestro!
    -Sora: ...Tidus, questo é Baseball.
    -Tidus: Oh. Allora batti e basta.
    Ma nel momento in cui Sora colpì la palla, vide un biscotto fluttuare nel cielo e sbagliò mira, facendo un fuoricampo da paura ma colpendo Riku dalla finestra della sua classe, causando un crollo emotivo alla sua insegnante di ottantasette anni. Trasferito Riku in infermeria e la prof. al più vicino centro di psicanalisi, Sora si mise le mani nei capelli dalla disperazione.
    -Sora: Come ho potuto ucciderlo con una palla da baseball?! Mi ero tenuto in caldo il Winchester, insomma!
    -Riku: Ohw, che mal di testa...dove sono?
    -Sora: Aspetta: Riku, se ti dicessi che siamo due supereroi, cosa mi risponderesti?
    -Riku: Che è vero!
    Sora gli spaccò un bicchiere sulla fronte e aspettò due ore prima che si risvegliasse per porgli la stessa domanda. Dopo una bottiglia di vetro e un orologio a cucù, Riku rispose che erano custodi del Keyblade, non supereroi, e Sora tirò un sospiro di sollievo e mise via il Winchester.
    -Sora: Riku, ti ricordi come ti sei fatto quei bernoccoli sulla testa?
    -Riku: Beh, stavo aiutando mamma con degli scatoloni quando un calamaro gigante infranse la finestra facendomeli cadere addosso...per il resto, non ricordo più niente.
    -Sora: Capisco.
    Soddisfatto delle risposte ricevute, annuì più volte, mentre si avviava fuori dall'infermeria.
    -Sora: Riku aspettami qui, il tuo amico Sora ha cose da fare.
    -Riku: ...quali?
    -Sora: Oh, nulla di che. Tu stai buono qui e aspettami.
    Quella sera in spiaggia fu acceso un grande falò, che leggenda narra, insieme ai ciocchi di legno bruciò anche dei mantelli, un paio di skateboard e qualche frutto paopou.
    E così tutti vissero felici e contenti. Tranne Kairi che rimase chiusa nell'armadietto. Per sempre.
     
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