Sentimento Persistente

KHBBS - Rosso - Erotico - VanitasxAqua

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Il mio paesello marcondirondirondello

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    Titolo: Sentimento Persistente
    Autore: Liberty89
    Genere: Erotico
    Rating: Rosso
    Fandom: Kingdom Hearts: Birth By Sleep
    Personaggi: Aqua, Vanitas Sentiment
    Avvertimenti: One-shot, Het, Lemon, CrackPairing!
    Note dell'autrice: Buona sera a tutti! Eccomi qua di nuovo con una VanxAqua… mi ci sto appassionando, sapete? Mai come la RiSo o la TeQua, giammai, ma mi intriga sempre di più man mano che ci lavoro ù.ù Or dunque, veniamo a noi. Questa fic è il sequel di “Sentimento Oscuro” e nasce dall’idea di voler portare avanti l’ossessione di Vanitas nei confronti di Aqua. Devo dire che il risultato mi garba parecchio, non mi aspettavo una fic così lunga e di così “rapida” stesura. Oh, per averla scritta quasi a tempo perso tra una lezione noiosa e l’altra direi che ci ho messo poco rispetto al solito.
    I ringraziamenti del caso quest’oggi sono parecchi. Grazie a Paolino, perché è stato lui a buttarmi la pulce nell’orecchio l’altra volta e se non fosse stato per lui, oggi sareste qui a leggere una VanxVen senza quartiere (?) o un’altra TeQua, e perché mi ha seguita passo dopo passo; grazie a Elia perché anche lui mi ha accompagnata in questo mio nuovo e breve viaggio, correggendomi e dandomi il consiglio giusto quando serviva; grazie alla mia patatrottola che mi ha seguita fino alla fine in questo progetto nonostante ci vedesse Sora al posto di Vanitas <3; e infine, grazie a Sasà per l’aiuto finale senza il quale, probabilmente, sarei ancora qui a sbattere la testa sulle solite cose e avrei finito col pubblicare tra un mese o più. Per tutto questo e molte altre cose che non ho detto ma che penso sempre e comunque, grazie.
    Acciderbolina che note lunghe. Vi ho annoiati anche troppo, perciò buona lettura!

    Disclaimer: i personaggi e l’ambientazione della storia non mi appartengono. La fic non è stata scritta a scopo di lucro.



    Sentimento Persistente


    Kingdom Hearts Birth By Sleep - Aqua

    Mettendo lentamente un piede avanti all'altro, Aqua s'incamminò in quella landa desolata che non aveva notato alla sua precedente visita in quel luogo silenzioso e segnato dalla morte. A ogni passo, una nuvoletta di polvere rossastra le avvolgeva i piedi mentre la strana e contorta aura che aveva percepito nella vastità dell'universo si faceva sempre più vicina.
    Quell'oscura presenza era comparsa improvvisamente e prima di recarsi altrove per cercare Terra, doveva andare a controllare. Qualcosa all'interno del suo cuore, però, le stava urlando con foga crescente di scappare via da quel luogo, di fuggire lontano e non tornarvi mai più. Non poteva semplicemente lasciar perdere, però. Il suo ruolo di Master del keyblade le imponeva d’intervenire qualora si fosse presentata una forza malvagia, quindi era suo dovere approfondire la faccenda e porvi un rimedio in fretta.
    Si fermò al centro di quel grande spiazzo vuoto e circolare, attorniato da rocce di forma e dimensioni diverse, che le ricordarono terribilmente l'area di quello stesso mondo morto in cui si era svolta l'ultima battaglia contro Master Xehanort e Vanitas. L'ultima battaglia in cui aveva perso Terra mentre il cuore di Ventus era fuggito via, in cerca di un rifugio sicuro che lei non aveva potuto offrirgli. Riprese a muoversi e si avvicinò alla parete di roccia che si trovava al lato opposto da cui era giunta e lì trovò la fonte di potere oscuro che cercava: una sfera nera e viola, dai bordi frastagliati e il centro vorticoso come quello di un mulinello, stava sospesa a mezz'aria, esattamente di fronte al suo petto, invitante come la più subdola e irresistibile delle tentazioni. Aqua deglutì, indecisa su cosa fare. Combattere con qualsiasi mezzo quella misteriosa entità o voltare le spalle a quel luogo, facendo come se nulla fosse accaduto? Scosse il capo e indurì lo sguardo, non poteva vacillare ora. Doveva affrontare la creatura partorita dall'Oscurità e sconfiggerla.
    La ragazza alzò la mano sinistra e sfiorò il globo nerastro con la punta delle dita. Ciò che vide poco dopo, la lasciò interdetta e priva di fiato. La sfera aveva tremolato appena sotto il suo tocco leggero per poi espandersi e assumere una forma allungata, come quella di un seme, dopodiché liberò l'essere che celava al proprio interno. Ne uscì una figura umana, con abiti che lei conosceva fin troppo bene, solo tinti di grigio e nero, anziché rosso e blu.
    -Non è possibile…- balbettò Aqua, indietreggiando di qualche passo. -Vanitas…?-
    La creatura alzò il capo coperto dal casco nero e lo puntò nella sua direzione, come se la stesse fissando.
    -Sei giunta, finalmente.- mormorò, prima di liberare una risata leggera nel vederla impugnare il keyblade. -Quello non ti servirà.-
    -Come puoi essere ancora vivo?- domandò la ragazza, aggrottando le sopracciglia sugli occhi blu.
    -Ah, eccola qui.- disse compiaciuto lui. -Eccola la rabbia che volevo tanto rivedere.
    -Io non sono il vero Vanitas.- aggiunse subito dopo. -Sono ciò che resta dei suoi sentimenti per te.- rivelò, svanendo rapidamente in una pozza oscura sotto i propri piedi per poi riemergere alle spalle della custode. -Io ti desidero, mia piccola riserva.- sussurrò al suo orecchio, dopo aver aperto la visiera del casco, mettendole le mani sulle braccia, appena sotto le spalle. -Ti voglio per me. Sarai mia e di nessun altro.- proseguì, posandole un bacio gelido sul collo nudo.
    Aqua scattò a quel gesto, girandosi verso di lui e facendo un passo indietro quando ne vide i capelli bianchi e l'onnipresente sguardo dorato che parve trafiggerla. Che non fosse il vero Vanitas poteva dirlo lei stessa: l'energia che sentiva era differente da quella del custode oscuro, e nella creatura che aveva di fronte, ne percepiva solo un tratto. Una sfumatura che aveva avvertito durante il loro scontro a Neverland. Una sfumatura rovente che intaccava ulteriormente quel cuore già nero come il buio.
    Deglutì, indietreggiando ancora con i pugni serrati. Le parole del ragazzo e il suo gesto l'avevano turbata, ma più di tutto furono i suoi occhi a renderla inquieta e fu in quel momento che realizzò di essere perduta. Nonostante la sua forza scemasse di secondo in secondo, il suo corpo s'irrigidì come se fosse stato colpito da una magia Stop e divenne impotente. Senza che se ne accorgesse, il keyblade svanì dalla sua mano, ritirandosi con un rapido scintillio.
    Con un sorriso soddisfatto, il giovane dai capelli bianchi le si avvicinò nuovamente, guardandola sgranare gli occhi blu mentre scopriva di non poter fare nulla, tranne respirare e spostare lo sguardo. Si fermò davanti a lei, carezzandole la guancia calda e le labbra con la punta delle dita.
    -La tua luce qui s’indebolisce e lo sarà sempre di più.- disse Vanitas a un soffio dal suo volto e avvolgendo le braccia attorno al suo corpo immobile.

    Kingdom Hearts Birth By Sleep - Night of the Dark Dream

    Era bastato un solo sguardo di quegli occhi dannati e non era più stata capace di muoversi o reagire, divenendo quasi un burattino privo di fili tra quelle mani possessive. L'Unversed l'aveva tirata tra le proprie braccia e in un istante, la landa attorno a loro era svanita, sostituita da un immenso spazio vuoto e nero, ma soprattutto caldo. L'ambiente tutt'intorno era pervaso da un calore stordente, quasi asfissiante ma dolce che per un momento le fece dimenticare di trovarsi di fronte a un nemico. Fu proprio lui a destarla dai suoi pensieri, avvicinandosi ancora di più al suo viso per baciarla sulle labbra schiuse.
    Aqua rimase interdetta per un attimo e il custode oscuro ne approfittò per attaccare l'interno della sua bocca, invadendola e trasformando quel semplice -sbagliato- contatto in qualcosa di più profondo e selvaggio. Serrò gli occhi e gli mise le mani sul petto per allontanarlo, ma Vanitas non si mosse di un solo millimetro, come un albero secolare che ha piantato solide radici nel terreno sotto di sé. A corto di fiato, tentò allora di respirare dal naso, ma l'aria calda e umida, in pieno contrasto con il gelo delle labbra che stavano violando le sue, le tolse il respiro e le sue ginocchia cedettero sotto il suo peso.
    Lasciando quella bocca che da tempo l'aveva ossessionato, Vanitas posò con cautela la giovane sul pavimento scuro e si fermò ad ammirare il corpo della sua preda. Ne osservò le curve, il petto che seguiva la richiesta del respiro e il viso latteo, circondato dai capelli cerulei e coperto qui e là da gocce di sudore. Vederla così, alla sua completa mercé, rinvigorì il suo desiderio di averla per sé. Un ghigno gli tirò le labbra sottili e si chinò su di lei per sfilarle la placca dell'armatura che portava al braccio sinistro.
    Confusa e persa nella propria mente, Aqua non si accorse delle parti di vestiario che le dita gelide e leggere del nemico le stavano sfilando una per una -alla placca erano seguite le scarpe, la stoffa che le copriva le braccia e quella che le pendeva dai fianchi. All'improvviso però divenne consapevole del tocco di una mano nuda sulla spalla e un'altra sul fianco che risalì rapidamente e le sollevava il morbido corpetto blu per carezzarle la pancia. Sbatté le palpebre e voltò lo sguardo sopra di sé, trovando il ragazzo dagli ispidi capelli bianchi a torso nudo che la fissava con le iridi dorate, dove sembrava essersi acceso un incendio. Un incendio pericoloso e inarrestabile che era nato con l'unico scopo di divorarla.
    Cercò di tirarsi indietro, puntando le dita sul pavimento e facendo leva sui gomiti, ma non riuscì a fare altro. Le sue labbra furono catturate un'altra volta e quelle brucianti iridi d'oro incatenarono le sue con una forza seducente che la stordì, spingendo la sua mente in una nebbia dai contorni sfilacciati e confusi. Abbassò le palpebre, lasciando gli occhi schiusi, mentre l'Unversed si allontanava per passarle una mano sulla guancia.
    Sospirò, sentendosi stanca e in balia di una corrente quieta che onda dopo onda, la trascinava sempre più al largo in quell'oceano dalle profondità scure ma che stranamente, le apparvero accoglienti.

    Perché doveva opporsi a quel placido flusso?


    Con una delicatezza che il vero Vanitas forse non avrebbe mai mostrato, il ragazzo dai capelli bianchi le sfilò le lunghe calze nere, ammirando ogni centimetro di pelle scoperta, così chiara da assomigliare a una stella dalla luce fioca sopra quel pavimento nero come l’inchiostro. Quando rialzò lo sguardo dorato, l’Unversed sorrise compiaciuto nel vedere l’oggetto del suo desiderio completamente in balia del suo incantesimo e sopraffatto dall’Oscurità di quella calda culla che aveva creato appositamente per quell’occasione. Tornò a baciarle il collo, strappandole qualche sospiro, mentre slacciava i cordini del sottile corpetto per poi sfilarglielo con facilità, quasi si fosse trattato di un velo di seta leggerissimo. Ora, il torace della ragazza era completamente nudo e gli occhi di Vanitas si sgranarono appena per poi accendersi di altro desiderio. Ammirò quei seni chiari e perfetti, finché con un ghigno compiaciuto non si sporse per stringerne uno. Contro il suo palmo freddo quella pelle liscia era rovente come lava e bastò un attimo perché si contraesse, mentre la custode sobbalzava con un gemito di sorpresa. Massaggiò il seno sodo con forza, saggiandone la rotondità e godendo delle reazioni di Aqua, che tentava invano di sottrarsi a quel tocco. Il suo sorriso maligno si allargò e abbassò la testa per proseguire nei suoi propositi.
    La Master del keyblade emise un breve grido quando le labbra del suo nemico si posarono sul seno lasciato momentaneamente in disparte. Rabbrividì nel sentire la sua lingua calda giocare con il capezzolo e per un solo attimo rimase senza fiato. Ritrovando una scintilla della propria forza, Aqua mise le mani tra le ciocche bianche dell’Unversed per spingerlo via, ma al contrario, egli s’accanì ancora di più e la sua mano libera finì tra le sue gambe per toccarle l’intimità. E nonostante ci fosse ancora della stoffa a proteggerla, la custode avvertì quel contatto come se non ci fosse stato nulla tra loro. Cercò di chiudere le gambe ma Vanitas fu più rapido di lei a mettervisi in mezzo con prepotenza. Senza volerlo, si ritrovò a corto di fiato e con la bocca semiaperta da cui sfuggivano involontari gemiti e sospiri di apprezzamento per quelle attenzioni inattese. Quando una sorta di scarica elettrica le corse lungo la spina dorsale, seguita da una vampata di calore che le attraversò tutto il corpo per poi concentrarsi al basso ventre, la ragazza capì nuovamente di essere perduta. Se fino a poco prima aveva avuto anche una minuscola briciola di possibilità di liberarsi dell’Unversed in qualche modo -anche priva del keyblade-, ora che anche il suo corpo le era nemico non poteva fare altro che subire. Quella corrente impetuosa e scura ormai l’aveva travolta totalmente.
    Con un elegante gesto della mano, il ragazzo richiamò l’Oscurità e con uno schiocco di dita secco ciò che restava degli abiti della custode svanì, lasciandola completamente nuda sotto di lui. Vanitas si sollevò, poggiando i palmi sul pavimento nero, e osservò ancora una volta il corpo latteo della sua preda, sorridendo appena quando ne scorse le guance rosse. Ne sfiorò una con la punta delle dita, attirando lo sguardo dei suoi profondi occhi blu, che fino a quel momento erano stati tenuti serrati. Al loro interno vi scorse una rabbia incredibile, mista a vergogna e a un piacere che nemmeno Aqua stessa credeva di poter provare.
    -Meravigliosi.- commentò l’Unversed, mentre il resto della sua armatura svaniva a un suo ordine silenzioso. -Il vero me era rimasto colpito dai tuoi occhi lordi di rabbia e ne comprendo benissimo la ragione.-
    Le iridi della prescelta si accesero ulteriormente, ma quando aprì la bocca per replicare, si ritrovò a liberare un sospiro smorzato: Vanitas si era spinto contro di lei, toccandole l’intimità con la propria. Il ragazzo ripeté il gesto ancora e ancora, mentre si chinava per vezzeggiarle il seno con la bocca e risalire al collo, e poi più su fino alle labbra, per baciarla con impeto.
    Aqua rabbrividì quando sentì l’albino posarsi totalmente su di lei e l’erezione che premeva quasi con insistenza, minacciando di violarla da un momento all’altro. Le dita di Vanitas ripresero a carezzarle i seni e i fianchi, con movimenti inaspettatamente gentili che la spinsero pian piano a rilassarsi, a cedere del tutto la presa sulla propria volontà, che si spense in maniera definitiva. Dopodiché, l’Unversed le concesse un unico attimo per riprendere fiato, quindi spinse l’erezione dentro di lei, strappandole un grido di dolore. Istintivamente strinse le gambe attorno al corpo magro del ragazzo e si aggrappò alle sue spalle, passandogli le braccia attorno al collo.
    Anche Vanitas si ritrovò a corto di fiato, travolto dalle sensazioni intense che quel contatto gli stava dando. Non si aspettava quel calore così rovente che minacciava di sopraffarlo né che la sua preda lo stringesse a quel modo, velocizzando il suo movimento. La guardò per un misero istante per poi asciugare con le proprie labbra le poche lacrime che le bagnavano le guance, quindi tornò a baciarla con foga, assecondando quell’esigenza quasi animalesca che gli ordinò di non restare fermo un secondo di più.
    Prese a spingersi in lei con affondi lenti ma ravvicinati, avvertendo l’eccitazione aumentare con una rapidità che lo sorprese. Tutto il suo essere era mosso unicamente dal desiderio carnale e dall’ossessione che il custode oscuro aveva provato nei confronti di Aqua, e ora che l’oggetto di quel sentimento corrotto era fra le sue mani sentiva di non volersene separare. Ora che aveva raggiunto lo scopo della sua esistenza, il ragazzo dai capelli bianchi voleva che durasse il più a lungo possibile, perché sapeva che il suo tempo sarebbe finito prima o poi. Per questo cercò di tenere a bada quella voglia crescente e rallentò gli affondi, godendo di ognuno di essi.
    Il gemito di piacere di entrambi si perse nel contatto famelico delle loro bocche, finché la Master non lo ruppe, prendendo un lungo respiro bisognoso, per poi inclinare la testa all’indietro esponendo così il collo latteo. Il ragazzo vi concentrò subito le proprie attenzioni, mordendo e succhiando la pelle sottile, che presto si ricoprì di segni rossi come quella dei fianchi, del petto e quella ancora più delicata del seno, dove la presa delle sue mani si faceva più salda.
    Dopo il primo momento di dolore, per Aqua non c’era stato altro che piacere. Un’onda terribilmente grande, molto più travolgente di quella che l’aveva condotta fino a quel punto di non ritorno, che le aveva fatto dimenticare tutto, persino che si trovava tra le braccia di un nemico. Le sfuggì un acuto urlo di godimento quando il ragazzo uscì quasi totalmente dal suo corpo per poi rientrarvi con una forte spinta, che aveva toccato qualcosa di particolare, che nemmeno lei sapeva di possedere.
    Il respiro dei due amanti si fece via via più veloce e affannoso e con esso anche i loro corpi divennero più reattivi, più esigenti. I movimenti dell’Unversed si velocizzarono e rafforzarono, provocando nuovi e intensi gemiti nella ragazza, che puntò le dita di una mano sulla sua schiena, mentre l’altra andava a stringergli le ispide ciocche bianche. Per quanto avesse cercato di trattenersi, alla fine Vanitas aveva ceduto al proprio istinto e rispose alla presa di Aqua con spinte ancora più decise e riconquistando le sue labbra. Divorò i suoi gemiti uno dopo l’altro, permettendo la fuga di flebili mugolii, e riaprì gli occhi dorati, fissando le palpebre chiuse della sua vittima con intensità, come se potesse ordinare loro di alzarsi con il solo pensiero.
    In qualche modo, in quell’agitata confusione dai bordi sfilacciati e illuminati da scariche ininterrotte di libidine, la custode avvertì come un bussare insistente. Presa dalle sensazioni intense e nuove che stava provando, la ragazza in un primo momento non trovò da nessuna parte la forza di concentrarsi anche su quel dettaglio che perseverava nella sua ricerca di attenzioni. Alla fine, però, quando seppe di star raggiungendo un limite fino ad allora nascosto, schiuse gli occhi blu e incrociò le iridi del suo nemico, ferme come quelle di un lupo durante la caccia ma ancora accese da quel fuoco che ne era certa, l’avrebbe avvolta nelle sue indomabili lingue per poi distruggerla.
    Ancora una volta si liberò dalla bocca avversaria, nell’esatto momento in cui varcò quel limite ignoto e ne assaporò il godimento. Il piacere la sommerse come un fiume in piena e le sue labbra si spalancarono per dargli voce in un grido secco e acuto, che raggiunse ogni angolo di quel luogo senza muri. Per primo, però, toccò l’udito dell’Unversed, che sorrise compiaciuto per poi abbandonarsi unicamente alle proprie sensazioni.
    Il corpo di Aqua era rovente e stretto, perfetto per accontentare le sue crescenti esigenze. La morse nell’incavo tra la spalla e il collo, strappandole un sussulto e un’esclamazione di dolore che lo eccitarono ancora di più. Si spinse in lei un’ultima volta con tutta la forza di cui era capace in quel momento e raggiunse l’apice dell’amplesso con un gemito roco e gutturale.
    Stanco e spossato in un modo che non pensava avrebbe mai provato nella sua breve esistenza, l’Unversed si abbandonò sul corpo sottile della prescelta, posando il viso accanto al suo e respirando a pieni polmoni il suo profumo. Quello stesso fresco profumo che tanto era piaciuto al Vanitas originale, che per poco non ne era caduto vittima e che ora era mescolato al forte odore del rapporto appena concluso, creando una combinazione inebriante, che non gli permise di cadere preda del sonno che stava iniziando a reclamarlo per sé, come un’amante gelosa. Il ragazzo baciò con quasi con dolcezza la guancia accanto alle proprie labbra, assaporandone ancora una volta la morbidezza e il calore, poi posò la mano sull’altra e voltò la prescelta verso di sé. Fissò per un attimo i suoi occhi offuscati dal piacere, quindi congiunse di nuovo le loro bocche con una strana gentilezza mentre usciva dal suo corpo con attenzione, provocandole un brivido.
    Per l’ennesima volta, Aqua rimase ammaliata da quelle iridi piene di prezioso oro e si scoprì triste all’idea di non poterle più rivedere. Si sentiva spezzata, rotta, e avvertiva il suo cuore attraversato da una lunga faglia: sapeva bene che quello era un nemico che minacciava tutto ciò che lei doveva proteggere, ma alla fine quello sguardo e l’incendio che vi bruciava dentro l’avevano divorata e fatta loro. Approfondì il bacio seguendo il proprio istinto, e l’altro rimase stupito da questa improvvisa richiesta, ma l’accontentò. Non aspettava che questo.
    Quando si separarono, Vanitas ghignò e avvicinò le labbra all’orecchio della custode.
    -Ti ho fatta mia. Non sarai mai di nessun altro.- soffiò con malizia, prima di sollevarsi sulle braccia e guardare la sua vittima dall’alto. -Addio, mia piccola riserva.-
    L’Unversed schioccò le dita e l’Oscurità rispose al richiamo del suo padrone. Come tante braccia desiderose di toccare e stringere i loro corpi, i viticci neri si allungarono da ogni direzione raggiungendo i due ragazzi e avvolgendoli nelle loro spire. Aqua gridò e si divincolò per liberarsi da quella trappola di cui non conosceva l’esito, ma i suoi sforzi furono vani. In pochi secondi la sua vista si fece offuscata e tutto svanì in un mare nero inchiostro, che ancora una volta la trascinò via verso una meta sconosciuta.

    ***


    Si destò a causa di un chiacchiericcio sommesso poco distante. Mai prima di allora le palpebre le erano sembrate tanto pesanti e difficili da sollevare, ma con un po’ di sforzo ci riuscì e si ritrovò a fissare un soffitto di un tenue verde appena illuminato da una luce soffusa. Si guardò attorno e riconobbe quasi subito la stanza circolare con gli specchi coperti che affiancava lo studio del Maestro Yen Sid, che in quel momento era fermo sulla soglia, impegnato in una fitta conversazione con il suo allievo.
    -Maestro…?- chiamò in un soffio rauco, sentendo la gola secca e asciutta come sabbia, mentre provava ad alzarsi facendo leva su un braccio.
    Subito lo stregone e il custode si voltarono nella sua direzione per poi avvicinarsi al letto che aveva sostituito il basso tavolo rotondo al centro della stanza.
    -Aqua non dovresti alzarti.- disse l’uomo, portandole un braccio dietro la schiena per sorreggerla mentre le poggiava un bicchiere sulle labbra. -Come ti senti?-
    -Stanca…- mormorò dopo aver bevuto due lunghi sorsi. -E confusa… come sono arrivata qui?-
    -Sei uscita da un varco oscuro ai piedi della Torre.- rispose Topolino. -La tua luce era così debole che abbiamo temuto il peggio.-
    L’incantatore annuì. -Topolino ha ragione, anzi sono stupito di vederti sveglia così presto.- ammise, aiutandola a tornare sdraiata e sedendole accanto. -Vuoi dirci cosa ti è successo?-
    La ragazza li guardò entrambi per alcuni secondi, come se non avesse capito la domanda o non sapesse effettivamente cosa rispondere. La sua mente, infatti, era vuota e ferma perché non ricordava cosa le fosse successo, ma si sforzò e cercò di ripercorrere la propria memoria, spalancando porte su porte. Ricordò di essere partita da quella stessa Torre alla ricerca del compagno perduto, finito tra le grinfie di Xehanort, e quella strana energia oscura che le aveva fatto fare una deviazione. Rammentò la landa polverosa, il suo spettrale silenzio e quella sfera nera che vi galleggiava al centro… ricordò Vanitas e le sue iridi dorate.
    All’improvviso, la giovane Master sgranò gli occhi e scattò a sedere, portandosi una mano sulla bocca e un braccio attorno al torace. Strinse la stoffa morbida della maglia che indossava e solo in quel momento si accorse di non indossare i suoi consueti vestiti.
    -Ho cambiato i tuoi abiti con la mia magia.- chiarì Yen Sid, notando il suo turbamento. -Aqua? Ricordi cos’è successo?-
    Tremando, la giovane annuì appena. Ricordava perfettamente, come dimenticare? Come poteva dimenticare il tocco di quelle mani gelide e di quelle labbra feroci? E le sensazioni che l’avevano travolta come un fiume impazzito durante una tempesta? Come poteva dimenticare quello sguardo bruciante che l’aveva fatta cadere in trappola? Quello stesso sguardo che l’aveva ammaliata e resa inequivocabilmente schiava del ragazzo dai capelli bianchi?
    Come poteva ignorare la tristezza che le serrava il cuore in una morsa al pensiero di non poter più avere nulla di quanto aveva vissuto?
    Aqua tirò le gambe al petto e vi si chinò, nascondendo il volto tra le ginocchia, senza dire nulla, mentre una scia di lacrime silenziose le bagnava le guance. Topolino la osservò con occhi tristi e preoccupati, incapace di dire qualcosa per consolarla in qualche modo, poi passò a guardare il proprio mentore che a sua volta mostrava un’espressione ansiosa e a tratti indecifrabile, come se stesse studiando la ragazza per leggervi dentro e cogliere il suo motivo del suo malessere.
    Yen Sid, però, non espresse nessun’altra domanda. Le posò una mano sulle ciocche cerulee e le carezzò dolcemente la testa, come avrebbe fatto un genitore col proprio bambino.
    -Non importa, Aqua.- disse piano. -L’unica cosa importante è che tu stia bene. La tua luce si sta rafforzando sempre di più e presto tornerà come prima insieme alle tue forze. Riposa finché lo ritieni opportuno, questa Torre ti proteggerà e sarà la tua casa finché lo vorrai.- proseguì, alzandosi dal letto. -Ti lasciamo ai tuoi pensieri, se dovessi aver bisogno, non esitare a chiamarci.-
    -Grazie…- esordì lei, fermando maestro e allievo ormai in prossimità della porta. -Grazie Maestro…-
    Lo stregone sorrise e annuì, quindi si voltò e pochi attimi dopo si chiuse l’uscio alle spalle, lasciando la custode al suo riposo e ai suoi ricordi.
    La giovane tornò a sdraiarsi e si girò su un fianco, dando la schiena alla porta e raggomitolandosi. Da quando era divenuta un’apprendista di Eraqus aveva accantonato la parte femminile di sé e aveva completamente dimenticato i desideri della carne, l’unico scopo della sua vita era quello di diventare Maestra del keyblade e servire i mondi, proteggendoli da tutto ciò che poteva minacciarli. Vanitas si era dimostrato un pericolo più ostico di quanto avesse creduto: egli era perito durante la lotta con Ventus, ma il suo cuore corrotto era così forte e desideroso di esistere che un suo pezzo era sopravvissuto, alimentato dai sentimenti che provava per lei, sua nemica giurata.
    In un unico incontro l’Unversed dai capelli bianchi era riuscito a spezzarla, semplicemente toccandola era stato capace di risvegliare le sue parti assopite, che mai avrebbero dovuto risvegliarsi; l’aveva trattata da donna e non da prescelta del keyblade e il suo corpo si era destato, reagendo con piacere alle attenzioni che gli erano riservate. Di conseguenza, il suo cuore aveva ceduto, era caduto nel tranello di quel demonio dagli occhi d’oro che l’aveva tenuto tra le proprie grinfie per poi farlo a pezzi. Fedele all’originale se stesso, egli aveva mostrato la sua crudeltà abbandonandola dopo averla riplasmata e averle mostrato che dietro il keyblade e il titolo di Master c’era ancora una semplice donna.
    Aqua capì che non sarebbe mai più stata la stessa. Non sarebbe più tornata a essere la guerriera che era prima di quell’incontro fatale. Serrò gli occhi colmi di lacrime e si rannicchiò ancora di più: la sua forza e la sua luce erano state piegate come banali fogli di carta dall’oscurità generata da un solo sentimento corrotto, come poteva rialzarsi e tornare a ricoprire il suo ruolo? Il pensiero del giovane Ven la colpì come un pugno allo stomaco: addormentato e solo, sigillato nella loro casa, il suo amico aspettava il momento giusto per potersi svegliare e solo lei era in grado di farlo uscire. Subito dopo pensò a Terra, il suo compagno di apprendistato, il suo rivale, il suo migliore amico, ghermito dalle avide mani di Xehanort, che solo lei poteva salvare.
    Stravolta dagli eventi e dal peso delle proprie riflessioni, la custode si chiese se poteva realmente farsi carico di quelle promesse, anche ora che non era più la stessa. Senza sapere perché, si addormentò sognando i giorni passati alla Terra di Partenza, l’espressione spensierata e piena d’affetto di Ventus e lo sguardo incoraggiante e luminoso di Terra, entrambi sempre accanto a lei.
    Al risveglio trovò la risposta a tutte le sue domande.
    Nonostante fosse cambiata, nonostante qualcosa in lei fosse stato spezzato, avrebbe comunque raccolto le forze per soccorrere i suoi amici in attesa. E forse, un giorno, proprio loro avrebbero potuto rimetterla insieme e farla tornare quella di un tempo.
     
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