Capitolo III: Strade diverse

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Capitolo III: Strade diverse


    Kingdom Hearts Original Soundtrack - End of the world

    La risata dell’Emissario riecheggiò tra le pareti di cristallo nero, spingendosi fin nei suoi angoli più bui e dimenticati, raggiungendo anche le orecchie del Ritornante oscuro che rabbrividì, persino il suo cuore nero tremò di fronte a quel suono freddo. Marluxia distolse lo sguardo dalla finestra priva di vetro che si affacciava su ciò che restava del centro dell’antico Regno della Luce, una cupa landa desolata che si estendeva a perdita d’occhio, e lo puntò sulla porta della stanza che aveva scelto di abitare in quel vecchio e silenzioso maniero. Le vibrazioni di quell’ilarità gli penetrarono sotto la pelle, scavandosi la strada tra i fasci muscolari per giungere alle ossa e attaccarvisi con subdola tenacia.
    -Creare scompiglio nella mente della custode la diverte proprio tanto…- costatò con un pensiero, per poi tornare a guardare fuori con aria annoiata.
    Dei meravigliosi e luminosi giardini che un tempo avevano allietato gli occhi di chi viveva su quel mondo, non rimaneva altro che una distesa arida, morta e polverosa, che di tanto in tanto veniva spazzata da una folata di vento pungente e secco, come se quell’anziano angolo di creato stesse esalando un respiro stanco e faticoso. Forse, uno degli ultimi. Del viale alberato che portava alla Sacra Reggia, sopravvivevano solamente legnosi scheletri anneriti, che facevano la guardia a un sentiero diroccato, dalle piastrelle di coccio infrante o mancanti. E su quel tetro quadro, l’argentea luce della luna a forma di cuore si stendeva come un fitto velo sul viso di una sposa che vuole celare la propria identità.
    Il Leggiadro Sicario s’incantò a guardare Kingdom Hearts, studiandone il profilo circondato da una soffusa corona azzurrina, che lo separava dal perenne blu scuro del cielo notturno. Quella visione meravigliosa non aveva nulla da spartire con quell’imbarazzante copia che l’Organizzazione XIII era riuscita a mettere insieme anni prima. Come avevano potuto anche solo pensare di poter riprodurre una simile magnificenza?
    Il ritmico rumore di un passo conosciuto lo distrasse ancora una volta e lo fece girare verso l’uscio che pochi istanti dopo fu varcato dalla giovane figura dell’Emissario, sorridente come una bimba che ha appena ricevuto in regalo la bambola che più desiderava.
    Lo studiò per qualche attimo con le ferine iridi buie, portandosi una mano sotto il mento per riflettere. -Mh, temo che tu ti stia proprio annoiando.-
    Un sopracciglio rosato si sollevò di riflesso. -Tu dici?- chiese, per poi sospirare. -Neanche tanto in realtà. I miei semi sono giunti dove volevo, ma ora non posso fare niente.-
    La donna gli riservò un’occhiata incuriosita e interessata e gli si avvicinò con le mani intrecciate dietro la schiena. -Semi?-
    -Esatto, sono riuscito a giungere dove persino tu non puoi addentrarti.- spiegò con un mefistofelico ghigno, riempiendosi di soddisfazione. -Quando se ne accorgeranno, sarà tardi. Il mio unico rammarico è il non poter assistere alla distruzione di tutte quelle luci…-
    Il sorriso compiaciuto che ricevette come risposta gli riempì l’animo d’orgoglio e di gioia, una felicità deviata che abbracciava la macabra visione di quel candido mondo sull’orlo del collasso, che cadeva inesorabilmente tra gli artigli dell’Oscurità.
    -Sei riuscito a stupirmi, i miei complimenti.- pronunciò lei, carezzandogli la guancia sfigurata con la gelida mano lattea. -Quando potremo godere degli effetti di questo tuo piano?-
    Marluxia scostò il viso, celando il proprio fastidio. -Purtroppo è un’operazione che richiede tempo, esattamente come la tua.-
    L’Emissario sghignazzò. -La cosa non può farmi altro che piacere. Assistere agli effetti di qualcosa che si è sviluppato lentamente e con la massima cura, ne rende la visione ancora più dolce…- disse, portandosi i palmi alle guance. -E io non vedo l’ora che arrivi quel giorno…- mormorò, perdendosi in una visione dei suoi desideri più reconditi.
    -C’è qualcosa che non mi hai detto?- domandò, ottenendo una risatina timida e imbarazzata.
    -Qualcosa che non deve sfuggire dalle mie labbra. Tutto a suo tempo.- cinguettò la ragazza, dandogli le spalle e incamminandosi per poi svanire in una nube di polvere scura.

    Riapparve davanti alla porta rossa con l’incisione delle due leggendarie armi incrociate e vi posò entrambi i palmi, accarezzandola come un oggetto caro e delicato, che minaccia d’infrangersi se sfiorato da uno sguardo troppo intenso. Quell’ingresso però era più resistente di qualunque altro e non era stato intaccato dallo scorrere del tempo in nessuna delle sue intime schegge. Fece correre le dita finché non raggiunsero la maniglia, che cedette alla pressione e permise l’apertura dell’uscio.
    Al suo ingresso nella stanza, le pareti di cristallo nero vibrarono in silenzio, per non disturbare il visitatore che le aveva scosse con la sua sola presenza. Tutto era perfettamente in ordine, come se qualcuno si fosse prodigato ogni giorno di pulire e cancellare i possibili segni dell’usura e dell’invecchiamento. Dallo scrittoio su cui ancora giacevano alcuni libri, al letto dalle lenzuola purpuree, sembrava che nessun giorno fosse trascorso da quella grande battaglia che aveva visto la fine della prima guerra tra Luce e Oscurità.
    L’Emissario si avvicinò al letto, ma non si azzardò a sdraiarvisi per non sgualcire le lenzuola leggere, che apparivano ancora fresche di bucato. S’inginocchiò e posò il capo sul ciglio del materasso, affondando il viso nella coperta rossa e inspirando a pieni polmoni il profumo colmo di ricordi che la impregnava.
    Ricordi non suoi, ma della prima custode del Tramonto. Momenti che aveva vissuto lontano dalla sua vera compagna, da quella parte che l’avrebbe completata realmente in ogni senso. Vide chiaramente scene di vita quotidiana trascorse con gli altri prescelti, soprattutto il keyblader dell’Alba, che aveva avuto il potere di strappare la figlia del buio dalla sua casa.
    Le cose sarebbero cambiate presto. La pecorella smarrita avrebbe fatto ritorno all’ovile e tutto sarebbe tornato a posto. L’ordine originale delle cose sarebbe stato ristabilito e la ragazza dai lunghi capelli blu promise a se stessa e al proprio cuore, che si sarebbe impegnata costantemente per non sbagliare e non perdere quell’occasione, che forse si sarebbe ripetuta dopo molti secoli.
    Avrebbe riavuto la sua metà, a qualsiasi costo.
    Ridacchiò contenta. -Sì sorellina, presto saremo di nuovo unite…-

    ***


    Mantenne la calma e un respiro regolare, quindi si concentrò al massimo per l’ennesima volta. Mosse il capo come per guardarsi attorno, sforzandosi per sentire qualsiasi cosa: un fruscio, un sospiro, un profumo, un qualunque indizio che potesse indicargli il punto in cui si era fermato il suo compagno.
    Avvertendo il proprio corpo ondeggiare, Jessie sistemò la posizione del piede destro poi tornò alla sua ricerca. Essere incapace di vedere inizialmente l’aveva resa nervosa e rabbiosa, e il pensiero di poter ricevere in ogni momento un “attacco” interno da parte dell’Emissario la spaventava. A quel punto era intervenuto Riku, che con tranquillità e pazienza le aveva offerto il suo aiuto, spiegandole come stare in piedi e camminare e come percepire il mondo che la circondava. Doveva fare affidamento sugli altri sensi e su quella specie di sesto senso che era nato in lei da quando era divenuta una custode. Era però più facile a dirsi che a farsi, visto che lei era abituata a vedere anche nel buio più fitto la faccenda diventava ancora più difficile.
    Girò su se stessa di centottanta gradi quando percepì qualcosa. Era un luccichio caldo che sembrava fissarla da una certa distanza. Da quando aveva iniziato quell’allenamento era la prima volta che avvertiva una cosa simile. Sentì un fruscio pesante, ben diverso da quello che avrebbe provocato il vento e nella sua mente si materializzò un puntino azzurro che appariva lontanissimo. Incuriosita, si mosse per cercare di raggiungerlo, con cautela per evitare di perdere l’equilibrio, ma quello restava dov’era senza dar segno di avvicinarsi. Fatti dieci passi si fermò e allungò il braccio destro.
    -Riku?-
    Il ragazzo sorrise, prendendole la mano. -Mi hai trovato e molto più velocemente rispetto a prima.-
    La castana annuì. -Ho iniziato a capire come funziona, e credo di aver percepito qualcosa di diverso…- disse, alzando anche l’altro braccio per trovare il sostegno del compagno. -Ma non so spiegarlo…-
    -Quando ne sarai in grado ti ascolterò.-
    L’argenteo non le negò l’appoggio e la portò più vicina, capendo che era ormai giunta al limite delle sue poche forze. La osservò con orgoglio, soddisfatto dei risultati ottenuti in una sola giornata. Quindi la prese a braccetto e s’incamminò lentamente verso il loro rifugio, seguito docilmente dalla ragazza.
    -Direi che per oggi abbiamo fatto abbastanza, e tra breve dovrebbe essere pronta la cena.- riprese lui, guardando a ovest, dove l’orizzonte bruciava come un grande rogo, tingendo di mille sfumature rosse, rosa e viola i fitti nuvoloni che fino al giorno prima si erano sfogati su di loro senza pietà con rumorosi borbottii.
    -Com’è il tramonto oggi?- chiese lei, voltandosi istintivamente nella stessa direzione.
    -Stupendo come sempre.- rispose, prima di cercare di descriverle ciò che stava vedendo.

    Kingdom Hearts Piano Collections: Field and Battle - Musique pour la tristesse de Xion

    La mattina seguente giunse lentamente e accompagnata dai cinguettii di alcuni uccelli in volo. Simbolo di un quadro solo in apparenza idilliaco e pacifico. Per i guerrieri della Luce, quell’alba aveva un’importanza e un significato specifici e per ognuno di loro ne aveva altri ancora.
    Il custode della chiave gemella e il suo cavaliere, secondo i loro calcoli, avrebbero dovuto raggiungere la radura in cui avevano lasciato la gummiship entro mezzogiorno, quindi li avrebbero rivisti al più tardi quel pomeriggio e il loro viaggio sarebbe ripreso dopo la chiusura della serratura.
    Paperino fremeva, perché era stanco di avere l’ala appesa al collo. Purtroppo nessuno dei presenti aveva un’energia magica forte abbastanza da rinsaldare correttamente le fratture, tranne lui stesso e la fenice d’acqua. Né l’uno né l’altra, però, potevano intervenire. La seconda perché in fase di recupero dall’ultimo scontro in cui aveva prosciugato ogni goccia di potere, la magia del primo invece non si era ancora stabilizzata dopo la perdita dello scettro. Kairi tentava in tutti i modi di tenere tranquillo il loro pilota -impedendogli di compiere sciocchezze come levarsi la fasciatura-, insieme al keyblader del Giorno che entrato completamente nel ruolo di leader, cercava di andare incontro ai bisogni e ai problemi di ogni compagno, sostenendoli e aiutandoli come poteva. In particolare, la sua attenzione era focalizzata sull’altra coppia di prescelti, che se ne stava in disparte a riposare, erano seduti sul pagliericcio del ragazzo, in quel momento appoggiato alla parete con la castana tra le braccia.
    Quella che era partita come una notte serena, si era rivelata ostile e incredibilmente lunga e i due custodi avevano trovato il sollievo del sonno solo poco prima del sorgere del sole. La mezzanotte era prossima, quando all’improvviso Jessie era scattata a sedere con un colpo di tosse seguito da altri sempre più violenti, attirando le orecchie del mezzodemone di guardia. Riku si era svegliato con il resto dei presenti grazie alla voce dura e preoccupata di Inuyasha, che raccolta la ragazza l’aveva portata fuori, assistendo al suo malore. Le ore di buio erano quindi trascorse con ansia e grande difficoltà per i due ragazzi, che non erano più riusciti ad assopirsi.
    Sora emise un sospiro, quindi si alzò. Stanco forse, ma mai sfiduciato. Era convinto che avrebbero risolto ogni cosa in qualche modo, perciò riacquistò il sorriso e avvertì la rossa che stava uscendo. Lei annuì, rispondendo al suo sorriso, ma si stupì quando il mago di corte scattò in piedi per seguirlo.
    -Paperino dove vai?- chiese incuriosita, attirando gli sguardi di Kagome e Sango.
    -Tranquilla Kairi, non ho intenzione di picchiarlo. Non oggi.- rispose con falsa serietà il papero. -Lo rivedrai come l’hai visto uscire.-
    -Ma non era quello che…- la frase le morì in gola, poiché ormai il suo interlocutore non la poteva più sentire.

    Il custode della Catena Regale si fermò dopo una ventina di passi, stirando le braccia in alto e rivolgendo lo sguardo al cielo finalmente limpido, in cui il sole sostava pigramente. Quando udì il frusciare dell’erba dietro di sé, però, si voltò e sorrise all’amico che si era fermato a un passo da lui.
    -Come mai qui?-
    Il mago roteò gli occhi. -Come se non lo sapessi. È da ieri che sembri sul punto di chiedermi qualcosa, ma non l’hai fatto.-
    Sora sghignazzò. -Mi hai beccato. In realtà non sapevo bene come farti le domande, quindi ci stavo pensando.-
    Questa volta Paperino si dimostrò sorpreso. -C’è più di una domanda?-
    -Eh già.- affermò, sedendosi a gambe incrociate con un movimento fluido.
    L’altro lo imitò, mettendosi di fronte a lui. -Bene allora, comincia. Falle come ti vengono, non vorrei che ti spremessi troppo.-
    -Divertente…- commentò il castano. -La prima domanda è questa: se venissimo attaccati…-
    -Che porta iella che sei…-
    -Se ci fosse la necessità di combattere, ad esempio ora…- riprese il ragazzo, calcando sulle parole e ignorando l’interruzione. -Tu cosa saresti in grado di fare?-
    Il papero si fece pensieroso e abbassò lo sguardo, come se stesse consultando una lista che solo lui poteva vedere. La scorse con attenzione, leggendone ogni riga, valutando ogni combinazione e tutte le risorse che gli presentava. Quel silenzioso esame non fu interrotto per alcun motivo dal giovane custode, che attese con pazienza, finché le pupille scure dell’amico non tornarono a incrociarsi con i suoi occhi.
    -Potrei riuscire a lanciare le magie di primo livello e qualcuna di secondo.- annunciò con voce terribilmente seria.
    -Definisci “qualcuna”.-
    -Cinque al massimo… credo.- sospirò Paperino, grattandosi la nuca.
    -Mh, ok, ho capito.- disse il prescelto, dopo essersi perso per qualche attimo tra i suoi pensieri.
    -Mi lascerai nelle retrovie se dovesse capitarci di subire un attacco ora?-
    -Credo proprio di sì.- ammise. -Non offenderti, ma in prima linea saresti d’intralcio…-
    -Nessuna offesa.- replicò il mago. -Anch’io avrei agito come te. Spara, cos’altro vuoi chiedermi?-
    -Spiegami meglio cosa dovrai fare una volta che ce ne saremo andati da qui.- rispose Sora, facendosi serio come non mai e indurendo lo sguardo. -Voglio capire dove devi andare, per quanto ci resterai e tutto ciò di cui, secondo te, posso essere messo a conoscenza.-
    Il mago ghignò, piacevolmente stupito da quell’atteggiamento. -Sembra incredibile che quello davanti a me sia lo stesso ragazzino imbranato che quattro anni fa correva a destra e sinistra, cercando i suoi amici…- pensò per poi concentrarsi sulla risposta. -Devo andare in un luogo conosciuto solamente dai maghi. Normalmente andrei da solo, ma nelle condizioni in cui mi trovo credo che avrò bisogno di essere accompagnato. Come hai detto ieri, chiederò a un Ritornante.-
    -Non possiamo andarci con la gummiship?-
    Paperino negò. -È un mondo protetto dalla magia e non è raggiungibile con mezzi convenzionali, dovrei aprire un portale apposito, ma il varco dei Ritornanti dovrebbe sostituirlo alla perfezione.-
    -Ho capito. E quanto tempo ci vorrà per forgiare un nuovo scettro?-
    -Questo non so dirtelo.- confessò con tono amaro. -Non so nemmeno se quella strega acconsentirà a forgiare un secondo scettro per me, non conosco le tempistiche del processo. L’altra volta ci aveva messo due giorni.-
    -Così tanto?!- esclamò scandalizzato il ragazzo.
    -Ed ero ancora un mago alle prime armi… Ora sono decisamente più potente di allora e ho un’esperienza che a quei tempi potevo solo sognarmi. Sicuramente ci vorranno più di due giorni, ma non so quanti…-
    -Questo è un bel problema…- rifletté il custode a voce alta, illuminandosi l’attimo dopo. -Forse però possiamo approfittarne!-
    Il papero lo guardò stralunato. -Come?-
    -Se quando saremo vicini alle coordinate da raggiungere non sarai ancora tornato, ti aspetteremo.- rispose Sora. -Approfitteremo del tempo a disposizione mettendo insieme un piano d’azione e riposando. L’idea di separarci per un periodo così lungo non mi piace molto, però non abbiamo scelta. Inoltre, sono certo che Jessie avrà bisogno di altri giorni per riprendersi del tutto…- sospirò. -Ti confesso, però, che ho un brutto presentimento… Sono convinto che supererà, anzi che tutti supereremo la situazione, ma qualcos’altro mi dice che ci vorrà del tempo.-
    -Beh, abbiamo subito una sconfitta in piena regola e ne stiamo pagando le conseguenze, chi più chi meno, ma è anche vero che ci stiamo rialzando. Ognuno con il proprio tempo, ma torneremo tutti in piedi.- convenne il mago, alzandosi per tornare nella casetta. -Finché tu per primo sarai positivo, credo che non avremo difficoltà. Stai facendo un buon lavoro, Sora.- aggiunse con un leggero sorriso, dopodiché si avviò senza voltarsi indietro.
    Il ragazzo sbatté le palpebre un paio di volte, realizzando con qualche secondo di troppo ciò che aveva detto l’amico. -Ehi! Quello era un complimento! Ripetilo!- esclamò, scattando in posizione eretta e inseguendo il papero.
    -Eh? Io che faccio complimenti a te? Tu sogni.-
    -Dai! Ripeti!-
    -Tu sogni. Contento?-
    -Ma no! La frase di prima!-

    La giornata passò stranamente quieta, senza attacchi o scontri di alcun tipo. Persino l’Emissario sembrava aver deciso di concedere alla sua vittima un po’ di riposo. Quel pomeriggio, come da previsione, la gummiship comparve all’orizzonte, nascosta nell’oro del crepuscolo per poi atterrare poco lontano dalla casetta in cui sostavano i ragazzi. Nel rivedere i due compagni, Sora non trattenne un sospiro di sollievo, sensazione che non si fece turbare dal fatto che la Serratura di quel mondo non si era ancora mostrata.
    Quando il sole scomparve del tutto, lasciando il posto unicamente al luccichio delle stelle, il rifugio di fortuna si riempì di chiacchiere allegre e del profumo di un buon pasto caldo, che invitava a pensare al futuro in maniera positiva e incoraggiante. I presenti si riunirono attorno al fuoco spalla contro spalla, considerandosi al pari di una grande famiglia di individui sperduti, che si erano trovati insieme per puro caso.
    Il silenzio che calò durante la cena di quella notte senza luna fu inizialmente raggelante, dopodiché sfociò nella sorpresa e nella confusione per i guerrieri della Luce, in un mormorio di risatine da parte degli amici di Inuyasha, mentre quest’ultimo cadde in un profondo imbarazzo, che lo fece arrossire.
    -…perché state tutti zitti?- domandò Jessie dopo un minuto abbondante, alzando il viso dalla propria scodella. -Cos’è successo?-
    -Ma che cosa…?- cercò di chiedere il prescelto del Giorno, con lo sguardo fisso sul mezzodemone.
    -Allora? Si può sapere che vi prende? Chi è che ride?- incalzò la custode del Tramonto.
    -Inuyasha è…- esordì Kairi, cercando di trovare le parole per descrivere quanto aveva di fronte. -Beh… ecco…-
    -Gli è forse cresciuto un orecchio in più all’improvviso? O gli sono cadute le sue?-
    -Direi che ci hai preso!- esclamò Pippo, trattenendosi dal ridere, mentre al contrario, i compagni di Inuyasha si lasciarono andare a un attacco d’ilarità strappalacrime.
    -Piantatela di ridere!- sbottò l’interessato, voltandosi verso la parete. -Tsk! Lo sapevo che sarei dovuto andare nella foresta! Accidenti a voi!-
    -Io continuo a non capire…- intervenne nuovamente la castana, indirizzando il capo verso il proprio compagno, che ridacchiava come gli altri.
    -Non è nulla di così grave, signorina Jessie.- proferì Miroku, placando le risate. -Durante la prima notte priva di luna, Inuyasha perde tutto ciò che ha di demoniaco e diventa un comune umano.-
    -Ah… quindi davvero non ha più le orecchie da cane?-
    -Già.- sputò il mezzodemone, girandosi di scatto verso di lei e facendo ondeggiare i lunghi capelli ora tinti di nero. -Non ho nemmeno la mia forza e Tessaiga è inutilizzabile! E tu dannato monaco smettila di raccontare i fatti miei!-
    -Mi sono limitato a rispondere a una domanda, non mi pare di aver fatto niente di così sbagliato.- ribatté l’uomo con fare serafico, riprendendo la sua cena.
    -Ha ragione.- intervennero all’unisono Sango e Shippo.
    -Io vi distruggo!-
    -A cuccia!- esclamò Kagome all’improvviso, provocando lo schianto quasi istantaneo del compagno sul pavimento della casetta. -Ora stai esagerando Inuyasha.-
    -D-Dannazione… Kagome…-
    -Per quanto resterà così?- chiese Topolino, incuriosito da quel cambiamento improvviso.
    -Fino all’alba, poi tornerà normale.- spiegò la sacerdotessa, tornando a mangiare, imitata poco dopo dal resto della compagnia.
    -Capisco, quindi non è- oh!- s’interruppe il sovrano a causa della comparsa del proprio keyblade.
    Senza esitare, posò la scodella e impugnò l’arma leggendaria per poi correre fuori.
    -Che succede adesso?- domandò il cucciolo di volpe, incuriosito da quel comportamento.
    -Sembra che il nostro compito in questo mondo sia finito.- spiegò semplicemente Sora, quando vide il Re puntare la chiave verso il cielo sgombro di nubi, dove al posto della luna era comparsa una brillante serratura. -È ora di partire.-
    Dalla Catena Nobile scaturì un raggio luminoso che corse nell’aria come una freccia e colpì il proprio bersaglio. Con un sonoro scatto, la Serratura risplendette e svanì com’era apparsa, in silenzio, riaprendo la strada ai guerrieri della Luce.

    Terminato il pasto, i custodi, il mago e il cavaliere avevano raccolto le loro poche cose e dopo un breve ma sentito saluto -persino Inuyasha si era lasciato andare, augurando loro buona fortuna- e avevano ripreso il loro viaggio. Esattamente come all’andata, la barriera spazio-temporale che proteggeva la Terra del passato oppose una tenace resistenza, ma il sovrano del Castello Disney si mostrò abile quanto il loro consueto pilota e riuscì a condurli tra le stelle in pochi attimi.
    Tirarono tutti un sospiro, un misto tra stanchezza e sollievo, e slacciarono le cinture di sicurezza per potersi alzare e andare a riposare nelle loro cabine. Tuttavia, un varco di luce candida fermò l’intero equipaggio, che restò in trepidante attesa di vedere chi stesse arrivando.
    -Ehilà ragazzi! Quanto tem- ma che diavolo avete combinato…?- esordì Axel, lasciando che il passaggio si chiudesse alle sue spalle e guardando gli amici uno alla volta.
    Rimase spiazzato dalle loro condizioni e dall’aria sfinita che non ricordava di avergli mai visto in viso. Aveva sentito il rapporto del Tiratore Libero sulla battaglia che avevano affrontato e delle conseguenze di quella sconfitta, ma evidentemente aveva tenuto per sé molti dettagli, come l’ala rotta di Paperino e la continua presenza della benda sugli occhi della keyblader del Tramonto.
    -Ciao Axel!- esclamò il prescelto del Giorno, andandogli incontro con un sorriso luminoso. -Come va?-
    -A me? Voi piuttosto!- sbottò il rosso. -Xigbar ha raccontato quello che è successo però non è sceso nei particolari… non mi aspettavo di…- s’interruppe a causa della mano che si posò sulla sua spalla.
    -Stiamo bene.- sentenziò Sora. -Forse non in perfetta forma, ma stiamo bene.-
    -Se lo dici tu…- si arrese, portandosi un palmo alla nuca.
    -Com’è la situazione al Castello?- s’intromise Paperino.
    -Tutto sotto controllo. Proprio ieri Merlino ha terminato di erigere le difese magiche e si era messo all’opera per aiutare te.- rispose Axel, puntando gli occhi verdi in quelli nerissimi del papero.
    -Me?- ripeté confuso.
    L’altro annuì. -Xemnas gli ha parlato della perdita del tuo scettro magico, così ha pensato che ti sarebbero stati utili i materiali per la forgiatura.- spiegò. -Non ho capito molto, ma borbottava qualcosa sul fatto che tu e la persona che si occupa di queste cose non andate proprio d’accordo.-
    -Tsk, puoi dirlo forte.- confermò il mago. -Quindi i materiali sono già pronti?-
    -Sono al Castello che ti aspettano. Sono venuto qui proprio per te.- asserì, riaprendo il varco con un rapido pensiero. -Quando vuoi.-
    -D’accordo.- pronunciò il papero, sistemandosi il berretto con l’arto sano per poi rivolgersi agli amici. -Sarò di ritorno il prima possibile.-
    -Non pensare a noi, fai quello che devi. Ti aspetteremo.- replicò Sora, sfoggiando uno sguardo determinato e sicuro.
    -Buona fortuna amico mio.- disse Topolino, posandogli una mano sulla spalla.
    -Grazie Maestà.- rispose lui, chinando il capo. -Ehi Pippo!- chiamò poi, gettando un’ondata di curiosità nei presenti.
    Il cavaliere si fece avanti con un gran sorriso e un fagotto tra le braccia. -Ecco qui Paperino.-
    -Ci sono tutte?- chiese con tono indagatore, prendendo l’involto contenente i frammenti del suo scettro.
    -Ho raccolto ogni scheggia.-
    -Benissimo. Ti affido il Re, vedi di non fare disastri come al solito, spilungone.- asserì serio, voltandosi in direzione del varco.
    Pippo ridacchiò. -Non preoccuparti! Tu però comportati bene con la signora Ashirae! E non arrabbiarti, fa male alla salute!-
    -Sì, sì…-
    -Paperino?- intervenne Jessie, avvicinandosi con passi incerti, sorretta da Riku. -Buona fortuna.-
    -Grazie, anche a te. E tu ne hai sicuramente più bisogno…- sorrise il mago. -Allora vado!- esclamò poi, incamminandosi a testa alta e svanendo nella luce bianca del passaggio.
    -Speriamo bene…- sospirò Sora, grattandosi la nuca. -Quando si tratta di Paperino, non sono mai completamente tranquillo. Se fosse meno irascibile…- concluse con un nuovo sospiro, scatenando il riso dei compagni.
    -Andiamo anche noi?- esordì Riku dopo qualche istante.
    -Dove volete andare?- domandò il Ritornante confuso.
    -Dal maestro Yen Sid.- rispose Kairi. -Speriamo che possa guarire gli occhi di Jessie con la sua magia.-
    -Capisco… vi accompagno io! Fatemi solo avvertire il capo che non tornerò per un po’!- disse Axel e senza attendere risposta, corse nel varco che si richiuse subito dopo.
    -Beh, non ho nemmeno dovuto chiedere…- fece il castano. -Appena torna Axel, andremo dal maestro. Siete pronti?- chiese poi agli amici, che annuirono con decisione.
     
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    Ed eccomi a recensire anche questo capitolo! *si colpisce con un Keyblade in testa per il suo solito ritardo*
    Dunque, dunque, dunque... Ormai dovrebbe essere inutile che lo ribadisca, ma lo farò lo stesso ù.ù: l'emissario dopo ogni apparizione mi inquieta sempre di più... e quindi diventa sempre più interessante! Mentre il mio odio per Marluxia non accena a diminuire ù.ù XD
    Anche rivedere la reggia, ormai conciata in quel modo fa effetto... e oramai fremo dal sapere la verità! *mette a tacere River Song con un dardo narcotizzante*
    E vedo che Jessie sta prendendo lezioni dal più esperto del gruppo a muoversi e combattere senza vedere ù.ù.
    Sora invece stranamente si rivela molto più maturo di quanto ricordarsi... o forse mi sono abituato troppo alla versione originale di Nomura, boh XD. Ma vedo con piacere che i suoi amichevoli battibecchi con Paperino non sono spariti.
    E parlando di lui, mi chiedo chi sarà questa strega con cui sembra andare così tanto d'accordo... forse a Sora conviene trovare un altro mago, perché se la Strega è solo lontanamente simile a Paperino come carattere, temo che ci saranno fuochi d'artificio tra i due XD.
    E alla fine hai messo la scena che non stuferà mai di Inuyasha che diventa umano, con dovute reazioni e Kakome che lo manda a cuccia XD
    Adesso non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo, così da leggere del colloquio con Yen Sid e dell'incontro del mago di corte con la strega!
    Ancora complimenti!
     
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