Capitolo 72: La furia di mezzanotte

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Capitolo 72: La furia di mezzanotte

    Le lame si scontrarono con un secco rumore metallico e con esse, gli sguardi dei loro detentori, percorsi da scintille di adrenalina e desiderio di vittoria. Il ragazzo sorrise, aumentando la stretta sull’elsa della propria arma.
    -Oggi non finiremo in parità.- disse, puntando lo sguardo in quello color nocciola che aveva di fronte. -Ti sconfiggerò.-
    -Puoi provarci.- replicò lei. -Ma stai attento: il tramonto è quasi passato, ma ciò non significa che le mie energie calino con la discesa del sole, tutt’altro… forse sono più pericolosa del solito.-
    Jessie ghignò e strinse la presa sulle sue chiavi per spingere indietro l’avversario. La Via del Tramonto si animò di riflesso e s’infiammo all’istante, facendo sì che Sora arretrasse con un balzo. La ragazza non attese e si gettò sul compagno, menando un doppio fendente dall’alto, che però incontrò sulla sua strada la forte resistenza del piatto argenteo della Catena Regale.
    Era passata già un’ora, ma i due keybladers non sembravano risentire della stanchezza.
    La custode del Tramonto appariva fresca come una rosa appena fiorita: il braccio sinistro ben saldo sull’Artiglio della Notte, mentre la mano destra impugnava senza timore di scottarsi l’altra leggendaria arma, avvolta da una fiamma inestinguibile. Anche Sora non dava particolari segni di affaticamento, fatta eccezione per il respiro lievemente accelerato, il suo keyblade stava fermo nella sua mano, pronto al contrattacco, dopo aver abbattuto l’offensiva dell’avversaria. Inoltre, sul viso di entrambi spuntava un sorriso divertito e soddisfatto, nato dal prolungarsi di quella sfida senza esclusione di colpi.
    Senza attendere oltre, la lama della Notte si levò per correre in direzione del fianco scoperto dell’avversario, ma fu intercettata dalla mancina del ragazzo, che l’afferrò, passando sotto l’altro braccio. Strinse i denti quando sentì il sangue scorrere dal palmo lacerato, ma non se ne curò e tenne salda la presa. Facendo leva sul braccio destro e compiendo un passo in avanti, il castano riuscì a respingere l’offesa, dopodiché lasciò la lama dell’Artiglio esaltò ancora indietro per scagliare una magia di tuono. Sopra la testa della ragazza comparve la consueta nube nera e pochi istanti dopo una serie di fulmini ad alto voltaggio iniziò a saettare verso il suolo. Jessie abbandonò le proprie armi, lasciando che svanissero in una scia di luci, per concentrarsi e avere più libertà di movimento per schivare le scariche elettriche. Per lei fu come seguire i passi di una rapida e agitata danza, girò su se stessa e scartò di lato, riuscendo a schivare quasi tutti i fulmini, tuttavia alcuni arrivarono a ferirla e lasciarono i loro segni sulle nude braccia. L’incantesimo non era ancora giunto al termine quando vide l’avversario correrle incontro a keyblade sguainato.
    -Reflex!- urlò allargando il braccio destro.
    Una cupola di un tenue rosa la circondò e le ultime saette si scontrarono con essa. Infine, la barriera s’infranse in mille frammenti, che caddero al suolo senza un rumore, e da essi uscì la custode del Tramonto.
    La lama nera dell’arma della Notte brillò di un bagliore sinistro alla fioca luce del crepuscolo, ormai divenuto una sottile linea rossa lungo l’orizzonte. L’Artiglio della Notte cozzò con la Catena Regale e per un momento, la forza di Sora cedette a quella della compagna.
    -Com’è possibile? Eravamo pari!- pensò, mentre i suoi occhi azzurri correvano sull’intera figura della castana.
    I muscoli delle braccia erano tesi per lo sforzo, le gambe ferme al terreno e il suo viso era una maschera di sicurezza e determinazione.
    -Cosa ti prende Sora? Stanco?- domandò lei, incuriosita dallo sguardo dell’altro.
    -Affatto!- esclamò. -Pensavo che sia ora di concludere!- aggiunse, spingendola indietro.
    Jessie indietreggiò con un balzo e quando rialzò gli occhi, vide l’arma avversaria puntata su di lei.
    -Blizzaga!- ordinò il Maestro del keyblade, dando vita a una sfera ghiacciata di almeno un metro di diametro.
    Il proiettile si mosse velocemente verso il suo obiettivo, ma com’era accaduto durante lo scontro con la principessa del cuore, il gelido globo si scontrò con le fiamme evocate dalla ragazza, che la circondavano come un bozzolo che protegge la futura farfalla.
    La custode sorrise quando percepì il compagno muoversi rapidamente nella sua direzione e si preparò a riceverlo, richiamando la Via del Tramonto nella mano destra, incrociandola davanti al viso con la sorella. Quando la colonna di fuoco si estinse, però, di Sora non c’era traccia. Si guardò attorno confusa e lo stupore si dipinse sul suo volto, quando udì la voce dell’altro provenire dall’alto.
    -Sancta!-
    Un accecante raggio bianco giunse fino a lei, ma prima di toccarla, questo si divise in dieci fasci che diedero forma ad altrettante sfere che si disposero in cerchio attorno a lei, dopodiché la colpirono contemporaneamente, annullando l’accerchiamento.
    Le fiamme cremisi s’alzarono di nuovo ma nulla poterono contro la forza di quella luce pura e l’unica cosa che scaturì da quel violento scontro di elementi contrastanti, fu un’esplosione. Da essa, si generò una schiacciante onda d’aria, che appiattì ogni singolo filo d’erba e travolse ogni presente, che serrò le palpebre per proteggere gli occhi dal vento pungente.
    Una densa nube grigia aleggiò nell’etere per un tempo indefinito, celando a ogni sguardo il corpo della custode al suo interno. Il detentore della Catena Regale strinse la mano ferita nell’altra, prendendo profondi respiri per alleviare l’affaticamento e placare il battito del proprio cuore, che pareva in procinto di scoppiare. Ancora non credeva di essere riuscito ad evocare quella magia che il re gli aveva insegnato il giorno precedente dopo aver assistito allo scontro con Kairi.

    # flashback #

    Camminava a passo lento e quieto, tenendo per mano la custode del keyblade fiorito, che gli sorrideva ogni volta che lo scopriva a osservarla. Superarono l’ennesimo corridoio bianco e si trovarono davanti all’alta porta della Sala delle Udienze.
    -Sora che ci facciamo qui?- chiese la rossa curiosa. -Non dovevamo andare nel giardino?-
    -Il re mi ha detto che voleva parlarmi prima dell’allenamento, ma non so proprio di cosa voglia discutere.- rispose, grattandosi dubbioso la nuca. -Bussiamo e entriamo, così lo scopriremo.- disse, ottenendo un cenno affermativo dalla compagna.
    Alzato il pugno, il castano batté le nocche sul ruvido legno violaceo e pochi istanti dopo, la porticina si aprì alla sua sinistra. Non appena misero piede nell’immensa e vuota stanza, l’uscio si chiuse alle loro spalle e si avviarono verso il trono, mentre i loro passi venivano attutiti dal soffice tappeto rosso. Tuttavia, quando giunsero in prossimità del rialzo su cui prendeva posto lo scranno, trovarono aperto il passaggio che conduceva alla sala della Prima Pietra della Luce. Mentalmente si domandarono se scendere o no, ma la voce del sovrano li chiamò dalla stanza nascosta così senza ulteriori indugi scesero i gradini di marmo candido.
    Il re del Castello Disney stava in piedi davanti alla Prima Pietra con le braccia conserte e il viso tirato in un’espressione seria e concentrata, segnale di una mente in tumulto che saltava da un pensiero all’altro come un’ape che vola di fiore in fiore. Rizzò le orecchie destandosi dalle sue riflessioni, quando udì i passi dei due giovani alle sue spalle e si voltò, mostrando un sorriso.
    -Oh, eccoti Sora! Ti aspettavo!- esclamò, girandosi del tutto.
    -Mi scusi se l’ho fatta attendere Maestà.- rispose il ragazzo, chinando il capo. -Cos’ha da dirmi di tanto urgente? È successo qualcosa sulla gummiship?-
    -Oh, no. Nulla del genere, tranquillo. Volevo solamente darti una cosa.- disse, cacciando la mano in tasca alla ricerca di qualcosa, che non tardò a mostrare ai ragazzi.
    Una sfera opalescente, grande quanto una noce, al cui interno brillava una chiara luce, identica a quella che si trovava nella grande pietra che difendeva quel mondo dall’invasione dell’Oscurità.
    -Che cos’è?- domandò la principessa.
    -Questa è una sfera contenente la magia Sancta.- spiegò. -Per te Kairi non c’è stato bisogno di apprendere questa magia perché la conoscevi già, mentre io e Sora dobbiamo per forza ottenerla in qualche modo. Io l’ho appresa durante il mio addestramento sotto la guida del Maestro Yen Sid e ora è tempo che anche Sora la conosca.-
    Detto questo, consegnò l’oggetto al prescelto, che ne causò la sparizione quando chiuse il pugno d’istinto.
    -Benissimo.- esordì il sovrano. -Ritengo che questa magia ti potrà essere utile durante l’allenamento e nei futuri scontri con i nostri nemici.-
    -Ma Maestà, non c’è pericolo per Jessie?- chiese il castano preoccupato. -Voglio dire…-
    -Durante lo scontro con me ha rischiato grosso.- intervenne la ragazza. -Se continuiamo così le faremo male sul serio!-
    Re Topolino sospirò. -Lo so, come lo sa Jessie stessa.- rispose serio. -Stiamo facendo tutto questo per essere preparati alle battaglie che ci aspettano e dove Jessie sarà nostra nemica. Non facciamo tutto questo solo per la salvezza dei mondi, ma anche per lei. Il suo passaggio all’Oscurità ormai è inevitabile e cominciano a vedersi i segni, uno chiaro è il male che le procura stare qui. Non l’avrei mai creduto possibile…- disse, voltandosi verso la Prima Pietra. -Un custode, un figlio della Luce, costretto a vivere nelle tenebre.-
    -E’ assurdo.- mormorò il ragazzo.
    -Ma è così e non possiamo fare altro che accettare la realtà.- asserì il re, riportando il suo sguardo sui due giovani. -Coraggio, andiamo. Il tramonto si avvicina e scommetto che Jessie sarà in giardino ad aspettarti.- concluse, avviandosi alla scalinata immediatamente seguito dai compagni.

    # fine flashback #

    La fitta coltre non accennava a diradarsi e nessuno osava avvicinarsi per controllare le condizioni della giovane custode del Tramonto. Finché lei stessa non avesse dichiarato il termine dello scontro, nessuno doveva intervenire.
    -Aero!-
    La castana pronunciò l’incantesimo a gran voce, dando vita a un piccolo turbine d’aria calda, che spazzò via la polvere. Chi più chi meno, prese a guardarla con stupore e sorpresa: i vestiti lacerati in diversi punti, i lunghi capelli le circondavano il viso e l’elastico che li teneva legati giaceva inerme a terra, ridotto in brandelli. Le braccia e il viso, coperti di polvere, presentavano numerosi lividi e il suo intero corpo era scosso da un lieve tremore, ma ciò che attirò l’attenzione di Sora fu lo sguardo della ragazza. Nonostante il velo opaco della stanchezza, le sue iridi rilucevano come gemme alla luce del sole a mezzogiorno, ardenti come le fiamme che era in grado di controllare a proprio piacimento. Inaspettatamente, fece un passo e levò la mancina per evocare la sua arma, però non vi riuscì.
    All’improvviso sgranò gli occhi e cadde in ginocchio, portandosi quello stesso braccio al petto e stringendolo con l’altro in una ferrea morsa.
    Il detentore della Catena Regale corse verso la compagna, imitato immediatamente dall’amico e dalla principessa del cuore.
    -Jessie!- esclamò l’argenteo, poggiando la mano sulla spalla sinistra della castana, trovandola gelida più del giorno prima. -Che ti succede? Jessie!-
    La chiamò ancora, cercando il suo sguardo, ma non poté raggiungerlo perché le sue iridi erano celate dalle palpebre serrate. Cercò allora ti tirarla in piedi, ma fu fermato dalla ragazza che tremava sotto le sue mani.
    -No, fermo… Adesso passa.- mormorò, riaprendo gli occhi. -Adesso…- s’interruppe, soffocando un gemito di dolore. -…passa.- terminò, sospirando di sollievo, per poi cominciare a prendere ampi respiri per calmarsi.
    Quando rialzò il viso i tre amici lo videro stanco e tirato, pallido alla fioca luce del giorno morente, e con la fronte imperlata di sudore freddo. Lentamente si alzò in piedi, sorretta dal suo compagno, senza abbandonare la presa sul braccio dolorante.
    -Cosa ti è successo Jessie?- chiese Kairi, preoccupata.
    -Quello che è accaduto ieri dopo l’allenamento con te e stamattina durante lo scontro con Riku. Temo di aver tirato troppo la corda poco fa, la magia di Sora mi ha indebolita più di quel che pensassi.- spiegò, spostando lo sguardo dalla ragazza al castano. -Complimenti Sora, mi hai sconfitta.- dichiarò con un sorriso.
    -Ma a quale prezzo?- domandò il ragazzo. -Mi dispiace, non era mia intenzione farti del male, ma ho usato quella magia d’istinto. Scusami.-
    -Come ho detto a Kairi, nemmeno tu devi farti sensi di colpa inutili. So bene a cosa vado in contro affrontandovi e voi state facendo esattamente quello che vi ho chiesto. Se vi foste trattenuti mi sarei arrabbiata e allora sì che avreste dovuto pregarmi in ginocchio di perdonarvi.- affermò con una risata, trascinando i tre custodi. -Ora rientriamo. Ho bisogno di riposare per l’allenamento di questa notte.-
    -Questa notte?- domandarono i tre all’unisono.
    La giovane annuì. -Esatto. C’è una cosa che non posso mostrarvi alla luce del giorno e nemmeno a quella del tramonto, perché si tratta di un qualcosa che può manifestarsi solo di notte e domani sera avremo bisogno tutti di riposare.- spiegò, restando sul vago.
    -Non puoi spiegarci meglio cosa intendi mostrarci?- chiese Riku.
    Jessie negò col capo. -Quando scoccherà la mezzanotte capirete.-

    Quelle sei ore volarono, come se fossero state una manciata di secondi, e come d’accordo si ritrovarono tutti lì nel giardino dell’ala ovest. Il luogo era avvolto dal buio quasi totale grazie alla luce biancastra della luna e delle stelle e alle fiaccole appese lungo le pareti del castello. Il religioso silenzio che albergava in quella notte priva di nubi fu squarciato da un rumore di passi proveniente dal maniero. Il custode della Via per l’Alba si ritrovò tutti gli sguardi dei presenti puntati addosso, sentendosi come un condannato a morte che sfila tra la folla di curiosi. Ormai c’erano tutti. Tutti, tranne lei.
    -Riku come mai sei solo?- chiese Kairi. -Jessie dov’è?-
    -Non è qui?- domandò a sua volta. -E’ uscita dalla nostra stanza almeno un quarto d’ora fa.-
    In quell’esatto momento, un campanile poco lontano dall’edificio cominciò la serie di rintocchi, segnalando la venuta della mezzanotte.
    -Dove diamine sarà andata a cacciarsi?- fece il prescelto della Catena Regale, grattandosi la testa. -Xemnas, tu sei arrivato per primo, non l’hai vista in giro?-
    Il Superiore scosse il capo. -No, se fosse arrivata l’avrei vista.-
    -Ahi, ahi… siamo messi maluccio.- disse una voce dall’angolo più buio del giardino.
    -Jessie!- esclamarono i tre custodi, vedendola avvicinarsi. -Quando sei arrivata?- chiese la rossa.
    -Poco dopo Xemnas e Saix, ma non si sono accorti di me, semplicemente perché non volevo essere vista.- asserì, abbassandosi il cappuccio del cappotto. -In tutta sincerità pensavo che almeno i Ritornanti notassero la mia presenza nell’ombra, ma a quanto pare avete perso qualcosa, ora che siete creature della Luce.-
    I nove Ritornanti la guardarono sorpresi e increduli.
    -Oppure, il mio keyblade è più potente di quel che pensassi.- aggiunse, evocando l’Artiglio della Notte nella mancina. -Ma ne riparleremo poi, ora visto che ci siete tutti propongo di cominciare.-
    -Perché ci hai fatti venire qui a quest’ora?- chiese Sora.
    -Oggi vi ho parlato di una cosa che non posso mostrarvi di giorno. Questa cosa è la magia “Buio”.- disse. -Vi ricordate quando nel Togenkyo, per affrontare Goku trasformato ho creato un globo luminoso?- domandò agli altri prescelti che annuirono. -Ebbene, quella era la magia “Luce”, ma come esiste la luce esiste il suo opposto, per l’appunto, la magia “Buio”.
    -L’unica differenza tra le due è che mentre la prima può essere utilizzata in diversi modi e praticamente in ogni occasione, la seconda ha un solo metodo di utilizzo e una sola forma. L’ho usata anche poco fa, per nascondermi alla vostra vista, ma era di ampiezza minima per questo speravo che mi notaste alla fine.- spiegò.
    -In cosa consiste questa magia in sostanza?- chiese Zexion senza far trapelare la sua curiosità.
    -E’ difficile spiegarlo a parole, quindi ve lo mostrerò. Kairi, ragazzi, siete pronti?-
    I tre chiamati in causa si guardarono reciprocamente un istante, prima di annuire e avvicinarsi alla compagna, mantenendo comunque una certa distanza.
    -Questa magia da quando l’ho appresa, l’ho sempre usata nelle mie ronde notturne per nascondermi agli abitanti del paese e per confondere i miei avversari, dei quali nessuno è mai sopravvissuto per raccontarlo. Nonostante si trovassero nel loro ambiente, ovvero le tenebre totali, perdevano il senso dell’orientamento e non veniva difficile eliminarli. Non vi attaccherò con l’intenzione di farvi del male, ma dovrete concentrarvi per schivare i miei attacchi e difendervi e dovrete contrattaccare.- proseguì. -Tutto chiaro?-
    -Sì.- risposero i suoi amici, evocando i keyblade.
    -Bene, allora cominciamo.- ghignò. -Buio.-
    Pronunciata quella parola, l’incantesimo rivelò il suo oscuro e pericoloso effetto.
    Le fiammelle delle fiaccole tremarono, nonostante il vento fosse assente, riducendosi sempre di più, fino a somigliare al debole fuoco prodotto da un cerino. Anche il cielo sembrò spegnersi sotto la potenza di quella sconosciuta magia. Le stelle divennero delle fioche luci, quasi si fossero fatte più lontane, e l’immacolata luce lunare si fece opaca, come se l’astro regnante della volta celeste fosse stato coperto da un velo di foschia.
    In breve, le tenebre e il silenzio calarono come una pesante coltre sul manto erboso del giardino, nascondendo alla vista di ogni presente la magra figura della custode del Tramonto e quella dei restanti prescelti, che si sentirono in trappola. Una soffocante e silenziosa trappola per topi, dai margini indefiniti e lontani, ma soprattutto introvabili, poiché quell’ammasso di tenebre non si sarebbe dissolto finché la sua evocatrice non l’avesse voluto.
    I tre ragazzi si persero di vista, rimanendo isolati. Nonostante sapessero di trovarsi a un paio di metri di distanza, in quella fitta nebbia nera gli pareva di essere lontani chilometri. Non osarono però chiamarsi se per prudenza o per timore delle possibili mosse dell’avversaria, non seppero dirlo. Strinsero istintivamente la presa sulle loro armi, concentrandosi per localizzare la presenza della compagna, che sembrava essere svanita all’interno di quel velo d’ombra.

    Kairi si guardava attorno con nervosismo crescente, non ricordava d’essere mai stata in un luogo tanto buio. Poteva vedere chiaramente se stessa e il Flower Key stretto nella mano destra, ma null’altro si mostrava ai suoi occhi color dell’oceano. Finché non udì qualcosa in quel silenzio opprimente: un fruscio.
    Si voltò di scatto, muovendo un fendente laterale, ma non tagliò altro che aria. Nuovamente fu attratta da un movimento accanto a sé e si girò verso sinistra, trovando, ancora una volta, solamente il tetro nulla. Senza che se ne accorgesse, il suo respiro accelerò insieme ai battiti del suo cuore puro, come se fosse nel pieno di una corsa, ma non era fatica quella che stava avvolgendo la sua anima e la sua mente nella sua gelida tela, bensì la paura.
    All’improvviso avvertì più di un semplice fruscio e si voltò, alzando il keyblade per difendersi dalla lama avversaria che si rese visibile solo quando cozzò violentemente con la sua. Intensificò la presa sulla chiave dorata e strinse i denti, mentre il battito cardiaco aumentava ancora e la sua mente le suggeriva di fuggire, facendo vacillare il suo cuore, simbolo del coraggio.
    L’Artiglio della Notte si mostrò infine con un bagliore sinistro, accompagnato da un mefistofelico ghigno della sua padrona. -Brava Kairi, sei riuscita a rimanere concentrata nonostante la paura che ti sta divorando.- si complimentò la castana, strappando un debole sorriso all’altra. -Tuttavia…- riprese. -…non è abbastanza.- concluse con freddezza.
    La rossa sgranò gli occhi, udendo quel tono. La voce della castana aveva sempre una nota gelida, ma era accompagnata da uno sfondo di dolcezza quando parlava con gli amici. Dunque, Kairi si chiese che fine avesse fatto il tratto caldo che caratterizzava la voce dell’altra e si perse in mille pensieri analoghi, distraendosi dallo scontro. Distrazione che le costò caro.
    Con una veloce e decisa torsione del polso, Jessie la disarmò, facendola sussultare, e il keyblade fiorito volò alto con un sibilo prima di cadere, ruotando e conficcandosi nel terreno erboso.
    Spaventata da quella rapida successione, la principessa del cuore non seppe come reagire e incassò il pugno destro che la colpì allo stomaco, lasciandole la bocca aperta in un grido senza voce.

    Lo sguardo saettava da destra a sinistra per cogliere un qualsiasi movimento dell’avversaria. Il corpo era teso all’invero simile pronto a scattare in caso di attacco. Ad un tratto gli era parso di scorgere qualcosa muoversi tra i lembi di quella fitta nebbia scura, ma niente e nessuno si era fatto avanti, per cui aveva scosso la testa ed era tornato a concentrarsi.
    Stufo di rimanere lì fermo ad aspettare chissà che, Sora aveva preso a camminare in quello spazio nero privo di margini, dove l’unica cosa visibile era se stesso e l’arma che impugnava. Non seppe per quanto camminò, il tempo divenne un fattore di poco conto in quell’ambiente tutto uguale, e non sperava di incontrare uno degli amici. Si bloccò di colpo quando udì un clangore poco lontano, seguito da un tonfo pochi istanti dopo, poi il silenzio tornò a regnare incontrastato.
    -Cosa sarà successo?- pensò il bruno, correndo nella direzione di quei rumori. -Probabilmente Jessie starà affrontando Riku o Kairi.-
    Tuttavia si fermò prima di raggiungere il punto fissato, poiché qualcuno si stava avvicinando. Alle sue orecchie, giunse il suono ovattato dei passi sull’erba. Passi lenti e cadenzati, come in una marcia di guerra. Lentamente dall’ombra emerse la figura che li produceva: la custode del Tramonto avvolta nel suo cappotto di stoffa nera e il volto celato alle azzurre iridi del compagno.
    -Jessie…- mormorò il ragazzo, sentendo un brivido corrergli per la schiena.
    Vedere la ragazza porsi in quel modo fece riaffiorare dalla sua memoria il ricordo del loro primo incontro, in una delle strette e buie vie del paese in cui lei abitava. Quella notte, Sora aveva provato paura e sgomento per essere stato preso alle spalle con tanta facilità ma ora che la conosceva, sapeva di dover fare particolare attenzione, specialmente ora che si trovava nella tana del lupo.
    Le parole che la castana aveva detto quel pomeriggio gli erano rimaste impresse.

    -…il tramonto è quasi passato, ma ciò non significa che le mie energie calino con la discesa del sole, tutt’altro… forse sono più pericolosa del solito.-

    Rabbrividì e alzò la guardia, deciso a dare del suo meglio.
    -Dovevo aspettarmelo.- esordì la prescelta. -Sei molto più combattivo di Kairi.-
    -Che le è successo?- domandò con apprensione.
    -Ti mentirei dicendoti che non le è accaduto niente, quindi ti ripeto ciò che ho detto prima di iniziare: non vi attaccherò con l’intenzione di farvi del male. Tuttavia, non posso negare che il buio della notte mi renda particolarmente incline ad un certo grado di… violenza.- ghignò, sollevando la sua chiave. -Oggi mi hai sconfitta Sora, vediamo cosa sei capace di fare nel mio campo di battaglia.- concluse, lanciandosi verso l’avversario per colpirlo con un fendente dal basso.
    Il castano parò con il proprio keyblade e la spinse indietro per caricare un affondo a sua volta, ma la ragazza scattò di lato e confondendosi tra le tenebre che li circondavano, scomparve dalla sua vista.
    Il detentore della Catena Regale cominciò a guardarsi attorno freneticamente, ma nulla si udiva e nulla si muoveva in quella fitta e scura nebbia, fatta eccezione per il battito del suo cuore, che gli rimbombava nelle orecchie. Avvertì un sibilo dietro di sé e si voltò appena in tempo per contrastare la chiave della Notte, che era stata scagliata dalla sua padrona. Fermò la sua avanzata con il piatto della sua lama e, imitando la compagna durante lo scontro con re Topolino, strinse la mancina sull’elsa dell’arma avversaria.
    Non vedendo Jessie farsi avanti, la ammirò da vicino da un lato e dall’altro, finché non capì quale fosse la reale differenza tra quel keyblade e il suo. L’Artiglio della Notte era impregnato di Oscurità e finalmente comprese come mai la ragazza soffrisse tanto nel mondo in cui si trovavano, quindi la gettò immediatamente lontano da sé, lasciando che tornasse dal suo proprietario.
    La chiave oscura scomparve in una scia di luci nefaste, mentre una lieve risata riecheggiò per un istante tra le ombre. Con la mano sinistra chiusa sulla sua arma, la keyblader si fece avanti, senza abbandonare il suo sorriso.
    -Cosa pensavi Sora? Che l’Artiglio fosse un keyblade come gli altri? Abbiamo visto tutti che è appartenuto alla prima custode della Notte è normale che abbia un potere oscuro.- spiegò. -Ma ora basta parlare, fatti avanti!- esclamò, prima di gettarsi nuovamente incontro al ragazzo.
    Il castano non rimase ad attenderla, bensì la imitò così da scontrarsi a metà strada.
    Le due leggendarie armi dal potere incalcolabile si scontrarono tra loro, producendo scintille rosse e gialle, e un sordo rumore metallico. Si separarono per cozzare ancora e ancora, in una successione continua di fendenti e affondi, parate e schivate da parte di entrambi i duellanti. Finché la giovane non decise di cambiare strategia.
    Messa in stallo la lama avversaria con la propria, sfoderò un veloce e potente calcio contro il fianco scoperto dell’altro. Troppo impegnato a confrontarsi con la chiave nemica, il Maestro del keyblade prese in pieno l’offesa, rimanendo a senza fiato per un attimo, prima di finire schiena a terra a causa di un altro violento e inaspettato colpo di gamba. La ragazza sospirò afflitta, avvicinandosi al compagno e chinandosi sui talloni per fissarlo negli occhi.
    -Non ci siamo Sora.- commentò triste. -Resta qua e riposati, lo scontro con Riku non durerà molto.- concluse, alzandosi e girandosi verso il fitto buio da lei creato, dal quale emerse l’ultimo custode.
    La Via per l’Alba scintillava nella mano del suo detentore, che osservava la compagna con occhi sgranati e incerti, incapaci di riconoscere la ragazza che amava in quella furia combattiva.
    -Jessie…- sussurrò avanzando cauto.
    -Sono sempre io Riku, ciò che hai visto è solamente l’ombra del mio cuore, finora rimasta celata ai vostri sguardi luminosi come il sole.- disse, levando per la seconda volta la lama verso la persona più importante che avesse. -Mostrami la forza che possiedi, quella con cui hai sconfitto numerose volte l’Oscurità più profonda.-
    Per un solo ed effimero istante, l’argenteo scontrò il proprio sguardo con quello color nocciola dell’altra e vi lesse il sentimento che già trapelava dalle sue parole, provenienti dal suo stesso cuore: disperazione, dispiacere, da cui nacque il funesto senso di colpa per le decisioni che si era imposta di rispettare e i corrispondenti obiettivi da raggiungere.
    Per non ferirla ulteriormente nell’animo, il prescelto dell’Alba levò il simbolo della luce nascente e si preparò allo scontro, mentre il custode del Giorno, messosi a sedere, faceva da silente spettatore a quel duello, che gli parve un’anticipazione della fine.

    ***


    In quel castello ormai deserto e abbandonato, un libro dalla cerulea copertina cadde sul pavimento rivestito di moquette, senza emettere rumore. Come animato da vita propria, esso si aprì ad una pagina che fino a poco prima si sarebbe presentata bianca come la superficie della luna, ma che ora riportava solenni parole d’inchiostro nero.

    .: L’inaspettato fato :.

    L’infelice destino della luce morente
    Incrocerà lo sguardo con uno inverso al proprio.

    La fiera Alba getterà il suo luminoso seme,
    Che illuminerà il futuro del triste Tramonto.

    Un fato inatteso e silente
    Si tramuterà in scudo,
    Lasciando comunque immutata
    L’ultima scelta.

     
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