Capitolo 71: Acqua e fuoco

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Capitolo 71: Acqua e fuoco

    Fu un timido raggio dell’aurora a strapparlo con crudeltà dal torpore del regno di Morfeo. Sbatté le palpebre un paio di volte, sbuffando e arrendendosi al volere del sole, dopodiché fece mente locale sugli ultimi avvenimenti e solamente a quel punto, abbassò lo sguardo.
    Stretta al suo petto, la ragazza dormiva un sonno tranquillo, evidenziato dalla beatitudine dipinta sul suo viso, incorniciato dalle lisce ciocche castane. La osservò a lungo, poiché mai prima di allora, l’aveva vista così serena e distesa, libera dai pensieri e dai ricordi che albergavano nella sua mente, ogni minuto del giorno e della notte. La studiò, facendo scorrere lo sguardo acquamarina sulla sua figura sottile, nascosta dalle coperte fino alla spalla. Il braccio sinistro era appoggiato al suo corpo, mentre il destro era raccolto al petto e la mano corrispondente era intrecciata con la sua mancina ancora dalla sera precedente.
    Un dolce sorriso illuminò il volto del prescelto dell’Alba, mentre ricordava attimo dopo attimo ciò che era avvenuto con la sua compagna durante quella notte baciata dalla luce argentea di una luna curiosa, ma soprattutto gelosa di quell’unione proibita che stava andando contro le leggi del destino, e invidiosa, poiché il tramonto e l’alba non si erano mai avvicinati tanto, dall’escludere il buio in cui regnavano lei e le stelle.
    Continuò a guardarla dormire, finché quel raggio che l’aveva destato non si sollevò, andando a illuminare un angolo lontano della stanza, quindi si alzò sciogliendo piano l’intreccio delle loro dita e si trattenne dal baciarla anche solo sulla guancia, per evitare di interrompere il suo riposo. Quando fu in piedi, le sistemò la coperta e recuperati i suoi vestiti, si chiuse nel bagno adiacente alla stanza da letto.

    Uscì dal bagno fresco e profumato, con un sorriso stampato in viso e la convinzione di trovare la compagna ormai sveglia e alla sua ricerca. Invece, si stupì quando vide che la custode del Tramonto era ancora placidamente immersa nel mondo dei sogni.
    Le sedette accanto, riprendendo a contemplarla, mentre le passava i polpastrelli sulla guancia, in una leggera carezza, con cui avvertì il calore bruciante della pelle abbronzata. Sospirò e fece scendere la mano sulla spalla della giovane per scuoterla dal suo torpore.
    -Jessie, svegliati.- disse, alzando la voce. -Dai, è tardi.-
    La ragazza storse il naso, ma non aprì gli occhi e si girò dall’altra parte, sfuggendo alla presa dell’argenteo.
    Il keyblader rimase per un attimo allibito davanti a quella reazione, tuttavia non poté trattenere una risata. -Mai avrei pensato che fossi una pigrona… invece guarda qua…- pensò, andando all’altro lato del letto. -Dovevi essere proprio stanca.- costatò, sedendosi.
    Si chinò sul suo viso e la baciò appena sulle labbra, dopodiché cercò di approfondire il contatto, in attesa di una risposta, che contro ogni sua aspettativa, non tardò ad arrivare.
    Lentamente, la castana iniziò a reagire e prese il controllo del bacio, facendo ben capire al compagno di essere sveglia e vigile.
    -Ti autorizzo a svegliarmi così tutte le mattine…- mormorò quando si separarono.
    -Ho provato a svegliarti normalmente, ma non ha funzionato.- rise il ragazzo. -Hai dormito bene?-
    Jessie annuì con un sorriso genuino. -Non dormo così bene da anni… nessun ricordo e nessun incubo a darmi fastidio…- sospirò, portandosi la coperta al petto per alzarsi a sedere. -E’ un peccato che stare qui mi sia tanto nocivo…- pensò, avvolgendosi con la stoffa per mettersi in piedi.
    Sorrise all’altro e gli posò un bacio sulla guancia prima di dirigersi in bagno per una rapida doccia. -Comincia pure a scendere io arrivo tra poco.- disse, sparendo oltre la porta.
    Riku fissò per alcuni istanti l’entrata dell’altra stanza e vi si avvicinò, restio a lasciare la ragazza da sola, ma si rilassò quando la sentì canticchiare un motivetto a lui sconosciuto, sotto il getto d’acqua calda. Così scosse la testa e se ne andò, lasciando la ragazza alla sua tranquillità.

    -Mi stai prendendo in giro?- chiese allibito.
    -Affatto.- rispose l’argenteo, scuotendo la testa. -Canticchiava.-
    -Sono senza parole…- ammise Sora, incrociando le braccia. -Rigida com’è, non la credevo un tipo da canticchiare.-
    -Una notte di sonno tranquillo può fare miracoli.- disse, attirando un’occhiata scettica dell’amico. -Perché mi guardi così?-
    -Una notte di sonno eh? Tu non c’entri nulla, vero?- domandò, assottigliando lo sguardo e facendo arrossire l’altro.
    -Non credo siano affari che ti riguardano.- replicò secco il maggiore, voltandosi. -Finiscila.-
    Il castano sghignazzò come una volpe, dando delle leggere gomitate al ragazzo. -Allora lo ammetti…-
    -Ti ho detto di smetterla!- esclamò, attirando l’attenzione dei Ritornanti presenti e di Kairi che stava parlando con la regina Minnie.
    Tutti gli occhi erano puntati sui due amici e da essi trapelava la curiosità di sapere cosa stesse succedendo, perché non capitava spesso che il custode dell’Alba perdesse le staffe, soprattutto in quel modo e con le gote più rosse di un pomodoro maturo.
    -Cos’è successo?- chiese una nuova voce.
    I presenti si voltarono verso le scale che dal castello conducevano al giardino e videro la keyblader del Tramonto ferma davanti ai gradini, con una mano sul fianco. Anche il suo arrivo, però, gettò automaticamente il seme dell’interesse, poiché la ragazza, quel giorno aveva abbandonato il suo solito abbigliamento, preferendone uno più libero. Il corpo, non più chiuso nella stoffa pesante del cappotto, era invece fasciato con dei jeans blu, che a livello delle ginocchia sparivano negli stivali, e una maglietta nera a collo alto, sempre senza maniche, mentre ai capelli era stata imposta la coda di cavallo. Tuttavia, ciò che più stupì il gruppo, fu l’aria riposata e tranquilla che la castana emanava da ogni poro, chiedendosi, però, quanto sarebbe durata, poiché tutti conoscevano quali effetti avesse la Prima Pietra della Luce sul suo corpo.
    -Allora?- ribadì. -Si può sapere che vi prende a tutti quanti?- aggiunse, avvicinandosi al proprio compagno. -Vuoi dirmelo tu?-
    -Ma nulla Jessie, non è successo niente!- assicurò, trattenendo una risatina isterica.
    -A me sembra il contrario, ma va bene lo stesso.- sorrise. -Sei pronto per cominciare?-
    Il ragazzo si riscosse immediatamente alla domanda. -Io sì, ma tu hai mangiato qualcosa?-
    -Non preoccuparti, preferisco non mangiare prima di fare movimento.- rispose. -Dopo l’allenamento con te ci penseremo, poi nel pomeriggio farò di nuovo un incontro con Sora, per domani vedrò.-
    -Custode, permetti una parola?- intervenne il Superiore, con tono calmo e rispettoso.
    -Certo Xemnas, dimmi pure.-
    -Avrei una domanda: perché hai scelto di non allenarti con noi Ritornanti?-
    -Non fraintendere, ho scelto di non farlo perché voi siete ciò che potrebbe salvarci quando tutto sembrerà perduto. Voi Ritornanti siete una carta vincente ed è meglio che io non conosca il vostro potenziale, poiché quando saremo avversari potrei trovare il modo di contrastarvi.- spiegò seria. -Siete degli alleati preziosi, che devono essere protetti dagli oscuri progetti dell’emissario. Se, però, qualcuno di voi vuole scontrarsi con me, non mi tiro certo indietro, ma ti rammento la mia premura nei vostri riguardi.-
    L’uomo dagli occhi d’ambra valutò bene le informazioni ricevute prima di dare una risposta a sua volta. Sospirò, spostando lo sguardo sui propri compagni e fratelli di fato, persi a discutere di chissà cosa alcuni, mentre altri impegnati in riflessioni a lui sconosciute.
    -Il tuo è un ragionamento corretto custode, ne parlerò con gli altri e ti faremo sapere se qualcuno vorrà avere un confronto.-
    -Bene.- concluse la ragazza con un sorriso. -Ora però, vediamo di darci da fare, il tempo che c’è concesso è sempre meno.- disse, voltandosi verso l’argenteo. -Riku, ricorda ciò che ho detto: dovrai sconfiggermi, e dovrai farlo anche a costo di ferirmi gravemente, intesi?- affermò con voce fredda e calma.
    -Non so se ci riuscirò…- confessò lui, preoccupato, fissando la compagna.
    -Io non ci andrò leggera, se non reagirai ti darò un pretesto per farlo, ma sono certa che non ci saranno problemi. I nostri poteri sono avversari per natura, saranno loro a spingerci al confronto, anche se non voluto…- rispose, prendendo le mani dell’altro fra le sue. -So bene ciò che senti. Provo disgusto al solo pensiero di doverti affrontare quando non sarò consapevole delle mie azioni, figurati ora che devo farlo di mia volontà, ma devi essere preparato a fronteggiare il mio potere ora e in questo luogo, dove non potrò fare danni.-
    -Hai ragione e ti prometto che farò del mio meglio.- disse il ragazzo, cercando di prepararsi all’ardua prova che lo attendeva. -Possiamo cominciare.-
    La castana annuì, lasciando le sue mani per avanzare nell’ampio verde del giardino, fino a raggiungerne il centro, seguita a distanza di qualche metro dal suo avversario.
    Nel frattempo, gli spettatori si erano fatti indietro, avvicinandosi alle mura del castello, per evitare di restare coinvolti nel tremendo scontro che da lì a poco sarebbe cominciato.
    -Cosa vi stavate dicendo tu e Riku poco fa?- chiese la principessa al castano accanto a lei.
    -Nulla di particolare.- mentì. -Mi diceva solo che Jessie questa mattina s’è messa a canticchiare… inizialmente non ci ho creduto, ma vedendola di persona ho notato che c’era qualcosa di diverso.-
    La rossa annuì. -Anch’io ho avuto la tua stessa impressione… che sia successo qualcosa tra quei due?- domandò, voltandosi verso di lui, che assunse un’espressione lievemente maliziosa.
    -Riku dice che non sono fatti miei.- rise, facendo intuire la verità alla ragazza.
    -Ora ho capito perché gridava prima… certo che potevi evitare di chiederglielo…-
    -Prometto di non farlo più.- disse, alzando lo sguardo sui due contendenti, che armi alla mano, erano pronti a darsi battaglia.
    Jessie impugnava entrambi i suoi keyblade, tenendoli incrociati davanti a sé, mentre le sue iridi color nocciola fissavano quelle acquamarina dell’avversario, che stringeva la Via per l’Alba nella mancina, sollevata nella sua consueta posa di guardia.
    Un leggero vento iniziò a scuotere i bassi fili d’erba e i capelli di entrambi, ma pochi istanti dopo, furono spazzati da un’onda d’aria, generata dall’urto delle tre chiavi, che produssero un secco rumore metallico e scintille, quando i due prescelti cercarono di prevalere l’uno sull’altra. Si separarono dopo pochi attimi, balzando all’indietro per caricare un nuovo attacco.
    Il ragazzo corse incontro alla castana, preparando un fendente dal basso verso l’alto, che però fu schivato all’ultimo secondo con uno scatto laterale e un successivo balzo, che portò la giovane alle sue spalle, dove fece svanire le due armi e sfoderò un potente calcio alla schiena avversaria. L’argenteo non attese oltre e si gettò in avanti con una capriola, dopodiché si rialzò appena in tempo per parare con il piatto dell’arma un pugno, che altrimenti l’avrebbe colpito al viso. Per nulla arresa, Jessie si allontanò, impugnando nuovamente le sue lame per scagliarle entrambe contro il compagno.
    Le due chiavi ruotavano una accanto all’altra alla stessa velocità e non fu difficile per Riku evitarle e allungare la mano libera per afferrare la Via del Tramonto, che appena fu nella sua mano scomparve insieme alla sorella per tornare tra le dita della loro padrona, come fedeli seguaci.
    -Mi spiace, non mi fregherai con la mia tattica.- disse lei, rimettendosi in guardia.
    -Tentar non nuoce.- rispose lui, prima di lanciarsi in un’offesa diretta.
    Pronta a riceverlo, la ragazza si fece avanti a sua volta, ma all’ultimo l’argenteo si scansò, abbandonando la sua arma e girandosi, facendo perno sul piede destro.
    -Idropulsar!- urlò, aprendo i palmi.
    Inaspettatamente, la scarica di sfere acquatiche si mostrò più potente agli occhi di tutti. I globi bluastri erano di dimensioni e rapidità maggiori rispetto a quelli evocati dagli altri due custodi, infatti in breve tempo raggiunsero il loro obiettivo, che non si fece cogliere impreparato.
    Con il braccio sinistro levato al cielo, Jessie chiamò la sua difesa. -Tornado!-
    Da sotto i piedi della keyblader, prese vita una violenta e ululante tromba d’aria, che con il suo rapidissimo vorticare, minacciò di trascinare a sé anche il detentore dagli occhi acquamarina, che si tenne saldo al terreno, piantandovi la propria arma. Al contrario, le sfere d’acqua aumentarono la loro velocità e s’infransero in miliardi di gocce quasi invisibili, appena entrarono in contatto con quella magia brutale.
    Il tornado si estinse com’era comparso, spegnendo all’improvviso il suo gridare e lasciando cadere i fili d’erba smeraldina e il terriccio, che erano stati trascinati dalla sua furia. Tuttavia, quando non rimase traccia di quella calamità, la sua evocatrice era sparita alla vista del custode dell’Alba, che allertò i sensi e iniziò a guardarsi attorno, ma percepì la sua presenza alle proprie spalle e quando si voltò del tutto la trovò sospesa a testa in giù a pochi centimetri dal suo viso.
    -Buh!-
    Riku sferrò un fendente, ma per un istante perse l’equilibrio e mancò poco che cadesse rovinosamente a terra di schiena. -Mi hai fatto venire un colpo!- esclamò.
    La castana rise appena. -Scusa, ma volevo vedere quando ti saresti accorto di me. A causa del tornado non mi hai vista volare sopra la tua testa, ma ti sei accorto che ero dietro di te appena in tempo.- disse, girandosi per rimettere i piedi a terra. -Direi che ora possiamo iniziare a fare sul serio, tu che dici?-
    -Sono d’accordo.- rispose lui, mentre l’orecchino che portava al lobo sinistro iniziava a risplendere, come una stella dalla luce blu.

    ***


    Ricevuto il consenso finale, l’uomo si alzò dal giaciglio in cui era rimasto confinato per quasi tre giorni, mettendosi in piedi con la cautela più assoluta. Sapeva bene di aver toccato quasi il limite durante l’ultimo scontro, come sapeva che i risultati di esso lo avrebbero segnato e cambiato in modo radicale e irreversibile.
    Costatata la resistenza delle gambe, attraversò lentamente la stanza immersa nel buio e si avvicinò all’alto specchio, illuminato dalla fredda luce lunare, che faceva capolino dalla finestra priva di scuri. Giunto davanti al suo obiettivo, sollevò lo sguardo e studiò con attenzione il proprio riflesso, notando con orrore i cambiamenti del suo corpo.
    Coperto come sempre da abiti neri, Marluxia percorse la sua figura con lo sguardo, finché non si fermò a osservare quel viso nuovamente circondato dall’ondulata chioma tinta di uno spento rosa antico, che ne copriva la metà destra, nascondendo il risultato della battaglia avvenuta poco tempo prima. Fissò il proprio occhio sinistro ed emise un lungo sospiro, dopodiché scostò le ciocche morbide e trattenne il respiro alla vista di quella terribile tumefazione, che lo sfigurava partendo dalla fronte ed espandendosi fino al mento in lunghezza, mentre in larghezza toccava appena la zona del naso, ma che dal lato opposto, arrivava ben oltre la guancia, fino all’attaccatura dell’orecchio.
    Il Leggiadro Sicario sgranò le iridi color zaffiro e fu scosso da un forte tremito.
    Disgusto. Rabbia. Odio.
    Il suo cuore, che da poco aveva ripreso a pulsare, sembrava impazzito e sul punto di esplodere per l’intensità di quelle emozioni. Digrignò i denti come una belva feroce e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, ma poco dopo il pugno destro scattò e colpì la superficie riflettente, che s’incrinò e andò in frantumi, che caddero come dolorose lacrime, sul freddo pavimento color pece.
    Rialzato lo sguardo, il Ritornante si perse nelle contorte venature lignee della specchiera, mentre nel suo cuore e nella sua anima si scatenava una tempesta violenta, che avrebbe potuto distruggerlo se non fosse stato abbastanza forte, ma soprattutto lucido, per riversarlo su un nome e la sua corrispondente proprietaria. Fu così, che la disperazione mutò, divenendo un puro desiderio di vendetta.
    Sulla superficie lignea, Marluxia delineò una cascata di capelli castani, un paio di iridi color nocciola e il viso che li conteneva. Ritrasse la mano e impugnò la sua fedele arma dalla nera lama a mezza luna, poi la portò in posizione orizzontale e menò un fendente, che tagliò in due metà ciò che restava dello specchio e in pochi istanti, la parte superiore cadde all’indietro con un tonfo, che uscì dalla stanza e si propagò nei corridoi di cristallo nero, come un lamento di agonia.
    Infine, una piccola risata isterica e folle si levò dalla figura del Ritornante oscuro, che giurò di vendicarsi sulla custode del Tramonto.
    Appoggiata alla parete accanto al letto, la ragazza dai capelli blu e gli occhi scuri osservava in silenzio il comportamento del suo compagno. Il suo viso, pallido come la luna, non permetteva il mostrarsi di alcuna espressione o emozione, apparendo come spento. Tuttavia, la sua mente era tutt’altro che ferma e immobile, infatti, essa ripassava il suo piano da un punto all’altro e si compiacque dell’andamento preso dagli eventi, più rosei di quanto si aspettava.
    -Cara Jessie, mi hai fatto proprio un gran favore.- pensò, ghignando appena.
    Si staccò dal muro e si avvicinò all’uomo, poggiandogli una mano sulla spalla. -E’ tempo di muoverci.-
    Il rosato si voltò immediatamente al contatto. Fissò quel volto dalla pelle lattea e strinse la presa sulla falce, facendo frusciare la pelle dei guanti, mentre la sua ira minacciava di esplodere da un momento all’altro.
    -Vedi di calmarti, è inutile prendertela con me.- disse fredda la ragazza, puntando le sue iridi nere come l’Oscurità in quelle blu dell’altro. -Inutile e rischioso. Sai bene cosa ti accadrebbe se osassi anche solamente sfiorarmi con quella cosa, quindi mettila giù e datti una calmata.- aggiunse, continuando a sfidare il Ritornante con lo sguardo.
    Marluxia si morse il labbro inferiore e respirò a fondo, mentre la sua fedele compagna svaniva in una scia di petali neri e il suo cuore calava in uno stato di pace apparente.
    -Ora va meglio.- riprese lei con tono allegro.
    -Dove andiamo?- chiese lui, ormai abituato e indifferente ai suoi radicali sbalzi d’umore.
    -Ti porto a conoscere il nostro nuovo collaboratore.- affermò, facendo svanire entrambi in una nube di polvere scura.

    ***


    Il fetore di morte e corpi in decomposizione lo colpì con la violenza di uno schiaffo inaspettato, non appena la nube si fu diradata. Si portò d’istinto una mano al viso e si guardò attorno, studiando il luogo in cui si trovava.
    In ogni angolo di quella fredda e fetida grotta, illuminata appena dalla fioca luce di un paio di crepitanti torce, facevano bella mostra di sé numerosi resti di diverse carcasse, dei quali era però impossibile dedurre la provenienza, poiché oltre ad essere irriconoscibili, provenivano da creature a lui sconosciute.
    Grugnì di disgusto e alzò lo sguardo sulla compagna, che osservava la zona più profonda di quell’antro umido con un sorriso compiaciuto e divertito ad allungarle le labbra rosee. Colpito da quell’atteggiamento, seguì i suoi occhi e sollevò un sopracciglio, stupito e ancor più disgustato al contempo. Appeso al muro, stava un essere che non poteva di definirsi uomo, poiché anche se il volto e il torso dalla pallida carnagione ne davano la parvenza, il resto delle sue membra non era definibile a partire dalle braccia, che sparivano in un ammasso di carne, penzolante dal soffitto, mentre dal bacino in giù, sembrava che quelle carcasse lo stessero divorando.
    La ragazza tramutò il suo sorriso in un ghigno furbo e si avvicinò senza timore, provocando il risveglio del padrone di casa, che sollevò il viso, in parte celato dai lunghi e agitati capelli corvini.
    -Sei tornata.- disse. -Devo dedurre che si stia avvicinando il giorno in cui salderò il mio debito?-
    -Sveglio come sempre a quanto vedo, Onigumo.- rispose lei, poggiandosi una mano sul fianco.
    -Quel nome…- ringhiò infastidito. -Continui a pronunciarlo nonostante ti sia noto il mio nome attuale… perché?-
    -Sono affezionata a queste cose, non posso farci niente.- replicò fredda, sfoggiando un sorriso ancor più gelido, zittendo l’altro, che solo in quel momento parve notare la presenza del Ritornante. -E poi, non credo che sia così sbagliato chiamarti in questo modo.-
    -Lui chi è?- domandò incuriosito.
    -Lui è Marluxia.- rispose, tornando allegra. -E giocherà un ruolo importante il giorno in cui ti scontrerai con la custode.-
    -Non ho bisogno di un aiutante.- ribatté secco.
    -Infatti, non è qui per aiutare, ma per fare il suo dovere, qualcosa che nemmeno tu puoi fare. Non intralcerà il tuo piano, semplicemente interverrà al momento opportuno.- spiegò, abbandonando nuovamente la sua presunta allegria, per assumere un’espressione dura, che non ammetteva repliche. -Inoltre, conosce bene la custode e i suoi compagni, saprà darti utili consigli.-
    -Se mandi lui, immagino che tu avrai altro da fare…- commentò con un ghigno divertito stampato in volto.
    -Io sarò molto impegnata, credimi.- rise la ragazza, appoggiandosi al Leggiadro Sicario. -Questo per ora è tutto, a presto brigante Onigumo.- concluse, mentre compariva nuovamente la fitta nube di nera polvere, che portò lontano lei e il Ritornante da quelle pareti rocciose.
    Senza pensare a nulla, continuò a tenere lo sguardo fisso sul punto in cui la ragazza e il suo compare erano svaniti, finché un lieve rumore di passi non lo distrasse, facendolo voltare verso la sua sinistra.
    Sul ponticello di legno, che collegava quella grotta al resto del complicato labirinto di anfratti e gallerie, camminava quella che in apparenza appariva una bambina dagli occhi neri come il carbone e i capelli bianchi come la luna. Il gracile corpo era avvolto da un candido kimono, che la faceva assomigliare alle leggendarie fate della neve, mentre le piccole e delicate mani erano impegnate a reggere uno specchio tondo di semplice fattura, racchiuso in una cornice poco elaborata ma elegante.
    -Bentornata Kanna.- esordì colui che un tempo era conosciuto come Onigumo. -Come procede il nostro piano?-
    La bambina non rispose e si limitò a portare avanti a sé lo specchio, che s’illuminò per mostrare il riflesso di una scena lontana da quel luogo, che raffigurava un gruppo in movimento.
    -Stanno seguendo la direzione Toro-Tigre.- disse la bambina con voce atona e incolore. -Cosa dobbiamo fare?-
    -Lasciamoli proseguire, finché il mio nuovo corpo non sarà pronto resteremo nascosti.- rispose lui, distogliendo l’attenzione delle sue iridi dalla superficie riflettente e puntandola in alto, in un angolo remoto e silenzioso della caverna. -Chiaro Kagura?-
    Una donna scivolò dal buio, atterrando in piedi di fronte al suo padrone e nascondendo la parte bassa del viso dietro un ventaglio bianco striato di rosso, ma lasciando vedere i suoi occhi di un chiaro scarlatto, sormontati da una frangia castana.
    -Sì, tutto perfettamente chiaro, Naraku.-

    ***


    Emettendo il suo delicato verso, Omi la fenice d’acqua fece la sua comparsa sul campo di battaglia e dopo aver compiuto un piccolo volo in circolo, andò a posizionarsi dietro le spalle del suo padrone, che aveva rialzato la sua arma in posizione di guardia.
    -Io e Omi siamo pronti quando vuoi Jessie.- affermò, facendosi attento.
    La castana ghignò e portato in avanti il braccio destro, una fiammata partì dal palmo della mano, che pochi istanti dopo si chiuse sull’impugnatura della Via del Tramonto, mentre nella mancina, nascosta dietro la schiena, apparve l’Artiglio della Notte, silenzioso come una pantera durante la caccia. Trovato l’equilibrio, la custode si lanciò all’attacco, e, ruotando la spalla sinistra, menò un colpo dall’alto, che, però fu intercettato dalla chiave avversaria, mentre la seconda arma, avvolta in una rovente lingua di fuoco scarlatto, si muoveva rapidamente verso il fianco del ragazzo.
    A quel gesto, la fenice reagì, sbattendo le ali e ponendone una a difesa dell’argenteo, il quale nel frattempo aveva respinto la lama dell’Artiglio e con la mano libera creò un getto d’acqua, che trapassò senza problemi l’arto della creatura, uscendone potenziato, per poi riprendere la sua veloce azione e dirigersi verso la ragazza, che, dopo essersi allontanata, si accucciò. Il fiume azzurrino le scorse sopra la testa e quando terminò, saltò all’indietro e scagliò le sue armi contro il custode, dopodiché creò due sfere di fuoco poco più grandi del suo palmo, e le lanciò in direzione dell’uccello dal corpo trasparente.
    Le due chiavi figlie del buio roteavano a poca distanza l’una dall’altra a pari velocità, ma mentre la Via del Tramonto continuava a essere circondata da una pericolosa fiamma, sembrando viva, la sorella tagliava l’aria in silenzio, come morta. Dietro di loro, i due globi le seguivano rapidamente e ben presto le superarono per gettarsi sull’obiettivo, che si librò in volo, schivandole, ma la castana non si arrese e, muovendo la mano sinistra diede istruzioni ai suoi proiettili di fuoco, che invece di buttarsi al suolo, corsero all’inseguimento della fenice.
    Riku osservò attentamente i movimenti della compagna, ma non rimase fermo ancora per molto. Inaspettatamente, fece svanire la sua arma e iniziò una rapida corsa, trovandosi a pochi metri dalle lame dei due keyblade. Sferzò l'aria con il braccio, richiamando la Via per l'Alba e insieme a essa una parete d'acqua s'alzò dal terreno, frapponendosi tra il suo corpo e il pericolo in avvicinamento, ma appena entrarono in contatto, la barriera liquida si tramutò in un'onda possente, che travolse le due chiavi, serrandole in una morsa ferrea, come topolini tra le grinfie di un gatto, permettendo al giovane di avanzare. L'argenteo aggirò la trappola acquatica e riprese la sua corsa verso l'avversaria, ancora impegnata nello scontro con la fenice.
    Le due sfere erano lentamente mutate in scie infuocate, che disegnavano contorti disegni nell'etere, mentre proseguivano all'inseguimento della creatura, che improvvisamente si ritrovò in una gabbia di fasci roventi. Il poco spazio le impediva qualsiasi movimento tranne il battito delle ali, che generava una serie di goccioline d'acqua dalla breve vita, poiché evaporavano non appena sfioravano il bruciante fuoco che alimentava le sbarre di quella prigione.
    In un incredibile equilibrio, l'acqua aveva sopraffatto le armi del fuoco e poco dopo, era avvenuto l'esatto inverso: il fuoco aveva piegato l'essenza dell'acqua. Tuttavia, lo scontro era ancora tutto da giocare.
    Jessie sorrise soddisfatta della riuscita della sua idea e tenendo il pugno chiuso, abbassò il braccio, continuando a osservare la fenice chiusa tra le lingue crepitanti del suo fuoco. Un urlo di battaglia richiamò la sua attenzione e quando si voltò, l'unica cosa che vide fu la lama avversaria, che fischiava in direzione della spalla destra. Si girò completamente, impugnando la Via del Tramonto, che immediatamente incrociò il suo filo con quello della chiave nemica, portando a una situazione di stallo.
    L'argento faceva pressione dall'alto, costringendo la ragazza a piegarsi sulle ginocchia per resistere alla sua forza. L'acquamarina fissò intensamente la nocciola, cogliendovi un guizzo di orgoglio, ma anche una nota di stanchezza, che si rifletteva sul lieve tremore delle gambe e della mancina, ancora stretta per impedire la fuga della preda. Il ragazzo aumentò la forza e fece un passo avanti, costringendo la custode a indietreggiare e ad aprire il pugno e posarne il palmo sulla parte finale dell'arma per contrastare la spinta. A quel punto, Jessie riuscì a distendere le gambe e le braccia, però si accorse della perdita di calore e di energie dell'arto sinistro. Strinse i denti e lottò contro quella debolezza, mentre al suo udito giungeva il leggero battito d'ali della fenice e il suo delicato richiamo.
    Riku la costrinse nuovamente a indietreggiare e il braccio sinistro infine, cedette e ricadde inerme lungo il fianco, mentre le spalle si alzavano e si abbassavano in corrispondenza del suo affanno.
    -Jessie, arrenditi.- esordì l'argenteo. -Sei stanca e il tuo braccio ha ceduto… non puoi continuare!-
    -Non mi hai ancora sconfitta!- esclamò lei, lasciando che la sua arma s'infuocasse, facendo perdere terreno all'altro. -Ho ancora un paio di carte da giocare!- aggiunse, allontanandosi di una decina di metri.
    Poggiati i piedi a terra, un cilindro di fiamme la circondò, dopodiché si divise in numerosi fasci, che si raggrupparono, andando a formare venti sfere di trenta centimetri di diametro. Come obbedienti servitori in attesa di ordini, i globi stavano attorno alla loro padrona, che ora fissava con intensità le preziose iridi blu dalla pupilla bianca di Omi, che la ricambiava con uno sguardo inflessibile, trasmettendo la fedeltà verso il suo padrone.
    -A noi!- urlò, iniziando a correre verso il compagno, seguita dalle sfere, come ligi soldati agli ordini di un generale.
    Il ragazzo scosse appena il capo, dopodiché la imitò, andandole incontro, mentre la fenice volava sopra di lui.
    Esattamente a metà strada le due lame cozzarono tra loro per l’ennesima volta, scatenando scintille e spruzzi di fuoco, mentre gli sguardi dei due ragazzi si scontravano in una muta sfida. Nel frattempo, sopra le teste dei due custodi, Omi sbatté le ali e generò un’onda d’acqua che travolse le sfere, annullandone ogni molecola, dopodiché ricadde a terra, bagnando i due contendenti. Nemmeno la gelida doccia dell’essenza dell’acqua riuscì a spegnere la bruciante fiamma della Via del Tramonto e la resistenza della sua giovane prescelta, che continuava a tener testa all’argenteo nonostante il pericoloso avanzare della debolezza e il venir meno delle sue forze.
    -Jessie basta così! Ti prego!- esclamò il ragazzo, notando l’aumento del suo affanno.
    -Mai!- replicò lei. -Se vuoi che questo scontro finisca devi mettermi in condizioni di non poter attaccare, anche a costo di ferirmi!-
    -E va bene!- sentenziò il custode dell’Alba, caricando un pugno con la mano destra diretto allo stomaco dell’avversaria.
    Il colpo andò inaspettatamente a segno e la ragazza si piegò appena su se stessa, ma non perse la presa sulla sua arma, solo la fiamma che le dava vita si ridusse, divenendo uno strato di pochi centimetri. La castana rialzò lo sguardo, stanco ma determinato a non arrendersi, e rispose al pugno con un calcio della gamba sinistra, che però si rivelò più debole di quanto pensasse, poiché al ragazzo bastò sollevare il braccio per pararlo e contrattaccare con una torsione della mancina per disarmarla.
    La Via del Tramonto volò alle spalle della custode, che perse l’equilibrio e minacciò di cadere a terra di schiena, ma il compagno fu più rapido, afferrandola per il braccio destro e tirandosela al petto.
    -E’ finita.- disse l’argenteo, mentre compiva profondi respiri. -Sei contenta adesso?-
    -Sì…- rispose, tossendo piano. -Bel pugno.-
    Riku sospirò esasperato, prendendo la ragazza tra le braccia e congedando mentalmente la fenice d’acqua, che emesso il suo soave richiamo si tramutò in una miriade di gocce, le quali si catalizzarono nello zaffiro incastonato nell’orecchino dell’argenteo.
    -Sei andata ben oltre il tuo limite… lo sai che sei pazza?-
    -Ne vado fiera… ci ho messo anni per diventarlo.- rise lei, sollevando le iridi stanche sul viso dell’altro. -Ma sono anche fiera di te, mi hai sconfitta. Ho dovuto provocarti, ma ci sei riuscito- ammise, sorridendo.
    -Allora mi prendo il mio premio.- concluse il ragazzo, chinando il capo per trascinarla in un intenso bacio da cui aveva tutta l’intenzione di uscire vincitore.
     
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