Capitolo 70: L'amore degli opposti

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Capitolo 70: L’amore degli opposti

    L’arma leggendaria dalla foggia floreale scivolò dalla mano che la impugnava e precipitò silenziosa verso il suolo, svanendo un istante prima di sfiorarlo. Lo imitò immediatamente la sua custode, che cadde in ginocchio con le mani avanti per sorreggere il proprio corpo, sentendolo debole e stanco, privo di energia.
    La schiena si alzava e si abbassava rapidamente, segnando l’affanno della giovane principessa, che risollevò lo sguardo ancora incredulo su ciò che era stata in grado di compiere.
    Una piccola nube di polvere ancora aleggiava sui detriti della porzione di cinta muraria che era stata travolta dalla keyblader del Tramonto, che non era stata in grado di frenare l’incredibile potere scaturito dal cuore puro della ragazza dai capelli rossi.
    Gli astanti tacevano di fronte a tale spettacolo, sconvolti e sorpresi dalla piega che aveva preso lo scontro tra le due giovani. Mai si sarebbero aspettati un simile finale, conoscendo le capacità dell’una e dell’altra, soprattutto quelle della castana, che ancora non dava segno di sé.
    Le candide macerie restavano immobili, in attesa di essere mosse da forze esterne.
    Finalmente riemerso dallo stato di lieve shock, il possessore della Catena Regale scosse un braccio dell’amico per ridestarlo dal suo torpore momentaneo e senza attendere risposta corse in direzione della propria compagna.
    L’argenteo osservò per un istante le mosse del castano, dopodiché nella sua mente comparve un unico pensiero e i suoi occhi scattarono veloci sull’ammasso di pietre bianche, ormai libere dalla lieve coltre che le copriva.
    -Jessie…- sussurrò, correndo dall’altra parte della distesa erbosa col cuore che batteva impazzito nel petto a causa dell’ansia che gli scorreva nel sangue come un infido veleno.
    Superò la coppia di amici senza guardarli, poiché il suo sguardo era rivolto solamente avanti a sé.
    Giunto di fronte al cumulo di detriti si mise all’opera per liberare la compagna.

    -Kairi, come stai?- domandò, aiutandola a mettersi in piedi.
    -Stanca…- mormorò lei, spostando l’attenzione sul ragazzo, che sussultò quando vide i suoi occhi. -Cosa c’è Sora?-
    Il Maestro del keyblade fissava confuso l’iride destra della ragazza, la quale non era più blu come l’oceano, ma era tinta col colore dei petali delle violette.
    Il giovane rammentò che anche i due compagni avevano subito qualcosa di simile, quando per la prima volta erano entrati in contatto con i loro predecessori. Si rilassò, sospirando e donando un sorriso alla sua principessa che continuava a guardarlo con preoccupazione.
    -Allora? Qualcosa non va?- chiese ancora.
    -Nulla di serio, tranquilla…-
    -Se lo dici tu…- rispose lei poco convinta, dopodiché rivolse lo sguardo altrove. -Jessie…- pensò con terrore, vedendo il detentore della Via per l’Alba sollevare i pesanti frammenti di pietra, aiutato dal Feroce Lanciere. -Sora! Portami da loro!-

    In pochi istanti, tutti i presenti si erano avvicinati alle alte mura di cinta per verificare lo stato della ragazza, che fu ritrovata sotto l’ennesimo masso sollevato da Xaldin, con l’ausilio dei suoi poteri.
    La castana giaceva sul fianco sinistro, in posizione fetale, priva di sensi.
    Le braccia erano coperte da numerosi graffi sanguinanti e le mani erano ancora serrate nell’atto di impugnare le due armi, che però, non erano presenti accanto alla loro padrona.
    Con la paura che gli stringeva il cuore in una ferrea morsa, il keyblader dai capelli argentati si chinò sul corpo immobile della giovane. La sollevò piano, come se stesse maneggiando un oggetto di preziosa e fragile porcellana, mettendola seduta e la fece appoggiare a sé, mentre la scrutava in cerca di qualunque segno vitale. Notò con sollievo il lieve movimento del petto, ma lo pervase il terrore quando avvertì la mano sinistra, che sorreggeva la testa della custode, bagnarsi lentamente con qualcosa di vischioso al tatto.
    Allontanò la mancina per osservarne il palmo e inorridì quando lo vide macchiato di denso sangue scuro.
    -Jessie svegliati!- urlò immediatamente. -Jessie per favore, apri gli occhi!- continuò, scuotendola senza usare troppa forza.
    La chiamò ancora e ancora, ma non ottenne altro che rantoli dalle sue labbra e un leggero tremore dal suo corpo.
    -Energiga!- esclamò Sora, allungando la dritta verso il corpo della compagna, che fu avvolta da un’intensa aura smeraldina, mentre sopra il capo sorgeva un bocciolo, che in pochi istanti si schiuse rivelando un giglio dai petali candidi come la neve.
    La magia si spense a poco a poco, mentre compiva il suo miracoloso effetto, guarendo ogni ferita delle membra tremanti della castana, che tuttavia non accennò a svegliarsi e il viso dalla pelle abbronzata restava pallido come la superficie della luna.
    I secondi passarono inesorabili e veloci, ma al custode dell’Alba parvero durare un’eternità, finché la ragazza tra le sue braccia non strizzò gli occhi per poi aprirli lentamente.
    Tutti la guardarono col fiato sospeso, incapaci di proferire parola, mentre lei voltava lo sguardo attorno a sé per studiare l’ambiente che la circondava, e si portava la mano destra alla tempia. Fece un lungo sospiro, che accompagnò il socchiudersi delle palpebre.
    -Come ti senti?- chiese il Re, notando che il viso della giovane non accennava a riacquistare il suo colorito.
    -Ho un gran mal di testa…- grugnì. -Sapevo di avere la testa dura, ma non pensavo così tanto, accidenti… e non credevo che la Luce potesse farmi tanti danni…- disse stanca, gettando un’occhiata alla mancina, che aveva tentato di muovere senza risultati.
    -Cioè?- domandò il sovrano, incredulo e allarmato.
    -Dalla mano alla spalla sinistra… non riesco a muovere nulla…- rispose, tralasciando il dolore intenso che avvertiva.
    Un dolore che sembrava mangiarla dentro, come un malefico e ingordo parassita.
    -Com’è possibile?- intervenne Sora.
    -Bah, se ci pensi, non è così improbabile che la Luce mi dia certe noie…- sbuffò Jessie, alzandosi in piedi aiutata dal compagno, che non le staccava gli occhi di dosso. -La mano sinistra è quella che impugna l’Artiglio, che è un’arma oscura e la Luce giustamente, ha il compito di debellare l’Oscurità. Comunque Kairi, complimenti. Mi hai sconfitta su tutta la linea e hai capito in cosa consiste il tuo potere, l’allenamento con te è terminato.- sorrise all’indirizzo della rossa, che scattò improvvisamente in avanti ad abbracciare l’amica, poggiando la fronte sulla sua spalla per nascondere il viso.
    -Scusami Jessie! Miyo mi aveva avvertita, ma non sono riuscita a controllarmi! Non volevo farti del male!- esclamò tra le lacrime, stringendo la stoffa nera del cappotto tra i pugni.
    La castana addolcì lo sguardo e posò la mano destra sul capo della principessa. -Kairi, non sentirti in colpa. Hai affrontato lo scontro come mi aspettavo, anzi, sei andata ben oltre le mie previsioni.- affermò, facendo scivolare le dita della dritta sotto il suo mento per invitarla a incrociare i loro sguardi. -Ascoltami bene, quando sarò una nemica, probabilmente non ci sarà la Luce attorno a te, quindi non avrai dalla tua parte il punto ambiente. Per questo dovrai avere la stessa determinazione di oggi, forse di più, perché sarò io ad avere un vantaggio su di te. Tutto chiaro?-
    La custode del keyblade fiorito annuì, asciugandosi le ultime lacrime e rispondendo al caldo sorriso dell’altra.
    -Ora però torniamo dentro, è ora di pranzo, io devo recuperare le forze se non voglio fare brutta figura con Sora più tardi e anche tu hai bisogno di rilassarti, altrimenti quell’occhio resterà così.- disse, indicando l’iride destra della rossa.
    -L’occhio? Cos’ha il mio occhio?- domandò spaventata.
    -Calmati Kairi, non è nulla…- intervenne Riku, sorridendo all’amica. -Guarda…-
    L’argenteo aprì il palmo sinistro e, a pochi centimetri d’altezza da esso, apparve una piccola sfera d’acqua che lentamente s’ingrandì e si modellò. Si allargò e si appiattì, creando una superficie sottile su cui la ragazza vi trovò il riflesso del suo volto e notò il suo occhio che non era più blu ma viola.
    -Dev’essere stato il contatto diretto con Miyo a provocarlo, ma non preoccuparti, tornerà come prima quando meno te ne accorgerai.- assicurò il ragazzo, sciogliendo la magia.
    Kairi assentì, dopodiché, sotto incitazione, tutti seguirono il custode della Catena Nobile all’interno del grande castello bianco.
    In fondo al gruppo, Riku portò un braccio dietro la schiena della compagna per sostenerla e con le dita circondò la spalla sinistra, trovandola gelida. La fissò preoccupato, mentre lei prendeva con cautela il braccio inerme da sotto il gomito con l’arto opposto ed era scossa da un violento brivido.
    -Tutto bene?- le chiese.
    -Insomma… sentire il braccio così freddo è una novità anche per me, ma non preoccuparti sono sicura che con la scesa della sera starò meglio, piuttosto mi sa che dovremo rimandare il tuo allenamento a domani mattina…-
    -Vorrei che rimandassi anche quello di Sora…- sospirò il ragazzo, attendendo la replica che non tardò a farsi sentire.
    -Scordatelo.- sentenziò rigida. -Abbiamo fretta e con te ci sarà da fare un lavoro doppio.-
    -Perché?- domandò curioso.
    -Perché non è da molto che Omi è con te e poi, hai il coraggio di colpirmi a sangue freddo?- replicò lei, facendo incrociare i loro sguardi. -Dovremo controllarci e dare il meglio, dobbiamo essere preparati.-
    Il keyblader annuì prima di chinarsi su di lei e sfiorarle le labbra con un bacio leggero come un alito di vento.
    -Sarà difficile, ma ce la faremo.- concluse, donandole un sorriso luminoso più dell’aurora.

    ***


    Un venticello leggero smuoveva i pigri fili d’erba, facendoli somigliare a tante ballerine impegnate nella loro sensuale danza. Il sole, ormai prossimo alla linea dell’orizzonte, aveva già dato il via all’allungarsi delle ombre e al colorarsi del cielo, che dal vivace azzurro del mezzodì era passato a una tinta di svariate sfumature. Dal rosso intenso che circondava la stella del giorno, come la criniera di un fiero leone, si passava gradualmente al rosa e al viola, che poi si scuriva nel blu, sempre più profondo verso oriente, annunciatore della notte.
    Quell’arcobaleno di luce colorata, si gettava come l’acqua di una cascata sul Castello Disney e i suoi territori, colorando le mura e inondando il manto erboso, che altrimenti si sarebbe presentato come una distesa smeraldina.
    Seduta sull’alta recinzione, Jessie beava il proprio sguardo di quel meraviglioso panorama, che placava il suo animo turbolento e ridava forza alla parte debilitata del suo essere, che mal risentiva della presenza di tanta Luce in un unico luogo.
    Una serie di fruscii e passi, preceduta da alcune voci, la rapì dall’incantesimo creato dal crepuscolo e la fece voltare verso l’ingresso del giardino. I suoi compagni di viaggio, accompagnati dal gruppo dei Ritornanti, avevano fatto il loro ingresso, mentre il detentore della Catena Regale si portava al centro dell’area prescelta per l’allenamento.
    Restia ad abbandonare la sua postazione, la ragazza sbuffò appena, ma si alzò subito dopo, intraprendendo un breve volo, che la portò a un paio di metri di distanza dal brunetto.
    -Jessie, sei sicura di voler combattere anche contro di me?- chiese preoccupato. -Possiamo rimandare se non te la senti…-
    -Stai tranquillo.- rispose lei con un sorriso incoraggiante. -Io e te ci batteremo ad armi più che pari: tu hai la luce della Prima Pietra, mentre io ho quella del tramonto.- spiegò, evocando entrambi i keyblade e muovendo senza problemi il braccio sinistro.
    Il ragazzo imitò subito la compagna, impugnando la sua chiave e mettendosi in posizione. -Prima le signore.-
    -Con piacere!- esclamò Jessie, correndo contro il suo avversario con le braccia dietro la schiena.
    Sora, invece, rimase fermo in attesa del colpo che sarebbe giunto in pochi istanti. Difatti, dopo una breve e rapida successione di passi, le tre armi entrarono in contatto, producendo un violento rumore metallico, che spezzò la tensione aleggiante tra gli astanti. Il piatto della Catena Regale fermò l’avanzare delle sue sorelle, creando una pioggia di scintille e una situazione di stallo, che terminò quando la Via del Tramonto si levò per caricare un fendente dal basso.
    Il custode saltò immediatamente all’indietro, evitando il colpo, dopodiché si lanciò verso la ragazza in uno scontro frontale. La castana ghignò appena, prima di caricare il braccio sinistro in orizzontale e scagliare così l’Artiglio della Notte in direzione del compagno. La chiave volò veloce a mezzo metro dal suolo, ma fu facilmente schivata con un balzo in avanti, a cui seguì una sferzata circolare. Questa volta, fu Jessie a saltare e indietreggiare, mentre la seconda lama tornava nella sua mano con una scia luminosa.
    -Magnetega!-
    Riportati i piedi a terra, la castana dovette trattenere le sue armi dall’effetto della magia evocata da Sora. Un piccolo vortice magnetico dai riflessi grigio-argentei in continuo turbinare, che aveva lo scopo di strappargli i keyblade dalle dita. Quando, però sentì che le mancava il terreno d’appoggio, lasciò la presa e si voltò appena in tempo per evitare un affondo avversario, gettandosi a terra e rotolando di lato. Quando si trovò a pancia in sotto, tentò un calcio basso mentre si girava sul fianco, appoggiandosi sulle mani. L’attacco andò a segno sulla gamba destra del ragazzo, che perse l’equilibrio, dandole il tempo di rialzarsi e allontanarsi di qualche passo.
    -Questa magia non la conosco, davvero un’ottima trovata!- si complimentò Jessie. -Sei il primo che riesce a portarmi via i keyblade.-
    -Grazie!- ridacchiò Sora, rimettendosi in piedi.
    -Ora se permetti, vorrei contrattaccare…- sorrise, mettendosi a braccia conserte.
    -E come pensi di… oh-oh…-
    Disposte in cerchio davanti alla loro evocatrice, comparvero dieci sfere infuocate grandi quanto un pugno. -Schiva queste, se ci riesci.- disse, dopodiché i globi rossi come il sole all’orizzonte, partirono all’attacco una dietro l’altra.
    Gli occhi azzurri del Maestro del keyblade scattavano da destra a manca per seguire i rapidi e sinuosi movimenti delle sfere, che all’improvviso ruppero la formazione lineare e cominciarono a muoversi in maniera confusa, seguendo la volontà della loro padrona, poi una si staccò dal branco per gettarsi sull’obiettivo.
    Sora attese l’ultimo istante, prima di colpire la sfera con una sferzata laterale, dopodiché riportò subito l’attenzione sul resto del gruppo, che si trovava improvvisamente troppo vicino.
    -Reflex!- urlò il castano, creando una barriera rosata per difendersi dall’offesa multipla.
    Dopo l’impatto con i globi di fuoco, la magia s’infranse in tanti frammenti, ma prima ancora che questi potessero svanire senza un suono, il ragazzo corse verso la compagna, che si preparò a riceverlo, richiamando la Via del Tramonto. Tuttavia, quando fu a pochi passi da lei, Sora spiccò un balzo per arrivarle alle spalle e menò immediatamente un fendente orizzontale.
    Jessie impugnò anche l’Artiglio della Notte e fece un passo avanti con il piede destro, sul quale fece perno per voltarsi e si accorse d’aver bloccato la lama della Catena Regale, solo quando il keyblade della Notte cozzò con essa.
    I due custodi si fissarono l’uno negli occhi dell’altra, mentre placavano il lieve affanno, che li aveva costretti a fermarsi. La ragazza si perse per un attimo nelle iridi azzurro cielo del compagno, leggendovi tutta la determinazione del suo animo e comprese appieno come avesse fatto ad avere la meglio sull’Oscurità ogni volta che se l’era trovata di fronte. Il keyblader, invece, non seppe decifrare lo sguardo della castana, poiché gli parve attraversato da una tempesta di emozioni contrastanti, tuttavia colse la forza celata da quegli occhi tinti di nocciola e non riuscì a non chiedersi come avrebbero mai potuto sconfiggerla, una volta che sarebbe diventata loro avversaria.
    Il vento si era quietato, zittendo il proprio soffio e lasciando che fossero i due contendenti a colmare l’etere di suoni e rumori e a far danzare il prato sul quale poggiavano i piedi. Tutto era immobile e ormai, il sole era del tutto tramontato, lasciando il trono della volta celeste alla pallida ed elegante luna, che saliva lenta da est, in posa calante, circondata dal cupo blu notturno, impreziosito dalla presenza delle stelle.
    -Direi che per oggi possiamo fermarci qui.- esordì la ragazza, mettendosi eretta, mentre le sue armi svanivano in una scia luminosa, seguite dalla Catena Regale. -Sei bravo, sia dal punto di vista magico che fisico, e anche in quanto a forza mi tieni testa.- disse soddisfatta. -Le tue impressioni?- domandò, incamminandosi verso il resto del gruppo, affiancata dall’altro.
    -Bè, non era la prima volta che mi scontravo con due keyblade, quindi ero pronto a ogni evenienza, ma mi sono fatto più attento quando hai usato le sfere siccome non sapevo come le avresti sfruttate.- spiegò, incrociando le braccia. -Invece per quanto riguarda la forza, mi sembra che siamo più o meno pari.-
    -Bene, domani proveremo un secondo round. Ora andiamo a riposarci un po’!- concluse lei.
    -Siete stati molto bravi, specialmente tu Sora.- intervenne Re Topolino. -Peccato che mi perderò lo scontro di domani.-
    -Tornate sulla nave?- chiese il castano.
    -Sì, sono stato qui anche troppo, non vorrei che gli altri si preoccupassero e poi voglio sapere se durante il viaggio ci sono stati problemi.-
    -Allora ci vediamo fra due giorni.- decretò il ragazzo dagli occhi azzurri.
    Il sovrano annuì, dopodiché salutò tutti e attraversò un varco preceduto da Xemnas.

    ***


    Si chiuse la porta alle spalle e si guardò attorno, studiando l’arredamento della stanza. Un letto a due piazze stava di fronte all’entrata e alla sua sinistra, si trovava un’alta finestra, coperta da una leggera tenda color perla, mentre all’altro lato, prendevano posto un paio di poltrone e uno scrittoio addossato alla parete. Opposta a esso, invece, stava una seconda porta, che probabilmente conduceva al bagno.
    Gettato il lungo cappotto su una delle poltrone presenti nella stanza, ormai raggiunta dalla sola luce della pallida luna, si lasciò cadere sul fondo del morbido materasso, lasciando le gambe penzolanti e portando lo sguardo sul soffitto bianco come la neve. Sospirò appena, mentre chiudeva lentamente gli occhi e si faceva trasportare dal placido incantesimo del sonno, che la invitava incessantemente a prendere parte al mondo dei suoi sogni, lontano dai pensieri e dalle fatiche di quella lunga giornata. Tuttavia, questo suo proposito fu interrotto bruscamente e piacevolmente al contempo, quando un paio di labbra conosciute e calde, come i raggi solari del mattino, si posò sulle sue, in cerca di un contatto più profondo. Contatto, che non fu negato.
    Schiuse le labbra e invitò l’amante a partecipare a quel gioco, di cui non erano ben definite le parti, con un piccolo e fugace tocco della sua lingua. In pochi attimi, il silenzio che avvolgeva la stanza come un guscio, fu infranto dai lievi sospiri dei due ragazzi, finché non si separarono in cerca d’ossigeno per colmare il leggero affanno.
    Jessie aprì gli occhi e immediatamente si specchiarono in quelli di Riku, che stava sopra di lei, appoggiato sui gomiti per evitare di schiacciarla col proprio peso. Si perse in quell’infinito oceano verde, desiderando di non separarsene mai, ma si riscosse quando avvertì la mano fresca dell’altro scivolare sotto la sua maglietta, per accarezzarle i fianchi e il ventre con un tocco delicato, cui non seppe trattenere un sospiro di piacere, soprattutto quando salì a sfiorarle il seno.
    L’argenteo sorrise alla reazione della compagna, quindi si abbassò per posare le labbra sul collo abbronzato, lasciato libero dalla scollatura della maglia. Percorse tutto il lato destro del collo con una scia di baci, passando lentamente al lato sinistro, beandosi dei sospiri della ragazza, mentre con altrettanta calma, la mano destra continuava a sfiorare la pelle del ventre, che si ritraeva appena al suo passaggio.
    Si fermò per un istante, quando sentì i palmi bollenti della custode del Tramonto, posarsi sulla sua schiena dopo aver sollevato la felpa e la t-shirt sottostante. Avvertì le dita percorrergli la linea della colonna vertebrale dal basso verso l’alto, per poi scendere di nuovo e passare sull’addome e sul petto, finché non la fermò per liberarsi degli indumenti che gli coprivano il torso. Quando riemerse per gettarli lontano, in un punto imprecisato della stanza, si accorse che anche lei si era tolta la maglietta e si era seduta, spingendosi indietro sul letto, fino ad arrivare ai cuscini.
    Sorrise appena, vedendo che il compagno si era incantato a guardarla, così lo richiamò allungando un braccio verso di lui e unendo il palmo della mano con il suo, quando si fu avvicinato. Ripresero a baciarsi con più impeto, mentre i pantaloni finivano sul pavimento con poca grazia, ormai considerati ostacoli fastidiosi.
    Quando furono pelle contro pelle, senza nessuno strato di stoffa a dividerli, un brivido scosse entrambi lungo la schiena, fermandoli un istante e facendo incrociare nuovamente i loro sguardi. A nulla sarebbero valse le parole in quell’eterno momento sospeso tra le loro iridi, poiché da esse, l’unica cosa che trapelava era l’amore che provavano l’uno per l’altra.
    Riku ammirò il corpo della compagna con occhi languidi, ma fu travolto dalla tenerezza, quando la vide arrossire e spostare lo sguardo da un lato. Si chinò su di lei per coinvolgerla in un bacio senza via di scampo.
    Inizialmente sorpresa dal tono di quel contatto, Jessie si lasciò andare, rispondendo con altrettanto impeto, mentre passava le braccia attorno al collo del ragazzo, per affondare e intrecciare le dita nella lunga chioma argentea. Aumentò la presa sulle ciocche con cui stava giocando e inarcò appena la schiena, quando il compagno entrò in lei con delicatezza estrema, che però non le impedì di avvertire una scossa di dolore, il quale tuttavia, si tramutò in piacere dopo pochi attimi. Travolti da un’indescrivibile e mai provata passione, si amarono senza temere nulla in quel luogo precluso all’Oscurità, che tanto desiderava dividerli, trovando anche l’intesa perfetta tra i loro elementi opposti e complementari al contempo. Unici testimoni della loro unione erano la muta stanza, che si riempì di ansimi e sospiri, e l’ultimo quarto di luna, che con occhio curioso, osservava attraverso la trasparenza delle tende.
    I due ragazzi si fecero avvolgere e sommergere dai loro sentimenti reciproci per un tempo che a loro parve infinito ed effimero, finché non si fermarono, scambiandosi un ultimo e lungo bacio.
    Quando si divisero, Riku si soffermò a osservare il viso della compagna, circondato dalla chioma castana, rosso sulle gote e cosparso di piccole gocce di sudore sulla fronte, mentre le labbra schiuse emettevano rapidi respiri e la presa sulla sua schiena si allentava, segnalando il suo rilassamento. Sempre con delicatezza, uscì dal corpo della ragazza, stendendosi al suo fianco e avvolgendo entrambi con le coperte, dopodiché la abbracciò, stringendosela al petto come se fosse la cosa più preziosa che possedesse, per non permettere a nessuno di separarli.
    -Riku, se stringi ancora un po’ mi stritoli…- mormorò lei, spostandogli una ciocca argentea dietro l’orecchio.
    -Oh, scusa…- rispose, allentando la presa.
    -Non fa niente…- replicò tranquilla, passando il braccio sul fianco del compagno e appoggiando la testa al suo petto.
    -Jessie…- chiamò poi, chiudendo gli occhi.
    -Mh?-
    -Ti amo.-
    -Anch’io Riku… anch’io…- disse, mentre senza rendersene conto, scivolava controvoglia nel regno di Morfeo, cullata dal ritmo del respiro del custode dell’Alba.
     
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