Capitolo 68: Il piano di Jessie

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Capitolo 68: Il piano di Jessie

    Riacquistò coscienza di sé dopo un lasso di tempo che gli parve infinito.
    I suoi ultimi ricordi erano solo una massa d’immensa rabbia e una furia cieca che gli avevano annebbiato la mente e mandato in frantumi la ragione, a tutto questo, si aggiungeva un’intensa sensazione di dolore, che però in quel momento era come sopita.
    Quando i suoi occhi color cobalto si aprirono, iniziarono una frenetica analisi dell’ambiente circostante, per capire in quale luogo si trovasse. Tutto era avvolto da uno spesso strato di penombra, trafitto solamente da una fievole luce, grazie alla quale riuscì a cogliere la presenza di una porta alla sua destra, mentre al lato opposto stava una finestra a mezzo metro da terra, provvista di un davanzale. Su di esso, una figura a lui ben conosciuta, con il viso rivolto al cielo nero, in cui svettava l’astro notturno, brillante come un gioiello prezioso.
    -Ti sei svegliato.- disse atona la ragazza, abbandonando la sua posizione con un agile balzo.
    -Quanto ho dormito?- chiese Marluxia, spostando lo sguardo al soffitto.
    -Neanche un giorno intero.- rispose, sedendosi sul letto. -Sono riuscita a rimetterti quasi del tutto in sesto.-
    -Quasi?-
    -Bè sì… ci sono due cose di cui ancora non sei consapevole, ma credo che la prima possa essere rimossa dalla mia lista a giudicare da ciò che vedo…- commentò, osservando il Ritornante senza battere ciglio.
    L’uomo si era portato la mano destra al viso, ricordando improvvisamente tutti gli avvenimenti della sera precedente, e sotto le dita, libere dal guanto nero, avvertì la cicatrice dell’orrenda tumefazione che lo avrebbe sfigurato per sempre.
    Trattenne la rabbia e il dolore, mordendosi il labbro inferiore, mentre la mano sinistra stringeva convulsamente le lenzuola, come a volerle distruggere.
    -Non puoi fare nulla?- domandò.
    La ragazza scosse il capo, agitando la tranquilla cascata composta dalla sua chioma. -No.-
    -Perché?-
    -Ciò che ti ha ferito, non è un normale fuoco, come quello del tuo vecchio compagno. Quella cicatrice è stata provocata dal fuoco creato dalla stessa Oscurità.- spiegò. -Dovresti ritenerti fortunato a essertela cavata con un semplice sfregio.-
    -Cosa…-
    -Se ci fossi stata io al posto della custode, stai pur certo che di te non sarebbe rimasta nemmeno l’anima.- disse con freddezza, fissando le iridi blu dell’altro con le proprie, nere e profonde come l’abisso che l’aveva generata.
    Il Leggiadro Sicario deglutì, ripensando alla fine che era toccata alla stolta Malefica, la quale aveva portato a termine il suo ruolo e, come un pedone su di una scacchiera, era stata sacrificata per permettere l’avanzamento della Regina.
    Una Regina spietata che non guardava in faccia a nessuno pur di raggiungere il proprio scopo e ragionò a quanto fosse fortunato a essere ancora vivo a quel punto. Tremendamente fortunato, oppure indispensabile per aprire la strada alla sua compagna e Signora.
    -La seconda cosa?- chiese, dopo un lungo sospiro.
    -Oh, nulla di che, almeno dal mio punto di vista.- esordì. -Diciamo che la tua folta acconciatura è stata ridotta di parecchio.-
    Marluxia strabuzzò gli occhi e spostò la dritta sul capo, avvertendo al tatto lo stato della sua capigliatura, ridotta a un taglio, che per pochi centimetri non raggiungeva quello militare. La sua ira crebbe ulteriormente, scatenando il riso nella giovane al suo fianco.
    -Anche per questo non puoi fare niente?!- domandò alterato.
    -Rilassati.- affermò. -I capelli posso farteli ricrescere con uno schiocco di dita, ma ho voluto aspettare che ti svegliassi per vedere che faccia facevi e poi magari ti piacevano.-
    Il rosato scattò a sedere, ma ricadde immediatamente sui cuscini, ancora troppo debole per concedersi determinati movimenti.
    -Quando sarai in grado di alzarti ti sistemerò i capelli, ma ora resta lì a riposare, tanto non c’è nulla da fare ed io ho voglia di schiacciare un pisolino.-
    -Come sarebbe a dire, non c’è nulla da fare?- chiese sbalordito e confuso.
    -I nostri cari eroi sono andati in un luogo dove non posso né vederli, né raggiungerli. Dobbiamo aspettare che ritornino sulla loro nave per poterli osservare di nuovo.- rispose, avvicinandosi alla porta.
    -Non puoi nemmeno sentirli?- domandò, avendo capito a quale mondo si riferiva.
    -No, la Luce è troppo forte e rischierei di esserne abbagliata, poiché non ho ancora tutto ciò che mi serve per muovermi nel territorio avversario.- sentenziò grave. -Anche lo specchio più resistente è trafitto se la luce che cerca di riflettere è troppo intensa.-
    Lasciò che le sue parole si adagiassero nel silenzio della stanza e sparì oltre la soglia, prendendo a camminare per i bui corridoi della Sacra Reggia, ormai dimora dell’Oscurità dal giorno in cui la sua antagonista di sempre cadde, vittima dei suoi stessi figli.
    Si fermò davanti ad una delle poche finestre disposte lungo il percorso di pareti nere come la pece, e di nuovo, si mise ad ammirare quel cuore luminoso, cosicché i suoi pallidi e freddi raggi si posassero sul suo viso dalla pelle nivea.
    Chiuse gli occhi e un unico, deciso, pensiero si fece largo nella sua mente.
    -Manca poco.-

    ***


    L’eco dei loro passi risuonava sordo e ritmico tra le alte mura del castello.
    Re Topolino e i tre custodi che già avevano avuto modo di recarsi in quel luogo, si guardavano attorno raggianti e sollevati nel costatare che l’Oscurità non era riuscita a intaccarlo. Ovunque si rivolgesse lo sguardo, si poteva notare il trionfo della Luce sulla sua eterna avversaria, che in quei tempi stava conquistando ogni angolo raggiungibile dell’universo senza alcun freno.
    La custode del Tramonto, invece, osservava tutto con una certa meraviglia, senza però manifestarla oltre la linea degli occhi, che scattavano da destra a manca attenti a ogni particolare di quell’immenso e immacolato mondo.
    A distrarla dalle sue riflessioni fu il suo compagno dalle iridi acquamarina, che le poggiò una mano sulla spalla. -Allora? Cosa ne pensi?-
    -E’ un bel posto, tranquillo e silenzioso… carino…- rispose, rimanendo sul vago.
    -Ma?- intuì lui.
    -Troppo bianco. Cos’è una fissa?-
    Riku rise. -Il Castello Disney credo che sia l’unico mondo ad avvicinarsi a ciò che era la Sacra Reggia in principio.- spiegò. -E poi, custodisce la Prima Pietra della Luce.-
    -La cosa?- domandò lei confusa.
    -La vedrai tra poco!- intervenne il sovrano, avendo colto l’ultima parte della conversazione. -Siamo diretti alla Sala delle Udienze e già che ci siamo, daremo una controllata alla Prima Pietra.-
    Percorsero un altro paio di corridoi in completo silenzio, dopodiché giunsero a una balconata, che dava su un ampio giardino, cosparso di siepi di tutte le forme e dimensioni e di fiori dai mille colori e profumi. Giunti nel mezzo del passaggio, si trovarono di fronte ad un’enorme porta color violetta, al cui centro faceva bella mostra di sé il simbolo della famiglia reale in viola più scuro. Essa s’illuminò quando il Re sollevò la mano destra, su cui portava un anello d’oro. Qualche secondo dopo, un’entrata rettangolare molto piccola si aprì sull’anta sinistra del portone.
    Jessie alzò gli occhi al cielo e si trattenne dal ridere, poiché la situazione pareva alquanto buffa dal suo punto di vista.
    -Una porta tanto grande solo per fare scena…- pensò. -A meno che gli antenati del Re non fossero giganti…-
    Oltrepassata la soglia, entrarono nella Sala delle Udienze: completamente bianca, essa era attraversata da un lungo tappeto rosso, che terminava ai piedi di un piccolo rialzo su cui si trovava il trono.
    La castana osservò tutt’attorno a sé con un sopracciglio inarcato. -Ok, la sala rispetta le dimensioni della porta… dovevano per forza essere dei giganti, oppure lo erano i loro ospiti… non penso che il Re abbia manie di grandezza…- rifletté, riprendendo a camminare dietro ai compagni.
    Si fermò di nuovo però, quando avvertì una presenza farsi vicina e udì lo scatto della porta, seguito da un frenetico rumore di passi. Rapida si voltò, incrociando il proprio sguardo con gli occhi nerissimi della Regina Minnie.
    La sovrana si fermò, reggendo il confronto con le iridi castane della ragazza, e prese a studiarla con calma e tranquillità per capire il motivo della sua presenza. Anche la keyblader da parte sua si concesse il suo tempo per un breve esame della consorte del suo compagno, ma addolcì la sua espressione, sempre ferma e impenetrabile, quando vide i due sposi unirsi in un abbraccio.
    -E così hai trovato l’ultimo custode.- esordì la Regina.
    -Esatto. Ti presento Jessie, la custode del Tramonto.-
    -E’ un piacere conoscerti Jessie.- disse, eseguendo un piccolo inchino.
    -Il piacere è tutto mio Vostra Maestà.- rispose lei, chinando il capo a sua volta, dopodiché ripresero ad avanzare nell’immensa sala e raggiunsero lo scranno.
    Re Topolino si avvicinò a esso e premendo un tasto nascosto, attivò un meccanismo che fece muovere la pedana di lato, rivelando una scalinata.
    -Non si fanno mancare proprio niente…- pensò la castana, seguendo il gruppo.
    La rampa era avvolta in una rete di leggera penombra, che s’infranse come cristallo, quando arrivarono nella nuova stanza.
    La ragazza dagli occhi color nocciola rimase meravigliata e spaventata al tempo stesso da ciò che vide e percepì.
    Una perfetta sfera trasparente, al cui centro prendeva vita un intenso e caldo bagliore, si mostrava ai presenti piena di vigore, come la natura in primavera che si risveglia dal freddo dell’inverno. Jessie rimase impietrita di fronte al globo, che oltre ad emanare luce, produceva qualcosa cui non seppe attribuire un nome, ma che le donava una pace interiore che mai prima di allora aveva provato. Tuttavia, avvertiva anche un lieve formicolio alle dita della mano sinistra, che la spinse ad aprirla e chiuderla a pugno come per riattivare la circolazione sanguigna.
    -Jessie, questa è Prima Pietra della Luce.- disse il custode della Catena Nobile. -E’ lei che protegge questo mondo e i suoi abitanti dall’Oscurità. Qui i nostri nemici non potranno osservarci.-
    -Molto bene.- rispose lei, stringendo il polso sinistro nella dritta, portandolo al petto, dove il cuore le batteva veloce e incessante, come se fosse sul punto di esplodere. -Sarà meglio metterci al lavoro, non abbiamo molto tempo.- aggiunse, senza però distogliere lo sguardo dal globo luminoso.
    -Ma che diavolo mi sta succedendo?- chiese a se stessa con preoccupazione, mentre la sua mano iniziava a dolere e raffreddarsi.
    Arretrò di un passo, facendo saettare le iridi dalla sua mano alla Prima Pietra della Luce. Il suo istinto le diceva che la pietra era in qualche modo responsabile di quel fenomeno e le suggeriva di andarsene in fretta da quella sala, ma quella era solo una parte di se stessa. L’altra, infatti, si trovava a suo agio al cospetto di quella fonte di pura Luce e insisteva per non privarsene.
    Mentre all’interno della sua mente e del suo cuore si combatteva quell’insolito scontro, il gelo che le bloccava le dita e la mano si estese fino al braccio, arrivando a toccare la spalla.
    In quel momento, un fitto pensiero iniziò a tessersi nella sua mente, raccogliendo tutti gli elementi che aveva per metterli insieme, come una ragnatela che cattura gli insetti per il suo creatore.
    -In questo mondo l’Oscurità non ci può raggiungere in alcun modo… l’Artiglio è un’arma propria delle forze oscure e il mio braccio è legato a esso… se non esco da qui rischio di rimetterci l’intero braccio!- rifletté, lasciando cadere l’arto al suo fianco, ormai insensibile e privo di energie.
    -Sono d’accordo.- disse Topolino, spostando lo sguardo sulla ragazza. -Useremo il giardino dell’ala ovest. Seguitemi.-
    Senza farselo ripetere due volte, la castana abbandonò a passo svelto la sala della Prima Pietra della Luce, sapendo che non l’avrebbe mai più rivista.

    In pochi minuti raggiunsero il giardino che avrebbe ospitato i custodi durante i tre giorni necessari per arrivare nel nuovo mondo.
    Jessie si guardò attorno, studiando l’ambiente per verificare che avesse le caratteristiche richieste dai suoi scopi.
    Alle sue spalle stava la parete del castello, con la scalinata che permetteva di tornare all’interno, mentre tutt’intorno c’era solo verde per almeno cinquanta metri, fino al muro di cinta, che separava il maniero dalla cittadella.
    -Perfetto!- esclamò. -Non ci sono nemmeno degli alberi, quindi non ci sarà il rischio di distruggere nulla. Salvo le mura, ma cercheremo di non fare troppi danni.- rise la ragazza.
    -Adesso ci vuoi dire perché siamo venuti qua?- domandò Sora, incrociando le braccia.
    -Non ve l’ho detto?- chiese di rimando lei. -Ops…- disse poi, vedendo che i suoi compagni si sbattevano le mani sul viso. -Non c’è problema! Ve lo dico ora!- continuò. -A partire da oggi voi vi allenerete con me e allo scadere del tempo che ci è concesso dovrete sapere a memoria il mio modo di combattere. Può sembrare una richiesta assurda, ma ci ho riflettuto a lungo. Presto volente o nolente passerò dall’altra parte, ma questo non significa che dobbiamo farci trovare impreparati!- spiegò seria, guardando ognuno dei suoi amici con pari intensità. -Abbiamo poco tempo e non ci andrò leggera, quindi dovrete impegnarvi soprattutto per tenere i miei ritmi. Domande?-
    La principessa del cuore alzò la mano per prendere la parola. -Dimmi Kairi.-
    -Ci alleneremo singolarmente o in gruppo?-
    -Uno alla volta vi scontrerete con me.- rispose Jessie. -Oggi faremo così: tu al mattino, dopo il Re, Sora nel pomeriggio e Riku la sera. Domani cambieremo schema.-
    -Vuoi affrontarci tutti in un giorno solo?- domandò sbalordito il ragazzo dai capelli argentei. -Pensi di farcela?-
    -Mi sottovaluti. Sono sopravvissuta andando a scuola di giorno e combattendo di notte, dovrei farcela.- affermò. -Al massimo mi prenderò una pausa un po’ più lunga!- rise lei.
    -Se lo dici tu…-
    -Lo dico e tanto basta.- sentenziò, chiudendo il discorso. -Maestà, siete pronto? Non voglio tenervi troppo a lungo lontano dalla gummiship.-
    Il Re si fece avanti, mettendosi di fronte alla ragazza a debita distanza ed evocò la propria arma, forte e splendente come una stella, degno simbolo della luce che brilla anche nell’Oscurità più profonda.
    -Quando vuoi Jessie, a te la prima mossa.-
    -Mi raccomando di non trattenersi, perché io non mi farò scrupoli.- avvertì la castana, mettendo avanti la gamba sinistra.
    -Come preferisci.- concluse il custode della Catena Nobile, mettendosi in posizione di guardia e facendosi attento poiché c’era qualcosa che non gli tornava.
    La custode stava davanti a lui con un piede avanti all’altro, come per darsi una spinta, senza però evocare i keyblade e questo lo preoccupò. -Ti aspetto!-
    -E io non mi farò attendere oltre!- esclamò lei, cominciando a correre verso il suo avversario, con le braccia stese dietro la schiena e i pugni stretti.
    Giunta a pochi passi dall’altro custode, lo evitò con un balzo arrivandogli alle spalle. Con un movimento fulmineo si abbassò e provò a colpirlo con un calcio basso. Il Re però non si fece cogliere impreparato.
    Evitò il colpo con un piccolo salto e vibrò un fendente dall’alto verso la ragazza, che fu costretta a impugnare la Via del Tramonto con la dritta. Le due lame stridettero ed emisero scintille, finché Jessie non spinse all’indietro la Catena Nobile, allontanandola da sé.
    Topolino fece una capriola a mezz’aria, dopodiché atterrò piegando le ginocchia e ripartì immediatamente all’attacco con l’agilità che gli era propria. Corse per un tratto poi saltò contro l’avversaria, portando la chiave davanti al viso per un affondo.
    La castana evocò anche l’Artiglio della Notte e pose le armi a croce per fermare quella dell’altro. Il contraccolpo si fece sentire, ma la custode del Tramonto resistette e chiuse i keyblade a forbice e trattenne la lama dorata tra le sue.
    Le sue iridi color nocciola si scontrarono con quelle nerissime del sovrano, trovandovi la decisione che cercava. Voleva che il Re s’impegnasse nello scontro ed egli stava rispettando la regola. Si riscosse dai suoi ragionamenti alla mossa dell’altro.
    Il custode fece svanire la propria chiave e scartò rapidamente a destra per impugnarla di nuovo e poi lanciarla contro la ragazza, che saltò all’indietro e imitò l’avversario, liberandosi di entrambe le armi. Poggiati i palmi a terra, Jessie si diede una nuova spinta per tornare in piedi, mentre la mano destra si stringeva sull’elsa della Via del Tramonto. Non si concesse nemmeno il tempo di poggiare i piedi a terra, che scagliò il keyblade.
    Evitata la nera lama della chiave simbolo dell’ultima luce, il Re riprese la Catena Nobile per lanciarla nuovamente, ma la reazione dell’avversaria lo spiazzò: anziché evocare l’Artiglio della Notte, Jessie strinse la chiave dall’elsa d’argento nella mano sinistra, mentre nella destra faceva ritorno la sua prima lama.
    Approfittando del suo smarrimento, la castana si gettò all’attacco e puntò entrambe le armi alla gola del sovrano.
    Si fissarono negli occhi, restando in silenzio per recuperare il fiato mancante, mentre il petto e le spalle si alzavano ritmicamente, segnando il loro affanno.
    -Mi hai fregato.- ammise Topolino, alzando le mani in segno di resa. -Sono talmente abituato a combattere contro creature d’ogni tipo e mi sono dimenticato del fatto che potessi prendermi il keyblade.-
    -Bè è la prima volta che vi scontrate con un altro custode Maestà e comunque dubito che a qualcuno sia mai venuta un’idea simile.- rispose la ragazza, restituendo la chiave al suo legittimo proprietario.
    -In effetti, è una cosa insolita, ma da te ormai me la aspetto. Hai iniziato senza keyblade e più di una volta hai combattuto con uno solo.-
    -Lo ammetto, in tanti anni ho voluto provare diversi schemi, così per tenermi in esercizio.- rise lei.
    -E non hai nemmeno usato la magia in questo scontro.- intervenne una nuova voce.
    -Non ti sfugge niente Zexion!- esclamò la castana, voltandosi verso il gruppo di Ritornanti.
    -Buongiorno Maestà.- salutò il Superiore.
    -Buongiorno a te Xemnas, come mai qui?-
    -Abbiamo ritenuto che possa tornare utile osservare i custodi durante il loro allenamento, in futuro potrebbe esserci bisogno di noi durante una battaglia cruciale.- spiegò l’albino.
    -Dalla troppa fretta di iniziare non ci ho pensato!- s’intromise Jessie. -Ora però, sarà meglio continuare! Coraggio Kairi, tocca a te!- disse, voltandosi verso la compagna.
    La principessa del cuore fissava l’amica con un misto di paura e sconforto.
    -Ha sconfitto il Re, che speranze ho io? E non ha nemmeno usato la magia… aiuto…- pensò con terrore.
    Una mano sulla sua spalla la fece voltare. -Sora…-
    -Forza Kairi, vai e falle vedere di cosa sei capace!- incitò il castano, cercando di infonderle tutta la sua determinazione attraverso lo sguardo dei suoi occhi azzurri come il cielo.
    Si voltò dall’altro lato e vide Riku sorriderle. -Dai Kairi, facciamo il tifo per te!- affermò l’argenteo, cercando di rassicurare la rossa.
    Intuì il suo timore, poiché anche lui era rimasto sorpreso dalla forza e dall’abilità mostrata dalla sua compagna, ma sapeva anche che averne paura non avrebbe giovato a nessuno di loro.
    La custode del keyblade fiorito annuì decisa e s’incamminò verso la sua sfida.
     
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