Dildo Factory

KH - AU - Yaoi - Rat: rosso

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    Titolo: Dildo Factory
    Autore: Liberty89/Fly89
    Genere: Erotico, Comico (giusto un pizzico)
    Rating: Rosso
    Fandom: Kingdom Hearts
    Personaggi: Riku, Sora, un po’ tutti
    Pairing: RixSo, SoxRi
    Avvertimenti: AU, OOC, Yaoi, Lemon
    Note dell’autrice: Salve a tutti ^^ Ultimamente sto producendo una quantità indefinita di idee yaoi, la cosa potrebbe essere preoccupante, ma al momento non ce ne importa una mazza, soprattutto a voi ù.ù Questa era l’idea di partenza per la fic Uke: "Uh, che maa ai ciapp!”, solo che il committente mi ha poi fatto delle richieste specifiche e quindi questa idea non era più attuabile, ma l’ho tenuta da parte perché era troppo appetitosa per cestinarla. È una cosa assurda, ma mi è piaciuto scriverla e lavorarci. È composta da quattro parti, ancora da completare al 100%, che posterò una volta a settimana.
    Ringrazio tantissimo la mia patatrottola <3, che come sempre mi aiuta, mi suggerisce il titolo *si inchina* e mi sopporta e un mio esimio collega che mi ha dato una zampa in un momento di blocco *abbraFFa esimio collega* Detto questo, buona lettura!

    Ps: la fic è dedicata alla mia Gemellina, perché grazie a lei ho avuto la conferma che ieri era il SoRiku Day x3


    Dildo Factory


    Parte 1: Casualità - Incontrarsi in due eleganti metri quadri


    Workin' like a dog for de boss man
    Workin' for de company
    I'm bettin' on the dice I'm tossin'
    I'm gonna have a fantasy
    But where am I gonna look?
    They tell me that love is blind
    I really need a girl like an open book
    to read between the lines

    Love in an elevator
    Livin' it up when I'm goin' down
    Love in an elevator
    Lovin' it up 'til I hit the ground

    (Aerosmith - Love in an elevator)


    Quella era una delle classiche giornate di merda.
    A meno che qualcuno non avesse un ottimo e valido motivo per considerarla una splendida giornata, quella era da etichettare come una delle più orrende. Motivo? Pioggia torrenziale fin dalla sera prima, che aveva costretto praticamente tutti ad utilizzare l’auto per recarsi al lavoro o da qualsiasi altra parte, e questo aveva generato un’incredibile e allucinante forma di traffico mattutino che non si vedeva dall’ultima drammatica nevicata dell’anno precedente. Tutto ciò, si era poi evoluto in nervosismo per timore di fare tardi, in ira furente per un ritardo garantito e un’irritabilità programmata dovuta ai vestiti sicuramente bagnati, con cui si sarebbe dovuto passare l’intera giornata.
    Attraversando rapidamente le porte scorrevoli dell’azienda, l’uomo dai capelli argentei chiuse l’ombrello, rigorosamente nero, e si accostò al bordo del grande tappeto a righe rosse e grigie, per riporlo nell’apposita busta tubolare, evitando così di gocciolare in giro. Si passò una mano tra le ciocche lisce, dopodiché recuperò la sua borsa con i campioni di merce e si diresse al banco informazioni. Curiosamente, nonostante il diluvio universale che si stava scatenando all’esterno, che non aveva quasi nulla da invidiare a quello affrontato dal mitico Noè, le ragazze che sedevano dall’altro lato del bancone erano perfettamente asciutte e in ordine. Quale fosse il loro segreto se lo chiedevano tutti, persino i loro superiori.
    -Buongiorno, in cosa posso esserle utile?- domandò con voce dolce e gentile la ragazza dai grandi occhi verdi, circondati da una cascata di agitati capelli castani, vestita con un completo blu scuro e una camicetta azzurra.
    -Buongiorno, sono Riku Fukazawa, ho un appuntamento alle nove e trenta con il signor Yamamoto.-
    La castana sorrise annuendo e cercando qualcosa alla sua sinistra. -Deve prendere l’ascensore quattro e inserire la chiave per salire al quindicesimo piano. Lì troverà una mia collega con i capelli rossi, che le dirà quale stanza è stata preparata per il vostro incontro.- spiegò, porgendogli una chiave legata ad un nastrino nero e un pendente a forma di corona. -Ecco a lei, le auguro una buona riunione e una buona giornata.-
    -Grazie signorina, a lei.- rispose con un piccolo sorriso per poi avviarsi alla parete degli elevatori.
    Salì con altre sei persone, ognuna per conto suo tranne una coppia di ragazzi sicuramente più giovani di lui, l’uno con delle ciocche rosse costrette in una coda e con uno sguardo strafottente, e l’altro con degli improponibili capelli rosa shocking, che premettero contemporaneamente il pulsante del quarto piano. Tre persone si affidarono al ragazzo dal lungo ciuffo grigio-blu, impegnato nella lettura di “Diario di una ninfomane”, più vicino alla pulsantiera, che selezionò per scendere al secondo livello, l’ultima invece, una donna dalla lunga treccia castano chiaro, posò il dito sul pulsante col numero cinque. Infine, toccò a lui, che scorse l’intera pulsantiera, superando tutte le cifre prive di serratura, ossia fino al sette, per trovare il numero quindici, penultimo piano.
    Quel gesto, parve attirare l’attenzione di tutti i presenti, persino il nano con il libro. Ignorò gli sguardi incuriositi e divertiti e dopo aver premuto il pulsante intascò la chiave, chiudendosi nei propri pensieri. Gli occhi acquamarina scorsero l’elegante modernità dell’ascensore, restando incantato dal variopinto motivo geometrico che vivacizzava le pareti di bigio metallo. Si accorse di essere solo, quando la donna lo salutò con un discreto augurio di buona giornata a cui fece appena in tempo a rispondere, poiché le porte si chiusero pochi secondi dopo che lei fu scesa.
    L’elevatore ripartì, silenzioso, per fermarsi di nuovo, al settimo piano.

    Charlie Parker - Bird of Paradise

    Le porte si aprirono, rivelando la slanciata figura di un ragazzo dalla pelle color biscotto, con grandi occhi azzurri e selvaggi capelli castani, sparati in tutte le direzioni, come le spine di un istrice. La giacca nera sbottonata rivelava una camicia di un rosa tenue, priva di cravatta, slacciata sul colletto, per dare maggiore libertà, che a sua volta mostrava parte di un cordino a cui sicuramente era appeso un pendente.
    -Sì Auron, lo so!- esclamò lo sconosciuto, in direzione di un invisibile interlocutore. -Tra un paio d’anni saprò dirti se era scritto nel mio destino, ok? Ora devo andare, a più tardi!- aggiunse, scattando in avanti e chiudendo le porte dietro di sé, grazie al pulsante di chiusura.
    Sospirò, dopodiché alzò le iridi chiare su di lui, notandolo probabilmente per la prima volta. Gli fece un cenno di saluto e lo affiancò, restando comunque di un passo avanti a lui. Questo, permise a Riku di osservarlo in tutta tranquillità. Partì dal collo per passare alla schiena e alle spalle, poi scese ancora e involontariamente, ma neanche tanto, sostò qualche minuto di troppo sul fondoschiena dell’altro, totalmente in bella vista grazie alle mani nelle tasche che tenevano sollevata la giacca, e ai morbidi pantaloni che lo fasciavano perfettamente, lasciandone in mostra le curve. Se non fosse stato certo di aver davanti un uomo, l’avrebbe probabilmente scambiato per il lato B di una ragazza. Era perfetto e dava l’impressione d’essere anche sodo e piacevole al tatto.
    Si scoprì a leccarsi il labbro inferiore e arrossì un istante, prima di ricomporsi velocemente e riacquistare la sua solita indifferenza. Il campanello dell’ascensore suonò ancora e, a malincuore, vide l’altro passeggero scendere. Lievemente afflitto, l’uomo gettò un’occhiata al display e con sorpresa notò che era giunto al suo piano. Premette il pulsante per riaprire le porte, che si stavano già chiudendo, e scese con un sospiro rassegnato: avrebbe dovuto annullare l’appuntamento di quella mattina e farlo spostare, decisamente era una pessima giornata.
    -Oh, quindi anche lei è sceso qui?-
    La voce sentita in precedenza raggiunse le sue incredule orecchie e si voltò verso destra, per ritrovarsi il castano che lo guardava divertito. Si guardò un attimo attorno, prima di riposare gli occhi verde mare sull’altro.
    -Sta parlando con me?- domandò, titubante.
    -Certo, con chi altri se no?- replicò lui, porgendo la mano destra. -Suppongo che lei sia il signor Fukazawa, piacere di conoscerla. Io sono Sora Yamamoto, avevamo appuntamento alle nove e trenta, giusto?-






    Dunque, la prima parte si conclude così, perché sono malvagia ù.ù
    La seconda parte arriverà settimana prossima, non temete che giungerà! Magari con un giorno di ritardo, ma arriverà!
    Detto questo spero che questa prima parte vi sia piaciuta :3 A presto!
    See ya!!!

    Edited by Liberty89 - 15/8/2014, 14:52
     
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    Buongiorno a tutti :D *il Banditore le fa notare che è sera tardi* Oh, taci, sempre a rovinarmi l'atmosfera <.< A proposito! Mettiti al lavovo! *l'omino annuisce e intona Jingle Bells con la trombettina* Bravo ù.ù Dunque! Eccoci alla seconda parte di "Dildo Factory", molto più lunga della prima, in cui scopriremo l'ambito lavorativo dei signori Yamamoto e Fukazawa. In ogni caso, Riku direi che è partito molto bene, non credete anche voi? xD Buona lettura na no da!!!


    Ps: un sommo inchino e un enorme grazie al mio esimio collega, senza di lui questa parte difficilmente sarebbe stata quello che è :3


    Parte 2: Imbarazzanti scoperte - Meeting



    -Merda.- fu questo il pensiero dell’argenteo, quando realizzò che il culo su cui aveva tranquillamente fantasticato durante quei lenti minuti in ascensore, apparteneva al suo acquirente, che tra le altre cose, era più giovane di lui di almeno quattro anni: poteva essere considerato come potenziale pedofilo. -Doppiamente merda.-
    Si affrettò a ricambiare la stretta di mano e sorrise.
    -Sì, sono proprio io, Riku Fukazawa. Perdoni il mio momento di smarrimento, signor Yamamoto.-
    Il castano lo accecò con un sorriso enorme, che precedette una piccola risata. -Ah, non si preoccupi. Probabilmente era convinto di incontrare mio padre, come tutti negli ultimi giorni, che di punto in bianco ha deciso di farmi ricoprire un ruolo attivo nell’azienda di famiglia.- spiegò tranquillo. -E mi dia pure del tu, se non ricordo male da ciò che mi è stato detto sul suo conto, abbiamo cinque anni di differenza.-
    -Solo se lei farà lo stesso.- concesse Fukazawa.
    -Ok Riku, andata.- rispose immediatamente. -Seguimi, la stanza è in fondo al corridoio.- proseguì, avviandosi e dando nuovamente le spalle al collega.
    Trattenendosi il più possibile da puntare lo sguardo sul fondoschiena del più giovane, l’argenteo prese la sua borsa e lo seguì lungo il corridoio silenzioso, in cui i loro passi venivano zittiti dalla morbida moquette purpurea. Qualcuno, però, ruppe quella quiete irreale, chiudendo una delle tante porte di legno chiaro e facendogli alzare gli occhi per scorgere una ragazza dai capelli rossi vestita con la divisa dell’azienda, che chinò appena il capo quando li vide diretti verso di lei.
    -Buongiorno signor Yamamoto.-
    -Buongiorno Kairi, quante volte ti ho detto di chiamarmi per nome?- ribatté il castano con tono esasperato, fissandola negli blu.
    -Molte volte signore, fin troppe per i miei gusti, però questo è il protocollo: finché siamo qui dentro, lei è il mio capo, anche se ad interim, e io la segretaria sexy che le prende gli appuntamenti.- illustrò rapidamente, sistemando le cartelline che teneva sottobraccio.
    -Aspetta che diventi il vero capo di tutta la baracca e cambierò qualcosa di quello stupido protocollo.- borbottò Sora, incrociando le braccia.
    -Fino ad allora sarà come ho detto io, a proposito.- riprese la rossa, spostando la sua attenzione sul secondo uomo. -Le chiedo di scusarmi per la mia scortesia, buongiorno anche a lei signore.- salutò, chinando ancora il capo in segno di rispetto.
    -Non si preoccupi signorina.- disse il maggiore, mostrando un piccolo sorriso.
    -Kairi, ti presento Riku Fukazawa, il rappresentante con cui ho appuntamento oggi. Per favore, fa’ in modo che nessuno ci disturbi, se non in caso di estrema necessità.- asserì il castano. -Sono le mie prime riunioni di lavoro e gradirei farle come si deve…-
    -Molto bene, sarà fatto, allora vi lascio signori. La sala riunioni numero tredici è a vostra completa disposizione.- detto questo si congedò e riprese il suo cammino verso l’altra ala del piano, donando ai due uomini la rapida visione delle sue lunghe gambe avvolte in un paio di calze nere e del suo fondoschiena fasciato dalla gonna.
    -Bella vero?- se ne uscì Sora di punto in bianco. -Ci conosciamo da una vita e abbiamo avuto anche una relazione quando eravamo al liceo. Ammiro la sua professionalità, fossi stato al suo posto non credo che sarei riuscito a fare una distinzione così netta tra la vita privata e quella lavorativa.- disse, prima di voltarsi per dirigersi verso la sala riunioni.
    -Dev’essere un’ottima collaboratrice e un’ottima amica.- rispose l’argenteo. -Come mai è terminata la vostra relazione? Se non sono indiscreto.-
    -Nah, tranquillo, qui dentro lo sanno tutti.- affermò il castano. -Ha scoperto di avere tutt’altre preferenze in campo sessuale e mi ha mollato, dopo ben quattro anni.-
    -Caspita, mi dispiace…-
    -All’inizio è stata dura, poi però ho capito che era meglio così. Non potevo di certo costringerla a stare con me se non mi desiderava in quel senso, inoltre, è stata sincera fin da subito. Quando ha capito cosa voleva dalla vita non ha aspettato e non mi ha preso in giro. Per questo siamo rimasti ottimi amici, nonostante tutto.-
    -Allora si può dire che nella sfortuna sei stato fortunato.- commentò il maggiore, fermandosi con il collega, che aveva messo la mano sulla maniglia della porta con il numero tredici inciso a caratteri romani.
    -Vero. Prego, accomodati.-
    Con un gesto del braccio, l’erede dell’azienda cedette il passo al suo ospite, invitandolo a entrare per primo nella stanza, che spacciata per sala riunioni, non era altro che una sorta di ufficio allargato e personalizzato, visto che molto spesso si ritrovava a passarci molte ore di fila.
    La parete di fronte all’entrata era occupata da larghe vetrate a specchio e davano una perfetta visuale della città, ammirabile dalla comoda poltrona nera, che stava dietro al capo del tavolo rettangolare, circondato da altre poltroncine più semplici, che occupava una gran parte della sala. Sulla parete di destra prendeva posto un lungo specchio dalla cornice moderna, dai tratti geometrici che ricordavano quelli dell’ascensore, sotto di esso un apparentemente semplice mobile da ufficio, con cassetti e antine, affiancato da un frigorifero di media taglia e una macchinetta per il caffè. Invece, alla parete opposta erano esposti alcuni manifesti pubblicitari di varia natura, mentre sotto era stato sistemato un divano da due posti dalla fodera blu scuro e accanto ad esso, svettava un’altra porta di legno chiaro con il cartellino che indicava la toilette.
    -Ti piace?- domandò il castano, avanzando per poi appoggiarsi al bordo del tavolo.
    Riku annuì. -Molto. Hai scelto tu l’arredamento?-
    L’altro ghignò. -Già! Mi sono rifiutato categoricamente di lavorare con le cose di mio padre a cominciare dalla poltrona, così durante le ferie mi sono messo e ho modernizzato questa sala e l’ufficio accanto.-
    -Complimenti, hai davvero un ottimo gusto.-
    -Grazie! Mio padre, invece, non ha fatto altro che brontolare!- rise Sora, trascinando l’altro con la sua ilarità. -Detto questo, credo sia il momento di metterci al lavoro, non vorrei portarti via tutto il giorno.-
    L’argenteo si avvicinò, posando la propria borsa sul tavolo e mostrando un sorriso tranquillo.
    -Ah, per quello non preoccuparti, dopo questa riunione non ho altri impegni. Mi sono tenuto libero proprio per l’incontro di oggi, mi avevano detto che il signor Yamamoto è una persona molto meticolosa e che riflette a lungo prima di prendere una decisione.-
    -Questa è la maniera gentile per descriverlo…- se ne uscì Sora. -In realtà è un vecchiaccio pignolo e scorbutico, che se trova anche un solo dettaglio fuori posto è capace di far scoppiare una guerra… per questo i rappresentanti che vengono da noi durano al massimo per un paio di incontri, di solito al terzo annunciano che a quello seguente ci sarà un’altra persona!-
    -…ora capisco perché molti colleghi si sono mostrati reticenti, quando ho chiesto informazioni sul signor Yamamoto e la sua azienda…- disse Fukazawa, aprendo la borsa. -Non sei forse un po’ troppo duro nel giudicarlo?-
    -Per niente, sono suo figlio, lo conosco da ben ventinove anni. Ho dovuto combatterci non sai quante volte…- sospirò afflitto Yamamoto. -Detto questo, possiamo cominciare…- aggiunse, facendo segno al suo ospite di accomodarsi ed aspettò che questi avesse preso posto per fare altrettanto. -Dunque, come avevi accennato nelle mail che ci siamo scambiati, rappresenti una ditta che produce…-
    -Sex Toys.- completò l’albino, guardando in viso il suo interlocutore e aspettandosi un sogghigno o un sorrisetto divertito, perché accadeva sempre con chiunque.
    Sempre.
    Restò, tuttavia, deluso anche se solo in parte. Il volto non tradì i pensieri che si muovevano nella sua mente, non per quanto concerneva ai muscoli, almeno. Infatti, solo un guizzo di quegli occhi celesti lasciò trapelare che aveva ben compreso di cosa avrebbero discusso nei minuti, o forse ore, che li attendevano.
    -Sex Toys, giusto.-
    -Siamo una delle marche più grandi e importanti del Paese…-
    -Nonché delle più antiche. Oltre mezzo secolo d'attività nel ramo…- proseguì il bruno senza lasciarsi sfuggire la sorpresa nello sguardo dell'altro. -Ho fatto i compiti a casa.- rivelò, concedendosi un sorriso sincero. -Una delle prime regole che il mio vecchio m'ha inculcato: “Conosci il terreno dove t'avventuri”.-
    -Esattamente…- commentò Riku, con una strana sospensione nel tono di voce, come se avesse voluto continuare.
    -Esattamente?- ripeté l’altro, curioso.
    -Ehm, mi riferivo all’oltre mezzo secolo d’attività…- disse, cercando di ricomporsi rapidamente per tornare a quel poco della sua professionalità che era rimasta dopo i pensieri da pseudo-maniaco che l’avevano colto in ascensore. -Certo, ne abbiamo fatta di strada, da allora. I nostri prodotti sono considerati da molti, se non da tutti, sempre all’avanguardia sotto numerosi aspetti.- aggiunse, mentre tendeva una mano verso la borsa.
    -In effetti, mi sono giunti solo ed esclusivamente giudizi positivi… anche attraverso vie non ufficiali.- confessò, concedendosi un nuovo sorriso accompagnato da una piccola risata.
    -Ne sono lieto. Comunque…- riprese, mentre cacciava la mano nella valigetta per recuperare una cartelletta di plastica trasparente per porgerla al castano. -…ti ho portato le specifiche a cui la tua azienda s’era interessata.-
    -Mi ero interessato.- corresse Sora.
    -Scusa?-
    -L’idea è stata mia, e ti risparmio l’odissea che ho dovuto passare per convincere il vecchio a darmi fiducia.- sbuffò, prendendo il plico. -L’ha convinto più che altro la proiezione di profitto che avevo commissionato ai nostri analisti…-
    -Posso farti un’altra domanda… indiscreta?-
    -Dipende, posso rispondere indiscretamente?- domandò a sua volta, concedendosi un istante per godersi l’espressione sorpresa del maggiore, prima di dargli il consenso. -Prego.-
    -Come mai un’azienda come questa…?-
    -Per avere un vantaggio sulla concorrenza.- la risposta era stata secca, come se la domanda fosse prevista. -In momenti di crisi è meglio puntare anche su nuovi mercati… e questo, checché ne pensi mio padre, è in continua espansione, anche in tempi economicamente difficili come questi.-
    Riku annuì, guardandolo sfogliare con attenzione le carte. -In effetti non siamo stati colpiti come invece è successo ad altri settori dell’industria…-
    -Sono certo che Sigmund Freud se la starà ridendo dalla tomba…- borbottò poi Sora, tra sé e sé.
    -Come?- chiese Fukazawa, sollevando un sopracciglio in un’espressione curiosa.
    -Nulla, nulla…- replicò l’altro, riprendendo la lettura da dove l’aveva interrotta.
    L’argenteo annuì e attese che il suo cliente terminasse di visionare il materiale che gli era stato fornito, cosa che avvenne in un minuto buono nel silenzio più totale. Per la sua discreta esperienza da rappresentante di simili prodotti, Riku era abituato ad affrontare interlocutori che si soffermavano a lungo sulle immagini degli articoli, sempre accompagnati da espressioni assai eloquenti. Tuttavia, Sora Yamamoto pareva essere di tutt’altra categoria, perché sembrava passare sopra alle illustrazioni, come se fossero un dettaglio di seconda importanza.
    -Se posso essere d’aiuto per qualche dubbio tecnico…- s’azzardò a dire, ottenendo un breve e distratto assenso.
    -Non è che hai dei campioni di prova?- chiese candidamente il bruno, posando il plico sull’ampio tavolo, dopo un altro mezzo minuto di mutismo e immobilità assoluti.
    Sbattendo le palpebre un paio di volte, Riku Fukazawa ci mise quei tre secondi in più per realizzare quanto l’altro gli avesse chiesto per poi rispondergli in maniera affermativa e passargli uno dei campioni che teneva nella borsa. Tuttavia, impiegò ancora qualche istante di troppo a convincersi che il capo ad interim d'una delle più importanti aziende della regione e dintorni stava rigirandosi un dildo color rosa shocking fra le dita con un interesse molto particolare. E cercò di non arrossire come una ragazzina, o avvampare come un semaforo a seconda dei punti di vista, quando nella sua mente si insinuò l’appetitosa immagine del suo cliente che utilizzava quello stesso oggetto dall’assurdo colore. Ovviamente, lo stava usando su di sé.
    -Come mai l’avete fatto rosa?- domandò leggermente divertito il soggetto dei suoi perversi pensieri, risvegliandolo dalle sue fantasie.
    -Per due motivi: anzitutto per far capire di avere una vasta gamma di scelta per quanto riguarda il colore e poi, per la consistenza del materiale.- spiegò. -Come avrai notato è molto flessibile.-
    Sora annuì, piegando tranquillamente il dildo, che seguì il movimento impostogli senza conseguenze. -Poi suppongo che alle ragazze piaccia di più…-
    -Non sempre.- replicò l’argenteo. -È una lotta con quello rosso, più dotato e di maggior durezza.- aggiunse, lasciando che i suoi pensieri si perdessero nuovamente in determinate visioni, che lo costrinsero ad accavallare le gambe.
    L’altro rise di gusto. -Capisco…- disse, posando il dildo rosa sul tavolo. -Hai altro da farmi vedere? Io intanto preparo un caffè, ne vuoi anche tu? O preferisci qualcos’altro?-
    -Un caffè macchiato, grazie.- rispose Riku, guardandolo alzarsi e dirigersi verso la macchinetta che stava dall’altro lato della stanza.
    Inavvertitamente, forse, le iridi acquamarina tornarono a fissare il fondoschiena del castano, stavolta coperto dalla giacca nera. Trattenne un’istintiva smorfia di disapprovazione e ficcò le mani nella borsa per recuperare un altro articolo dalla sua valigetta. Quando il più giovane fece ritorno con due bicchierini fumanti, Fukazawa mostrò il nuovo oggetto da sottoporre a un attento esame di qualità, forse un classico, ma non deludeva mai: manette col pelo con annesse chiavi dalla testa quadrata, dello stesso colore della pelliccia, in questo caso rosso.
    -Suppongo che queste non potessero assolutamente mancare.- sghignazzò Yamamoto, porgendo il bicchiere al suo ospite, prima di afferrare il nuovo articolo per osservarlo in ogni particolare.
    -Ovviamente no.- asserì l’argenteo, mescolando il caffè con la paletta di plastica e soffiandovi appena, per poi berne qualche sorso.
    Tutto questo lo fece senza perdere mai di vista l’acquirente, che con occhio attento e pronto alla critica studiò le manette dapprima esternamente, dopodiché passò al funzionamento del meccanismo di chiusura e alla coppia di chiavi, tenute insieme da un cordino peloso.
    -Sono molto ampie per quanto riguarda il grado di chiusura e anche di diametro, sono leggermente più grandi rispetto al normale.- considerò il castano.
    -Vero. La persona che si è occupata di cucire l’imbottitura e il pelo sul primo campione, ha visto che lo spazio si riduceva di molto. Ha provato a ridurre l’imbottitura ed a distribuirla in maniera diversa, ma il risultato era sempre lo stesso, oppure andava contro l’obiettivo richiesto. Così ha insistito per far sì che fossero allargate.- illustrò il maggiore, ricordandosi bene di quel giorno, poiché era in ditta per una riunione.
    -Dev’essere una persona molto precisa…-
    -E attenta al dettaglio, come avrai potuto vedere, le cuciture sembrano inesistenti.- disse ancora, ottenendo un ampio assenso dall’altro. -Le donne hanno un occhio incredibile per queste cose.-
    -Si è occupata anche del design delle chiavi?- domandò, esaminandole e ricevendo un cenno affermativo dal collega. -Ha davvero un ottimo gusto.-
    -Peccato che non le ho qui, altrimenti ti avrei mostrato quelle a forma di coniglietto.-
    -Molto interessante.- dichiarò Sora, prima di bere un abbondante sorso di caffè, che gli lasciò il segno dei baffi sopra le labbra a causa della schiuma.
    Riku lo trovò incredibilmente adorabile e buffo insieme, trattenendosi a stento dall’avvicinarsi per ripulirlo nonché dal ridere. -Sora… sei sporco di caffè… qui.- esordì, indicando il punto corrispondente sul suo viso.
    Arrossendo fino alla punta delle orecchie, il minore cercò nelle tasche della giacca un fazzoletto con cui pulirsi, fallendo nell’impresa. -Scusa, sono un vero disastro!-
    L’argenteo sorrise e scosse il capo, prendendo il proprio fazzoletto e avvicinandosi.




    Dato che sono perfida come una scimmia posseduta (?) la parte due si conclude qui e in questo modo *inserire risata malvagia* Abbiamo appreso che Riku, oltre a collezionare figure assai discutibili, è il rappresentante di una nobile e storica ditta di Sex Toys, a cui Sora è tanto interessato per poter sopravvivere alla crisi economica. Ehi, non guardatemi così! È una strategia di mercato come un'altra ò_ò E, poi, vi avverto che io di dildo, manette e di tutto ciò che uscirà da questa fic non ne so assolutamente nulla, lo giuro su me stessa. Quel poco che so l'ho appreso come chiunque altro: tv, sparlate con le amiche, regali particolari alle suddette amiche, eccetera.
    Comunque ù.ù abbiamo anche scoperto che Sora, nonostante il suo essere un grandissimo genio del marketing, è un totale impiastro nel bere un semplice caffé. Secondo voi cosa accadrà adesso? *inserire faccina depravata* Se anche non ne avete idea (ma per favore, lo so che lo sapete ù.ù), lo scoprirete settimana prossima! See ya!
     
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    Salve ^^ Chiedo immensamente perdono per il ritardo, però come dire, l'anno nuovo è stato un'incredibile fonte di ispirazione per millanta altre cose e quindi ho perso un attimo di vista Dildo Factory. Spero di farmi perdonare con questa terza parte, dove si vedrà un rating non rosso ma porpora xD Ripeto che io di dildo e robe varie non ne so assolutamente nulla, tutto ciò che leggerete è arrivato da fonti quali altre fan fiction e cose varie che ho letto in giro per il web, tv e chiacchiere con le amiche xD Detto questo, buona lettura!


    Ps: anche oggi ringrazio due persone, che mi hanno aiutata tantissimo durante la stesura. Un grazie enome alla mia patatrottola e al mio esimio collega :3



    Parte 3: Only us - Want to play with me?


    Com’erano finiti a baciarsi sul tavolo delle riunioni?
    Un attimo prima stavano parlando di dildo dai colori assurdi e manette col pelo e quello dopo stavano limonando appassionatamente sull’ampio tavolo di mogano. Ma, dopotutto, chissenefrega?
    Immerse le dita nei capelli castani, accarezzandoli e facendosi accarezzare a sua volta da quei fili morbidi e leggeri, che in apparenza sembravano rigidi come aculei e pieni di gel. Nel frattempo, Sora armeggiò abilmente con i bottoni della sua camicia per poi infilare le mani sotto la stoffa e studiare con precisione il suo fisico dalla pelle candida. Si morsero le labbra a vicenda, prima di separarsi per riprendere fiato, e fu in quel momento di apparente stasi che Sora ribaltò le posizioni con un deciso colpo di reni, sbattendo l’altro sul tavolo e lasciandolo con gli occhi sgranati per la sorpresa.
    Il bruno ghignò soddisfatto e si sfilò la giacca nera per gettarla dall’altro lato del tavolo, dove si accasciò in bilico sul bordo di una sedia, dopodiché portò le labbra sul collo niveo del maggiore per baciarlo e gustare il sapore della sua pelle. Quasi preda dello stato in cui il cervello decide di raccogliere armi e bagagli per andarsene, Riku spinse il capo indietro, per dare più spazio al collega e nel frattempo infilò le dita tra i loro corpi per togliersi la cravatta, prima che l’altro lo impiccasse anche solo per sbaglio, perché travolto dalla foga del momento. La allentò velocemente e la aprì, facendola scivolare dietro di sé, poi slacciò i bottoni del colletto, restando con il petto completamente scoperto.
    -Mh… meno male che l’hai tolta tu. Sicuramente se ci avessi provato io ti avrei strozzato, e non mi sarei mai perdonato un simile gesto.- esordì Sora, sollevandosi per guardarlo nelle iridi acquamarina, confutando i suoi possibili dubbi sui rapporti di estrema amicizia che intercorrevano tra lui e le cravatte. -Bello il tuo metodo per pulirsi dal caffè.- aggiunse, mostrando un’espressione sfacciata.
    -Ecco come siamo finiti così…- ricordò vagamente l’argenteo. -Bè… grazie.- disse con un sogghigno. -Posso stupirti con molto altro, sai?- provocò, mentre le sue dita si muovevano abili e veloci sulla camicia del minore, che gli allargò le gambe appena aperte per posizionarsi esattamente nel mezzo.
    -Sei un uomo dalle mille sorprese.-
    Una piccola risata sfuggì dalle labbra di Fukazawa. -Mai quanto te, pensavo mi avresti mandato via a calci…- confessò, ignorando la cintura dei suoi pantaloni che veniva slacciata, perché totalmente rapito dalle iridi color cielo di Yamamoto.
    -Perché mai avrei dovuto farlo?- chiese, sporgendosi di nuovo su di lui. -Non mi è dispiaciuto nulla, nemmeno il tuo fissarmi in ascensore.- precisò, divertendosi a spiazzarlo. -Sì, ti ho visto.- concluse, per poi baciarlo ancora, impedendogli di dire altro.
    Gli invase la bocca e cercò immediatamente la sua lingua per trascinarlo in una sorta di danza impetuosa e passionale, che causò il definitivo saluto alla parte razionale di entrambi. Nel frattempo, le sue mani s’erano spinte al di sotto dei pantaloni e carezzarono la stoffa leggera dell’intimo, esaminandola con precisione anche se per poco, poiché fu presto scavalcata e messa da parte. Infatti, grazie al black out cerebrale, l’argenteo non capì -ma non s’era impegnato neanche tanto a capire- come aveva fatto l’amante a sfilargli i vestiti, che caddero in silenzio sulle sue caviglie e furono allontanati con un abile movimento dei piedi.
    Riku gemette e rabbrividì quando avvertì dei polpastrelli toccargli la virilità esposta con una leggerezza estenuante, a cui rispose con un maggiore impeto in quel bacio soffocante e allacciandosi al collo di Sora per tirarlo ancora di più verso di sé.
    Con una mossa agile e veloce, il bruno si tolse la camicia, gettandola all’indirizzo della giacca e facendo sì che il freddo pendente di metallo che portava al collo, sfiorasse il petto del rappresentante, che tremò un istante alla sensazione di gelo. Non gli diede, però, il tempo di indagare sulla natura del ciondolo, poiché le dita che teneva sulla sua erezione si mossero più rapidamente, risvegliandola sempre di più. Fukazawa strinse gli occhi e si appigliò con forza maggiore alle spalle fintamente gracili del minore, mentre la sua bocca prigioniera di quel travolgente contatto, emise dei gemiti soffocati che furono senza dubbio apprezzati.
    Qualche istante dopo, all’ennesimo movimento di quella mano, Riku raggiunse il culmine del piacere e si liberò sul palmo dalla pelle scura, ritrovandosi boccheggiante a pochi centimetri dalle labbra piene del castano, che si stirarono in un sorriso compiaciuto. Lo fissò nelle iridi celesti, mentre si puliva la mano con il fazzoletto che era stato dimenticato lì accanto, e vi lesse una strana nota di sfida, come se volesse ulteriori prove delle sue risorse nascoste. Ghignò a sua volta, sollevandosi per accostare le labbra all’orecchio destro dell’altro.
    -Che ne dici di fare un gioco? Gli strumenti per farlo li abbiamo tutti e non solo quelli…- soffiò, passandogli la punta della lingua dietro l’orecchio, appena sotto l’attaccatura dei capelli castani, provocandogli un brivido.
    -Mmh… sono proprio curioso.- rispose Sora, slacciandosi i pantaloni.

    In quella stanza faceva caldo. Terribilmente caldo.
    Per i due ragazzi appoggiati al tavolo, però, la sensazione di calore era decisamente decuplicata. Sdraiato sul ripiano ligneo, con le gambe penzoloni, e privo dei propri vestiti, Sora pensò che la temperatura percepita dalla sua pelle non potesse aumentare più di così. Quanto si sbagliava.
    Pochi istanti dopo aver concepito quel germoglio di pensiero, sgranò gli occhi e guardò in basso, stupito e incuriosito: le candide dita del suo collega stavano accarezzando la sua intimità con tocchi leggeri, avvolgendovi attorno l'elegante cravatta blu con oblique striscioline d'argento, solo la punta fu risparmiata.
    Avrebbe voluto chiedergli che intenzioni avesse, ma non fu abbastanza veloce. La voce gli morì in gola e il caldo crebbe ancora di più quando le labbra dell'altro si sovrapposero alla stoffa che non era così spessa come appariva. Con una lentezza estenuante, Riku iniziò a muovere la lingua e la bocca sull’erezione dell’altro, gustandone i fremiti e compiacendosi dei piccoli gemiti che gli arrivavano alle orecchie. Ben presto, le sottili mani del bruno giunsero a stringergli i capelli argentati e spinsero sulla sua nuca, chiedendo maggiori attenzioni. Con un ghigno, Fukazawa aumentò appena la velocità e strinse la presa delle labbra, in questo modo coinvolse anche la stoffa della cravatta, che seguì il suo movimento e di conseguenza frizionò la pelle sensibile.
    Yamamoto ansimò e gettò la testa all’indietro, inarcando la schiena. Il piacere che l’altro gli stava donando lo attraversò con una scossa violenta e gli offuscò i sensi ad eccezione del tatto, che al contrario rimase vigile e registrò accuratamente tutto ciò che stava accadendo al suo corpo. Perché oltre a quello, il maggiore gli stava carezzando con una mano l’interno coscia, fino a spingersi ai testicoli per massaggiarli con attenzione, mentre con l’indice dell’altra, prese a stuzzicargli l’apertura, con movimenti circolari, senza mai violarla, gettandolo sull’orlo della pazzia.
    Tutto quest’insieme di premure verso le sue membra roventi, gli fece raggiungere in breve un orgasmo intenso, che lo fece tremare da capo a piedi e gli fece emettere un misto tra un gemito e un urlo, strozzati entrambi. Riku non si perse una virgola dell’espressione di puro piacere che deformò il viso del minore, e non si spostò quando questo liberò il proprio seme, accogliendolo nella propria bocca senza perderne una goccia. Quando poi si rialzò, trovò il Sora con la mancina sulla fronte e la bocca aperta alla disperata ricerca di ossigeno.
    Fukazawa sorrise e si trattenne dal tuffarsi sulle sue labbra, quindi si voltò alla ricerca del secondo oggetto previsto dal piano di quel gioco di cui era lui a dettare i ritmi e le regole. Lo trovò sotto il tavolo, poco lontano dai suoi piedi, tenendolo nascosto alla vista dell’altro dopo averlo raccolto. Quando si ritrovava coinvolto in un gioco, di qualsiasi natura, diventava un autentico bastardo e in quell’occasione, voleva a tutti i costi rifarsi per la figura di merda in cui era incappato fantasticando sulle chiappe sode di Yamamoto.
    Tornò davanti al bruno e si specchiò nelle sue iridi azzurre offuscate dalla libidine, come il cielo di una giornata estiva attraversato da nubi candide e fumose, per poi chinarsi per baciarlo ancora, inizialmente con un contatto semplice casto, ma che presto si tramutò in un’accesa battaglia tra le loro lingue, che lottavano per prendere il sopravvento sulla compagna. A quel punto, con gesti calcolati, gli cinse le spalle e lo sollevò con sé, portandolo seduto sul tavolo di mogano e cercando in seguito i suoi polsi, che dopo qualche secondo si ritrovarono chiusi tra le manette di pelo fulvo.
    Al doppio “clack”, Sora spalancò di colpo le palpebre, separandosi a malincuore dalle labbra dell’argenteo per fissarsi le mani con aria sconvolta. -E queste…?-
    Ghignando come una volpa soddisfatta del suo tiro mancino, il rappresentante lo invitò a scendere dal tavolo, sorreggendolo quando barcollò.
    -Fanno parte della nuova fase di gioco, inoltre, volevo dimostrarti la loro efficacia.- spiegò, raccogliendo le sue mani come acqua da una fonte per avvicinarle alle labbra e baciarle con fare seducente. -Sono strette?-
    Arrossendo appena per quella sorta di baciamano, il capo ad interim scosse la testa. -No… e non fanno neanche male grazie all’imbottitura.-
    -Mi fa piacere che questo articolo rispecchi le mie precedenti parole e che ti soddisfi.- rispose, gettando un’occhiata al divano alle sue spalle, chiedendosi se potessero usarlo per andare avanti.
    Seguendo il suo sguardo, Yamamoto interpretò i suoi pensieri e sorrise, spingendolo verso il sofà blu scuro. Lo fece sedere e gli salì in braccio, catturandogli prima il collo tra le braccia e poi la bocca, mordendogli il labbro inferiore.
    -Piccola vendetta per avermi ammanettato all’improvviso.- soffiò al suo orecchio, appoggiandosi totalmente sul corpo dalla pelle candida e facendolo aderire al proprio.
    Ripresero il contatto interrotto, accanendosi giocosamente più di prima per dividersi solo quando furono a corto d’aria. Si scambiarono una nuova occhiata, lunga e opaca a causa del piacere che stava salendo ancora e che minacciava di travolgerli da un momento all’altro.
    L’argenteo sospirò appena per liberarsi da quell’onda di desiderio e sfilò gentilmente le braccia di Sora, poi lo prese per i fianchi e lo fece scivolare sul divano. Ricevette uno sguardo sospettoso e incuriosito al contempo, quando si alzò per allontanarsi.
    -E ora?- il gesto del minore per tentare di liberarsi dalle manette di pelo rosso con cui gli erano state legate le mani fu talmente falso che non avrebbe ingannato neanche un cieco.
    -Ora, signor Yamamoto, vorrei procedere con una dimostrazione pratica di uno dei nostri prodotti più perfezionati…- rispose con un ghigno quasi inquietante, mentre raggiungeva la sua borsa finita poco più indietro.
    -Quel dildo rosa shocking?- domandò in tono volutamente canzonatorio.
    -A noi piace considerarlo… il Fratello Maggiore…- riferì, godendosi appieno l’espressione di sorpresa mista a eccitazione che aveva tinto il viso di Sora, quando aveva estratto dalle profondità della valigetta, tranquillamente ribattezzabile come l’antro dei festini di Bacco, quello che appariva come un dildo color ossidiana decisamente più “dotato” e rigido rispetto a quello che aveva mostrato in precedenza, da cui pendeva un filo collegato a una piccola scatolina sempre nera. -Il modello XY-M.-
    -Non mi pare che sia un dildo…- commentò, sentendo una goccia di sudore freddo scivolare sulla nuca, dovuta all’adrenalina che andava crescendo.
    -Infatti è tutt’altra cosa.-
    -Nel plico che mi hai fornito non era menzionato, come mai?-
    -Diciamo che volevo che fosse una sorta di sorpresa, un asso nella manica a cui sarei ricorso per convincerti a firmare il contratto con noi.- rispose, prima di elencare in automatico le specifiche del campione che teneva tra le mani, praticamente senza ascoltarsi.
    Come del resto pareva fare colui a cui erano rivolte le sue parole. Sora osservava ora il pallido corpo dell’albino, ora il nero oggetto, mentre informazioni quali le tre velocità di cui quest’ultimo era dotato, gli scivolavano da un orecchio all’altro senza che fossero recepite in toto.
    -E, per ultimo ma per questo non meno importante, è stato pensato per un uso prevalentemente maschile…-
    -In che senso?- chiese, risvegliandosi.
    Riku sorrise. Un sorriso divertito misto a una punta di perfidia. -Non ho detto che avrei proceduto con una dimostrazione pratica?-
    Yamamoto deglutì a vuoto, fissandolo, tuttavia, con una certa determinazione. -Ok, mi sacrificherò per il bene dell’azienda… solo, dimmi che hai un lubrificante, altrimenti non mi avrai uomo malefico…-
    Il rappresentante si lasciò andare a una piccola risata. -Non preoccuparti, la ditta che rappresento si occupa anche della produzione di ottimi lubrificanti.- assicurò, posando l’oggetto nero per frugare ancora nella borsa e tornare con un tubetto bianco e verde, di cui illustrò ogni qualità a partire dalla composizione di base.
    Ancora una volta, il castano non s’impegnò troppo ad ascoltare le parole che uscivano da quelle labbra dapprima sottili, che ora erano rosse e gonfie per via dei loro baci, poiché la sua attenzione era tutta per il vibratore che avrebbe dovuto testare su di sé. L’argenteo si accomodò al suo fianco sul divano e gli chiese di sdraiarsi in posizione prona per facilitare ogni operazione. Titubante ed eccitato insieme, il minore annuì, voltandosi e portando le braccia sopra la testa, per non schiacciarle sotto il proprio corpo.
    Nel frattempo, Fukazawa aveva aperto il tubetto di lubrificante, prestando comunque la maggior parte del suo interesse al fondoschiena dell’altro, pensando di aver fatto le deduzioni corrette in ascensore, perché alla fine, si era rivelato sodo e perfetto. Non riuscì a trattenersi, così dopo aver posato gli oggetti sulle proprie gambe, andò a sfiorare una natica del bruno, carezzandola con leggerezza e facendone sussultare il proprietario che lo guardò di sfuggita da sopra la spalla.
    -Ti piace proprio ammirare il mio sedere, eh?- scherzò Sora, facendolo arrossire appena.
    -Lo ammetto.- confessò Riku, riprendendo il gel per versarne una buona dose tra le natiche dell’altro, che rabbrividì, girandosi in avanti.
    -È freddo!-
    La voce del maggiore gli giunse a un soffio dall’orecchio. -Ora ci penso io a scaldarlo.- disse, mettendo qualche altra goccia di lubrificante sulle sue dita, indice e medio della mano sinistra, per poi avvicinarle all’apertura di Yamamoto e violarlo lentamente. Si mosse piano, con gesti delicati, per evitare di procurare scosse di dolore, poiché il suo scopo era l’esatto opposto, ma anche perché più tempo ci impiegava, più tempo poteva godersi la visione di quelle calde membra che si contraevano per il piacere. Un piacere che era lui stesso a generare.
    Le due falangi fecero il loro dovere e allargarono l’apertura a sufficienza per permettere l’ingresso al terzo dito, che le aiutò a spingersi ancora più a fondo con una velocità altalenante e un ritmico avanti e indietro intervallato da alcune rotazioni. Sora mugolò soddisfatto per quel trattamento, sollevando istintivamente il bacino e spostandosi verso la mano del maggiore, chiedendone ancora.
    Ben felice di accontentare quella richiesta, muta ed eloquente al tempo stesso, Fukazawa sfilò le dita per versare del lubrificante sul vibratore, dopodiché lo accostò all’apertura del più giovane.
    -Pronto?- sussurrò al suo orecchio, ottenendo un assenso misto a un ringhio di nervosismo per aver interrotto l’operazione precedente.
    Grazie al gel e alle falangi del maggiore, il giocattolo scivolò senza troppa difficoltà nel suo corpo, che tuttavia si irrigidì e trattenne il fiato quando avvertì una sensazione dolorosa, che al bruno ricordò una stilettata, mentre artigliava come poteva il bracciolo del divano. In un primo momento, Yamamoto quasi si pentì di aver accettato di testare quell’oggetto fin dall’inizio apparso come terribile e minaccioso. Quasi, però.
    Infatti, come se avesse previsto ogni cosa, Riku si mosse delicatamente senza forzarlo e con la mano sinistra gli passò tra le cosce per massaggiare la sua virilità e aiutarlo a rilassarsi. Lo stratagemma funzionò in pochi attimi, e quando fu certo di udire solamente espressioni di piacere da quelle labbra succulente, l’argenteo riprese a spingere il vibratore, seguendo il ritmo della mancina. Sora arcuò la schiena e sollevò il bacino, appoggiando la guancia sul cuscino del divano e portando le braccia ai lati del capo. Le sue membra tremavano appena, scosse da quelle prime ondate di piacere e con un pensiero delirante, si chiese in che stato si sarebbe ritrovato alla fine di quel “gioco”. All’improvviso, la punta calda e bagnata della lingua di Fukazawa gli sfiorò il padiglione auricolare destro e lo fece rabbrividire.
    -Sto per accenderlo alla prima velocità, sei pronto?- gli chiese ancora, soffiandogli nell’orecchio.
    -Continuare a chiederlo potrebbe farmi cambiare idea, sai?- mormorò con un ghigno.
    Il maggiore ridacchiò, baciandogli la nuca. -Come desidera, signor Yamamoto.-

    Click.

    Il castano si ritrovò ansante di piacere.
    L’argenteo regolò il giocattolo sull’ultimo numero e il passaggio alla velocità successiva gli fece arcuare la schiena, ora a contatto con la stoffa blu del divano, rabbrividendo quando le fredde dita dell’altro toccarono il suo corpo rovente nei pressi della sua apertura. Quella contrazione improvvisa gli donò una nuova scossa di libidine, perché grazie ad essa, il vibratore si spinse ancor più dentro di lui. Boccheggiò e si irrigidì istintivamente, avvertendo questa volta, una sensazione dolorosa, quindi si obbligò a rilassarsi. Fortunatamente, bastò poco e ottenne un piacere ancora maggiore, quando l’altro accompagnò dolcemente quell’intrusione fino a strappargli un gemito roco e osceno, che mai si sarebbe sognato di liberare.
    Sopra di lui, sostenuto dalle gambe e da un braccio, al sentire quel verso animalesco, Riku si eccitò nuovamente e portò rapidamente la mano libera sulla propria asta per stringerla insieme a quella del collega e stimolarle insieme. Ansimò a sua volta, guardando con occhi socchiusi la figura del giovane coperta di piccole gocce di sudore, che a palpebre serrate e guance arrossate, chiamava il suo nome tra un gemito e l’altro. Accelerò il movimento della mano, mordendosi il labbro e godendosi ogni respiro e contrazione emessa da Yamamoto, trovandolo la cosa più bella ed provocante che avesse mai visto.
    Questi pensieri uniti all’ultimo spasmo del bruno, che gli venne tra le dita con lungo gemito, lo mandarono in delirio totale e poco dopo lo spinsero fino al raggiungimento dell’apice di quell’amplesso travolgente, che non avrebbe mai più dimenticato.




    Riassumiamo: Sora è un mandrillo peggio di Riku e si era accorto dello sguardo sbavante rivolto al suo fondoschiena; Riku è un rappresentante pervertito che sa unire l'utile al dilettevole... mica scemo ù.ù xD
    Avrete notato che in due punti c'è stato un salto temporale sulle scene, vi è piaciuto oppure vi ha dato fastidio? È stato un esperimento per un cambio di stile e vorrei un vostro parere :3 Oltre a questo, spero che vi sia piaciuto questo "gioco" proposto da Riku ù.ù Mi impegnerò al massimo per non farvi aspettare troppo per la prossima parte, che non sarà da meno di questa in quanto a contenuti ù.ù Alla prossima! :3
     
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    Ehm... salve a tutti xD Scusate se sono sparita nel nulla, ma ahimé l'ispirazione per questa fic è andata in vacanza e non sono riuscita a terminare l'ultima parte in tempi brevi. Eh, sì, questa è la parte conclusiva della fic ù.ù Inizialmente dovevano essere cinque, ma la quinta parte sarebbe venuta corta, orrida e vuota, quindi ho stretto tutto in questa. Non mi perdo in altre chiacchiere e vi lascio proseguire! Buona lettura! :3

    Parte 4: Shower - The special key



    Il vibratore ora spento era stato lasciato sul pavimento con ben poca grazia dai due uomini, che erano ancora uno sopra l’altro intenti a riprendere fiato. Soprattutto il castano che, con la faccia arrossata, si era abbandonato del tutto sul divano, portando sopra la testa le braccia stanche ancora unite dalle manette. Vedendolo in quello stato, Riku si era steso in qualche modo al suo fianco per non schiacciarlo col proprio corpo, appoggiandosi allo schienale e facendo mente locale di quanto era accaduto.
    Con quella pioggia assurda la giornata era iniziata abbastanza male, ma era riuscito ad arrivare comunque con un certo anticipo all’appuntamento con il signor Yamamoto, della cui figura aveva ammirato spudoratamente il culo in ascensore, ignorando ancora la sua identità. Il fatto che poi fosse stato scoperto passava ovviamente in secondo piano. Conosciuto il suo cliente lo aveva seguito nella sala che era stata preparata per loro e dopo aver appurato di essere di fronte a un personaggio sfacciato, professionalmente interessato ai suoi prodotti, ne aveva ripulito i baffi da caffè dal viso, ritrovandosi il momento dopo a giocare con la merce che aveva nella borsa, dando un’ottima prova al detto secondo il quale era necessario provare sulla propria pelle l’oggetto che s’intendeva acquistare per poter affermarne la qualità.
    Una lista della spesa che avrebbe fatto invidia a chiunque.
    Risollevò le palpebre precedentemente chiuse e gettò un’occhiata all’altro, che aveva riassunto un colorito normale e anche la respirazione si era placata di molto rispetto a pochi istanti prima. Sorrise e portò una mano alle manette per liberarlo da quella morbida stretta, dopodiché le fece scivolare oltre il bordo del sofà, guadagnandosi uno sguardo delle iridi azzurre del minore, ancora lievemente offuscate dalla libidine.
    Yamamoto mostrò all’argenteo un sorriso di quelli larghi, belli, a trentadue denti, che avrebbero potuto scongelare anche la cella frigorifera di una macelleria. E, dio, avrebbe potuto ammirarlo per ore… insieme al suo fondoschiena, in un connubio a dir poco perfetto.
    -È stato bello, no?- disse, agganciandosi al collo dell’altro per tirarlo nuovamente verso di sé. -Non pensavo che lavorare potesse essere così… soddisfacente.-
    -Mi trovi d’accordo, dal punto di vista professionale non avevo mai ricevuto una simile soddisfazione.- ammiccò Riku, sempre più intenerito e affascinato da quel sorriso degno di un bimbo, rubandogli un bacio a fior di labbra.
    -Sarebbe il caso di darci una ripulita, che ne dici?- fece Sora poco dopo.
    -Lo credo anch’io… vado a prendere-
    -Nulla.- lo fermò l’altro. -Non devi prendere nulla.-
    -E come facciamo allora?-
    Il castano mutò il proprio sorriso in un ghigno furbo e intraprendente. -Permetti che sia io a stupirti questa volta.- disse poi, misterioso, sedendosi con cautela per verificare il proprio stato.
    Appurato che riusciva a muoversi senza difficoltà e che non avvertiva terribili fitte al fondoschiena, si alzò in piedi e invitò Fukazawa a seguirlo verso il bagno della sala riunioni. Incuriosito, Riku gli andò dietro, chiedendosi nel frattempo cosa stesse macchinando il suo giovane cliente. La sua curiosità, però, mutò in vivo stupore quando si ritrovò a osservare l’interno di quella che doveva essere una semplice toilette: la stanza, dal pavimento e le pareti piastrellate di verde chiaro, era molto ampia, ci sarebbero potute entrare almeno sette persone e sarebbe comunque avanzato dello spazio, e oltre al water e al bidet sulla sinistra e al lavabo al centro sostenuto da un mobiletto bianco e sormontato da un largo specchio di forma ovale, ospitava una doccia dai vetri trasparenti provvista di due rubinetti e quindi una coppia di getti, regolabili a qualsiasi angolazione e altezza, più una panca lunga almeno un metro e mezzo.
    Sora rimase piacevolmente soddisfatto dalla bocca spalancata del suo ospite, che ancora incredulo, stava esaminando ogni angolo del bagno probabilmente chiedendosi se stesse sognando o meno.
    -Piace?- domandò, per la seconda volta in quella giornata, con una nota divertita.
    -Bé, se volevi stupirmi ci sei riuscito ampiamente.- rispose l’argenteo, lasciando intendere che approvava in pieno ciò che lo circondava. -Ma perché una doccia qui?-
    -Perché so che quando sarò pienamente a capo della baracca, vivrò più qui che a casa mia. Infatti, ho intenzione di mettere anche un armadio, devo solo scegliere il punto.-
    -Hai le idee molto chiare.- commentò il maggiore, ridacchiando.
    -Oh, sì.- affermò il castano, avviandosi alla doccia e facendo cenno al collega di seguirlo. -Decisamente molto chiare.-

    Quando entrambi i getti iniziarono a spruzzare acqua calda, ci volle poco perché l’intera stanza si riempisse di vapore, creando un piacevole ed eccitante effetto di vedo non vedo, che faceva sembrare ogni cosa come un miraggio dai bordi sfocati e traballanti e che rendeva tutto molto simile a un sogno a occhi aperti incredibilmente reale.
    Non appena furono completamente bagnati e accaldati, Yamamoto spinse il suo ospite contro la parete sinistra della doccia, facendolo rabbrividire per il contrasto tra la pelle rovente e il gelo delle piastrelle. Lo baciò con trasporto, come se non l’avesse fatto per giorni e quel contatto gli mancasse più dell’aria stessa, mentre esplorava il suo corpo pallido con le mani, impazienti di impararne a memoria ogni tratto.
    Inizialmente stupito per l’impeto improvviso con cui era stato travolto, Fukazawa si lasciò presto andare, assecondando ogni gesto e movimento di quel vispo cliente pieno di sorprese che gli era capitato davanti, e gemette quando un palmo abbronzato gli avvolse il membro per risvegliarlo, mentre l’altro si avvicinava alla sua apertura per studiarla con minuzia. Si irrigidì quando un dito lo violò, facendosi strada al suo interno fino alla propria base, per poi muoversi avanti e indietro e in senso rotatorio, solleticandolo e trasformando il fastidio in piacere.
    Nel frattempo, le loro bocche non si erano mai separate davvero, dandosi giusto il tempo di recuperare un po’ di fiato, per non interrompere quel vorace bacio voglioso e sempre più esigente. Anche i loro corpi non furono da meno, scossi da brividi e tremori d’eccitazione, non facevano altro che desiderare, chiedere e ricevere attenzioni che non erano mai sufficienti.
    Poco dopo, però, l’argenteo emise un verso di dissenso perché le labbra e le dita dell’altro, che da una erano rapidamente diventate tre, si erano allontanate da lui, lasciandolo insoddisfatto e infastidito, e anche la mano stretta sulla sua erezione si era fermata. Probabilmente, il suo viso doveva esprimere chiaramente tutto questo, poiché Sora ridacchiò divertito, guardandolo con occhi socchiusi.
    -Su, non fare quella faccia.- lo riprese con falsa serietà. -Ora tocca a me giocare un po’, non sei d’accordo?-
    -D’accordissimo, il problema è che il gioco stava iniziando a piacere anche a me.- ribatté con nonchalance.
    -Mi sembravate un tipo più paziente mister Fukazawa.- disse il castano, passandogli lentamente le mani sui fianchi e scendendo sulle cosce.
    -Ammetto che…- esordì, interrompendosi a causa di un sospiro che gli era rotolato sulla punta della lingua. -…in certe occasioni mi faccio prendere un po’ troppo la mano…-
    L’altro ridacchiò. -La mano, eh?- ripeté, prima di tornare a baciarlo mentre gli apriva le gambe, accomodandosi tra di loro.
    Distratto dalla sua bocca, Riku non poté fare altro che assecondarlo, portando le braccia intorno al suo collo, per avvicinarlo di più a sé, ma sussultò quando sentì l’erezione di Yamamoto entrare nel suo corpo rovente. Si aggrappò alla sua schiena, come se si trovasse a penzoloni su un dirupo e stesse per cadere di sotto, e trattenne inconsapevolmente il respiro, tremando per il dolore misto a piacere che stava provando. Perché se da un lato voleva lasciarsi andare e ricevere il massimo del godimento, dall’altro c’era un’istintiva paura di quel baratro e del male che avrebbe potuto sentire.
    -Rilassati.- soffiò Sora al suo orecchio, dopo aver lasciato con dispiacere le sue labbra, tornando a masturbarlo per aiutarlo a distrarsi dall’intrusione.
    Fukazawa gemette, posando la nuca contro le piastrelle e stringendo la presa sulla schiena del castano, che aveva iniziato a baciargli il collo con una voracità famelica. Poco dopo, si sentì sollevare una coscia e con quel movimento giunse la prima spinta, lenta e calcolata per abituarlo, seguita da una brusca scarica di piacere, che lo fece tremare e gemere ancora. A quel punto, Yamamoto lo morse alla spalla, affondando totalmente dentro di lui, godendo nell’udire la sua voce esprimersi in versi rochi ed eccitati. Godeva e faticò a contenersi con la seconda spinta, che si rivelò un poco più veloce e forte della precedente, ma il suo amante non si oppose né si lamentò, anzi, parve gradire il trattamento e questo non poteva che farlo sorridere. O meglio, ghignare per la soddisfazione.
    Da quel momento in avanti, la rapidità e la potenza dei suoi affondi prese ad aumentare di volta in volta e lo stesso fu per i respiri di entrambi, che si fecero corti e veloci. Ovviamente, anche il movimento della sua mano sull’erezione del collega subì un drastico cambiamento di velocità che comportò l’incremento degli ansiti e dei gemiti che gli venivano soffiati nell’orecchio.
    Dal canto suo, Riku si strinse ancora di più al corpo del castano, tirandolo verso di sé istintivamente per avere dell’altro, perché sembrava non bastargli mai. Quando poi, con una spinta ancor più decisa, Sora gli toccò la prostata, l’argenteo rimase senza fiato e la bocca spalancata in un verso animalesco privo di voce, che mutò in un lungo sospiro di apprezzamento, ben udito da chi l’aveva provocato. Con l’affondo seguente, che colpì il medesimo punto, Fukazawa rilasciò un gemito strozzato e gutturale mentre raggiungeva l’orgasmo tra le dita bronzee, sporcando i ventri di entrambi con un getto di seme bollente.
    Yamamoto tornò a baciarlo quasi con aggressività l’attimo dopo, senza dargli il tempo di riprendere fiato né di ricollegare un qualsiasi pensiero o neurone. Quell’amplesso abbracciato dal vapore pareva averlo trasformato in un amante stranamente affamato e voglioso, che fremeva a ogni respiro o tremore di piacere del proprio amante, assaporandoli con soddisfazione. Bisognoso d’aria, lasciò le labbra dell’argenteo e si spostò sull’incavo del collo, per morderlo e succhiarlo, mentre dava le ultime forti spinte e si liberava dentro Fukazawa per poi accasciarsi su di lui, schiacciandolo contro la parete della doccia.
    Lo scroscio dell’acqua risuonava come una battente pioggia sul pavimento e sostituì i suoni emessi dai due amanti che, stretti l’uno all’altro, erano impegnati a recuperare prezioso ossigeno e lucidità mentale.
    Sora uscì dal corpo pallido del collega, ora pieno di segni rossi, ed entrambi scivolarono a terra, guardandosi in viso ma vedendosi appena tra la nebbia prodotta dall’elevata temperatura dei getti e quella generata dalla libidine, che ancora offuscava tutti i loro sensi e le loro menti, che impiegarono più d’un paio di minuti a riprendere a carburare. Quando poi furono in grado di mettere insieme un pensiero di senso compiuto, nessuno dei due proferì verbo, convinti che qualsiasi cosa avessero detto avrebbe sicuramente incrinato l’atmosfera complice che li avvolgeva come una bolla di sapone invisibile e intangibile. Si limitarono, quindi, ad alzarsi nuovamente per dedicarsi al motivo principale per cui erano entrati in quella lussuosa doccia. Il tutto senza smettere di lanciarsi sorrisini e occhiate maliziose, che avrebbero potuto accendere la miccia di una nuova bomba di desiderio, ma che fortunatamente -a seconda dei punti di vista- riuscirono a tenere a bada.

    Firmati i documenti e compilate le schede d’ordine, Yamamoto li restituì al rappresentante che li controllò per scrupolo professionale un’ultima volta, prima di riporli nella loro cartelletta e infine, nella propria borsa, che poi richiuse con un sonoro clack.
    -Direi che abbiamo finito.- esordì Fukazawa, sistemandosi i primi bottoni della camicia e infilandosi la giacca.
    -È stata una mattinata molto proficua, non trovi?- chiese candidamente il castano, tirandosi in piedi imitato dall’argenteo.
    -Ne devo prendere atto, era parecchio che non concludevo accordi così appaganti.- ribatté il maggiore, infilando una mano in tasca ed estraendola subito dopo chiusa sulla chiave che aveva usato per salire con l’ascensore, e il pendente a forma di corona a cui era legata. -Questa la lascio a te o devo restituirla alla reception?-
    -È la mia chiave personale, tienila tu.- sorrise Sora, puntando i suoi occhi celesti in quelli dell’altro. -Così la prossima volta verrai direttamente qui senza passare dal via.- aggiunse con una buona dose di malizia nella voce.
    -D’accordo. Allora la prossima volta sarò io a offrirti qualcosa, e non sarà un caffè.- replicò Riku con lo stesso tono, seguendo l’invito del minore a dirigersi verso la porta, dopo aver preso borsa e ombrello.
    -Ci conto.- disse il castano, oltrepassando la soglia e avviandosi verso l’ascensore. -Ti accompagno fino al settimo piano.- proseguì, premendo il tasto di chiamata e entrandovi con il collega quando arrivò.
    -Contattami quando preferisci, come rappresentante ho molta libertà di orario.- asserì l’argenteo, premendo i tasti con i numeri sette e zero.
    -Mh, tranquillo, mi farò sentire molto presto.- ammiccò il castano, prima di schioccargli un bacio sulla guancia e avanzare verso le porte dell’elevatore, che si aprirono due secondi dopo. -Bye, bye!-
    Due secondi che furono più che sufficienti a Riku Fukazawa per gettare un’ultima occhiata soddisfatta al fondoschiena del suo nuovo affascinante cliente.






    Com'è che era iniziata? Con Riku che guardava il culo a Sora e ovviamente non poteva finire in modo diverso ù.ù non siete d'accordo anche voi?
    Detto questo, vi ringrazio per avermi seguita fin qui e spero che quest'ultima parte vi sia piaciuta :3 Ci vediamo alla prossima!
    See ya!
     
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3 replies since 8/12/2012, 00:11   67 views
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