Capitolo 66: L’ira della rosa bruciata

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Capitolo 66: L’ira della rosa bruciata

    In breve tempo, l’entrata del pub fu raggiunta da chiunque si trovasse al suo interno, compreso chi vi lavorava, attirato dai rumori provenienti dall’esterno.
    In prima fila, Andrea e Claudia osservavano con apprensione lo svolgersi del combattimento e temerono il peggio quando scorsero l’amica circondata dal turbine di petali neri. Tuttavia, quando videro quelle tremende e violente fiamme comparire dal nulla, non riuscendo più a cogliere il profilo della custode, il terrore strinse loro il petto come la morsa di una tagliola.
    -Ma dov’è Jessie?- chiese la mora.
    -Tra le fiamme credo…- mormorò la castana, spostando lo sguardo sul Ritornante.
    -Speriamo che stia bene…-
    -Secondo me, sta meglio di noi due messe assieme.- ghignò.
    -Come fai a dirlo?-
    -Guarda la faccia di quello là…- disse, indicando col capo l’uomo dai capelli rosa. -Sta aspettando qualcosa…-
    Riportarono la loro attenzione all’enorme rogo scaturito dal niente, che al contrario di com’era apparso, si stava lentamente estinguendo, rivelando al suo esatto centro una figura eretta con le sue armi lungo i fianchi.
    -Lo sapevo! Vai Jessie, fallo nero!!!- urlò la ragazza con gli occhi azzurri, alzando un pugno.
    -Ma cosa urli?!- esclamò Claudia. -Guarda che non ti può sentire.-
    -Invece mi ha sentita benissimo! Guarda!-
    La keyblader, infatti, aveva sollevato il braccio destro e, fatta svanire la Via del Tramonto, aveva mostrato il pollice alzato, in segno affermativo.

    La ragazza dai lunghi capelli castani osservò il suo avversario da capo a piedi e notò i suoi pugni stretti, scossi da un lieve tremore, e un’espressione di stupore misto a rabbia sul suo viso.
    -Allora Marluxia, vogliamo riprendere?-
    -Tsk.- sputò il rosato. -Solo perché hai distrutto i miei petali, non significa che tu abbia vinto!- urlò, mostrando la sua ira crescente. -I giochi sono finiti!-
    Impugnò la sua falce con entrambe le mani, portandola alle proprie spalle per poi lanciarla come un boomerang verso il suo obiettivo.
    Jessie si preparò a ricevere l’arma del nemico con il solo Artiglio della Notte. Allargò le gambe per resistere al contraccolpo e portò la lama orizzontalmente davanti al viso, reggendola con la sola mano sinistra per l’impugnatura, attendendo il momento giusto in cui agire.
    Alla fine, rapida e letale, la falce la raggiunse e si scontrò violentemente con il keyblade, producendo scintille. A quel punto, strinse i denti e resistette alla forza che si stava abbattendo su di lei, lasciando una situazione di stallo: la falce a mezz’aria, retta da una mano invisibile, contro la lama della chiave della Notte.
    Solo in quel momento si accorse della presenza alle sue spalle e avvertì una lama sottile appoggiata sulla sua gola.
    -Alle spalle?- domandò senza distrarsi. -Non è leale sai?-
    -Oh, mi dispiace.- rispose Marluxia con finto rammarico. -Credo di essermi perso quella lezione a scuola…-
    -Cosa pensi di fare ora? Non so quanto ti conviene farmi fuori…-
    -Non hai tutti i torti…- ammise l’ex-numero XI. -Ma sono curioso di vedere come farai a uscire da questa situazione.-
    -Oh vedrai, sono una ragazza piena di sorprese.- asserì lei, allungando velocemente la mano destra in avanti.
    Sotto gli occhi sgranati e stupiti del suo avversario, impugnò la falce, simbolo della nera signora, e compì un giro su se stessa, indirizzando la lama verso l’uomo.
    Il Leggiadro Sicario balzò rapidamente all’indietro, evocando però una nuova arma: una frusta verde smeraldo irta di spine su tutta la sua lunghezza.
    Stretta la dritta sull’impugnatura, la fece scattare in avanti, catturando tra le sue spire il manico color cobalto scuro della sua falce e quando rimise i piedi a terra prese a tirare con tutte le sue forze.
    La custode del Tramonto ghignò divertita, cominciando a tirare a sua volta, dando il via a un tiro alla fune in apparente equilibrio.
    -Caro Marluxia, me l’hai lanciata contro, non credere di riaverla tanto facilmente!- esclamò, privandosi anche della seconda chiave e mettendo la mano sinistra accanto alla sorella. -Quake!-
    La magia prese vita dalle sue mani chiuse e si trasmise all’arma che stringevano, scuotendola come la terra scossa da un tremendo terremoto, dopodiché corse lungo la frusta di spine, raggiungendo l’avversario.
    Nuovamente Marluxia fu percosso da quella violenta magia, che con altrettanto impeto lo colpì dritto al petto e lo scagliò contro l’invisibile parete da lui stesso creata.
    Lo sguardo color nocciola della ragazza, lo seguì come se fosse incatenato alla sua immagine, per non perdersi alcun movimento e non farsi cogliere alla sprovvista, mentre stretta tra le sue dita si trovava ancora l’arma dalla lama d’ossidiana, sempre lucente alla luce della luna e dei lampioni, da cui pendeva priva di vita la lunga frusta del colore delle foglie in primavera.
    Il corpo del Ritornante scivolò lentamente al terreno e dei colpi di tosse si levarono nel silenzio teso come una corda di violino, pronto a spezzarsi.
    -Non… credere di avermi sconfitto…- disse con il fiato corto, alzando la mano destra per poi stringerla a pugno.
    La seconda arma dell’uomo si raddrizzò, animata da vita propria, prendendo a oscillare come un serpente deciso ad attaccare la sua vittima. Infatti, prima che Jessie potesse reagire, questa scattò avvolgendosi attorno alle nude braccia della ragazza, che trattenne a stento un urlo di dolore, quando le spine della frusta le penetrarono nella carne.
    Un gemito sfuggì alle sue labbra, all’aumentare della morsa, e fu costretta ad aprire le mani, cosicché la falce cadde al suolo, producendo un tonfo metallico quando la lama cozzò con il suolo.
    -Accidenti…- sibilò la castana, lanciando occhiate colme d’odio verso la corda verde e verso il suo avversario, che nel frattempo si era rialzato e aveva richiamato a sé la sua arma prediletta.
    -Ti vedo in difficoltà piccola Jessie…- affermò divertito, lasciandosi scappare una piccola risata soddisfatta.
    -Non cantare vittoria troppo presto Marluxia!- esclamò lei. -Finché avrò fiato in corpo e il sangue scorrerà nelle mie vene non mi arrenderò!-
    -Finché il sangue scorrerà nelle tue vene?- ripeté. -Rimediamo subito a questo inconveniente.-
    Schioccò le dita e la frusta si animò nuovamente, allungandosi e aumentando il numero dei suoi sottili aculei. Come una sfuggente anguilla si mosse rapida sul corpo della ragazza, mentre le spine affondarono ancora di più e iniziarono a cibarsi del caldo sangue forgiato a fuoco vivo, imitando le zanne di un vampiro assetato di quella linfa vitale che gli è negata dalla sua stessa natura.
    -Non ti dispiace se la mia piccolina prende in prestito un po’ di sangue vero?- domandò con una risata. -Preparati perché oggi sarai sconfitta!- urlò, lanciandosi in direzione della sua avversaria a falce sguainata.
    La keyblader strinse i denti e sbatté le palpebre per mettere a fuoco il mondo intorno a sé, poiché iniziava a risentire della perdita continua di sangue.
    -Dannazione!- sibilò a denti stretti, mentre la sua mente correva veloce per trovare una via d’uscita da quella situazione, che stava raggiungendo un livello pericoloso.
    -Posso provare a bruciarla… ma potrebbe non funzionare dato che c’è il mio sangue…- ragionò in fretta. -Che diavolo faccio?!-
    Il Leggiadro Sicario guardava soddisfatto il suo operato, con un mefistofelico ghigno ad allungargli le sottili labbra rosee, mentre si avvicinava sempre di più alla castana. Il pensiero di aver messo in difficoltà la custode lo scosse nel profondo della sua anima nera, come una potente scarica elettrica e di conseguenza a quell’ondata di euforia, cominciò a ridere, sguaiatamente, provocando l’irritazione della sua avversaria.
    -Cosa farai ora piccola Jessie?- domandò sentitamente divertito, ormai vicino al suo obiettivo.
    La ragazza trattenne un ringhio, dopodiché mise in atto una strategia azzardata, che poteva condurla facilmente alla vittoria, ma al contempo alla sconfitta.
    -Non ho ancora gettato la spugna!- urlò come risposta. -Energiga!-
    Una cupola di luce color smeraldo la circondò, ridandole una piccola parte delle sue forze perdute. Quando l’effetto della magia terminò, la castana compì un lungo balzo in avanti, atterrando a pochi centimetri dal suo nemico, bloccando la sua avanzata. Trattenne i gemiti dovuti al dolore, provocato dalle spine, e lo afferrò per le braccia, aggrappandosi con tutto il proprio peso alla divisa d’ossidiana.
    Marluxia sgranò gli occhi blu e provò a liberarsi dalla ferrea presa della keyblader, abbandonando la falce. -Staccati immediatamente da me!- le sputò contro.
    -Te lo sogni…- rispose lei, fissandolo con le sue iridi color nocciola, attraversate da una scintilla di adrenalina, come una fiamma orgogliosa che brilla senza la paura di potersi spegnere. -Se non posso distruggere la tua arma, distruggerò te!-
    A quelle parole, nuovamente il fuoco esplose attorno alla sua figura, avvolgendo anche il corpo del Ritornante in una trappola mortale.

    ***


    Osservava con fare annoiato e sguardo perso, l’infinità buia e senza fondo dello spazio cosparso di punti luminosi, ovunque si volgessero gli occhi. Seduto sul sedile della gummiship, con il volto poggiato stancamente sulla mano destra, il keyblader dai capelli argentati sospirò.
    Un lungo sospiro colmo d’ansia e nostalgia per la mancanza della propria compagna, di colei che lo completava perfettamente, come l’incastro di due pezzi di un puzzle, che per troppo tempo sono rimasti lontani e chiusi nella scatola.
    In quel momento poteva facilmente comprendere come si fosse sentito il suo predecessore, Stefano, quando capì che Anike era la sua esatta metà e cadde nel terrore più profondo al pensiero di poter assistere anche lui alla morte della sua compagna, com’era accaduto nel lontano passato.
    Serrò le palpebre, scuotendo la testa con forza. -Jessie sopravvivrà. Non la lascerò in balia del suo destino…- pensò risoluto, facendo tornare alla luce le sue iridi color acquamarina, per riportarle alla contemplazione del vasto e immenso universo senza fine.
    Un nuovo sospiro si levò alle spalle del custode dell’Alba, ma quest’ultimo non lo udì.
    Il ragazzo dai capelli castani si appoggiò al bordo della soglia della sala comandi, in quel momento vuota, fissando lo sguardo dalla tinta celeste sul proprio migliore amico.
    -Qualcosa non va Sora?- domandò una voce, accanto a lui.
    -Axel…- iniziò il keyblader. -Sono preoccupato per Riku… non l’ho mai visto così…-
    -Già… immagino che volesse andare con Jessie ma credo abbia capito da sé che è stato meglio così.- sbuffò appena, grattandosi la nuca. -Però, deve mancargli la sua presenza, soprattutto dopo le cose che abbiamo scoperto…-
    -Tu cosa pensi Axel? Riguardo Jessie intendo…-
    -E’ sempre la stessa ma ora anche lei agirà in modo diverso.- disse il rosso. -Sa che ogni sua mossa potrebbe essere pericolosa per noi e per lei, perciò credo che d’ora in poi sarà più chiusa nei nostri riguardi e starà parecchio sulle sue, per cercare di capire come comportarsi.- concluse. -E tu invece?-
    -La penso come te, ma credo che Jessie, nonostante si sia arresa a ciò che deve accadere, abbia qualcosa in mente…- rispose, voltandosi verso il Ritornante.
    -Tu dici?-
    -Sì, me lo sento…- mormorò, portando nuovamente lo sguardo sull’amico dai capelli argentei. -Riku?- domandò ad alta voce. -Che ti prende?- chiese ancora, avvicinandosi.
    Il custode della Via per l’Alba era in piedi, con i pugni tremanti lungo i fianchi, e gli occhi sgranati. -Jessie sta combattendo! Dobbiamo raggiungerla!- urlò.
    -Sei sicuro di quello che dici?- fece il ragazzo vestito di bianco.
    -Certo che ne sono sicuro Axel! Lo sento! Sento la presenza del fuoco di Jessie e dubito che lo usi per giocare!-
    -Muoviamoci allora!- ribatté il numero VIII, aprendo un varco di luce.
    -Ragazzi cosa succede?- domandò Kairi, attirata dalle urla.
    -Jessie è nei guai, noi andiamo a controllare.- rispose Sora. -Dillo tu al re!- continuò rapido, seguendo i compagni nel passaggio.

    ***


    Un vortice del colore della pece si era alzato all’improvviso per contrastare quelle grandi e feroci fiamme cremisi, evocate dalla custode del Tramonto.
    Esattamente al centro di quell’improvvisato campo di battaglia, due energie apparentemente di eguale forza e resistenza, l’una rossa e l’altra nera, entrambe però portatrici di morte e distruzione, si fronteggiarono per lunghi e interminabili istanti, prima che quello scontro terminasse con una tremenda esplosione.
    Un grande polverone color piombo colmò tutta l’area racchiusa nella barriera invisibile, lasciando tutti coloro che stavano assistendo col fiato sospeso e con una sola domanda in mente: chi era uscito vincitore da quella battaglia?
    Lentamente la nube grigia si dissolse e quando anche gli ultimi granelli, simili a minuscoli insetti svolazzanti, si posarono a terra, apparvero le due figure che avevano scatenato quel contrasto senza quartiere.
    La ragazza dai lunghi capelli castani si trovava in piedi, leggermente curvata in avanti, che si teneva il fianco sinistro con la dritta, da cui copiosa usciva la densa e scarlatta linfa vitale. Il respiro era ben paragonabile a un lieve alito di vento nella soffocante afa estiva e il suo viso sporco era attraversato a tratti da alcune goccioline di sudore, che correvano verso il basso, spinte dalla forza di gravità. I suoi abiti mostravano numerosi buchi, a testimonianza degli spessi aghi di quella frusta tanto simile a un viscido serpente, e parecchi tagli, lasciati da quei petali neri affilati come le lame di mille coltelli.
    A una decina di metri da lei, il Ritornante dalla lacerata veste scura, anch’egli piegato in avanti, si teneva le mani premute sul volto. Il suo intero corpo tremava come una foglia smossa da un terribile vento, portatore di tempesta, finché un agghiacciante urlo di dolore, simile al latrato di una bestia, si levò dalla sua figura.
    La keyblader si spaventò all’udire quella manifestazione di massima sofferenza e i brividi della paura le corsero rapidi lungo la spina dorsale.
    La sua paura divenne terrore, quando Marluxia tolse le mani dal proprio viso, lasciandolo scoperto. Sgranò gli occhi di fronte alla tremenda tumefazione che deformava il lato destro del volto del Leggiadro Sicario, sul quale lampeggiavano le due iridi color zaffiro. Inconsciamente, arretrò di un passo, scatenando l’ira del suo nemico.
    -Me la pagherai custode del Tramonto!- gridò, sfoderando senza remore la propria arma. -Non posso ucciderti, ma lasciarti a un soffio dalla morte mi è ben concesso!-
    L’uomo dalla chioma rosata, ormai bruciata e annerita per quasi la sua totalità, si lanciò verso la sua avversaria, che inerme e priva di forze lo osservò avvicinarsi, attendendo la vendetta per le sue azioni.
    L’ex numero XI la gettò a terra con una spinta del manico della sua falce, diretta allo stomaco.
    La guardò con odio e rabbia, ma per un attimo godette nel vederla prona ai suoi piedi e si sentì come un boia cui però viene negata la possibilità di fare il suo mestiere. Tuttavia, il disprezzo e l’odio presero prepotentemente il sopravvento sul suo cuore oscuro e una nuova, sadica, idea illuminò quel viso sfigurato.
    La falce scomparve dalle sue mani inguantate, sostituita dalla frusta irta di spine.
    Nessuna parola uscì dalle sue labbra, ancora rosee nonostante tutto, ma una risata malvagia e folle, che accompagno la prima sferzata di quell’arma terribile.
    Un nuovo urlo disumano trafisse il muto etere e giunse chiaro e forte alle orecchie degli spettatori, che osservavano impotenti quella violenza. Pochi istanti dopo, un altro grido, seguito da un terzo.
    -Basta!- urlò Andrea, mettendo mano alla maniglia della porta.
    -Ma cosa vuoi fare?!- la bloccò Claudia.
    -Non lo so, ma non posso stare qui mentre Jessie…- si zittì a causa di un altro urlo, questa volta ben più debole dei precedenti. -Devo aiutarla!-
    Un’intensa luce apparve all’improvviso davanti all’entrata del pub e tre figure ridiedero speranza alla giovane dagli occhi azzurri.
    -Axel!-

    Le sue urla lentamente si erano spente, sostituite da gemiti strozzati.
    La sua mente si trovava sull’orlo di un abisso e l’unica cosa che la teneva ancora legata alla realtà, era il dolore provocato dalle frustate, che colpivano la sua schiena con violenza.
    In esse, tutta la rabbia e l’odio del suo avversario.
    Non aveva più sensibilità verso il suo corpo, l’unica cosa che avvertiva era il sangue scorrere dalle ferite ad ogni nuova sferzata, come l’acqua piovana che scorre lentamente sulla nuda e fredda roccia.
    I suoi occhi socchiusi, coperti da una leggera ciocca di capelli, scorgevano solo l’ombra del suo giustiziere e la sua mente spenta aveva registrato il ritmo dei colpi. Ogni dieci secondi, la sua schiena veniva raggiunta dallo strumento di vendetta di Marluxia.
    Dalla sua gola riarsa ormai non uscivano nemmeno gemiti, solamente rantoli, ricordi di ciò che era un respiro vero e proprio.
    Qualcosa, improvvisamente, risvegliò il suo pensiero. Erano passati quasi venti secondi, perché il dolore non arrivava?
    Al suo posto, un suono cristallino, leggero e possente al tempo stesso, raggiunse le sue orecchie e un’ombra poco nitida, come se la cosa che la producesse fosse liquida, le fece sollevare di poco le palpebre stanche e deboli.
    Qualcos’altro le scostò i capelli dagli occhi e una voce amica le strappò un sorriso mentale.
    -Jessie adesso ci siamo noi.- disse Sora con una vena di rabbia.
     
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