Capitolo 59: Il passato [primo atto]

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Capitolo 59: Il passato [primo atto]

    -E così siete state ammesse tutte?- chiese, giocando con una ciocca castana.
    -Sì, anche se qualcuno, come ben sai, sarebbe dovuto restare dov’è!- ribatté la voce dalla radio.
    -Ovviamente, ma sai anche tu che non possono lasciare qualcuno indietro prima degli esami… Quindi immagino che abbiano abbassato i voti di un bel po’ di gente, per mantenere un livello quantomeno pari…-
    -Lasciamo perdere questa storia! Non immagini Miryam quanto si sia arrabbiata quando ha visto la sua pagella!- esclamò divertita.
    -Immagino sì!- rispose con una risata.
    -E tu Je? Cosa mi racconti?- domandò Andrea.
    Sospirò. -Guarda… Abbiamo passato qui solamente una settimana e ne sono successe di tutti i colori e se te le raccontassi via radio ti farei solamente la lista della spesa…-
    -Bè, tu comincia a farmi la lista della spesa, poi vieni qua e mi fai un racconto dettagliato!-
    -Non…-
    Un ruggito squarciò l’aria e la terra tremò.
    -Je, cos’è stato quel rumore?- chiese all’amica con voce tremante.
    -Niente di pericoloso, è solo un drago che mi avvisa dell’arrivo degli altri.- rispose tranquilla la keyblader.
    -Un drago… certo…- replicò l’altra con un velato scetticismo.
    -Cos’è non mi credi?-
    -Sì ti credo, ma è un po’ difficile per me immaginarmi un drago vivo e vegeto!-
    -In effetti, hai ragione…- rise lei. -Cercherò di farle una foto e te la porterò!-
    -Farle?-
    -Sì, è un drago femmina. Ora devo andare! Ciao Andrea!-
    -Ciao Je!-
    Una scarica diede conferma della fine della comunicazione e con un sospiro la ragazza si alzò dal sedile per uscire dalla nave.

    Mezz’ora più tardi, l’immensa coperta buia dell’universo e delle stelle circondava la gummiship, che in quel momento ospitava i soliti passeggeri e la squadra dei Ritornanti al completo. Tutti erano in attesa di sapere cosa accadde ai tempi dei primi custodi, perché prima di partire Jessie aveva affermato con sicurezza che era giunto il momento di rivelare il passato.
    All’appello mancavano solamente i due protagonisti principali, che si erano chiusi nella stanza del keyblader dai capelli argentei per un motivo a loro sconosciuto.
    Improvvisamente, la porta della sala comandi si aprì, permettendo ai due custodi dell’equilibrio di entrare.
    Lui serio in volto, con una tristezza di fondo ad oscurare le sue chiare iridi acquamarina, lei, invece, serena e tranquilla, con una punta di rassegnazione ben celata agli sguardi dei compagni d’avventura.
    -Scusate l’attesa.- iniziò la castana. -Ma abbiamo preferito parlare prima tra di noi di quanto è successo ieri sera e di cosa Anike e Stefano ci hanno rivelato.-
    -Cosa vi hanno detto?- domandò Sora.
    -Per quanto mi riguarda, sono venuta a conoscenza del destino che mi attende in quanto custode del Tramonto, ma ne riparleremo dopo.- spiegò la ragazza.
    -E tu Riku?- chiese il Soffio di Fiamme Danzanti. -Si può sapere che ti ha detto Stefano per tenerti sott’acqua tutto quel tempo? Perché è lì che ti ha parlato vero?-
    -Sott’acqua?- ripeterono all’unisono alcuni dei presenti con lo stupore dipinto in viso.
    -Sì. Mi ha portato sul fondo del laghetto dov’è comparsa la serratura per mostrarmi in cosa consiste il mio potere e come usarlo.- disse, voltandosi verso il Notturno Melodico. -Pare che da oggi Demyx non sarà l’unico a saper controllare l’acqua.-
    -Davvero?- chiese il biondo, ottenendo un assenso dall’argenteo.
    -Effettivamente ha una certa logica…- intervenne il Burattinaio Mascherato, portandosi una mano al mento. -Jessie controlla il fuoco, mentre Riku, che rappresenta il suo opposto, controlla l’acqua.-
    -Proprio così.- s’intromise nuovamente la ragazza dagli occhi color nocciola. -Adesso, però, è giunto il momento di ottenere risposte e, forse, quello che accadrà in futuro sarà più facile da affrontare.-
    Le domande che stavano per nascere furono troncate immediatamente dalla comparsa delle due chiavi, sorelle e opposte allo stesso tempo, che presero a galleggiare ognuna di fronte al proprio detentore.
    In una scia di luci rosse e bianche, provenienti dalle due armi, comparvero i primi prescelti dalle armi leggendarie.
    Dalla Via per l’Alba prese forma Sir Stefano, avvolto in un’armatura bianca, bordata d’oro, l’elmo dalla visiera scura, sulla cui cima si trovavano tre piume di differenti tonalità di blu, era tenuto sottobraccio. Il viso dalla carnagione abbronzata era illuminato da un largo sorriso delle labbra rosee, che si estendeva agli occhi dalle iridi color legno di ciliegio. L’altrimenti perfezione di quel volto era proibita dalla presenza di tre cicatrici parallele e simmetriche sulla guancia sinistra. Infine, sulla spalla destra, prendeva posto la lunga chioma castana, trattenuta da un nastro ebano.
    Alla sua sinistra, la Via del Tramonto liberò Anike, vestita di pantaloni di stoffa grigia, infilati in un paio di stivali al ginocchio, una casacca della stessa tinta con le maniche larghe, chiuse ai polsi; un giustacuore e degli spallacci formavano la sua armatura, insieme ad un elmo nero dalle rifiniture argentee, di raffinata fattura, che presentava due ali piumate sui lati. Sul volto dalla carnagione nera, prendevano il loro spazio due piene labbra scure, allargate in un sorriso fiero, sopra al naso dal taglio morbido risplendevano le due iridi verdi come i germogli in primavera, dal tratto allungato, simili a quelle di un felino predatore, racchiuse in una corona di lunghe ciglia scure. Tutto era incorniciato dalla corta chioma corvina, agitata come le acque di un ruscello di montagna.
    Entrambi i guerrieri avevano una consistenza evanescente, mentre nei loro sguardi era ben visibile la scintilla dell’orgoglio e del coraggio, di chi non si tira indietro di fronte a nulla e che combatte strenuamente per i propri ideali, insieme all’ombra della sofferenza, che attraversa inevitabilmente la vita di ogni guerriero.
    Nella loro diafana forma di spiriti, non dimostravano più di trent’anni, tuttavia l’esperienza e la conoscenza accumulata compensavano la loro giovane età.
    -Eccoci qua!- esclamò il cavaliere, allargando il suo sorriso, mentre faceva scorrere lo sguardo sui presenti, che a loro volta lo osservavano allibiti. -Bè? Che sono quelle facce?- chiese in un moto di delusione.
    -Poi non dirmi che sbaglio a darti dello scemo…- intervenne la compagna, mettendosi una mano sugli occhi.
    -Perché?- domandò con innocenza.
    -Secondo te come dovrebbero reagire davanti a due fantasmi? Con l’allegria della festa per il primo giorno d’estate?-
    -Mamma mia come la fai difficile! Siamo spiriti, e allora? C’è bisogno di fare quelle facce da funerale?-
    -Stefano ti prego, torna serio e vedi di rimanerci…-
    -D’accordo, hai vinto tu!- dichiarò, alzando le mani in segno di resa. -Veniamo al dunque?-
    -Credo sia meglio… La nostra storia non è così corta come sembra.-
    -Vero anche questo…- disse, dopodiché si voltò verso il ragazzo dalla chioma argentea. -Riku fai vedere quanto sei bravo e crea una sfera d’acqua!-
    Il giovane arrossì per un attimo, scatenando il riso degli amici, poi portò avanti la mano destra, puntando il palmo verso il centro della stanza.
    Poco dopo, una piccola massa di colore azzurro, tendente alla trasparenza, di forma sferica apparve a breve distanza dalla mano del suo evocatore, che la spinse verso il centro della sala.
    Tutto, sotto lo sguardo vigile e attento del primo custode. -Benissimo, ora ingrandiscila… Lentamente, mi raccomando.- ordinò l’uomo all’allievo che eseguì alla perfezione le istruzioni ricevute. -Basta così!- sentenziò, quando il globo raggiunse il metro di diametro.
    Con sguardo soddisfatto, fissò il ragazzo riprendere fiato con la schiena appoggiata alla parete. -Hai un buon controllo. In acqua non è stato così difficile perché avevi ciò che ti serviva a portata di mano, qui, invece, hai dovuto assorbire l’acqua che ti circonda e concentrarla in un unico punto, ma non preoccuparti col tempo farai esperienza e lo sforzo sarà sempre minore.
    -Allora… Per narrarvi ciò che accadde, il metodo migliore è mostrarvelo attraverso i miei ricordi, poi, quando sarà, si uniranno anche quelli di Anike.- si fermò, posando il palmo della mancina sulla superficie liquida, che al contatto tremò, sviluppando una serie di increspature, che si estesero fino all’interno dove scatenarono una scintilla di luce.
    -La nostra storia comincia alla Sacra Reggia nell’anno milletrecentoventicinque, allo zenit del giorno centosei. Giorno in cui i keyblade fecero la loro prima apparizione in quel periodo di pace, che perdurava dall’anno milledue…-

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    Un giovane dalla chioma castana, legata con un cordino color ebano, correva lungo il viale alberato.
    Le alte querce erano rigogliose e dalla punta dei loro rami facevano capolino i primi frutti, ancora acerbi per essere colti dagli abitanti di quel mondo.
    Il sole splendeva e diffondeva il suo calore in quella giornata serena, in cui ogni creatura mostrava la propria serenità nei propri gesti.
    Si fermò al termine della via tappezzata da mattonelle color rame e si appoggiò ad un tronco scuro per riprendere fiato. Alzò il viso, su cui era dipinto un sorriso strafottente, e osservò la Sacra Reggia in tutto il suo immenso splendore.
    Il castello d’infrangibile cristallo bianco sorgeva all’equatore del pianeta, nel punto in cui i raggi del sole e della luna si concentravano maggiormente, per diffondere la luce in ogni angolo della superficie per merito delle sue sfaccettature, così da sconfiggere le tanto temute tenebre, contro cui era stata combattuta e vinta l’ultima grande guerra dell’anno novecentonovantaquattro.
    Le alte torri, luminose al pari delle stelle, s’innalzavano al cielo come i rami di un albero, alla continua ricerca dell’energia per vivere. L’edificio era composto da un corpo centrale, circondato da cinque cristalli più piccoli, come un diadema, dai quali partivano altre numerose compagini, che giorno dopo giorno si allungavano e s’ingrandivano, forse spontaneamente, oppure per mano di esperti artigiani, che le modellavano, crescendole come figlie.
    Regolarizzato il respiro, il castano si diresse di gran carriera verso la torre centrale della reggia, senza distogliere lo sguardo dall’intera maestosa figura dell’edificio.
    I suoi passi concitati riecheggiarono sulle pareti cristalline, come l’eco di mille sonagli, finché non si arrestò di colpo davanti ad una porta in candido legno di faggio. Con immotivato timore, egli spinse i battenti e mosse qualche passo all’interno della grande sala, che ospitava molti giovani come lui. Uomini e donne, adolescenti e adulti, erano tutti lì per lo stesso motivo: entrare nella guardia speciale del regno della Luce.
    Notandoli ancora tutti dispersi, il ragazzo capì di essere in orario, così s’incamminò tranquillo verso la folla avvolta da un continuo chiacchiericcio.
    -Alla fine ce l’hai fatta ad arrivare!- esclamò una voce femminile alla sua destra.
    -Certo che sì! Io raggiungo sempre i miei obiettivi!- ribatté lui, battendosi una mano sul petto, spostando lo sguardo sulla ragazza dalla carnagione chiara, che gli si avvicinava.
    -A chi vuoi darla a bere?- chiese lei, affiancando l’amico. -Chi ti ha buttato giù dal letto?-
    -Il gallo del vicino, ma questo non conta!- replicò. -In ogni caso, Voi cosa fate qui? Non è posto per una principessa questo!-
    -Mio padre, il re, ha acconsentito, quindi non c’è problema!- ribatté con testardaggine, incrociando le braccia al petto, che la natura aveva reso rigoglioso.
    -Ma principessa, quella del cavaliere è una vita dura…-
    -Lo so benissimo!- esclamò la ragazza, scuotendo le lisce ciocche dorate come i raggi del sole. -Quindi smettila, perché tanto non cambio idea! E poi quante volte ti ho detto di darmi del tu?-
    -Hai ragione Miyo, ma il fatto che siamo cresciuti insieme non mi giustifica…-
    -Stefano Fiervento, come tua principessa ti ordino di darmi del tu!- lo interruppe la bionda, puntando su di lui i suoi profondi occhi viola, simili a due preziose e rare ametiste, con cipiglio severo.
    Il ragazzo la fissò incerto con le sue iridi castane e per alcuni istanti nessuno dei due fiatò.
    I due risero, mentre un uomo sulla cinquantina richiamava il gruppo all’ordine per spiegare le modalità di selezione dei quattro che sarebbero diventati cavalieri della guardia.
    All’improvviso però, l’ambiente si fece buio e li silenzio che era calato come una pesante coltre, fu infranto come fragile vetro dalle urla di terrore degli abitanti, che gridavano del ritorno dell’Oscurità e invocavano l’aiuto del Regno Supremo.
    Tutti i presenti si precipitarono all’esterno pronti alla battaglia, ma rimasero immobili e muti di fronte a ciò che il cielo mostrava ai loro mortali sguardi.
    Un’eclisse.
    La stella del giorno era coperta quasi totalmente dalla regina incontrastata della notte, dalla caratteristica forma a cuore. Ciò che quindi si presentava agli occhi degli uomini era l’ombra di un cuore nero, circondata da una corona di luce splendente, che proveniva dal sole alle sue spalle.
    Una voce atona e impassibile dal timbro incolore proruppe nel caos che sconvolgeva la terra.
    -Creature dalla vita effimera, ascoltate le parole del Supremo Regno immortale, che veglia sul fragile equilibrio tra Luce e Oscurità.-
    Un nuovo silenzio, colmo di timore attorniò la folla di astanti, che schermava gli sguardi quanto bastava per non restare ciechi a causa di quel fenomeno portatore di gravi e nefaste notizie.
    -L’Oscurità sta dando vita a nuove creature per conquistare il mondo della Luce. I guerrieri del buio si nascondono nelle ombre create dal sole e non faranno distinzione tra uomini, donne e bambini, perché ciò che li muove è il solo desiderio di ottenere ciò che non hanno.
    -Per questo, il Regno Supremo donerà a voi esseri mortali alcuni frammenti della sua Luce, per difendervi dalla minaccia, che già si sta muovendo.-
    Un bagliore prese vita dal centro del cuore nero, spiovendo in quattro raggi di luce bianca.
    -Il Regno Supremo vi fa dono delle chiavi della speranza.-
     
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