Capitolo 58: La fenice

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Capitolo 58: La fenice

    Con un movimento secco strinse il legaccio di cuoio e chiuse definitivamente la sua sacca da viaggio. Sospirò e fece scorrere lo sguardo sull’intera stanza. Ogni cosa era in ordine, come l’aveva trovata al suo arrivo, e tutti i suoi averi si trovavano all’interno della sua borsa.
    Si mise il bagaglio sulla spalla sinistra e uscì nel corridoio, per raggiungere il cortile posteriore. Avvolta nel suo lungo cappotto di stoffa nera, Jessie si avventurò per il castello di re Arold e quando finalmente giunse all’esterno tirò un lungo respiro, assaporando l’aria frizzante di quella chiara mattina.
    Ogni guardia o servitore che aveva incrociato il suo cammino l’aveva fissata con astio e timore, sussurrando parole aspre, vedendola come una minaccia alla loro appena riconquistata pace e un’attentatrice alla vita dei loro amati sovrani.
    Non se ne stupì, la profezia narrata da Malefica non era composta da falsità e comprese di non poter dare torto a delle persone che cercavano solamente di difendere quello che di più caro possedevano.
    Con questi pensieri, la keyblader salì sulla gummiship e si diresse nella sua cabina.
    -Buon giorno Jessie!- esclamò una voce allegra.
    -Buon giorno a te Pippo.- rispose la ragazza con un falso sorriso e poca enfasi. -Tra quanto si parte?-
    -Il tempo di salutare Arold e Lilian, poi riprenderemo il viaggio.- intervenne re Topolino, avvicinandosi ai due.
    -Salve Maestà. E gli altri?-
    -Stanno ancora dormendo, ma ho mandato Paperino a svegliarli, ci raggiungeranno alla sala del trono. Andiamo?-
    Il cavaliere e la custode annuirono con un cenno del capo e s’incamminarono al seguito del sovrano dalle orecchie tonde.
    Ripercorsero i corridoi del maniero, animati dalle voci dei suoi abitanti ormai svegli e occupati nelle loro faccende quotidiane e, nuovamente, la castana avvertì e vide gli sguardi puntati su di lei, tuttavia non vi fece caso e continuò proseguì per la sua strada a testa alta e l’animo tranquillo.
    -Jessie posso farti una domanda?- disse il capitano dei cavalieri, distraendola dai suoi pensieri.
    -Dimmi.-
    -Dove hai passato la notte? Dopo che te ne sei andata, abbiamo visto la serratura che veniva sigillata, ma quando Riku e Axel hanno raggiunto il punto in cui è comparsa, non ti hanno trovata e nemmeno percepivano la tua energia.- spiegò il cane.
    -Mi sono addentrata nel bosco e ho trovato riparo tra gli lberi…- rispose lei, restando sul vago. -Parleremo più tardi, quando saremo in viaggio.- aggiunse con rapidità, stroncando la nascita di nuove domande.
    In poco tempo arrivarono alla meta, dove si erano già radunati i loro compagni.
    Tutti gli occhi dei presenti si voltarono verso il trio in avvicinamento, concentrando l’attenzione sulla figura della castana, che camminava con passo sicuro e una strana e irreale serenità dipinta sul viso.
    -Buongiorno!- esclamò il custode della Catena Nobile, sorridendo agli amici, che risposero chi con un gesto chi con le parole. -Visto che ci siamo tutti, possiamo andare a porgere i nostri saluti ai sovrani.- riprese il re, avviandosi alla grande porta che conduceva alla sala del trono, sorvegliata da due guardie armate di lancia.
    -Vostra Maestà.- salutarono i due uomini. -Re Arold e la regina Lilian vi stanno aspettando.- continuò il soldato di destra, prima di aprire l’uscio.
    -Non facciamoli attendere oltre allora.- rispose con un sorriso, per poi avviarsi.
    Dopo di lui, i Ritornanti entrarono in gruppo, seguiti dal capitano dei cavalieri, il mago di corte e infine i custodi.
    -Tu non puoi passare.- sentenziò con voce dura, che non ammetteva repliche, la guardia di sinistra, immediatamente imitata dal collega, mentre fissava con astio la prescelta dagli occhi color nocciola.
    Tutti si fermarono e si girarono per vedere l’entrata sbarrata dalle due lance e altri due guerrieri in armatura puntare le loro balestre alla schiena della giovane, la quale rimase impassibile e immobile.
    -Nonostante il nostro re ti consideri un’amica del regno, noi ti vediamo solamente come un pericolo per la sua vita. Ti chiediamo quindi di andartene.- spiegò la guardia a sinistra, fissandola con i suoi occhi verdi, con cui trasmise tutto l’astio nei suoi confronti.
    -Allontanati dalla sala del trono, altrimenti saremo costretti ad attaccarti.- aggiunse un balestriere alle sue spalle.
    -Non ce ne sarà bisogno.- disse lei, con voce tranquilla. -Io non voglio combattere contro di voi.-
    -Ma Jessie…- iniziò Riku, cercando di andare incontro alla compagna.
    -Non preoccupatevi per me, vi aspetto alla gummiship.- lo interruppe. -Portate i miei saluti alla famiglia reale e ai nostri amici.- asserì, iniziando a incamminarsi lungo il corridoio. -Ci vediamo dopo!-
    Il custode dai capelli argentei la guardò allontanarsi a passi veloci ma controllati, finché non la vide svoltare in un altro corridoio.
    Un brivido gli corse lungo la schiena e nella sua mente presero a scorrere gli avvenimenti della sera precedente, dalla conversazione che aveva avuto con Stefano sulla riva di quel laghetto dalle acque scure, fino alla scoperta del suo potere.

    # flashback #

    Si avvicinò alle acque ferme dello specchio profondo, su cui si rifletteva nuovamente il ghigno schernitore della luna e sulla riva notò le tracce di un paio di scarpe.
    -E’ stata qui non ci sono dubbi.- pensò il Ritornante, rialzandosi, mentre con lo sguardo seguiva i segni dei passi ancora freschi.
    Anche al keyblader dai capelli argentei non erano sfuggite quelle impronte, ma si dovette fermare al limitare dei primi alberi, poiché lì s’interrompevano.
    -Non vuole farsi trovare…- disse rassegnato.
    -Purtroppo pare che sia una caratteristica delle donne e in particolar modo della custode del Tramonto…- intervenne Stefano, facendolo sobbalzare. -Anche Anike si è comportata così quando le è stata rivelata la verità sul suo futuro…-
    -E qual era questa verità?- chiese con timore.
    -I saggi videro il nostro futuro nelle stelle, la sera prima di quella che fu la nostra ultima battaglia, e predissero che il Tramonto si sarebbe spento di sua volontà per salvaguardare la pace e donare la vittoria alla Luce.- rivelò con amarezza lo spirito del primo custode dell’Alba.
    -Anche Jessie quindi…-
    -Non te lo so dire…- ammise dispiaciuto. -Il destino dell’Alba è di continuare a risorgere ogni mattina, dopo la venuta della notte, quindi quello del Tramonto prevede il perpetuo eclissarsi, per lasciare spazio alla luna, però…- si fermò.
    -Però?-
    -Però è anche vero che io e Anike ci troviamo qui per cercare di impedire che la storia si ripeta identica a se stessa, per dare inizio a un nuovo ciclo di guerra, sofferenza e addii…-
    -Come farete a impedire tutto questo?-
    -E’ tempo che io ti riveli in cosa consiste il tuo potere, come Anike ha già fatto con Jessie.-
    -Il mio… potere?- domandò sbalordito il giovane, prima di stupirsi ancora di più quando il suo corpo si mosse di propria volontà verso la riva del laghetto.
    -Non avere timore delle acque, perché esse ti obbediranno e tuo sarà il potere della creatura che vive tra oceano e cielo.- esordì solennemente il primo custode, spingendo il suo erede nelle scure profondità del laghetto sempre immobile.

    -Ehi Riku, che ne dici se torniamo indietro?- fece Axel, voltandosi verso il compagno. -Jessie sa badare a se stessa, quindi… Riku?!- urlò, osservando le ultime ciocche argentee sparire sotto la superficie liquida resa buia dalla notte, che colmava il cielo. -Riku, ma che fai?!- esclamò ancora, ma le sue parole si persero nell’etere e il silenzio si disperse nuovamente nella piccola radura e l’inconsistente specchio tornò immobile sotto il suo sguardo smeraldino.

    Istintivamente serrò gli occhi e trattenne il fiato, mentre il suo corpo scendeva sempre più nell’abisso oscuro senza il suo consenso.
    -Ehi!- esclamò Stefano con una nota divertita. -E’ paura quella che sento?-
    -Sciocchezze!- ribatté in risposta il giovane, rialzando le palpebre di scatto.
    Intorno a lui c’era il buio assoluto, ma quando si girò vide un fascio di luce squarciare il nero, simile ad un fulmine durante una tempesta. Attorno al piccolo cono argenteo nuotava una coppia di pesci dalle squame rosse e blu e sul fondale lunghe alghe di un bel verde brillante danzavano seguendo le fugaci ondate, che di tanto in tanto muovevano quelle acque ferme come un capriccio.
    -Veniamo a noi…- iniziò l’uomo. -Come ti ho accennato, Anike ha già svelato a Jessie in cosa consiste il suo potere, ora è il nostro turno.-
    -Prima hai detto che le acque mi obbediranno, ciò significa che controllerò l’acqua?-
    -Esatto. Come Jessie controlla il fuoco che tutto distrugge, tu imporrai il tuo volere all’acqua che tutto risana e che dona la vita ovunque cada e la creatura che vive tra oceano e cielo ti donerà il suo potere in ogni momento.-
    -Che creatura è?- domandò il keyblader dalla chioma d’argento tanto curioso quanto intimorito dalle parole del suo predecessore.
    L’acqua era un elemento infido al pari del fuoco e come il suo opposto poteva portare morte e distruzione.
    -Prima di incontrarla è bene che tu impari a gestire il tuo potere e non averne paura, perché l’acqua avrà effetti negativi solamente se tu lo vorrai.- spiegò. -Ora prova a creare un mulinello.-
    Il ragazzo si concentrò, immaginando ciò che doveva creare, però nulla accadde poiché si ritrovò con le mani strette intorno alla gola per mancanza di ossigeno.
    Cercò di muoversi per tornare in superficie, ma la forza dello spirito del primo custode glielo impedì.
    -Vuoi che muoia soffocato?!- gli urlò contro.
    -Assolutamente no.-
    -Allora fammi risalire! Non ce la faccio più a trattenere il respiro!-
    -E secondo te io ti portavo qua sotto se non fossi sicuro che potessi respirare tranquillamente?-
    Una nuova nota di stupore illuminò il viso dell’argenteo, che seppur titubante provò a fare un profondo e lungo respiro.
    L’aria raggiunse i polmoni e con ritrovata sicurezza Riku cercò nuovamente la concentrazione perduta. Chiuse gli occhi, provando a visualizzare nella sua mente il movimento dell’acqua.
    -Bravo, immagina la violenza del gorgo, il suo moto…- disse Stefano, guidandolo alla scoperta di quel potere.
    In breve, la figura vorticante del mulinello apparve sulla lavagna mentale del custode della Via per l’Alba, che inconsciamente allungò le braccia e con le mani delineò il percorso concentrico dell’acqua per riprodurre ciò che la sua mente aveva disegnato e creato.
    Quando riaprì gli occhi il suo cuore sobbalzò.
    Una colonna di fluido in continuo e circolare movimento lo racchiudeva al suo esatto centro, come un’ostrica custodisce gelosamente la sua preziosa perla, spingendosi in alto, verso la superficie, e in basso, negli scuri fondali di quel piccolo laghetto incantato.
    Curioso come un cucciolo appena venuto al mondo, Riku si sporse verso il mulinello, ma prima che la punta dell’indice potesse toccarlo, esso si aprì in un cerchio perfetto, permettendo così il passaggio della sua mano.
    -L’acqua ti obbedisce e ti rispetta perché ha riconosciuto in te il suo nuovo padrone.- spiegò solenne l’uomo. -Ora sei pronto per incontrarla, ma dovrai essere tu ad evocarla…-
    -Come faccio?-
    -Ti sarai reso conto che l’acqua è un qualcosa che vive e cresce in un ciclo continuo, come il mulinello che hai appena creato.-
    Il giovane annuì rapito dalle parole del suo mentore, sempre più impaziente di trovarsi faccia a faccia con la misteriosa creatura di cui Stefano tanto parlava.
    -Non devi fare altro che dare all’acqua la sua forma finale, chiamando la sua anima.-
    -La sua anima?- domandò scettico. -Come può l’acqua avere un’anima?-
    -Tutti gli esseri viventi sono dotati di un’anima e l’acqua non fa eccezione. L’anima, o l’essenza finale, dell’acqua ha una forma che tu non conosci, ma puoi percepirne la presenza attorno a te… E’ per questo che ti ho portato qui: solo all’interno del suo cuore, puoi scorgere l’anima dell’acqua.-
    Colmo di domande, come il cielo lo è di stelle, il ragazzo si arrovellò su quanto gli era stato detto.
    -L’essenza dell’acqua può essere percepita solo all’interno del suo cuore, quindi…-

    …Tum…

    Sgranò gli occhi, guardandosi attorno con frenesia.
    Quel suono improvviso, simile ad un battito, ma molto somigliante all’eco di un tuono lontano. Un bisbiglio, che irruppe con violenza nel fragile silenzio delle acque immutabili.
    Nuovamente lo udì e il suo sguardo scattò in basso, dove un bagliore bluastro risplendeva della sua luce cupa.

    …Tu-tum…

    -Devo scendere?- chiese senza però ottenere risposta.
    Prendendo quel silenzio come un tacito consenso, il keyblader cominciò a nuotare verso il fondo del lago.
    Ad ogni bracciata, ad ogni metro percorso, quel suono si faceva sempre più definito e netto, come i colpi di tamburo di una marcia di guerra.
    Senza accorgersene, aumentò il ritmo delle bracciate e in pochi attimi giunse di fronte alla fonte di quella pulsante luce dalle più svariate tonalità di blu: una gemma a forma di goccia, alta circa tre metri, composta da un materiale quasi inconsistente, che pareva fondersi con l’ambiente che la circondava.
    -E’ questa l’anima dell’acqua?- chiese, più a se stesso che allo spirito del primo custode.
    -Sì, ma ora devi risvegliarla dal suo sonno, che dura da quando io ho smesso di essere un custode…-
    Il ritmo del battito aumentò d’intensità.
    Le iridi acquamarina osservarono la goccia ora di un chiaro turchese e le dita del ragazzo si appoggiarono delicatamente sulla sua superficie. Al tatto si presentò tiepida, ma appena pulsò divenne calda come i raggi del sole che si posano sulla pelle in una serena giornata estiva.
    La chiamò con la mente, desideroso di sapere l’identità e le sembianze della creatura che rappresentava l’acqua.
    -Ti prego, mostrati… Ho bisogno del tuo potere per vincere le battaglie future, per difendere la Luce… Ti prego!-
    Un ultimo battito si udì, prima che una forte vibrazione attraversasse l’intera gemma e gli occhi del custode dell’Alba incrociassero un paio di iridi color cobalto dalla pupilla bianca.
    Si fece indietro, mentre lentamente la gemma cambiava forma, scoprendo una coppia di larghe e lunghe ali, due zampe d’aquila provviste di artigli affilati come lame, il corpo in cui un cuore forte faceva sentire i propri battiti e, infine, il capo dove brillavano le preziose iridi, coperte a tratti da una cresta di piume, al di sopra di un becco acuminato.
    -Riku, ti presento Omi, la fenice d’acqua. Un flusso che mai si estinguerà, che risorgerà, anche se verrà distrutta perché lei è l’anima di ciò che dona la vita ad ogni cosa.-
    L’imponente uccello spalancò le ali liquide e prese a volteggiare intorno al custode, emettendo il suo verso dal tono cristallino, come il suono prodotto dalle gocce che cadono in una pozza dalla punta di una stalagmite.
    Il ragazzo l’ammirò in tutta la sua bellezza, dalla punta del becco alla fine della grande coda, composta da dieci lunghe penne.
    -Anche Jessie può evocare qualcosa del genere?-
    -No, perché Jessie stessa è l’anima e il cuore del fuoco che controlla, come Anike prima di lei. Per questo motivo non viene ferita quando si trova nel mezzo di un incendio: il fuoco protegge e custodisce ciò che lo alimenta.- spiegò Stefano. -Ora conosci il tuo potere e molto presto, a te e ai tuoi compagni sarà rivelato ciò che accadde quando tutto ebbe inizio, ma devo avvertirti: tu e Jessie dovrete capire da soli la vera natura di Alba e Tramonto.-
    Con quelle parole lo spirito del primo custode tornò al silenzio e Riku riemerse, senza fare parola con nessuno di quanto era avvenuto.

    # fine flashback #

    Si risvegliò dai suoi ricordi grazie al richiamo dell’amico, mostrandogli un’occhiata confusa.
    -Riku, ma che hai? È da ieri sera che hai la testa da un’altra parte.- iniziò il bruno. -Lo sai che se c’è qualcosa che non va puoi parlarne con me…-
    -Grazie Sora ma credo che sarà meglio parlare con tutti di quello che è successo…- rispose, abbassando lo sguardo e perdendosi nuovamente nei propri pensieri.

    ***


    Nel cortile posteriore, Jessie sedeva appoggiata alla zampa anteriore destra della dragona.
    -Sono contenta che mi consideri una compagna e un’amica, grazie.- disse la castana con un sorriso. -Ma non posso di certo pretendere che gli abitanti del castello la pensino come te. Ognuno ha i suoi punti di vista e le sue convinzioni, in più non posso andare contro la verità. Purtroppo, un giorno, ormai non molto lontano, io passerò all’Oscurità.- ammise con amarezza.
    Si voltò, quando avvertì la punta ruvida della lingua biforcuta della dragona asciugarle la lacrima solitaria che prese a correre lungo la sua guancia sinistra.
    -Grazie…- sorrise ancora, dopodiché tornò ad osservare il lento e annoiato peregrinare dei batuffoli di cotone che riempivano il cielo qui e là.
    Una piccola nube color panna coprì per un istante il disco solare, attenuando e filtrando i suoi raggi. Quando si spostò, il sole tornò ad illuminare l’intero cortile, diffondendo un piacevole tepore, a cui il drago e la ragazza si abbandonarono. Eppure, per entrambe, quel calore era nulla confrontato con il fuoco che scorreva nei loro corpi.
    -C’è qualcosa che non mi torna però…- pensò, chiudendo gli occhi.
    -Cosa?- domandò Anike, incuriosita.
    -Il nostro nemico mi vuole dalla sua parte perché io possiedo un potere perduto e credo che non sia il fuoco. Giusto?-
    -Giusto, ma dovrai scoprire da sola di cosa si tratta, perché dovrai capire da sola la vera natura del Tramonto.-
    -Tu non puoi dirmi niente?-
    -No, mi dispiace, però quando vedrai in cosa consiste il potere di Riku, sarà più facile capirlo. Sarete sempre l’uno l’opposto dell’altra…- affermò, prima di tornare al silenzio.
    -Eggià…- sospirò la ragazza. -Siamo gli opposti che si cercano…-
    Si alzò pigramente in volo, rimanendo a gambe incrociate. -Se mi cercano gli altri io sono dentro la gummiship ok?- comunicò alla dragona, che emise un verso gutturale in risposta.
    Senza smettere di levitare, Jessie entrò nella navetta rossa e gialla e si diresse nella cabina in cui si trovava la radio con un sorriso dipinto sul viso.
    -E’ tanto che non sento Andrea… Mi ammazzerà…- pensò, ridendo.





    Note dell'autrice: "Omi" è una parola nigeriana e significa appunto "acqua"; Anike, invece, significa "oggetto da custodire"
     
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