Into the Enchanted Chamber

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  1. Red Typhoon Seppy
     
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    Capitolo Secondo – Witches of Black Magic
    Senza un posto dove andare, sperduto in un luogo che fino a poco prima poteva chiamare casa, ora era solamente una zona piena di tristi ricordi e incubi. Con quella maledizione non poteva rimanere nel paese, ogni notte di luna piena sarebbe impazzito e avrebbe portato solamente morte e sangue, infatti, quella voce continuava a sussurrare dentro di lui. Come un continuo ronzio, il pensiero del sangue e delle carni da divorare era perenne, non spariva nemmeno con la luce del sole, doveva trovare un modo per liberarsi da quella pena, ma prima di tutto riavere Sofie.
    Ritornò nella propria dimora percambiarsi dato che i vestiti della notte precedente si erano strappati in gran parte, lasciandolo solamente con qualche brandello a coprirgli l’intimità e le braccia. Sapendo che le trasformazioni ogni volta avrebbero denudato il suo corpo quando fosse tornato normale, decise di prendere vestiti larghi, che potessero star bene anche alla bestia, non che si preoccupasse dello stile dell’animale. Prese una maglia e dei pantaloni neri, per poi indossare un grosso spolverino che apparteneva a suo padre, e decise che doveva abbandonare il centro abitato.
    Uscito, si poneva il quesito di dove andare e come fare per ottenere nuovamente ciò che aveva perduto, l’amore e la sua tranquilla vita. Alzando lo sguardo verso il colle dove sedeva quella notte, e dove ancora giaceva il cadavere della sua amata, poté vedere in lontananza la foresta di conifere in cui nessuno si avventurava, perché era territorio delle streghe. Secondo le leggende locali, era proprio la stagione dei riti di sangue che quelle creature compivano, a quel punto, tentare di domandare a loro un rimedio non poteva di certo guastare.
    Prima di dirigersi dalle streghe però, prese una pala, e ritornò dal corpo inerme di Sofie. Le scavò una fossa, ponendo delicatamente quel suo corpo fragile ormai freddo e con il sangue rappreso, e ricoprendola di morbida terra umida per la pioggia notturna. Conficcò la pala come fosse una lapide, e s’inginocchiò a pregare affinché la sua anima riposasse in pace, fino a quando non l’avrebbe trovata e salvata, o per lo meno raggiunta, nel peggiore dei casi. Solo allora, s’alzò deciso e si addentrò all’interno della foresta, quando ormai era pomeriggio inoltrato. Se voleva trovare le streghe, doveva attendere che calasse la sera, fortunatamente non c’era luna piena, e quindi la bestia poteva essere tenuta sotto controllo.
    Ritornata quella luna beffarda, Erik incominciò ad avventurarsi su quel colle forestale alla ricerca delle streghe, e non sarebbe stato difficile trovarle. Seppur in forma umana, il suo olfatto e il suo udito erano particolarmente raffinati ora, e poteva percepire a distanza alcune cose per lui confuse, ma man mano che s’avvicinava, diventavano sempre più nitide. Nell’aria fluttuava odore di calendule, e un sibilo di parole prive di senso per l’uomo,recitate probabilmente in lingua arcaica. Le streghe erano lì, radunate insieme, per versare sangue fresco in dono al loro signore, Lucifero, sperando che quest’ultimo desse loro in dono l’eterna giovinezza tanto ambita.
    Nel vedere quelle fiamme vive innalzarsi alte nel cielo, la mente del licantropo era immersa in una sorta di calma preoccupante, come accondiscendente a ciò che gli occhi del giovane stavano ammirando. Giunse sul luogo ove le streghe stavano recitando qualche rito satanico: c’erano tre figure incappucciate quasi sicuramente donne, completamente in nero. Con loro c’era una ragazza umanacompletamente invasa dal terrore, probabilmente una vergine,legata che si dimenava nel tentativo disperato di liberarsi prima che accadesse l’irreparabile. Erik, seppur mostrava sicurezza, provava immensa paura dentro di sé, non era nemmeno più sicuro delle sue azioni e se fossero realmente una buona idea.
    Intanto un vento gelido si levò imponente con una singola folata, investendo Erik a cuiparve di percepire una qualche presenza al suo interno. Quella paura leggera di prima s’accentuò all’improvviso, era come se non fosserosoli in quella foresta, come se una grande forza stesse osservando tutto quell’operato, probabilmente era proprio colui che le streghe inneggiavano con tanto ardore. Si sentiva fortemente l’odore della paura diventare sempre più marcato, soprattutto quando quelle streghe presero la giovane fanciulla e l’avvicinarono al pentolone, afferrandole i capelli e piegandola oltre il bordo. Senza battere ciglio, la sgozzarono con un pugnale, lasciando che il sangue cadesse fluido nel pentolone e tingesse di cremisi quell’intruglio, divenendone l’ingrediente principale.
    Il cadaverefu gettato nelle fiamme come un rifiuto, che improvvisamente s’alimentarono per qualche istante, bruciando e alzandosi sempre di più, una scena infernale quanto divina e spettacolare. Quel vento sembrò farsi ancora più consistente, avvolgendo quelle donne i cui occhi divennero lentamente neri, come fossero morte, o comunque non più umane. Il sangue si raggelò nel corpo di Erik, l’aria divenne sempre più pesante, insopportabile anche per lui, mentre quelle streghe si toglievano le tuniche, lasciandole cadere di peso al suolo, rivelando i loro corpi nudi. Erano donne incredibilmente giovani, dal fisico snello, abbondante ma soprattutto senza impurità, perfetto in ogni sua linea, cosa alquanto ambigua, troppo innaturale.
    S’immersero nel pentolone nel quale il sangue bolliva vivace, come se condividesse la gioia delle streghe, che non subivano ustioni, né si macchiavano la pelle, era decisamente una prova di quell’eterna giovinezza che avevano ottenuto in cambio di lealtà. Una delle streghe però, si voltò in direzione dell’uomo, che seppur fosse completamente coperto dall’imponente tronco di un pino, parve poterlo vedere chiaramente. Richiamò l’attenzione delle proprie sorelle, uscendo da quel macabro bagno scarlatto e avvicinandosi all’albero ove Erik era nascosto, lì il suo battito cardiaco aumentò drasticamente.
    Semplicemente puntando la mano nella sua direzione, fu come se una qualche forza invisibile si staccasse da lei, dato che l’albero risultòpercosso come da un colpo di cannone. Ci fu gigantesco boato, mentre l’albero iniziava a cadere addosso a Erik, che poté solamente schivarlo con un balzo laterale, rivelando definitivamente la sua presenza. Strinse forte il pugno e digrignò i denti, cercando di infondersi coraggio per affrontarle, ma non ebbe nemmeno il tempo di compiere un passo verso di loro perché una s’era materializzata dal nulla alle sue spalle, bloccandolo con una forza a dir poco disumana.
    Immobilizzato, le streghe si avvicinarono con quei loro corpi tentatori, e iniziarono a carezzarlo delicatamente con le dita, leccandosi le labbra, in fondo era un bel ragazzo e potevano divertirsi con lui prima di ucciderlo. La strega alle sue spalle, con il braccio libero, evocò nuovamente quel pugnale assassino, e stava per lacerare l’arteria del ragazzo, quando la compagna le bloccò il polso di fretta e con fermezza, urlandole di arrestarsi. Improvvisamente, Erik iniziò a gemere di dolore, sentendosi come ustionato da qualcosa, mentre a intervalli regolari quei versi sofferenti si sostituivano a un latrato canino. Sul suo petto, attraverso i vestiti, apparve il simbolo del pentacolo capovolto, facendo loro capire chi era colui che avevano di fronte.
    -Costui è un servo del nostro signore, è uno di noi- Sentenziò la strega che aveva fermato la compagna.
    Le tre lo lasciarono libero, allontanandosi verso il loro calderone, rimanendo nude e senza pudore, osservandolo e ridendo delle sue disgrazie. Con furia subito negò di essere un servo del demonio, lui era libero e si sarebbe rifiutato di compiere altre stragi, desiderava solamente liberarsi di quella maledizione. Le streghe gli risero in faccia con gusto, spiegandogli che nemmeno loro potevano fare qualcosa per il suo problema, non entrava nelle loro competenze.
    Disperato, e senza più una ragione di vita, s’inginocchiò d’innanzi alle streghe, chinando il capo e prostrandosi con le braccia allungate, come un servo della notte qual era. Le dame di magia nera rimasero piuttosto meravigliate di come un uomo, con il sangue di un lupo mannaro nelle vene, potesse cancellare l’orgoglio per compiere quel gesto di totale umiltà. Una delle sorelle lo raggiunse, si chinò per giungere alla sua altezza, e con l’indice gli prese la parte inferiore del mento, tirandolo su con grazia. Dopodiché s’innalzò da terra, volando e sorreggendo senza fatica un uomo di quella statura con un sol dito. Gli rise in faccia, fissandolo negli occhi, vedendo come fosse amareggiato a doversi sottomettere in quel modo a delle streghe.
    -Potrai trovare entrambe le risposte che cerchi nelle Segrete Incantate- Disse ammaliante la donna.
    Ripose l’uomo a terra con un leggero tonfo, mentre si ricongiungeva con le sue compagne. Presero una coppa mezza sferica che immersero nel calderone, prendendo il sangue e ne bevvero alcuni sorsi, lasciando che delle gocce colassero dagli angoli della bocca. Gli occhi divennero completamente neri, e incominciarono a danzare intorno a quel fuoco vivo con movimenti sensuali e piacevoli indubbiamente per Erik, che comunque aveva il pensiero altrove. Mentre loro ballavano nude al chiaro di luna, le fiamme si sollevarono e si staccarono dal braciere, ruotando su loro stesse in sospensione, mentre assumevano la forma di un medaglione dorato consopra inciso il pentacolo.
    Magicamente esso si posò nella mano destro di Erik, che poté vederlo illuminarsi in prossimità di una delle cinque punte della stella. Una delle streghe si voltò, con ancora gli occhi neri come la pece, gli spiegò di seguire la direzione in cui il pentacolo s’illuminava, in quel modo sarebbe giunto al sentiero per le Segrete Incantate, dove forse avrebbe trovato le sue risposte. Le streghe ripresero a danzare, ignorando totalmente il ragazzo, che soddisfatto diede loro le spalle, andandosene con tutta calma. Ogni tanto si fermava a osservarle, il desiderio della carne in senso peccaminoso c’era pur sempre in un uomo, e ripensava a ciò che aveva visto lì sopra il colle, mentre stringeva tra le mani quel medaglione.
    Poté vedere le leggendarie streghe di magia nera che ancora si muovevano ondeggiando nella notte, compiendo quella danza a cui si dedicavano solamente una volta l’anno. Venerando colui che si allontanava dalla luce, come fedeli serve che seguivano il suo piano superiore, di cui ora anche l’uomo faceva parte. Dunque, quella stessa notte cominciò il pellegrinaggio verso le Segrete Incantate, alla ricerca di risposte e della soluzione ad ogni suo problema.
     
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