Papà Seppy - Peter Mas

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    Autore: Red Typhoon Seppy
    Titolo: Peter Mas
    Genere: Comico - Demenziale
    Rating: Giallo
    Fandom: Peter Pan
    Note: ///

    Era giunto il momento per i bambini di andare a dormire, e come ogni bravo genitore, il buon Seppy li accompagnò, rimboccando loro le coperte e dando loro la buona notte.
    -Papà Seppy, mi racconti una delle tue favole?- Domandò timida la piccola Giul.
    -Si dai! Sono troppo belle!- Esclamò entusiasta Marco, cercando di convincerlo.
    -Certo che rompete le palle…-
    Rispose Seppy leggermente adirato, per poi sedersi su una sedia vicino ai tre letti, mentre Sbax metteva via i suoi giornaletti pornografici sotto il cuscino.
    -Dunque bambini, questa è la storia di un coglione che non voleva crescere…-

    I – La notte era scesa su Napoli, ma la vitalità non si era certo fermata. In una piccola casetta, c’erano ben tre ragassuoli che giocavano alle avventure delle favole raccontate dalla sorella maggiore, anche perché interpretare playboy non era il caso. C’era la giovane Sara, sorella maggiore del gruppo che si prendeva cura dei fratelli, il baldo Pietro e il piccolo Hori. I due fratellini stavano combattendo con spade di legno, fingendosi il leggendario Capitan Uncino e Peter Mas, due eterni rivali in continua lotta.
    -Cos’è sto casino?!-
    Urlò furioso il padre, stufo di vedere i suoi figli giocare così animatamente e in modo pericoloso. Sporcavano la casa, prendevano cose non di loro proprietà, erano impossibili da fermare, e ciò faceva preoccupare il genitore.
    -Ora smettetela e filate a letto! Che io e mamma… andiamo al ristorante, ecco-
    -Ma padre, devo ancora raccontare loro la favola della buonanotte di Peter Mas-
    -Non mi interessa, dormite!-
    Il padre era molto furioso, e i tre piccoli non potevano far altro che obbedirgli e coricarsi nei loro letti. La giovane Sara, prima di chiuder occhio, guardava fuori dalla finestra, speranzosa che il suo amato Peter Mas giungesse. Casualmente, il loro piccolo pony rosa domestico aveva trovato qualcosa che apparteneva al giovane, e di sicuro sarebbe tornato a riprenderselo.
    Non si sbagliò infatti. Quella stessa notte, una figura celata nell’ ombra si aggirava tra i tetti, controllando casa per casa dove si trovasse la sua reliquia perduta. Giunse all’abitazione della giovane Sara, e notò che stavano tutti tranquillamente dormendo, l’opportunità perfetta per intrufolarsi e prendere senza sospetti l’oggetto. La finestra però, era chiusa, e utilizzando una forcina, tentava di forzare la serratura, riuscendoci dopo un paio di tentativi.
    -Bene, io controllo l’armadio, tu occupati dei cassetti-
    Sussurrò flebile il giovane Mas, mentre ordinava alla sua piccola fatina Sbax di guardare dalla parte opposta, divisi avrebbero fatto prima. Entrambi si misero a cercare animatamente l’oggetto perduto, quando Sbax aprì uno dei cassetti, trovandoci la biancheria, e silenziosamente ci si tuffò leggiadro e contento. Un odore intenso attirò l’attenzione di Sbax, che mentre giocava nel suo paradiso, trovò l’oggetto desiderato.
    Fece segno a Mas di venire, ma quest’ultimo inciampò su un giocattolo, facendo un gran rumore. La dolce Sara, che attendeva il suo arrivo, si svegliò subito, alzandosi con un balzo dal letto, lieta di vedere il ragazzo delle sue favole. Mas si spaventò, e chiuse violentemente il cassetto, chiudendoci dentro Sbax, ma poco importava, lui si stava godendo qualcosa di impagabile.
    -Sei giunto, finalmente!- Esultava Sara.
    -Si, sarei venuto a riprendermi la mia cosa- Rispose lui imbarazzato.
    -Ah intendi la tua canna d’elfen? Tranquillo, non l’ho fumato!- Disse lei, avvicinandosi al cassetto.
    Lo aprì e tirò fuori la canna, ancora intatta e non fumata. Mas lo prese e lo abbracciò come fosse una donna nuda, felicissimo di riavere quel tesoro, l’elfen è un’ erba rarissima che difficilmente cresce. Senza fumarla, la mise in tasca, pronto a volar via, ma fu fermato dalla ragazza.
    -Posso darti un bacio?- Chiese timida lei.
    -E me lo chiedi anche?- Rispose franco lui.
    I due si stavano avvicinando, pronti a darsi un bacio, quando la piccola Sbax uscì dalla serratura del cassetto, sentendo il discorso. Velocissimo volò tra i due, cercando di esser baciato al posto di Mas, che se ne accorse e lo catturò nel suo cappello. L’urlo di Mas svegliò anche i due bambini, che subito iniziarono a saltellare intorno al ragazzo, domandandogli cos’avesse nel cappello.
    -È una fatina, si chiama Sbax-
    Rispose lui, mentre i bambini l’ammiravano con stupore, e la piccola fata era furiosa per aver mancato quel bacio gratuito.
    -Bene, andiamo tutti all’isola che si fa!- Esultò Peter Mas, dirigendosi verso la finestra.
    -E come si fa?- Domandò loro.
    -Volando, che domande!- Rispose allegro.
    Spiegò loro che bastava pensare a qualcosa di bello e di lanciarsi, così da volare. I tre chiusero gli occhi, si presero per mano, e rincorsero verso la finestra, saltando ma precipitando, schiantandosi contro il marciapiede. Peter Mas si grattò il capo confuso, per poi ricordarsi cosa mancava. Prese Sbax per le alette, e iniziò ad agitarlo, facendo precipitare della polvere bianca molto sottile.
    -Dimenticavo, sniffate e vedrete che saprete volare!- Urlò lui.
    Magicamente, il trio iniziò a librarsi in volo. Colti dallo stupore, esultavano gioiosi, mentre Mas li raggiunse, domandando loro di afferrargli la mano. Appena lo fecero, partirono velocissimi come un razzo, mentre dal posteriore di Peter Mas usciva un arcobaleno coloratissimo. Volarono sopra la città di Napoli, splendida di notte.
    -Dov’è l’isola che si fa?- Domandò Sara.
    -Alla terza stella a destra, poi dritti fino alla nona, si gira a sinistra e si prosegue per altre due stelle, e poi di nuovo a sinistra, infine la quinta a destra e sempre dritto.- Spiegò il ragazzo, indicando il percorso, situato sopra il Vesuvio. E così, il quartetto volò verso l’isola che si fa, pronti a vivere una nuova avventura.

    II – Nel frattempo, al largo delle coste dell’isola che si fa, un’ imponente nave pirata s’ergeva maestosa sulle cristalline acque. Sopra di essa, tanti pirati che brindavano con rum e canticchiavano canzoni piratesche, ballando “You are a pirate!” completamente alcolizzati. Una giovane ragazza uscì da sottocoperta, con in mano tutto l’occorrente per fare la barba, con addosso solo dei pantaloncini e un costume a due pezzi striato bianco e azzurro.
    -Ehi Giul, stasera ce la dai?-
    -Mi piacerebbe, ma mi dispiace ragazzi, sapete che papino non gradisce certe cose!-
    La ragazza salì le scale, giungendo sul ponte superiore, ove c’era il capitano di quella nave. Un uomo, vestito con un abito vistoso ottocentesco, come un vero pirata nobile, completamente di nero, stava seduto alla scrivania a fissare una cartina. Lunghi capelli corvini gli cadevano sulle spalle, mentre un delicato pizzetto e baffi abbellivano il suo viso, rendendolo molto affascinante.
    -Dannato quel Peter Mas! Si nasconde troppo bene!-
    -Su su, calmati papino, lo troveremo, vedrai. Ora preparati per la barba-
    -Quel maledetto diffonde canne e perversione per il mondo! Solo uccidendolo potrò far tornare la galanteria, il moralismo e il romanticismo!-
    Continuava a urlare furioso l’uomo, che s’alzò zoppicante, e con un uncino alla mano sinistra. Si sedette sulla sedia, mentre la giovane Giul gli avvolgeva intorno al collo la tovaglia per non sporcarlo dei suoi vestiti.
    -E poi, è colpa sua se ho perso la mano e sono diventato zoppo-
    -Se vogliamo essere precisi, te la sei mozzato tu la mano-
    -Si ma perché quel gay di un coccodrillo mi aveva legato con le manette pelose, dovevo pur liberarmi! Sono ancora traumatizzato da quel coccodrillo avvinghiato alla mia gamba danneggiata, mi sembra di sentire il suo stonato canto-
    Continuava a urlare il pirata furioso, mentre la figlia lo massaggiava per calmarlo.
    -Lalalù~-
    Si udì misteriosamente, un canto incredibilmente stonato e brutto, qualcosa che fece spaventare il capitano. L’uomo guardò in mare, e si vedeva chiaramente il coccodrillo avvicinarsi, sedendosi su uno scoglio e sventolando un fazzoletto bianco, mandando baci a distanza. Il capitano saltò in aria intimorito, gettandosi tra le braccia della propria figliola.
    -Mandalo via!-
    -Su, Marcodrillo, lo sai che il capitano non è gay e non gli piace che continui a stalkerarlo. Dai, fai il bravo e torna a casa, forse la prossima volta sarai più fortunato.-
    Disse lei, mettendo giù l’uomo e parlando con il coccodrillo. L’animale fece una faccia triste, volgendo le spalle e lentamente allontanarsi all’orizzonte. Solo allora il capitano si rilassò, tornando seduto per farsi fare la barba, e la Giul delicatamente lo rifiniva, accentuando il suo fascino.
    -Peter Mas avvistato, capitano Seppy!-
    Urlò uno dei suoi pirati alla vedetta, indicando il cielo. Seppy s’alzò fulmineo dalla sedia, asciugandosi il mento con la tovaglia e gettandola via. Aprì le braccia, mentre la giovane Giul gli metteva il lungo cappotto da capitano, il cappello con tanto di vistosa piuma, e il suo bastone da passeggio.
    -Fate fuoco!-
    Urlò il capitano, mentre i pirati corsero ai mitragliatori. I colpi iniziarono a volare nel cielo, attirando l’attenzione di Peter Mas, che stava mostrando l’isola dall’alto ai suoi amici. Ordinò a Sbax di condurre il gruppo alla loro tana, mentre lui li avrebbe distratti con la sua destreggiante velocità. Il ragazzo si mise a volare fulmineo, evitando ogni colpo, prendendo in giro il capitano, e quando il gruppo fu al sicuro scomparve anche lui con loro.

    III – Il gruppo di bambini inseguiva Sbax verso il rifugio, ma quest’ultimo correva velocissimo, cercando di seminarli furioso. Raggiunse difatti per primo al covo segreto, svegliando a suon di schiaffi i bambini dormienti al suo interno. C’era Franky la puzzola, Fanta la volpe, Rikku la coniglietta playboy, Lizzie e Jessie le gemelline procione e infine il grande e adorabile unicorno rosa Marcello bello. Il gruppo domandò alla fatina cosa c’era che lo infastidisse, e facendo a gesti ordinò loro di uccidere la giovane Sara.
    Il gruppo uscì dal covo, si appostò dietro ai cespugli, fin quando non videro la giovane Sara. Presero i fucili e iniziarono a sparare, mancando il bersaglio, ma riuscendo a farle perdere quota, e velocemente precipitare da un ingente altezza su massi rocciosi. Dal nulla però, giunse Peter Mas, che la prese tra le braccia e la trasse in salvo, portandola a terra.
    -Ma siete impazziti?! Stavate per uccidere colei che me la da!- Urlò furioso Mas.
    -Ma Sbax ci ha detto che è una troia cattiva e che andava uccisa- Risposero all’unisono.
    -Sbax… hai chiesto ai ragazzi di ucciderla solo perché non la da a te?- Chiese Mas.
    Sbax diede loro le spalle, incrociando le braccia e tenendo loro il muso, confermando i sospetti. Ormai era tutto fatto, e l’importante era che Sara stava bene, quindi era giunto il momento delle presentazioni. Dopo essersi presentati, ognuno dei nuovi giunti fece una richiesta ben precisa.
    -Io vorrei vedere la baia delle sirene- Domandò Sara.
    -Noi invece a vedere gli indiani!- Chiesero i due maschietti.
    -D’accordo! Ti porto io dalle sirene, voi ragazzi pensati ai bambini-
    Peter Mas prese per mano Sara, e iniziarono a volare, verso il cielo lontano. I bambini dunque, iniziarono la loro marcia verso l’accampamento degli indiani, canticchiando in coro motivetti allegri. Mentre proseguivano il viaggio, s’imbatterono in una banconota stesa a terra, un bel centone d’euro, il che attirò l’attenzione dei giovani. Il piccolo Hori stava per prenderlo, quando Pietro si guardò in giro preoccupato, vedendo avvicinarsi figure losche.
    -È una trappola!- Urlò, ma era troppo tardi.
    Si risvegliarono che erano legati a un grosso palo, circondati da tanta paglia per un falò. Intorno a loro, tanti indiani vestiti in giacca e cravatta, come uomini d’affari, che sorvegliavano il gruppo minuziosamente. Un grosso indiano giunse, il capo del gruppo, che li condannò a morte, accusandoli del rapimento di sua figlia, la principessa Mady.

    IV – Mentre i bambini giocavano a dare la caccia agli indiani, Peter Mas portò Sara alla baia delle sirene. Un luogo molto bello, ove l’acqua brillava sotto i raggi del sole e vi erano scogli ove le sirene potevano sedersi. Infatti eccole sedute, che si pettinavano o lavavano sotto le cascate del luogo, accendendo in Sara la gioia di vedere delle magnifiche e bellissime sirene.
    Avvicinandosi però, notò che avevano il viso molto robusto e marcato, quasi quadratica. Segni di una barba sottile ricopriva il volto di queste dame, mentre a decorare il tutto abbondante rossetto e ciglia vistosamente finte. La ragazza si trattenne dal vomitare, era meglio se le bellissime sirene rimanevano una leggenda. Mas le raggiunse, salutandogli e sedendosi al solito posto, mentre le sirene si mettevano intorno a lui, chiedendogli qualche storiella delle sue avventure.
    -Va bene, va bene… ve l’ho già detto di quando gettai il Capitano Seppy tra le braccia di Marcodrillo?-
    Iniziava a narrare lui, mentre Sara si avvicinava lentamente. Le sirene la videro, e chiesero ovviamente chi ella fosse. Mas la presentò come sua nuova amante, e queste, prese dalla gelosia, iniziarono a schizzarle acqua e tirarle il pigiama che ancora teneva. In lontananza però, si poté udire un canto, questa volta soave, ma fanciullesco, come se a cantarla fosse una bambina. Mas si avvicinò a guardare, e notò con dispiacere di vedere il suo nemico.
    -È il Capitano Seppy! Ragazze, è meglio se vi nascondete-
    Incitò il ragazzo, mentre le sirene fuggirono, stranamente impaurite da quel bell’uomo. Infatti, c’era una piccola barca a remi, con su la giovane Giul che remava, Seppy a prua che sorseggiava un calice di vino con l’uncino, e con una ragazza indiana seduta a poppa. Si stavano dirigendo verso una grotta lì nei pressi, con qualche intenzione sicuramente non buona.
    Peter Mas andò avanti, per vedere cosa succedeva, mentre Sara gli stava lentamente dietro. Arrivò e poté vedere la Giul mettere in acqua l’indiana, legandole al collo un’ancora pesantissima, pronta a farla annegare. Seppy si avvicinò per farle le domande.
    -Or dunque… dove si trova Peter Mas? Dimmelo!-
    Urlò il pirata furioso, mentre l’indiana non disse nulla, facendo il muso e voltandosi di lato. Il capitano non lo prese bene, e ordinò a Giul di ucciderla, mentre lui usciva dalla grotta per prendere un po’ d’aria. Mentre stava per ucciderla, Sara arrivò, nascosta tra le rocce, mentre Mas mise su uno spettacolo molto carino. Usò il cappello come megafono, e imitò la voce e il modo di parlare del capitano Seppy.
    -Figliola, che fate? Non si uccide una dolce damigella!-
    -M-ma papino, me lo avete chiesto voi!-
    -Schiocchezze! Vi chiederei forse di far del male a una delicata fanciulla?-
    E così, convinse la Giul a riporla sulla barca e uscire dalla grotta. Seppy la vide giungere con l’indiana, bloccando la nave con il proprio bastone, domandandole che cosa stava facendo.
    -La riporto indietro, come hai detto tu, tu non faresti mai del male a una donna-
    -Infatti l’ancora è finta, idiota! Serve solo ad attirare l’attenzione di Peter Mas e far confessare l’indiana! Perché hai preso l’intelligenza da tua madre?-
    Domandò retorico l’uomo, mentre spinse la nave nuovamente dentro la grotta. Giul ripose l’indiana, quando nuovamente Mas imitò la voce del capitano, cercando di convincerla a riportarla indietro. Seppy però, riuscì a sentirlo in lontananza, capendo la trappola.
    -Che soave voce, così bella e carismatica, sembra la mia… aspetta un attimo…-
    Il pirata rientrò nella grotta, notando in lontananza la figura di Peter Mas, che imitava la sua voce per confondere la giovane Giul. Seppy lentamente si mise ad arrampicarsi sulle rocce, giungendo sempre più vicino al ragazzo. Sara notò il pirata avvicinarsi, pronto a trafiggere il giovane con l’uncino a forma di forchetta, e urlò per avvisarlo. Peter Mas evitò per un soffio la morte, volando lievemente lontano, estraendo il suo pugnale.
    -Nessuno sfugge alla forchetta della verità…-
    Disse furioso il pirata, mentre prendeva il suo bastone e lo aprì, sfoderando un fioretto di pregiata qualità, e lanciando il fodero a Giul. I due incominciarono un’ardua battaglia, entrambi si dimostrarono abili combattenti, nessuno dei due sembrava volersi arrendere. Il modo in cui il capitano Seppy utilizzava il fioretto era impeccabile, ma grazie al pugnale Mas aveva più campo d’azione per respingere ogni mossa. A quel punto, la Giul prese il fucile, cercando di mirare al ragazzino volante. Mas la notò, e volò in una posizione strategica, incitando la ragazza a sparare.
    Un colpo fu sparato, e il giovane lo evitò, lasciando che il proiettile andasse alle sue spalle. Strategicamente, vi era il capitano, che cadde dalla roccia su cui stava, mentre il suo vistoso cappello ondeggiava per aria. Giul fece una faccia traumatizzata, mentre Mas indossò il cappello del pirata sconfitto, imitandolo e applaudendosi da solo. Da dietro la roccia però, riemersi il capitano, fortunatamente illeso, che lentamente si avvicinava silenzioso alle spalle di Peter Mas.
    -Papino, sei vivo!-
    Esultò lei, facendo scoprire la sua posizione e permettendo a Mas di salvarsi la pelle. Il capitano si fece un facepalm, incredibilmente deluso, e domandandosi nuovamente quella fatidica domanda senza risposta. Il duello riprese da capo, ma questa volta fu Mas a prevalere, a causa del piede messo male di Seppy, che lo portò alla sconfitta. L’uomo dai folti capelli corvini era appeso dallo scoglio, reggendosi con l’unica mano che possedeva, con fare molto superiore.
    -Buttami pure in mare, non mi fai paura.-
    -Lalalù~-
    -Ti supplico, risparmiami!-
    Mas sorrise molto malizioso e sadico, mettendo il piede sulle sue dita, e incominciando a premere. Intanto il Marcodrillo incominciò a mettersi il profumo e il rossetto, spalancando le braccia e allungando le labbra, pronto ad afferrarlo e baciarlo. Seppy non mollava la presa, continuava a resistere, avrebbe fatto di tutto pur di non finire nelle mani di quel coccodrillo gay. Purtroppo però, la sua resistenza finì, e iniziò a precipitare verso la sua rovina.
    Con un balzo sulla nuca del coccodrillo però, si riportò sull’orlo di quella pietra, ma inseguito. Marco si avvinghiò ai suoi pantaloni, e con il suo ingente peso rendere più difficoltoso le cose per Seppy. La gravità fu tale, che i pantaloni si strapparono, lasciando il capitano in boxer con tanto di cuoricini, mentre successivamente ricadde in acqua.
    -GIUL! MUOVITI!- Urlò disperato l’uomo.
    La figlia iniziò a remare per recuperarlo dalle braccia avvolgenti del coccodrillo, ma senza aiutarlo, ma colpendolo sulla nuca con la prua. Quando i due riemersero, Giul riuscì a colpire Marco con il calce del fucile, liberando il capitano, che salì sulla nave. Se la rideva con immenso gusto, mentre la nave si allontanava, ma l’ingresso della grotta si era ristretto a causa della marea, e ricadde nuovamente in mare.
    -… perché ha preso l’intelligenza di sua madre?-
    Domandò nuovamente l’uomo, con le braccia incrociate in mezzo all’acqua, facendo le bollicine. Il Marcodrillo non perse l’occasione, e si fiondò velocissimo sul capitano, che intimorito iniziò a nuotare con tutta la sua forza, velocissimo, superando persino la barca con su la figlia. Peter Mas se la rideva intanto, mentre liberò la principessa Mady e la riportò insieme a Sara dagli indiani.

    V – Peter Mas e Sara riportarono la principessa nuovamente al suo villaggio, giusto in tempo per salvare i bambini dall’essere cucinati arrosto. Il capo degli indiani ringraziò cordialmente i ragazzi, dando loro la possibilità di permanere nel loro villaggio, una città a dire il vero, con tanto di casinò e gioco d’azzardo.
    -Noi indiani costruito casinò, benvenuti a Las Vegas, vi consiglio il Ceasar Palace-
    Disse il capo degli indiani, lasciando che ognuno andasse a giocare a quello che volesse. Erano tutti emozionati, si son messi tutti giocare e scommettere, mai stati così pieni di energia i bambini. Alla fine della serata, il grande capo radunò tutti intorno al focolare, così da brindare con la loro canna tradizionale, una lunga pipa strapiena di elfen. Peter Mas non si fece pregare, mentre Sara rifiutò categoricamente la sostanza, proibendolo anche ai suoi due fratelli minori, mentre gli orfanelli sperduti si sono strafatti.
    Mentre erano intenti a festeggiare, Sbax sedeva fuori dal villaggio, molto incazzato, perché Sara non gliela voleva proprio dare, si vedeva che preferiva Peter Mas. D’un tratto, Giul apparve, con un sacco in mano per catturarlo, ma fu scoperta dalla fatina, che sembrò molto più furiosa.
    -Ecco… se vieni con me ti mostro le tette- Propose lei.
    -Subito!- Rispose immediatamente lui.
    La ragazza lo portò alla nave di Seppy, mentre quest’ultimo si stava esercitando al pianoforte con la sola mano destra. La fatina si sedette sul pianoforte, ascoltando il capitano e domandandogli come mai aveva tanto intenzione di vederlo. Il capitano non perse tempo, e usò tutto lo charme che possedeva per convincere la fatina del buon affare.
    -Ho sentito che sei furioso con una certa ragazza venuta da poco perché non te la da-
    Toccò immediatamente Seppy, cercando subito di spronare la piccola fatina. Continuava a suonare leggiadro, lasciando a Sbax il tempo di infuriarsi quanto bastava.
    -Arriviamo al dunque: io voglio Peter Mas, tu me lo consegni, e in cambio ti do quella dolce fanciulla a cui ambisci, lasciandoti fare tutto ciò che vorrai con lei-
    -Mettici anche tua figlia e l’affare è fatto-
    Seppy, senza alcun indugio, accettò, stringendogli la mano. Sbax corse alla boccetta d’inchiostro, iniziando a tracciare il sentiero verso la base, e cerchiando la località segreta: l’albero del fumato. Mentre la fatina era impegnato a segnare, Giul cambiò l’uncino con una retina, e quando finì di scrivere il capitano Seppy lo catturò, chiudendolo dentro una lanterna.
    -Haha, davvero credevi avrei permesso a un maniaco di violare in modo così ignobile due delicate fanciulle, di cui una mia figlia? Sei proprio uno stolto. Giul, andiamo, Peter Mas è nostro!-
    La figlia li mise il cappotto, gli diede il cappello e prese il bastone, uscendo insieme a tutta la ciurma. Intanto, la giovane Sara raccontava una favola ai bambini, spiegando loro che bisognava però crescere e diventare maturi. Mas non volle sentir ragione, gli piaceva essere idiota e infantile per l’eternità, e così ci fu un grosso litigio, che portò tutti quanti ad andarsene, lasciando il brontolone da solo. Appena fuori, furono tutti catturati dai pirati di Seppy, che si avvicinò alla tana.
    -Bene signori miei, portateli sulla nave, per quanto riguarda Peter Mas, ho un regalino per lui…-
    Disse il capitano, mentre lentamente calava all’interno del tronco un pacco regalo, contenente una canna d’elfen puro. I pirati tornarono alla nave, mentre Seppy se la rideva di gusto insieme a sua figlia.
    -Appena fumerà quella canna, la sua testa esploderà, haha!-

    VI – I bambini si risvegliarono il giorno seguente, tutti legati contro l’albero maestro della nave pirata di Seppy. L’uomo sedeva beffardo alla sua scrivania, su cui vi era una pergamena e una piuma d’oca, rivolti però verso il gruppo. I pirati formavano i bordi di un corridoio, mentre altri li slegavano e indirizzavano verso il sentiero.
    -Dunque figlioli, scegliete: diventate miei uomini, oppure giù dalla tavola-
    Incitò l’uomo, ponendo davanti a loro un’ardua scelta. Senza indugi, i più piccoli corsero per firmare quel foglio, ma a fermarli fu la voce autorevole di Sara.
    -Fermi! Non unitevi a questi pirati! Avranno buone intenzioni, ma non possiamo tradire Peter Mas!-
    Urlò lei, incrociando le braccia e mantenendo la sua posizione. Seppy rise, prendendo un orologio, come per controllare l’ora e vedere che fine facesse la sua bomba. Con fare molto maestoso, appena la lancetta giunse sul dodici, scoccando le sei, il capitano schioccò le dita, mentre una nube nucleare a forma di fungo si espandeva.
    -Direi che è addio per il vostro Peter Mas-
    Esultò beato il capitano, che intanto li incitò a mettersi in fila, pronti a gettarsi in mare. La prima era Sara, volenterosa di morire prima dei più piccoli, fiduciosa che avrebbe avuto salva la vita. Si lanciò nel vuoto, urlando, ma poi nulla, silenzio totale. La Giul controllò, notando che non vi era nulla, era letteralmente scomparsa.
    -È bello rivederti, Uncino!- Esultò Peter Mas.
    -Come diamine…?!- Domandò sconcertato il pirata.
    -Sbax è scappato, e mi ha avvertito del pericolo-
    Senza indugi, il pirata estrasse la sua spada, gettando furioso il fodero. Iniziò nuovamente a duellare contro Peter Mas, ma quest’ultimo si dimostrò molto abile, soprattutto grazie alla sua abilità di possedere due mani e volare. Seppy lo provocò, dandogli del debole, e quest’ultimo dunque, acconsentì a un duello alla pari: niente volo e con solo una mano.
    Il duello riprese, mentre i pirati scappavano sulla scialuppa, intimoriti che il capitano potesse perdere, Giul compresa. Sembrava che Mas stava per ottenere la vittoria, disarmando il capitano, ma quest’ultimo fece uscire un pugnale dall’uncino con un meccanismo nascosto, lasciando cadere il ragazzo, appeso sulla cima dell’albero maestro.
    -Una donzella in pericolo!- Urlò Mas per salvarsi.
    Appena il capitano si voltò in direzione del dito di Peter Mas, quest’ultimo ne approfittò per rialzarsi, afferrare la bandiera pirata, e usarlo per legare l’avversario. I bambini si misero a esultare per la sua vittoria, mentre Peter Mas indossava il suo cappello e il vistoso cappotto, imitando il capitano.
    -Ora… urla di essere gay!- Disse Peter Mas, minacciandolo con un pugnale.
    -*sospiro* … sono gay! Contento ora?- Rispose il giovane.
    Peter Mas si mise a esultare, e il capitano tentò di approfittarne e pugnalare il ragazzo. Quest’ultimo, conscio di un attacco del genere, gli fece lo sgambetto, facendolo precipitare in mare aperto.
    -Lalalù~-
    -Preferivo che m’uccidesse…-
    Il capitano iniziò a correre sul pelo dell’acqua, inseguito dal Marcodrillo contento, scomparendo completamente all’orizzonte. Tutti si misero a esultare allegri, mentre Peter Mas prendeva il timone, e Sbax spargeva la nave con la sua polvere magica. La nave prese il volo, dirigendosi nuovamente verso Napoli.
    Sara venne risvegliata dai suoi genitori, rincasati dalla loro uscita intima, ritrovandola distesa sulla finestra. La ragazza raccontò la loro avventura, guardandosi intorno spaesata, mentre alzò lo sguardo al cielo, notando le nuvole a forma di fallo. Sorrise lieta, abbracciò i genitori, e ritornò a dormire, felice di aver vissuto un’avventura straordinaria.
     
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