Restless Soul:

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    Titolo: Restless Soul:
    Autore: Red Typhoon Seppy
    Genere: Avventura, fantasy
    Rating: Arancione - Rosso
    Avvertimenti: Long-fic
    Note dell'autore: ///

    I - Un freddo vento da sud si levò su quell’immensa distesa verde, mentre gli steli d’erba ondeggiavano come un agitato mare smeraldino, che poteva nascondere qualsiasi cosa tra i suoi sconosciuti flutti. Le nubi iniziarono a ricoprire lentamente quel luogo, come se la notte si fosse destata in largo anticipo, oscurando il cielo e cancellando la luce del sole, facendo piombare tutto nel nero delle ombre. Il vento improvvisamente cessò, come un'orchestra all'ordine gestuale ed indiscutibile del maestro, qualche lieve rombo di tuono echeggiò nelle alte nubi, simili a sparuti colpi di grancassa, mentre il silenzio della foresta vicina iniziava a diffondersi come un gas venefico. Il tempo pareva immobile, mentre un fuoco fatuo scendeva lentamente sulla terra, penetrando il terreno, e giungendo fino nelle sue profondità senza incontrare ostacoli lungo il suo cammino.
    Seguì qualche lieve tremore, poi di nuovo il nulla.
    All’improvviso, accompagnata da un lampo che rischiarò quel buio innaturale, una mano squarciò il terreno, emergendo verso il cielo nel tentativo di afferrarsi a qualcosa d’intangibile: alla vita. Poco dopo, facendo leva sulla terra, un corpo iniziò a uscire da quella che ormai si era presentata come una tomba, mostrandosi nuovamente al mondo nel peggiore del suo aspetto, così diverso e al contempo simile ad una farfalla che abbandona la sicurezza e la tranquillità del suo bozzolo.
    Un uomo di bassa statura, dalla corporatura gracile e ossuta, la cui pelle era grigia e spenta. Mancavano alcuni lembi di carne, certe ossa erano chiaramente visibili a occhio nudo, mentre i vestiti erano completamente logori, come vecchi stracci. Indossava ciò che rimaneva di una maglia a maniche corte, pantaloni lunghi e un paio di stivali, con guanti ornati di lastre metalliche ora arrugginite, tutto color nero. I capelli erano di un bianco tendente al platino e la memoria del loro colore originale era ormai perduta, mentre gli occhi, opachi e vuoti, si guardavano in giro vaghi e senza sommerfarsi su qualcosa di preciso. Tutti segni inequivocabili della presenza della Nera Signora che aveva calato la falce sul cammino di quell'uomo.
    Quel corpo lentamente prese ad avanzare, un singolo passo alla volta, barcollando e certe volte inciampando, come se si fosse dimenticato come si facesse a camminare. Non emetteva nessun suono, nonostante la bocca fosse leggermente aperta, come per iniziare un discorso, e lo sguardo restava inespressivo e spento, mentre il corpo si muoveva da solo, spinto da un'energia arrivata da chissà dove, senza sapere o pensare minimamente a dove andare o cosa fare. Poco dopo, le forze vennero a mancare al defunto, che cadde e rotolò giù da una collina, chiudendo nuovamente gli occhi e perdendo quel poco di coscienza che gli era stata concessa.

    II – Gli occhi si riaprirono con una lentezza esasperante, mentre la luce iniziava a diffondersi intorno alla sua figura, facendogli sentire un apparente tepore interno. L’uomo si mise in posizione sedutae con la mano si tastò la testa dolorante, solo dopo un paio di attimi ricordò tutto. Osservò incredulo i propri palmi di un chiaro rosa e la carne intatta, eppure si ricordava di essere stato ucciso. Nella sua mente scorsero fulminee, immagini di soldati che lo assalivano, riusciva ancora a sentire le fredde lame che gli squarciavano membra, mentre esalava l’ultimo respiro.
    Quei ricordi gli provocarono un mal di testa lancinante, si toccò nuovamente il capo con ambo le mani, stringendo nel vano tentativo di fermare quel dolore insopportabile. Si guardò attorno, studiando l’ambiente in cui si trovava, accorgendosi di non riconoscere quel luogo: una stanza piccola, dalle pareti di legno, spoglie ma calde, con una singola porta di legno scuro, in cui la luce faceva capolino da una finestra proprio sulla parete a cui era addossato il morbido letto su cui sedeva. Cominciò nervosamente a chiedersi dove fosse finito, come ci fosse arrivato e perché vi si trovasse, quando l’unico uscio si aprì, mostrando un uomo anziano che fece un piccolo sorriso quando posò lo sguardo su di lui.
    -Vedo che ti sei svegliato finalmente-
    Disse, avvicinandosi verso il giovane e ponendogli una mano sulla fronte, per percepire la sua temperatura corporea. Tolse le coperte che coprivano il giovane, mostrando un corpo nudo completamente fasciato e bendato. Il suo corpo era integro, le carni al loro posto, con il fisico scolpito e ben allenato. Sembrava vivo, eppure sapeva che non doveva essere così. Si guardò freneticamente intorno, notando solo in quel momento la finestra accanto al letto e fissò il proprio riflesso sempre più incredulo.
    Si passò una mano nei suoi delicati e morbidi capelli scarlatti, lisci e dal scalato che dietro arrivavano a toccargli la base del collo. Scostò la frangia e vide che almeno uno dei suoi occhi dall’iride sanguigna era intatto, mentre nel sinistro, appena schiuso, si vedeva ciò che rimaneva di un'iride cieca, dai contorni confusi e la tinta schiarita e appannata. Il suo volto era incolume, nessun segno che lo sfigurasse, se non quella vecchia e sottile cicatrice sull’occhio spento, destinato a non scorgere mai più la luce del sole, che partiva da poco più su del sopracciglio e arrivava fino alla gota. Era un sogno che diveniva realtà. L’incubo della sua eterna prigionia nell’oltretomba era concluso, finalmente poteva rincominciare a fare ciò che più desiderava tra i miseri mortali.
    -Ti abbiamo ritrovato che eri un cadavere, ma le tue membra si rigeneravano, come per magia, mentre assumevi sempre più lentamente il volto di un essere umano. Abbiamo deciso di soccorrerti e aiutare questo processo rigenerativo.Ora riposati, non sei ancora in forze per muoverti bene-
    Disse l’uomo con voce calorosa e gentile, sorridendo alla fine di tutto. Il ragazzo non riusciva a comprendere: il fatto che avesse soccorso un totale sconosciuto, non morto per giunta… tecnicamente si fuggirebbe alla sua vista o si eliminerebbe prima che possa riprendersi. Il giovane non riusciva a capire l’operato caritatevole di quello sconosciuto, per lui era inconcepibile un’azione del genere, ma quel vecchio dimostrava il contrario, e questolo mise in allerta.
    -Hai visto che razza di creatura sono, e non so se mi hai riconosciuto, a ogni modo per te sono un completo estraneo… quindi perché?-
    Domandò sconcertato il rosso, seriamente non riusciva a comprendere quel gesto, e ciò lo perseguitava mentalmente.
    -Perché non giudico una persona dalla sua razza o dal suo aspetto, che preciso non riconosco, poiché credo che ogni persona o creatura abbia un animo buono dentro di sé-
    Rispose con un sorriso sulle labbra l’anziano. Il ragazzo rimase spiazzato, aocchi spalancati, come terrorizzato da quelle parole.Era la prima volta che incontrava una persona che la pensava in quel modo. Era abituato a un mondo selvaggio, dove sopravviveva solamente il più forte, dove essere gentili non ti permetteva di comprare il pane e dove quasi tutti erano spietati mercenari egoisti, come lui appunto.
    -Dimmi ragazzo… qual è il tuo nome?-
    Disse una signora anziana che entrò silenziosamente nella stanza, apparendo alle spalle del compagno. Entrambi vecchi e con la pelle scura e rugosa, lui calvo e lei con capelli corti e grigi, vestiti con maglioni fatti in casa e comode ciabatte.
    -Io… io sono Seppy Alexander-
    Rispose leggermente titubante, sia per un lieve momento di dimenticanza, ma anche perché temeva la reazione dei due ma nulla. Rimasero a fissarlo normalmente, mentre l’anziana cercava di ricordarsi qualcosa, come se quel nome non gli fosse nuovo. A quel punto, l’uomo intervenne, rammentandosi di avere un vecchio libro da qualche parte che ne parlava e andando subito a recuperarlo.
    -Ecco qua, ricordavo di averlo già visto da qualche parte il tuo nome. Seppy Alexander, il Tifone Rosso, denominato “L’uomo dalla folta chioma di fuoco e gli occhi di sangue”…-
    Spiegò l’uomo, rientrando nella stanza con un libro in mano, sulla cui copertina si leggeva il titolo “I ricercati più noti della storia”. La cosa ancora più strana, era che i due signori anziani non si spaventarono nello scoprire chi avevano salvato, anzi, si guardarono tra di loro e risero divertiti, leggendo insieme il seguito e cosa si diceva sulla sua figura, continuando a non mostrare timore.
    -Pur sapendo chi sono, non avete paura che vi uccida?-
    Chiese ancora più sconcertato e confuso il ragazzo, che seriamente iniziava ad avere un mal di testa incredibile, e pensare che i due anziani fossero idioti.
    -Come ha detto mio marito, noi crediamo che ci sia del buono in ogni persona, infatti se eri realmente così crudele e spietato come ti descrive questo libro, non ci avresti già uccisi? E poi sei proprio un bel giovanotto, scommetto che quando eri vivo le ragazze ti correvano dietro!Ohohoh!-
    Rispose la signora con una risata e senza abbandonare il proprio sorriso. Seppy non capiva più niente, era confuso, e iniziava ad avere dubbi anche sulla sua identità. Effettivamente, se lui era realmente così crudele, avrebbe ucciso gli anziani senza pensarci troppo, per poi fuggire verso la libertà totale. Non sapeva come mai, ma il loro essere assurdamente gentili verso di lui, placava la sua sete di sangue e omicidio. Riportò lo sguardosui due anziani, che stavano ancora leggendo e ridendo, e ciò gli fece scappare un sorriso, per poi scuotere la testa come per cancellarlo, non doveva farsi corrompere da loro.

    III – La sera giunse placida e serena, mentre il rosso riposava tranquillo per fare in modo che il suo debole corpo si riprendesse in fretta, poiché ancora impossibilitato nel muoversi agilmente come un tempo. Fu disturbato dall’arrivo della signora, che lo invitò a seguirla in un’altra stanza della casetta di legno, perché aveva una sorpresa per lui. Il rosso sospirò, ancora confuso e chiedendosi nuovamente come due personepotessero essere tanto gentili con un ex ricercato tra i più pericolosi, noto per i suoi numerosi assassini e le sue razzie. Giunti nella nuova stanza, la signora prese da un cassetto una pila di indumenti, e li porse al ragazzo, che era completamente nudo e senza traccia di pudore.
    -Mi sono presa la libertà di prenderti le misure mentre dormivi e di farti dei nuovi vestiti. Quelli che indossavi erano sporchi e rovinati, questi dovrebbero starti bene-
    Disse, sempre con quel sorriso che ipnotizzava il morto, che ricambiò il sorriso e la ringraziò, un gesto insolito per lui. Incuriosito, prese gli indumenti e iniziò a indossarli. Un paio di boxer e una maglia senza maniche, che sull'addome presentava un intreccio di numerose cinture, entrambi aderenti e accompagnati da dei pantaloni a zampa larga, che avevano delle protezioni metalliche sulle ginocchia, legate alla stoffa grazie ad una fascetta di cuoio. Il tutto rigorosamente nero. I suoi stivali, che nascondevano la parte finale dei pantaloni, erano stati riparati, e per compensare la parte alta, irrecuperabile, erano state applicate tre cinture, le prime due incrociate e la terza poco più sopra, così da assicurarsi ben oltre la metà del polpaccio.
    Il rosso si ammirò soddisfatto allo specchio, gli piaceva il suo nuovo stile, soprattutto la cintura che portava in vita, con la lucida fibbia ovale su cui era inciso il disegno di un martello, un simbolo a lui familiare. Si osservò nelle pose più fiere e da macho che sapeva fare, iniziando a fare il narcisista, per poi accorgersi che mancava una parte fondamentale del suo abbigliamento. Domandò alla donna con tono agitato e perso dov’erano finiti i suoi guanti, molto importanti per lui, come se fossero fatti d’oro.
    La donna li prese dal cassetto, mostrando le loro condizioni. Il metallo era incredibilmente arrugginito, e lei non era un fabbro, mentre il cuoio era troppo rovinato, ed essendo intrecciato con le placche d’acciaio, erano impossibili da sistemare senza separare le due parti. Il rosso li prese tra le mani, guardandoli intensamente con sguardo triste, poi emise un risolino amaro, ricordandosi di tutti i momenti legati a quei guanti, apparentemente inutili, ma per lui importanti come il respiro. In quel momento si ritrovò a riflettere meglio sulle parole degli anziani e forse avevano ragione, c’era del buono in lui. Si ricordò di quando era adolescente e di quanto fosse sbadato e timido, nonostante fosse un selvaggio mercenario.
    Fregandosene delle condizioni in cui erano i guanti, li indossò comunque, facendo ben aderire la pelle al tessuto e sgranchendo le dita. Le placche, dalla particolare forma a fiamma, con la punta delle lingue rivolta verso la parte prossimale dell'arto, erano sovrapposte, come per formare delle scaglie appuntite sull’avambraccio, mentre sul dorso della mano erano state assemblate per raffigurare la faccia di un oni, il tipico demone orientale, con quattro piccole corna che spuntavano sulle nocche.
    -C’è una cosa che voglio regalarti-
    Disse la signora anziana, dirigendosi verso l’armadio e aprendo le due ante.Tornò indietro con un lunghissimo spolverino leggermente rovinato dal tempo, soprattutto sui lembi inferiori. Era una tipica giacca dal largo colletto ripiegato, spalle rigide, lunghe maniche con risvolto e una cintura alla radice del braccio, poco sotto la spalla, e con la parte posteriore lunga, tanto da coprire anche le gambe. Era anch’esso nero, con i bordi rossi e alcune rifiniture dello stesso colore, sembrava quasi fatto per abbinarsi alla sua figura, gli piaceva anche come gli stava indosso, anche la misura era perfetta.
    -Questa giacca apparteneva a nostro figlio, purtroppo è morto combattendo insieme ai ribelli…-
    Disse triste la donna, mentre ricordava il passato e il figlio deceduto, lasciandosiscappare una lacrima che scivolò rapidamente sul suo viso. Appena sentì parlare dei ribelli, Seppy si ricordò dove aveva già visto quel simbolo: il martello, era il loro stemma, dunque il figlio della coppia di anziani era uno di loro. Si avvicinò alla signora piangente e triste, abbracciandola improvvisamente, un gesto nuovo per lui, sussurrandole nell’orecchio un ringraziamento sincero. La donna si asciugò la lacrima sulla gota e riprese a sorridere come prima, ringraziandolo a sua volta.
    Uscì dalla stanza insieme alla donna ed entrarono in un piccolo salotto. C’era un piccolo tavolo quadrato con quattro sedie ai quattro lati, una poltrona sul lato opposto, e sul muro accanto, la cucina tipica, con i ripiani per porre gli arnesi, un vecchio forno in pietra alimentato a legna e un lavandino. Il rosso si sedette al tavolo, dove c’era già l’anziano che leggeva comodamente il giornale, il Restless Times, una storica editoria. Non ebbe nemmeno il tempo di poggiare la schiena alla sedia, che l’attenzione del rosso fu catturata dalla data nell’angolino in alto a sinistra della prima pagina, con scritto 237 G.a..
    -Scusa, cosa significa G.a.?- Domandò confuso Seppy.
    -Golden Age. L’imperatore quando ha fondato ufficialmente il Governo ha istituito unnuovo calendario, considerando quel giorno il primodell’anno zero.- Rispose l’uomo, incredulo che il suo ospite non conoscesse quell’evento, prima di cominciare a farsi un’idea di quanto tempo fosse passato dalla sua morte.
    -CHE COSA?! Il Governo è riuscito a emergere?! Ai miei tempi era solamente un gruppo di fanatici che desideravano il potere a discapito della gente, dicendo che volevano aiutare il popolo! E aspetta un attimo… se io esistevo quando il Governo non era ancora fondato ufficialmente, ed è stato costruito 237 anni fa, questo significa che…- Urlò il rosso inizialmente, per poi calmarsi e fare un breve ragionamento.
    -Significa che sono passati più di 200 anni dalla tua morte-
    Rispose franco e tranquillo l’anziano, cambiando pagina. Seppy aveva letteralmente l’occhio fuori dall’orbita, e la mascella spalancata.Era totalmente spiazzato, poiché pensava di essere risorto massimo venti o trent’anni dopo, non due secoli. In pratica, nessuna delle persone che conosceva era ancora in vita, all’improvviso si era ritrovato completamente solo in un mondo completamente nuovo e semi-sconosciuto. Avrebbe dovuto scoprire tante cose e avrebbe dovuto rifarsi una vita partendo da zero.

    Edited by Liberty89 - 4/12/2011, 23:40
     
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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Misterioso inizio e ottima interpretazione dei dubbi e lo stato confusionario di Seppy, che si trova spaesato e completamente solo in un mondo che non è più il suo.
    Sono curiosa di leggere il continuo e di sapere come si muoverà il nostro prode eroe ù.ù
     
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    IV – Erano passati un paio di giorni da quando il guerriero si era risvegliato e aveva preso a vivere insieme ai signori Johnson, si sentiva come parte della loro famiglia. L’anziano Ugo lo aiutava a riabilitare il corpo, camminando e tagliando la legna, due secoli di sonno avevano intorpidito il fisico del lottatore. La dolce Penny invece, come una brava insegnante, si prestava a spiegargli alcune nozioni base riguardo l’epoca in cui vivevano, oltre a cucinargli piatti prelibati e succulenti. Seppy aveva totalmente accettato la sua nuova vita e stranamente, si sentiva calmo, in pace con se stesso, felice di non aver ancora mietuto una vittima.
    Purtroppo, molti erano i dilemmi che affliggevano la sua mente. La prima domanda senza risposta era il solito perché: come mai aveva ripreso a vivere su quel mondo? Secondariamente, pensava invece, a cosa fare nella vita, poiché non poteva continuare ad alloggiare insieme ai due anziani, aveva bisogno di un posto suo e cercare un lavoro. Mentre rifletteva, il suo sguardo si posò sul libro dei ricercati. Era davvero curioso di leggere tutte le cose che si dicevano su di lui dopo tutto quel tempo. Ogni singola parola era veritiera, e leggerle fece intristire il defunto, conscio solo in quel momento di tutto il male che aveva fatto, e per cosa? Del semplice potere e della volubile fama.
    -Secondo me, il Divino ti ha dato una seconda chance di vivere, per redimerti-
    Disse la vecchietta che intanto era giunta a vedere dov’era finito il rosso. Seduto sul fresco manto erboso, carezzato dal vento, ricominciò a riflettere. Seppy non era un credente, soprattutto per l’inferno che aveva dovuto subire nell’oltretomba, ma dopotutto se lo era meritato appieno. Volse lo sguardo al cielo, azzurro e sereno attraversato a tratti da candide nubi, come per cercare una divinità da cui ottenere direttamente una risposta, e pensandoci, poteva anche essere vero ciò che diceva l’anziana donna. Ormai era deciso, il rosso avrebbe condotto una nuova vita, cercando di essere buono, o comunque, tentando di non far nulla di eccessivamente crudele.
    Si rialzò, fiero e orgoglioso, smettendola di pensare a futili sciocchezze e agire. Stava per rientrare all’interno della capanna, quando un fischio attirò l’attenzione del lottatore. Agilmente, afferrò Penny e scattò in avanti, evitando che una lunga lancia li perforasse entrambi. Al seguito dell’arma, apparve un guerriero, dalla pelle così scura da sembrare nera, con addosso un’armatura oscura che però non lo copriva interamente e mostrava quanto fosse curato nonostante l’aspetto minaccioso. Lunghi capelli biondi risaltavano su quell’abbigliamento buio come una notte priva di luna e stelle, e gli occhi erano come due impenetrabili stiletti di ghiaccio.
    -Ti cercavo maledetto. Vieni con me, il Maestro ti cerca-
    Disse quell’uomo a Seppy, incitando a seguirlo ovunque volesse andare. Il rosso lasciò la presa sulla donna, mentre l’anziano usciva e li raggiungeva per capire cosa diamine stesse accadendo. Seppy si voltò verso di loro, ringraziandoli e dicendogli addio, con un sorriso sulle labbra, facendo capire ai due le sue intenzioni. Non vollero fermarlo, seppur dispiaciuti per la sua partenza, annuirono con il capo e sorrisero, salutandolo a sua volta e ringraziandolo per quei giorni che avevano trascorso insieme.
    Finito il discorso, si lanciò immediatamente contro il suo avversario, placcandolo e afferrandolo all’altezza del ventre. I due corpi iniziarono a rotolare giù dalla collina su cui sorgeva l’abitazione della coppia, l’intento del rosso era di allontanarlo da quel luogo in modo da poterlo combattere indisturbato. Tuttavia, nemmeno il tempo di arrivare ai piedi del colle, che il guerriero impuntò il piede, arrestando la loro corsa, dopodiché afferrò il rosso per il colletto della maglia e gli sferrò un pugno sul viso, scaraventandolo di lato.
    Seppy non cadde lontano e prima ancora di iniziare a rotolare sul terreno si era rimesso in piedi, pronto a reagire e lottare. Notò fin da subito che non sentiva il dolore fisico e nemmeno il senso del tatto, ma la prima era sicuramente più utile in una battaglia. Iniziò a correre contro il nemico, mentre questo tentò di infilzarlo con la lancia, ma non ci volle molto per il rosso a ruotare il bacino ed evitarla appieno. Con la mancina bloccò l’arma avversaria, impedendole altri movimenti, mentre con il pugno destro incominciò a sferrare dei colpi ben assestati al petto dell’altro.
    -Potremo continuare così in eterno, siamo entrambi morti-
    Disse il soldato beffardo, facendo un sorriso strafottente, sicuro di poter sconfiggere il rosso. Seppy replicò il sorriso, caricando nuovamente il pugno, come se stesse tentando di accumulare al suo interno maggior energia e potenza. Sferrò un colpo a vuoto ma nulla accadde, persino il defunto rimase di stucco nel notare ciò, poiché s’aspettava uno dei suoi colpi più noti. Vedendo le sue risorse diminuite, lasciò immediatamente la presa sulla lancia e iniziò a correre velocissimo, fuggendo dalla battaglia e cercando riparo nel villaggio vicino.
    L’avversario del rosso non perse la determinazione, e si mise a inseguirlo. Pur indossando una pesante armatura quasi completa, i suoi movimenti erano agili e scattanti, tanto quanto il giovane defunto. I due corpi si avvicinavano, la velocità del rosso non era abbastanza per fuggire al suo nemico, e quest’ultimo lo raggiunse, colpendolo con un pugno sulla gota sinistra. Erano ormai giunti ai confini del villaggio, il colpo fu molto forte, e grazie alla velocità che già Seppy teneva per la corsa, fece un rapido e lungo volo, diretto alla costruzione più vicina.
    Una piccola chiesa di marmo, che si ergeva fiera della sua minuta stazza, con magnifiche vetrate multicolore raffiguranti santi del culto praticato nella zona. Il morto ci finì contro, irrompendo da una finestra e frantumando il colorato mosaico religioso, cadendo all’interno dell’edificio.
    Preso dallo spavento, il prete lì presente si allarmò, voltandosi e stringendo al petto la bibbia che stava leggendo inginocchiato vicino all’altare. Mentre il lottatore si rialzava lentamente, parzialmente intorpidito, l’oscuro nemico entrò calmo e rilassato, con fare superbo e sicuro. Attese che il suo avversario si rialzasse del tutto, ma quando Seppy tornò in piedi lo ignorò, poiché aveva notato l’uomo accanto a lui e com’era vestito, riconoscendo subito il tipo.
    -Fermo lì! Ho un prete e non ho paura di usarlo!-
    Urlò improvvisamente il rosso, afferrando l’uomo di chiesa dal bacino e con semplicità, ponendolo d’innanzi a sé come uno scudo, il quale allibito oltre ogni immaginazione, non seppe far altro che sgranare gli occhi e pensare a cosa stesse accadendo. Il nemico fu spiazzato per qualche secondo, per poi scoppiare in una fragorosa risata, incredulo davanti allo spettacolo a cui stava assistendo.
    -Hahahaha! Voglio proprio vedere cosa farai con un prete…-
    Disse provocatorio il guerriero, sfidandolo addirittura a usarlo. Seppy non si fece di certo ripetere due volte tale sentenza, e anche se deciso a redimersi, non era ancora così buono da non sacrificare una vita umana. Senza ritegno dunque, portò indietro le braccia, che ancora impugnavano quell’uomo, il quale preda del panico, ma forte della fede nel suo Dio, accettò il suo destino di arma umana, usandolo come se fosse una mazza, menò un velocissimo fendente e colpì. L’uomo di chiesa tentò di proteggersi coprendosi il volto con la sacra bibbia, cercando in qualche modo di diminuire i danni e favorendo inconsapevolmente il rosso.
    Il colpo prese il guerriero in pieno viso e lo costrinse ad indietreggiare a causa dell’incredibile forza sprigionata. Seguirono pesanti e tesi attimi di silenzio, finché un urlo straziante non squarciò l’aria della chiesa, e il corpo del guerriero prese a bruciare e sciogliersi, come se fosse entrato in contatto con del potente acido corrosivo. Seppy rimise l’uomo sui suoi piedi, notando solo in quel momento la bibbia che stringeva spasmodicamente tra le mani e decidendo di utilizzarla a suo vantaggio.
    -Prete, lanciami la bibbia!-
    Urlò il rosso, mentre si allontanava leggermente, in modo da poter mettere in pratica il suo piano. Il prete non comprese quali fossero le intenzioni del rosso, ma capì solamente che il tizio dolorante, contro cui era stato usato come arma, era un non morto. Come ogni bravo uomo di chiesa, dedito al suo credo, volle aiutare il ragazzo straniero nell’eliminare quel male e rimandarlo nell’oltretomba. Senza pensarci, quindi, lanciò il libro delle sacre scritture in direzione del lottatore, che prontamente si chinò a terra, mettendo le mani al suolo per reggersi.
    Usando le braccia come sostegno, il rosso alzò interamente il proprio corpo, compiendo una parziale verticale. Sempre utilizzando le mani, ruotò il corpo, in modo da sferrare un calcio al libro, evitando un contatto prolungato, una sorta di toccata e fuga. Con quel calcio, spedì il manoscritto contro l’addome del guerriero, che fu trapassato da parte a parte, facendo aumentare il suo dolore. Non dava però segno di voler cedere e il suo corpo rimaneva in piedi nonostante l’evidente sofferenza, manifestata dalle sue urla. Bisognava dargli il colpo di grazia.
    Il prete attirò l’attenzione del rosso, lanciandogli una fiala contenente acqua benedetta, il modo perfetto per finire uno zombie. Seppy strinse quella fiala nel pugno, cominciando a correre in direzione del suo nemico, paralizzato e distratto dal dolore terribile. Il piccoletto fece un grosso salto, scavalcando la sua possente mole, e appena fu sopra il suo capo, gli scagliò contro la fiala. Essa s’infranse contro la sua nuca, disperdendosi su tutto il corpo, che incominciò a fumare, come se fosse bollente, mentre le urla aumentavano ancora e ancora. Una lunga e straziante agonia, che si concluse con il dissolversi del nemico, che si ridusse ad una manciata di polvere nera, che si sparse per il pavimento di quell’inconsapevole chiesa.

    Edited by Red Typhoon Seppy - 3/12/2011, 00:06
     
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    暗いロクサス92

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    Bella!
    Complimenti, un inizio veramente ottimo! è difficile che una fiction riesca a rapirmi fin da subito.
    L'idea di usare così un non-morto poi è fantastica, anche se credo che una frase che mi rimarrà stampata a vità sarà: "-Fermo lì! Ho un prete e non ho paura di usarlo!-".
    Giuro, sono quasi caduto dalla sedia immaginandomi la scena XD.
    Le descrizioni poi direi che sono perfette, sono riuscito a vedere praticamente tutto.
    Aspetto il prossimo capitolo e ancora complimenti!
     
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    V – Il duello si concluse con la morte di quel cadavere, mentre dalla polvere rimasta s’innalzò un fuoco fatuo, che si disperse nell’aria a poco a poco, come se stesse venendo consumato. Il rosso si mise in posizione eretta, facendo un lungo sospiro di sollievo, per un attimo aveva avuto paura di non farcela. Durante il combattimento aveva visto che molte delle sue tecniche non si attivavano, come se le avesse perdute nei meandri dell’inferno, e solo in quel momento si rese conto che mancava qualcosa in lui, e si sentiva vuoto e incompleto.
    Il prete intanto iniziò a riprendersi dal suo stato confusionale. Era un giovane uomo dal fisico perfetto, con corti capelli verdi tirati indietro, e due occhi di piombo che risaltavano sul suo viso dalla pelle rosa pallido; era vestito con una lunga tunica bianca orlata d'oro dai polsini risvoltati, aperta all'altezza della vita così da mostrare la fine della candida maglietta e i pantaloni, anch'essi bianchi come la neve, stretti da una cintura. Sulle spalle portava una fascia di seta viola dai bordi dorati, su cui era disegnata una coppia di verdi rami spinosi che s'intrecciavano tra loro, mentre alle estremità prendevano posto due croci d'oro. Pareva il tipico uomo di chiesa, che donava la sicurezza e l'affidabilità necessarie ad ogni fedele bisognoso d'aiuto.
    Per un attimo continuò a non comprendere nulla e cercò di fare il punto della situazione: si era ritrovato due estranei a combattere nella sua chiesa, ed era stato costretto ad agire d’istinto, per quel poco che aveva fatto di persona. Si avvicinò al mucchietto cenere, raccogliendo da terra la sua bibbia, per poi avvicinarsi al lottatore che aveva sconfitto il guerriero in armatura.
    -Tutto bene signore?-
    Domandò preoccupato il prete, in fondo, aveva visto quell’uomo precipitare da un’elevata altezza. Appena si avvicinò però, avvertì dell’odore di bruciato, e abbassando lo sguardo, notò che il rosso aveva la punta del piede lievemente fumante. Il punto che emetteva vapore era la parte con cui aveva calciato la bibbia, e osservandolo meglio, sembrava che non si fosse fatto nulla dopo tutto quel caos, solo allora capì la gravità della situazione in cui era invischiato.
    Con un balzo scattò all’indietro, prendendo le distanze dal lottatore, che lo guardò minacciosamente, e capì fin da subito di non doversi fidare di lui. Seppy tentò la fuga da quel posto, ma qualcosa lo trattenne: una forza superiore e sconosciuta lo paralizzava, impedendogli di avanzare, come un muro invisibile. Guardò ai propri piedi, notando un sigillo attivato dal prete, che come una gabbia frenava la fuga agli esseri infernali. Proprio un esorcista doveva capitargli? Conscio di non poter fuggire da quella barriera, si voltò verso il prete, guardandolo con aria di sfida e provocatoria.
    Semplicemente unendo le mani in una strana posizione, l’uomo di chiesa attivò nuovamente il sigillo, da cui uscirono rovi di luce, che iniziarono ad aggrovigliarsi sul corpo del rosso, stringendolo e ustionandolo ovunque lo toccassero. Gemiti di dolore provenivano dalle labbra di Seppy, strozzate dai denti stretti e i pugni chiusi, tentando vanamente di resistere al dolore. A quel punto, il prete si avvicinò, allungò un braccio, ponendo il palmo verso il defunto, e con l’altra mano, prese un libro di piccole dimensioni che teneva legato alla cintura.
    Aprì quel piccolo libro, dalla copertina nera, gli angoli ricoperti di metallo dorato, e sulla parte anteriore una croce in rilievo dello stesso materiale. Iniziò a recitare l’estrema unzione, per rimandare il morto nel luogo dal quale proveniva, come doveva essere.
    -Ehi amico… parliamone prima… non sono cattivo…-
    Disse il lottatore, dimenandosi tra quei rovi, parlando a fatica e facendo delle pause nel discorso. Il prete non volle ascoltarlo, e continuò a recitare la sua preghiera. Ormai sembrava giunta la fine per il rosso.
    -Argh… ho un’offerta che non potrai rifiutare! E ascoltami, coglione!-
    Urlò Seppy infuriato come non mai, mettendoci tutte le sue forze per pronunciare quella frase, riuscendo nell’intento e attirando l’attenzione dell’uomo di chiesa. Questi chiuse il suo libro, e sciolse i rovi che stavano trattenendo il lottatore, ma senza togliere quella barriera protettiva.
    -Sentiamo, cosa potrebbe mai offrire un dannato, a un uomo di chiesa?- Domandò curioso, incrociando le braccia e usando un tono marcato, molto serio e deciso.
    -Posso condurti da colui che mi ha riportato in vita e che controllava quello zombie di prima. Ti aiuterò a scovarlo e sconfiggerlo, in fondo, è quello che vuoi giusto? Rimandare qualsiasi non morto da quel fottuto inferno da cui sono usciti illegalmente. Ho un conto in sospeso con quel coglione, e ti prometto che una volta che gli avremo spaccato il culo, mi lascerò santificare e tornerò da dove sono venuto. Io potrò godermi un po’ di libertà e tu potrai eliminare una gran quantità di non morti, entrambi ricaveremo degli ottimi profitti, direi.-
    Iniziò a discutere il rosso, facendo capire le sue intenzioni e cercando un compromesso per poter rimanere in vita. Il prete lo guardò con aria sospetta e indeciso, poiché non sapeva proprio cosa fare. A primo impatto il tipo non gli piaceva neanche tanto, troppe imprecazioni, ed era morto. L’uomo non si fidava delle promesse di un morto, ma pensò bene di accettare il compromesso, ma solamente a una condizione.
    Sciolse la barriera, ma subito afferrò il polso del non morto per tenerlo fermo, mentre sbatté con forza la mano a palmo aperto sul petto del ragazzo. Una strana luce lo pervase, scomparendo in pochissimi attimi, Seppy non capì che diamine gli era accaduto.
    -D’accordo, accetto l’offerta e per essere certo che manterrai la promessa, ti ho fatto un incantesimo: ogni qual volta che imprecherai subirai danni. Ti seguirò fino in capo al mondo per assicurarmi che tornerai nell’oltretomba appena sconfitto il negromante.-
    Rispose il prete all’accordo, mentre il rosso si grattava il capo confuso. Non sapeva cosa gli fosse successo, né a cosa servisse quell’incantamento, ma gli bastava essere ancora su quella terra. Ora però, si era messo davvero nei guai, perché doveva realmente andare dal negromante che l’aveva evocato. Lui l’aveva detto solo per liberarsi di quel prete, ma ormai il dado era tratto, e dunque ci si ritrovava a dover compiere una missione, e già che c’era poteva almeno socializzare con quel prete.
    -Io comunque sono Seppy, Seppy Alexander-
    -Erik Evergreen, certo che sei un non morto bizzarro-
    I due si presentarono, e all’ultima sentenza del prete i due si guardarono, per poi ridere in contemporanea come due vecchi amici, nonostante si fossero appena conosciuti. Tuttavia, non c’era il tempo per ridere, bisognava pensare al da farsi, si doveva trovare l’ubicazione di quel negromante e prepararsi al peggio. Erik notò fin da subito i guanti del rosso, completamente arrugginiti e rovinati, che con quel combattimento avevano solamente subito altri notevoli danni, rendendoli praticamente inutilizzabili. L’uomo di chiesa rifletté un attimo, ed ebbe un’idea a riguardo.
    -Prima di partire dobbiamo prepararci al meglio. I tuoi guanti sono particolari, ma sono completamente logori, se vorrai conosco un fabbro qui nel villaggio che te li può rimettere a nuovo. Nel frattempo che li sistema, potrai venire con me alla scuola dove insegno e mi aiuterai con la lezione di anatomia, così nello stesso tempo potrò studiarti e ricavare maggiori informazioni per sconfiggere gli altri sicari che quel negromante ci invierà contro. E poi vorrei proprio sapere come faremo a trovare quel negromante.-
    Espose Erik, avendo organizzato un programma ben dettagliato, si vedeva che era un uomo intellettuale e non un rude guerriero come il rosso. Seppy guardò i propri guanti, effettivamente erano divenuti fragili dopo quel riposo di due secoli, e non se ne voleva separare, quindi pensò che ripararli fosse l’opzione migliore. Non avendo null’altro da fare nel contempo, con un cenno del capo annuì riguardo la lezione di anatomia, anche perché che altre opzioni aveva?
    -Non so come, ma mi sento attratto verso nord-ovest, credo che sia lì che si trovi il negromante. E di sicuro manderà qualche altro sicario da cui potremmo ricavare le informazioni spaccandogli il culo.-
    Disse il rosso, ma appena terminò la frase pronunciando le ultime parole, fu come folgorato dall’interno del suo corpo. Cadde a terra in ginocchio, con il respiro affannato seppur non avesse bisogno di respirare, come preso da un incredibile dolore. Non capiva cosa gli fosse successo, e intanto il prete rideva, come se lui sapesse qualcosa.
    -Te l’avevo detto: ti ho fatto un incantamento, e ogni qual volta userai un linguaggio eccessivamente scurrile verrai folgorato da un bruciore interno.-
    Gli spiegò il prete, mentre Seppy s’infuriò, potendo solo stringere i pugni, perché pur volendo offenderlo, non poteva farlo per evitare che quel dolore insopportabile lo colpisse di nuovo. Si rialzò in piedi, spolverandosi i vestiti, pronto per accompagnare il prete dal fabbro e poi alla scuola, incitandolo ad andare velocemente per concludere in fretta la missione.


    VI – I due uscirono dalla chiesa, quando ormai il sole si apprestava a tramontare, lasciando spazio alle ombre notturne. Il rosso guardò intensamente l’astro luminoso, acceso di mille tonalità di rosso, giallo e arancione, sentendo dentro di sé nuovamente quel tepore che lo riscaldava, anche se lui non aveva funzioni nervose che potessero percepirlo, era una strana sensazione, doveva ammetterlo.
    -Nella luce del sole, ho sentito quel calore, ero finalmente libero dalle catene che mi avevano legato alle cripte nelle profondità. E l’incubo parve concluso, ero nuovamente sui miei passi, ergendomi orgoglioso, coperto dalla polvere, ma il mio orgoglio era intatto. Dove andare non lo so, il mondo mi crede morto, è passato del tempo da quando ero qui.*-
    Disse con tono quasi poetico e introspettivo il rosso, mantenendo lo sguardo sulla stella del giorno al termine della sua parabola. Il prete si voltò a fissare il non morto, che era rimasto leggermente indietro rispetto a lui, e fu lievemente stupito di sentire certe parole dette da uno della sua razza. Non credeva che un non morto potesse provare sentimenti così profondi, di avvertire del benessere nella sua non vita, ma era anche la prima volta che stava in compagnia neutrale con una creatura degli inferi. Seppy si voltò, notando Erik con aria confusa ma lieta, ciò lo fece sorridere e avanzò lentamente.
    -Molto lontano i cancelli dell’inferno, imbrogliato il diavolo e rotto l’incantesimo, ho viaggiato sul fiume Stige verso la libertà. Odio e dolore ho lasciato indietro, finito di bruciare è giunto il mio tempo, di lasciare i cancelli di fuoco dell’inferno dietro di me.*-
    Continuò il rosso, raggiungendolo e dandogli un lieve pugno amichevole sulla spalla, e riprendendo il cammino seguendo la sua stessa andatura.
    Erik sorrise, in un certo senso era felice per Seppy, sicuramente abbandonare l’inferno era una bella cosa, forse non era poi cattivo come i classici non morti che s’incontravano.
    -Poi vidi che c’era un foro nel cielo, il divino mi stava guardando, mentre gli angeli della misericordia apparirono, e mi dissero era giunto il tempo di lasciare.*-
    Concluse il rosso, fermandosi nuovamente a guardare il cielo, dove c’era una crepa tra le nuvole, da cui penetravano gli ultimi flebili raggi solari. Filtravano a fasci più o meno ampi tra i batuffoli del cielo, tinti di tutti i colori del crepuscolo. Anche Erik guardò verso il cielo, poi tornò a osservare il non morto, sentendosi toccato e pienamente coinvolto, credeva che Seppy non fosse credente, ma quelle ultime parole smentivano il suo pensiero.
    -Dev’essere stata una brutta esperienza l’inferno- Disse Erik per iniziare un discorso.
    -Me lo sono meritato. Almeno ora ho la possibilità di redimermi e far del bene, prima di doverci tornare.-
    Rispose il rosso, con sguardo serio tendente al malinconico, mentre Erik volse lo sguardo dall’altra parte, sentendosi lievemente in colpa per volerlo rimandare all’inferno a tutti i costi. Purtroppo, però, era da fare: nella mente del prete c’erano la dottrina della chiesa e le leggi del governo, ed entrambi proibivano ai non morti di risiedere nel mondo dei vivi. Seppur a malincuore, alla fine di quel viaggio, il prete avrebbe dovuto compiere il suo dovere, il che gli dispiaceva.
    -… com’è l’oltretomba?- Chiese titubante Erik, sperando di non fare una domanda inopportuna al suo nuovo compagno di viaggio.
    -… credimi, non lo vuoi sapere, è meglio che certe cose rimangano sconosciute al mondo…-
    Disse Seppy, cercando di evitare la risposta e continuando a camminare, dopo una breve sosta involontaria, con le mani nelle tasche e lo sguardo rivolto al terreno. Erik non volle costringerlo a dargli una risposta concreta, anche se era davvero curioso. Aveva la possibilità di sapere cosa c’era dopo la morte e di avere risposte a domande a cui la chiesa da secoli, dà solamente una supposizione dietro l’altra. Preferì accettare la realtà e la volontà di quello strano zombie, e continuare ad avere fede come ha sempre fatto fino a quel giorno. Camminarono in silenzio per il resto del tragitto, ma solo il prete vi prestò attenzione e a un tratto fermò il rosso, posandogli una mano sulla spalla: erano giunti dal fabbro.



    * strofe di "Gates of Hell" dei Timeless Miracle

    Edited by Red Typhoon Seppy - 6/12/2011, 00:45
     
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    VII – I due giunsero d’innanzi a una vecchia costruzione in mattoni, con un’insegna rettangolare in legno le cui scritte erano ormai schiarite dal tempo, dopodiché entrarono, oltrepassando la porta cigolante e antiquata di legno. L’interno era quasi al buio, illuminato dal vivo rossore del carbone ardente acceso, che creava una fioca luce soffusa. Seppur oscurata, si vedeva chiaramente una figura bassa e muscolosa, pelata ma dalla foltissima barba bianca che toccava quasi il pavimento. L’uomo indossava un grembiule, un paio di pantaloni semplici e delle scarpe di cuoio, oltre a un paio di guanti da lavoro.
    -Ah padre, siete voi. Cosa posso fare per voi?-
    Disse il nano al prete. L’uomo di chiesa non ebbe nemmeno il tempo di replicare o avvicinarsi, che lo zombie raggiunse il bancone, sfilandosi i guanti e lasciandoli cadere di peso sul ripiano di legno, provocando un tonfo metallico.
    -Voglio che mi ripari questi guanti, li voglio come nuovi, e mi raccomando di trattarli con cura, se non vuoi che ti strozzi… argh… volevo dire, mi si spezzi il cuore.-
    Richiese il rosso, toccandosi il petto appena pronunciò una frase non consona, per poi correggersi dopo un lieve mormorio. Il nano si lisciò la lunga barba, prendendo quei guanti e osservandoli da vicino, inizialmente valutando i danni, poi rimanendo stupito.
    -Ragazzo mio… questi sono… le mani del fato… dove le hai prese?- Domandò sconcertato e stupefatto il nano.
    -Colui che li possedeva me li ha ceduti dopo che mi ha fatto da mentore- Rispose con serietà il rosso.
    -Secondo la leggenda, questi guanti furono forgiati da Torroden Bronzebeard e consegnati all’uomo noto come il più forte del mondo, Raphael Leroy, vincitore di innumerevoli tornei e fondatore del famigerato campo Verdican… mi stai dicendo che tu sei stato allenato e li hai ricevuti da lui, oltre due secoli fa?- Domandò sconcertato, facendo un breve riassunto della storia di quei famosi guanti che teneva orgogliosamente tra le mani.
    -Sì- Rispose schietto e serio il lottatore, facendo capire di non scherzare.
    -Non ti assicuro nulla ragazzo, ma cercherò di farli tornare al loro antico splendore…-
    Rispose sinceramente il nano, senza porre altre domande in affari che non lo riguardavano. Erik ringraziò per il compagno, che intanto uscì dall’officina senza salutare né altro, come un maleducato. L’uomo si diresse al suo bancone da lavoro, incominciando ad analizzare più nel dettaglio la resistenza del metallo.
    Il prete raggiunse il rosso, stupefatto da quello che aveva udito dal fabbro, ciò significava che il lottatore non era una persona qualsiasi ritornata alla vita. L’identità di Seppy si faceva sempre più intrigante e misteriosa per l’uomo di chiesa, che continuò a pensare a cosa nascondesse l’altro nel suo passato, mentre si dirigevano verso la scuola ove lui insegnava.
    Dopo pochi minuti di cammino, raggiunsero una semplice costruzione in pietra, tinteggiata di bianco ma rovinato dal passare degli anni. Tutte le abitazioni del villaggio erano fatte da materiali semplici e poco elaborati, piccole e semplici, e la strada non era nemmeno definita, solo semplice terra battuta. I due entrarono e il prete chiese al rosso di spogliarsi degli indumenti e sdraiarsi sul carrello da obitorio una volta giunti in sala.
    Poco dopo, Erik entrò nella sua classe serale, spingendo il carrello coperto da un lungo lenzuolo bianco che ricopriva il cadavere e lo posizionò al centro della sala, d’innanzi la cattedra, in modo che tutti potessero osservare con attenzione i suoi gesti e comprendere appieno le sue spiegazioni. Studenti di ogni età, lì presenti per conseguire gli studi come uomini di chiesa, chierici, curatori e alchimisti.
    -Buona sera signori. Quest’oggi, faremo una lezione di anatomia direttamente su un corpo umano-
    Asserì Erik, prendendo un lembo del lenzuolo per rimuoverlo del tutto con un solo movimento. Sotto, vi era il corpo immobile di Seppy, la cui muscolatura era intensamente scolpita, seppur non molto sviluppata in volume, tuttavia, ciò che saltava direttamente all’occhio erano le sue cicatrici: ricoprivano interamente le sue membra, le uniche zone rimaste illese erano le parti intime, la schiena e la testa. Persino il prete dai capelli smeraldini si stupì nel vedere tutti quei segni di battaglia, ma cercò di non darlo a vedere, poiché doveva mantenere la sua figura intellettuale e sapiente d’innanzi i suoi allievi.
    Prese un bisturi, e incominciò a tagliare la carne, aprendo come di norma il petto e l’addome con un’incisione a ipsilon. Poté fin da subito notare con stupore che il cuore, racchiuso tra due possenti polmoni, batteva ancora, nonostante il sangue non scorresse nei rispettivi vasi. Con non curanza, recise i muscoli, le vene e i nervi, strappando dal torace il fegato e mostrandolo alla sua classe.
    -Questo che ora vi mostro, è il fegato umano, come potrete vedere…- Iniziò a spiegare il prete a riguardo dell’organo.
    -Và che bel fegato, leggermente logoro a causa dell’alcool ma ancora funzionante!- Interruppe Seppy, alzando il capo e professando parola.
    -Tu sei morto, fai il morto!-
    Urlò Erik, afferrando dalla cintura il suo libro di preghiere e colpendo con forza la testa del rosso. Quest’ultimo svenne, facendo capire al prete che le sue funzioni celebrali erano attive, almeno per quanto riguardava il controllo del corpo. Come se nulla fosse accaduto, proseguì la lezione senza far caso all’espressione degli allievi, che erano rimasti allibiti a vedere un cadavere parlare mentre veniva dissezionato, ma poco dopo se ne fecero una ragione e dimenticarono le domande che erano nate in quel piccolo momento di assurdità. La lezione continuò per un’ora e, alla fine, gli studenti cambiarono aula, andando a seguire un nuovo corso con un altro professore.
    Appena tutti furono usciti, il prete richiuse i lembi, pronto a ricucire con ago e filo, ma si fermò, notando con stupore crescente che, anche se molto lentamente, il corpo di Seppy si stava riparando da sé. Quando il rosso riprese conoscenza e si mise in posizione seduta, grattandosi il capo e sbadigliando, si guardò intorno e capì che era tutto concluso, poi guardò se stesso e, con somma soddisfazione, vide che il suo corpo era intatto.
    -Credo di aver capito il tuo metabolismo. Il fuoco fatuo che abbiamo visto uscire dalla polvere dell’altro non morto era semplicemente della magia nera, che fungeva da sostituta per l’anima. Tu non hai un’anima in questo momento, sei “attivato” da della magia che fa funzionare il cuore, ingannando il cervello che ha ripreso le sue funzioni attive, ma non quelle passive. La magia inoltre, fa in modo che le parti organiche del tuo corpo possano ricomporsi da sole, quindi tecnicamente potresti anche staccarti un braccio e riattaccarlo senza fatica. Tutto questo, però, non ti rende immortale: distrutto il cervello il tuo corpo cesserà di muoversi e trafitto il cuore, il cervello si spegnerà nuovamente.- Spiegò in un lungo discorso il prete.
    -Non ho capito un ca…- Rispose il rosso, fermandosi prima di concludere la frase, conscio della punizione che altrimenti lo avrebbe colpito.
    Seppy si rivestì, mentre il prete si lavava le mani in un lavabo lì vicino. In pratica, l’unico modo per uccidere gli altri non morti evocati dal negromante era di frantumargli il cranio o trafiggerne il cuore, oppure semplicemente colpirli con qualcosa di benedetto che possa bruciare l’essenza magica oscura che li muove. Quella lezione di anatomia servì a scoprire molte cose, ora il rosso sapeva come poter utilizzare il suo corpo al meglio e come preservarlo, infatti volle metterlo subito in pratica. Si staccò con forza la mano, senza fare nemmeno sforzo, come se a comando la carne diventasse fragile, per poi riattaccarla e vedere tutti i tessuti riunirsi lentamente dal più profondo al più superficiale.


    VIII – La lezione era finita e ormai la notte era inoltrata, i guanti di sicuro non erano ancora pronti per essere ritirati.
    Il prete accompagnò il rosso nei piani inferiori di quell’edificio fino a un buio e freddo scantinato, chiuso tranquillamente a chiave. Erik entrò con sicurezza, accendendo nel mentre la flebile fiamma di una candela e mostrando all’altro quello che sarebbe stato il suo alloggio per il momento.
    -Seppur non hai bisogno di dormire, ti consiglio di far riposare il tuo corpo, rimarrai qui sotto per la notte-
    Disse l’uomo di chiesta, lasciando entrare Seppy.
    Lo zombie studiò l’ambiente, che si presentava grigio e vuoto, fatta eccezione per alcuni scatoloni ammucchiati nell’angolo opposto alla porta e al tavolino di legno dal piano circolare, posto poco distante dall’unica finestra presente, dai cui vetri opachi faceva capolino l’argentea luce lunare.
    Il rosso si voltò, spalancando la bocca pronto a manifestare le proprie obiezioni sulla faccenda, ma fu fermato dalla mano del prete che fece segno di silenzio, poiché non c’era altro da dire, dopodiché l’uomo diede la buonanotte e uscì chiudendosi la porta alle spalle per poi rimetterci il lucchetto, come se avesse a che fare con un prigioniero che rischia di fuggire.
    Non sapendo che fare, il rosso si sedette sul davanzale della finestra, con una gamba penzoloni e l’altra piegata, poggiandoci sopra il braccio. Alzò lo sguardo al cielo e si perse a osservare una lieta luna piena e beffarda, meravigliandosi di come qualcosa di così lontano e sconosciuto potesse essere tanto splendido. Sorrise un’ultima volta, per poi chiudere gli occhi e poggiare il capo al muro, cercando di recuperare le energie perdute in quella movimentata giornata, piena di sorprese e novità.

    L’indomani il prete ritornò alla cantina ove aveva lasciato il rosso per farlo uscire, notando però al suo arrivo qualcosa di sorprendente e agghiacciante: la porta di ferro era ammaccata e riversa contro la parete, con i perni staccati dal muro disseminati sul pavimento, mentre del lucchetto rimaneva solamente qualche piccolo pezzo a malapena riconoscibile. Preoccupato, entrò rapidamente nella stanza e si guardò intorno frenetico, se qualcuno scopriva la momentanea alleanza che aveva stretto con quello zombie, per lui sarebbe stata la fine, sarebbe finito giustiziato di certo.
    Fece dietro front e corse su per le scale, raggiungendo velocemente il cortile, dove sentì quella voce dannatamente familiare, proveniente dal retro. Dal tono sembrava scherzosa, quasi stesse raccontando una favola a dei bambini. Appena svoltò l’angolo, poté vedere con i suoi occhi il rosso, chino a terra, che intratteneva un gruppo di orfanelli, raccontando una storia che li stava tenendo attenti e concentrati. I bambini erano seduti con le gambe incrociate, pendenti dalle sue labbra presi come non mai dalle sue parole, mentre il lottatore era d’innanzi a loro, mettendosi in pose sempre diverse, come stesse partecipando a una rappresentazione teatrale.
    -… e con un colpo di spada quel brutto cattivone mi ha sfregiato l’occhio. Io, però, non mi arresi e con uno scatto mi lanciai contro quel suo pancione flaccido, e gli sferrai un potentissimo pugno che lo fece volare molto lontano! È così che ho sconfitto quel brutto orco puzzolente, sapete?-
    Narrò Seppy, che a ogni frase si muoveva, per rappresentare al meglio la scena. Molto scenico e comico, tanto che persino al prete sfuggì una lieve risata, mentre i piccoli erano tutti a bocca aperta dallo stupore e dalla meraviglia.
    -Oh è arrivato padre Erik! Il signor Seppy ci stava raccontando le sue avventure!-
    Urlò emozionato un bambino con gli occhi pieni di ardore, accompagnato dalle urla dei suoi coetanei. Erik si stupì nel scorgere quegli sguardi, così pieni di voglia di vivere, felici seppur non avessero alcun motivo per cui gioire, e tutto grazie a delle semplici storie, vere o false che fossero, professate da un non morto spuntato all’improvviso. Il prete salutò educatamente i bambini, chiedendo loro come stessero, mentre il rosso si rialzò in posizione eretta e diede un pugno amichevole sul braccio dell’uomo.
    -Ehi amico, mi chiedevo che fine avessi fatto! Mi annoiavo e così mi son preso la libertà di uscire-
    Disse il rosso, ridendo divertito e dando una forte pacca sulla schiena al prete, che non aspettandoselo, fu spinto lievemente in avanti. Riprese immediatamente la propria postura composta e ordinò ai bambini di entrare che le suore li attendevano per le lezioni mattutine. I piccoli corsero verso l’aula, ma prima si fermarono a metà strada e si voltarono, salutando gioiosi il loro nuovo amico, con le mani che ondeggiavano.
    -Buon viaggio signor Seppy! Torna presto a raccontarci altre storie!-
    -Ci potete contare!-
    Rispose loro lo zombie, indicandoli con entrambi gli indici a formare una coppia di pistole, con fare amichevole. I due si ricongiunsero e ripresero la via centrale, diretti verso l’officina del nano, così da vedere in quale stato si trovavano i guanti del rosso. Tra di loro cadde un silenzio imbarazzante. Non sapevano cosa dirsi, anche perché pensavano di essere rispettivamente detestati dall’altro. Giunsero finalmente dal vecchio fabbro e, tirando un celato sospiro di sollievo per la fine di quel teso momento, entrarono salutando. Questa volta i modi di fare del non morto era più cortesi, infatti egli domandò con garbo a che punto erano i suoi guanti. Di fronte a quel comportamento, Erik annuì mentalmente con soddisfazione.
    -Eccoli qua come nuovi! Ho semplicemente fuso del nuovo metallo a quello vecchio, rimuovendo le parti arrugginite e rafforzato le attaccature al tessuto. Mi raccomando, questi guanti sono dei pezzi rari, tienili con maggior cura.-
    Disse il nano, che porse al rosso i suoi fedeli guanti.
    Il loro aspetto di base non era mutato, la forma e i motivi delle lamine d’acciaio erano gli stessi, ma ora brillavano di una nuova luce, erano ritornati alla vita come il loro padrone. Senza perdere tempo, Seppy li indossò, sentendoli più pesanti a causa delle riparazioni effettuate, e sferrò una serie di pugni a vuoto, per provarli e sentirli suoi. Mentre si riscaldava con i guanti, il suo sguardo si posò su un’arma particolare, che non aveva mai visto ai suoi tempi.
    Si avvicinò incuriosito al muro, ove nel buio dell’officina, prendeva fieramente posto un vecchio fucile, posato su una coppia di uncini di ferro scuro. Il lottatore lo prese in mano e lo studiò con attenzione, notando che era stato sì riparato, ma si presentava in ottime condizioni. Si capiva che era logoro ma rimesso a nuovo, sicuramente dal fabbro che aveva rimesso a nuovo i suoi guanti. Era formato da una lunga canna metallica, accompagnata dalla delicatezza del legno, con tanto di grilletto e calce, un fucile straordinario agli occhi di un esperto.
    Seppy non conosceva quel tipo di oggetto bellico, poiché ai suoi tempi non esistevano ancora le armi da fuoco, se non le banali frecce con l’arco, ma si sentì attratto da esso.
    -Quello è un vecchio fucile che mi ha lasciato un viandante. Era tutto rovinato e malmesso, mi faceva pena a lasciarlo in quell’orrendo stato, così l’ho riparato, e il suo padrone non è mai tornato a riprenderselo. Se vuoi è tuo, te lo regalo, offre la casa ragazzo, anche i guanti, è stato un onore poter lavorare sulla famosa opera di Torroden Bronzebeard.-
    Sentenziò il vecchio, regalandogli quel fucile. Il rosso lo impugnò con entrambe le mani, osservandolo nei dettagli. Quel legno nero, molto tetro e oscuro, accompagnato da decorazioni metalliche in rilievo che avevano la forma delle vipere, oltre che potente era davvero di ottimo aspetto.
    Il nano gli porse, infine, un sacchetto, contenente alcuni proiettili e della polvere da sparo, necessari per usare l’arma. Il rosso lo guardò confuso, non capendo a cosa servissero tutti quegli oggetti, considerando che in primis non sapeva ancora cosa facesse di preciso l’arma che teneva nelle mani.
    -È un fucile. Diciamo che è come una balestra, solo che al posto di scagliare frecce, spara proiettili.-
    Spiegò il prete conciso, mentre Seppy caricava il proiettile nell’apposito spazio. Associandolo a una balestra, capì il funzionamento, ma non del tutto, infatti il nano dovette intervenire. Gli spiegò come caricare totalmente l’arma e come si utilizzava la polvere da sparo. Quando pensò di aver capito tutto, il lottatore alzò la canna del fucile, impugnandolo con ambo le mani, mirando al muro dietro il bancone. Sparò un colpo, che provocò un potente rinculo, ma non essendo stato informato di quell’effetto secondario allo sparo, fu preso alla sprovvista.
    Il suo corpo cadaverico era leggero e unito alla poca stabilità a causa dell’inconsapevolezza, fecero letteralmente alzare da terra il rosso, che fu spinto indietro, infrangendo il vetro dell’officina. Il prete e il nano uscirono di corsa, per controllare che il ragazzo stesse bene, mentre il suo corpo giaceva disteso a terra, immobile. Erik si avvicinò per scuoterlo, ma improvvisamente Seppy si alzò con un rapido scatto, mettendosi seduto.
    -Woah! Questo sì che ti da la botta! Lo prendo!-
    Esultò felice ed entusiasta il rosso, ignorando totalmente il fatto che il rinculo lo avesse spinto così lontano. Erik gli diede una mano ad alzarsi, mentre il nano, inizialmente stupito per il comportamento di quel bizzarro giovane, era rientrato un attimo a prendere un’altra cosa. Tornò fuori poco dopo, impugnando tra le mani una lunga asta metallica, sulla cui estremità superiore stava una grossa croce semplice e angolata.
    -Stavo per dimenticarmelo. Tieni padre, ho lucidato la vostra ferula come richiesto-
    Disse il nano, mentre l’uomo di chiesa lo ringraziava e prendeva in mano la sua arma. Il colore dorato risplendeva sotto i potenti raggi del sole mattutini, facendolo sembrare maestoso e facendo capire che si trattava di oro vero. Seppy lo guardò stupefatto, impressionato da quell’arma, ma non era il suo genere, soprattutto ora che con attenzione cingeva tra le braccia quel suo nuovo giocattolo.
    -Cosa credevi, che non sapessi combattere? Muoviamoci, un lungo viaggio ci attende.-
    Professò il prete, ridendo divertito e voltandosi in direzione nord-ovest, verso cui il rosso diceva di sentirsi attratto. Il non morto ringraziò nuovamente il nano per i suoi guanti e il fucile, facendo persino un lieve inchino di gratitudine. Raggiunse con uno scatto il compagno, diretto verso quello che si prospettava il viaggio più lungo e difficile che i due avessero mai fatto.

    Edited by Liberty89 - 7/12/2011, 00:50
     
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    暗いロクサス92

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    Wow, ogni capitolo che passa diventare sempre più interessante.
    Complimenti per l'idea della magia-censura, credo sia uno dei metodi più efficaci XD.
    La parte della lezione è stata fantastica. Mi chiedo ancora come abbiano fatto gli studenti a far finta di niente mentre il cadavere parlava, ma va beh XD.
    E ora voglio proprio vedere che cosa combinerà questo duo!
    Aspetto il prossimo capitolo e ancora complimenti!
     
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6 replies since 30/11/2011, 01:25   152 views
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