Harry Potter e la magia di Fairy Tail

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    Fuoco crepuscolare che mai si estinguerà

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    Sono giunta anch'io Darkuccio bello ù.ù
    Cominciamo con i sogni bizzarri di Harry. Dovrebbe mangiare più leggero la sera, sono certa che dormirebbe meglio 'sto ragazzo.
    Luna è un'allieva segreta di noi-sappiamo-chi. È troppo brava a comparire alle spalle di tutti all'improvviso senza farsi notare. Le cose sono due: o hanno aperto le iscrizioni per un corso di apparizioni-sfracella-coronarie, oppure ci sono i corsi a domicilio.
    Ed ecco che comincia la tanto attesa sfida Grifondoro contro Serpeverde! Fin da subito il Bolide si è impegnato mica male... e dato che non ci accontentiamo mai, aggiungiamoci pure dei Bolidi finti! Malfoy potrà essere diventato ipermegapotente infilandosi la maschera di Klaun ma rimane un imbecille per quanto riguarda il Quidditch che è roba di casa sua. Tsk, 'gnorante.
    Iiiihhhh! *soffre per il gomito fratturato* Brutta cosa, brutta brutta cosa >.< Ah, ma loro sono maghi, le ossa le rimettono insieme in due minuti... sempre che i babbei non ci mettano mano <.<
    Povero Harry, secondo me a giugno non ci arriva. Mi sa che te l'ho detto l'ultima volta: prima degli esami farà fuori Allock, oppure gli farà qualcosa giusto per ridere alle sue spalle e vendicarsi in maniera non-violenta.
    La faccia dei gemelli alla visione di Erza che distrugge il Bolide con un pugno ben assestato doveva essere da oscar! xD
    Parlando dei gemelli Weasley... io ci andrei di corsa a chiedere quell'asilo politico.
    Ci siamo giocati anche Colin, ma si sapeva ù.ù Più che altro incuriosisce quella voce nella sua testa che gli ha gridato di guardare attraverso la macchina fotografica. Ti estorcerò informazioni °°
    Mangiare leggero Harry, ricorda, mangiare leggero.
    Come se non bastassero gli incubi mentre dorme, ecco ricomparire il piccolo dolce e devastante Dobby. Piuttosto che farmi salvare la vita da lui, preferirei rompermi una gamba <.< Tanto l'effetto è lo stesso xD
    Bel capitolo Darky ù.ù Tanti tanti complimenti! Continua così che vai forte ù.ù
    Alla prossima! :3
     
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    暗いロクサス92

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    E finalmente eccomi qui con il nuovo capitolo!
    Dunque, e anche questa saga, "La camera dei segreti" è giunta al termine, pronta a lasciare spazio a partire dal prossimo capitolo a una minisaga di tre capitoli che servirà come intermezzo natalizio!
    Ma ora, baldo alle ciance, abbiamo un club da vedere!
    Ringrazio Liberty89, che come sempre mi ha betato il capitolo e vi lascio alle recensioni!

    @ Liberty89: Lib-sensei!
    Già, o almeno prendersi un buon digestivo ù.ù.
    A Luna allieva di Noi-sappiamo-chi sinceramente non ci avevo pensato XD. Ma opterei per entrambe le soluzioni ù.ù
    E Malfoy è sempre pieno di sé, già. Figuriamoci ora che a fenomenali poteri cosmici in un ristretto spazio vit- no, aspetta, quello era il Genio XD.
    Già... se solo un certo maghetto da quattro soldi non si fosse messo in mezzo... eh, ma credo anch'io che Allock non arriverà agli esami XD
    Purtroppo non possiedo una macchina fotografica per immortalare la scena... altrimenti la loro faccia sarebbe passata alla storia come "L'espressione più sorpresa e incredula mai vista" XD
    E mi dispiace, ma quell'informazione è altamente classificata ù.ù
    E sono d'accordo con te, l'aiuto di Dobby serve solo per finire in infermeria prima del tempo XD

    Bene, e ora... buona lettura a tutti!

    Capitolo 33: Il Club dei Duellanti e l’inizio del complotto - Torna all'indice dei capitoli
    Quel sabato mattina Harry si svegliò con la luce del sole invernale che inondava la stanza, e con il braccio finalmente riossificato, anche se ancora molto rigido.
    Si mise a sedere e sbirciò il letto di Colin, che però era celato alla vista da delle lunghe tende.
    Assicurandosi che non ci fosse nessuno a vederlo e sentirlo, sospirò.
    “Scoperto niente?” domandò, senza voltarsi verso nessuna direzione.
    “Mi spiace. Ho controllato questo castello in lungo e in largo, ma non ho visto niente di sospetto.” Rispose una voce alle sue spalle.
    “Maledizione… non sopporto queste situazioni. Colin non sarà stata una delle persone che preferivo, ma sapere che gli è successo questo per colpa mia…”
    “Tu non hai nessuna colpa. Non sei stato certo tu a chiedergli di venirti a trovare di notte.”
    Majutsu annuì. “E dell’elfo?”
    “Purtroppo non ho alcuna magia in grado di ritracciarlo. Dovrei conoscere il posto in cui si trova, ma non mi è possibile.”
    “Capisco… Va bene, grazie di tutto. Puoi andare.”
    In quel momento la porta dello studio di Madama Chips si aprì, lasciando uscire l’infermiera, che sembrava non essersi accorta di nulla dato che si avvicinò al paziente portandogli un vassoio con la colazione.
    “Tutto a posto.” Disse dopo aver controllato che il braccio fosse tornato come prima, mentre Majutsu finiva di mangiare usando il sinistro. “Quando hai finito puoi andartene.”
    Harry annuì, quindi terminato il pasto si cambiò il più velocemente possibile, ansioso di riferire agli altri gli avvenimenti di quella notte.
    “Di sicuro, su una cosa Dobby ha ragione: c’è un complotto, ma a questo punto non sono più sicuro di sapere ai danni di chi…” rifletté, dirigendosi verso la Torre di Grifondoro. “Ma mi chiedo se tutto ciò abbia a che fare con me. Se fossi rimasto a Fiore, l’erede sarebbe tornato lo stesso a colpire? Senza considerare la seconda entità coinvolta nell’episodio dei Bolidi… se Dobby ha veramente un potere sufficiente a viaggiare tra i mondi, chi può avere un potere tale da modificare la sua magia?”
    Era arrivato di fronte alla Signora Grassa, e stava per pronunciare la parola d’ordine quando il passaggio si aprì, lasciando uscire Percy.
    “Salve, Harry!” lo salutò di buon umore. “Ottimo volo, ieri, veramente superbo. Il Grifondoro è già in testa alla classifica per la Coppa delle Case… hai vinto cinquanta punti!”
    Majutsu tentò un debole sorriso, per poi salutarlo ed entrare nella Sala Comune, dove trovò gli amici.
    “Harry! Ti hanno già fatto uscire?” esclamò Lucy, vedendolo entrare e chiudendo il libro che stava leggendo.
    Il moro annuì in silenzio, guardandoli uno a uno.
    “È successo qualcosa?” domandò Erza, facendosi seria.
    “Stanotte c’è stato un altro attentato…” cominciò Potter. “Questa volta è stato pietrificato un umano.”
    “Che cosa?” fece Natsu, sgranando gli occhi assieme agli altri.
    “Di chi si tratta?” chiese Fred.
    “Colin Canon. Stava venendo a trovarmi in infermeria ed è stato attaccato… l’ha trovato la professoressa McGranitt. E non è tutto.”
    “Come sarebbe a dire?”
    Majutsu a quel punto spiegò tutto ciò che Dobby gli aveva rivelato quella notte.
    “Dunque è stata colpa di quell’elfo malefico se noi abbiamo rischiato l’espulsione!” esclamò furioso Ron. “Se mi capita tra le mani-”
    “Tu non gli farai niente, Ron.” Replicò subito Hermione. “I suoi metodi sono alquanto discutibili, però mi pare evidente che stia cercando di salvarci…”
    “Sarebbe un ottimo membro di Fairy Tail!” esclamò ghignando il Dragon Slayer. “Se per salvare provoca tutti questi disastri, lo stile di certo non gli manca!”
    “Ora però dobbiamo riuscire a capire chi altri ce l’ha con noi. E anche per quale assurdo motivo.” rifletté George. “Insomma… qui l’unica cosa che abbiamo fatto è stato affrontare Voi-Sapete-Chi… Abbiamo provocato danni ben maggiori a Fiore…”
    “Probabilmente… è direttamente l’erede ad avercela con noi.” Rispose Harry, per poi guardare Hermione. “Tu sei riuscita a capire qualcosa della magia di ieri?”
    La ragazza scosse la testa.
    “Purtroppo non potevo usare la mia magia in mezzo a tutte quelle persone, mi avrebbero vista, ma c’è qualcosa che non mi torna… Voi avete detto che era una magia illusoria, giusto? Però per avere effetto su di voi vi avrebbero dovuto colpire in pieno… Non possono di certo averla lanciata come un malocchio.”
    “Fatto sta che è la seconda volta che qualcuno tenta di attaccarci durante una partita di Quidditch. La prossima volta cosa succederà? Il nemico scenderà direttamente in campo per attaccarci?”
    “Non possiamo permettere una simile eventualità!” esclamò Majutsu. “Fred, George, voi siete i più esperti con la mappa. Tenetela sotto controllo, e avvisateci se vedete qualcosa di strano. Noi invece cercheremo di scoprire di più sulla Camera dei Segreti. Se si trova veramente da qualche parte nel castello, la troveremo!”
    “Come vuoi, ma in cambio una volta tornati a Fiore dovrai aiutarci con la nostra magia. Vogliamo aumentare il suo livello di potenza.” Risposero i due gemelli, sorridendo.
    “Affare fatto.”
    Happy sospirò. “Non sono sicuro sia stata una buona idea accettare la trasfigurazione, aye… Mi sento così inutile…Se solo potessi volare ancora, controllerei dall’alto la situazione…”
    “Su, non dire così!” esclamò Natsu, battendogli una mano sulla spalla. “Vedrai che presto entreremo tutti in azione!”

    Il lunedì mattina la notizia che Colin era stato aggredito e che ora giaceva come morto in infermeria, era ormai di dominio pubblico. L’aria si fece subito greve di voci e di sospetti. Tutti gli studenti del primo anno, tranne qualche eccezione, si spostavano per il castello a ranghi serrati, temendo di essere aggrediti se si fossero avventurati da soli.
    Una delle persone che sembravano essere stato colpite di più dalla notizia di Colin fu Ginny, la quale oramai aveva perennemente un’aria disperata.
    In breve, tra gli studenti e all’insaputa dei professori, si avviò un fiorente commercio di talismani, amuleti e altre protezioni di ogni tipo: Neville Paciock acquistò una grossa cipolla color viola e una coda di tritone putrefatta prima che i suoi compagni di Grifondoro gli spiegassero che lui non correva alcun pericolo, essendo un purosangue.
    “Però tutti sanno che non so fare una singola magia. Potrei essere io il primo della lista!” esclamò lui spaventato. “Se non ci fossi anch’io dietro tutto ciò, ovviamente.” Aggiunse mentalmente, sorridendo dentro di sé.
    La seconda settimana di dicembre la McGranitt fece il solito giro per annottare i nomi di chi si sarebbe fermato a scuola per Natale, e quest’anno l’intero gruppo di Fairy Tail, più Neville, Percy e con loro sorpresa anche Luna, firmò. Oltre a loro solo Malfoy, Melody e meno di una decina di studenti decisero di restare, mentre gli altri non vedevano l’ora di lasciare il castello per tornare alla sicurezza delle loro case.
    “Mi chiedo come sarà questo famoso Natale.” Rifletté Erza. “Non ci sarà alcun pericolo, vero?”
    “Solitamente no.” Rispose Hermione, scuotendo divertita la testa. “Ma con voi presenti non saprei.”
    “Basta che non sia troppo noiosa come festa.” Commentò Natsu, sbadigliando. “Un po’ di azione non mi dispiacerebbe…”
    “Beh, forse potremmo anche approfittarne per allenarci un po’ nella foresta…” fece Harry. “Praticamente oltre a noi non c’è nessuno.”
    “Dimentichi Percy.” Rispose Fred, sbuffando. “Resta qui a tenerci sotto controllo per ordine di mamma… e anche perché pure Ginny è voluta restare qui.”

    Una settimana dopo, mentre stavano attraversando la Sala d’Ingresso, videro un gruppo di studenti mormoranti intorno alla bacheca della scuola, intenti a leggere una pergamena che era appena stata affissa.
    Seamus Finnigan e Dean Thomas, eccitatissimi, gli fecero segno di avvicinarsi.
    “Hanno fondato il Club dei Duellanti!” esclamò Seamus, entusiasta. “Il primo incontro è per questa sera! Non mi dispiacerebbe prendere lezioni di duello, coi tempi che corrono…”
    “Ma secondo voi il mostro di Serpeverde si metterà a duellare onestamente? Per esperienza, so che i mostri non stanno tanto alle regole.” obiettò Ron, guardando dubbioso l’avviso.
    “Parole sante!” esclamarono assieme i gemelli, Lucy e Hermione, mentre Erza sorrideva.
    “Interessante… sarebbe un’ottima occasione per rinfrescare le mie abilità di spadaccina.” Rifletté a voce alta, facendo sgranare gli occhi ai due compagni del secondo anno, oltre ad Angelina, che si trovava dietro di loro, la quale indietreggiò d’istinto.
    “Sai usare la spada?” chiese Dean sorpreso.
    “Un po’. Più per passione che per altro ovviamente.” Rispose lei.
    “Ovviamente…” sussurrarono tra loro Natsu, Gray e Happy.
    “Però sono d’accordo con Erza, potrebbe essere una buona occasione per vedere quanto il nostro stile di difesa è diverso, e magari impareremo qualcosa di nuovo.” Commentò Majutsu.
    “Tutto dipende da chi sarà l’insegnante. Se è Silente, la cosa potrebbe essere assai interessante…” osservò George.
    “E secondo te chi altri potrebbe essere?”

    “Ce ne andiamo?” disse stizzito Harry, non appena vide Allock apparire sul palcoscenico che era stato messo nella Sala Grande al posto dei tavoli, con addosso un abito color prugna scuro, accompagnato nientemeno che da Piton, vestito come sempre di nero.
    “Aspetta, facciamoci almeno due risate.” s’intromise Melody, apparendo come dal nulla dietro di loro. “Voglio proprio vedere cosa combinerà…”
    Majutsu la fissò sorpreso, per poi guardare gli altri in una muta ricerca d’opinione e ottenendo un assenso generale. “Come volete.”
    Allock in quel momento chiese silenzio, poi gridò: “Avvicinatevi! Avvicinatevi! Mi vedete tutti? Mi sentite tutti? Molto bene! Il professor Silente mi ha dato il permesso di fondare questo piccolo Club dei Duellanti perché possiate allenarvi, nel caso doveste avere bisogno di difendervi, come mi è capitato innumerevoli volte. Per ulteriori particolari, si vedano i lavori da me pubblicati.” Asserì, distribuendo sorrisini e sguardi ammiccanti alle ragazze presenti. “Permettete che vi presenti il mio assistente, il professor Piton.” continuò il docente di Difesa Contro le Arti Oscure, con un largo sorriso stampato in faccia. “Mi dice di intendersi un po’ dell'arte del duello e molto sportivamente ha accettato di collaborare per una breve dimostrazione, prima di iniziare. Niente paura, ragazzi... quando avrò finito avrete ancora il vostro insegnante di Pozioni tutto intero, non temete!”
    “Per quel che ci riguarda, se si facessero fuori a vicenda sarebbe fantastico…” borbottarono assieme Fred e George.
    Il labbro superiore di Piton stava assumendo una piega strana. Harry si chiedeva come facesse Allock a continuare a sorridere in quel modo.
    I due insegnanti si misero uno di fronte all'altro e s’inchinarono; o per lo meno, Allock fece un inchino tutto svolazzi, mentre Piton piegò leggermente il capo con un movimento che tradiva la sua irritazione. Poi sguainarono le bacchette magiche, come se fossero delle spade.
    “Come potete vedere, stiamo tenendo le bacchette nella posizione regolamentare di combattimento.” commentò Allock per la folla che assisteva in silenzio. “Al tre, ci lanceremo i primi incantesimi. Nessuno dei due mirerà a uccidere, naturalmente.”
    “Peccato… avrei tifato per Piton…” mormorò Majutsu vedendo il professore di Pozioni digrignare visibilmente i denti.
    “Uno... due... tre...”
    Entrambi sollevarono la bacchetta in alto puntandola poi sulla spalla dell'altro. Piton gridò: “Expelliarmus!
    Ci fu un accecante bagliore di luce scarlatta e Allock fu scaraventato a gambe all’aria: volò all’indietro giù dal palco e sbatté contro la parete, su cui si accasciò, finendo a terra.
    Malfoy e qualche altro Serpeverde applaudirono, e il gruppo di Fairy Tail, assieme a gran parte dei presenti, dovette resistere alla tentazione di unirsi a loro.
    “Speriamo si sia fatto male!” esclamò sottovoce Gray a Natsu, che annuì assieme a Happy.
    Con loro dispiacere, Allock si stava già rialzando da terra con gambe malferme. Il cappello gli era caduto e i capelli ondulati gli s'erano drizzati in testa.
    “Ecco fatto!” gridò mentre tornava sul palco barcollando. “Questo era un Incantesimo di Disarmo... come potete vedere, ho perso la bacchetta magica... ah, grazie signorina Brown. Sì, ottima idea davvero, mostrargli questo, professor Piton, ma non se la prenda se le dico che le sue intenzioni erano molto evidenti. Avrei potuto fermarla in qualsiasi momento, ma ho pensato che fosse più istruttivo che i ragazzi vedessero...”
    “Ma se noi lo sapevamo già usare da un pezzo…” bofonchiò Fred, portandosi una mano sul volto.
    Piton aveva uno sguardo omicida, che avrebbe potuto ridurlo in cenere se avesse potuto. Probabilmente Allock se ne rese conto, perché aggiunse: “Basta con le dimostrazioni! Ora io passo in mezzo a voi e formerò delle coppie. Professor Piton, se vuole aiutarmi...”
    Così fecero. Allock abbinò Neville con Justin Finch-Fletchley, ma il professore di Pozioni si diresse immediatamente verso Harry ed Erza.
    “Credo sia meglio separarvi… Non vorrei che ci fosse qualche incidente…” disse con tono maligno. “Scarlett, tu starai con Dragonil. Quanto a te, Potter...”
    Majutsu si mosse automaticamente verso Gray, che sbiancò vistosamente.
    “No, non penso proprio!” proferì Piton con un sorriso glaciale. “Venga qui, signor Malfoy. Vediamo cosa è capace di fare del famoso Potter. E lei, signor Fullbuster... può andare con la signorina Heartphilia.”
    Malfoy si fece largo tra i compagni, con un sorriso beffardo stampato sul viso.
    “Finalmente potremmo batterci, Potter.” esordì divertito, mentre alzava la bacchetta, imitato in contemporanea dal Grifondoro.
    “Già. Siamo in sospeso dallo scorso anno, no?”
    “No, Potter… noi siamo nemici fin dal primo momento in cui ci siamo incrociati. E nulla potrà cambiarlo. Tu e i tuoi amici pagherete presto per i vostri ideali.”
    “Questo lo vedremo.”
    “Tutti uno di fronte all'altro!” gridò Allock che era risalito sul palco, “E inchinatevi!”
    Majutsu e Malfoy chinarono a malapena la testa, senza staccarsi gli occhi di dosso.
    “Bacchette in posizione!” urlò l’insegnante biondo. “Al mio tre, lanciate l'incantesimo di disarmo al vostro avversario... soltanto per disarmarlo, naturalmente... non vogliamo incidenti. Uno... due... tre...”
    Harry sollevò la bacchetta sopra la spalla ma Malfoy aveva cominciato al due: il suo incantesimo colpì il moro con inaudita violenza, come una formidabile padellata in testa. Il ragazzo digrignò i denti, ma poiché non sembrava fosse accaduto niente, senza perdere altro tempo, puntò la sua bacchetta magica contro Malfoy, gridando: “Rictusempra!
    Un fascio di luce argentata colpì allo stomaco Malfoy, che si piegò in due con un gemito.
    “Ho detto di disarmare soltanto!” gridò Allock allarmato sovrastando gli sfidanti, mentre il ragazzo di Serpeverde cadeva in ginocchio: Harry lo aveva colpito con un Incantesimo di Solletico e ora, preso da un convulso di risa, poteva muoversi a stento.
    Potter sospirò, abbassando la bacchetta, sapendo bene che sarebbe stato poco sportivo fare un sortilegio a Malfoy mentre era a terra.
    Ma fu un errore abbassare la guardia a quel modo: riprendendo fiato, quello puntò la sua bacchetta sulle ginocchia di Harry e gridò: “Tarantallegra!
    Un attimo dopo, le gambe del mago di Fairy Tail avevano preso ad agitarsi senza controllo, in una specie di forsennata tarantella.
    “Fermi! Fermi!” gridava Allock ma Piton prese in mano la situazione.
    Finite Incantatem!” urlò.
    I piedi di Harry smisero di danzare, Malfoy smise di ridere, ed entrambi furono in grado di sollevare lo sguardo per rendersi conto di ciò che stava accadendo attorno a loro.
    Una cortina di fumo verdastro aleggiava sulla scena. Neville e Justin giacevano a terra, ansimanti; Ron stava aiutando Seamus, pallido come un cencio, a rialzarsi, scusandosi per quel che la sua bacchetta rotta aveva provocato; ma Hermione e Millicent Bulstrode, che erano state abbinate sempre da Piton, combattevano ancora: la Serpeverde aveva afferrato per la testa la Granger che strillava, ma le loro bacchette giacevano a terra, dimenticate.
    Harry fece un balzo in avanti e allontanò Hermione dalla sua avversaria.
    “Vedo che l’effetto Fairy Tail comincia a manifestarsi.” Sussurrò divertito alla compagna, che a quelle parole sembrò calmarsi all’istante.
    “Oh santo cielo!” esclamò Allock, svolazzando tra la folla e contemplando le conseguenze provocate dai duelli. “Su, in piedi, Macmillan... attenta là, signorina Fawcett... stringi forte, Boot, e vedrai che in un attimo smetterà di sanguinare...”
    “Penso sarà meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili.” aggiunse agitato, in mezzo alla sala.
    Gettò un’occhiata a Piton, che lo stava fulminando con gli occhi, e subito distolse lo sguardo. “Proviamo con una coppia di volontari... Paciock e Finch-Fletchley, vi va?”
    Neville si alzò subito in piedi, facendo per avvicinarsi, ma la mano di Piton lo fermò.
    “Pessima idea, professor Allock.” disse lui, per poi allontanarsi silenzioso come un grosso e sinistro pipistrello. “Paciock fa guai anche con gli incantesimi più semplici. Vogliamo mandare dritti in infermeria i resti di Finch-Fletchley dentro una scatola di fiammiferi?”
    Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, Neville chiuse una mano a pugno, e aprì la bocca come per dire qualcosa, salvo poi cambiare idea.
    Piton lo ignorò. “Che ne dice di Malfoy e Potter?” suggerì infine con un sorriso che sembrava più un ghigno.
    “Ottima idea!” esclamò il biondo, gesticolando in direzione di Harry e Draco, che si trovavano al centro della sala, mentre la folla indietreggiava per fare largo a entrambi.
    “Allora, Harry” disse Allock, “quando Draco punta contro di te la bacchetta magica, tu fai questo!”
    E così dicendo, sollevò la sua bacchetta, tentò una specie di complicata contorsione e se la lasciò sfuggire di mano. Piton sorrise malignamente, mentre il collega la raccoglieva velocemente commentando: “Ohi, ohi... La mia bacchetta magica è un po’ sovreccitata…”
    “So come fare un incantesimo, grazie. Anzi, credo di essere abbastanza bravo.” Commentò Majutsu, mentre osservava l’altro insegnante avvicinarsi al suo studente prediletto, bisbigliandogli qualcosa all'orecchio.
    Malfoy mostrò un sorriso maligno, annuendo. “Paura, Potter?” chiese guardando l’avversario.
    “Ti piacerebbe!” replicò Harry a labbra strette, facendo indietreggiare parecchie persone per la sua freddezza.
    Allock batté allegramente sulla spalla di Potter: “Fai esattamente quel che ho fatto io, Harry!”
    “Far cadere la bacchetta? Anche se credo di poter vincere anche in quel caso…”
    Ma Allock non lo ascoltava più.
    “Tre... due... uno... via!” gridò.
    Malfoy sollevò rapido la bacchetta magica e gridò: “Serpensortia!
    La punta della sua bacchetta esplose. Majutsu la fissò sbalordito, mentre un lungo serpente nero ne veniva letteralmente sparato fuori, cadendo pesantemente a terra per poi rizzarsi, pronto a colpire.
    La folla arretrò rapidamente gridando di paura e sgomento, a eccezione dei maghi di Fairy Tail, che invece sorrisero.
    “Non ti muovere, Potter!” esclamò Piton con tono indolente, palesemente divertito dalla situazione. “Ci penso io a mandarlo via-”
    “Mi consenta!” lo interruppe Allock, brandendo la sua bacchetta contro il rettile.
    Ci fu un boato e anziché scomparire, il serpente volò a tre metri di altezza e poi ricadde a terra con un gran tonfo. Inferocito, sibilando furiosamente, strisciò verso Justin Finch-Fletchley e si eresse un’altra volta, a zanne scoperte, pronto a lanciarsi sulla preda.
    Majutsu digrignò i denti, guardando furioso l’insegnante. “Dannazione… non mi resta altra scelta…” mormorò, prima di prendere fiato come se stesse per tuffarsi in acqua.
    Poi, sotto lo sguardo spaventato di tutti quanti, a esclusione dei membri originali di Fairy Tail, cominciò a sibilare verso il serpente.
    L’animale si girò, rispondendo con un altro sibilo.
    “Ehi, vedi di dargli retta tu!” esclamò Natsu rivolgendosi al rettile. “Ti ha ordinato di allontanarti!”
    Potter sibilò nuovamente, e questa volta il serpente obbedì, strisciando verso di lui per qualche metro, per poi accasciarsi a terra, innocuo come un tubo di gomma per annaffiare, e ora guardava il ragazzo dal basso, che sospirò di sollievo.
    “Fortuna che c’era Harry…” mormorò Erza, portandosi una mano sulla fronte. “Altrimenti nessuno sarebbe riuscito a fermarlo in tempo…”
    Ma solo allora si accorse degli sguardi spaventati che tutti gli stavano rivolgendo.
    “Che cosa succede, aye?” domandò Happy.
    “A che gioco state giocando?” urlò Justin, e prima che qualcuno potesse dire una parola era uscito di corsa dalla sala.
    Piton si fece avanti, agitò la bacchetta e il serpente si dissolse in una nuvoletta di fumo nero. Anche lui guardava lo studente con un'espressione inaspettata: era uno sguardo scaltro e calcolatore, che a Harry non piacque affatto. Per giunta, il ragazzo avvertì vagamente un mormorio sinistro levarsi da ogni parte.
    “Insomma, che cosa vi sta prendendo?!” urlò Gray, rivolgendosi a tutti i presenti. “Sembrate spaventati da Harry!”
    “Gray… tu sapevi che poteva parlare con i serpenti?” chiese Ron, guardandolo nervoso.
    “Certo che lo sapevamo!” rispose Lucy. “Da noi è uno dei motivi per cui è tanto richiesto!”
    “Il controllo che ha Harry sui serpenti non è secondo a nessuno, è molto utile per le disinfestazioni.” Spiegò Natsu.
    “Senza contare che la capacità di parlare con un animale è molto rara, ma ancora non capisco cosa ci sia di male.” Fece Erza.
    “Infatti! Gli ha solo detto di allontanarsi da quel ragazzo!” aggiunse Dragonil.
    “Tu ne sei sicuro? Sei sicuro che abbia detto proprio quello?” domandò uno del primo anno.
    “Certo che ne sono sicuro, l’ho sentito chiaramente!” replicò il Dragon Slayer, furioso. “Il serpente si è fermato, no? Cos’altro volete come prova? Una testimonianza scritta da parte del serpente?”
    “Vuoi dire che anche tu puoi parlare con i serpenti?” chiese Dean.
    “Non proprio… posso solo capirli, e solitamente solo se urlano…” ammise l’altro, grattandosi la testa. “E Harry ha urlato decisamente forte.”
    “Quindi siete in due… siete in due a essere gli eredi di Serpeverde!” gridò una voce non distinta nel gruppo di ragazzi.
    Majutsu e Natsu sgranarono gli occhi.
    “Che… Che cosa?” domandò incredulo Majutsu. “Che cosa c’entra il fatto che io sappia parlare con i serpenti con l’erede?!”
    “Harry…” intervenne Fred. “Se lo avessimo saputo ti avremmo avvertito… Salazar Serpeverde era famoso per parlare con i serpenti… e non sono in molti a poterlo fare… Inoltre, anche Voi-Sapete-Chi ne era in grado.”
    Potter restò in silenzio. “Capisco.” Disse infine, scendendo dal palco e passando in mezzo alla gente, che si spostò, impaurita. “Lo sapevo che facevo male a tornare qui. Se basta una sciocchezza del genere a farvi sospettare di una persona che fino a un momento prima acclamavate come eroe, allora significa che è veramente tutta una facciata. Pensate ciò che volete, io sono qui solo per studiare, ed è ciò che continuerò a fare.”
    Dicendo ciò si diresse verso l’uscita, seguito subito da Erza e poi dagli altri, compresi Hermione e i tre Weasley.
    Neville restò a guardarli andarsene in silenzio, come anche Malfoy, il quale tuttavia mostrava un ghigno divertito sul volto.

    ---------------



    “E così, Potter sa parlare il Serpentese, eh…” fece Klaun, guardando il falso Neville, che se ne stava tranquillamente appoggiato a un muro. “Ed io che speravo che il suggerimento di Piton potesse tornarmi utile… Il nostro amico?”
    “Al momento non può venire… Tuttavia questa è una possibilità che non mi aspettavo… Non credevo ci fosse qualcun altro oltre a lui…”
    “Chiamare un altro dei tuoi amici di cui mi parlavi?”
    “Impossibile. Non so ancora nemmeno io come sono giunto qui, e senza abbastanza energia non mi azzardo ad aprire il passaggio. Ma tranquillo, io sono più che sufficiente per occuparmi di quelle nullità.”
    “Me lo auguro. Resterò qui a osservare la situazione. Se vuoi farli fuori senza avere troppi testimoni, Natale è l’occasione giusta.”
    “Credo di avere qualche anno di esperienza più di te, marmocchio.” Replicò gelido Neville. “E ho tenuto sotto il mio inganno un intero mondo. Tu ti limiti a un misero castello.”
    “Tsk. Ringrazia che non ho alcun motivo per andarti contro…” ribatté Klaun, evocando dal nulla una spada argentata. “… o non esiterei un momento a farti fuori.”
    Il falso Neville scoppiò a ridere, per poi toccare la lama, passandoci attraverso con la mano senza che uscisse una sola misera goccia di sangue.
    “Sarei proprio curioso di vedere come.” Lo sfidò, sorridendo, per poi spostare il palmo senza alcun problema. “Ma temo perderesti solo il tuo tempo. Ora, vediamo di distruggere Potter e i suoi amici sotto ogni punto di vista.”
    “Cosa intendi fare?” domandò Malfoy, facendo sparire la spada.
    “Semplice. Hai visto anche tu come tutti adesso siano convinti che lui e quel Natsu siano gli eredi di Serpeverde, no? Basterà dare un’ulteriore prova che confermi la loro convinzione.”
    “E come intendi fare?”
    “Lascia a me questa parte. Parlerò con Tom, e li attirerò in trappola.”

    ---------------



    La mattina dopo la neve che aveva cominciato a cadere la sera prima si era trasformata in una tormenta così fitta che l’ultima lezione di Erbologia del trimestre fu sospesa: la professoressa Sprite voleva mettere calze e sciarpe alle mandragole, un’operazione delicata che non si sentiva di affidare a nessun altro, soprattutto ora che era diventato così importante che le mandragole crescessero in fretta per riportare come prima Mrs Purr e Colin.
    Majutsu stava seduto nella Sala Comune, annotando su un foglio tutti gli elementi che accomunavano i due attentati.
    “Ehi, Harry!” si sentì chiamare da Neville, che si avvicinò. “Tutto bene?”
    Potter sospirò, piegando il foglio e mettendoselo in tasca. “Potrebbe andare meglio. Non è bello sapere che l’intera scuola sospetta che io sia un pazzo che va in giro a pietrificare persone… E tutto perché ho un’abilità rara…”
    “Le persone sono sempre molto suscettibili ai fatti. Vedrai, presto tutti si convinceranno che hanno preso un granchio colossale. È come se adesso saltasse fuori uno a dire che sono io, l’erede.”
    “Senza offesa Neville, ma questa la vedo piuttosto difficile.” Intervenne Gray, che se ne stava alla finestra a osservare la neve. “Sanno tutti che non sei così abile con la magia. I più forti attirano sempre sospetti del genere.”
    “Già… credo tu abbia ragione…” replicò Paciock, diventando leggermente rosso in volto per l’imbarazzo della realtà. “Ad ogni modo, Harry, se posso permettermi credo ti convenga andare a parlare con Justin prima che si convinca realmente che tu sia l’erede di Serpeverde.”
    Il moro si portò una mano sotto il mento, chiudendo gli occhi per riflettere.
    “Forse hai ragione.” Concordò infine Majutsu, guardando il compagno di stanza. “Meglio evitare inutili questioni.”
    “Forse è in biblioteca. Dopotutto, potrebbe approfittare di quest’ora buca per ripassare.”
    Harry annuì, dirigendosi verso l’uscita.
    “Aspetta, vengo anch’io!” esclamò Natsu, raggiungendolo. “Happy è a lezione, e qui mi sto annoiando. Così posso cercare di aiutarti a convincerlo. Anche se il fatto che credano che anch’io possa essere l’erede potrebbe non aiutare…”
    Detto ciò i due uscirono, lasciando gli altri in Sala Comune, che dopo aver osservato lo scambio di battute tornarono a fare ciò in cui erano impegnati. Tutti tranne Neville, che non visto, sorrise, per poi rientrare nel dormitorio.


    Justin uscì dalla biblioteca non appena un suo compagno di casa lo avvertì che Potter e il maggiore dei Dragonil si stavano avvicinando. Preferiva non incontrarli, anche se sapeva bene che in fondo non potevano essere loro i colpevoli.
    Non l’aveva detto a nessuno, ma aveva visto bene come il serpente aveva reagito ai sibili di Harry, e aveva distolto la sua attenzione da lui. Ma preso dalla paura aveva ingiustamente accusato Harry, e ora non trovava il coraggio di scusarsi.
    “Signor Fletchley!” si sentì chiamare, per poi osservare Nick-Quasi-Senza-Testa uscire da un muro. “Aspetti, le voglio parlare.”
    Justin si fermò. “Se vuoi parlarmi di Potter, so bene che non è lui il colpevole.” Lo anticipò, intuendo cosa volesse da lui il fantasma di Grifondoro.
    “Allora perché non ferma le voci su di lui? Basterebbe che lo dicesse ai suoi compagni e tutto tornerebbe come prima. Ho visto il giovane Potter tormentarsi per questo, cercando di capire perché lei avesse reagito così.”
    Justin distolse lo sguardo. “So che dovrei farlo… ma come?”
    “Semplice…” fece una voce, che risuonò tra i muri, facendo spalancare gli occhi al Tassorosso e al fantasma, per quanto sembrasse incredibile. “Non devi far nulla. Anzi, devi aumentare i sospetti su di lui.”
    “Questa voce… Non mi è nuova…” mormorò il ragazzo.
    Poi, sotto i suoi occhi increduli, una mano di carne uscì dallo stesso muro da cui era apparso Nick, seguito poi dal resto del corpo di Neville.
    “Paciock? Che cosa-”
    “Mi serve che tu vada contro Potter.” Lo interruppe lui. “Ma so che non lo farai mai esplicitamente… il discorso che ho appena sentito lo conferma. Perciò mi aiuterai a prolungare le accuse contro di lui e il Dragon Slayer.”
    “Dragon Slayer?” ripeté il fantasma, portandosi d’istinto davanti a Justin. “Di cosa stai parlando? E soprattutto, chi sei? Il signor Paciock non si comporterebbe mai così.”
    Neville sorrise. “Io sono nessuno. Sono solo una persona… che desidera ardentemente la pace.”
    “Un po’ un controsenso rispetto alle tue azioni.” Azzardò Justin. “Se vuoi la pace perché cerchi di accusare una persona innocente?”
    “Perché per la pace bisogna fare dei sacrifici. E per quanto mi riguarda, non esiterei a sacrificare tutti quanti. Cosa che a essere sincero ho intenzione di fare, ma ora lascia che ti presenti il vero erede di Serpeverde!”
    Dicendo ciò si spostò di qualche passo, rivelando Ginny Weasley, in piedi dietro di lui, che li guardava con occhi spenti.
    “La Weasley? Impossibile!” esclamò Nick incredulo.
    Poi, sotto i loro occhi, l’immagine di Ginny svanì, sostituendosi con quella di un ragazzo di sedici anni.
    “Tu!” urlò subito il fantasma, riconoscendolo. “Che stupido che sono stato… avrei dovuto capirlo subito! E dire che cinquanta anni fa-”
    “Già. Gli indizi erano tutti a vostro favore, ma nel vostro orgoglio avete ignorato la soluzione più evidente.”
    “Scappa Justin!” ordinò il fantasma al ragazzo dietro di lui, ignorando di dargli il lei.
    Il Tassorosso annuì, girandosi per correre, ma fermandosi quando sentì un colpo sulle pareti.
    Nick gli passò attraverso, fermandosi davanti a lui, mentre da dietro il muro usciva qualcosa che nessuno dei due riuscì a identificare, salvo due occhi rossi, che furono l’ultima cosa che videro, prima che tutto diventasse buio.


    “Non ti pare che Neville di recente sia un po’ strano?” domandò Natsu a Harry, mentre uscivano dalla biblioteca, dopo aver verificato che Justin non era più lì.
    “Probabilmente sta ancora risentendo in qualche modo del mio incantesimo di memoria.” Rispose lui. “Dopotutto era stato congelato da Gray, è più che normale.”
    “Sarà… ad ogni modo, ho addosso una sgradevole sensazione che non riesco a spiegarmi…”
    “Non sei l’unico. Tra la voce, quei strani sogni…”
    “Sogni?” ripeté il rosato. “Non ce ne hai mai parlato prima.”
    “Non la considero una cosa importante… Semplicemente è da un po’ di tempo che sogno di essere un’altra persona, ma non sono ancora riuscito a identificarla. Vedo le persone attorno a lui, ma nessuno l’ha mai chiamato per nome. Per qualche motivo, però, sento di esservi in un certo senso collegato.”
    “Che strano… Io l’unica cosa che sogno di solito è di fare a botte…”
    Majutsu sospirò divertito. “Lo immagino. Comunque ho intenzione di iscrivermi a Divinazione il prossimo anno. Potrebbe tornarmi utile.”
    “Stai già pensando alle nuove materie? Cavoli, non perdi tempo. Però hai ragione, dopotutto-”
    Ma Natsu s’interruppe di colpo, girando la testa verso un corridoio.
    “Che succede?”
    “Ho sentito tre odori sconosciuti. Tre odori apparsi letteralmente dal nulla!” esclamò, per poi guardare il moro, che annuì.
    Senza perdere altro tempo, i due cominciarono a correre lungo il corridoio indicato dal Dragon Slayer. Una volta arrivati alla sua fine, rallentarono, fermandosi a pochi metri da due sagome.
    “Maledizione!” gridò Harry, sbattendo un pugno sul muro. “Ci ha giocati!”
    Di fronte a loro, giaceva a terra Justin Finch-Fletchley, la cui faccia era contratta in un’espressione di terrore e gli occhi vuoti guardavano il pavimento.
    Al suo fianco, sospeso a un metro e mezzo da terra, c’era Nick-Quasi-Senza-Testa, non più del suo colore bianco perlaceo e trasparente ma nero e fumoso, con la stessa identica espressione di Justin a deformargli i lineamenti.
    “Che cosa… Che cosa può fare questo a un fantasma?!” domandò Natsu, guardando l’amico. “Un fantasma è morto! Niente dovrebbe essere in grado di colpirlo!”
    “Non lo so… e la cosa mi preoccupa.” Rispose schietto il moro, fissando i due.
    In quel momento una porta accanto a loro si aprì di scatto, mostrando il molesto Pix.
    Il folletto si girò verso di loro, facendo per andarsene non appena li riconobbe, ma si fermò quando il suo sguardo cadde sulle due vittime.
    “ATTENTATO!” urlò subito con tutto il fiato che aveva. “ATTENTATO! NÉ MORTALI NÉ FANTASMI SONO AL SICURO! METTETEVI IN SALVO! ATTENTATOOOOOO!!!”
    Prima che Harry e Natsu potessero far qualcosa, una dopo l’altra si spalancarono tutte le porte del corridoio, lasciando uscire precipitosamente decine di studenti presi dal panico, tanto che alcuni di loro rischiarono di calpestare Justin.
    La professoressa McGranitt sopraggiunse di corsa seguita dai suoi allievi, uno dei quali aveva ancora i capelli a strisce bianche e nere. Batté un grande colpo di bacchetta magica, ripristinando il silenzio, quindi ordinò a tutti di andare in classe. Era appena tornato un po' d'ordine quando il Tassorosso Ernie arrivò sulla scena col fiatone.
    “Colti sul fatto!” gridò con il viso bianco come uno straccio lavato e puntando il dito contro i due Grifondoro con gesto drammatico.
    “Basta così, Macmillan!” intimò secca la vicepreside.
    Justin fu portato subito in infermeria, ma per Nick-Quasi-Senza-Testa sembrava che nessuno sapesse cosa fare. Alla fine la McGranitt fece apparire un grosso ventaglio, che consegnò a Ernie con l'incarico di sventolare Nick-Quasi-Senza-Testa e di sospingerlo su per le scale. E così fece il Tassorosso, sventolando Nick lungo il tragitto, come un nuvolone nero.
    A quel punto, Harry e Natsu rimasero soli con la professoressa.
    “Da questa parte.” fece lei.
    “Professoressa!” esclamò il Dragon Slayer. “Noi-”
    “Non è una questione di mia competenza, Dragonil.” tagliò corto la McGranitt.
    Camminarono in silenzio, girarono un angolo e si fermarono davanti a un orribile e immenso mascherone di pietra.
    “Sorbetto al limone!” dichiarò la donna, lasciando poi che il mascherone prendesse vita e facesse un balzo di lato, mentre la parete dietro di lui si apriva.
    Il passaggio appena schiuso rivelò una scala a chiocciola che si muoveva dolcemente verso l'alto, come una scala mobile. Vi salirono insieme alla McGranitt e a quel punto udirono il tonfo della parete che si richiudeva alle loro spalle. Salirono a spirale, sempre più in alto, finché non videro davanti una porta di quercia lucente con un batacchio di rame a forma di grifone.
    Erano appena arrivati nell’ufficio di Silente.
    La McGranitt bussò alla porta, che si aprì senza fare rumore, lasciandoli entrare. Infine, la professoressa gli disse di attendere e si congedò, lasciandoli soli.
    I due maghi di Grifondoro restarono lì a osservare lo studio, trovandolo esattamente come lo ricordavano dalle loro precedenti visite.
    Dopo qualche minuto Natsu si avvicinò a Fanny ferma sul suo trespolo, che sembrava essere invecchiata di non poco: ora le sue piume splendenti erano opache, e la maggior parte erano cadute.
    “Che cosa ti prende?” domandò il Dragon Slayer, guardandola.
    Prima che potesse dire altro, la fenice emise un grido stridulo, dopodiché prese fuoco.
    “E-Eh?!” esclamò il rosato, guardando incredulo lo spettacolo per un paio di secondi, per poi urlare in preda al panico. “Fanny sta bruciando! Sta veramente bruciando!”
    Dicendo ciò, fece per prendere il fuoco e mangiarlo per spegnerlo, ma fu fermato da Harry.
    “Non ti ricordi?” chiese, sorridendo. “Le fenici sono immortali. Quando muoiono, rinascono.”
    Natsu sbatté gli occhi, guardando la cenere che si stava depositando su un piatto che stava tra le gambe del trespolo.
    La porta dell'ufficio si apri e Silente fece il suo ingresso, puntando subito lo sguardo sul mucchio di cenere.
    “Era pure ora!” esclamò. “Erano giorni che aveva un’aria terrificante. Gliel’ho detto tante volte che doveva decidersi.”
    Mentre parlava, il Preside si diresse alla sua scrivania, mentre dalla cenere sbucava la testa di un pulcino, quasi del tutto identico all’animale che aveva appena preso fuoco.
    Harry e Natsu si voltarono a guardarlo, ma prima che potessero dire qualcosa, la porta dell’ufficio si spalancò nuovamente, lasciando entrare Hagrid. Aveva lo sguardo stravolto, i capelli arruffati e teneva un galletto morto tra le mani.
    “Non sono stati loro, professor Silente!” urlò preoccupato. “Li conosco, non potrebbero mai fare qualcosa del genere!”
    Silente tentò di dire qualcosa, ma il guardiacaccia continuava a sbraitare agitato, scuotendo il galletto e spargendo piume dappertutto.
    “...non possono essere stati loro, glielo giuro davanti al Ministro della Magia, se serve...”
    “Hagrid, io…”
    “…li ho visti uscire prima dalla biblioteca mentre venivo qui, non possono avere avuto il tempo di-”
    “Hagrid!” disse Silente alzando la voce. “Io non penso che siano stati loro ad aggredire quelle persone.”
    L’omone restò in silenzio per qualche secondo, per poi cominciare a bofonchiare. “Ah, be’! Allora… Allora aspetto fuori… i miei galli morti possono aspettare, Signore.”
    E uscì rumorosamente, imbarazzato.
    “La ringrazio per la fiducia, Preside.” Disse Majutsu, chinando leggermente la testa.
    “Di niente Harry. Ma ho bisogno di sapere se avete notato qualcosa di strano.”
    I due maghi di Fairy Tail si scambiarono uno sguardo d’intesa, dopodiché annuirono all’unisono.
    Gli raccontarono della voce che avevano sentito qualche settimana prima, dei strani sogni che Harry stava facendo, di come Natsu avesse sentito tre odori sconosciuti apparire dal nulla nel luogo dove erano stati trovati Nick e Justin, e dell’avvertimento di Dobby.
    “Capisco…” mormorò Silente, una volta concluso il racconto. “Purtroppo non ho idea di cosa possa collegare questi fatti, tuttavia indagherò.”
    “Anche noi faremo tutto il possibile. Anche se ora la situazione sarà molto più complicata, visto che quasi tutti penseranno che siamo davvero noi i responsabili di questi attentati.” asserì Harry. “Preside, può dirci chi era il colpevole cinquanta anni fa? Se la scuola non è stata chiusa, significa che il colpevole è stato preso.”
    “Effettivamente fu presa una persona, ma nutro forti dubbi sul fatto che possa essere stato lui.” Rispose Silente, sospirando. “Penso che il responsabile sia lo stesso. E temo che questa volta possa aver trovato qualche alleato.”


    ~~~~~~~~~~~~~




    Neville uscì dal muro di una delle torri, restando a osservare il paesaggio sotto di lui.
    “Finalmente… il momento è giunto. Tra poco questo mondo cadrà ai miei piedi… e potrò rendere reale il mio sogno!”
    Dicendo ciò tirò fuori da una tasca una maschera arancione.
    “Ancora un po’ e potrò smettere di fare il bravo ragazzo.”


    ~~~~~~~~~~~~~




    “Anf… anf…” ansimò una ragazza dai lunghi capelli neri con delle striature blu, avanzando a fatica attraverso la Foresta Proibita, sorreggendosi agli alberi.
    Nonostante la neve, indossava un paio di sandali, leggeri pantaloni viola scuro e una giacca di cui il busto era un viola chiaro, mentre le maniche bianche.
    Era ricoperta di decine di tagli, che stavano sporcando i suoi vestiti, oltre a lasciare una scia di sangue alle sue spalle.
    “A… Aiuto… Na…” mormorò, prima di perdere l’equilibrio e cadere a terra, finendo distesa nella neve.
     
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    Capitolo 34: Una misteriosa ragazza - Torna all'indice dei capitoli
    Dopo il duplice attentato a Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa, quello che fino a quel momento era serpeggiato tra i corridoi e i suoi occupanti come un semplice nervosismo divenne vero e proprio panico. Strano a dirsi, quella che preoccupava di più era la sorte toccata al fantasma.
    "Di questo passo, non tornerà nessuno dalle vacanze…" costatò Gray, vedendo come tutti gli altri studenti si guardavano intorno con paura. "Non che mi debba lamentare per questo, però stasera partiranno praticamente tutti."
    "La gente di questo mondo è piuttosto codarda. Salvo le dovute eccezioni ovviamente." Fece Erza, guardando i Weasley e Hermione, che scossero tutti quanti la mano per tranquillizzarla.
    "Posso capirli però, probabilmente se non avessi conosciuto voi, sarei scappato anch'io a casa." Disse Ron con un sospiro. "E poi, è solo di ieri la notizia di Nick, è ovvio che a due giorni dalle vacanze tutti non vedano l'ora di andarsene."
    "Harry e Natsu dove sono?" chiese Lucy.
    "Sono andati a farsi un giro nel parco. Da quel che ho capito, avevano intenzione di allenarsi nella foresta…"
    "Speriamo che ne lascino un pezzo intero… qualcosa mi dice che nel loro stato attuale faticheranno a trattenersi…" mormorò Titania.

    Natsu volò contro un albero, che si spezzò a metà sotto il suo peso. Il rosato restò a terra per qualche secondo, per poi alzarsi, lasciandosi avvolgere il braccio destro dalle fiamme e sorridendo.
    "Cavoli, quando mi mancava questa sensazione!" esclamò guardando Majutsu, che era di fronte a lui a soli dieci metri di distanza, tenendo il braccio spalancato. "Sono tutto un fuoco!"
    "Allora fatti sotto!" gridò Harry, intimandolo con l'altra mano ad avvicinarsi, cosa che il Dragon Slayer non si fece dire due volte.
    Partendo a tutta velocità gli fu vicino in un attimo, colpendo in pieno il palmo della mano dell'amico, provocando un'onda d'urto che spostò rami e foglie e sollevò la neve attorno ai due maghi.
    "Non male Natsu!" commentò divertito Majutsu, per poi interrompere il contatto e saltare indietro, atterrando in piedi senza alcun problema.
    "Nemmeno tu te la cavi male, considerando che non combatti seriamente da quasi un anno." Replicò l'altro, creando una sfera di fuoco sopra la mano destra. "Ora però è il momento di farla finita!"
    "Credo anch'io. Se andiamo avanti, i centauri potrebbero venire a lamentarsi."
    Dicendo ciò, il corpo di Harry fu attraversato da una visibile scarica elettrica, che fece salire leggermente verso l'alto i suoi già disordinati capelli neri.
    Ma prima che uno dei due potesse muoversi, sentirono un rumore di passi provenire da dietro alcuni alberi.
    Sotto i loro occhi increduli, una ragazza vestita con abiti leggeri, completamente macchiati di sangue, e dei sandali al posto degli stivali, barcollò verso di loro, guardando in particolar modo Natsu, sebbene riuscisse a malapena a tenere gli occhi socchiusi.
    "Na… Na…" mormorò, tendendo verso di lui il braccio destro, per poi cadere a terra priva di forze.
    I ragazzi non esitarono un momento a soccorrerla: Harry le prese il polso per verificare il battito, sospirando di sollievo quando lo sentì, debole ma ancora presente, mentre Natsu usava il fuoco per sciogliere la neve attorno a lei.
    "Chi è? Non l'ho mai vista prima, e i suoi abiti non sono di certo di uno studente." Commentò il Dragon Slayer, mentre Harry la sollevava tra le braccia, cercando di mantenersi in equilibrio, dato che la ragazza doveva avere a occhio e croce sedici anni, e quindi più grande di lui.
    "Però lei sembrava conoscere te, visto che ti stava chiamando. Ad ogni modo, l'importante adesso è portarla da Madama Chips. Sta congelando, e dubito che tu possa aiutarla con il tuo fuoco. Inoltre mi preoccupano queste ferite, potrebbe essere stata attaccata da qualcosa dentro la foresta."
    Il Dragon Slayer annuì, per poi precipitarsi assieme all'amico fuori dalla foresta, attraversando di corsa il parco e aprendo di colpo il portone del castello.
    Ignorarono lo sguardo degli studenti lì presenti, che presero a bisbigliare vedendo le condizioni della ragazza, e si diressero verso l'infermeria.
    "Signor Potter, che cosa succede?" sentirono dire dalla professoressa McGranitt, che li raggiunse velocemente dopo averli visti correre fuori dalla sua aula.
    Harry si fermò giusto per girarsi a guardarla. "L'abbiamo trovata così a pochi metri dalla Foresta Proibita. Probabilmente si è addentrata nella Foresta da fuori Hogwarts, e l'ha attraversata tutta. La stavamo portando da Madama Chips."
    La vicepreside guardò preoccupata la ragazza, per poi annuire. "Tutti i ragazzi tornino nelle loro Sale Comuni. Noi invece andremo subito in infermeria, sperando che non sia troppo tardi."
    In pochi minuti raggiunsero Madama Chips, che stava per chiedere cos'aveva combinato nuovamente Harry per finire lì, ma s'interruppe quando vide la giovane che teneva tra le braccia.
    "Posala su quel letto." Ordinò indicandone uno, e Harry non attese un secondo di più.
    L'infermiera poi prese delle tende mettendole tutt'intorno al letto e restando al loro interno, dopodiché cominciò a pronunciare decine di incantesimi, ripetendoli anche più volte.
    "Potter, Dragonil, devo andare ad avvertire il Preside di questo. Voi restate qui, è probabile che verrà un ufficiale del Ministero a chiedervi qualcosa."
    I due membri di Fairy Tail annuirono, restando lì in piedi a guardare la sagoma di Madama Chips che continuava a lanciare incantesimi di guarigione sulla ragazza.
    A un certo punto, sentirono cadere a terra qualcosa di pesante con un forte tonfo che rimbombò nel silenzio della stanza, proprio quando la dottoressa aveva cominciato a rimuovere gli abiti della ragazza, lasciandoli scivolare sul pavimento, per poterla controllare meglio.
    "Che cosa può esserle successo?" domandò Natsu a Harry, che non rispose.
    Pochi minuti dopo entrò Silente, che senza dire una parola si unì ai due studenti, osservando con occhi apparentemente tranquilli l'intervento magico.
    Passò un'ora prima che Madama Chips uscisse da dietro le tende, per poi sedersi sul letto vicino, respirando profondamente.
    "È fuori pericolo." Disse infine, guardando gli altri tre occupanti della stanza.
    "Che cosa le è successo?" domandò il Preside.
    L'infermiera si alzò in piedi. "Questo non lo posso dire. Presentava segni di congelamento e deperimento, il che mi fa supporre che erano giorni che stava camminando nella foresta, con quei vestiti così leggeri… Ma fosse stato solo per quello, sarei riuscita a curarla subito." Spiegò la donna, interrompendosi un attimo. "Se devo dire la mia, sembra essere uscita da una forte esplosione, che le ha procurato decine di ferite diverse. La più preoccupante era una vicina al cuore… sembra che qualcosa l'abbia trafitta da parte a parte, ma non mi viene in mente nessun incantesimo capace di lasciare un simile segno."
    "Che segno era?" domandò Salamander.
    "Era simile a un cerchio, ma era stato già parzialmente curato non troppo tempo fa. Le condizioni atmosferiche e chissà quello che ha trovato nella foresta devono aver riaperto la ferita. Ad ogni modo, adesso deve solo riposarsi."
    Majutsu sospirò. "Menomale. Temevo fosse ormai troppo tardi."
    "Ti consiglio di andare a cambiarti Harry." Suggerì Silente, osservando gli abiti del moro sporchi di sangue. "Vai anche tu Natsu. Per il momento non c'è altro che potete fare qui."
    I due annuirono, per poi ringraziare Madama Chips e uscire dall'infermeria.
    "Adesso che siamo rimasti soli Poppy, dimmi le sue reali condizioni." Disse il Preside, sedendosi di fronte alla strega.
    "Principalmente sono quelle che ho detto poco fa. Tuttavia, non sono ferite provocate da magia. Anzi, oserei dire che questa ragazza in realtà sia una babbana. Inoltre, le ho fatto un esame rapido, e dal colore dei suoi occhi posso presumere che non sia in grado vedere. Infine…"
    E mentre diceva ciò recuperò da terra i pantaloni della ragazza, slacciando da essi un marsupio.
    "Chiunque sia, è attrezzata per combattere." Dichiarò, mostrandone l'interno al Preside, che si portò una mano sulla barba.
    "Capisco… tienimi aggiornato. E quando riprende i sensi avverti anche il signor Potter e i suoi amici. Potrebbero esserci d'aiuto per risolvere questo mistero."

    "Voi avete trovato che cosa?!" esclamò incredula Erza, non appena Salamander finì il racconto.
    "Avevo sentito delle voci che Harry aveva colpito ancora… ma credevo che fosse una cosa del tutto infondata." Commentò Fred, mentre Natsu sospirava.
    "Non sappiamo nemmeno noi cosa dire. Ce la siamo praticamente ritrovata davanti di punto in bianco. L'unica cosa che possiamo dire è che prima di perdere i sensi sembrava mi stesse chiamando. Ha ripetuto per due volte 'Na'…" Rispose, sospirando.
    "Quindi la conosci, aye?" domandò Happy.
    Il Dragon Slayer negò col capo. "Mai vista prima."
    "Forse non te la ricordi, può essere?" azzardò Lucy.
    "Lo escludo." Disse Potter, uscendo dal dormitorio con addosso una nuova divisa. "Non mi sembrava una maga, e dubito che qualcuno senza poteri magici possa arrivare qui da Fiore."
    "Però non sarebbe il primo caso. Prendi quella ragazza dello scorso anno… non era legata alla gilda, ma abbiamo potuto verificare che è in grado di viaggiare da qui a Fiore senza problemi." Fece Hermione.
    "Però era una maga. E a meno che Ur non avesse un terzo allievo, non credo che una persona normale si sarebbe avventurata in pieno inverno in una foresta con addosso dei sandali."
    "Impossibile. Io e Leon eravamo gli unici. Ur ci ha detto più volte che prima di noi non c'è stato nessun altro, e sua figlia è morta." Riferì Gray.
    "Scusate, ma perché stiamo qui a perdere tutto questo tempo?" domandò George, tirando fuori la mappa. "Basterà verificare come si chiama per togliersi ogni dubbio."
    "Giusto, la mappa!" esclamò Natsu, avvicinandosi assieme agli altri per guardare.
    "Vediamo… l'infermeria è qui…" borbottò il Weasley, per poi interrompersi. "Che strano…"
    "Che succede?" chiese Hermione.
    "Il suo nome… non si vede." Spiegò George, indicando un punto nell'infermeria. "Ma perché? Non era mai successo prima. La mappa ha sempre rilevato tutti nel castello…"
    "Non tutti." replicò Harry. "Voldemort lo scorso anno non è stato visto."
    "Ma quello perché non aveva un suo corpo. La mappa rileva qualsiasi umano che si possa definire tale. Anche i babbani. Lo abbiamo verificato quando abbiamo visto i genitori di Colin andare a trovarlo." E anche Happy è apparso solo dopo la trasfigurazione."
    Tuttavia Majutsu stava guardando un altro puntino sulla mappa. "Capisco…" disse infine. "Beh, allora non ci resta che un modo per scoprire la verità. Tanto ormai siamo rimasti solo noi nel castello."
    "Sì, a questo punto è la cosa migliore da fare." Concordò Titania, accortasi che qualcosa stava preoccupando l'amico.
    Dopo aver detto ciò, il gruppo uscì dalla Sala Comune, lasciandola vuota.
    Fu solo allora che Neville uscì dal dormitorio.
    "Piuttosto imprudente da parte vostra dimenticarvi di me…" fece, guardando serio il passaggio. "Una ragazza vestita leggera, con dei sandali… e che chiamava Na-" Il falso Neville spalancò gli occhi. "No… impossibile!" esclamò. "Ma se è così… allora devo sbrigarmi a fare la mia mossa. Potrebbero scoprirmi a breve."

    Quando Harry e gli altri entrarono in infermeria, trovarono Madama Chips che stava togliendo le tende intorno al letto della ragazza.
    "Che tempismo perfetto." Disse, sorridendo. "Stavo per farvi chiamare. Ha ripreso i sensi. Potete parlare con lei, ma vedete di non stressarla troppo."
    Il gruppo annuì, per poi avvicinarsi al letto, mentre l'infermiera tornava nel suo studio.
    La ragazza ora indossava un pigiama bianco, e stava appoggiata con la schiena alla testiera del letto, con le mani incrociate, intenda a guardare la neve che cadeva fuori dalla finestra.
    "Ciao." Disse Harry, facendole girare la testa verso di loro.
    Hermione e Lucy sussultarono, mentre anche gli altri le riservarono uno sguardo sorpreso. I suoi occhi erano bianchi, con una pallida tonalità di lilla.
    "Siete stati voi a trovarmi?" chiese lei con tono gentile, sorridendo. "Immagino di dovervi ringraziare. Probabilmente per me sarebbe stata la fine senza il vostro intervento..."
    "Non c'è di che." Rispose Salamander, sorridendo.
    La ragazza tuttavia lo fissò seria. "Sai, mi ricordi una persona che conosco." disse, per poi diventare leggermente rossa in faccia. "C-Chissà come sta…"
    "Davvero? Vuoi dire che Natsu non è l'unico con quella faccia da idiota?" commentò divertito Gray.
    "Ehi, cerchi botte?!" ringhiò il Dragon Slayer, minacciandolo con un pugno.
    "Potrebbe essere."
    "E fortunatamente siamo già in infermeria, quindi non dovrei neppure fare la fatica di portarvi qui di peso, nel caso dovessi intervenire per fermarvi." Fece Erza.
    "Ma che stai dicendo? Noi siamo grandi amiconi!" esclamarono assieme i due maghi, abbracciandosi per le spalle con un sorriso a trentadue denti, facendo ridere la ragazza.
    "Siete dei tipi strani." Disse divertita.
    "Ma tu riesci a vederci?" domandò Ron, prima di beccarsi due pugni in sincrono dai fratelli. "Ahia!"
    "Scusalo, Ronald sa essere davvero indelicato quando vuole."
    "Non c'è problema. Solo, perché non dovrei vedervi?"
    A quella domanda calò un imbarazzante silenzio.
    "Ecco… noi pensavamo che tu… fossi cieca…" rispose infine Lucy, per poi agitare velocemente le mani. "Scusaci, non potevamo sapere che i tuoi occhi erano proprio di quel colore, noi insomma-"
    "Direi che questo è sufficiente Lucy." Disse Harry guardandola storto.
    "Non… Non avete mai visto i miei occhi?" domandò invece la ragazza, guardandoli con stupore.
    "Dovremmo?" ribatté Erza, guardando sorpresa la sua reazione.
    "Dove… Dove siamo?" chiese ancora la sconosciuta, osservando con attenzione i loro vestiti a cui non aveva ancora fatto caso. "Non ho mai visto prima simili divise…"
    "Beh, ti trovi a Hogwarts, e queste sono le divise che troverai addosso a qualsiasi studente… se non ci fossimo praticamente solo noi, al momento. Devi capire, è Natale, tutti hanno preferito tornare a casa."
    "Natale?" ripeté lei, guardandoli incredula. "Hogwarts? Studenti?"
    "Ma che maleducati, non ci siamo neppure presentati." Continuò Majutsu, sorridendo. "Io sono Harry Potter."
    "Erza Scarlett."
    "Natsu Dragonil!"
    "Gray Fullbuster."
    "Lucy Heartphilia."
    "Fred e George Weasley!" esclamarono assieme i due gemelli.
    "Ron Weasley."
    "Hermione Granger."
    La ragazza li guardò uno a uno.
    "I-Il mio nome è H-Hinata…" disse infine, omettendo il cognome.
    "Beh, almeno adesso sappiamo come chiamarti." Sorrise il Dragon Slayer. "Ora, puoi dirci chi o cosa ti ha ridotto in quello stato? Ci hai fatto spaventare. Per un momento abbiamo creduto che nemmeno la magia di Madama Chips potesse fare qualcosa…"
    "Magia?" ripeté lei, guardandolo inclinando la testa.
    "Aspetta Natsu." Intervenne Harry, per poi guardare la ragazza. "Tu sei una strega? O una maga?"
    Hinata li guardò sorpresa. "M-Ma che state dicendo? N-Non esistono mica c-cose del genere…" rispose imbarazzata, accortasi dello sguardo che tutti le stavano riservando.
    "Non è possibile." Intervenne Hermione. "Gli incantesimi intorno al castello dovrebbero impedire a qualsiasi Babbano di entrare…"
    "Forse in casi di emergenza, come ferite gravi o simili permettono il passaggio…" azzardò Ron. "O forse lei è una strega e non lo sa."
    "Mi sembra un po' troppo grande per avere meno di undici anni. E quando si compiono gli anni si riceve automaticamente la lettera d'iscrizione, se hai sufficiente potere magico." Replicò subito la castana.
    Fu un colpo di tosse di Erza a interrompere il loro battibecco. "Forse sarebbe meglio continuare dopo questa discussione." Disse, notando che la ragazza aveva abbassato lo sguardo, e stava unendo gli indici delle mani come per chiedere scusa.
    "Sia come sia, l'importante è che adesso stia bene." Fece Harry. "Con le ferite che aveva è un miracolo."
    "Ho… Ho sostenuto una battaglia… Ma non h-ho idea di come s-sia finita qui." Rispose infine Hinata, senza alzare lo sguardo. "L'ultima cosa che ricordo è il nemico che mi colpiva con il suo attacco…"
    "Vedete? È una maga!" esclamò Natsu. "Dubito fortemente che qualche Babbano sia in grado di fare simili danni!"
    "B-Babbano?"
    "Una persona priva di poteri magici." Spiegò Ron. "È così che li chiamiamo."
    "Q-Quindi voi siete davvero… dei m-maghi?" domandò Hinata, guardandoli.
    "Sì, e ti trovi in una scuola di Magia e Stregoneria." Rispose Madama Chips, rientrando nella stanza con un vassoio colmo di un'abbondante cena. "Sarebbe inutile nasconderlo, se per qualche motivo passasse di qua qualche fantasma rischierebbe un infarto. Tra i Babbani non sono comuni, giusto?"
    "Direi di no. Almeno, nel periodo che ho vissuto come Babbano c'erano solo voci… e nessuna si avvicinava alla realtà." Rispose Harry.
    "F-Fantasmi?" fece incredula la ragazza. "Esistono i fantasmi?!"
    "Beh, a dir la verità ce n'è uno anche qui… anche se al momento purtroppo non può parlare." Fece Hermione, indicando una tenda più alta delle altre.
    Hinata si voltò a guardarla, vedendo che c'erano altre due tende che avvolgevano altrettanti letti.
    "C-Che cos'è successo? Avete sostenuto anche v-voi una battaglia?"
    "Magari. C'è qualcuno che si diverte a pietrificare le persone. E al momento quasi tutti credono che sia io il responsabile…" mormorò Majutsu, sospirando, mentre Madama Chips appoggiava davanti alla ragazza il vassoio.
    "Mangia quanto vuoi, non preoccuparti. Il vassoio continuerà a riempirsi da solo."
    Hinata annuì, prendendo in mano una forchetta, guardandola con curiosità.
    "E-Ecco…" cominciò, diventando ancora tutta rossa in faccia. "C-Come si u-usano? N-Non ho m-mai visto prima q-questi oggetti…"
    L'infermiera sospirò. "Qui la cosa sarà piuttosto lunga… Ma da dove vieni? Le posate sono conosciute in tutta Europa…"
    "Europa? C-Che paese è?" domandò la ragazza, facendo sbattere gli occhi a tutti.
    "Possibile che…" cominciò Harry, per poi rivolgerle nuovamente la parola. "Fiore ti dice qualcosa?"
    "B-Beh… ce ne sono tanti tipi diversi…"
    "Capisco… Madama Chips, noi andiamo, così può mangiare e riposarsi in tranquillità. Se serve aiuto non esiti a chiamarci. Tanto abbiamo solo i compiti da fare in questi giorni."
    "Vi ringrazio. Ah, se solo avessi più pazienti come voi… Quelli di Serpeverde sono impossibili da gestire…"
    Il gruppo ridacchiò, per poi uscire, lasciandole sole.
    Dopo che l'infermiera aiutò Hinata a usare le posate, le disse che sarebbe tornata nel suo studio e che se avesse avuto bisogno le sarebbe bastato chiamarla e sarebbe accorsa subito.
    La ragazza annuì, per poi osservarla sparire oltre la porta.
    "Dove sono finita?" si chiese a bassa voce, per poi guardare verso una delle tende.
    A quel punto chiuse gli occhi e alzò le mani, muovendole rapidamente e mormorando qualcosa. Attorno ai suoi occhi apparvero subito delle vene in superficie, che sembravano andare fin sotto le palpebre. Quando riaprì gli occhi, anch'essi erano ricoperti fino al centro dalle vene.
    "Hanno ragione… non sono come me… Ma come diamine sono fatti?" pensò, per poi guardare la tenda che avvolgeva Nick. "Soprattutto lui… come fa a rimanere sospeso a un metro e mezzo da terra?"

    "Che cos'hai detto?" domandò Klaun a Neville, che gli stava dando le spalle.
    "Hai capito bene. Sembra che non sia stato l'unico a giungere fin qui." Rispose lui, continuando a guardare un punto del muro. "Questo non rientrava nelle mie previsioni, lo devo ammettere."
    "Quindi cos'hai intenzione di fare? Di rinunciare?"
    "Non prendermi in giro. È ovvio che ho intenzione di continuare con il mio piano. Ti garantisco che per la fine delle feste questo mondo sarà pronto a essere conquistato. E poi il mio sogno diventerà finalmente realtà!"
    "Potresti almeno spiegarmi una volta per tutte qual è questo tuo sogno? Ne ho sentiti di motivi per cui uno vuole conquistare o distruggere un mondo… ma per un sogno mai."
    Neville si girò a guardarlo. "Diciamo solo… che voglio rimediare all'errore di un mio vecchio compagno."
    "Ovvero?"
    Neville smise di sorridere. "La morte. Il dolore. La guerra. L'invidia. La bramosia. Questi e tutti gli altri mali. Io voglio eliminarli tutti, dal primo all'ultimo! Voglio creare un mondo dove tutti possano vivere senza alcuna preoccupazione!"
    Klaun sbuffò. "Tutto qui? Ed io che speravo in qualcosa di più, invece vuoi semplicemente creare l'inferno in terra… ad ogni modo, non m'importa. Ormai questo mondo non m'interessa più."
    Il falso Neville lo guardò storto. "Allora immagino che la nostra collaborazione finisca qui." Disse infine. "Dopotutto, d'ora in poi non ci sarà più bisogno dell'erede."
    Dopo quest'affermazione, attraversò il muro al suo fianco, scomparendo.
    Klaun restò in silenzio per qualche secondo, per poi cominciare a ridacchiare, finché la sua risata non invase l'intero corridoio.
    "Ma certo!" esclamò divertito. "Continua a sperare nella tua utopia… Come se potessi veramente portarla a termine! Dell'erede me ne occuperò io d'ora in poi. Possiamo continuare anche senza le tue tecniche!"
    Poi smise di ridere.
    "Ma se credi di poter sconfiggere così facilmente Fairy Tail… beh, puoi essere solo un pazzo. Quel privilegio tocca a me, e rimarrei non poco deluso se tu fossi sufficiente a eliminarli."

    "Allora, scoperto niente?" domandò Harry, avvicinandosi ai gemelli, che da quando erano tornati in dormitorio non avevano fatto altro che esaminare la mappa.
    "Forse." Ripose Fred. "Potremo essere finalmente riusciti a capire come funziona."
    "La mappa rileva tutti gli umani presenti dentro il perimetro di Hogwarts, fermandosi alla Foresta Proibita e ai cancelli. Chi entra in questo raggio d'azione viene segnato sulla mappa. Ora, lo scorso anno non ci avevamo fatto troppo caso al fatto che Happy non apparisse, pensando che essendo un gatto, era ovvio." Proseguì George.
    "Ehi!" esclamò il diretto interessato, mettendo il broncio. "Non è giusto! Anche con il mio vero aspetto sono un mago, aye!"
    "Lo sappiamo, ma i Malandrini di certo non potevano prevederti." Replicò Fred. "Prima non abbiamo potuto leggere il nome di Hinata, invece ora appare, sebbene privo di cognome. Proprio come lei non si è mai presentata per intero."
    "In pratica, la mappa può rilevare i nomi solo se questi sono stati pronunciati?" domandò Erza.
    "Più esattamente se viene pronunciato all'interno del castello. O forse come qualcuno si presenta. Infatti, Happy appare come 'Happy Dragonil', anche se sappiamo tutti che il cognome è un'invenzione, ma per il castello lui risulta chiamarsi così."
    "Questa è un'informazione molto utile." Osservò Hermione. "Se solo potessimo risalire ai Malandrini… potrebbero aiutarci a capire a pieno la mappa, e magari potenziarla."
    "Credo che il massimo che potevano fare l'hanno fatto. Segna quasi tutti i passaggi segreti, mostra tutti i professori e gli studenti… e poi credi che non abbiamo cercato di scoprire la loro identità? Ma è come se qualcuno cercasse Titania o Majutsu in questo mondo. Non esistono."
    "Anche se una volta che ne abbiamo nominato uno in presenza di Hagrid, lui ha fatto una strana espressione… Felpato se non sbaglio…"
    "Beh, Hagrid è qui a Hogwarts da più di cinquant'anni. È probabile che li abbia incontrati. Ed essendo stati i nostri maestri, di sicuro lo hanno fatto dannare non poco." Fece George, sorridendo.
    "O forse non siete i primi ad aver trovato la mappa. Per quel che ne sappiamo, potrebbe avere centinaia d'anni." Commentò Gray.
    "A questo possiamo pensarci in un secondo tempo. La priorità al momento direi che è scoprire chi è davvero questa Hinata e da dove viene." Disse Harry.
    "A me sembrava una ragazza a posto." Replicò Lucy. "Molto timida, forse troppo per aver sostenuto una battaglia come dice lei."
    "Ma che battaglia babbana può lasciare simili ferite?" chiese Ron. "Per quel che ne so, i Babbani usano le pistile, pistele…"
    "Pistole Ron." Rispose Hermione, sbuffando di fronte alla sua ignoranza. "Non sono le uniche loro armi. Usano anche spade, esplosivi… purtroppo anche i Babbani hanno le loro armi devastanti."
    "Credo che Hinata stia dicendo la verità." Intervenne Erza. "I suoi occhi non mentivano. Quello che ha passato deve averla sconvolta e nonostante ciò in lei non sono riuscita a vedere pentimento o altro. Ci nasconde qualcosa, senza dubbio, però credo che lo faccia solo perché non sa dove si trova."
    "Forse è come dice Ron." Disse Natsu. "Potrebbe essere una maga e non saperlo. O magari chiama la magia in un'altra maniera."
    "Hermione, credi di riuscire ad analizzarla?" domandò Majutsu alla castana, che annuì, facendo apparire il modello olografico della misteriosa ragazza.
    "Apparentemente sembra non avere la minima quantità di magia." Rispose, osservando le varie scritte. "Tuttavia, il mio incantesimo rileva attorno agli occhi delle tracce non identificate, che sembrano vagamente simili al nostro flusso magico." Spiegò per poi sciogliere la magia. "Forse sono i suoi occhi il suo segreto."
    "In effetti, è rimasta sorpresa quando abbiamo detto che non li avevamo mai visti prima d'ora." Rifletté Happy. "Forse è come Erza, aye?"
    La rossa scosse la testa. "No, il mio occhio è stato rigenerato con la magia e continua a funzionare grazie a lei. Non è possibile cambiarne il colore o alterarlo in altre maniere. L'unico effetto collaterale è che non può lacrimare."
    "Comunque non è stata solo fortunata, dev'essere stata addestrata per affrontare queste situazioni. Una ragazza normale sarebbe morta per quelle ferite." Disse Lucy.
    "Direi che abbiamo un'intera vacanza per saperne di più."

    Hinata fu libera di lasciare l'infermeria solo la vigilia di Natale.
    Silente aveva chiesto ai ragazzi di Grifondoro rimasti se erano disposti a ospitarla temporaneamente nel loro dormitorio, spiegando poi la situazione a tutti gli altri studenti durante una cena.
    Erza, Hermione e Lucy si erano proposte volontarie per ospitarla nella loro stanza, e Ginny e Melody non si opposero alla cosa. Percy sembrava incuriosito dalla vicenda, tuttavia decise di non chiedere nulla a Hinata, temendo che questa potesse reagire in qualche maniera strana.
    Dal canto suo, Hinata guardava con meraviglia mischiata a timore tutto ciò che la circondava: la prima volta che vide i fantasmi indietreggiò d'istinto, anche se non si mise a urlare. Reazione ben diversa l'aveva avuta invece quando vide il soffitto della Sala Grande, che sembrava lasciar cadere veri fiocchi di neve, salvo vederli scomparire a pochi metri dai tavoli.
    Ma la sua massima sorpresa era stata riservata agli incantesimi.
    Quando i membri di Fairy Tail le mostrarono le loro bacchette, per poi lasciare che Hermione sollevasse una poltrona semplicemente agitandola, senza mostrare alcuno sforzo, Hinata restò a bocca aperta. E solo in quel momento si spiegò come avevano fatto i suoi vestiti a tornare interi e immacolati, come se non fosse successo nulla.
    Ora indossava anche lei una veste invernale di Hogwarts, priva di qualsiasi simbolo di Casa, prestatele dalla McGranitt, che aveva cercato una misura simile alla sua tra le divise che gli studenti avevano lasciato in lavanderia.
    Ora si trovava seduta davanti al camino di Grifondoro, osservando Erza e Ron impegnati a giocare a scacchi.
    "Scacco matto!" esclamò di colpo il Weasley, sorridendo. "Sembra che ci sia qualcosa in cui posso batterti."
    "Così pare… ma preparati, questa vittoria ti costerà una sessione extra di tortura."
    Ron sbiancò. "V-Volevi dire allenamento, v-vero?"
    "No, tortura direttamente." Replicò la rossa, guardandolo con gli occhi che brillavano di malvagità pura.
    "Erza non sopporta proprio perdere, aye!" esclamò divertito Happy, per poi abbassare la testa per evitare un cuscino che Titania gli lanciò contro.
    "Siete davvero divertenti." Fece Hinata, sorridendo.
    "Deduco che da te non ci sia molto tempo libero, vero?" domandò Harry, guardandola. "I tuoi occhi esprimono invidia nei nostri confronti."
    La ragazza scostò lo sguardo. "È c-così ovvio?" mormorò, per poi tornare a guardare il moro. "Mio padre non mi ha mai permesso di divertirmi troppo. Sono l'erede del Clan, di conseguenza non posso essere debole. Ed essendo debole, sono stata costretta ad addestramenti continui per anni. Non che siano serviti a molto…"
    "Addestramenti di che tipo?" domandò Lucy. "E per Clan intendi dire famiglia?"
    Hinata annuì. "Sì, è l'intera famiglia, allargata a ogni singolo parente. Mio padre è il capo Clan, ed essendo io la primogenita, un giorno dovrò succedergli. È per questo che mi ha insegnato le arti del Clan, oltre a cercare di aumentare la mia resistenza fisica e le arti marziali."
    "Arti marziali? Allora sai combattere!" esclamò Natsu, sorridendo e alzandosi in piedi, saltando direttamente davanti a Hinata. "Affrontami! Voglio vedere come combatti!"
    "E-Ecco… i-io preferirei evitare…"
    "Poche storie! Su, in pied-"
    Ma Natsu s'interruppe.
    Mentre stava avvicinando il pugno alla ragazza, mirando volutamente alla poltrona, lei si alzò a una velocità che nessuno si aspettava, per poi colpire con un dito il collo del Dragon Slayer, che traballò indietro di qualche passo.
    "C-Che cosa mi hai… fatto…" mormorò, per poi cadere a terra addormentato, sotto lo sguardo sorpreso di tutti i presenti.
    "E-Ecco… io l'ho colpito… in un punto d- di pressione… tranquilli, dormirà s-solo per qualche ora… poi si s-sveglierà come se niente f-fosse…" spiegò la ragazza.
    "Wow… Ha messo al tappetto Natsu con un solo colpo…" commentò Lucy, deglutendo. "Questo conferma che tra i presenti la più debole sono senza dubbio io…" concluse, cominciando a piangere lacrime amare.
    "Conosci l'anatomia umana?" domandò incredulo Harry. "Per colpire a colpo sicuro un punto di pressione ci vuole veramente molta precisione."
    "F-Fa parte dello s-stile del m-mio Clan… Mi spiace, non p-posso dirvi di più."
    "Fratello, di questo passo dovremo fare attenzione." Disse Fred al gemello. "Se resta qui, potremmo avere parecchie difficoltà a trovare qualche ragazza… Prima c'erano solo Erza e Lucy, ora anche lei…"
    "Fortuna che Baston e Angelina non ci sono. Temo avrebbero avuto una ricaduta sulla misteriosa fobia che gli è venuta nei miei confronti." Commentò Titania, portandosi una mano sotto il mento per pensare alla questione, che per lei restava senza risposta.
    "Beh, direi che è ora di andare a letto." Sbadigliò Gray, per poi sollevare di peso Natsu. "Ci vediamo domani mattina, okay?" chiese, fermandosi quando vide Hinata completamente rossa in viso, mentre anche Hermione e Lucy avevano spostato lo sguardo imbarazzate. "Che succede?"
    "Cretino… i vestiti…" rispose Majutsu, indicando gli abiti del mago del ghiaccio, che in quel momento si stava mostrando completamente nudo.
    "Oh, cavoli! Di nuovo!" esclamò questi, lasciando cadere a peso morto Natsu, che si limitò a grugnire nel sonno, per poi prendere i vestiti e lanciandosi dietro una poltrona.
    "A quanto pare, se ci sono meno persone in giro gli viene una ricaduta…" commentò Erza, rimasta impassibile di fronte al siparietto probabilmente per forza dell'abitudine.
    Lucy nel frattempo passò una mano davanti a Hinata, che al contrario non dava segni di ripresa. "Temo che ci sia un nuovo caso di pietrificazione…"
    "Mi chiedo come avrebbe reagito Juvia…" commentò divertito George. "Se Hinata è rimasta sconvolta e lo conosce appena, lei che ne è infatuata ci sarebbe rimasta secca…"
    "Chi è che è infatuata?" domandò Gray, ritornando vestito, non avendo sentito la prima parte del discorso.
    "Niente, lascia perdere."
    Una volta che Hinata si fu ripresa a sufficienza, le ragazze la guidarono verso la loro stanza, salutando gli amici.
    "E così domani sarà il nostro primo Natale, eh?" fece il mago del ghiaccio, dirigendosi verso le scale che portavano ai dormitori maschili.
    "Vedrai, vi piacerà!" esclamò Ron. "Il Natale è la festa più bella di tutto l'anno!"
    Harry si voltò a guardare un gufo nero fuori dalla finestra. "Anche per me sarà come il primo Natale. I miei zii non mi hanno lasciato proprio dei bei ricordi. Figuriamoci regali."
    "Regali?" domandò Fullbuster.
    "Cavoli, dovremo farti una lezione veloce su cos'è esattamente il Natale, vero?" dissero i due gemelli all'unisono, scomparendo assieme agli altri lungo le scale.
    Il gufo fuori dalla finestra restò appollaiato sul davanzale ancora per quale minuto.
    Poi, senza emettere alcun rumore prese il volo, attraversando il parco della scuola ed entrando nella Foresta Proibita. Fu solo lì che scese di quota, fino a fermarsi sul braccio di un ragazzo molto pallido, che aprì una pergamena. Il gufo si sciolse immediatamente in inchiostro, lasciando sulla pergamena una serie di frasi in verticale in una lingua sconosciuta, che furono subito esaminate dal ragazzo.
    "È come pensavi." Disse. "È loro prigioniera."
    "Grazie tante!" esclamò ironica una voce dietro di lui. "Il suo odore era chiaro, l'abbiamo seguito per tutta questa maledetta foresta!"
    "Calmati." Fece un'altra persona. "Dobbiamo organizzare un piano prima di intervenire."
    "Il piano è quello di entrare in quel castello è riportare indietro Hinata!" urlò una terza voce. "Tanto nessuno è più forte del sottoscritto!"
    "No, il maestro ha ragione." S'intromise una nuova figura, che prese dalle mani del ragazzo pallido la pergamena, leggendo anche lui il contenuto. "Dalle informazioni che abbiamo raccolto, per quel castello domani è festa. Ci sono una ventina di ragazzi e altrettanti adulti, e tutti loro sembrano essere in possesso di una nuova abilità a noi sconosciuta."
    "Hinata come sta?" domandò una voce femminile.
    "Pare che non abbia ferite gravi. È rimasta a parlare con i suoi rapitori, il che probabilmente significa che almeno per il momento non hanno intenzione di farle del male. Anche se ne ha messo uno fuori gioco, dopo che questi ha provato a colpirla."
    "Menomale!" sospirò un'altra ragazza. "Ho temuto che fosse ferita gravemente, visto tutto il sangue che abbiamo trovato."
    "Per non parlare di quei ragni… un vero incubo." Fece una nuova voce, che si rivolse a un'altra figura, appoggiata a un albero. "A proposito, non ci stanno più seguendo, vero?"
    "Negativo. Sono rimasti centinaia di metri indietro, e non sembrano avere intenzione di avvicinarsi ulteriormente. Probabilmente hanno paura degli abitanti del castello." Rispose lui, senza nemmeno girarsi per verificare le sue parole.
    "Allora muoviamoci a organizzare questo piano!" esclamò un ragazzo dai capelli biondi, lo stesso che prima aveva proposto l'attacco immediato. "Devo ancora ringraziarla per ciò che ha fatto, e non ho intenzione di aspettare altro tempo!




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    Capitolo 35: Magia sconosciuta? Scontro natalizio al Lago nero! - Torna all'indice dei capitoli
    Harry alzò lo sguardo dalla mappa, scostando la bacchetta che stava usando per illuminarla.
    “Che strano…” borbottò, guardando i suoi compagni di stanza, i quali stavano continuando a dormire senza alcun problema. “Che cosa può significare…?”
    In quel momento la porta si aprì, rivelando i gemelli Weasley, entrambi con diversi pacchi tra le mani.
    “Oh, sei sveglio?” mormorò George con un sorriso.
    “Non riesco a dormire.” Replicò lui, facendo sparire la mappa dalla pergamena e mettendola sul comodino. “E quelli per chi sono?”
    “Da parte di mamma. Sembra che sia rimasta scioccata nel sapere che Natsu e gli altri non erano a conoscenza del Natale.” Spiegò Fred, appoggiando i regali al centro della stanza. “Quelli per Erza, Lucy e Hermione glieli porteremo quando si saranno svegliate. Sinceramente parlando, non ci teniamo a essere trucidati in maniera dolorosa per essere entrati di soppiatto nella loro stanza.”
    Harry ridacchiò. “E non dimenticatevi che c’è anche Hinata. Comunque...” il moro cominciò a parlare a bassa voce ai due gemelli, che si fecero sempre più seri man mano che la conversazione continuava.
    “Capisco.” disse Fred una volta che il moro si fermò. “D’accordo, avvertiremo noi gli altri.”
    “Grazie. Ora però direi di svegliare questi due poltroni. Dopotutto, è Natale. Ah, e scusatemi, ma non vi ho preso niente. Mi sdebiterò una volta a casa.”
    “Tranquillo!” esclamarono assieme. “Basta che non ci massacrerai troppo con gli allenamenti. E per la sveglia…”
    I due rossi sorrisero assieme, tirando fuori dalla tasca due petardi.
     
    BOOOM!!!

     
    “Chicistattacando? Dov’èlabomba?!” saltò in piedi Lucy, portandosi una mano sul cuore per calmarsi.
    “S-Siamo s-sotto a-attacco?” balbettò spaventata Hinata, mentre Titania si alzava senza tanti problemi.
    “A quanto pare di là si sono dati da fare…” commentò divertita, mentre sentiva Percy urlare contro i gemelli oltre il muro che li separava. “Hanno imparato dagli errori degli altri. Non si sono presentati di persona.”
    “Ma avranno fatto saltare in aria come minimo l’intero dormitorio maschile!”
    “A dire la verità…” bofonchiò la voce di Melody, che entrò nella loro stanza con la faccia assonata. “Pare si siano limitati a far esplodere qualche petardo…” concluse, chiudendo la porta e andandosene com’era venuta.
    “Penso sia stata una pessima idea fare incontrare Natsu con quei due…” mormorò la maga degli spiriti stellari, lasciandosi cadere nuovamente sul letto. “Prima o poi distruggeranno davvero una città…”
    A quella frase Hinata abbassò lo sguardo, mentre le sue mani cominciavano a tremare vistosamente.
    “Che succede?” domandò Erza, accorgendosene.
    “N-Niente… S-Solo, i-il mio v-villaggio… è stato distrutto d-da poco…”
    Lucy si portò una mano sulla bocca. “Scusa, io non immaginavo-”
    “È stata l-la stessa persona che m-mi ha ferito a distruggerlo. Con un s-solo colpo, h-ha disintegrato t-tutto…”
    Le due maghe restarono in silenzio a guardarla, mentre delle silenziose lacrime scendevano lungo le guance della ragazza.
    “Una tecnica così potente… da spazzare via un intero villaggio… Chi può essere tanto pazzo da-”
    “BUON NATALE!!!” urlarono i gemelli Weasley, spalancando la porta ed entrando, portandosi dietro due pacchetti e interrompendo il discorso.
    Ottenendo in cambio due cuscini in faccia da Erza, con una forza tale da farli cadere all’indietro.
     
    Qualche ora dopo, tutto i Grifondoro erano riuniti nella Sala Grande, che era stata addobbata con una dozzina di alberi di Natale coperti di ghiaccio e con grossi festoni di agrifoglio e vischio che andavano da una parte all’altra del soffitto, mentre dall’alto fioccava neve magica, calda e asciutta.
    “Incredibile!” fece Hinata, mentre un fiocco le cadeva in mano. “Non avevo nemmeno mai sentito parlare di qualcosa del genere…”
    “A dir la verità neppure io. E sono un esperto di neve e ghiaccio.” Rispose Gray, mentre Happy e Natsu sembravano aver cominciato una gara a chi mangiava di più e più velocemente, che si concluse con una netta vittoria del Dragon Slayer.
    Quando conclusero il pranzo, decisero di uscire tutti quanti in giardino, dove diedero vita a una gara di palle di neve, che fu vinta da Harry ed Erza, che avevano deciso di fare coppia.
    “Q-Questo è impossibile…” bofonchiò il mago del ghiaccio, che si ritrovò assieme a Natsu sotto un metro di palle di neve. “Dovrei essere io in vantaggio in questo gioco!”
    “Mai dare nulla per scontato.” Replicò Majutsu, sorridendo.
    Quando il sole cominciò a tramontare, il gruppo decise di rientrare per asciugarsi e scaldarsi, per poi andare a cena. Una volta che tutti furono dentro, una figura uscì da dietro un albero, avvicinandosi al portone di Hogwarts.
    “Sembrano piuttosto spensierati per essere dei rapitori. E anche Hinata sembrava a suo agio… Chissà che cosa le hanno detto per convincerla a non opporsi.” Si domandò un ragazzo dai capelli biondi, con tre graffi simili a baffi su ciascuna guancia e vividi occhi azzurri, che indossava una tuta arancione e nera. “Vedrai, ti salveremo e poi troveremo un modo per tornare a casa!” esclamò convinto.
    “Lo spero. Questa volta giochiamo in netto svantaggio.” Disse un ragazzo con addosso quello che sembrava un cappotto militare verde smanicato, che gli copriva una tuta blu, con i capelli raccolti in una coda all’insù, una coppia di orecchini ad anello, e uno sguardo terribilmente annoiato. “Non conosciamo le loro abilità, tantomeno chi sono e dove ci troviamo. Dalle informazioni che ha raccolto Sai, per combattere usano un bastone di legno che crea delle illusioni. Non sappiamo altro.”
    “Quindi ci basterà privarli della loro arma, giusto? Cosa vuoi che sia? Ci vorrà un secondo!”
    A loro insaputa, nascosto dietro una delle finestre qualcuno li stava osservando, attento a non mostrarsi.
     
    ~~~~~~~~~~~~~

     
    “Ci siamo.” Sentenziò un uomo dai capelli argentati, anche lui con lo stesso cappotto del ragazzo, parlando attraverso una maschera di stoffa nera che gli copriva il viso dal naso in giù, mentre un coprifronte con una placca metallica su cui era incisa una foglia stilizzata celava il suo occhio sinistro. “Preparatevi a fare irruzione.”
    “Finalmente!” rispose un ragazzo dai capelli castani raccolti con lo stesso coprifronte e due segni rossi sulle guance, battendo tra di loro i suoi pugni.
    Il resto del gruppo annuì, cominciando a salire le scale. Ma prima che potessero raggiungere il portone, l’intero castello fu illuminato per qualche secondo da una luce azzurra.
    “Che cosa-”
    “Ho sigillato il castello.” Rispose una voce dietro di loro, che li costrinse a voltarsi.
    Di fronte a loro c’era Harry, con la bacchetta in mano, che li guardava serio. “Nessuno potrà entrare nel castello, e dentro nessuno potrà sentirci né vederci.”
    “Così sapevi di noi, eh?” chiese il ragazzo pallido, atono.
    “Piuttosto imprudente da parte vostra restare nascosti ai limiti della foresta per tutto il giorno. Vi ho tenuto costantemente sotto controllo.”
    “Cosa? Ma se oggi hai passato tutto il pomeriggio a giocare!” esclamò una delle due ragazze, che aveva lunghi capelli biondi, e indossava dei vestiti estivi viola.
    “Ho molti metodi per tenere sotto controllo degli intrusi.” Rispose Majutsu, alzando la bacchetta. “Ora, vi concedo la possibilità di arrendervi ed evitare così inutili combattimenti.”
    “Sei da solo contro nove, e per di più sei decisamente più piccolo di noi.” rispose il ragazzo con i capelli raccolti, osservandolo con sguardo calcolatore. “Sei decisamente in svantaggio.”
    Majutsu sorrise. “Ho sconfitto centinaia di banditi insieme, per me siete un gruppo veramente piccolo.”
    “Ci stai prendendo in giro? Al massimo sarà un anno che starai combattendo!” urlò il biondo, saltando avanti a tutti.
    “Un anno?” fecero due voci identiche, lasciando che anche i gemelli Weasley si mostrassero, anch’essi con le bacchette in mano.
    “Che strano fratello… e io che pensavo che fossimo noi a combattere da un anno.” Fece Fred.
    “Già. Era lo scorso Natale in effetti che abbiamo affrontato quella banda di pazzi.” Rispose George.
    “Che… anche loro?” fece il biondo, per poi partire all’attacco.
    “Naruto, fermati!” urlò l’argenteo, cercando inutilmente di richiamarlo.
    Ma prima che potesse raggiungere i tre, il ragazzo fu colpito da un pugno, che lo fece volare indietro, rovinando a terra.
    “Prima di attaccare, esamina per bene la situazione.” Rimproverò Erza, abbassando il braccio. “E lasciarsi ingannare dalle apparenze è il peggior errore che si possa fare in una battaglia!”
    Naruto si rialzò, massaggiandosi la guancia. “Che male… sembrava uno dei pugni di Sakura-chan… eh?” commentò, osservando meglio Titania sotto la luce della luna.
    “Diamine… è piuttosto resistente per essersi rialzato dopo un pugno di Erza...” commentò Gray, arrivando assieme a un sorridente Natsu, che batteva in continuazione il pugno destro sul palmo sinistro.
    “Sembrano forti, aye!” esclamò Happy, togliendosi il mantello dell’invisibilità assieme ai restanti membri di Fairy Tail, che si misero l’uno affianco all’altro, creando un vero e proprio muro umano.
    “Dieci contro nove…” disse un ragazzo che indossava un’impermeabile bianco che lo copriva fino al naso, con un paio di occhiali da sole. “Siamo noi adesso a essere in svantaggio.”
    “A che gilda appartenete?” domandò Majutsu, indicando uno dei coprifronte di cui ogni intruso era dotato. “Non mi sembra di aver mai visto quel simbolo.”
    “Gilda? Ma di cosa stai parlando?” domandò una ragazza dai capelli rosa, che indossava una maglietta rossa, un paio di pantaloncini neri e dei guanti dello stesso colore, che lasciavano libere le dita.
    “Noi apparteniamo al villaggio di Konoha.” Disse l’uomo. “Il mio nome è Kakashi Hatake.”
    “Majutsu.” Rispose Harry. “Mago di Classe S di Fairy Tail e studente del secondo anno di Grifondoro.”
    “Mago?” ripeté Naruto, guardando il ragazzo pallido. “Tu non ne sapevi nulla, Sai?”
    “Non è così facile sentire attraverso le pareti. Nemmeno le mie tecniche possono superare la materia.”
    “Hermione, è come pensavamo?” domandò Potter alla castana, che creò subito una versione olografica dei nove avversari.
    “Sì. Tutti loro sono babbani.” Rispose lei, guardandolo.
    “Interessante. Non ho mai sentito parlare di una tecnica del genere.” Fece la ragazza dai capelli biondi. “Ehi Shikamaru, vuoi che provi a dargli un’occhiata?”
    “Non sarebbe male saperne qualcosa in più.” Replicò il ragazzo con la coda, osservando annoiato i maghi.
    “Umpf! A me basta che mi lasciate quello lì con i capelli blu!” esclamò quello con i tatuaggi rossi sulla faccia. “Il suo odore sa troppo di gatto!”
    “Aye?! E tu come fai a saperlo?!” gridò Happy, facendo un salto indietro.
    “Dunque non intendete arrendervi?” domandò Majutsu, osservando l’uomo tirare fuori dalla tasca un pugnale dalla strana forma. “Ragazzi… date il via alle danze. Nessuna limitazione.”
    “Evvai!” urlò Gray, levandosi di dosso la divisa e restando a petto scoperto. “Finalmente si ragiona!”
    “Ma non hai freddo?” chiese Sai, guardandolo con un sorriso di cui si poteva capire a miglia di distanza la falsità.
    “Sono cresciuto tra i ghiacci, una simile temperatura non mi spaventa.”
    Naruto invece restò fermo a osservare Erza.
    “Che cos’hai da guardare? Pensi forse che abbia imbrogliato, prima?” 
    “No, no… solo, mi ricordi mia madre…” rispose lui con sincerità. 
    Per un secondo calò il silenzio sul parco. 
    Tutti i membri di Fairy Tail si voltarono verso la rossa, che restò ferma. Poi, senza alcun preavviso, i suoi capelli cominciarono ad andare verso l’alto. 
    “Un consiglio, biondino…” dissero i due gemelli, attirando l’attenzione del ragazzo. “Comincia a scrivere il tuo epitaffio!” 
    Naruto non riuscì a replicare che il suo istinto lo spinse a fissare nuovamente la ragazza. 
    “Come mi hai chiamato?” sibilò lei con voce oltretombale, per poi tendere le mani in avanti, facendo apparire due spade, mentre la sua divisa scompariva, lasciando spazio all’armatura. “Mi stai forse dando della vecchia?!” urlò, partendo all’attacco. 
    “Eh?!” urlò Naruto spaventato, per poi essere spinto via dalla sua compagna con i capelli rosa, che portò indietro un braccio, chiudendo la mano a pugno. 
    Pochi secondi dopo, il suo pugno si scontro con la parte piatta delle due lame, provocando un’onda d’urto che rispedì indietro Titania, che atterrò in piedi, lasciando un solco lungo qualche metro con gli stivali. 
    “Ha respinto Erza?!” esclamò incredulo Natsu, guardando l’amica rimettersi in posizione di combattimento. 
    “Non male… è passato parecchio tempo dall’ultima volta che qualcuno mi ha respinto usando la semplice forza bruta…” fece Scarlett, sorridendo e facendo scomparire l’armatura per sostituirla con una più leggera, che la copriva dal petto alle cosce. “Interessante!” 
    “Sembra proprio Kushina…” mormorò Kakashi, mentre Majutsu si avvicinava. 
    “Erza a volte può far paura.” Disse il moro, mettendo via la bacchetta. “Ma dopotutto, tutti noi siamo specialisti nella distruzione.” 
    “Hai intenzione anche tu di combattere a mani nude?” domandò l’argenteo, fissandolo con il suo unico occhio. 
    Harry sorrise, alzando una mano verso di lui. 
    “Potrei, ma sono abituato a combattere in un modo ben specifico.” Rispose, per poi creare una sfera infuocata che lanciò contro l’avversario, che la evitò saltando di lato. 
    “Fuoco? Senza alcun sigillo?” esclamò sorpreso, per poi spalancare l’occhio quando vide Harry lanciarsi contro di lui, lasciandosi avvolgere la mano da quello che sembrava vento. 
    Pochi istanti dopo il mago colpì in pieno l’avversario, che restò incredulo per qualche secondo. Poi scomparve in una nuvola di fumo, lasciando al suo posto un tronco di legno. 
    “Che cosa?!” gridò il moro, per poi voltarsi, ritrovando il nemico alle sue spalle con un braccio teso in avanti. 
    “Se credi di potermi battere così facilmente, hai fatto male i tuoi conti.” Avvertì, mentre delle scintille scaturivano dal suo palmo per correre lungo tutto l’arto, per poi esplodere, rendendo il braccio una vera e propria lama di fulmini. 
    “Bene… sarai un ottimo riscaldamento. È dai tempi dell’esame che non combatto seriamente contro qualcuno che non sia uno dei dieci!” esclamò Harry, per poi spalancare le braccia. 
    Attorno a lui i sassi cominciarono a sollevarsi, mentre la neve si sciolse quasi all’istante. L’acqua poi si sollevò, diventando una bolla con all’interno decine di piccoli sassi, che cominciarono a vorticare furiosamente. 
    “Puoi usare anche l’acqua? Fuoco, vento e acqua da parte della stessa persona?!” esclamò Kakashi sempre più stupito, pronto ad attaccare. 
    “Mi dispiace, ma se sei così limitato di vedute, hai già perso. Io posso usare tutti gli elementi esistenti. Non c’è magia che mi sia preclusa.” 
    “Ancora quel termine…” 
    “Allora… vediamo chi è il più forte?” 
    Senza che nessuno dei due dicesse altro, partirono assieme all’attacco, facendo scontrare le loro tecniche, provocando così un’esplosione che fece tremare il terreno tutt’intorno per parecchi metri. 
      
    “Pazzesco… quel tipo sta mettendo in difficoltà Harry!” esclamò Fred, guardando lo spettacolo assieme al fratello. 
    “Kakashi è uno dei membri più forti del nostro villaggio.” Rispose un ragazzo dai lunghi capelli castani vestito come l’uomo, mentre si avvicinava. 
    I due Weasley lo guardarono increduli, perché sebbene fosse notte, riuscirono a vedere distintamente i suoi occhi, che erano identici a quelli di Hinata. 
    “Ancora quegli occhi…” disse George, deglutendo. “Dunque devi essere un parente di Hinata, non è vero?” 
    “Corretto. Sono suo cugino, Neji, e il mio dovere è quello di proteggerla. Perciò voi ora mi direte dove si trova, e se le avete fatto qualcosa…” 
    “Come se lo venissimo a dire proprio a te!” esclamarono i due gemelli, tirando fuori le bacchette. “Chi ci dice che tu non voglia ucciderla?” 
    Neji sorrise, per poi portare un braccio dietro di sé e l’altro avanti, alzando la mano di fronte a sé. “Non penserete davvero di poter affrontare un portatore di Byakugan, vero?” 
    “Byakugan? E che cosa sarebbe, una cosa da mangiare?” replicò Fred, guardando curioso l’avversario. 
    “Dunque non lo avete ancora scoperto… Credevo che Hinata lo avesse usato di fronte a voi, ma a quanto pare è stata furba a nasconderlo…” asserì il castano, per poi cominciare a muovere velocemente le mani, componendo con le dita vari simboli e chiudendo gli occhi. “Byakugan!” urlò infine. 
    Attorno ai suoi occhi apparvero subito delle vene evidenti, e quando riaprì le palpebre i gemelli poterono costatare che le vene arrivavano fino alla pupilla. 
    “Ed ecco spiegate le misteriose tracce che Hermione aveva individuato intorno agli occhi di Hinata.” Commentò George, alzando la bacchetta. “Stiamo attenti, potrebbe avere le sue stesse abilità!” 
    “Non prendetemi in giro.” Rispose Neji. “Io sono più forte!” 
    “E noi siamo Fred e George Weasley, i Bolidi umani!” esclamarono insieme i due, sorridendo. 
    “Credici, solo il nostro nome è capace di far urlare di disperazione molte persone… anche se ci limitiamo a violare qualche regolamento e fare qualche scherzo.” Disse Fred. 
    “Scherzi? Tutta qui la vostra abilità? Anche se in effetti, anche lui all’inizio non faceva altro che scherzi…” mormorò, osservando Naruto per un istante. “Sarà meglio non sottovalutarvi. Entrambi ignoriamo le capacità dell’altro, quindi cominciamo questa partita in parità.” 
    Filipendo!” urlarono subito i gemelli, lanciando l’incantesimo. 
    Neji tuttavia non si mosse, anzi, cominciò a girare su se stesso, aumentando in pochi secondi la propria velocità, fino a diventare quasi invisibile per i gemelli, che guardarono increduli la loro magia infrangersi contro l’avversario, che si fermò poco dopo. 
    “Visto? Non potete nulla contro di me.” 
    Tuttavia i gemelli sorrisero, mettendo via le bacchette. 
    “Vorrà dire che faremo sul serio.” 
    “Anche voi avete intenzione di combattere senza armi?” 
    “Siamo maghi di Fairy Tail, la bacchetta ormai non ci serve più.” Risposero, per poi battersi tra di loro un pugno, facendo apparire davanti un cerchio magico. “Magia gemella! Ignum! Explosivae rockets!” 
    Il cerchio magico s’illuminò, diventando rosso. Poi, dal nulla, apparvero decine di razzi simili a quelli dei fuochi d’artificio, che si diressero contro Neji. 
    “Impossibile! Come hanno fatto senza possedere nemmeno una goccia di chakra?!” esclamò, saltando giusto in tempo per evitare uno dei razzi, che esplose sul terreno. 
    Immediatamente si ritrovò circondato dagli altri, che minacciarono di colpirlo. 
    “Vittoria!” gridarono entusiasti i due gemelli. 
    Entusiasmo che si esaurì quando il ragazzo tirò fuori da un marsupio una decina di piccoli pugnali, che lanciò contro tutti i razzi, facendoli esplodere e riuscendo così a uscirne indenne. 
    “Come hai fatto?” domandò Fred. “Hai colpito anche quelli dietro di te, senza nemmeno girarti…” 
    Neji sorrise. “Il Byakugan mi permette di vedere tutto ciò che accade intorno a me. Non ho punti ciechi. È come se avessi gli occhi intorno a tutta la testa.” 
    I due rossi lo guardarono con serietà. 
    “Una magia del genere… molti pagherebbero per averla…” 
    “Molti hanno ucciso per tentare di ottenere questi occhi.” Precisò Neji, socchiudendo le palpebre. “E mio padre è stato una delle vittime.” 
    “Senti, a noi non ci importa nulla dei tuoi occhi o di quelli di Hinata!” esclamò George. “Voi volevate entrare dentro Hogwarts, e stando a ciò che Hermione ha rilevato, voi non siete comuni maghi.” 
    “Maghi? Non lo avete ancora capito? Noi non siamo maghi. Siamo ninja.” 
      
    “Ninja?” ripeté incredula Lucy, avendo sentito la conversazione. “Com’è possibile? Non dovrebbero esistere fuori dai libri!” 
    “Lo stesso potremo dire noi dei maghi.” Rispose il ragazzo di nome Shikamaru, avvicinandosi con le mani in tasca e sbadigliando. “Ma direi proprio che voi non siete ninja come noi. E non mi va di pensare che dei semplici civili siano in grado di fare cose del genere. Di conseguenza, darò per buona l’esistenza dei cosiddetti maghi.” 
    La maga degli Spiriti Stellari si voltò a guardarlo. “Civili? Noi siamo membri di Fairy Tail, la gilda di maghi più forte!” esclamò, mostrando il suo tatuaggio. “Abbiamo affrontato creature di ogni tipo, demoni, pazzi psicopatici e padri insensibili… Okay, l’ultimo forse era il meno pericoloso…” 
    “Demoni, eh? Dubito che siano qualcosa di paragonabile ai nostri.” Rispose il ninja, per poi comporre velocemente con le mani una serie di simboli. 
    Lucy fece per allontanarsi, ma con sua sorpresa si ritrovò incapace di muoversi. 
    “Sei già caduta sotto la mia tecnica.” Fece annoiato l’avversario, per poi alzare una mano, cosa che Lucy ripeté contro la sua volontà. 
    “Eh?! Che scherzo è mai questo?!” urlò spaventata, per poi posare lo sguardo di fronte a lei: la sua ombra, seppur tenue, ora era collegata a quella del suo avversario. 
    “Vedo che hai già scoperto come funziona. Devo farti i miei complimenti, sono in pochi che se ne accorgono, soprattutto in una situazione del genere. Inizialmente pensavo che bastasse disarmarvi per rendervi inoffensivi, ma pare che possiate combattere anche a mani nude.” 
    Lucy sorrise. “Allora mi dispiace darti una brutta notizia, ma hai scelto l’avversaria sbagliata. Perché vedi, io non combatto in prima persona.” 
    “Sei completamente controllata dalla mia volontà, cosa credi di poter fare?” 
    “Ad esempio, provare la mia nuova chiave. Ho stretto il contratto, ma non ho ancora avuto modo di usarla in battaglia!” 
    “Contratto?” ripeté l’altro. “Non mi dirai che puoi usare le evocazioni, vero? Ad ogni modo, se non puoi muovere le mani, non puoi evocare nessuno.” 
    “Ed è qui che ti sbagli. Consumerò più energia, però… Apriti, Porta del Centauro! Sagittarius!” urlò. 
    Da sotto la veste di Hogwarts si poté vedere una luce, che la attraversò, per poi prendere la forma di un uomo. 
    Apparentemente sembrava completamente umano, ma quando la luce scomparve, fu possibile notarne i dettagli: gli arti inferiori erano dotati di zoccoli ed erano identici alle zampe di un cavallo, sopra di essi indossava dei pantaloncini a righe verticali bianche e rosse, una camicia bianca e un gilet verde entrambi senza maniche. Le braccia erano coperte da un tessuto marrone, che terminava in polsini neri a forma di zoccolo, la testa era coperta da un cappuccio a forma di testa di cavallo, che lasciava scoperto solo il volto magro e un ciuffo di capelli neri, come la criniera. Infine, dietro la schiena aveva una faretra piena di frecce, mentre nella dritta impugnava un arco bianco. 
    “Pronto pronto, mi sentite?” domandò il nuovo arrivato, incoccando una freccia. 
    Il ninja restò a guardarlo leggermente incredulo. 
    “E quella che razza di creatura è? Non puoi di certo aver evocato un umano! E come hai fatto a chiamarlo senza comporre alcun sigillo?” 
    Lucy continuò a sorridere. “Sono una maga degli Spiriti Stellari e lui è Sagittarius, lo spirito della chiave d’oro di Sagittario. E per quanto riguarda la tua tecnica… Virgo, adesso!” 
    La terra di fronte a lei cominciò a tremare, finché non si spaccò, interrompendo così il contatto tra le due ombre, mentre dal sottosuolo usciva lo spirito della Vergine, che prese in braccio la padrona, allontanandosi di qualche metro. 
    “Ecco fatto. Ora posso essere punita principessa?” domandò una volta messa giù. 
    “Ma perché dovrei punirti?!” esclamò esasperata la bionda, facendola sparire, per poi tornare a guardare il suo avversario. 
    “Non male… non mi aspettavo che avessi simili tecniche…” 
    “Pronto pronto, devo colpirlo signorina Lucy?” domandò Sagittarius, tenendo la freccia puntata su Shikamaru. 
    “Tienilo semplicemente sotto tiro. Preferirei evitare inutili spargimenti di sangue… Fai solo attenzione alla sua ombra, se ti tocca è in grado di controllare i tuoi movimenti.” 
    “Pronto pronto, ricevuto!” 
    Lucy nel frattempo guardò il lago dietro di sé. “Potrei usare Aquarius, ma metterei in svantaggio anche i miei amici… Senza contare che l’acqua è congelata…” 
    Ma con sua sorpresa, Shikamaru si sedette a terra, sbuffando. “Diamine… detesto affrontare femmine… Soprattutto quelle dal cuore tenero… Però così almeno posso evitare di combattere.” 
    “E tu saresti un ninja?” domandò ironicamente la ragazza, guardandolo. 
    “Sì, e sono uno dei più intelligenti. A quanto pare le informazioni che abbiamo raccolto su di voi erano in parte sbagliate. Dubito vogliate fare del male a Hinata.” 
    “E perché mai dovremmo farlo? La conosciamo appena, e non ha fatto nulla contro di noi.” 
    “Come temevo. Beh, non ci resta che aspettare allora.” 
    “Non dovresti fermare i tuoi compagni?” 
    “Dubito che mi darebbero ascolto adesso. L’unico è il maestro Kakashi, ma il tuo amico lo sta tenendo piuttosto impegnato… Inoltre, nemmeno i tuoi di compagni mi sembrano tanto pronti a fermarsi.” 
    Detto ciò si sdraiò del tutto a terra, restando a fissare le stelle. 
    “Pronto pronto, temo di essermi perso qualche pezzo…” commentò lo Spirito Stellare. 
    “Non sei l’unico.” Rispose la padrona. 
      
    “Che cosa sta combinando Lucy?” domandò Gray, guardando da lontano la scena, senza riuscire a sentire nulla. 
    “È stata fortunata. Shikamaru è una delle persone più pigre che conosco.” Rispose Sai, sempre sorridendo. 
    Il mago del ghiaccio sbuffò. “E tu sei senza dubbio il più irritante.” Disse senza mezzi termini. “Per quanto tempo hai intenzione di tenere quel sorriso?” 
    “Ho letto che il sorriso aiuta a relazionarsi con le persone. Certo, il libro non prevedeva persone pervertite che si spogliano in mezzo alla neve.” 
    “Ehi! Io non sono un pervertito! Vorrei vedere te a crescere in mezzo ai ghiacci con una maestra che ti costringeva a restare in mutande! È ovvio che poi mi sia rimasta l’abitudine!” 
    “Capisco… la tua maestra doveva avere qualche rotella fuori posto.” 
    Gray si fece subito serio. “Ritira quello che hai detto.” Ordinò, chiudendo una mano a pugno. “Hai ancora una possibilità di salvarti.” 
    “Non mi dirai che in realtà eri innamorato della tua maestra, vero? O forse è un tuo modo per chiamare tua madre? Dopotutto, se lei non era tua madre, è stato piuttosto crudele da parte sua abbandonarti a una perfetta sconosciuta per crescerti.” 
    “Allora il tuo è un desidero di morte!” urlò Gray, battendo il pugno sul palmo, creando una lancia di ghiaccio, puntandola contro l’avversario, che rispose prendendo una pergamena e un pennello. 
    “Ho forse colpito un tasto dolente?” domandò il ninja, sempre sorridendo. 
    “Non ti permetto di insultare Ur! È solo grazie a lei se oggi sono qui, e l’unico modo che ho per ringraziarla è quello di seguire i suoi insegnamenti!” 
    “Quindi ti ha insegnato a spogliarti di punto in bianco?” 
    “Quella è stata una conseguenza… involontaria! Ci faceva correre in mutande in mezzo ai ghiacci…” rispose sinceramente Gray, per poi scuotere la testa. “Ma adesso non ha importanza! Credi davvero di potermi affrontare con un pennello?” 
    “Ferisce di più la penna che la spada, no?” replicò Sai, per poi cominciare a disegnare. 
    Con immensa sorpresa del mago, l’inchiostro prese vita, creando dal foglio una vera e propria aquila gigante nera, che batté le ali, per poi lanciarsi contro di lui. 
    Gray sbatté subito un pugno sul palmo dell’altra mano, creando uno scudo di ghiaccio con il quale respinse l’attacco, che si dissolse pochi istanti dopo. 
    “Maledizione… mi aspettavo delle rune, non un attacco con l’inchiostro…” si lamentò il mago del ghiaccio. 
    “Interessante… credevo che non ci fosse più nessuno in vita in grado di manipolare il ghiaccio.” Fece invece Sai. “A questo punto, temo di doverti catturare e portare al villaggio.” 
    “Eh? Ma di che diamine stai parlando? Chiunque con energia magica a sufficienza può imparare a usare il ghiaccio. Mica sono nato già capace di manipolarlo.” 
    “Davvero? Interessante… Danzo-sama sarà molto interessato.” 
      
    “Aye… posso sapere perché ce l’hai così tanto con i gatti?” domandò Happy al ragazzo con i tatuaggi sul volto, che ghignò. 
    “Chiamalo istinto. Dopotutto, io sono abituato a combattere con il mio cane.” 
    “Cane? E allora?” 
    A quel punto il ragazzo sbatté gli occhi. “Come sarebbe a dire?” 
    “Perché quest’antipatia a pelle, aye?” 
    “Tu non sai che i cani inseguono sempre i gatti?” 
    “Cosa?! Davvero?! Io pensavo fossero i topi a inseguirci, aye!” 
    “Mi stai prendendo in giro?!” urlò l’avversario, mettendosi a quattro zampe. 
    “Cos-” 
    Ma Happy non riuscì a finire la frase che il ragazzo saltò contro di lui, pronto a colpirlo con le mani, le cui unghie si erano allungate, diventando degli artigli. 
    Il gatto umanizzato saltò di lato giusto in tempo per evitare di essere colpito, destino che invece toccò a una pietra che c’era dietro di lui, che si frantumò in mille pezzi. 
    “M-Ma sei pazzo, aye?!” esclamò il blu, guardando il ragazzo, che si rialzò. 
    “Mi chiamo Kiba Inuzuka, e questo è il mio stile di battaglia. Tu invece sembri diverso dai tuoi amici. Come mai non combatti?” 
    Happy restò in silenzio, per poi sospirare. “La professoressa McGranitt mi chiederà sicuramente perché l’ho fatto… ma non sono pronto a sostenere un combattimento con quest’aspetto.” Disse, per poi prendere la bacchetta e puntandosela addosso. “Finite Incantatem!” 
    Happy fu subito avvolto da una nuvola di fumo, che pochi secondi dopo mostrò all’avversario il suo aspetto da gatto. 
    “Cosa? Sei davvero un gatto?!” esclamò sorpreso. 
    “Già, aye!” rispose lui, facendo apparire le ali e librandosi in volo, tenendo sempre la bacchetta tra le zampe. 
    “Un gatto volante? Che razza di evocazione sei?” 
    “Evocazione? Di che stai parlando, aye? Non sono uno spirito io, aye!” 
    “Non vorrai farmi credere che sei sempre stato così, vero?” 
    “Da quando il mio uovo si è schiuso, aye!” 
    “Uovo? I gatti non nascono dalle uova, idiota!” 
    “Io sì. E ora… all’attacco!” urlò, lanciandosi in volo contro Kiba e con la bacchetta puntata su di lui. 
    Ma il ninja sorrise, per poi comporre con le mani una serie di simboli e sbattendo la mano a terra, creando così una nuvola di fumo che lo avvolse completamente. 
    Happy fermò istantaneamente il suo attacco, restando sospeso a mezz’aria, mentre di fronte a lui comparve un cane gigante, con la bocca piena di bava che presto si schiuse mostrando i denti. 
    “Aye?! Anche lui non era umano?!” 
    Il cane ringhiò per poi lanciarsi contro di lui, spiccando un salto, costringendolo a virare velocemente per evitarlo. “Qualcuno mi aiuti!!!” 
    Come a esaudire la sua richiesta, di fronte a lui si materializzarono dal nulla un centinaio di piccole fatine, tutte con in mano uno scudo, che si frapposero tra i due, respingendo l’attacco. 
    Il cane grugnì, per poi esplodere in una nuvola di fumo, lasciando cadere a terra Kiba, che alzò lo sguardo. 
    Happy osservò incredulo le fatine, che si girarono verso di lui, per poi sorridere e scomparire. 
    “Aye? E loro da dove sono spuntate fuori?” 
      
    “E quella magia a chi apparteneva?” esclamò sorpresa Hermione, cercando di analizzarla, senza però ottenere alcun risultato, visto che era sparita prima che potesse fare qualcosa. 
    “È piuttosto imprudente da parte tua voltare le spalle all’avversario.” Disse la ragazza bionda, per poi comporre anche lei una serie di simboli con le mani, accasciandosi subito dopo a terra. 
    “Cos-” fece per replicare la strega, interrompendosi perché all’improvviso diventò tutto buio. 
    Quando riuscì ad aprire gli occhi, si ritrovò sdraiata su un pavimento bianco. Si alzò e si guardò attorno, trovando il simbolo di Fairy Tail in un cielo anch’esso bianco. 
    Di fronte a lei, la ragazza dai capelli biondi si guardava in giro confusa. 
    “Che cosa significa questo? Dove sono finita?!” la sentì lamentarsi preoccupata. 
    “Non ho idea di che tecnica tu abbia usato… ma immagino che il tuo obiettivo fosse mettermi fuori gioco, vero?” domandò la castana, avvicinandosi lentamente, facendola girare. 
    “Avrei dovuto prendere il controllo del tuo corpo. Così avrei potuto usarti come ostaggio o per attaccare i tuoi compagni.” 
    “Piuttosto subdolo come piano, ma, a quanto pare, Fairy Tail non permette che qualcuno prenda il controllo della mente dei suoi membri così facilmente.” Disse Hermione, indicando il simbolo nel cielo. 
    “Fairy Tail… ancora quel nome. Cos’è? Una persona? Una città?” 
    “Non credo che dovrei essere io a spiegarlo, visto che sono una delle ultime arrivate, ma ci proverò lo stesso. Fairy Tail non è semplicemente un posto, è un luogo dove noi maghi ci riuniamo per parlare, per divertirci, e anche per combattere. Fairy Tail è il nostro legame.” 
    La ragazza restò immobile per qualche secondo, per poi sorridere. 
    “Capisco… è la vostra volontà del Fuoco quindi.” Riassunse. “Allora credo proprio che sia il caso di rendere questa sfida completa. Il mio nome è Ino Yamanaka.” 
    “Io sono Hermione Granger. Qui immagino non possa sentirci nessuno, e io preferisco parlare piuttosto che combattere.” 
    A quel punto Ino sospirò. “Una Shikamaru femmina in poche parole… Ho paura a immaginare cosa sarebbe successo se fosse stato lui ad affrontarti… probabilmente ti avrebbe sfidato a shogi alla fine.” 
    “Se non sbaglio è una versione diversa degli scacchi, esatto? In quel caso, avrebbe dovuto sfidare Ron, è lui il più bravo in quel gioco.” 
    “E va bene, facciamo come vuoi tu. Però dovrai rispondere alle mie domande.” 
    “A condizione che tu faccia lo stesso. Una domanda per volta direi che è il compromesso migliore.” 
    “Andata. Cosa volete da Hinata?” 
    “Harry e Natsu l’hanno trovata ferita nella Foresta Proibita. L’abbiamo curata e la stiamo aiutando a riprendersi. Non avevamo idea che fosse un ninja, eravamo sicuri che fosse una Babbana con una minima traccia di energia magica. Come fate a usare quelle tecniche senza magia?” 
    “Si chiama chakra. La maggior parte dei ninja ne ha una certa quantità al suo interno, grazie al quale può usare i Jutsu, o attivare le proprie abilità innate. E la magia invece come funziona?” 
    “Direi allo stesso modo. I maghi sono solo una parte della popolazione, e resta nascosta agli altri. Convogliamo la magia grazie all’aiuto di formule e strumenti, rendendola così reale. Da dove venite?” 
    “Siamo del Villaggio nascosto della Foglia, Konoha. Non abbiamo la più pallida idea di dove siamo, abbiamo solo trovato le tracce di sangue di Hinata e le abbiamo seguite fin qui. Credo che la prossima domanda sia ovvia.” 
    “Vi trovate alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, in Inghilterra. Non ho mai sentito parlare del vostro villaggio, quindi posso presumere che siate di un altro mondo. Avete idea di come siete giunti qui?” 
    “Nessuna. Ci siamo risvegliati dopo lo scontro tra Naruto e Pain, ed eravamo in quella foresta. Cosa avete intenzione di fare con noi?” 
    “Credevamo voleste attaccare il castello, e così abbiamo preso noi l’iniziativa. Ignoravamo che foste compagni di Hinata, o avrei cercato di convincere gli altri ad agire in maniera pacifica, ma temo che sia troppo tardi per questo… Chi è Pain? Naruto se non sbaglio è quel ragazzo biondo.” 
    “Pain è colui che ha distrutto il nostro villaggio, uccidendo decine di ninja. Ma alla fine si è pentito grazie a Naruto, e sacrificando la sua stessa vita ha riportato indietro tutti coloro che aveva ucciso.” 
    “Un essere così potente… incredibile…” mormorò Hermione, per poi guardare l’altra ragazza. “Allora direi che alla fine è stato tutto un enorme malinteso. Aspettiamo che i nostri rispettivi compagni si calmino, poi possiamo tentare di spiegare tutto.” 
    “Questa Shikamaru me la farà presente la prossima volta che mi lamenterò della sua pigrizia… ti avverto, potremmo metterci qualche minuto a riprendere i sensi. Non era mai successa una cosa del genere.” Spiegò Ino, per poi comporre un simbolo con le mani, facendo dissolvere tutto quanto. 
      
    “Hermione!” urlò Ron, vedendo la compagna accasciarsi a terra priva di sensi. 
    “Non temere, non è morta.” Gli fece il ragazzo vestito di bianco, avvicinandosi. “A quanto pare la vostra conformazione è diversa dalla nostra, altrimenti Ino non avrebbe fallito con la sua tecnica.” 
    Il Weasley si voltò a guardarlo. “Senti amico, io non ho niente contro di te, non possiamo fare come quello lì con la testa ad ananas e Lucy?” 
    “Mi spiace, ma voi avete rapito una nostra compagna, e ora la pagherete. Non lascerò che qualcun altro del nostro gruppo se ne vada senza che io tenti di impedirlo.” 
    Dicendo ciò, dalle maniche e dal colletto del suo vestito cominciarono a uscire centinaia di piccoli insetti neri, che presero a ronzargli attorno, facendogli quasi da scudo. 
    “Insetti?!” esclamò Ron. “Ma dove li tenevi?!” 
    “Vivono in simbiosi con me. Se penso a quello che abbiamo affrontato in quella foresta… Mai visti ragni così grandi…” 
    “Non nominarli!” urlò il rosso, facendo alzare un sopracciglio all’avversario. “Io li odio, i ragni. E se ti chiedi il perché, rifai la domanda a quei due!” continuò, indicando i gemelli, ancora impegnati nella loro lotta contro Neji. 
    “Beh, allora abbiamo qualcosa in comune.” 
    “Anche i tuoi fratelli hanno trasformato il tuo orsacchiotto di peluche in un ragno gigante?” 
    Il ragazzo restò in silenzio. 
    “Mi chiamo Shino Aburame.” Disse infine, ignorando totalmente la frase appena sentita. “E il mio compito è sconfiggerti.” 
    Dopo tale annuncio, i suoi insetti partirono a tutta velocità contro Ron, che si vide costretto a buttarsi di lato per evitarli. 
    “È inutile scappare. I miei insetti possono trovarti ovunque, e sono più veloci di te.” 
    Ron si rialzò digrignando i denti, per poi alzare la bacchetta. “Incendio!” 
    Subito scaturì una fiammata che colpì lo sciame, che tuttavia si disperse subito, sacrificando solo poche decine dei suoi membri. 
    Il rosso cercò di ripetere l’attacco, ma con sua sorpresa un secondo sciame lo colpì alla mano, facendogli cadere la bacchetta. 
    “Tu non sei come gli altri. Non hai nemmeno accennato a mettere via quel bastone, quindi posso dedurne che tu non sia in grado di usare questa vostra magia se ne sei privato. Quindi senza quello sei indifeso.” Illustrò Shino, mentre al suo fianco altri due sciami si riunivano, per poi lanciarsi all’attacco. 
    Ron cominciò subito a correre, cercando di evitare che gli insetti lo raggiungessero. 
    “Ma perché succede tutto a me?! Prima i pirati, poi Deliora, e ora questo!” 
    In quel momento gli tornò in mente una frase che Harry gli aveva detto quell’estate. 
    “La Magia è molto misteriosa. Non possiamo mai dire come e quando si risveglia, ma credo che in situazioni di pericolo, si possa velocizzare il processo.” 
    “Forse…” mormorò, deglutendo. “Forse può funzionare.” 
    Facendo appello a tutto il suo coraggio, il Weasley si fermò di colpo, girandosi verso i due sciami. “Anzi, deve funzionare!” urlò, alzando le mani a difesa di se stesso. 
    L’intero parco fu subito illuminato a giorno, costringendo tutti i presenti a chiudere gli occhi. 
    Pochi secondi dopo la luce si affievolì, comprimendosi in un solo punto, ovvero le mani di Ron, che rimasero luminose. 
    Gli insetti di Shino erano tornati dal loro proprietario, il quale guardava impassibile la scena grazie ai suoi occhiali da sole. Ma la sorpresa maggiore era del minore dei Weasley, che stava osservando meravigliato le proprie mani. 
    “Ci… Ci sono… Ci sono riuscito!” urlò entusiasta, alzando un pugno verso l’alto, lanciando in contemporanea una sfera di luce che si creò autonomamente dalla sua mano, la quale esplose, illuminando di nuovo la volta notturna. 
    Ron abbassò il braccio, osservando l’energia che circondava la mano, per poi tornare a guardare l’avversario. 
    “Ehm… credo di dover fare un po’ di pratica…” mormorò imbarazzato. 
    “Così anche tu puoi usare la tua tecnica senza bisogno di uno strumento ausiliario.” Osservò lui. “Tuttavia, mi pare di capire che anche tu lo abbia scoperto solo pochi istanti fa.” 
    Il Weasley lo guardò serio, per poi alzare nuovamente le braccia. “Dicono che non c’è niente di meglio di un combattimento per fare pratica. Credo sia il momento di verificarlo.” 
      
    Sakura si abbassò all’indietro, evitando così un affondo della spada di Titania. 
    “Non sei male.” Ammise lei. “Sono ben pochi coloro in grado di evitare un mio attacco.” Si complimentò. 
    “Lo stesso potrei dire io. Hai preso un mio pugno in pieno e sei ancora in piedi.” 
    “Quello lo chiami pugno?” la canzonò Erza. “Non prendermi in giro, da piccola ne sapevo dare di più forti.” 
    “Davvero? Voglio proprio vedere!” esclamò la rosa, per poi lanciarsi contro l’avversaria, pronta a colpirla con il pugno destro. 
    La maga sorrise, per poi lanciare indietro le spade, imitandola. “Allora vediamo chi ha più forza bruta!” 
    Nel momento in cui i due pugni entrarono in contatto, attorno alle due ragazze si creò una piccola voragine, e la forza d’urto scagliò in giro decine di pietre, mentre le due restarono una contro l’altra, entrambe decise a non demordere. 
    “I-Incredibile…” balbettò Kakashi, osservandole mentre saltava indietro per evitare un colpo di vento lanciandogli contro da Harry. “Sakura è forte a sufficienza da rompere tutte le ossa di una persona normale!” 
    “Erza non è una persona normale.” Rispose Majutsu, sorridendo. “Io e lei siamo tra i maghi più forti di Fairy Tail!” 
    Ma prima che potesse aggiungere altro, in mezzo ai due passò Natsu che con le braccia avvolte dalle fiamme, inseguiva Naruto, il quale atterrò sul lago ghiacciato. 
    “Come fai?” domandò il biondo, guardando il Dragon Slayer. “Non hai usato alcun sigillo, eppure sei riuscito a usare il fuoco… è un’abilità innata?” 
    “Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando!” replicò Salamander, aumentando le fiamme attorno a lui. “È stato mio padre a insegnarmi a usare questa magia. E lasciami dire che tu non sei lontanamente al mio livello!” 
    Il biondo lo guardò serio, per poi incrociare le dita e pronunciare una formula che il mago non riuscì a capire. Pochi secondi dopo, dal nulla, apparvero centinaia di cloni del ninja, uno accanto all’altro. 
    “Eh?” fece Natsu, guardando incredulo la scena. 
    “Non fai più il gradasso adesso, eh?” dissero tutti insieme i Naruto, sorridendo. 
    Il Dragon Slayer restò in silenzio, per poi mostrare anche lui un sorriso. “Non male, ma credi davvero che basti questo per farmi demordere?” Detto ciò, cominciò ad aspirare l’aria, gonfiando al massimo i polmoni. “Ruggito del Drago di Fuoco!” urlò, scatenando un vero e proprio fiume di fiamme che riversò contro l’esercito di cloni, sciogliendo il ghiaccio, dopodiché saltò indietro, atterrando sulla riva del lago e pulendosi la bocca con il braccio. “Spero non ti dispiaccia fare un bagno nell’acqua gelata.” Aggiunse divertito, aspettando che le fiamme svanissero. 
    “A dire la verità, al momento non ho alcuna intenzione di farmi un bagno!” rispose Naruto, emergendo dalle fiamme con solo quale bruciatura. La cosa che tuttavia sorprese di più il mago era il fatto che era in piedi sulla superficie del lago. 
    “Tu… Tu stai camminando sull’acqua!!!” urlò Dragonil, indicandolo come se fosse un pazzo. 
    “È una cosa che ho imparato a fare molto tempo fa.” Rispose il ninja, per poi indicare con un pollice il muro del castello dietro di lui, dove tranquillamente in piedi sulla parete c’erano ancora una decina dei suoi cloni. “E non è l’unica cosa che so fare.” 
    Due dei cloni atterrarono al suo fianco, mentre lui tendeva il palmo in avanti. 
    L’aria cominciò a vorticare sopra essa, mentre le due copie poggiavano le loro mani sopra quella dell’originale. Sotto gli occhi increduli di Natsu, dal nulla si creò una sfera azzurra, che continuava a vorticare su se stessa. 
    I due cloni scomparvero in una nuvola di fumo, mentre Naruto cominciava a correre sull’acqua, diretto contro l’avversario. 
    “Rasengan!” urlò, preparandosi a colpirlo. 
    “Non credere di spaventarmi per così poco!” replicò l’altro, preparandosi a respingerlo con il fuoco. 
    Ma prima che potesse fare qualcosa, si sentì tirare indietro dalla tunica. Mentre volava indietro vide Harry, che evocava la sua armatura, prendendo il suo posto. Pochi istanti dopo un’esplosione ricoprì il luogo dello scontro, facendo tremare la terra e costringendo tutti a fermarsi. 
    Quando il fumo si dissipò, Majutsu riemerse da esso in ginocchio, nuovamente in divisa e ansimando. 
    A pochi metri da lui, sdraiato a terra, Naruto aveva il fiato corto. “Come… Come hai fatto…?” chiese a fatica, cercando di guardare il moro. 
    “Questo dovrei essere io a chiederlo a te.” Rispose l’altro. “Quella tecnica… era potente quasi quanto il Jupiter, e non dovrebbe esserci umano in grado di usare una simile potenza. Mi hai costretto… a usare quasi tutto il mio potere magico…” 
    Con sorpresa del mago, il biondo si rialzò, barcollando. “Io… Io non mi arrenderò…” disse, facendo spalancare gli occhi a Harry. “Ho qualcosa di importante da fare… Devo salvare Hinata… come lei ha salvato me. Rassegnati al fatto che-” 
    “…che io mi rassegni!” concluse Majutsu, guardandolo incredulo. “Ma allora…” 
    “Eh?” fece Naruto. “E tu come fai a sapere cosa stavo per dire?” 
    “Non è possibile… quella frase… io l’ho già sentita…” continuò Potter, alzandosi. “Nei miei sogni…” 
    “Nei tuoi sogni?” chiese Kakashi, avvicinandosi. 
    Ma tutto ad un tratto, il moro scoppiò a ridere. 
    “Ora capisco… Ora capisco perché mi sembravate familiari!” esclamò divertito, mentre i suoi compagni si avvicinavano. 
    “Aye… Vuoi dire che è lui?” chiese Happy. 
    “Sì… Ora l’ho riconosciuto. In queste settimane non ho sognato altri che me stesso nei panni di Naruto.” Spiegò Harry, portandosi una mano sul volto. “Ma perché…? Non l’ho mai visto prima…” 
    “La magia è ancora un grande mistero, Harry.” S’intromise Silente, mentre appariva come dal nulla, scendendo le scale. “E i sogni lo sono ancor di più.” 
    “Preside!” esclamò sorpresa Erza. “Da quanto tempo eravate qui?” 
    “Direi fin dall’inizio.” Rispose lui, sorridendo. “Ma mi sembrava che ve la steste cavando bene.” 
    Dopo aver detto ciò, si rivolse a Kakashi. “Se ho ben capito, tu sei il capo del gruppo, esatto? Vorrei parlarne per chiarire questo equivoco.” 
    “Chi mi assicura che non avete intenzione di attaccarci alle spalle?” domandò Kiba. 
    “Sono solo un povero vecchio, vi aspettate davvero che vi attacchi?” 
    In ninja dai capelli argentati restò a osservarlo in silenzio per qualche secondo, per poi alzare la mano verso gli altri, intimandoli a non intervenire. 
    “Va bene.” Disse semplicemente. 
      
      
    “Tanto trambusto per nulla…” mormorò una voce, mentre la proprietaria guardava la scena dall’alto di una delle torri. 
    Una fatina si sedette sulla sua spalla ridacchiando, per poi scomparire in una scia di luci. 
    “Fairy Tail, eh?” continuò, sorridendo e alzandosi in piedi sul cornicione della finestra. “Chissà come la prenderanno quando sapranno di me.”


     
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    Capitolo 36: Colpi di scena nella Sala Grande! - Torna all'indice dei capitoli
    Il falso Neville era seduto sul bordo di una delle torri, guardando il cielo stellato.
    Aveva appena assistito alla lotta tra i ninja e i maghi di Fairy Tail, e ora rifletteva in silenzio.
    “La loro forza si equivale…” rifletté, alzandosi. “Non pensavo che ti avrei ritrovato anche qui… Kakashi.”
    Dicendo ciò, si portò una mano sul volto. Pochi istanti dopo, fu avvolto da una nuvola di fumo.
    “Ma mi hai fatto un favore… dopotutto, hai portato con te l&#39;Enneacoda. Grazie a lui risparmierò un sacco di tempo.” disse, riemergendo dalla nube, ma ora era più alto, e al posto della divisa di Hogwarts indossava una tunica nera con una trama a nuvole rosse ornate di bianco.
    Infine, a coprirgli il volto aveva una liscia maschera arancione con una serie di cerchi concentrici disegnati sopra e un unico foro per l’occhio destro.
    “Domani… sarà la fine di questo mondo!” decretò. “E finalmente il mio sogno diventerà realtà.”
     
     
    “Capisco…” disse Kakashi, una volta che il gruppo finì di ascoltare la spiegazione di Silente, che li aveva riuniti nella Sala Grande, dove gran parte dei ninja era rimasta incantata dallo spettacolo del soffitto. “Quindi Hinata sta bene.”
    “In questo momento sta riposando, ignara di tutto quello che è successo stasera.” lo tranquillizzò il preside.
    “Meno male.” sussurrò Ino, portandosi una mano sul cuore.
    “Sarebbe bastato che vi foste fatti vedere subito e non vi avremmo attaccati. Ci eravamo accorti che ci stavate spiando, e solitamente chi si comporta così non ha buone intenzioni.” commentò Harry, che assieme agli altri maghi era seduto al tavolo di Grifondoro, a eccezione di Happy, che era stato mandato da Silente dalla McGranitt per essere nuovamente trasfigurato.
    “E voi potevate chiederci conferma, no?!” replicò Kiba in un impeto d’ira. “Provate a mettervi nei nostri panni! Ci siamo ritrovati in un bosco pieno di creature assurde, pieno di tracce di sangue di una nostra amica e poi davanti a un castello posto sotto illusione per nasconderlo. Cosa dovevamo pensare?!”
    “Illusione?” ripeté Hermione confusa. “Intendi gli incantesimi per tenere lontani i non maghi?”
    “Illusioni, incantesimi, chiamateli come diamine volete!”
    “Questo è strano… non dovrebbe essere così facile scioglierli.” rifletté Silente. “Ma ormai non dovrei sorprendermi di ciò che gli altri mondi riservano.”
    “Ehi, vecchio, per caso conosci un modo per farci tornare a casa?” domandò Naruto, poco prima di ricevere un pugno in testa da Sakura, che lo spedì direttamente a terra.
    “Un po’ di educazione mai, eh?” esclamò irata, per poi sospirare. “Chiedo scusa da parte sua, non sa mai quando portare rispetto.”
    “Mi ricorda qualcuno.” ridacchiò Erza, guardando Natsu.
    “Ehi, ora che ci penso, non è che magari vengono dal passato?” chiese Ron, indicando il biondo. “Quel ragazzo sembra la fotocopia di Natsu, a parte il colore dei capelli, che però corrispondono a quelli di Sakura…”
    Tutti si voltarono a guardarlo, Natsu, Naruto e Sakura in primis.
    Pochi secondi dopo, la rosa fu avvolta da un’aura oscura, per poi cominciare a far scrocchiare i pugni.
    “Dimmi un po’, maghetto da quattro soldi, vuoi che ti rompa un osso per volta o direttamente tutti insieme? Non hai che da chiedere!”
    Il Weasley deglutì, sbiancando. “C-Credo c-che p-passerò, g-grazie…” balbettò terrorizzato.
    “Ad ogni modo, la domanda di Naruto ha senso. Tra i vostri incantesimi ce n’è qualcuno in grado di aiutarci?” intervenne Shikamaru.
    Silente si passò la mano sulla barba. “Fanny potrebbe aiutarvi… tuttavia, potrebbe volerci parecchio tempo. Per trovare Harry, che si era smarrito in un altro mondo, ci ha messo tre anni.”
    “E anticipando la vostra domanda, non ho la più pallida idea di come abbia fatto a finire in un altro mondo, senza contare che sono capitato in uno totalmente a caso.” rispose il diretto interessato, sospirando. “Beh, io credo che me ne andrò a dormire. Abbiamo risolto la situazione, e ora non ci resta che aspettare.”
    “Ehi, aspetta! E Hinata?” domandò Naruto.
    “Se la vuoi incontrare, seguimi. Non c’è nessun problema, vero preside?”
    “No, tranquillo. Avrei comunque chiesto a uno dei loro ospiti di seguirti. Vedete solo di non distruggere nulla lungo il percorso: Mastro Gazza è già abbastanza teso, non so come potrebbe reagire. Mi sto già chiedendo come Hagrid prenderà la notizia di dover sistemare il parco.”
    “Cercherò.” rispose ridacchiando il moro, per poi uscire dalla sala, seguito da Naruto.
    “Qui l’unica cosa che cadrà a terra sarà Hinata.” ridacchiò Kiba.
    “Uh? Cosa vuoi dire?” chiese Lucy.
    “Devi sapere che Hinata ha una terribile cotta per Naruto. Tanto che spesso e volentieri sviene quando gli è troppo vicina. Poi dopo quello che ha fatto per lui…”
    “Che cos’ha fatto?” domandò incuriosito Natsu.
     
     
    “Ci tieni proprio a Hinata, eh?” domandò Harry, cercando di non ridere di fronte alla faccia del biondo, che continuava a indicare i quadri incredulo.
    “B-Beh… la situazione è un po’ complicata… prima di tutto, Hinata è una mia amica.”
    “Amica, eh?”
    “Già. Abbiamo frequentato insieme l’Accademia, ma siamo finiti in due squadre diverse. Sinceramente non ho svolto molte missioni insieme a lei. Però…”
    “Però?”
    “È successo durante l’ultimo scontro che ho sostenuto. Ormai ero prossimo a essere catturato e ucciso ma Hinata si è messa in mezzo, nonostante fosse più debole del nostro avversario. E lì mi ha detto qualcosa che non mi sarei mai aspettato di sentire, specie in un momento come quello…”
    Harry lo guardò di sottecchi e vide che si stava grattando una guancia come se volesse essere sicuro di star pensando correttamente.
    “Non ti avrà chiesto un autografo spero. Mi è sembrato di capire che nel vostro gruppo, tu abbia una certa importanza.”
    “N-No, non direi… come intelligenza non sono di certo il migliore, tuttavia, non posso di certo tirarmi indietro per una simile sciocchezza. E poi credimi, fino a qualche anno fa il mio nome era collegato solo a odio.”
    “Mi vuoi dire che da bambino eri odiato? Scusa, ma mi sembra difficile da credere. I tuoi genitori non dicevano nulla?”
    “Sono morti il giorno in cui sono nato.” rispose senza mezzi termini il biondo, portandosi una mano sulla pancia. “Uccisi da qualcuno che mira solo a distruggere il nostro mondo…”
    “Mi dispiace, non ne avevo idea. Dalle mie visioni, questo non era chiaro.”
    “A proposito, come sarebbe a dire che mi sognavi?”
    “Non so come dirlo, mi sono ritrovato più volte a impersonarti. Non so nemmeno io come mai. Forse è perché ho viaggiato da solo tra i mondi, o non so… sarà familiarità tra orfani.”
    “Anche tu?”
    Harry sorrise amaramente. “I miei furono uccisi da un mago malvagio quando avevo solo un anno, e sono morti per proteggermi. Io sono l’unico a essere sopravvissuto, e porto sempre con me il segno di quel giorno.” spiegò, indicandosi la cicatrice. “La nota positiva è che per qualche misterioso motivo, ho respinto quel mago, distruggendone il corpo. Per undici anni il mondo magico mi ha acclamato come eroe, ed io ho vissuto per sette anni dai miei zii, che probabilmente mi odiavano proprio perché i miei genitori erano dei maghi. Solo a otto anni ho finalmente conosciuto la gioia, ed è stato quando ho incontrato per la prima volta Natsu e gli altri.”
    “Vedo che siamo più simili di quanto sembra. Abbiamo condiviso esperienze simili. Io fino a dodici anni sono cresciuto con tutto il villaggio che mi odiava, mi disprezzava… erano ben poche le persone dalla mia parte. E non riuscivo a capirne il perché.”
    “E ora?”
    Harry notò che Naruto si portò nuovamente la mano sulla pancia.
    “Non saprei… il nostro villaggio è stato distrutto, ma non è morto nessuno… Però è successo tutto per causa mia.”
    “Un villaggio, eh? Non per sminuirti, ma non mi sembra granché.” replicò Harry, guadagnandosi un’occhiata sorpresa. “Noi siamo abituati a devastare città mentre combattiamo, ovviamente senza mai uccidere nessuno. Abbiamo giusto qualche grana con il concilio ma nulla di più.”
    Mentre dicevano ciò, raggiunsero il ritratto della Signora Grassa, che chiese la parola d’ordine a Harry.
    “Parla?!” urlò incredulo il biondo, facendo un salto indietro e indicando il ritratto con il dito, tenendo gli occhi sgranati. “Com’è possibile?!”
    “Magia?” replicò divertito Harry, voltandosi verso il quadro per pronunciare la parola d’ordine.
    Ma prima che potesse cominciare, il passaggio si aprì, lasciando uscire Hinata.
    “H-Harry, eccoti, dove-”
    Ma la ragazza s’interruppe nel momento stesso in cui andò a sbattere contro Naruto, che era proprio davanti a lei.
    La mora alzò lo sguardo, incrociandolo con quello di Naruto, che le sorrise.
    “Ciao Hinata!”
    La ragazza restò in silenzio, mentre la sua faccia cominciava a diventare completamente rossa.
    Pochi secondi dopo dalle sue orecchie uscirono due comici sbuffi di fumo, dopodiché cadde a terra priva di sensi, ma con un sorriso beato stampato sul viso.
    “Eh?” esclamarono i due ragazzi in sincronia, guardando increduli Hinata, che sembrava emanare calore dal volto, ancora rosso.
    “Ma perché quando mi vede ha quasi sempre questa reazione?” si chiese ad alta voce Naruto, per poi spalancare gli occhi, sorridendo poco dopo. “È vero… me l’ha pure detto…”
    “Di cosa stai parlando?” chiese Majutsu, guardandolo.
    Naruto scosse la mano davanti al viso. “Niente, parlavo tra me e me. Ora… mi potresti dire dove posso portarla?” domandò il ninja, prendendo l’amica tra le braccia.
    “Riportarla pure dentro. Ci sono delle poltrone dove puoi lasciarla riposare.” rispose lui, poco prima di sentire uno sbuffo di vento. “Tu entra pure, io ti raggiungo tra poco.” aggiunse.
    Naruto annuì, attraversando il passaggio, che si richiuse subito dopo.
    “Tu non entri?” domandò la Signora Grassa, ottenendo un sorriso come risposta.
    “Non subito.” rispose Majutsu, allontanandosi.
    Harry continuò a camminare per cinque minuti buoni, finché non si ritrovò in un corridoio deserto.
    “Non c’è nessuno.” avvertì una voce, mentre una figura appariva dietro di lui.
    “Bene. Allora, hai scoperto qualcosa?”
    “Sì. Quello che dicono è vero, sono letteralmente apparsi dal nulla. Dove sono comparsi ci sono ancora i segni del loro arrivo. Tuttavia… ho trovato un luogo con gli stessi segni.”
    “Quindi significa che c’è qualcun altro oltre a loro. Forse è il posto dov’è arrivata Hinata?”
    “Ne dubito. La differenza tra i due luoghi… è che il secondo è circondato dal nulla. Chiunque sia arrivato ha distrutto tutto. E sembra che sia passato almeno qualche mese.”
    “Qualche mese?” ripeté sorpreso Harry, voltandosi a guardare la figura.
    “Già.”
    “Capisco… hai idee di dove possa essere finito?”
    “Temo di sì.”
    Majutsu sospirò. “Dovrò vedere se in questo mondo c’è qualcuno in grado di verificare se sono maledetto. I guai mi seguono ovunque vada. Ma se è qui… dove diamine è nasco-”
    Il moro s’interruppe di colpo, prendendo la Mappa del Malandrino e cominciando a esaminarla.
    “No… Non può essere…” borbottò con le mani che tremavano.
    “Che cosa succede?”
    “Si è nascosto sotto i nostri occhi… Ci ha tenuto sotto controllo senza che nessuno di noi sospettasse nulla!”
    “Di chi stai parlando?”
    “Della persona che manca all’appello. Non so come, ma è riuscito a ingannare anche la mappa-”
    “Non bisogna tenere presente solo un punto di vista, sai?” lo interruppe una voce femminile divertita, che costrinse Majutsu e l’altra figura ad alzare lo sguardo, fino alle travi del soffitto, su cui sedeva qualcuno, che stava muovendo tranquillamente le gambe. “Anch’io sono riuscita a non farmi rilevare da quella mappa, eppure sono stata qui tutto il tempo.”
    “Tu sei…”
    “Ho un accordo da proporti, e credo che sarà vantaggioso per entrambi.” continuò la misteriosa persona, mentre una fatina appariva al suo fianco, ridacchiando.
    Harry restò in silenzio.
    “Vedo che non ti fidi del tutto, eh? Scelta saggia… in fondo, ho appena distrutto l’immagine che avevi di me.”
    “Puoi andare.” disse Majutsu, rivolto al suo alleato. “Ti chiamerò ancora in caso di bisogno. Grazie mille per l’aiuto.”
    La figura annuì, per poi allontanarsi.
    “Allora… da quanto tempo sai di noi?” domandò il moro, tornando a parlare con la nuova arrivata.
    “Oh, direi da inizio anno. Non avete fatto granché per nascondervi.”
    “Che cosa vuoi?”
    “Unirmi a Fairy Tail.” rispose lei schietta. “Unirmi a Fairy Tail e venire con voi nel vostro luogo d’origine. E in cambio… vi aiuterò ad affrontare l’impostore. L’effetto sorpresa è sempre efficace, direi che è il caso che anche voi ne abbiate uno.”
    Dicendo ciò, saltò giù, facendo apparire altre fatine che la aiutarono a rallentare la discesa, permettendole di atterrare dolcemente davanti al mago.
    “Allora, abbiamo un accordo?” domandò, porgendogli la mano.
    Harry la guardò, per poi sorridere e annuire, stringendola. “Direi proprio di sì. Benvenuta a Fairy Tail!”
     
     
    Il giorno successivo passò senza problemi. Silente aveva chiesto ai ninja di restare nascosti al resto della scuola per la sicurezza di entrambe le parti, e così la giornata era passata senza problemi.
    Fu solo verso mezzanotte che una figura apparve tra i corridoi, dirigendosi verso la Sala Grande.
    Una volta giunta di fronte al grande portone che in quel momento chiudeva la stanza, proseguì senza alcun problema, passando attraverso il legno. Continuò a camminare finché non arrivò di fronte al tavolo degli insegnanti.
    La luce della luna filtrava nella sala grazie alla magia del soffitto, assieme alle stelle, quella notte perfettamente visibili.
    “Finalmente… è giunto il momento di iniziare il mio piano. Non avrò l’energia necessaria, ma poco importa. Qui nessuno può opporsi a me.”
    “Su questo punto, avrei qualcosa da ridire.” disse una voce.
    La figura si voltò, mostrando così il suo mantello nero con nuvole rosse, come anche la maschera arancione con un unico spiraglio per l’occhio destro.
    In quel momento le candele della Sala Grande si accesero tutte insieme, illuminando perfettamente tutta la stanza, rivelando così all’impostore il gruppo di Fairy Tail al gran completo, con l’aggiunta dei ninja, che uscirono allo scoperto da sotto i vari mantelli dell’invisibilità.
    “Tu!” urlò Naruto, senza nascondere la sua rabbia. “Come fai a essere qui?!”
    “Lo conoscete?” domandò Natsu, battendo i pugni tra di loro, ansioso di menar le mani e lasciando uscire qualche fiamma dai palmi.
    “Sfortunatamente sì. Pare che ci sia lui dietro all’attacco di sedici anni fa al nostro villaggio.” rispose Kakashi.
    “Ma che onore… l’intero gruppo di Fairy Tail e gli stupidi ninja della Foglia.” asserì la figura, osservandoli. “Quindi alla fine mi avete scoperto.”
    “Che cosa ne hai fatto di Neville?” domandò Titania.
    “Neville? Ah, già, quel moccioso che ho usato come copertura… è ancora vivo, se è questa la vostra preoccupazione… tuttavia, dubito che potrà parlarvi.”
    “Maledetto!” sbraitò Kiba. “Non ti è bastato mandarci contro Pain? Vuoi attaccare anche un altro mondo?!”
    “Oh, io non direi proprio attaccare… Diciamo solo, usare per realizzare il mio scopo… In fondo, Tobi è un bravo ragazzo!” esclamò, dicendo l’ultima parte con voce quasi infantile.
    “Bastardo!!!” urlò Salamander, facendosi avvolgere completamente dal fuoco e partendo all’attacco.
    Ma con sua sorpresa gli passò attraverso, come se fosse stato un fantasma.
    “Cos-”
    “Non potete colpirmi. I vostri amici ninja ci hanno provato non molto tempo fa e non sono riusciti a farmi alcun danno.”
    “Questa volta siamo più preparati.” replicò Hatake, per poi alzare il coprifronte dall’occhio, rivelando così un’iride rossa con tre tomoe nere attorno alla pupilla.
    “E quello che razza di occhio è?!” esclamò sorpreso Fred, voltandosi verso l’argenteo.
    “Quello è lo Sharingan.” spiegò Tobi, alzando lo sguardo verso di loro, mostrando la medesima iride. “Un occhio in grado di far cadere chi lo guarda preda di potenti illusioni.”
    “Allora sei stato tu con i bolidi!” urlò George. “Se stato tu a creare tutti quei bolidi falsi!”
    “Esatto, Weasley. Ma forse v’interessa sapere di più un’altra cosa… ovvero che ci sono io dietro agli attentati avvenuti di recente.”
    “Vuoi dire che sei tu l’erede di Serpeverde?” chiese Hermione, confusa.
    “Oh, no, no. Semplicemente ho aiutato l’erede, in modo che nessuno potesse scoprirlo. Colin, Justin, Nick Quasi Senza Testa… Sono stato presente a tutti gli attentati. Quindi sì, io sono l’unico che sa chi è.”
    “Perché?” domandò Ron. “Perché lo stai facendo?!”
    Tobi restò fermo, mentre dietro di lui Natsu continuò a guardando in cagnesco.
    “Perché voglio creare un mondo dove non ci siano più conflitti.” rispose, alzando le mani verso l’alto. “Esiste una tecnica in grado di cancellare l’esistenza stessa del mondo, riconfigurandola come desidero io. Un mondo dove nessuno è morto o morirà. Un mondo senza malvagi, senza sofferenza.”
    “Un mondo illusorio in poche parole.” riassunse Gray.
    “Già. Un’illusione che avvolgerà tutti. Non lo desiderate? Da quel che so, tutti voi avete perso qualcuno di caro…”
    “È vero…” disse Harry, guardandolo. “Tutti noi abbiamo perso qualcuno… però sarebbe ingiusto nei loro confronti crearne una copia illusoria! Perché è questo quello che faresti! Non li riporteresti affatto indietro! Ti limiteresti a far credere alle persone che sono ancora vivi!” urlò. “Non possiamo cambiare il passato, le cose vanno come devono andare!”
    “Quindi non avete intenzione di appoggiare la mia causa, esatto?”
    “Né adesso né mai!” esclamò Dragonil.
    L’uomo mascherato chiuse le mani a pugno. “Siete tutti degli stupidi. Anche Neville ha preferito la tortura piuttosto che appoggiarmi…”
    Kakashi spalancò gli occhi. “Che cos’hai fatto a quel ragazzo?”
    L’avversario restò in silenzio per qualche secondo, poi, pochi istanti dopo, al suo fianco si creò una specie di vortice nell’aria, da cui uscì Neville, che cadde rumorosamente a terra.
    Appariva notevolmente dimagrito, e i capelli erano cresciuti senza controllo. Ma la cosa che spaventò più di tutto il resto erano i suoi occhi, i quali erano sì aperti, ma sembravano vuoti, privi di vita.
    “L’ho tenuto prigioniero in una dimensione alternativa, dove c’era solo lui. E lì gli ho fatto rivivere per innumerevoli volte l’evento più drammatico della sua vita. Mi ha sorpreso, lo devo ammettere. Una persona normale sarebbe crollata dopo pochi giorni, lui invece ha resistito finché non è stato più in grado di fare nulla. L’ho tenuto in vita solo per carpirgli le informazioni che mi servivano per impersonarlo.”
    “Neville…” mormorò Lucy, portandosi una mano sulla bocca.
    Gli altri membri originali di Fairy Tail ebbero una reazione ben diversa.
    “Lurido…” sibilò Erza, facendo apparire l’armatura e una spada rossa, partendo subito all’attacco.
    Tobi replicò componendo dei simboli con le mani, per poi alzarne una verso di lei, creando una sfera di fuoco e lanciandogliela contro.
    Titania spalancò gli occhi, per poi abbassare la lama per difendersi. L’esplosione che ne seguì fece tremare l’intero castello, scagliando la maga in armatura dall’altra parte della stanza, mentre l’avversario restò al suo posto, incurante delle fiamme che gli passavano attraverso.
    “Questo è cibo per me!” urlò Natsu, cominciando a divorare le lingue infuocate, per poi lanciargli contro una sfera dello stesso elemento di un paio di metri di diametro, che passò nuovamente attraverso l’avversario.
    “È inutile. Non potete sconfiggermi.” dichiarò Tobi, mentre Gray cercò di colpirlo con una lancia di ghiaccio, in contemporanea a Kiba che cercò di azzannarlo, senza successo.
    “Apriti, porta del Toro! Taurus!” esclamò Lucy, facendo apparire lo spirito stellare, che muggì partendo all’attacco con la sua ascia.
    “Volete capirlo che non potete nulla contro di me?” fece il nemico, per poi sparire nel pavimento, riemergendo a testa in giù sul soffitto, dando la sensazione che fosse sospeso nel vuoto.
    “Non ci arrenderemo di certo adesso!” replicò George, per poi guardare Neji. “Se non ti dispiace, ti rubiamo un’arma!”
    Prima che il possessore del Byakugan potesse dire qualcosa, i due gemelli batterono i pugni tra di loro.
    Magia gemella! Fulgur! Tonantem kunai!”
    Con sorpresa dei presenti, davanti ai due Weasley si materializzarono decine di kunai, che a differenza delle armi originali erano composti da veri e propri fulmini.
    “E quella magia da dove salta fuori?” chiese sorpresa Hermione.
    “Un nuovo esperimento. E ora andate!” urlarono i gemelli, facendo partire all’attacco i pugnali, che si mossero alla velocità della luce, riapparendo attorno a Tobi, per poi colpirlo in pieno con una serie di scariche elettriche.
    “Non vi arrendete, eh?” replicò lui, incurante dell’attacco, mentre alle sue spalle arrivava Naruto, che si era lanciato in alto grazie all’aiuto di uno dei suoi cloni, e in mano aveva già pronto un Rasengan.
    “Mi hai già affrontato e ci riprovi nuovamente? I vostri attacchi non possono raggiungermi!” esclamò l’uomo mascherato.
    Tuttavia, il ninja biondo sorrise. “E chi ha mai detto che voglio colpire te?”
    L’occhio di Tobi si spalancò nel vedere che l’obiettivo di Naruto era il soffitto su cui poggiava i piedi, che esplose e si ridusse in macerie, che caddero a terra e con loro si ruppe anche l’incantesimo che le avvolgeva, mostrando per la prima volta dopo secoli, la volta vera e propria della Sala Grande.
    “Sei diventato più astuto, contenitore del Kyuubi.” costatò Tobi, atterrando in piedi assieme al biondo.
    “Non sai quanto.” rispose lui, per poi sparire in uno sbuffo di fumo.
    “Sono qui!” urlò Uzumaki, che era seduto a gambe incrociate in un angolo della stanza con gli occhi chiusi.
    In quel momento, il colore attorno ad essi cominciò a cambiare, diventando arancione. Quando infine li riaprì, le iridi azzurre erano scomparse, lasciando spazio all’oro, ma la cosa che colpì i presenti era la pupilla, che aveva perso la sua forma originale, diventando rettangolare.
    Il ninja si alzò in piedi, per poi sollevare la mano, sopra la quale cominciò a materializzarsi un nuovo Rasengan, solo che questo era molto più grande dei precedenti. Inoltre aveva quelle che sembravano quattro lame attorno al centro, che gli davano la forma di uno shuriken, e produceva un forte sibilo, che costrinse Natsu a tapparsi le orecchie.
    “Senpou! Rasen-Shuriken!” urlò, per poi scagliare la tecnica contro Tobi, che sgranò l’occhio totalmente sorpreso.
    Pochi secondi dopo la zona dove si trovava saltò letteralmente in aria, provocando una nuova onda d’urto che spense tutte le candele per qualche secondo, dopodiché si riaccesero, probabilmente grazie alla magia di cui erano intrise.
    I tavoli volarono via, assieme alla panche, costringendo i maghi e i ninja a correre a zig zag per evitarli, mentre il castello veniva di nuovo investito da una scossa che lo percosse dalle fondamenta fino alle torri.
    “Q-Quanto era potente quell’attacco?!” esclamò sorpresa Erza cercando di alzarsi, mentre Sakura si avvicinava a lei, per poi poggiarle sul torace le mani avvolte da un’aura verde.
    “Ferma. Guarirò le tue ferite, così potrai tornare a combattere.”
    “Sei in grado di farlo?”
    La rosa sorrise. “Sono un ninja medico.”
    “Non ci vorrà molto prima che i professori e gli altri studenti arrivino!” osservò Hermione, prendendo la mappa in mano e osservando decine di puntini cominciare a muoversi. “Con un simile trambusto avremmo svegliato anche la Bella Addormentata.”
    “Tsk. Siete una vera e propria rottura…” disse Tobi, che riemerse incolume dal fumo creatosi in seguito all’esplosione.
    “Però… siamo riusciti a colpirti.” osservò Harry, che si trovava alle sue spalle, con la spada di Titania in mano.
    “Che cosa vai blaterando?” domandò il ninja, girandosi.
    Solo in quel momento la manica della sua tunica mostrò un taglio.
    “A quanto pare, sei tu a renderti volontariamente intangibile.” intuì Majutsu. “Ma se non avverti la nostra presenza, non sprechi energie.”
    Tobi osservò la manica rovinata. “Non male. Sei riuscito a nasconderti approfittando dell’esplosione, eh?”
    “Esatto! Sei caduto in pieno nella nostra trappola!” urlò Naruto, mentre al suo fianco lo raggiungeva Natsu.
    “Allora, vogliamo provarci?” chiese il Dragon Slayer, sorridendo, creando una sfera di fuoco che fece sparire subito. “Dopotutto, vento e fuoco possono anche andare d’accordo, no?”
    “Già.” rispose il biondo, per poi creare un terzo Rasengan, porgendolo a Natsu che sputò una fiammata, con cui lo avvolse.
    Le fiamme cominciarono a vorticare assieme al chakra della sfera, finché il ninja non si ritrovò in mano un Rasengan di fuoco.
    “Riesci a resistere al calore?”
    “Ho sentito di peggio. E ora all’attacco!”
    Senza perdere altro tempo, Uzumaki cominciò a correre verso Tobi, che scomparve subito nel pavimento, riemergendo accanto a Neville ancora incosciente e afferrandolo per la divisa.
    Vedendo ciò Naruto fu costretto a fermarsi.
    “Vedete la vostra debolezza? I vostri sentimenti vi bloccano.” sentenziò il ninja mascherato. “Adesso non oserete di certo attaccarmi.”
    “O forse, hanno ancora un asso nella manica.” disse una voce.
    Prima che Tobi potesse realizzare da dove provenisse, una serie di fatine scese in picchiata contro di lui, prendendo al volo Neville e portandolo lontano dal suo rapitore.
    “Di nuovo loro, aye!” esclamò Happy, mentre le fate portavano Neville dietro di loro, poggiandolo ai piedi di Luna Lovegood, che stava guardando la scena con la sua solita aria serafica.
    La cosa che saltò subito alla vista di tutti fu il simbolo di Fairy Tail, di un verde fosforescente, tatuato sul collo.
    “Recupero portato a termine.” affermò, guardando Majutsu, che annuì.
    “Tu lo sapevi?!” gridò incredulo Gray, fissando l’amico.
    “Solo da ieri. Ho chiesto a Lucy di contattare per me il Master, ma nemmeno a lei avevo detto la verità. Vi presento il nuovo membro della nostra gilda!” rispose lui, sorridendo.
    “Sapevo che c’era qualcosa che non tornava in lei…” mormorò Tobi, alzando un braccio verso di loro. “Ma non crediate che-”
    Ma il ninja si dovette interrompere quando su tutto il suo corpo apparvero dal nulla decine di ferite.
    “C-Cosa…?”
    “La mia magia funziona in maniera simile alla tua.” spiegò Luna, mentre una fatina le volava attorno alla testa. “Le mie fate possono rendersi intangibili. E sembra che tu possa essere toccato da qualcosa con la tua stessa consistenza.”
    Il gruppo sentì Tobi digrignare i denti. “Dannati mocciosi…”
    “Beh, dov’eravamo rimasti?” lo interruppe Naruto, riprendendo la sua corsa.
    Prima che Tobi potesse reagire, fu colpito in pieno dal Rasengan di fuoco, che esplose contro di lui, scagliando indietro il ninja, che riuscì ad atterrare in piedi.
    “E con questo sei sistemato!” esclamò sorridendo.
    “Tu dici, Uzumaki Naruto?” domandò l’avversario, riemergendo dalla polvere, per poi cominciare a comporre una serie di sigilli con le mani e poggiandole a terra.
    Il terreno cominciò subito a tremare, per poi sgretolarsi sotto i maghi e i ninja, costringendoli a saltare indietro. Senza lasciargli il tempo di fare qualcosa, da sotto di loro uscirono decine di radici giganti, che si diressero verso di loro.
    “Ma allora è un vizio!” urlò Lucy, mentre Taurus tagliava a metà con l’ascia una delle compagini.
    “Ma quante tecniche può usare quel tipo?!” sbraitò Kiba, cercando di evitare gli attacchi, che non lasciavano in pace nessuno di loro.
    “Non lo so, ma è sempre più pericoloso!” esclamò Erza, tagliando una radice con una spada appena evocata. “Se non lo fermiamo, il castello rischia davvero di essere distrutto!”
    “Solo il castello?!” risposero i gemelli, correndo per evitare i rami giganti. “Quel tipo distruggerà l’intera Inghilterra se resta qui!”
    “Non glielo permetteremo!” urlò Natsu, incenerendo le radici che inseguivano i due Weasley, per poi voltarsi verso Tobi. “Non gli lasceremo fare ciò che vuole davanti ai nostri occhi!”
    “Provate pure a fermarmi, ma non ho intenzione di arrendermi facilmente.” rispose lui, per poi creare una sfera di fuoco, che lanciò contro il portone della Sala Grande, colpendolo in pieno.
    Questi saltò fuori dalle enormi giunture che lo sostenevano, per poi cominciare a cadere all’interno, verso Luna e Neville, che si trovavano sotto di esso.
    “Luna!” urlò Happy, correndo verso di loro.
    Con sua sorpresa, la schiena gli s’illuminò, per poi lasciare apparire dal nulla due ali bianche, che passarono attraverso i vestiti lasciandoli intatti, e che gli permisero di prendere il volo, raggiungendo in tempo i due e portandoli lontani dal portone, che cadde a terra con un tonfo enorme.
    Luna alzò lo sguardo, osservando meravigliata le ali del suo compagno, che sbattevano ritmicamente, mentre il proprietario ansimava, principalmente per il peso che stava sostenendo.
    “Allora avevo visto bene, gli Alagai non sono intorno a te per puro caso.” commentò ridacchiando.
    “Ben fatto Happy!” urlò Salamander, alzando un pugno verso l’alto. “Sapevo che ce la potevi fare!”
    “Un angelo?” fece sorpresa Hinata, guardandolo.
    “No, è solo la sua magia originale. Eravamo convinti che non la potesse usare da umano, ma a quanto pare ci sbagliavamo.” sorrise Harry, mentre il gatto umanizzato riportava a terra i due, per poi lasciare scomparire le ali.
    “C-Ci sono riuscito… aye…” ansimò, per poi crollare seduto a terra, riprendendo fiato. “Ma ha prosciugato tutta la mia magia…”
    “Ora cominciate a seccarmi!” urlò Tobi, scagliandosi contro il Dragon Slayer, colpendolo allo stomaco con un pugno.
    Con enorme sorpresa del mago, si ritrovò lo stomaco sotto una pressione ben maggiore di quella che si aspettava, per poi volare verso il varco rimasto dopo il crollo del portone, rotolando rovinosamente a terra e restando immobile.
    “Natsu!” urlarono tutti.
    “Credevate forse che il fatto di potermi rendere intangibile significasse che ero debole?” domandò il ninja, restando in piedi. “Rassegnatevi, per voi è finita.”
    “Non ci arrenderemo mai.” fece Majutsu, brandendo la spada scarlatta. “Noi di Fairy Tail siamo fatti così!”
    Tobi si girò verso di lui. “Harry Potter… il bambino che è sopravvissuto.” disse, osservandolo. “Non riesco proprio a capirti. Possiedi un potere con cui potresti piegare tutti ai tuoi voleri. Lo stesso erede non è forte quanto te.”
    “Chi è? Chi è l’erede?!” domandò Majutsu.
    L’occhio del ninja si restrinse. “Lo vuoi sapere, vero? Mi dispiace, ma credo che non te lo dirò. Anche perché ci siamo separati proprio qualche giorno fa. La nostra alleanza è terminata. Anche nell’impossibile caso che riusciate a respingermi, l’erede di Serpeverde porterà a termine il suo piano. Quindi rinunciate a combattere, è inutile.”
    “No…” intervenne una voce debole.
    Sotto gli occhi di tutti, Neville si stava alzando, barcollando. “Tu… Tu non puoi capire… cosa ci spinge a combattere… e ad andare avanti…”
    “Sei ancora in grado di muoverti? Com’è possibile?!” esclamò incredulo Tobi.
    “Non basteranno… delle illusioni… a mettermi fuori gioco…” mormorò il Grifondoro, alzando lo sguardo, mostrando così le sue lacrime. “Ma non ti potrò mai perdonare per aver usato i miei genitori in quel modo!!!” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
    Non appena concluse la frase, Paciock rilasciò una scarica d’energia, che investì tutti i presenti.
    Le piante evocate prima dal ninja mascherato si fermarono, per poi rivoltarsi contro il loro padrone.
    Prima che potesse fare qualcosa, Tobi si ritrovò avvolto dalle radici, che lo immobilizzarono, sollevandolo in alto, così da essere ben visibile a tutti.
    “Harry… lo lascio a… voi…” sussurrò Neville, perdendo nuovamente i sensi e cadendo in avanti.
    Ma questa volta fu preso da Titania, che gli impedì di cadere a terra.
    “Non male.” commentò lei, ghignando. “Per essere stata la sua prima volta, è stato davvero bravo.”
    “È stato mitico… ugh…” commentò Natsu, rientrando lentamente, tenendosi una mano sullo stomaco.
    “Insomma, cosa sta succedendo qui- Per la barba di Merlino!” esclamò una voce dietro di lui.
    Tutti si voltarono, ritrovandosi a guardare nientemeno che Gilderoy Allock, vestito con una vestaglia color oro, che restò impietrito di fronte a quello scenario.
    Erza fece subito sparire le spade e l’armatura, mentre dietro al professore arrivavano anche gli altri docenti, seguiti dai pochi studenti rimasti nel castello.
    “C-Cosa è successo qui?!” domandò la McGranitt, squadrando i maghi di Fairy Tail e i ninja, per poi soffermarsi su ciò che restava della Sala Grande, e fermandosi infine a guardare Tobi.
    “Quel tipo aveva preso il posto di uno dei vostri studenti.” cominciò a spiegare Kakashi, prendendo in mano la situazione e indicando Neville, ancora sorretto da Titania. “L’ha tenuto prigioniero per mesi e ha confessato di aver aiutato il responsabile degli attentati avvenuti finora in questo castello. Noi lo abbiamo scoperto e abbiamo cercato di fermarlo.”
    “E a quel punto è arrivato il professor Allock.” intervenne Majutsu, attirando l’attenzione. “È stato lui a immobilizzarlo con uno dei suoi incantesimi. Sfortunatamente, prima ha quasi distrutto la Sala Grande per cercare di eliminarci.”
    “Quasi?!” ripeté Melody, guardando un altro pezzo di soffitto cadere giù. “E sarebbe stato lui a fermare un mago così potente?”
    “E-Ecco… I-Io…” balbettò Allock, non sapendo cosa dire.
    Fu Harry a intervenire, dandogli una pacca sul braccio. “Suvvia professore. L’unica volta che ha fatto qualcosa di veramente importante come salvarci la vita, non vuole prendersi il merito? Non è da lei essere così modesto. Su, racconti pure a tutti di come l’ha fermato. O forse… vuole dare il merito a qualcun altro?”
    Mentre diceva ciò, Majutsu strinse con forza il braccio del mago, che s’impose di non fare alcuna smorfia di dolore per non tradirsi.
    “P-Proprio così… Io, il magnifico Gilderoy Allock, sono riuscito a fermare l’intruso! Mi ero accorto che c’era qualcosa che non andava, così sono sceso in piena notte, cogliendolo in flagrante! Harry e i suoi amici devono avermi sentito combattere e sono venuti coraggiosamente in mio aiuto, anche se fortunatamente grazie a me non hanno dovuto fare altro che schivare quei pochi incantesimi che non sono riuscito a fermare.”
    “C-Che… Che faccia di bronzo…” sussurrò Lucy, con un tic all’occhio. “Non ha neppure faticato a prendere per sé la storia…”
    Silente avanzò verso di loro, superandoli e fermandosi di fronte a Tobi, che ricambiò lo sguardo.
    “È vero quello che dicono?” domandò serio. “Hai aiutato a portare a termine gli attentati?”
    Il ninja ridacchiò. “Sì, è vero. Ma se vi aspettate che vi dica chi è l’erede, sperate male. Gli attentati non si fermeranno nemmeno con la mia sconfitta, anzi, aumenteranno!”
    “Quindi non è Potter il responsabile?” domandò uno studente di Tassorosso.
    Questa volta Tobi scoppiò a ridere. “Potter? Lui non è capace di fare del male a qualcuno! È troppo debole e vigliacco, ma lasciate che vi dica questo, studenti e professori di Hogwarts: se io sono riuscito a spacciarmi per Paciock per questi mesi, cosa vi fa credere di riuscire a trovare qualcuno che agisce nell’ombra da cinquant’anni?”
    “Maledetto! Dicci subito chi è e-” cominciò Naruto, fermandosi quando vide la sua mano.
    Con suo spavento, questa stava diventando invisibile, e uno a uno il fenomeno stava colpendo tutti i ninja, Tobi compreso.
    “Che cosa sta succedendo?” domandò Ino.
    “Sembra che qualunque cosa ci abbia mandato qui, ci stia rimandando indietro.” osservò Sai.
    Kakashi si voltò verso Silente. “A quanto pare non ci servirà il suo aiuto. Grazie lo stesso.”
    “Grazie a voi per aver risolto una parte del mistero che ci sta perseguitando. Cosa ne sarà di lui?”
    Il ninja argentato si voltò verso il nemico.
    “Probabilmente appena sarà libero scapperà via, ma faremo di tutto per riprenderlo e fargli pagare le sue azioni.”
    Naruto nel frattempo si avvicinò a Harry. “Così il nostro tempo qui è finito, eh?” fece sorridendo, per poi tendere il pugno destro verso il moro, che lo guardò con aria interrogativa. “Battiamoci il pugno! Sei stato grandioso prima! Spero di rivederti un giorno!”
    Majutsu sorrise, per poi battere il pugno contro quello del biondo. “Anche tu non sei stato male. Saresti stato un ottimo membro di Fairy Tail.”
    Naruto ridacchiò, per poi con il pollice il proprio coprifronte.
    “Spiacente, ma io appartengo al Villaggio della Foglia. Ma quando sarò diventato Hokage, chissà, magari un’alleanza ci potrebbe stare!”
    “Allora aspetteremo quel giorno… Naruto.” disse Harry, osservandolo sparire nel nulla, assieme agli altri.
    “Minerva, porta subito il signor Paciock in infermeria. Temo che ne abbia passate fin troppe durante la sua prigionia.” ordinò il preside. “Tutti gli altri tornino nei loro dormitori. Domani mattina vi spiegherò tutto nei dettagli, dopo aver iniziato la ricostruzione della Sala Grande.”
    Con un mormorio, gli studenti, accompagnati dai Prefetti, tornarono alle loro rispettive Case, salvo il gruppo di Fairy Tail, che restò sotto gli attenti occhi di Silente.
    “State bene?” chiese lui, una volta che furono rimasti solo i professori.
    “Solo qualche ammaccatura.” replicò Erza. “Nulla che una buona notte di sonno non possa sistemare.”
    “Sembra incredibile la fortuna che avete avuto…” Disse Piton, osservando le macerie della Sala Grande. “Sfuggire a una simile distruzione praticamente incolumi…”
    “Tecnicamente dovrei punirvi per aver violato il coprifuoco…” continuò il preside. “Ma credo che il fatto che abbiate aiutato Gilderoy sia un prezzo sufficiente a coprirvi. Giusto, professore?”
    “E-Eh? Oh, sì, certo…” bofonchiò lui, ancora confuso.
    “Ora tornate anche voi nei vostri dormitori. Immagino che i vostri compagni siano curiosi di sapere cos’è successo.”
    “Diciamo pure che nostro fratello ci sottoporrà a un terzo grado al cubo.” esclamarono i gemelli Weasley all’unisono.
    Harry ridacchiò, per poi dirigersi verso l’uscita, fermandosi al fianco di Allock.
    “Se ci tiene alla sua salute, non dica nulla di ciò che ha visto e mantenga questa versione dei fatti. Posso essere molto più forte di quanto le ho dimostrato, e la prossima volta potrei spaccarle direttamente il braccio o peggio. Sono stato chiaro?” gli sussurrò all’orecchio, ricevendo un cenno quasi invisibile dal diretto interessato, che era visibilmente sbiancato.
     
     

    ~~~~~~~~~~~~~~~~

     
     
    Il custode dello Specchio delle Brame si voltò verso una delle figure dietro di lui, che s’illuminò, per poi infrangersi in mille pezzi, che scomparvero nel nulla.
    “E così, il primo è andato.” commentò, sorridendo. “Grazie a Naruto Uzumaki, la forza di Fairy Tail è aumentata, senza contare che ha guadagnato un nuovo membro. Ora… vediamo cosa faranno la prossima volta…”
    Il custode ridacchiò osservando la seconda figura, per poi interrompersi quando vide apparire dietro di lui una porta chiusa.
    “Oh? Qualcosa vuole interferire…” mormorò. “Ma sì, vediamo un po’ che cos’ha intenzione di fare. Sarà divertente!”

     
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    Ed eccomi con il nuovo capitolo!
    Okay, ci ho messo un po', ma gioite! Finalmente ho quasi finito di mettere giù il resto del secondo libro! Ancora 4-5 capitoli e finalmente si tornerà a Fiore!
    Ma prima, ci sarà ancora un paio di colpi di scena... che spero risulteranno tali!
    Ma baldo alle ciance! Ringrazio come sempre Liberty89 per avermi betato il capitolo e vi lascio alla lettura!



    Capitolo 37: Un San Valentino… movimentato! - Torna all'indice dei capitoli
    Una signora anziana, con indosso un lungo abito orlato di pizzo e un alto cappello con sopra un avvoltoio mangiato dalle tarme, spalancò di colpo le porte dell'infermeria, correndo velocemente verso il letto dov'era stato sdraiato Neville.
    "Signora, questa è-"
    "Come sta mio nipote?" Chiese subito, ignorando completamente la frase che Madama Chips stava per dirle.
    L'infermiera sospirò, per poi spostare lo sguardo verso lo studente di Grifondoro.
    "È deperito. Il suo aguzzino gli ha dato il minimo indispensabile per restare in vita." Cominciò a spiegare, senza nascondere un velo di tristezza nella voce. "Purtroppo questa è la notizia migliore che ho. Non ne sono ancora sicura, ma ho il sospetto che sia stato torturato da un incantesimo simile alla maledizione Cruciatus. Non ha ancora ripreso conoscenza."
    La nonna di Neville continuò a guardare il nipote.
    "Tra tutte le cose, proprio quello…" Mormorò con voce sconsolata. "Sa dirmi cos'è successo esattamente?"
    "Sfortunatamente il responsabile è stato portato via prima che potessimo chiarire tutti i punti." Intervenne Silente mentre entrava in infermeria accompagnato da Makarov. "Perciò temo dovremo aspettare che Neville riprenda conoscenza."
    "Albus, chi è stato?" Domandò subito la signora. "Chi è stato a fare questo a mio nipote?!"
    "Augusta, calmati. Tutto ciò che sappiamo, per sua stessa ammissione, è che è stata la stessa persona che ha partecipato agli attentati e che ha preso il posto di tuo nipote per mesi. Forse dall'inizio dell'anno."
    "Com'è possibile? Mi ha scritto in questi mesi, e sono sicura che si trattava di mio nipote!"
    "Mi… Mi ha costretto… a scriverle…" Rispose Neville, aprendo gli occhi. "Quel tipo… Tobi… Quel suo occhio… mi ha costretto a dirgli tutto ciò che sapevo, e a obbedirgli quando voleva…"
    "Neville!" Gridò sua nonna, abbracciandolo.
    "N-Non respiro nonna…" Mormorò lui, mentre i due anziani si avvicinavano.
    "Neville, mi spiace dovertelo chiedere subito, ma puoi dirci cosa ti è successo?"
    Il ragazzo lo guardò, per poi annuire.
    "Preside, credo sia meglio che si riposi." Intervenne Madama Chips.
    "No!" Esclamò Paciock, con una forza di volontà a lui stesso sconosciuta. "Voglio riferire adesso che i ricordi sono ancora vividi…"
    "Allora racconta ragazzo. Parlare non farà altro che aiutarti." Disse il Master di Fairy Tail con voce tranquilla, sorridendogli.
    "È iniziato nel primo fine settimana dell'anno. Mi ero svegliato tardi, e non volevo arrivare in ritardo alla colazione; è stato allora che Tobi è apparso. Mi ha detto di essere un Babbano, ma era a conoscenza degli incantesimi di protezione del castello. Non so come, ma aveva il mio aspetto e gli è bastato guardarmi per farmi perdere i sensi. Quando mi sono svegliato, mi trovavo in un posto strano, dove non c'era nulla di nulla. Nessun cielo, nessun pavimento… ero lì, da solo, impossibilitato a muovermi. Ed è stato allora che è riapparso: mi ha detto che avrebbe usato il mio aspetto per riscrivere il mondo… Poi mi ha lanciato contro un incantesimo con quel suo occhio rosso…"
    Qui Neville prese a tremare.
    "Non so… Non so come facesse a saperlo… ma mi ha mostrato per un numero praticamente infinito di volte… quel momento…"
    Makarov e Madama Chips non capirono a cosa si stava riferendo, ma intuirono dagli sguardi che lo stesso non valeva per Silente e Augusta, la quale spalancò gli occhi incredula.
    "Ho resistito… Ho resistito fino alla fine… lui voleva che crollassi così che non opponessi più alcuna resistenza ai suoi piani… Forse aveva intenzione di usarmi direttamente, non saprei… Ogni tanto interrompeva la tortura, solo per riferirmi ciò che faceva. È stato così che ho scoperto che si era alleato con l'erede di Serpeverde, e aveva cominciato a pietrificare le persone… Inoltre, mi ha riferito che voleva uccidere Harry e i suoi amici, perché erano la più grave minaccia per i suoi piani…"
    A quel punto guardò Silente, che si rivolse subito a Madama Chips.
    "Poppy, ti chiedo scusa, ma dovresti lasciarci da soli. Tu Augusta puoi restare, dopotutto è tuo nipote."
    L'infermiera, non poco scocciata, annuì, per poi lasciare l'infermeria.
    "Cos'hai scoperto su Harry?" Domandò Makarov.
    "Aspetti un attimo! Lei chi è?" Intervenne la nonna di Neville.
    "Sono Makarov Dreyar. Può definirmi il tutore legale di Harry e di alcuni suoi amici." Rispose lui con un sorriso.
    Neville rivolse ancora lo sguardo al preside, che assentì. "Ho… Ho scoperto tutto… Dove si è realmente smaterializzato qualche anno fa. So che si fa chiamare Majutsu di Fairy Tail, e che può usare una magia più avanzata della nostra. E che è forte. Molto forte."
    "Corretto." Rispose il Master, senza far sparire il suo sorriso. "Devo dire che sono decisamente contento di come ha sviluppato la sua magia. Ha anche acquisito una sicurezza che non possedeva al suo arrivo a Fairy Tail."
    "Cos'è questa Fairy Tail? E che cos'ha a che fare con mio nipote?"
    "Fairy Tail è una gilda di maghi, signora. La più famosa di Fiore, un paese che si trova in un altro mondo, Earthland. È lì che Harry si è smaterializzato anni fa, ed è lì che è cresciuto fino a diventare com'è oggi. E suo nipote probabilmente è rimasto involontariamente coinvolto da questa fama."
    Neville annuì. "Tobi è stato contattato da un certo Klaun. È stato lui a fargli conoscere l'erede. La cosa terrificante era che sembrava ancora più malvagio del mio rapitore. Il suo unico scopo era quello di distruggere Fairy Tail, in ogni modo possibile. Per questo ha fatto in modo che tutti credessero che il colpevole fosse Harry. Hanno pietrificato Justin solo per questo."
    "Neville, non sai dirci chi è l'erede?"
    "So solo… che una volta si è lasciato sfuggire il nome Tom, ma non ha detto altro."
    Augusta guardò sconvolta Silente, che restò in silenzio a contemplare la risposta alla sua domanda.
    "Capisco… Era ciò che temevo." Disse infine, per poi guardare il Master di Fairy Tail. "Makarov, io qui ho finito. Devo andare a riferire a Caramell come mai la Sala Grande è andata distrutta, oltre a spiegare ciò che è successo al povero Neville. Lascio tutto nelle tue mani. Augusta, la prossima volta spero di rivederti in circostanze migliori."
    "Lo spero anch'io Albus." Replicò lei, per poi osservarlo allontanarsi.
    Una volta rimasti soli, Makarov si rivolse ai due Paciock. "Neville, prima di tutto ti devo porgere i miei ringraziamenti. Se non fosse stato per il tuo provvidenziale intervento, i miei figli avrebbero rischiato ben più di qualche livido."
    "Figli?" Domandò la nonna.
    "Mi perdoni, ma tendo a chiamare tutti i membri della mia gilda così." Ridacchiò lui, mentre Neville lo guardava con curiosità. "Immagino che non ricordi. Harry mi ha riferito che eri piuttosto confuso, ma sei stato proprio tu a fermare Tobi."
    "I-Io?"
    "Proprio così. Sembra che la tortura che ti ha inflitto abbia avuto anche un lato positivo. Non sappiamo come, ma ti ha aiutato a risvegliare la tua vera magia."
    "La sua vera magia? Di cosa sta parlando?"
    "Da noi i maghi si specializzano in un solo tipo di magia, che varia da persona a persona. Ad esempio…" Esordì, alzando il braccio verso l'alto, che s'ingigantì all'istante. "Io posso cambiare liberamente le dimensioni del mio corpo." Proseguì, ignorando i due sguardi increduli. "Ora, con Albus ho fatto un'ipotesi: anche i maghi di qui hanno lo stesso tipo di magia, ma non sono in grado di risvegliarla dato che vengono subito istruiti a usare la bacchetta magica. Tuttavia, abbiamo riscontrato che chi viene a contatto con noi di Earthland tende a sviluppare questa magia. I fratelli Weasley e Hermione ne sono la prova, dato che l'hanno risvegliata dopo essere stati da noi. Neville, invece, proprio come l'altra nuova arrivata, sebbene non abbiano mai lasciato questo mondo sono riusciti a usarla da soli, senza alcun aiuto. Ed ecco perché sono qui."
    Mentre parlava, Makarov tirò fuori da una tasca il timbro di Fairy Tail.
    "Neville Paciock, ti sto offrendo la possibilità di unirti alla nostra gilda di maghi, Fairy Tail. Potremo aiutarti a diventare più forte, a sviluppare la tua vera magia fino a destreggiarla completamente. Questo ovviamente se tua nonna è d'accordo, visto che è qui presente."
    Neville restò a fissare il timbro, mentre la donna si rivolse direttamente al Master.
    "Mi dica… come mai sta facendo questa proposta a mio nipote?"
    "Sono il terzo Master di Fairy Tail da oltre quaranta anni. So riconoscere un ragazzo con il potenziale sufficiente a farne parte. E poi, chi si unisce alla nostra gilda tende a diventare più forte automaticamente, ma questa scelta ovviamente dev'essere sincera e volontaria. Non voglio obbligare nessuno."
    Augusta si girò verso suo nipote. "Ha ragione." Disse. "Dev'essere Neville a decidere."
    Il ragazzo alzò lo sguardo, sorpreso.
    "Se quello che hai detto stasera è vero, allora hai finalmente dimostrato il Grifondoro nascosto in te. Non posso che esserne fiera! E se adesso hai ricevuto quest'offerta, di cui sono sicura che Albus è a conoscenza, significa che ne sei all'altezza. La scelta è solo tua, io ti sosterrò in ogni caso."
    Neville tornò a fissare il timbro, per poi spostare lo sguardo verso il Master.
    "Potrò diventare anch'io forte come Harry?"
    "Chissà. Harry è uno dei maghi più forti di Fairy Tail, ma non escludo che possa esserci qualche altro mago ugualmente promettente."
    Lo studente di Grifondoro restò in silenzio, per poi portare la mano sinistra a sollevare la manica destra del pigiama.
    "Lo voglio di un verde brillante." Disse sorridendo, porgendo l'avambraccio.

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    La mattina seguente, dopo aver riparato i danni maggiori subiti dalla Sala Grande, Silente convocò tutti gli studenti rimasti, spiegando com'erano stati tutti ingannati da un mago sconosciuto, che aveva preso il posto di Neville, ed era stato il co-responsabile degli attentati avvenuti.
    Disse che la battaglia che aveva scosso l'intero castello era avvenuta tra il professor Allock e l'impostore, dove l'insegnante era stato aiutato da alcuni studenti e insieme erano riusciti a sconfiggerlo. Spiegò che i maghi che avevano visto nei giorni precedenti provenivano da un altro Paese, ed erano proprio sulle tracce del mago che aveva impersonato Neville. Perciò una volta catturato, aveva temporaneamente tolto l'incantesimo che impediva di smaterializzarsi dentro Hogwarts.
    Silente premiò Grifondoro con duecento punti, mentre Corvonero, grazie all'intervento di Luna, guadagnò cinquanta punti.
    Il preside inoltre pregò tutti di non domandare nulla a Neville, spiegando che l'esperienza che aveva vissuto lo aveva lasciato scioccato, ed era meglio che nessuno rischiasse di risvegliare i ricordi dei giorni passati come prigioniero.
    Quello stesso giorno Hogwarts fu invasa da giornalisti e diversi uomini del Ministero, che chiedevano di poter parlare con lo studente di Grifondoro, ma Silente gli lasciò solo Allock, il quale sembrava aver passato tutta la notte a inventarsi una storia credibile, tanto che alla fine annunciò che avrebbe presto scritto un nuovo libro in cui avrebbe descritto tutta la storia nei minimi particolari.
    Neville tornò in dormitorio dopo una settimana, dove mostrò con fierezza il simbolo di Fairy Tail ai suoi compagni di gilda, che esultarono subito alla notizia di avere un nuovo membro.
    "Di questo passo, presto tutta Grifondoro si unirà a noi!" Esclamò Fred, sorridendo. "Anche se nessuno sa com'è stata realmente distrutta la Sala Grande. Cavoli, non pensavo che avremmo mai provocato simili danni!"
    "E siete a Fairy Tail solo da un anno." Replicò divertita Erza. "Aspettate di avere un po' più di esperienza e sarete sicuramente conosciuti come il duo distruttore."
    "Non sono sicura che sia una buona cosa…" Commentò Hermione, per poi sospirare. "Ma temo che neanch'io riuscirò a restarne fuori troppo a lungo…"
    "Se vuoi posso aiutarti io." Si propose Titania. "Posso insegnarti qualche trucco e-"
    "No!" Urlarono in contemporanea Natsu e Gray. "Per piacere, abbi pietà! Non vogliamo una seconda Erza!"
    La suddetta ragazza girò a scatti la testa verso di loro, guardandoli con due occhi bianchi. "Cosa volete dire?" Chiese con voce minacciosa, mentre i capelli le si alzavano, dandole a tutti gli effetti un aspetto spaventoso, ricordando per certi versi la famosa creatura mitologica chiamata Medusa.
    "Un demone!" Gridarono ancora i due, per poi cominciare a scappare, inseguiti da Titania che minacciava di colpirli con una poltrona, maneggiandola come se fosse una spada e completamente dimentica del suo peso.
    "Harry…" Fece Neville, avvicinandosi al moro, cercando di ignorare il trio. "Puoi insegnarmi a usare la magia?"
    Majutsu lo guardò, per poi sorridere. "Avevo intenzione di proportelo io, ma dovrai aspettare quest'estate. Come hai visto la nostra magia tende a seminare distruzione, e non possiamo di certo usare Allock come scusa ogni volta. Cercheremo di aiutarvi tutti quanti a usare meglio la vostra magia una volta in gilda. Il che comprende anche Luna, ovviamente."
    "Ancora non ci credo che anche lei adesso fa parte di Fairy Tail, aye!" Esclamò Happy.
    "Ehm… Happy… posso farti una domanda?" Chiese il nuovo membro, guardandolo.
    "Cosa, aye?"
    "Tu sei davvero il gatto di Natsu? Cioè, sei come la McGranitt?"
    "Oh, no, no, aye! È il contrario!" Rispose lui, sorridendo. "Io sono un gatto a tutti gli effetti, aye! È stata proprio lei a trasfigurarmi in un umano! Ma potevo parlare anche prima, aye!"
    Neville restò in silenzio per qualche secondo, per poi cadere all'indietro privo di sensi.
    "Che cos'ho detto, aye?" Chiese il gatto, inclinando leggermente la testa da un lato.
    "Credo che debba ancora abituarsi a tutto quanto." Ridacchiò Potter, prendendo Neville e poggiandolo su una delle poltrone.
    "E non ha nemmeno sentito chi è mio padre." Intervenne Natsu, fermandosi per prendere qualche fiamma dal camino e mangiarla, per poi venire colpito in pieno dalla poltrona lanciatagli contro da Erza.
    "Adesso però dobbiamo trovare un nuovo posto per le riunioni." Commentò George. "Non possiamo di certo far entrare Luna qui, no? Anche con il mantello e l'incantesimo di silenzio, è troppo pericoloso."
    "A questo ci penseremo poi con calma. Per il momento abbiamo altre cose di cui occuparci."
    "Come l'erede. Abbiamo tolto la mente principale dell'operazione, ma resta il braccio." Osservò Hermione.
    "Beh, dubito fortemente possa essere peggio di quel Tobi." Commentò Ron, creando tra le mani una piccola sfera di luce, che si dissolse pochi istanti dopo. "Per la miseriaccia, era in grado di trasformarsi in chi voleva, creare illusioni, passare attraverso gli oggetti e il tutto senza la magia."
    "Se non fosse sparito, ci avrebbe creato non pochi problemi. Però da tutto questo ne è uscita una cosa positiva."
    "Ovvero?" Domandò Gray, concedendosi il lusso di sedersi a riposare visto che Titania si era calmata.
    "Non dovremo più preoccuparci di Allock. Se ci importunerà, ci basterà ricordargli che non è poi così tanto forte." Rispose Hermione, facendo girare tutti verso di lei. "Che ho detto?"
    "Lo scorso anno saresti inorridita al solo pensiero di dover ricattare un professore…" Osservò Lucy.
    "Tu lo consideri un professore?"
    "Ottima replica immagino…" Ammise la bionda.


    ~~~~~~~~~~~~


    Quando le vacanze finirono e gli studenti tornarono al castello, sembravano essere già a conoscenza degli eventi che l'aveva scosso, in tutti i sensi, durante la notte di Santo Stefano.
    Molti erano rimasti increduli nell'apprendere che proprio Neville, tra tutti loro, fosse stato scelto dal misterioso mago mascherato per infiltrarsi, e ancor di più che qualcuno potesse fare simili danni dentro Hogwarts, come avevano potuto vedere grazie alle foto della Gazzetta del Profeta.
    Allo stesso tempo, i sospetti verso Harry e Natsu sembravano essere diminuiti, grazie alla dichiarazione che aveva fatto Tobi stesso di fronte a tutti. Inoltre, molti fornivano parecchi dubbi sul fatto che uno studente del secondo anno potesse effettivamente essere così forte da essere allo stesso livello di uno che aveva letteralmente distrutto la Sala Grande.
    "Fortuna che non ci hanno visto in azione." Commentò Dragonil, mentre accompagnava Potter e Scarlett sul luogo dell'attentato a Mrs Purr. "Comunque spiegatemi ancora perché avete voluto che vi seguissi fin qui. Proprio adesso che cominciano a pensare che non ci abbiamo nulla a che fare…"
    "Tu sei quello con l'olfatto migliore tra noi." Rispose Titania. "Potrebbe esserci qualche indizio che ci è sfuggito."
    "E dopo tutti questi mesi, di sicuro c'è ancora." Replicò ironico il rosato, sospirando. "Basta che ci sbrighiamo e- che diamine ha da urlare così tanto?!" Esclamò di botto, strofinandosi le orecchie.
    "Chi?"
    "Gazza! Sta urlando come un forsennato!"
    Mentre proseguivano verso la loro meta, anche i due maghi di Classe S iniziarono a sentire la voce del custode.
    "…ancora altro lavoro! È tutta la notte che asciugo pavimenti, come se non avessi già abbastanza da fare! No, questa è la goccia che fa traboccare il vaso! Adesso vado da Silente e…"
    I tre sentirono i passi del custode allontanarsi, proprio mentre loro giungevano davanti all'inquietante scritta.
    E fu subito chiaro il perché delle sue lamentele: il corridoio era per metà allagato da un grosso rivolo d'acqua che sembrava provenire da oltre la porta di un bagno femminile.
    "Oh, no…" Si lasciò sfuggire Erza, portandosi una mano sulla fronte, sospirando. "Ancora…"
    "Tu sai cos'è successo?" Domandò Majutsu.
    "Beh, voi non potete saperlo, ma tra noi studentesse quel bagno è ben conosciuto. È il bagno di Mirtilla Malcontenta."
    "E chi è?" Chiese Natsu. "Una che non fa altro che piangere? Mi sembra comunque esagerata tutta quest'acqua."
    "Tu la stai sentendo lamentarsi, vero?" Replicò la rossa, ricevendo un assenso dal Dragon Slayer.
    "È quasi più fastidiosa di Gazza."
    "Ma non potete dirle qualcosa?" Domandò Harry. "A quale casa appartiene?"
    "Ecco… non è proprio una studentessa…" Rispose la rossa, per poi avvicinarsi alla porta, aprendola. "Venite pure, tanto nessuno entrerà…"
    "Ne sei certa?"
    "Capirete tra poco."
    Non appena varcarono la soglia, tutti e tre voltarono lo sguardo verso un gabinetto chiuso, da cui si sentiva il pianto inconsolabile di una ragazza.
    "Ehm… ciao Mirtilla… che succede?" Esordì Erza con cautela.
    "Chi è?" Gorgogliò lei con voce da far pietà. "Siete venuti anche voi a scaraventarmi addosso qualcosa?"
    "E perché mai dovremmo farlo?" fece Natsu.
    "E poi, pensa al lato positivo…" Continuò Titania. "Almeno non ti sei fatta nulla…"
    "Come fai a esserne così sicura?" Chiese a bassa voce Harry, poco prima che dalla porta del gabinetto uscisse il fantasma di una ragazza che stava piangendo.
    "Ah, ma certo!" Urlò lei stizzita. "Mirtilla non può sentire niente perché è un fantasma! Allora facciamo che tutti tirino libri addosso a Mirtilla, tanto lei non sente dolore! Dieci punti se le attraversi lo stomaco! Cinquanta se le attraversi la testa! Benone, ah, ah, ah! Ma che gioco divertente! Per tutti tranne che per me!"
    I due ragazzi restarono paralizzati per qualche secondo, sia per la reazione sia per la realizzazione su chi era Mirtilla. Erza invece sospirò.
    "S-Scusaci… N-Noi ignoravamo… Ecco…" Cominciò a parlare Majutsu, non sapendo come concludere la frase.
    "Che ero morta? Beh, eccovi la risposta!" Ribatté il fantasma, per poi scappare via attraverso il muro.
    "Che… cosa… è successo?" Domandò Natsu, sbattendo le palpebre incredulo.
    "Non saprei… ma non credo diventerà un bel ricordo…" Commentò il moro, per poi girarsi per uscire.
    Ma prima che facesse un solo passo una macchia scura sotto il lavandino attirò la sua attenzione.
    Si avvicinò, per poi abbassarsi e raccogliere qualcosa.
    Quando si rialzò teneva in mano un libriccino, con la copertina nera molto malandata e fradicia.
    "Credo sia questo il libro di cui parlava…" Disse, mostrandolo agli altri due, per poi guardarlo meglio: si trattava di un diario, e la data sulla copertina risaliva a cinquant'anni prima.
    Lo aprì sotto lo sguardo dei compagni, fermandosi a osservare il nome sulla prima pagina: T.O. Riddle.
    "Che ci fa qui il diario di uno studente di cinquant'anni fa?" Fece Erza, mentre Majutsu cominciava a scorrere velocemente le pagine, trovandole tutte bianche.
    "Beh, chiunque fosse questo Riddle, di certo non ha apprezzato questo regalo… dubito che qualcuno avrebbe comprato un diario solo per lasciarlo vuoto."
    "Forse Hermione potrebbe aiutarci a capire chi era. Magari è diventato un pezzo grosso…"
    "Noi per primi non dobbiamo escludere che potrebbe anche essere un soprannome." Rifletté Harry, chiudendo il diario. "Comunque, meglio non lasciarlo qui. Potremmo mandarlo a Levy. Se qualcuno ha incantato il diario lo scoprirà di certo."
    "Ottima idea. Ora però è meglio andare. Le lezioni cominceranno tra poco." Disse Erza.
    "Sì… andiamo…" Rispose Potter, seguendola assieme a Natsu.


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    Le settimane proseguirono senza problemi. Nonostante la minaccia lanciata da Tobi sul fatto che gli attentati sarebbero aumentati, questi al contrario erano cessati del tutto.
    Così molti studenti cominciarono a credere che fosse tutto un bluff di quel misterioso mago. E Allock non aiutava a smentire tali voci, visto che continuava a vantarsi di come aveva sconfitto il ninja mascherato e salvato la scuola.
    Una cosa positiva per il gruppo di Fairy Tail fu che il professore di Difesa Contro le Arti Oscure sembrava aver pienamente compreso la minaccia che essi rappresentavano per lui, e per nulla desideroso di sfidare la propria fortuna, Allock smise di provocarli in qualsiasi modo; quindi ora il gruppo di maghi passava le lezioni della sua materia a leggere libri o a fare ripetizioni a Neville per aiutarlo a compensare i mesi di assenza.
    In contemporanea, il gruppo aveva chiesto a Silente il permesso di riunirsi prima del coprifuoco in un'aula vuota, così da poter parlare anche con Luna senza destare troppi sospetti. Ovviamente i mantelli dell'invisibilità li aiutavano non poco in ciò.
    "Affascinanti." Osservò Lovegood durante una delle riunioni, ammirando gli Occhiali del Vento che le avevano appena consegnato assieme a un mantello e a una copia della mappa. "Quindi è per questo che siete così bravi, eh?"
    "A dir la verità non è che compiono miracoli." Spiegò Harry. "Semplicemente ci permettono di leggere molto velocemente. Ad esempio, Natsu per essere al nostro stesso livello deve rileggere il libro molte più volte di noi."
    "Ehi! Potevi anche non dirlo!" Protestò il rosato, facendo ridere tutti quanti.
    Ma il tema principale di quelle riunioni era il diario di Riddle. Avevano deciso di non riferire nulla al preside finché non fossero stati sicuri di cosa si trattasse.
    Levi sfortunatamente era in missione, perciò non avevano potuto farglielo esaminare, e con gli incantesimi a loro disposizione non erano riusciti a capirci nulla. Sembrava un normale diario vuoto.
    "Forse lo è." Commentò Ron, sbadigliando. "Insomma, magari l'ha perso in biblioteca e l'hanno ritrovato solo di recente. Viste le sue dimensioni, non me ne meraviglierei."
    "Non essere ridicolo Ron." Replicò Hermione. "Questo diario è senza dubbio magico. Dobbiamo solo scoprirne il segreto."
    Tuttavia, quella pace durò relativamente poco.
    Quando il quattrodici febbraio il gruppo entrò nella Sala Grande restò paralizzato sulla soglia per lo shock: le pareti erano coperte di grossi fiori di un rosa acceso e come se non bastasse, dal soffitto color azzurro pallido piovevano coriandoli a forma di cuore.
    "Io me ne vado." Dichiarò Harry, girandosi solo per poi essere trattenuto da Erza.
    "Su… ci deve essere una spiegazione più che plausibile…" Tentò lei, sorridendo.
    Un sorriso che però ottenne solo l'effetto di far scappare chiunque avesse avuto la sfortuna di vedere, a parte i membri di Fairy Tail.
    "Buon San Valentino!" Esclamò Allock al mondo, alzandosi dal suo posto. "E il mio grazie alle quarantasei persone che mi hanno mandato una cartolina di auguri! Sì, mi sono preso la libertà di farvi una piccola sorpresa... e non finisce qui!"
    "C'è di peggio?!" Domandò spaventato Gray, mentre il professore batteva le mani.
    Dalle porte della Sala d'Ingresso entrarono una dozzina di nani dall'aria arcigna. Ma non erano nani qualsiasi. Allock li aveva dotati tutti di ali dorate e di un'arpa.
    "I miei amici cupidi, postini d'amore!" Annunciò raggiante il docente. "Oggi andranno in giro per tutta la scuola, consegnando i vostri auguri di San Valentino! E il bello non finisce qui. Sono sicuro che i miei colleghi vorranno condividere lo spirito della festa! Perché non chiedete al professor Piton di mostrarvi in quattro e quattr'otto come si prepara una Pozione d'Amore? E già che ci siamo, il professor Vitious, quel vecchio furbacchione, di Incantesimi Incantevoli ne sa più di qualsiasi mago io abbia mai conosciuto!"
    Il professore di Incantesimi nascose la faccia tra le mani per il profondo imbarazzo, mentre l'insegnante di Pozioni guardò tutti gli studenti presenti con uno sguardo che li invitava solamente a pensarci, se ci tenevano in maniera particolare a venire avvelenati.
    Ma prima che qualcuno potesse parlare, un fulmine colpì in pieno Allock, per poi proseguire sui suoi cupidi, lasciandoli privi di sensi.
    Tutti quanti tirarono fuori la bacchetta, guardandosi attorno.
    "E quello sarebbe uno dei vostri professori?" Fece una voce, mentre il rumore di alcuni passi si faceva sempre più forte.
    Natsu, Gray, Happy, Fred, George, Ron e Hermione sbiancarono subito, mentre Erza e Harry si fecero seri. Neville e Luna invece li guardarono incuriositi.
    "Sapevo che eravate patetici… ma non pensavo fino a questo punto."
    Un ragazzo dai capelli biondi con una cicatrice a forma di fulmine che gli attraversava la parte destra del viso entrò nella Sala Grande. Indossava un paio di pantaloni rossi e una maglietta blu coperta da una giacca marrone, poggiata solamente sulle spalle come un mantello.
    "Pensavo avessi pretese più alte, Majutsu." Continuò, voltandosi verso Harry.
    "E io pensavo di aver detto a Evergreen che ti avrei parlato durante le vacanze estive, Luxus." Replicò lui freddo. "Come hai fatto ad arrivare qui?"
    "Credi forse che voi siate gli unici ad avere delle buone conoscenze? Dimentichi che sono il prossimo Master."
    "Quello… è il ragazzo che si è rifiutato di aiutarci…" Disse Fred, mentre tutti gli altri studenti guardavano con timore il nuovo arrivato, lasciando che i professori passassero davanti a loro.
    "Non so chi sei, ma non puoi entrare qui, colpire un professore e pensare di farla franca!" Sentenziò la McGranitt, tenendo alzata la bacchetta.
    Silente in quel momento non era presente, perciò dovevano occuparsi dell'intruso da soli.
    Ma con sorpresa di tutti, Harry cominciò a camminare in direzione di Luxus, fermandosi di fronte a lui senza mostrare alcun timore.
    "Sai, essere di Classe S non ti dà il diritto di intrometterti negli affari degli altri senza un buon motivo." Disse, incurante delle scariche elettriche che stavano avvolgendo il biondo. "Quindi che ne dici di smetterla con quest'inutile ostilità?"
    Luxus rimase in silenzio per qualche secondo, mentre la magia attorno a lui cominciava a sparire.
    "Sai che è per colpa di questa tua tenerezza che non hai speranze di superarmi, vero?"
    "Come se mi importasse. Ad ogni modo, cosa ci fai qui? Per quanto non possa dirmi dispiaciuto di chi hai colpito, il Master non sarà felice di saperlo."
    "Quel vecchio può andare a quel paese."
    "Quel vecchio è tuo nonno!"
    Tra i due ci fu uno scambio di sguardi talmente freddi che avrebbero potuto congelare l'intera sala. Poi, sorprendendo tutti, Luxus scoppiò a ridere.
    "Vedo che in quest'anno e mezzo non ti sei rammollito troppo!" esclamò.
    "Siamo pur sempre membri della stessa famiglia. Dovresti saperlo bene."
    Luxus tirò fuori un braccio, avvolgendolo intorno al collo di Harry. "Ed è proprio per questo che sono qui. Ho qualcosa di cui devo parlarti. Da Classe S a Classe S."
    "E non potevi aspettare che tornassi io a casa, invece di scomodarti? È piuttosto insolito da parte tua."
    Luxus ghignò.
    "Potter, può illuminarci sull'identità di questo ragazzo?" Domandò Piton.
    "È il nipote del mio tutore." Rispose lui, liberandosi dalla stretta. "Adora usare la bacchetta per scagliare colpi d'elettricità, a cui è immune grazie ai vestiti che indossa." Continuò, per poi superare il biondo. "Allora, devi parlarmi, no? Direi di andare in un posto più tranquillo. Grazie alla tua bravata, dubito che la Sala Grande sia adatta."
    Dicendo ciò lo guidò fuori, lasciando gli studenti, i professori e gli altri membri della gilda increduli.
    "Q-Quello chi era?" Chiese Dean, avvicinandosi a loro.
    "Luxus." Rispose Erza. "Lo possiamo definire il nostro Draco Malfoy, solo molto più odioso e pericoloso."
    "Ma che cosa può volere da Harry?" Intervenne George. "Insomma, direi che sono l'esatto opposto l'uno dell'altro…"
    "Forse vuole coinvolgerlo in qualche suo lavoro…" Azzardò Gray, per poi voltarsi verso Allock, il quale stava venendo risvegliato dagli altri professori. "Però, per una volta, devo dire che non mi è dispiaciuto vederlo in azione. Anche se si è trattenuto."
    "Quello lo chiami trattenersi?!" Esclamò Seamus, indicando il professore di Difesa contro le Arti Oscure. "Che cosa fa quando non si trattiene?!"
    Erza, Natsu, Happy e Gray lo guardarono seri, per poi parlare insieme. "Tu non lo vuoi davvero sapere, credimi."
    Fred e George li fissarono increduli.
    "Ehi fratello, dici che anche noi…"
    "…quando parliamo insieme…"
    "…facciamo questo effetto?" Conclusero all'unisono.
    "E H-Harry cos'ha a che fare con lui?" Domandò timidamente Ginny.
    "Beh… direi che si odiano amichevolmente a vicenda… a quante risse sono arrivati?" Disse Gray a Erza, che si portò una mano sotto il mento.
    "Uhm… direi che l'ha affrontato più volte di Natsu… quindi direi… un centinaio all'incirca…"
    "E giusto per curiosità, come finiscono di solito questi… scontri?" S'intromise Baston, ricordandosi com'era stato trattato dal ragazzo. "No, perché vorrei avere un Cercatore utilizzabile per la prossima partita…"
    "Tranquillo… non si fanno mai troppo male."
    Ginny deglutì sonoramente.
    "Mi sa che ho fatto un grosso errore…" mormorò, attirandosi su di sé gli sguardi di tutti.


    ~~~~~~~~~~~~


    Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia
    Capelli neri e lucidi come di corvo in volo
    Vorrei che fosse mio — quale divina gioia! —
    L'eroe che ha sgominato del Mago Oscuro il dolo.

    Nel corridoio pieno di studenti scese il silenzio più totale, mentre il cupido finiva la sua canzoncina, lasciando un Harry Potter immobile.
    Erza, Gray e Natsu stavano osservando la scena con gli occhi sgranati, mentre Lucy sembrava aver cominciato a pregare a bassa voce di venire risparmiata.
    "B-Beh sorellina…" Mormorò Fred a Ginny a bassissima voce, la quale aveva la faccia completamente rossa. "Credo che nessuno di noi dirà chi gli ha fatto quella dedica…"
    "H-Harry?" Provò a dire Titania, avvicinandosi quel tanto che le bastava per vedere il tic nervoso all'occhio del moro.
    "S-Sono calmo… T-Tranquilla…" Balbettò lui, cercando di controllarsi. "Mi sto solo pentendo di non aver fatto fulminare definitivamente quell'essere da Luxus…"
    E in quel momento chiuse le mani a pugno. "Ma se scopro chi gli ha detto di cantarmi quella cosa…" Continuò, cominciando a parlare con voce roca. "Beh, tra lui e Allock non so chi potrei detestare di più!"
    Tutti i presenti fecero un passo indietro d'istinto.
    "In quattro anni non credo di averlo mai visto così spaventoso…" Commentò terrorizzato Gray.
    "Ora capisco perché tutti dicono di non farlo mai infuriare…" Aggiunse Lucy, deglutendo.
    "Che succede, Potter?" Intervenne Draco, ridacchiando. "Hai paura della canzoncina di una delle tue tante fan?"
    Majutsu si girò verso di lui. "Non sono affatto dell'umore giusto per le tue battutine, Malfoy."
    "Peccato." Replicò lui. "E dire che la piccola Weasley ci ha messo tutto il suo cuore per scriverla…"
    Sentendo ciò, la rabbia di Harry sembrò svanire, per poi voltarsi verso Ginny, la quale, incapace di reggere l'imbarazzo, fuggì via.
    "Brutto-" Iniziarono Fred e George, poco prima di venire superati da Erza, che chiuse la mano destra a pugno.
    Prima che qualcuno potesse fermarla, colpì in pieno volto lo studente di Serpeverde, facendolo volare indietro di diversi metri.
    "Chi ti credi di essere… per giocare con i sentimenti di qualcuno?!" Sibilò furiosa, per poi essere presa da dietro da Natsu e Gray.
    "Calmati, per carità!" Ansimò il mago del ghiaccio, mentre Malfoy si rialzava, incurante del sangue che gli scendeva dal naso, che sembrava rimasto integro per puro miracolo.
    "Scarlett!" urlò Percy, arrivando di corsa. "Che cosa ti è saltato in mente?!"
    "Ho solo sfogato la mia rabbia fin troppo soppressa." Spiegò lei. "E ora lasciatemi andare a finire il lavoro!"
    "Tsk." Fece il biondo, ghignando. "Cos'è? Hai forse avuto un'esperienza simile? O forse ti hanno mollata in passato? Forse proprio i tuoi genitori, eh?"
    "Ora chiudi quella tua maledetta bocca, Malfoy!" Gli gridò contro Potter. "Non so cosa sia questo tuo improvviso masochismo, ma sappi che se continui così non esiteremo a farci espellere pur di fartela pagare."
    "Basta così!" Sentenziò Percy. "Cinquanta punti in meno a Grifondoro e venti a Serpeverde. E ringraziate che non ve ne tolga di più. Scarlett, dovrò segnalare l'accaduto alla professoressa McGranitt. Malfoy, tu vai a farti vedere in infermeria."
    Draco restò in silenzio, per poi alzare la bacchetta e lanciare un incantesimo contro i membri di Fairy Tail.
    Harry tirò in avanti la sua cartella, che prese in pieno il colpo, rompendosi in più punti e riversando cadere a terra il contenuto. Il diario di Riddle cadde sul pavimento con un piccolo tonfo, subito seguito da una boccetta d'inchiostro che si ruppe e rovesciò il suo intero contenuto su di esso.
    "Malfoy! Questo ti costerà altri cinquanta punti!"
    "Toglimi pure tutti i punti. Non m'interessa vincere una stupida coppa." Concluse il biondo, per poi allontanarsi, ridendo.
    Non dovette fare molta strada prima di incontrare Ginny, nascosta dietro a un muro.
    "Come fai ad avere una cotta per un bambino che scrive su un diario nero non ne ho idea. Si vede che i Weasley sono proprio caduti in basso." Disse ghignando, facendo sgranare gli occhi della ragazza, ora pieni di paura.

     
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    Capitolo 38: Il suggerimento di Hagrid - Torna all'indice dei capitoli
    “Ginny?” Chiamò Erza attraverso la porta del dormitorio, senza ottenere risposta. “Su, tranquilla… Harry è comprensivo, ha già dimenticato la canzone… Semplicemente ama scherzare. E poi pensava fosse il tiro mancino di qualcuno con intenzioni ben diverse dalle tue…”
    Ancora una volta non ottenne alcuna risposta, quindi sospirò, per poi allontanarsi.
    “Allora?” Chiese Hermione vedendola rientrare nella sala comune.
    “Niente, non vuole nemmeno parlare…” Disse lei.
    “Quel Malfoy… se ci capita sotto mano, gliela facciamo vedere noi!” Esclamarono assieme i gemelli.
    Potter restò in silenzio, sentendosi responsabile per l’attuale situazione.
    “Beh, non nascondo che Harry sappia essere spaventoso quando vuole…” Intervenne Gray. “Però non avrebbe mai davvero fatto del male a qualcuno… a meno che il responsabile non avesse fatto qualcosa di davvero grave.”
    “Tipo se fosse stato Naruto con quella tecnica di cui ci ha raccontato.” Aggiunse Natsu ridacchiando.
    “Quello, oltre a Harry, gli sarebbe costato un inseguimento anche da parte mia.” Fece gelida Erza.
    Majutsu si alzò, prendendo le cose che aveva raccolto dopo che il suo zaino era stato distrutto.
    “Scusate, credo sia meglio che vada a sistemare… Non sono dell’umore giusto per restare a parlare.”
    Dicendo ciò salì nel dormitorio.
    “Beh, non posso dargli torto…” Sospirò Lucy. “Ginny non aveva intenzione di umiliarlo, ed è una normale bambina. Dubito fortemente che abbia avuto esperienze come affrontare un demone, no?”
    “Quello credo non sarebbe capitato a nessuno di noi se non avessimo conosciuto Harry e voi altri.” Commentò Ron.

    Potter si sedette sul suo letto a baldacchino, rovesciandovi sopra tutto quanto.
    Solo allora si accorse di una cosa. Aveva visto distintamente una boccetta d’inchiostro rompersi sul diario di Riddle, questi però era perfettamente immacolato, senza nemmeno una piccola macchia.
    “Cosa…?”
    Spinto dalla curiosità, prese dal baule un’altra boccetta e vi intinse la penna, dopodiché aprì il diario e ci lasciò cadere una goccia di liquido nero. Questa restò sulla vecchia pagina per qualche secondo, per poi essere assorbita.
    Majutsu spalancò gli occhi, incredulo. Stupidamente non avevano mai pensato di scrivere sopra il diario, temendo di intaccare il segreto che custodiva. Ma ora… sembrava che fosse quel gesto la chiave per risolvere il mistero.
    “Ma cosa devo fare? Scriverci sopra qualcosa o vedere quanto inchiostro può assorbire?” mormorò tra sé e sé.
    Restò a pensarci qualche minuto, per poi intingere di nuovo la penna e cominciare a scrivere.

    “Sei in grado di rispondermi?”

    La frase restò visibile per pochi istanti prima di sparire nella carta.
    E questa volta, dalla pagina emerse dell’inchiostro che andò a formare una risposta alla sua domanda.

    Sì. Con chi ho il piacere di parlare?

    Majutsu guardò incredulo la frase, che scomparve in pochi secondi, per poi cominciare nuovamente a scrivere.

    “Sono Harry. Tu invece immagino che sia una specie di lascito del vecchio proprietario di questo diario, vero?”

    Esatto. Sono Riddle. Come sei entrato in possesso di questo diario?


    “L’abbiamo trovato abbandonato in un bagno.”

    Meno male che ho affidato le mie memorie a qualcosa di più duraturo dell'inchiostro. Ho sempre saputo che a qualcuno non sarebbe andato a genio che questo diario venisse letto.

    Harry restò a leggere quelle righe finché anche non scomparvero.

    “Cosa intendi dire?”

    Voglio dire che questo diario custodisce il ricordo di cose terribili. Cose che sono state occultate. Cose accadute nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.


    “È lì che mi trovo in questo momento. Sono a Hogwarts, e stanno accadendo cose orribili. Sai niente della Camera dei Segreti?”

    Certo che so della Camera dei Segreti. Ai miei tempi ci dissero che era una leggenda, che non esisteva. Ma era una bugia. Quando frequentavo il quinto anno, la Camera venne aperta, il mostro aggredì molti studenti e alla fine ne uccise una. Io presi la persona che aveva aperto la Camera e questa fu espulsa. Ma il professor Dippet, il Preside, vergognandosi che a Hogwarts fosse accaduta una cosa del genere, mi proibì di raccontare la verità. Fu messa in giro la storia che la ragazza era morta in un misterioso incidente. A me, per il disturbo, fu consegnato un bel trofeo lucente tutto istoriato, e mi fu intimato di tenere la bocca chiusa. Ma sapevo che la cosa avrebbe potuto ripetersi. Il mostro rimase in vita e l'unica persona dotata del potere di liberarlo non fu messa in prigione.

    Il mago di Fairy Tail non riusciva a crederci: il diario che aveva tra le mani custodiva niente meno ciò che stavano cercando di scoprire da mesi.
    In quel momento la porta del dormitorio si aprì, lasciando entrare Erza.
    “Harry, prima non te l’ho chiesto, ma il diario-”
    “Ha una coscienza!” Esclamò lui, tutto agitato, lasciando sbattere le palpebre a Titania.
    “Eh?” Si limitò a replicare lei, mentre il compagno la intimava ad avvicinarsi per leggere.

    “Riddle, io e i miei amici stiamo cercando da mesi il colpevole. Puoi dirci chi è stato?”

    Erza sgranò gli occhi quando l’inchiostro svanì assorbito dalla pagina.

    Certo. Il colpevole era un mio compagno di scuola. Ha tenuto nascosto il mostro per tutto l’anno, e quando ha ucciso la studentessa ha tentato di farlo scappare. Io sono riuscito a coglierlo sul fatto, ma sfortunatamente il mostro fuggì.

    La rossa prese la penna dalla mano di Harry, per poi scrivere subito.

    “Il nome. Vogliamo sapere il suo nome!”

    Questa volta la risposta impiegò qualche secondo in più ad arrivare.

    Rubeus Hagrid.

    Quel nome fece spalancare gli occhi a entrambi i maghi, che si guardarono a vicenda.
    “Impossibile!” Esclamarono assieme.


    “Hagrid sarebbe l’erede di Serpeverde?!” Ripeté Fred, non credendo alle sue orecchie. “Impossibile!”
    “È quello che abbiamo pensato anche noi.” Fece Harry, guardando gli amici.
    “Non credo sia lui.” Disse Luna. “Se stesse nascondendo qualcosa, avrei visto i Suslosum attorno a lui.”
    “Suslosum?”
    “Creature che circondano qualcuno potenzialmente pericoloso. Anche se stranamente, non ne vedo nessuno qui dentro…”
    Lucy e Hermione sospirarono all’unisono, chiedendosi ancora se la ragazza fosse seria o no quando parlava di quelle fantasiose creature.
    “Però…” Cominciò Natsu, attirando tutti gli sguardi su di sé. “Hagrid negli ultimi tempi mi è parso piuttosto preoccupato.”
    “No.” Replicò Harry, ricordandosi il regalo che il guardiacaccia gli aveva fatto alla fine del precedente anno. “Mi rifiuto di credere che possa aver fatto volontariamente del male a qualcuno. Credo piuttosto che possa essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Senza considerare che non possiamo completamente fidarci di questo Riddle.”
    “Beh, direi di chiederglielo di persona.” Propose Ron. “In fondo, possiamo solo dire che abbiamo sentito che frequentava Hogwarts nello stesso periodo, perciò potrebbe saperne qualcosa.”
    Tutti si voltarono a guardarlo con occhiate più o meno stupite.
    “Perché mi guardate così?” Domandò, mentre le sue orecchie diventano rosse per l’imbarazzo.
    “Niente… Semplicemente è sembrato strano che un’idea del genere provenisse da te, Ronnie.” Rispose sincero George, per poi sorridere. “Stai finalmente imparando dai migliori, eh?”
    “Ora il diario dov’è?” Chiese Luna, ridacchiando alla vista di Ron che cercava di colpire il fratello maggiore con un’innocua sfera di luce.
    “Proprio q-” Cominciò Harry, portandosi una mano in tasca e interrompendosi subito dopo. “Come non detto. Devo averlo dimenticato in dormitorio.”
    “Tranquillo, vado io a prenderlo.” S’intromise Erza. “Voi cominciate ad andare al campo di Quidditch. Non manca molto ai nostri allenamenti. E mi pare di aver capito che anche gli altri vogliano assistere, esatto?”
    “Grazie. Dovrebbe essere nel mio baule.” Fece Majutsu.
    Titania si girò, alzando una mano per salutare e uscendo dall’aula.

    La rossa pronuncio la parola d’ordine, facendo così aprire il passaggio.
    Non appena fu entrata incrociò Ginny, la quale sembrava essere piuttosto di fretta, tant’è che non la guardò neppure in faccia, uscendo subito.
    “Chissà dove deve andare… Forse deve fare una ricerca e le serve un libro… O è ancora troppo imbarazzata per guardarci…” Rifletté la maga sospirando, per poi salire nel dormitorio maschile.
    Ma non appena fu davanti all’entrata si rese conto che c’era qualcosa che non andava: la soglia era socchiusa.
    Erza evocò un piccolo pugnale ed entrò con cautela.
    Lo spettacolo che le si presentò davanti la lasciò interdetta: tutta la stanza era piena dei contenuti dei vari bauli, che sembrava fossero stati rovesciati in fretta e furia.
    Si diresse subito verso il letto di Harry, cominciando a frugare tra la sua roba, confermando i suoi sospetti.
    “Il diario… hanno preso il diario!”
    Poi l’illuminazione la colpì, facendola girare verso la porta.
    “No… perché avrebbe dovuto farlo?” Mormorò, correndo subito fuori.
    Attraversò il varco a tutta velocità, tirando fuori la mappa per cercare Ginny.
    La individuò subito al terzo piano, dove si diresse senza aspettare un secondo in più.
    Quando la raggiunse, si fermò ansimando leggermente.
    La Weasley le stava dando le spalle, guardando il muro di fronte a sé.
    “G-Ginny…” Esordì Erza.
    “E così… mi hai già scoperto.” Disse lei, mostrando il diario di Riddle.
    “Perché… Perché hai rubato il diario?”
    “Rubato? Dal mio punto di vista, direi che l’ho recuperato… Visto che questa ragazza l’ha usato fino a poche settimane fa.”
    Titania spalancò gli occhi. “T-Tobi?” Fece, tremando leggermente.
    “No, non sono Tobi. Anche se ho avuto il piacere di collaborare con lui. Aveva talento, per essere un Babbano. Anche se era certamente ben diverso da quella marmaglia senza valore.”
    “Chi sei?!” Esclamò la rossa, evocando subito una spada.
    “Chi sono, dici?” Fece la ragazzina, girandosi. “Chissà…”
    “Che cos’hai fatto a Ginny?”
    “Oh, nulla di cui devi preoccuparti. Questo è il suo corpo.” Continuò, tirando fuori la bacchetta. “È un peccato che la sua bacchetta non sia compatibile con me… d’altronde, una bacchetta usata non può essere lontanamente degna di me.”
    “Cosa intendi dire?”
    “Intendo dire… Che tutto quello che ho fatto finora è stato per arrivare a un momento ben preciso. E tu mi aiuterai.”
    “Come no! L’unica cosa in cui ti aiuterò sarà quella di lasciare il corpo di Ginny, proprio come abbiamo costretto-” Erza spalancò gli occhi quando infine capì.
    “Ci sei arrivata, Titania?” Domandò Ginny, sorridendo. “Questa mocciosa mi ha raccontato tutto quello che sapeva… E devo dire che fatico ancora a crederci. Se non vi avessi visto all’opera, potrei pensare che è stato frutto della sua fantasia…”
    “Voldemort.” Concluse la rossa, deglutendo.
    “A essere precisi, mi chiamo ancora Tom Orvoloson Riddle.”
    “Riddle? Allora-”
    “Già. Il diario che avete trovato apparteneva a me. L’ho incantato, così da poter ripetere le mie gesta nel caso non fossi riuscito a tornare in questo castello.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Sono un ricordo. Niente di più, niente di meno. Ma passiamo a cose più serie… Tu sai già perché ti sto dicendo tutto questo, vero?”
    Titania strinse con più forza la spada. “Perché non hai intenzione di lasciarmi andare.”
    “Risposta esatta. Ora… Permettimi di presentarti un mio vecchio amico.”
    Dopo aver detto ciò, cominciò a sibilare.
    Titania si guardò intorno.
    “Vediamo se questa volta riusciremo ad avere un’altra vittima e- Non guardarlo negli occhi!” Urlò di colpò.
    Erza alzò lo sguardo sorpresa, mentre Ginny si portava una mano sulla fronte.
    “Dannata mocciosa… La sto controllando da troppo tempo, non ci riuscirò ancora a lungo…” Borbottò, per poi tornare a guardare trionfante la maga. “Ma poco importa. Ormai l’ordine è già stato dato.”
    Un tonfo dietro la rossa l’avverti che qualcosa di molto grosso era appena arrivato.
    “Non guardarlo negli occhi…” Ripeté, abbassando le palpebre. “Quando tutto questo sarà finito, dovrò ringraziare Ginny.”
    Con sorpresa di Riddle, saltò giusto in tempo per evitare due lunghe zanne, atterrando qualche metro più in là.
    “Una spadaccina deve saper combattere anche senza occhi.” Disse sorridendo, brandendo meglio la propria arma. “Non so con che cos’ho a che fare, ma poco importa.”
    La regina della fate sentì nuovamente sibilare, per poi avvertire la misteriosa creatura spostarsi verso di lei molto velocemente, strisciando sul pavimento.
    “Questa… è la tua fine!” esclamò, saltando in alto, per poi cominciare la discesa con la spada di fronte a lei.
    La lama affondò in qualcosa, che emise subito un lamento di dolore.
    “Bene… vediamo un po’ che cos-”
    Titania aprì gli occhi solo per un istante, vedendo riflesso nella lama della spada un occhio giallo.
    E per lei divenne tutto nero.


    “Erza ci sta mettendo un po’ ad arrivare.” Osservò Fred, mentre lui, il fratello e Harry facevano un giro in volo del campo.
    “Già… Forse ha incontrato qualcuno e si è fermata a parlare…”
    “Meglio se qualcuno va a cercarla.” S’intromise Baston, raggiungendoli. “E detesto ammetterlo, ma solo uno di voi tre ha qualche speranza di riuscirci. Di certo non posso chiederlo ad Angelina… Non ha ancora superato lo shock.”
    “Su, non si era svegliata neanche tanto male quella volta…” Ridacchiò Majutsu, per poi voltare lo sguardo verso il castello.
    Fu allora che notò la professoressa McGranitt correre verso il campo, accompagnata da Madama Bumb.
    “Che succede?” Domandò George, vedendo anche lui le due insegnanti, per poi cominciare la discesa.
    Avevano appena poggiato i piedi a terra che la vicepreside entrò in campo, tutta agitata.
    “L’allenamento è sospeso.” Sentenziò.
    “Cosa?!” Esclamò incredulo Baston, mentre sugli spalti i membri di Fairy Tail si chiedevano cosa stesse succedendo.
    “D’ora in poi tutti gli allenamenti e partite sono sospesi a tempo indeterminato. Potter, seguimi. Voi altri invece tornerete nella sala comune scortati da Madama Bumb. Vi raggiungeremo più tardi.”
    “Cos’è successo?” Chiese il moro, seguendo la professoressa fuori dal campo e notando che teneva la bacchetta stretta nella mano.
    “C’è stato un nuovo attentato. Ed è meglio che tu veda di persona.”
    Dentro la testa del mago suonò un campanello d’allarme, ma decise di restare in silenzio.
    La McGranitt lo guidò fino in infermeria.
    “Ora Potter, so che di recente sei stato facilmente preda dell’ira, e non posso contestarlo, con tutto quello che è successo. Ma questo… Questo potrebbe sconvolgerti.” Avvertì, per poi togliere le tende attorno a un letto.
    Majutsu restò impassibile per qualche secondo, poi i suoi occhi si sgranarono.
    Sul letto, in posizione da combattimento, con tanto di spada macchiata di sangue tra le mani, c’era Erza, con gli occhi socchiusi.
    “Erza!!!” Urlò, avvicinandosi subito al letto e scuotendola.
    “L’abbiamo trovata al terzo piano. Non sappiamo come mai fosse lì.” Spiegò la vicepreside. “Potter… Sai dirmi perché aveva una spada con sé?”
    Majutsu restò in silenzio, cercando di inventarsi una scusa e allo stesso tempo digerire la notizia.
    “Erza… È addestrata a usare la spada. Sapendo degli attentati, aveva cominciato a portarsela dietro sotto le vesti quando era da sola. E sembra che non si sia fatta pietrificare senza combattere.”
    La McGranitt annuì. “Già. Abbiamo verificato, e il sangue su quella spada non è umano. Non siamo riusciti a capire a quale creatura appartiene, però… Possiamo solo sperare che la signorina Scarlett sia riuscita a ferirla in maniera grave.”
    Harry non disse altro, restando in silenzio. “Erza…” Mormorò, per poi farsi serio. “Ora la questione è diventata personale.”
    La vicepreside lo guardò sorpresa per quella reazione, mentre il ragazzo si voltava, diretto verso l’uscita.
    “Aspetta Potter, non puoi andare da s-”
    “Se dovessi incontrare l’erede in questo momento, lo farei a pezzi, a costo di demolire Hogwarts.” La interruppe lui, senza guardare indietro e uscendo dall’infermeria.
    Fece qualche passo, per poi fermarsi.
    “Esplora ogni angolo di questo castello.” Disse freddamente. “Ora non m’importa più della missione. Non appena sai qualcosa avvisami.”
    “Va bene.” Rispose la voce nascosta al suo servizio. “Harry… So cosa stai pensando adesso, ma-”
    “Erza è stata la mia prima amica.” Replicò lui, per poi dirigersi verso la Torre di Grifondoro.
    Quando attraversò il passaggio si ritrovò tutti i compagni di casa ad aspettarlo.
    “Allora… Cos’è successo?” Chiese Hermione preoccupata.
    “Erza…” Cominciò lui. “Erza è stata pietrificata.”
    Nella stanza scese il silenzio totale.
    “C-Cos’hai detto?” Balbettò incredulo Gray, mentre Lucy si portava le mani alla bocca.
    “Com’è possibile?” Fece lei, mentre Harry li superava, salendo nel dormitorio “Era la più forte tra di noi…”
    “No.” Replicò Natsu, mentre le sue mani tremavano per la rabbia. “L’erede ha commesso il suo più grave errore…”
    “Cosa vuoi dire?” Domandò Seamus.
    “Intende dire che ora Harry è arrabbiato. Come forse nessuno l’ha mai visto prima.” Continuò Gray, sedendosi su una poltrona, mentre tutti si facevano attenti, compresi i nuovi membri della gilda.
    “Quando è arrivato da noi, Harry era un bambino debole, malnutrito e ignaro della magia. I suoi zii lo odiavano, e per questo lo tenevano chiuso quasi tutto il tempo in una specie di sgabuzzino, e negli altri momenti lo usavano come un piccolo schiavo.”
    “Che cosa?!” Esclamò incredulo Dean. “Ma lui è il Bambino che è Sopravvissuto e-”
    “E per i suoi zii un mostro, loro testuali parole.” Lo interruppe il mago del ghiaccio. “Non gli avevano nemmeno detto come erano morti i suoi genitori, limitandosi a dire che erano morti in un incidente. Harry è cresciuto senza sapere chi era davvero. E da noi, figuriamoci, non sapevamo nemmeno di Voldemort.”
    A quel nome tutti a parte lui, Natsu, Lucy e Happy tremarono.
    “Ad ogni modo, il nostro… Capofamiglia l’ha subito preso sotto la sua ala protettiva. L’ha fatto diventare parte della nostra famiglia e ha cominciato a insegnarli a usare la magia. Quando finalmente Harry fu in grado di controllarla, cominciò ad aiutare più persone possibili. Probabilmente non esiste persona più altruista tra di noi, anche se tende a nasconderlo.”
    “E questo cosa centra?” Chiese uno studente del quarto anno.
    “Tutto.” Risposte Salamander. “Harry di solito finge quando si arrabbia. O comunque, si rende tanto appariscente per sfogarsi un po’, ma quando è davvero infuriato… Avete presente, no? Tanto più una persona è calma, tanto più è pericolosa.”
    “Sì… Ne ho sentito parlare anch’io mentre vi cercavo.” Confermò Lucy. “Sconsigliavano a chiunque di diventare suoi nemici.”
    “Inoltre, noi di Fairy Tail ci consideriamo tutti fratelli. Quindi il fatto che Erza, che è stata la prima a cercare di aiutarlo ad ambientarsi, sia stata pietrificata… Beh, direi che per l’erede è finita e-”
    Ma qui Gray spalancò gli occhi, assieme a Hermione e Lucy.
    “B-Beh… Ad ogni modo, adesso è meglio ritirarci nei nostri dormitori…” Fece lei, sbiancando. “Tanto d-dubito che oggi succederà qualcos’altro…”
    Tutti annuirono, per poi cominciare a salire le scale, lasciando indietro i membri di Fairy Tail.
    Non appena restarono soli, Hermione lanciò un incantesimo di silenzio attorno a loro, mentre Gray si portò davanti al passaggio.
    “Non puoi fare qualcosa di così stupido, Harry.” Asserì.
    Per qualche secondo regnò il silenzio, poi Majutsu si tolse il mantello dell’invisibilità.
    “Lasciami passare, Gray.” Ordinò.
    “Stai andando da Hagrid, vero?” Domandò Hermione.
    “Non credo sia lui il responsabile… Ma probabilmente sa chi è. E ho intenzione di scoprire la verità.”
    “E come? Andando lì a minacciarlo?” Disse Gray. “Ti ricordo che siamo in missione.”
    Majutsu restò in silenzio.
    A quel punto i gemelli sospirarono. “È inutile, non cambierà idea.” Dichiararono all’unisono.
    “Andiamo noi con lui.” Affermò Fred.
    “Conosciamo Hagrid da più tempo di voi. Lo abbiamo fatto impazzire un po’ prima di incontrarvi.” Proseguì George.
    “Allora vengo anch’io.” Fece Natsu. “Mi ha preso in simpatia dopo la storia del drago.”
    Harry li guardò sorpreso.
    “Noi invece resteremo qui a coprirvi nel caso dovesse venire qualcuno.” Intervenne Lucy, sorridendo.
    “Esatto, aye! Con la magia di trasformazione possiamo sempre fingerci voi, anche se per poco.”
    Il moro restò a guardarli, per poi sorridere. “Grazie…” Mormorò avvolgendosi di nuovo con il mantello, imitato subito dai gemelli e da Natsu, per poi uscire dalla sala.

    Il quartetto si affrettò in direzione della finestra illuminata della capanna di Hagrid e si tolsero il mantello solo quando furono davanti all’ingresso.
    Bussarono, e dopo qualche attimo il guardiacaccia spalancò la porta. Imbracciava una balestra e gliela stava puntando contro, mentre Thor, dietro di lui, abbaiava a perdifiato.
    “Oh!” Esclamò l’uomo abbassando l’arma e fissandoli. “Che cosa ci fate qui voi?”
    “E quella a cosa ti serve?” Chiese Harry indicando la balestra mentre entravano.
    “Niente… Niente…” Balbettò Hagrid. “Stavo aspettando… Non fa niente… Sedetevi… Vi faccio un tè…”
    Ma sembrava che non sapesse quel che stava facendo: per poco non spense il fuoco, versandoci sopra dell’acqua dal bollitore, poi mandò in frantumi la teiera urtandola con la sua manona poderosa.
    “Ti senti bene, Hagrid?” Domandò Natsu, inarcando un sopracciglio.
    “Hai sentito di Erza, vero?” Lo interruppe subito Majutsu.
    “Oh, ho sentito sì!” Disse lui con voce rotta.
    Continuava a guardare nervosamente fuori dalle finestre. Riempì quattro grosse tazze d'acqua bollente, alle quali si dimenticò di aggiungere le bustine del tè, e stava per sistemare su un piatto un pezzo di panpepato, quando si udì bussare forte.
    Hagrid lasciò cadere il dolce, per poi guardare i quattro maghi, che annuirono, nascondendosi subito sotto i loro mantelli, per poi spostarsi in un angolo della capanna.
    Il guardiacaccia controllò che fossero ben nascosti, ripose le tazze, afferrò la balestra e tornò ad aprire la porta.
    “Buonasera, Hagrid.”
    Era Silente, che entrò con un’aria terribilmente seria, seguito da un altro signore dall’aspetto assai curioso. Lo sconosciuto era un uomo basso, corpulento, aveva capelli grigi tutti arruffati e un’espressione ansiosa. Indossava una strana accozzaglia di indumenti: un abito gessato, una cravatta scarlatta, un soprabito nero e stivali a punta color viola. Sottobraccio portava una bombetta verde.
    “Questo non promette nulla di buono.” Mormorò Fred agli altri.
    “È Cornelius Caramell, il Ministro della Magia!” Concluse il gemello, facendo sgranare gli occhi ai due maghi originari di Fairy Tail.
    Hagrid era diventato pallido e sudava. Si lasciò cadere su una sedia, con lo sguardo che andava da Silente a Cornelius Caramell.
    “Brutta faccenda, Hagrid.” Esordì il Ministro con voce piuttosto secca. “Bruttissima faccenda. Dovevo venire. Quattro aggressioni, di cui l’ultima a una studentessa straniera. Se il loro Stato dovesse farsi vivo proprio in quest’occasione…”
    “Come ti ho già detto, Cornelius, non hanno intenzione di indagare, confidando nel nostro buon operato.” Intervenne il preside.
    “Ad ogni modo è passato ogni limite. Il Ministero deve intervenire.”
    “Ma io…” Tentò Hagrid, rivolgendo uno sguardo implorante a Silente. “Lei lo sa, professore; signore, io mai…”
    “Voglio che sia chiaro, Cornelius, che Hagrid gode della mia piena fiducia.” Aggiunse subito l’anziano mago aggrottando la fronte, rivolgendosi all’altro uomo.
    “Senti, Albus…” Cominciò Caramell, senza nascondere un certo disagio. “I precedenti di Hagrid sono contro di lui. Il Ministero deve fare qualcosa… I consiglieri della scuola si sono messi in contatto con me.”
    “Eppure, Cornelius, ti ripeto che mandar via Hagrid non servirà a niente.” Insistette Silente. I suoi occhi azzurri erano animati da un fuoco che Harry non gli aveva mai visto prima. “Abbiamo già dimostrato che il responsabile non è lui.”
    “Ma non ci sono prove concrete, visto che il responsabile è stato portato via subito. Cerca di metterti nei miei panni.” Fece il Ministro, giocherellando con la bombetta. “Io sto ricevendo un mucchio di pressioni. Bisogna far vedere che si sta facendo qualcosa. Se si scopre che non è stato Hagrid lo rimandiamo a casa e non se ne parla più. Ma devo prenderlo. Devo. Non farei il mio dovere se-”
    “Prendermi?” Lo interruppe Hagrid, che aveva cominciato a tremare. “Per portarmi dove?”
    “Soltanto per un breve periodo.” Assicurò Caramell evitando lo sguardo del gigante. “Non è una punizione, Hagrid; più che altro è una precauzione. Se verrà preso qualcun altro, tu verrai liberato con tanto di scuse…”
    “Non ad Azkaban, vero?” Chiese Hagrid con voce roca.
    Prima che Caramell potesse rispondere, si udì di nuovo bussare energicamente alla porta.
    Silente andò ad aprire, lasciando che Lucius Malfoy entrasse a grandi passi nella capanna, avvolto in un lungo mantello nero da viaggio; sul volto aveva stampato un sorriso freddo e soddisfatto.
    Thor cominciò subito a ringhiare.
    “Già arrivato, Caramell!” Esclamò in tono di approvazione. “Bene, bene…”
    “Lei! Cosa vuole?” Tuonò Hagrid furibondo. “Fuori da casa mia!”
    “Brav’uomo, ti prego di credere che non mi piace affatto trovarmi nella tua… Ehm… Questa la chiami casa, vero?” Fece Lucius lanciando un’occhiata alla piccola stanza con un ghigno malevolo. “Ero semplicemente venuto a scuola e mi hanno detto che il Preside si trovava qui.”
    “E, di preciso, che cosa voleva da me, Lucius?” Domandò Silente.
    Parlava in tono gentile, ma i suoi occhi azzurri mandavano fiamme. Qualcosa che Harry e Natsu avevano visto negli occhi di Makarov quando qualcuno feriva un membro della gilda.
    “Una cosa molto spiacevole, Silente.” Rispose Malfoy con voce strascicata, estraendo un grosso rotolo di pergamena. “Ma i consiglieri ritengono che sia arrivato il momento che lei si faccia da parte. Questo è un Ordine di Sospensione... In calce troverà tutte e dodici le firme. Mi spiace dire che riteniamo che lei stia perdendo la sua autorità. Quanti attentati ci sono stati finora? Un altro questo pomeriggio, vero? Di questo passo non ci resterà neanche più un figlio di Babbano, a Hogwarts, e tutti sappiamo quale terribile perdita sarebbe per la scuola.”
    “Su, andiamo, Lucius!” Esclamò Caramell allarmato. “Silente sospeso… No, no… È l’ultima cosa che deve succedere in questo momento…”
    “L’incarico o la sospensione del Preside sono di competenza dei consiglieri, Caramell.” Replicò Malfoy con aria serafica. “E siccome Silente non è riuscito a mettere fine agli attentati…”
    “Lucius, devi capire una cosa: se non ci riesce Silente…” Puntualizzò Caramell con il labbro superiore madido di sudore. “Voglio dire… chi può riuscirci?”
    “Questo è tutto da vedere.” Fece Malfoy con un sorriso maligno. “Ma dal momento che abbiamo votato tutti e dodici…”
    Hagrid balzò in piedi e la sua nera testa arruffata sfiorò il soffitto. “E dica un po’, quanti ne ha dovuti ricattare e corrompere per farli firmare, eh?” Replicò irato.
    “Oh, oh, uno di questi giorni questo tuo caratterino finirà per metterti nei guai, Hagrid.” Affermò Malfoy. “Ti consiglio di non gridare a questo modo con i Dissennatori di Azkaban. A loro non piacerebbe affatto.”
    Il guardiacaccia sbiancò a quelle parole, e i quattro maghi nascosti chiusero le mani a pugno, ben consci di non poter fare nulla in quella situazione.
    “Non potete mandare via Silente!” Gridò il guardiacaccia, tanto che Thor guaì e corse a rannicchiarsi nella sua cuccia. “Mandatelo via e i figli dei Babbani non avranno una sola possibilità! La prossima volta ammazzeranno qualcuno!”
    “Calmati, Hagrid” Intimò Silente duro, poi fissò Lucius Malfoy. “Se i consiglieri vogliono la mia rimozione, naturalmente mi farò da parte.”
    “Ma…” Balbettò Caramell.
    No!” Urlò Hagrid, interrompendo il Ministro.
    Silente non aveva smesso di fissare i suoi luminosi occhi azzurri in quelli freddi e grigi di Lucius Malfoy.
    “In ogni caso…” Proseguì il preside parlando con grande lentezza e scandendo le parole, in modo che nessuno potesse perderne neanche una. “…Lei si accorgerà che io avrò veramente lasciato la scuola soltanto quando non ci sarà più nessuno che mi sia fedele. E si accorgerà anche che a Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre, non importa quanto disperata possa essere la situazione.”
    Per un attimo Harry avrebbe giurato che Silente avesse ammiccato verso l’angolo dove si trovavano.
    “Sentimenti ammirevoli.” Disse Malfoy inchinandosi. “Tutti sentiremo la mancanza… Ehm… Del suo… Modo personalissimo… Di fare le cose, Albus, e non ci resterà che sperare che chi prenderà il suo posto riuscirà a impedire qualsiasi… Ehm… Eventuale… Assassinio.”
    Si diresse verso la porta, la spalancò, salutò l’uscita di Silente con un inchino, per poi seguirlo.
    Caramell, sempre giocherellando con la bombetta, aspettava che Hagrid lo precedesse.
    Ma il quasi gigante non si mosse d’un passo: fece un respiro profondo e sillabò: “Chi ha voglia di trovare qualcosa, deve seguire i ragni. Questo lo porterà sulla pista giusta. E tutto quel che ho da dire. Non credo che per voi sarà difficile.”
    Caramell lo guardò sbalordito. “Con chi stai parlando?”
    “Per chi ha orecchie con cui ascoltare.” Rispose lui, per poi infilarsi il pastrano di fustagno, ma prima di seguire Caramell, si fermò davanti alla porta e disse di nuovo, ad alta voce: “E ricordatevi di dar da mangiare a quello, mentre sono via.”
    La porta si richiuse con un tonfo e tutti si tolsero di dosso il mantello dell’invisibilità.
    “Ora sì che siamo nei guai!” Esclamò con voce preoccupata Fred. “Tanto varrebbe che chiudano la scuola stanotte stessa! Senza più Silente, ci sarà come minimo un attentato al giorno!”
    “No.” Fece Harry, tremando per la rabbia. “Questo è tutto un piano dell’erede. Non avete capito? Ha già incastrato Hagrid una volta, e ora lo sta facendo di nuovo!”
    “Vuoi dire-”
    “Voglio dire che non so perché, ma chiunque sia, vuole Hagrid fuori dai piedi. Ma a quanto pare l’ha sottovaluto.”
    “Davvero?” Domandò Natsu, guardandolo.
    “Hagrid è stato molto chiaro. Seguire i ragni. E sembra che quelli presenti qui abbiano avvertito le sue parole.”
    Dicendo ciò indico un piccolo ragno, illuminato dalla luce della capanna, che scivolò sotto la finestra, diretto verso la Foresta Proibita.
    “Immagino che la nostra escursione notturna non sia ancora finita, vero?” Intervenne George, tirando fuori la bacchetta. “Senza offesa per Hagrid, ma quella foresta è piena di creature molto più pericolose di un ragnetto. E noi ne abbiamo viste solo una piccola parte.”
    Il Dragon Slayer prese alcune fiamme dal focolare lasciato a consumarsi, mangiandole. “E allora cosa stiamo aspettando? Con il mio olfatto, sarà uno scherzo seguire un piccolo ragno!”
    Thor cominciò a guaire raspando la porta chiusa, come a voler contrastare quelle parole.
    E nessuno di loro immaginava quanto avesse ragione.

    ~~~~~~~~~~~~~


    “Oh, sembra che stia per arrivare un nuovo ospite!” Esclamò una voce stridula, per poi scoppiare a ridere. “Lo sento, i Dissennatori sono entusiasti!”
    Subito una serie di voci si aggiunse alla sua, riempiendo quell’oscuro corridoio di risate macabre.
    Solo uno di loro non disse nulla, restando seduto con le ginocchia piegate, guardando il vuoto di fronte a sé.
    Sirius Black non era minimamente felice per quella novità. Per lui significava solo un pazzo in più di cui preoccuparsi.
    “Harry…” Mormorò, tenendo gli occhi verso il basso. “Aspetta ancora un po’.”
     
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    I quattro maghi si addentrarono nella foresta.
    Avevano lasciato indietro Thor, il quale non si era minimamente opposto a tale decisione, cosa che non sorprese i ragazzi, ben consci che il cane non amava la Foresta Proibita quanto il suo padrone.
    “Mi chiedo perché Hagrid ci abbia dato questo suggerimento.” Fece Fred, senza fermarsi. “Insomma, ancora ancora potrei capire se avesse detto ‘Seguite i serpenti’, visto che Harry può parlarci… o ‘Seguite i draghi’ o ancora ‘Seguite i gatti’…”
    “Sia quel che sia, Hagrid di certo non era impazzito.” Replicò Harry. “E poi credetemi, in questa foresta non c’è nessuna creatura simile a Deliora… Quindi di nostra preoccupazione.”
    “Esatto!” Esclamò Natsu, sorridendo, mentre con una mano teneva una fiamma che illuminava il percorso. “Non c’è nulla di cui preoccuparsi. A meno che non si tratti di un demone, cosa che dubito avrebbe mantenuto la foresta intera.”
    “Che bello…” Commentò sarcastico George, per poi alzare la bacchetta non appena sentì un rumore, subito imitato dagli altri.
    Poi, da destra, furono investiti da un improvviso fascio di luce così intenso, dopo tutto quel buio, che dovettero alzare le braccia per ripararsi gli occhi.
    “No…” Mormorò Fred, sorridendo. “Non ci posso credere!”
    Di fronte a loro, l’'automobile del signor Weasley era là, in uno spiazzo circondato da grossi alberi, sotto una volta di rami frondosi, vuota e con i fari accesi.
    “Questa… Questa è la vostra auto!” Esclamò incredulo Salamander. “Credevo che fosse scappata chissà dove.”
    “E invece è rimasta qui fino ad adesso!” Continuò George, avvicinandosi e girando attorno alla macchina. “Anche se sembra che la foresta l’abbia resa un po’ selvatica…” Aggiunse, osservando le ali della macchina, che erano scorticate e coperte di fango.
    “Beh, almeno adesso sappiamo dove si è stabilita. Anche se mi chiedo come faccia ad avere un’intelligenza propria…” Disse Harry, per poi osservare Natsu, che si era immobilizzato. “Che succede?”
    “Beh… Credo che siamo arrivati al nostro capolinea…” Rispose lui, per poi aumentare l’intensità della fiamma che teneva sul palmo.
    Gli altri tre maghi alzarono lo sguardo, mentre un forte schiocco risuonava nell’aria.
    “Beh… Come si dice in questi casi?” Domandò Fred al fratello.
    “Che siamo fottuti?” Rispose lui, deglutendo.
    Sopra di loro, nascosti tra gli alberi, una decina di ragni giganti li stava osservando, muovendo le loro zampe pelose in un ritmo frenetico, assieme alle loro chele.
    “Cos’avevi detto sui ragni, Natsu?” Commentò Majutsu, senza distogliere lo sguardo.
    “Non credevo esistessero delle loro versioni così grosse…” Ribatté lui, mentre altri ragni uscivano da dietro gli alberi, circondandoli.
    “Aragog!” Sentirono chiamare in un coro di sussurri. “Aragog!”
    “Parlano?!” Esclamò più che sorpreso il Dragon Slayer, senza però perdere il controllo sulla fiamma.
    Prima che qualcuno potesse rispondergli, da dietro una delle creature emerse un aracnide dalle dimensioni di un piccolo elefante. La schiena e le zampe erano grigie, e sulla testa orribile, fornita di chele, spiccavano gli occhi color bianco latte. Era cieco.
    “Cosa c’è?” Chiese questi, schioccando repentinamente le chele.
    “Esseri umani.” Rispose un ragno, voltandosi a guardarlo.
    “È Hagrid?” Domandò il nuovo giunto avvicinandosi, con i suoi occhi lattiginosi che vagavano senza posarsi su niente.
    “Estranei.” Replicò un altro.
    “Allora uccideteli!” Schioccò Aragog stizzito. “Io stavo dormendo...”
    “Siamo amici di Hagrid!” Gridò Harry, cercando di prendere in mano la situazione. “Ci ha detto lui di seguire i ragni, immagino per trovare voi!”
    Majutsu rimase in silenzio, come gli altri tre, restando ad ascoltare il Clic, Clic proveniente dalle chele delle creature.
    “Hagrid non ha mai mandato esseri umani nella nostra tana.” Disse lentamente Aragog.
    “Hagrid è nei guai.” Spiegò il moro. “Ecco perché siamo venuti noi.”
    “Nei guai?” Chiese il vecchio ragno, e a Harry parve che ora lo schiocco delle sue chele esprimesse preoccupazione. “Ma perché ha mandato voi?”
    “Perché eravamo gli unici di cui sapeva di potersi fidare.” Rispose, omettendo la parte che erano anche gli unici presenti al suo suggerimento. “A scuola pensano che Hagrid abbia organizzato un... un... qualcosa contro gli studenti. L’hanno portato ad Azkaban...”
    L’enorme aracnide schioccò le chele furiosamente e tutt’attorno, gli fece eco il consesso dei ragni; come se fosse un applauso.
    “Ma questo è successo tanti anni fa.” Osservò Aragog stizzito. “Anni e anni fa. Me lo ricordo bene. È stata quella la ragione per cui l’hanno costretto a lasciare la scuola. Credevano che fossi io il mostro che vive in quella che loro chiamano la Camera dei Segreti. Pensavano che Hagrid avesse aperto la Camera e mi avesse liberato.”
    “Ma allora tu... Tu non venivi dalla Camera dei Segreti?” Domandò George, cercando di mantenere il più possibile il sangue freddo.
    “Io?!” Sputò Aragog con uno schiocco irato. “Ma io non sono nato nel castello! Io vengo da una terra lontana. Un viaggiatore mi ha dato a Hagrid quando ero un uovo. Hagrid era soltanto un ragazzo, ma si è preso cura di me, mi ha nascosto in una credenza, al castello, e mi dava da mangiare gli avanzi della tavola. Hagrid è mio buon amico, è un brav’uomo. Quando mi scoprirono e fui incolpato della morte di una ragazza lui mi protesse. Da allora vivo qui nella foresta, dove lui viene ancora a trovarmi. Mi ha anche trovato una moglie, Mosag, e vedi da te quanto è diventata numerosa la nostra famiglia! Tutto per merito di Hagrid...”
    “Io a questo punto cercherei di contattare la dea bendata… Con tutto quello che c’è capitato, come minimo deve farci vincere una lotteria come risarcimento…” Commentò Fred con sarcasmo, non riuscendo a trattenersi dal fare quella battuta.
    “Quindi tu non hai mai aggredito nessuno, esatto?” Chiese Natsu.
    “Mai!” Dichiarò il vecchio ragno con voce roca. “Non che non ne avessi l'istinto, ma per rispetto verso Hagrid non ho mai torto un capello a un essere umano. Il corpo della ragazza che era stata uccisa fu trovato in un gabinetto. Io non ho mai visto niente del castello, tranne la credenza dove sono cresciuto. La nostra specie ama il buio e il silenzio...”
    “Ma allora... Tu conosci la cosa che ha ucciso la ragazza?” Domandò Harry. “Perché, di qualsiasi cosa si tratti, è tornata e le aggressioni sono ricominciate!”
    Queste ultime parole furono sommerse da uno scroscio di schiocchi e dallo scalpiccio rabbioso di molte lunghe zampe; grosse ombre nere si mossero intorno ai ragazzi.
    “La cosa che vive al castello…” Riprese Aragog “È un’antica creatura che noi ragni temiamo più di ogni altra al mondo. Ricordo che quando ebbi la percezione che la bestia scorrazzava per il castello pregai Hagrid di lasciarmi andare.”
    “Che cos’è? Cos’è la creatura?!” Insisté Potter.
    Ci furono altri schiocchi e scalpiccii, segno che i ragni si stavano avvicinando.
    “Noi non ne parliamo!” Sentenziò Aragog in tono perentorio. “Non pronunciamo nemmeno il nome di quella terrificante creatura! Non l’ho detto mai neanche a Hagrid, eppure lui me l’ha chiesto molte volte.”
    “Fantastico, il Voi-Sapete-Chi versione animale…” Bofonchiarono assieme i gemelli, mentre Aragog indietreggiava, stanco di parlare, lasciando il posto agli altri ragni, che continuavano ad avvicinarsi.
    “Capisco… Beh, allora direi che non abbiamo altro di cui discutere. Torniamo indietro.” Fece Majutsu, prendendo in mano la bacchetta.
    “Volete andarvene?” Domandò il ragno. “Oh, non credo proprio potrete farlo…”
    “Mi sembrava di aver capito che non torcevi un capello agli umani.” Replicò Harry, restando freddo esternamente, mentre dentro si preparava all’imminente battaglia.
    “A Hagrid i miei figli e le mie figlie non torcono un capello perché obbediscono a un mio ordine. Ma non posso certo negargli il piacere della carne fresca, quando qualcuno sconfina nel nostro territorio e ci si offre con tanta spontaneità. Addio, umani amici di Hagrid!”
    “Ma che sfortuna!” Esclamò Natsu, facendo scrocchiare il collo. “Sembra che qui ci sia una piccola incomprensione…”
    “Di cosa stai parlando?”
    “Vedete, loro tre sono umani… Ma io non del tutto!”
    Dicendo ciò si lasciò avvolgere completamente dalle fiamme. “Io sono un Dragon Slayer e vi consiglio caldamente di lasciarci andare via, o non avrò problemi a fare un po’ di ragni arrosto!”
    “Non temiamo il tuo fuoco.” Replicò uno dei ragni, per poi saltargli addosso, salvo venire investito in pieno da una fiammata, che lo lasciò a contorcersi sul terreno per le bruciature.
    “Che cosa facciamo Harry? Sono in troppi, e dubito che tu voglia davvero che Natsu dia fuoco alla foresta.” Fece Fred, avvicinandosi a Majutsu.
    “Non lo so… Uscire da questa situazione sarebbe anche facile, ma non passando inosservati…”
    Ma proprio mentre un altro gruppo di ragni si preparava ad attaccare, si udì un rombo lungo e penetrante, seguito da un bagliore accecante che illuminò l’intera area.
    Era l'automobile del signor Weasley, che aveva cominciato a girare in tondo, coi fari accesi e il clacson che suonava a ripetizione, e che allontanò alcuni ragni, per poi aprire le portiere di fronte ai quattro maghi.
    Senza nemmeno stare lì a pensarci, salirono immediatamente a bordo. Le portiere sbatterono all’istante e il pedale dell’acceleratore si abbassò da solo. La macchina partì con un rombo, urtando altri ragni e ben presto cominciarono ad attraversare a ritroso la foresta, con i rami che sbattevano con violenza contro i finestrini. L'automobile, con grande sagacia, seguiva il percorso migliore, scegliendo i passaggi meno angusti, lungo un tragitto che aveva tutta l’aria di conoscere bene.
    Avanzarono a tutta velocità attraverso il sottobosco per dieci minuti buoni, finché non raggiunsero il limitare della foresta, dove la macchina si fermò. I quattro maghi scesero, per poi voltarsi a guardare l’automobile turchese, che sembrò salutarli con un colpo di fari, per poi fiondarsi nuovamente nella Foresta Proibita.
    Senza dire niente, s’infilarono il mantello, tornando di corsa nel castello, senza proferire parola né fermarsi finché non furono al sicuro nella Sala Comune, dove trovarono i loro amici ad aspettarli.
    “Allora?” Chiese Hermione, non appena si fecero vedere.
    “È una lunga storia…” Cominciò Fred con un sospiro. “Ah, Ron? Ricordarci di non prenderti mai più in giro per la tua paura dei ragni. Dopo stanotte, anche noi potremo avere qualche difficoltà a vederli.”

    Quando i quattro finirono di raccontare, nella stanza scese il silenzio totale.
    “Quindi… Quindi Hogwarts è senza protezioni… Con Silente fuori, è finita.” Soffiò Neville, abbandonandosi su una poltrona.
    “E Hagrid è finito ad Azkaban per qualcosa che non ha fatto… Non posso crederci!” Esclamò Hermione.
    “Però adesso sappiamo qualcosa in più.” Fece Harry. “Riepiloghiamo il tutto: è una creatura viva all’incirca da mille anni; se escludiamo il fatto che possa essersi riprodotta, cosa di cui dubito, non sarebbe stata buona tanto a lungo.”
    “E risponde solo a un preciso richiamo, di cui solo l’erede di Serpeverde è a conoscenza.” Aggiunse Gray.
    “Per i ragni è come il nostro Voldemort…” Osservò Lucy, ignorando i vari tremolii che aveva causato pronunciando il nome del mago oscuro.
    “E probabilmente odia le galline.” Asserì Natsu, attirando gli sguardi di tutti su di sé. “Che c’è?”
    “E questa da dove ti è saltata fuori?” Domandò Ron.
    “Beh, qualche mese fa ho sentito Hagrid lamentarsi che le sue galline erano state tutte uccise. Forse le due cose sono collegate.”
    “Non è da escludere, ma prendiamo in considerazione i fattori più importanti: può pietrificare e sembra che solo io e Natsu possiamo sentire la sua voce.”
    “Il che significa che è un serpente.” Concluse Hermione. “Ho letto qualcosa in biblioteca, ma dovrei tornarci per esserne sicura.”
    “Un serpente che pietrifica e di cui i ragni hanno paura…” Bofonchiò George.
    “Se non fosse così assurdo, direi che si tratta di Medusa.” Fece Majutsu.
    “Chi?” Domandò Lucy.
    “Una creatura mitologica che al posto dei capelli aveva dei serpenti, e che pietrificava chiunque la guardasse negli occhi. Venne sconfitta con un semplice specchio.”
    “Forse le due cose non sono tanto diverse.” Ammise la Grifondoro castana. “Ma andare a verificare sarà dura.”
    “Già, aye! La McGranitt è venuta qui a dire che d’ora in poi non ci sarà più possibile andare in giro da soli senza un insegnante.” Riferì Happy.
    “Beh, per quello, direi che non c’è problema.” Disse Harry, ghignando. “Abbiamo giustappunto a nostra disposizione un professore più che disposto ad accompagnarci in biblioteca.”


    “Voi volete che cosa?!” Sbraitò spaventato Allock, guardando Harry, Natsu, Gray, Lucy, Neville, Ron e Hermione, che erano rimasti indietro rispetto ai compagni.
    “Ha capito bene, professore.” Disse Majutsu, calcando sull’ultima parola. “A malincuore, ci serve il suo aiuto per andare in biblioteca, visto che non possiamo più muoverci da soli.”
    “S-Suvvia… Siate seri… Anche se il colpevole è stato arrestato, il mostro potrebbe ancora-”
    “Il colpevole è ancora a piede libero, visto che Hagrid di certo non lo è.” Replicò algida Hermione. “E lei sa bene che noi non ci beviamo nemmeno lontanamente la storia che lei sapeva che era colpa sua.”
    Allock li guardò uno a uno, per poi sospirare. “Bene. Ma dovrò prima parlarne con la professoressa McGranitt, dato che lei è la vicepreside.”
    “Ero sicuro che avremmo trovato un accordo.” Terminò Harry sorridendo, per poi cominciare ad allontanarsi. “Beh, che aspetta? Dobbiamo andare a Erbologia.”
    Dopo l’attentato a Erza, c’erano stati diversi cambiamenti. Il primo era stato la cancellazione a tempo indeterminato di tutti gli allenamenti e le partite di Quidditch. Poi le visite in infermeria erano state limitate ai puri casi d’emergenza, i quali a loro volta si erano ridotti drasticamente, dato che ora i professori dovevano accompagnare ogni classe ogni volta che dovevano cambiare materia o dovevano tornare in dormitorio o recarsi nella Sala Grande.
    Questo ovviamente limitava i movimenti dei maghi di Fairy Tail, i quali, ora privi anche dell’appoggio di Silente, avevano non poche difficoltà a riunirsi con Luna per discutere, quindi affidavano a Happy il compito di riferirle le ultime novità durante le lezioni.
    Una cosa che sorprese Harry e Natsu fu un piccolo gruppo di Tassorosso, guidati da Ernie Macmillan, che andò a chiedergli scusa per aver sospettato di loro, sapendo bene che non avrebbero mai fatto del male a Erza.
    “Beh Harry, di certo sai come chiedere gentilmente dei favori.” Sghignazzò Gray, seguendo il professore.
    “Ho imparato dai migliori.” Rispose lui, guardandolo. “Siete stati voi a mostrarmi le domande formato Fairy Tail.”
    “Io mi chiedo per quanto ancora riuscirò a restare così innocente!” Piagnucolò Lucy, ricevendo una pacca di consolazione da Hermione.
    “Bah… Per me è stato anche fin troppo gentile. Per una volta, sono d’accordo con Luxus: un essere come lui dovrebbe essere trattato di conseguenza.” Bofonchiò Natsu, sospirando. “Purtroppo non possiamo farci nulla.”
    “Per il momento pensiamo a risolvere questo mistero e vediamo di sbrigarci con gli esami. Inoltre, non sarebbe nemmeno una cattiva idea scoprire chi è la ragazza rimasta uccisa cinquanta anni fa.” Replicò Harry.
    Infatti, una cosa che li sorprese non poco, era come i professori, nonostante la situazione, fossero intenzionati a proseguire come se niente fosse il programma scolastico, tanto da annunciare gli esami di fine anno.
    “Io mi sto chiedendo se sopravvivrò agli esami…” Si lamentò Ron, mostrando la sua bacchetta. “Non sono più riuscito a fare un incantesimo decente da quando si è rotta. Come minimo rischio di far saltare la Sala Grande!”
    “Beh, sarebbe un ottimo modo per mostrare il tuo lato di Fairy Tail!” Disse divertito il Dragon Slayer. “Comunque, basta che accechi i professori con la luce e cerchi di fargli credere di aver fatto tutto giusto, no?”
    “Natsu…” Cominciò Hermione, guardandolo male. “Non si può barare durante gli esami!” Continuò, per poi colpirlo in testa con un pugno amichevole.
    “Se continuerà a frequentare Erza, rischieremo davvero di trovarci un suo clone nel giro di pochi anni!” Mormorò Gray a Harry, che ridacchiò.
    “Beh, per noi sarebbe solo positivo.” Replicò lui, mentre Neville si avvicinava.
    “Con Happy e Luna invece cosa facciamo? Andiamo a chiamarli prima di andare in biblioteca o no?”
    “Non ce n’è bisogno. Stasera aggiorneremo Happy e lui domani riferirà a Luna. Come ho già detto, la possibilità che l’erede si mostri nuovamente sono basse… Non adesso che ha incastrato Hagrid.”

    “Quindi avrebbero chiesto oggi, eh?” domandò Luna, con gli occhi che guardavano altrove, dando l’errata idea che non stesse prestando attenzione, mentre le loro classi attraversavano un corridoio per raggiungere l’aula successiva.
    “Già, aye! Conoscendo Harry, avrà ottenuto il permesso in pochi minuti, aye.”
    “Permesso per cosa?” S’intromise Ginny.
    I due la guardarono preoccupati: da un po’ di tempo avevano notato come la piccola Weasley sembrasse sempre nervosa. Non parlava quasi più, e quelle poche frasi che diceva esprimevano tutta la sua insicurezza e paura verso qualcosa che nessuno riusciva a comprendere.
    “Ecco… Forse abbiamo un’idea sul mostro della camera, aye.” Ammise il gatto umano, non vedendo alcun motivo per nasconderlo. Dopotutto, bastava non dire che avevano l’intenzione di combatterlo.
    Ginny si fermò di colpò, sgranando gli occhi. “D-Davvero?” Domandò, cominciando a tremare.
    “Che cosa ti succede?” Fece Luna, guardandola. “Non abbiamo nessun Monconte attorno.”
    “Monconte?” chiese Happy.
    “Piccoli esseri simili a polvere che spaventano le persone che li guardano, anche se sono praticamente invisibili.” Spiegò lei con naturalezza.
    Ginny però non prestò ascolto, ma cominciò a indietreggiare, per poi scappare via.
    “Ehi! Non andare da sola, è pericoloso!” Urlò Happy, correndole subito dietro, lasciando sola Luna, che li guardò sparire dietro uno dei tanti passaggi segreti.
    Controllando che nessuno se ne fosse accorto e che non stesse guardando, schioccò le dita, facendo apparire una fatina.
    “Segui Happy e Ginny.” Mormorò, ottenendo come risposta un saluto militare da parte della creatura, che poi divenne invisibile.
    Dopo aver fatto ciò, continuò a seguire i suoi compagni, i quali, se si fossero girati, non avrebbero visto il suo solito sguardo sognatore, ma due occhi preoccupati.

    La Weasley minore si fermò contro un muro, ansimando per la corsa.
    “Ginny!” Chiamò Happy, raggiungendola. “Perché sei corsa via? L’erede potrebbe trovarti, e dubito guardi realmente se uno è mezzosangue o no, aye! Soprattutto qui…”
    Infatti i due si erano fermati proprio in prossimità della scritta lasciata la notte di Halloween.
    “Lo so… che non gliele importa più di tanto…” Rispose lei, cominciando a piangere. “Mi dispiace…”
    “Aye?”
    “Avrei… Avrei voluto parlarvene prima… Ma avevo troppa paura… Che cosa penserete di me, adesso?”
    “Di cosa stai parlando, aye?”
    “Il diario.” Spiegò lei, tirandolo fuori dalla propria borsa, facendo così spalancare gli occhi a Happy, che la guardò incredulo. “Questo diario… Dev’essere distrutto.” Continuò, cominciando ad ansimare sempre di più.
    “Perché ce l’hai tu?” Domandò il gatto, ricevendo come risposta un sorriso triste.
    “Perché sono stata una stupida. Tra tante cose su cui avrei potuto non dare ascolto ai miei genitori, ho scelto quella peggiore…”
    “Ginny, non riesco a capire cosa vuoi dire!”
    “So… So tutto, Happy…” Asserì lei, guardandolo. “So che non sei umano… E che venite da un altro mondo…”
    Prima che potesse dire altro, il corpo di Ginny fu attraversato da una scarica di dolore, che la costrinse a cadere a terra in ginocchio.
    “E lo sa anche… L’ultima persona che avrebbe dovuto scoprirlo… Tutta colpa di Tobi e Klaun…”
    “Come fai a sapere tutte queste cose?”
    “Perché… Ero sempre presente… Non ho potuto impedirlo… Anche se sono riuscita a evitare che uccidesse Erza… Ora Happy, ti prego, prendi questo diario e portarlo da Natsu!” Esclamò, raccogliendo tutte le sue forze. “Dovete distruggerlo, a costo di dare fuoco all’intero castello!”
    “Aye?! Ma è solo un diario con un incantesimo all’interno e-”
    “No!” Urlò Ginny, singhiozzando. “Il diario… È l’erede e-”
    Questa volta la ragazza s’interruppe per cacciare un urlo, che fece arretrare Happy per la paura.
    Dopo pochi secondi la sua voce si ruppe, lasciando che la testa della rossa cadesse in avanti, oscurandone gli occhi.
    “G-Ginny?”
    “Stupida ragazzina!” Rispose lei con voce rabbiosa, alzandosi lentamente in piedi. “Proprio adesso doveva tirare fuori tutta quella forza di volontà?”
    Happy sgranò gli occhi, impugnando la bacchetta. “Chi sei, aye?”
    Ginny, per tutta risposta, cominciò a ridere.
    “Divertente… Sei la seconda persona che mi fa questa domanda.” Disse, guardandolo e mostrando due occhi rossi come il sangue. “La prima mi ha fatto divertire, ma per te ho piani ben diversi in mente!”
    “Non hai risposto alla domanda, aye!” Replicò Happy, cercando di usare tutto il suo coraggio.
    “Già… Tu non sei di certo ai livelli di Titania. Lei è pure riuscita a ferire la mia preziosa creatura…”
    Mentre diceva ciò, mise nuovamente al sicuro il diario. “E sia! Ti rivelerò chi sono. Dopotutto, stai per diventare la mia seconda esca.”
    “Vuoi pescare del pesce?” Chiese il gatto, dimenticandosi per un attimo della situazione.
    “Oh, sì, un pesce molto grosso. Un pesce di nome Harry Potter!”
    Dopo aver detto ciò cominciò a sibilare.
    Happy si voltò verso la porta del bagno delle ragazze, da dentro il quale era possibile sentire diversi tonfi.
    “C-Cos’è stato?”
    “Il mostro di Serpeverde.” Rispose Ginny, sorridendo. “E ora… Tu verrai con me.”
    Prima che il gatto potesse dire qualcosa, la porta del bagno si spalancò.
    Di fronte agli occhi increduli del ragazzo, uscì la testa di un enorme serpente con la bocca spalancata, mostrando così una lunga serie di zanne acuminate. La cosa che Happy notò subito dopo erano gli occhi: uno di questi era chiuso, mentre l’altro era stato letteralmente tagliato in due, rendendolo ancora più minaccioso.
    “D-Dai bagni, aye?!” Esclamò incredulo Happy, notando con la coda dell’occhio la fatina di Luna, che osservava spaventata la scena dall’alto, nascosta su una trave.
    “Già.” Fece Ginny, affiancandosi alla creatura. “Ha aspettato quasi mille anni la prima volta per poter uscire, e poi ne ha dovuti aspettare altri cinquanta. Ma tra poco potrò scagliarla contro quei ripugnanti mezzosangue liberamente.”
    “Quindi è stato quel… serpente a pietrificare tutti!”
    “Esatto, ma puoi stare tranquillo. Non ho intenzione di farti pietrificare. E nemmeno di ucciderti. Per ora ovviamente.”
    Il serpente si mosse verso Happy, il quale si fece subito spuntare le ali per evitarlo.
    “Oh, allora puoi usare quella magia anche da umano?” Osservò la ragazza, per nulla impressionata. “Ma non sarà di certo sufficiente.”
    Prima che Happy potesse realizzare il significato di quelle parole, la testa del serpente si alzò di scatto, colpendolo e schiacciandolo contro il soffitto.
    Il ragazzo spalancò la bocca per il dolore, mentre le sue ali scomparivano. Pochi istanti dopo cadde a terra, incapace di muoversi.
    Riuscì giusto a vedere i piedi di Ginny avvicinarsi a lui, mentre sentiva le forze abbandonarlo.
    “Oh, spero che tu non ti sia fatto troppo male. Sai, sono curioso di analizzare la tua magia… Potrebbe tornarmi molto utile. Ma questo sarà per quando sarò tornato pienamente in me.”
    “C-Chi… Chi sei…?” Domandò ancora Happy, mentre veniva sollevato dal serpente, che lo teneva per i vestiti con le sue zanne.
    “Io sono Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, come vi piace definirmi oggi giorno.”
    Happy non riuscì nemmeno a spalancare gli occhi di fronte a quella notizia, abbandonandosi all’oblio del sonno.
    “Bene… E ora, gettiamo la lenza.” Disse Ginny, voltandosi verso la scritta sul muro.

    “Ecco qui!” Dichiarò Hermione, sbattendo su un tavolo della biblioteca un libro grande quasi quanto lei, facendo tremare il pavimento intorno a loro.
    “Io mi chiedo come fa a sollevare simili mattoni senza nemmeno avere il fiatone…” Mormorò incredulo Gray, ricevendo assensi da tutti gli altri.
    “Quando avete finito di parlare a vanvera, vedete di darmi retta.” Replicò la castana, per poi cominciare a sfogliare velocemente il libro, avvalendosi degli occhiali del vento.
    Poco lontano da loro, Allock li osservava in silenzio.
    “Dei molti, spaventosi animali e mostri che popolano la nostra terra, nessuno è più insolito e micidiale del Basilisco, noto anche come il Re dei Serpenti. Questo serpente, che può raggiungere dimensioni gigantesche e che vive molte centinaia di anni, nasce da un uovo di gallina covato da un rospo. Esso uccide in modo portentoso: oltre alle zanne, che contengono un potente veleno, anche lo sguardo del Basilisco provoca morte istantanea. I ragni fuggono davanti al Basilisco, perché è il loro nemico mortale e il Basilisco fugge solo quando ode il canto del gallo, che gli è fatale.” Lesse, per poi alzare lo sguardo verso i compagni.
    “Tutto torna!” Commentò Harry. “È un serpente, ha una vita molto longeva, i galli sono per lui un pericolo e uccide con lo sguardo…”
    “Ma allora perché nessuno è morto?”
    “Forse… Nessuno l’ha mai guardato direttamente negli occhi.” Azzardò Lucy. “Mrs Purr forse l’ha visto come riflesso nell’acqua. Ricordate? Il corridoio era allagato.”
    “Colin aveva la sua macchina fotografica…” Continuò Hermione.
    “Justin invece deve averlo visto attraverso Nick, che invece… Beh, non so voi, ma non mi risulta si possa uccidere un fantasma.” Fece Gray.
    “Mentre Erza deve averlo visto nel riflesso della spada.” Concluse Harry. “Ma resta la domanda: come fa a muoversi senza essere visto da nessuno? E soprattutto, ignoriamo ancora dove si trovi la Camera e-”
    “Attraverso i muri!” esclamò Neville, attirando l’attenzione di tutti. “Tu e Natsu avete detto di aver sentito la sua voce un po’ ovunque, no? Hogwarts è piena di passaggi segreti, forse l’erede si serve di quelli per farlo muovere.”
    “Non è un’ipotesi da escludere.”
    Mentre continuavano a parlare, Allock sorrise, per poi tirare fuori la bacchetta.
    Ma prima che potesse dire o fare qualcosa, la voce della professoressa McGranitt risuonò per tutto il castello.
    “Tutti gli studenti tornino immediatamente nei loro dormitori. Tutti gli insegnanti tornino nella sala professori. Immediatamente, per favore.”
    I membri di Fairy Tail si guardarono tra loro, mentre Allock nascose frettolosamente la bacchetta dentro una manica.
    “Cos’è successo?” Domandò Lucy preoccupata, poco prima che Madama Pince gli ordinasse di obbedire alla vicepreside.
    “Voi ragazzi andate.” Fece Allock. “Io vado in sala professori. Forse finalmente riconosceranno il mio valore.” E dicendo ciò si allontanò.
    I maghi si guardarono tra di loro. Poi, senza parlare, tirarono tutti fuori il loro mantello dell’invisibilità, per poi anticipare il professore grazie ai diversi passaggi segreti.
    Entrarono nella sala senza fare rumore, mettendosi da parte in modo da non infastidire i professori, che stavano entrando uno a uno, mentre la McGranitt, che era dentro fin dall’inizio, li osservava tristemente.
    “È accaduto l’inevitabile.” Annunciò non appena tutti gli insegnanti furono entrati, a eccezione di Allock che non era ancora giunto. “Due studenti sono stati rapiti. Il mostro li ha portati direttamente nella Camera.”
    Il professor Vitious si lasciò sfuggire un grido soffocato, mentre la professoressa Sprite serrò le mani contro la bocca. Piton afferrò lo schienale di una sedia e chiese: “Come fai a esserne tanto sicura?”
    “L’Erede dei Serpeverde ha lasciato un altro messaggio.” Rispose la vicepreside, pallidissima. “Proprio sotto al primo. I loro scheletri giaceranno nella Camera, per sempre.” Recitò.
    Il professor Vitious scoppiò in lacrime.
    “Di chi si tratta?” Chiese Madama Bumb, cui si erano piegate le ginocchia e che si era accasciata su una sedia. “Chi sono stati rapiti?”
    “Ginny Weasley e Happy Dragonil. I loro compagni hanno detto di averli visti allontanarsi.”
    Ron e Natsu sgranarono gli occhi, mentre anche gli altri maghi sembravano non riuscire a credere a ciò che avevano appena sentito.
    “Domani dovremo rimandare a casa tutti gli studenti.” continuò la McGranitt. “Questo segna la fine di Hogwarts. Silente ha sempre detto-”
    La porta della sala professori si spalancò un’altra volta. Per un folle momento, Harry sperò che fossero i loro due amici, e che tutto quanto fosse stato solo un grosso malinteso. E invece era Allock, raggiante.
    “Scusate tanto... Che cosa mi sono perso?”
    Non si accorse nemmeno che gli altri lo squadravano quasi con odio. Piton si fece avanti.
    “Lupus in fabula!” Esclamò, attirando l’attenzione di tutti. “Ecco la persona giusta. Due studenti sono stati rapiti dal mostro, Allock, e sono stati portati proprio nella Camera dei Segreti. Finalmente è venuto il tuo momento.”
    Allock spalancò gli occhi.
    “È vero, Gilderoy.” Intervenne la professoressa Sprite. “Non sei tu che ieri sera dicevi di avere sempre saputo quale fosse l’ingresso alla Camera dei Segreti?”
    “D-Davvero? Non credevo di aver detto proprio così…” Balbettò Allock, deglutendo.
    “Sì, proprio tu. Non eri tu che dicevi di sapere cosa c’è dentro?” Saltò su Vitious con tono cantilenante.
    “C-Certo… So perfettamente di quale mostro di tratta… Però…”
    “Io ricordo con certezza che hai detto che ti dispiaceva di non aver potuto dare una lezione al mostro prima che Hagrid venisse arrestato.” Incalzò l’insegnante di Pozioni. “Non sei stato tu a dire che si era fatta molta confusione e che avrebbero dovuto darti carta bianca fin dall'inizio?”
    Allock guardò a uno a uno i volti inespressivi dei suoi colleghi.
    “Ma io... Beh… Volevo prima avere tutti gli indizi… E informazioni…”
    “Allora lasciamo la cosa nelle tue mani, Gilderoy.” Disse la professoressa McGranitt. “Stanotte sarà il momento ideale per intervenire. Faremo in modo che nessuno t’intralci. Potrai affrontare il mostro tutto da solo. Carta bianca, finalmente!”
    Allock volse attorno a sé uno sguardo disperato, ma nessuno gli venne in aiuto. Delle sue belle sembianze non restava che un’ombra stravolta. Gli tremavano le labbra, e senza il suo solito sorriso tutto denti sembrava smunto e sparuto.
    Poi, ritrovando il coraggio, annuì.
    “M-Molto bene, allora.” Asserì, girandosi. “Vado nel mio studio a... a prepararmi.”
    E uscì dalla stanza.
    I maghi di Fairy Tail avevano guardato la scena, e se non fosse stata per la situazione, probabilmente sarebbero scoppiati a ridere.
    “Bene.” Disse la McGranitt con le narici frementi. “E con questo ce lo siamo levato dai piedi. I responsabili devono informare gli studenti dell’accaduto. Dite loro che l’Espresso di Hogwarts li riporterà a casa domani al più presto. Gli altri, sono pregati di accertarsi che nessuno studente sia rimasto fuori del proprio dormitorio.”
    Gli insegnanti si alzarono e uscirono uno a uno.
    I maghi si tolsero il mantello, per poi voltarsi verso Ron e Natsu.
    “Bene… Direi che il tempo di stare fermi è finito. Agiremo stanotte.” Sentenziò Harry
    Tutti annuirono.
    “Sì…” Disse Ron, guardando negli occhi. “Per piacere, aiutateci a recuperarli!”
    “Non devi neanche dirlo.” Rispose Gray, mentre tutti gli altri lo guardavano seri.
    “La pagherà… L’erede pagherà per tutto!” Urlò Natsu, sputando una fiammata.
    In quel momento una fatina apparve di fronte a loro dal nulla, con un pezzo di pergamena tra le braccia, che consegnò a Harry, prima di dissolversi.
    Majutsu cominciò subito a leggere, per poi piegare il foglio.
    “Luna ha scoperto l’ingresso della Camera.” Informò, chiudendo le mani a pugno. “Speriamo solo che non sia troppo tardi.”
    “Dov’è?” Chiese Hermione.
    “Nel posto dove a questo punto immagino sia morta quella ragazza cinquanta anni fa. Anzi, credo che non abbia mai lasciato quel luogo.”
    “Ma se è morta-” Cominciò Lucy, bloccandosi. “No… Non vorrai dire lei, vero?”
    “C’è un solo fantasma di una studentessa qui a Hogwarts.” Riprese Harry. “Mirtilla Malcontenta.”
    “Quindi l’ingresso…”
    “È nel suo bagno. Esatto. Una delle fate di Luna ha assistito al rapimento di Happy, e il mostro è uscito da lì.”
    “Ma come facciamo? I professori faranno molta attenzione che nessuno vada in giro, e i mantelli non ci permettono di passare attraverso le porte.”
    “Useremo ancora Allock. Conoscendolo, adesso starà cercando un modo per scappare.”
    Majutsu si avvolse con il mantello, lasciando fuori solo la testa per far sì che gli altri potessero continuare a vederlo.
    “Ma prima, andiamo a prendere Fred e George. Ci servirà tutto l’aiuto possibile.”

    Quella sera, il gruppo al completo uscì inosservato dalla Sala di Grifondoro.
    Fred e George, seri come forse non lo erano mai stati prima, fissarono gli altri, che annuirono.
    Nascosti dai mantelli, si riunirono con Luna fuori dallo studio di Allock, da dentro il quale si potevano sentire stropiccii, colpi e un frettoloso andirivieni.
    Senza aspettare un secondo in più, Natsu colpì la porta con un pugno, facendola uscire dai cardini.
    Rimosso l’ostacolo, Harry si ritrovò a fissare un sorpreso e spaventato Allock. Il suo ufficio era quasi del tutto smantellato. Per terra c’erano due grossi bauli spalancati. In uno, ripiegati in fretta, c’erano abiti di tutti i colori: verde giada, lilla, blu notte. Nell’altro erano ammonticchiati alla rinfusa dei libri. Le fotografie che avevano ricoperto le pareti erano stipate dentro alcune scatole appoggiate sulla scrivania.
    “Stai andando da qualche parte?” Chiese freddamente il moro.
    “Ehm... Beh... Sì…” Tartagliò Allock. “Una chiamata urgente... Improrogabile... Devo andare...”
    “E nostra sorella?” Domandarono bruscamente Fred e George.
    “Ah, sì... Una vera disgrazia.” Fu il commento dell’uomo, che evitò di guardarli negli occhi mentre apriva con uno strattone un cassetto e rivoltava il contenuto in una borsa. “Nessuno se ne rammarica più di me...”
    “Sei proprio il codardo che immaginavamo.” Disse Hermione, disgustata. “Quanto di quello che hai scritto è vero?”
    “I fatti, tutto.” Rispose lui. “Protagonisti e qualche avvenimento… Beh, diciamo che ci ho dato un ritocchino. A nessuno piace leggere le imprese di un mago armeno brutto e vecchio, anche se ha salvato un intero paese dai lupi mannari. La sua immagine in copertina avrebbe veramente sfigurato! Non aveva nessun gusto nel vestirsi. Quanto poi alla maga che ha messo in fuga l’anima in pena della strega Bandon, aveva il labbro leporino. Insomma, cercate di capire...”
    “L’unica cosa che capiamo…” Lo interruppe Natsu, avvolgendo il suo braccio con il fuoco. “È che tu sei un essere spregevole, ma non ti preoccupare. Abbiamo intenzione di farti vivere una vera avventura!”
    Il professore non rispose, limitandosi ad abbassare con un tonfo il coperchio dei vari bauli, chiudendoli a chiave.
    “Oh, vediamo.” Disse, senza badare ai ragazzi. “Penso di aver preso tutto. Sì. Manca una cosa sola.”
    Tirò fuori la bacchetta magica e si girò verso di loro.
    “Spiacente, miei cari, ma temo proprio che dovrò farvi un incantesimo di memoria. Non posso certo permettere che ve ne andiate in giro a spiattellare tutti i miei segreti. Altrimenti non venderò più neanche una copia... Ma lasciate che vi ringrazi. Potrò dire a tutti che mostro era e-”
    Ma prima che potesse finire la frase, la sua mano venne avvolta completamente dal ghiaccio, assieme alla bacchetta.
    Subito dopo Harry scattò contro di lui, scomparendo per un istante e riapparendo alle sue spalle con una spada in mano.
    Allock guardò con terrore il blocco di ghiaccio, che si spaccò a metà, tranciando in due la sua bacchetta, rendendola definitivamente inutilizzabile.
    “Dovrebbe sapere che non è così facile prenderci di sorpresa. Sapevamo che avrebbe tentato qualcosa del genere.”
    “Che cosa volete che faccia?” Domandò Allock debolmente. “Io non posso aiutarvi in alcun modo.”
    “Sei fortunato.” Rispose Harry, puntandogli la spada alla schiena. “Ci servi solo come copertura. E poi, voglio farti pagare qualche umiliazione. Andiamo!”
    Spinsero Allock fuori dall’ufficio, e poi giù per la più vicina rampa di scale e lungo il corridoio dove erano esposti i messaggi fino alla porta del gabinetto di Mirtilla Malcontenta.
    Lo fecero entrare per primo. Harry notò con piacere che stava tremando.
    Mirtilla era seduta sulla cassetta dello scarico dell’ultimo gabinetto.
    “Oh, sei tu!” Disse, riconoscendo Majutsu. “Che cosa vuoi?”
    “Chiederti come sei morta.” Replicò lui, senza preoccuparsi del tono che stava usando.
    In un attimo il volto di Mirtilla si trasfigurò. Era come se nessuno le avesse mai chiesto una cosa del genere e sembrò altamente lusingata.
    “Ooooh, è stato orribile!” Esclamò deliziata. “È successo proprio qui dentro. Sono morta in questo cubicolo. Me lo ricordo così bene! Mi ero nascosta perché Olive Hornby mi stava prendendo in giro per via degli occhiali. La porta era chiusa a chiave e io stavo piangendo, quando ho sentito qualcuno entrare. Diceva cose strane. Credo che parlasse un’altra lingua. Era la voce di un ragazzo... E questo mi ha tratto in inganno. E cosi ho aperto la porta per dirgli di andare nel bagno dei maschi e subito dopo...” Qui la voce di Mirtilla assunse un’aria d’importanza e il suo volto divenne raggiante, “...sono morta.”
    “Ma in che modo?” Chiese Hermione.
    “Non ne ho la più pallida idea!” Rispose Mirtilla in tono confidenziale. “Ricordo solo di aver visto due immensi occhi gialli. È stato come se tutto il mio corpo si fermasse e poi svanisse galleggiando...” Guardò Potter con occhi sognanti. “Poi sono tornata! Ero decisa a perseguitare Olive Hornby sotto forma di fantasma, capisci? L’ho fatta pentire di avermi preso in giro per gli occhiali!”
    “In che punto, esattamente, hai visto gli occhi?” Domandò Luna.
    “Da quella parte.” Riferì Mirtilla, indicando vagamente verso lo scarico di fronte al suo gabinetto.
    I maghi si affrettarono a raggiungerlo, mentre Allock si teneva indietro con un’espressione di terrore indicibile, sotto la minaccia di Ron, che gli teneva puntata contro la sua bacchetta.
    Harry si abbassò per osservare lo scarico. Lo esaminò centimetro per centimetro, dentro e fuori, compresi i tubi sottostanti. Poi, d’un tratto, lo vide: inciso su uno dei rubinetti di rame c’era un piccolo serpente.
    “Quel rubinetto non ha mai funzionato.” Commentò Mirtilla vivacemente mentre lui cercava di aprirlo.
    “Harry, di’ qualcosa in Serpentese.” Suggerì Gray.
    Majutsu annuì, per poi sibilare un “Apriti!”
    Il rubinetto brillò di una vivida luce bianca e prese a girare. Un attimo dopo il lavandino cominciò a muoversi, sprofondando e scomparendo alla loro vista, lasciando scoperto un grosso tubo, largo abbastanza da lasciar passare un uomo.
    “Beh… Questo conferma quanto abbiamo sempre pensato.” Fece Fred. “Serpeverde doveva essere pazzo. Insomma, nascondere l’ingresso di un luogo potenzialmente mortale in un bagno per ragazze? Avrebbe avuto più senso nasconderlo dietro un quadro di se stesso…”
    “Parleremo dei suoi gusti una volta che questa storia sarà finita.” Rispose Harry, per poi andare a prendere Allock, portandolo vicino al passaggio. “Natsu, tu comincia a scendere e preparati ad accogliere lui.” Disse, ricevendo un assenso dal rosa, che saltò senza esitare.
    “R-Ragazzi, a che cosa vi servirà tutto questo?” Balbettò il professore.
    “Chiamiamola vendetta. Così capirà cos’hanno provato tutte le persone a cui ha rubato i meriti.” Rispose Hermione, spingendolo e facendolo cadere nel buco.
    Tutti si voltarono a guardarla.
    “Che c’è? Fossi al loro posto non l’avrei presa bene.”
    “Beh… Hai appena buttato in un luogo potenzialmente mortale un professore… Dobbiamo temere l’Armageddon?” Chiese George, usando lo stesso termine del fratello.
    “Non lo definisco più un professore nemmeno come titolo. Dovrei essere pazza per farlo.”
    Harry non riuscì a trattenere un sorriso, che scomparve subito, sostituito dalla determinazione.
    “Bene… allora andiamo anche noi!”
    Dicendo ciò saltò giù, seguito subito dopo da tutti gli altri.
    Fu come scivolare lungo una pista viscida e senza fondo. Videro altri tubi diramarsi in tutte le direzioni, ma nessuno era grosso come il loro, ripido, tutto curve e giravolte. Stavano sprofondando sotto il livello della scuola, addirittura oltre quello dei sotterranei.
    Poi, quando iniziarono a preoccuparsi di quel che sarebbe accaduto se avessero toccato terra, il tubo tornò in piano e Harry fu catapultato fuori con uno splash, atterrando sul pavimento bagnato di un buio tunnel di pietra, abbastanza spazioso e alto da permettergli di stare in piedi. Un po’ più in là, Allock si stava rialzando, coperto di melma e pallido come un cencio, mentre Natsu lo teneva d’occhio. Harry si fece subito da parte, mentre anche gli altri schizzavano fuori dal tubo.
    “Dobbiamo trovarci a centinaia di metri sotto la scuola!” Esclamò Lucy, senza riuscire a trattenere un po’ d’entusiasmo per essere in una zona che probabilmente nessuno aveva visto da molti secoli, erede a parte.
    “Probabilmente siamo sotto il lago.” Osservò Neville, perlustrando le pareti nere e viscide.
    Tutti e tre si voltarono a scrutare l’oscurità che gli si spalancava davanti.
    Lumos!” Recitò Majutsu alzando la bacchetta, che si accese. “Andiamo!” Continuò, per poi avviarsi.
    Il tunnel era così buio che riuscivano a vedere soltanto a pochi metri dal naso, anche con l’aiuto delle fiamme di Natsu, che aveva lasciato nuovamente a Ron il compito di tenere sott’occhio Allock.
    “Appena sentite qualcosa muoversi…” Mormorò Luna a bassa voce mentre procedevano con circospezione, “…ricordatevi di chiudere immediatamente gli occhi. Sarebbe difficile trasportarvi a occhi chiusi con un mostro alle calcagna.”
    Tutti annuirono in silenzio, proseguendo e sobbalzando quando per sbaglio Ron pestò il teschio di un topo.
    Potter abbassò la bacchetta per ispezionare il pavimento, dove vide una miriade di piccole ossa di animali.
    “Harry, più avanti c’è qualcosa...” Avvertì Natsu annusando l’aria, per poi aumentare l’intensità della fiamma e preparandosi a colpire.
    Quel che videro li immobilizzò. Riuscivano a intravedere soltanto la sagoma di qualcosa di immenso, tutto spire, steso di traverso nel tunnel. Era immobile.
    “Forse dorme.” Sussurrò terrorizzata Lucy, trattenendo il respiro e voltandosi a guardare i suoi compagni. Allock si era coperto gli occhi con le mani.
    Tenendo gli occhi aperti solo quel tanto che gli consentisse di vederci, Majutsu avanzò tenendo la bacchetta magica sollevata.
    La luce si posò su una gigantesca pelle di serpente di un vivido color verde fiele che giaceva arrotolata e vuota sul pavimento. La creatura che l’aveva abbandonata doveva essere lunga almeno sei metri.
    “Per la miseria!” Esclamò Ron con un filo di voce.
    Dietro di loro qualcuno si mosse all'improvviso: a Gilderoy Allock si erano piegate le ginocchia.
    “In piedi!” Gli intimò il Weasley aspro, puntandogli contro la bacchetta magica.
    Allock si rialzò... E poi si lanciò su Ron, scaraventandolo a terra.
    Tutti si girarono verso di lui, ma per loro sfortuna, non sufficientemente veloci: il professore puntò la bacchetta appena conquistata contro il suo proprietario, mostrando il suo consueto sorriso smagliante.
    “Qui si conclude l'avventura, ragazzi!” Annunciò. “Porterò su a scuola un pezzetto di questa pelle, dirò che sono arrivato troppo tardi per salvare la ragazza e che voi avete tragicamente perso il senno alla vista del suo corpo straziato, tentando di attaccarmi al mio rifiuto di portarvi in salvo. Vi farò avere una copia autografata del mio prossimo libro. Ma per ora, dite addio ai vostri ricordi!” Sollevò in aria la bacchetta rattoppata di Ron e gridò: “Oblivion!
    La bacchetta esplose con la forza di una bomba.
    Harry si coprì la testa con le braccia e spiccò una corsa, scivolando sopra le spire della pelle di serpente e cercando di schivare i grossi massi che dal soffitto franavano fragorosamente a terra.
    Un attimo dopo un’intera sezione del soffitto crollò, separando lui e Neville dal resto del gruppo
    “Ragazzi!” Chiamò, alzandosi e andando contro la nuova parete. “Tutto bene?”
    “Sì, stiamo bene!” Rispose Hermione. “Nessuno di noi è ferito. A parte questo qui! La bacchetta gli ha fatto fare un bel volo!”
    Si udì un tonfo sordo e un sonoro “Ahi!”, come se qualcuno avesse mollato ad Allock un calcio sugli stinchi. Non che a Harry dispiacesse.
    “E ora che cosa facciamo?” Chiese Ron disperato. “Non possiamo passare. Ci vorrebbero secoli, anche con la vostra forza!”
    Majutsu alzò lo sguardo sul soffitto del tunnel, dove si erano aperte crepe enormi.
    “No, meglio non provarci neppure. Rischieremmo di far crollare l’intera struttura.”
    Inoltre stavano solo perdendo tempo. Erano ore, ormai, che Ginny e Happy si trovavano nella Camera dei Segreti.
    Harry guardò Neville, che annuì.
    “Voi aspettateci qui.” Disse lui. “Cercate di aprire un passaggio, senza fare troppi danni. Se non siamo di ritorno fra un’ora, tornate indietro a chiedere aiuto ai professori.”
    “Sicuri?” Domandò Gray. “Sareste da soli…”
    “Non preoccuparti per noi.” Replicò il bambino sopravvissuto. “Salveremo Ginny e Happy, a qualsiasi costo!”
    E senza dire altro, si avviarono lungo il tunnel, mentre i loro amici iniziavano a darsi da fare.
    Ben presto non sentirono più il rumore dei massi spostati dagli altri. Superarono un’altra curva e poi un’altra ancora.
    Harry vide che il suo compagno stava tremando, e non poteva dargli torto. Lui riusciva a trattenersi solo grazie all’esperienza fatta a Fairy Tail. Se non fosse cresciuto con loro, di sicuro si sarebbe trovato nello stesso stato di Neville.
    “Sii forte.” Gli disse. “È normale avere paura, ma non devi lasciare che ti blocchi.”
    “Come posso fare… Sono il più debole del gruppo… E non so usare decentemente nemmeno la mia magia. Riesco a malapena a far crescere una piantina.”
    “Sei riuscito a resistere a mesi di tortura, sei molto più forte di quanto credi. E in più, ora sei un mago di Fairy Tail. E nessun mago di Fairy Tail è debole.”
    Paciock lo guardò, per poi deglutire e annuire.
    Si fermarono dopo un’ennesima curva, dove si trovarono di fronte a una parete su cui erano scolpiti due serpenti attorcigliati, che al posto degli occhi avevano due grandi smeraldi scintillanti.
    Harry si avvicinò e sibilò di nuovo “Apriti!”.
    I serpenti si sciolsero dal loro groviglio e la parete cominciò a spalancarsi, dividendosi in due metà.
    Armandosi di tutto il loro coraggio, i due Grifondoro entrarono.
     
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    Capitolo 40: Tom Orvoloson Riddle - Torna all'indice dei capitoli
    Si ritrovarono nell’ingresso di una sala molto lunga, debolmente illuminata da delle torce di antica fattura, le quali sembravano non aver risentito del passare degli anni. Pilastri di pietra torreggianti, formati da altri serpenti avvinghiati, si levavano fino al soffitto, perdendosi nel buio e gettando lunghe ombre nere nella strana oscurità verdastra che avvolgeva il luogo.
    Tenendo le bacchette alzate, i due maghi avanzarono lentamente, attenti a qualsiasi cosa minacciasse di muoversi.
    Quando finalmente giunsero all’ultima coppia di colonne, si ritrovarono davanti una statua alta fino al soffitto. Dovettero piegare indietro il collo per riuscire a intravedere il volto gigantesco che lo sovrastava: era il volto antico e scimmiesco di un vecchio mago, con una lunga barba che gli arrivava quasi fino all’orlo della veste scolpita, lunga fino a terra, e due enormi piedi grigi che poggiavano sul pavimento levigato della stanza. E alla sua base c’era una figura dai capelli blu sdraiata a terra.
    “Happy!” Urlarono i due, raggiungendolo di corsa.
    “Happy, per favore, rispondi!” Esclamò Harry, sollevandogli la testa e verificando che ci fosse ancora battito.
    “Oh, è ancora vivo.” Informò una voce suadente alle loro spalle. “Ma solo perché mi serve ancora.”
    I due si girarono, ritrovandosi a guardare Ginny.
    “C-Come… non ti abbiamo vista…” Disse sorpreso Neville.
    Majutsu invece la guardò serio. “Chi sei?” Chiese.
    “Ginny Weasley.”
    “No.” Replicò il moro. “Non sei lei.”
    La rossa lo guardò impassibile per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere. “Capisco… immaginavo avresti reagito così.”
    Poi, senza alcun preavviso, Ginny cadde a terra, lasciando dietro di sé quello che sembrava il fantasma di un ragazzo, solo molto più vivido dei soliti spettri che giravano per il castello, tanto che era a malapena trasparente.
    Majutsu fu costretto a lasciare cadere a terra la bacchetta per prendere al volo la ragazza.
    “Mi… mi dispiace…” Mormorò lei, prima di chiudere gli occhi.
    “Ginny! Ginny, rispondimi!” Chiamò lui, ignorando il fantasma, che si abbassò per raccogliere la bacchetta che era scivolata ai suoi piedi.
    “Uhm… sì, molto simile alla mia, proprio come speravo.” Osservò, mentre Harry poggiava la ragazza affianco a Happy.
    “C-Cosa gli hai fatto?” Domandò Neville, cercando di ignorare la sua paura.
    “Oh, nulla che voi non possiate immaginare. L’ho posseduta per tutto l’anno scolastico, risucchiandone pian piano la vita. Ancora pochi minuti e tutta la sua essenza vitale sarà mia, rendendomi così reale.”
    “Non sei un fantasma, vero?” Fece Harry, guardandolo truce.
    “No, direi proprio di no. Sono un ricordo.”
    “Un… Un ricordo?” Ripeté sorpreso Paciock.
    “Un ricordo… di nome Tom Riddle.” Rispose il ragazzo, facendo sgranare gli occhi ai due maghi.
    “Il proprietario del diario…”
    “Esatto. Il diario che la piccola Weasley ha trovato mesi fa, e su cui ha cominciato stupidamente a scrivere.”
    “Tu-”
    “Era tanto che aspettavo questo momento, Harry Potter.” Lo interruppe Riddle. “Il momento di incontrarti. Di parlarti.”
    “Oh, come mai questo desiderio? Cosa può mai volere da me un ragazzo vissuto cinquant’anni fa?”
    “Risposte.”
    “Allora prima rispondi a questa domanda: come hai fatto a ridurre Ginny in questo stato tramite un diario?”
    Riddle sorrise. “Questa sì che è una domanda interessante.” Disse con tono amabile. “Ed è anche una storia molto lunga. Suppongo che la principale ragione dello stato in cui si trova Ginny è che ha aperto il suo cuore a un estraneo invisibile, rivelandogli tutti i suoi segreti.”
    “È una ragazzina. Direi che non è poi troppo anormale che decida di scrivere un diario, ma ancora non vedo il nesso.”
    “Vero… ma dimentichi che non tutti sono come te, Majutsu di Fairy Tail.”
    Harry sgranò gli occhi. “Come-?”
    “Ad ogni modo, la piccola Ginny ha passato mesi a scrivere sopra il mio diario fiumi di parole, raccontandomi tutte le sue lacrimevoli preoccupazioni e angosce: che i suoi fratelli la prendono in giro, che è dovuta venire a scuola con abiti e libri di seconda mano, che...” E qui gli occhi di Riddle mandarono un lampo “...non pensava di piacere al famoso, al bravo, al grande Harry Potter...”
    Durante tutto il discorso, gli occhi del ricordo non avevano mai abbandonato quelli di Harry, ignorando totalmente Neville.
    “È stata una gran noia dover stare a sentire gli sciocchi, piccoli, turbamenti di una ragazzina di undici anni.” Proseguì. “Ma sono stato paziente. Le ho risposto, sono stato comprensivo, sono stato gentile. E lei mi adorava. ‘Nessuno mi ha mai capito come te, Tom... Sono così felice di avere questo diario a cui confidarmi... è come avere un amico da portare sempre con me in tasca...’. Modestia a parte, Harry, ho sempre avuto il dono di affascinare le persone di cui avevo bisogno. Così, Ginny mi ha schiuso la sua anima, e la sua anima era esattamente quella che io volevo. Mi sono alimentato delle sue paure più profonde, dei suoi segreti più oscuri, che mi hanno reso sempre più forte. Sono diventato potente, molto più potente della piccola Ginny Weasley. Abbastanza da cominciare a raccontarle qualcuno dei miei segreti, da cominciare a riversare un po’ della mia anima nella sua...”
    “E immagino che Tobi abbia dato il suo contributo, non è vero?”
    “Oh, vero. Quel ninja mi è stato molto utile. Sono rimasto sorpreso che mi abbia contattato a colpo sicuro. Dopotutto, erano solo poche settimane che Ginny aveva cominciato a scrivere sul diario, troppo presto perché io riuscissi a prendere il controllo del suo corpo… ma, fortunatamente, Tobi ha demolito le sue barriere mentali, permettendomi così di controllarla totalmente. Poverina, non se n’è nemmeno resa conto, all’inizio.”
    “Quindi era lei… era lei la persona con cui parlava!” Esclamò Neville.
    “Già. E tu invece sei stato la nostra fonte d’informazioni. Klaun, d’altra parte…” Tom scoppiò a ridere. “Lui è senza dubbio un eccezionale mago, e non è facile che io riconosca una cosa del genere verso qualcuno che non sia io, ma i suoi poteri mi hanno affascinato… come i tuoi, Harry.”
    “Cosa intendi dire?”
    “Non fare il finto tonto. Tu hai aperto per primo il passaggio tra due mondi separati tra di loro. Tu sei stato il primo a sviluppare una magia diversa dalla nostra. E tu…” Riddle sorrise. “Oh, ora che finalmente ti vedo di persona mi è tutto chiaro.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Da quando Ginny mi ha raccontato di te, mi sono sempre chiesto una cosa: com’è potuto accadere che un neonato senza alcun particolare talento magico sia riuscito a sconfiggere il più grande mago di tutti i tempi? Come hai fatto a cavartela solo con una cicatrice, mentre i poteri di Lord Voldemort sono andati distrutti?”
    “Immagino fortuna.”
    “Oh, quella è stata una parte, è vero. Ma vedi… ora ho compreso che Lord Voldemort è stato fortunato nella sua sfortuna.”
    Potter chiuse una mano a pugno. “Che cosa vuoi dire?”
    “Allora non lo sai proprio, eh?” Replicò il ricordo. “Beh, immagino che solo un suo simile possa sentirlo. Ad ogni modo, questo non cambia i miei piani. Ti ucciderò qui, Harry Potter. È un prezzo che sono sicuro che pagherò volentieri.”
    “D-Di cosa stai parlando? C-Credevo che l’obiettivo dell’erede fosse q-quello di eliminare tutti quelli non purosangue!”
    “Oh, e lo è ancora, Paciock. Ma vedi… prima voglio vendicarmi.”
    “E di che cosa? Non mi pare di averti mai incontrato prima!” Rispose Harry.
    “Ne sei sicuro? Erza lo ha capito subito… tu davvero non ci arrivi? Mi chiedo come abbia fatto Lord Voldemort a perdere contro di te un anno fa… beh, immagino sia stato a causa della mancanza di un corpo.”
    “Perché sei così interessato al mio legame con quell’assassino? Voldemort è vissuto dopo di te.”
    Riddle sorrise nuovamente. “Voldemort…” Disse lentamente. “…è il mio passato, il mio presente e il mio futuro.”
    Il ragazzo alzò la bacchetta di Harry e cominciò a rotearla in aria, tracciando tre parole scintillanti.

    TOM ORVOLOSON RIDDLE


    Poi la agitò di nuovo, e le lettere del suo nome si disposero in un ordine diverso.

    SON IO LORD VOLDEMORT


    I due maghi di Fairy Tail sgranarono gli occhi.
    “Vedete? Era un nome che già usavo a Hogwarts, ma naturalmente solo con i miei più fidati amici. Non potevo certo usare per sempre quello sporco nome da Babbano di mio padre, no? Io, che da parte di mia madre ho il nobile sangue di Salazar Serpeverde? Io, chiamarmi con il nome di uno stupido Babbano qualunque, che mi aveva abbandonato ancor prima che nascessi solo perché aveva scoperto che sua moglie era una strega? No, non potevo! Mi sono creato un nuovo nome, uno che, quando fossi diventato il più grande stregone di tutti i tempi, al solo pronunciarlo avrebbe fatto tremare tutti i maghi della terra!”
    “Incendio!” Urlò Neville.
    Riddle si spostò leggermente per evitare l’incantesimo, mentre Harry si voltò a guardare sorpreso il compagno, che stava tremando e fissava il suo avversario con occhi pieni di rabbia.
    “Tu… Sei tu il responsabile di tutto…” Mormorò lui. “Tutto questo… è tutta colpa tua!”
    Tom lo guardò impassibile.
    “Sei tu ad aver messo insieme quel gruppo di pazzi!” Continuò a inveire Paciock. “Tu… Tu e solo tu… Sei stato tu a dare tutto quel potere a lei…”
    “Neville-” Fece Harry, venendo subito interrotto.
    “È colpa tua se i miei genitori sono stati torturati fino alla follia!” Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo l’ultimo arrivato a Fairy Tail, mentre dalla bacchetta cominciava a uscire una luce, che venne presto sostituita da un’altra sfera di fuoco, che s’infranse contro una barriera evocata prontamente dal giovane Voldemort.
    “Oh, quindi è questo ciò che Tobi ti ha fatto rivivere.” Commentò divertito. “Patetico. Io non vedevo l’ora di uccidere mio padre. E sono sicuro che è stata una delle prime cose che ho fatto una volta finita la scuola.”
    Harry e Neville restarono al loro posto a osservarlo.
    “Sei un essere spregevole. Lo sei sempre stato. E Silente ti aveva inquadrato subito, vero?”
    “Un piccolo ostacolo per il più grande mago di-”
    “Non è vero.” Lo interruppe Neville.
    “Non è vero cosa?” Chiese Riddle.
    “Non sei il più grande mago di tutti i tempi.” Continuò Majutsu. “Conosco molti maghi che sarebbero più che capaci e felici di cancellarti dall’universo. E in questo mondo il più grande mago è Albus Silente. Tutti lo dicono: anche quando eri forte, non hai mai osato prendere il potere a Hogwarts. Silente, ancora oggi, ti fa paura e ovunque tu sia continui a nasconderti da lui.”
    Il sorriso scomparve subito dal volto di Tom.
    “Tuttavia è bastato il ricordo di me a cacciare Silente da questo castello!” Sibilò.
    “Non credere che se ne sia andato come pensi!” Ribatté Harry. “Forse sarò ancora immaturo sotto molti punti di vista, ma so benissimo che non basta allontanare una persona per farla sparire! I suoi insegnamenti continuano la loro opera anche se non è presente!”
    In quel momento, da qualche parte, una musica risuonò tra le pareti della Camera. Harry alzò lo sguardo, riconoscendo quella melodia.
    La musica raggiunse un volume così alto che tutti la sentirono vibrare dentro la cassa toracica. Fu allora che, sulla sommità della colonna più vicina, eruppe una fiamma. Apparve un uccello vermiglio delle dimensioni di un cigno, che riempiva la stanza del suo canto arcano, fino alle volte del soffitto. Aveva una coda d'oro scintillante, lunga quanto quella di un pavone, e due artigli, anche quelli d'oro lucente, tra cui stringeva un fagotto cencioso.
    Un attimo dopo volò in direzione di Neville e Harry, lasciando cadere ai loro piedi l’involto stracciato, per poi atterrare pesantemente sulla spalla di Majutsu, ripiegando le grandi ali e smettendo di cantare. Immobile e tiepido, sfiorava la guancia del giovane con il becco, fissando Riddle.
    “Fanny?” Fece lui, per poi sorridere. “Grazie.”
    “È una fenice...” Commentò Riddle restituendo all'uccello uno sguardo scaltro, mentre Neville ammirava la creatura.
    Poi il suo sguardo cadde sul fagotto, che ora si mostrava per quello che era.
    “Quello è il vecchio Cappello Parlante.” Notò Tom, per poi cominciare a ridere: fu una risata così forte che tutta la stanza buia ne risuonò, come se a ridere fossero dieci Riddle. “Questo è l’aiuto che vi manda Silente? Un uccello canterino e un vecchio cappello? Immagino vi sentiate coraggiosi ora, vero?”
    Harry non rispose. Non capiva bene di quale utilità potesse essergli il Cappello Parlante, ma la fenice di certo era un prezioso alleato, e se aveva portato con sé quell’antico manufatto magico doveva aver avuto i suoi buoni motivi.
    “Molto bene allora!” Esclamò il giovane Voldemort. “Ci siamo già incontrati due volte… nel tuo passato e nel mio futuro. E per due volte non sono riuscito a ucciderti. Ora rimedierò a questa macchia.”
    Detto ciò cominciò ad allontanarsi, per poi fermarsi tra le due immense colonne e guardare in alto, verso il volto di pietra di Serpeverde, che lo sovrastava nella semioscurità. Riddle spalancò la bocca, e ne uscì un sibilo.
    Neville sentì solo una serie di sibili, mentre Harry comprese perfettamente quelle parole.
    “Parlami, Serpeverde, tu che sei il più grande dei Quattro di Hogwarts!”
    I due ragazzi alzarono lo sguardo verso la statua, mentre Fanny si dondolava sulla spalla del moro.
    Il gigantesco volto di pietra di Serpeverde si mosse, per poi cominciare a spalancare la sua bocca, finché non divenne un immenso buco nero.
    E dentro la bocca qualcosa si mosse. Qualcosa risaliva strisciando dalle profondità delle sue viscere di pietra.
    “Chiudi gli occhi!” Urlò Majutsu al compagno, che obbedì immediatamente, per poi eseguire anche lui il suo stesso ordine, mentre Fanny si alzò in volo.
    Qualcosa di pesante cadde con un tonfo sul pavimento di pietra.
    Non potevano vederlo, ma entrambi si stavano immaginando senza alcuna difficoltà il serpente gigantesco srotolarsi dalla bocca di Serpeverde.
    Poi udì il sibilo di Riddle: “Uccidili!”
    Il Basilisco strisciò verso Harry; il ragazzo sentiva il suo corpo massiccio scivolare pesantemente sul pavimento polveroso. Con gli occhi ancora ben chiusi, cominciò a correre di lato, alla cieca, aiutandosi con le mani per trovare la strada, mentre Riddle rideva.
    Fu allora che sopra di loro si sentì un sibilo lacerante, poco prima che qualcosa di molto pesante colpisse in pieno Majutsu, schiacciandolo contro la parete, per poi lasciarlo cadere a terra.
    Il ragazzo evocò subito la sua spada, pronto a vendere a caro prezzo la sua vita.
    Tuttavia, il sibilo si fece sempre più furibondo e qualcosa si dibatté violentemente fra le colonne.
    Dopo aver mosso la spada di fronte a lui, Potter decise di tentare un azzardo, e lentamente, aprì gli occhi quel tanto che bastava per dare un’occhiata alla scena, cominciando a guardare sul pavimento, per poi spostare piano piano lo sguardo verso l’alto.
    L'immenso serpente dal lucente corpo verde fiele, grosso come il tronco di una quercia, si era rizzato e la sua grossa testa massiccia ondeggiava fra le colonne, come se fosse ubriaco. Harry tremava: non appena il mostro si fosse girato era pronto a richiudere gli occhi; ma proprio in quel momento vide cos’era stato a distrarlo. Fanny gli volteggiava sopra la testa, e il Basilisco cercava furiosamente di addentarla con le zanne lunghe e sottili come sciabole.
    La fenice scese in picchiata. Il suo lungo becco d'oro scomparve e un attimo dopo un torrente di sangue nero schizzò sul pavimento. Il serpente menava colpi con la coda; mancò di poco Harry, e prima che il ragazzo facesse in tempo a chiudere gli occhi si voltò. Majutsu lo fissò e vide che la fenice gli aveva perforato un occhio; il sangue colava a fiotti sul pavimento e il mostro, agonizzante, sputava. Solo allora notò la cicatrice sull’altro occhio, e comprese che quella era invece opera di Erza.
    “No!” Harry udì Riddle gridare. “Lascia perdere l’uccello! Lascia perdere l’uccello! Il ragazzo è dietro di te! Puoi ancora fiutarlo! Uccidilo!”
    Il serpente accecato si dimenò, confuso, ma ancora micidiale. Fanny gli volteggiava sopra la testa: aveva ripreso a cantare la sua arcana melodia, colpendo il naso squamoso del mostro che continuava a sanguinare dall’occhio trafitto.
    Majutsu sorrise. “Quindi ora si tratta di pura forza bruta, eh?” Commentò, alzando la spada. “Questo rende tutto più facile!”
    Per tutta risposta il serpente si avventò contro di lui, che lo evitò saltando di lato. Si portò però un braccio attorno al petto, lasciandosi sfuggire un grugnito di dolore.
    “Tsk… quel colpo era più forte di quanto credessi…” Pensò, per poi riprendere subito a correre, guardando di sfuggita Neville, che dopo la sua precedente frase aveva riaperto gli occhi, e ora osservava spaventato la scena.
    Solo allora lo sguardo di Paciock cadde sul Cappello Parlante, che dopo il dimenarsi del Basilisco era finito a pochi passi da lui. Non capì mai il perché, ma sentì qualcosa dentro di lui che lo intimava a prenderlo e indossarlo, e vi obbedì senza pensarci.
    “Ti prego, aiutami!” Esclamò ad alta voce, attirando lo sguardo di Riddle, che sorrise.
    “Credi davvero che uno stupido vecchio cappello possa aiutarti? Sei davvero ridicolo.”
    Neville chiuse le mani a pugno, ripetendo ancora la sua supplica. Il cappello non rispose, ma si contrasse, come strizzato da una mano invisibile.
    Un oggetto duro e pesante cadde sulla testa di Neville, facendolo quasi svenire. Tramortito, afferrò il cappello per la punta per sfilarselo dalla testa, ma sentì qualcosa sotto le mani. Paciock lo guardò sorpreso, per poi tirare fuori una spada d’argento lucente, con l’impugnatura tempestata di rubini grossi come un uovo.
    Harry lo guardò incredulo mentre sollevava l’arma con espressione meravigliata. Anche Riddle osservò sorpreso quell’inaspettato evento, per poi voltarsi di colpo verso il Basilisco, con occhi pieni d’ira.
    “Ammazza il ragazzo! Lascia stare l’uccello! Il ragazzo è dietro di te! Annusa... fiuta!”
    Harry si voltò immediatamente a guardare il serpente, pronto al combattimento. La testa del Basilisco ciondolava, il corpo si afflosciava e si attorcigliava, sbattendo contro i pilastri. Potter vide le immense cavità di quelli che erano stati i suoi occhi, vide la sua bocca spalancarsi tanto da inghiottirlo tutto intero, mostrando una fila di denti lunghi come una spada, sottili, lucidi e velenosi.
    La creatura millenaria fece un balzo in avanti, alla cieca. Harry lo schivò, facendolo sbattere contro la parete. Quello fece un altro balzo e la sua lingua biforcuta sferzò il fianco del ragazzo.
    Il Basilisco scattò di nuovo, dritto contro di lui. Allora Majutsu prese lo slancio e gli conficcò la spada nel palato fino all’elsa.
    Mentre il sangue caldo gli inzuppava le braccia, avvertì un dolore lancinante poco sopra al gomito. Una lunga zanna velenosa si stava conficcando sempre più a fondo nel suo braccio e si spezzò quando il Basilisco si rovesciò sul fianco e ricadde a terra con uno spasimo.
    Allontanatosi, Harry si afflosciò lungo la parete dopodiché afferrò la zanna che gli spargeva veleno in corpo e se la strappò dal braccio. Ma era tardi, lo sapeva. Lento, ma inesorabile, un dolore incandescente s’irradiava dalla ferita. Mentre lasciava cadere il frammento di zanna e guardava il suo stesso sangue inzuppargli i vestiti, gli si annebbiò la vista. La stanza si dissolse in un turbinio di colori opachi.
    Davanti agli occhi vide una macchia scarlatta e udì accanto a sé un lieve sbattere di ali.
    “Fanny?” Aveva la lingua impastata. “Sei stata bravissima, Fanny... Ma ora aiuta Neville…” Sentì l'uccello posare la sua splendida testa nel punto in cui era stato ferito dalla zanna del serpente.
    Il Basilisco si rialzò, con la spada ancora conficcata nella bocca.
    “Che peccato… sembra che tu non sia riuscito a ferirlo mortalmente… e ora lui finirà te!” Esclamò Riddle.
    Fu in quel momento che qualcosa di verde lo superò, dirigendosi verso il serpente gigante.
    Sbucato fuori dal nulla, un rampicante raggiunse la creatura, portando su di sé Neville, che si lanciò contro la testa del Basilisco, trafiggendola con la spada che aveva appena ottenuto.
    Il serpente lanciò un sibilo, per poi cadere pesantemente a terra, scagliando il Grifondoro e la sua spada qualche metro più in là e mandandolo a sbattere contro una colonna, dove perse i sensi.
    Harry riuscì a malapena a guardare la scena, per poi sorridere.
    “Almeno… lascerò qualcuno in grado di prendere il mio posto…” Pensò amaramente, mentre un’ombra scura gli si parava davanti.
    “Sei spacciato, Harry Potter.” Disse dall’alto la voce di Riddle. “Sarete pure riusciti a uccidere il mio Basilisco, ma per voi è finita... Anche la fenice di Silente lo sa. Vedi cosa fa, Potter? Piange.”
    Majutsu sbatté le palpebre. La testa di Fanny si sfocava e si rimetteva a fuoco davanti ai suoi occhi. Grosse lacrime perlacee scorrevano sulle penne lucenti dell'uccello, andando a finire sulla sua ferita.
    “Ora mi siedo qui e ti guardo morire, Harry Potter. Fai con comodo. Io non ho fretta. Dopo mi divertirò con il tuo amico.”
    Harry si sentiva intorpidito. Gli pareva che tutto girasse intorno.
    “Quindi questa è la fine del famoso Harry Potter.” Continuò la voce lontana del ricordo. “Nella Camera dei Segreti, sconfitto finalmente dal Signore Oscuro che così incautamente ha osato sfidare. Presto rivedrai la tua amata madre mezzosangue, Harry... Ti ha regalato dodici anni di vita... ma Lord Voldemort ti ha preso, alla fine, come ben sapevi che sarebbe successo.”
    “… ritiralo…” Mormorò il ragazzo.
    “Come?”
    “Ritira… quanto hai detto…”
    “Oh, gli ultimi momenti di coraggio, Potter?”
    Majutsu al contrario sentiva le forze tornare in lui, come se il veleno e il colpo non lo avessero mai raggiunto.
    “Per essere uno che si da tante arie… stai dimenticando una cosa fondamentale…”
    “Ovvero?”
    Harry spalancò del tutto gli occhi. “Che le lacrime di una fenice hanno poteri curativi senza pari!” Dichiarò, alzando una mano verso di lui e facendolo volare dall’altra parte della stanza.
    Riddle lo guardò incredulo, mentre la bacchetta gli scivolava di mano e rotolava lontano.
    Majutsu si voltò verso Neville, il quale si stava rialzando con l’aiuto della spada, dopo che Fanny l’ebbe raggiunto.
    “Come… Come ho potuto dimenticarmi di una cosa del genere…?” Balbettò Tom, guardandoli.
    “Voi cattivi tendete sempre a sottovalutare gli altri.” Rispose Harry. “È per questo che anche undici anni fa hai fallito. Hai sottovalutato il potere dell’amore che i miei genitori provavano verso di me. Mi fai pena, Tom. Un ragazzo come te… che non riesce neppure a comprendere le cose basilari del mondo.”
    “Non mi fare la predica, Potter. Io ho trovato molti modi per sopravvivere, anche al tuo cosiddetto potere dell’amore. Non potrai mai sconfiggermi definitivamente!”
    “Questo è da vedere.”
    “Beh, prima devi uscire da qui… e anche se ci riuscissi, per te non cambierebbe molto.”
    Majutsu lo fissò curioso. “Cosa vuoi dire?”
    “Credi che io sia l’unico alle tue calcagna? Oh, non contarci… essere famoso in due mondi non è un gran vantaggio… Gerard non vede l’ora di parlare con te.”
    “Gerard?!” Esclamò Majutsu, sorpreso di sentire quel nome da una persona che non avrebbe mai potuto esserne a conoscenza.
    “Ha grandi progetti per voi maghi di Fairy Tail… Il paradiso non sarà un grande affare per voi.”
    “Beh, non sarà un grande affare per noi…” Ripeté una voce, che fece girare entrambi verso Neville, il quale si era diretto da Ginny e Happy; ora teneva la spada, ancora macchiata del sangue e del veleno del basilisco, sopra il diario di Tom. “Ma tu di certo non ti ci avvicinerai nemmeno lontanamente!”
    Prima che Voldemort potesse dire o fare qualcosa, il Grifondoro calò la spada con tutte le sue forze, trafiggendo in pieno il diario.
    Si udì un grido prolungato, terribile, penetrante. L’inchiostro sgorgò dal libretto a fiotti, inondando il pavimento. Riddle si dimenava e si contorceva, urlando e dibattendosi, per poi scomparire nel nulla, facendo cadere il silenzio. Un silenzio che sovrastava tutto, tranne per un piccolo sfrigolio proveniente dal diario, che si stava corrodendo con il veleno del Basilisco.
    Tremando per la tensione, Neville estrasse la spada, mentre Harry si rialzava, per poi andare a recuperare la sua arma dalla bocca del Basilisco, facendola sparire subito.
    Solo allora Ginny aprì gli occhi, subito raggiunta da Neville, che la aiutò a mettersi seduta.
    “Che cosa… Che cos’è successo?” Domandò, per poi vedere la carcassa del serpente gigante e Majutsu, i cui vestiti si erano macchiati con il sangue uscito dal braccio, poi il suo sguardo si fermò sul diario poco lontano.
    “Io… è stata tutta colpa mia…” Mormorò, voltandosi a guardare Happy, il quale nel frattempo era stato raggiunto dal moro, che gli lanciò un incantesimo di cura per fargli riprendere i sensi, conscio che con le sue abilità non avrebbe potuto fare nulla di più.
    “Tranquilla, è tutto finito. Il complotto di Tobi e Tom è giunto veramente alla fine. Il suo diario non potrà più farti alcun danno.” Cercò di calmarla Neville.
    “Ma io… io non sono riuscita a resistergli… Ho fatto del male… a un sacco di persone… io… io sono un mos-”
    “No!” Urlò Harry, girandosi di colpo per guardarla. “Tu non hai fatto nulla. Non eri in te. L’unico mostro era Tom. Lo è sempre stato… Non era il Basilisco il mostro della Camera… era lui.”
    “C-Cosa mi sono perso, aye?” Chiese Happy, mettendosi seduto e guardando i tre. “E dove siamo?”
    Harry non riuscì a trattenere una risatina.
    “È una storia molto lunga Happy… Forza, è meglio raggiungere gli altri. Non vorrei che Natsu cominciasse a demolire la scuola per raggiungerci.”
    “N-Natsu? Anche lui è qui?” Domandò impaurita la ragazza.
    “Ehi, tranquilla. Natsu non ti farà nulla.” Disse subito Majutsu, intuendo i suoi pensieri.
    “M-Ma le sue fiamme… mi fanno paura…”
    A quella frase i tre maghi di Fairy Tail sgranarono gli occhi.
    “Quindi… tu sai tutto, vero?”
    “Io… Io non volevo… ma le ultime volte, ho cominciato a ricordare ciò che diceva e vedeva Tom quando mi usava… Erza!” Ricordò all’improvviso. “Erza sta bene?”
    “Pietrificazione a parte, sì.” Disse Harry, mentre Fanny si fermò in volo davanti all’uscita della camera.
    “Mi cacceranno dalla scuola!” Singhiozzò Ginny, mentre Paciock la aiutava a rimettersi in piedi. “E pensare che non vedevo l’ora di venire a Hogwarts fin da quando c’era Bill, e ora dovrò andarmene... c-che cosa diranno papà e mamma?”
    “Sono sicuro che non verrai espulsa.” Le disse Neville. “Non hanno espulso me, quando un pazzo con il mio aspetto voleva distruggere il mondo, e tu eri in una situazione più o meno identica alla mia.”
    Harry recuperò il Cappello Parlante, poi i quattro si avviarono lungo il tunnel, sentendo la porta della Camera dei Segreti chiudersi alle loro spalle, probabilmente in maniera definitiva, visto che la creatura al suo interno era stata finalmente sconfitta.
    Percorrevano ormai da qualche minuto la galleria avvolta nell’oscurità quando sentirono in lontananza un rumore di massi spostati.
    “Ehi!” Gridò Majutsu affrettando il passo. “Ginny e Happy stanno bene! Siamo tutti qui!”
    “Happy!” Chiamò la voce di Natsu, seguita dal rumore di diverse pietre che venivano spostate di colpo.
    In pochi secondi, Salamander li raggiunse, subito seguito dal resto del gruppo.
    “Ginny!” Esclamarono assieme i fratelli Weasley. “Sei viva!”
    Cercarono di abbracciarla, ma la ragazza si allontanò singhiozzando.
    “Sembra che stiano tutti e due bene.” Fece Hermione, sospirando di sollievo, per poi guardare Harry e Neville. “Che cosa è successo? Mi sembrate alquanto malconci. Soprattutto tu, Harry.”
    Majutsu sorrise. “È una lunga storia… ma diciamo che abbiamo mandato Voldy nuovamente all’altro mondo.”
    “Voldy?” Ripeterono i gemelli, per poi scoppiare a ridere. “Questa non l’avevamo ancora sentita! Un soprannome azzeccato direi!”
    “Soprattutto perché era lui in versione studente.” Spiegò Neville, alzando la spada. “E ho avuto il piacere di dargli il colpo di grazia.”
    Tutti si voltarono a guardarlo, ammirando meravigliati l’arma.
    “Distribuiscono spade gratis?” Chiese Gray, per poi notare il Cappello Parlante in mano a Harry. “E quello come diamine è finito qui?”
    “Fanny.” Rispose semplicemente l’altro moro, indicando la fenice con la testa. “Ora però è meglio tornare su… preferisco mettere più distanza possibile tra noi e questo posto. Dov’è quella sottospecie di professore?”
    Potter guardò i suoi compagni, notando su tutti un’espressione soddisfatta.
    “Diciamo che il karma l’ha sistemato a dovere.” Fece Lucy, ridacchiando.
    “Eh? Cosa gli avete fatto?” Domandò Happy. “Anzi, perché è quaggiù, aye?”
    “Noi? Assolutamente nulla. È questo il bello!”
    Il gruppo si avviò verso il tunnel da cui era arrivato, trovando ai suoi piedi Gilderoy Allock, che stava canticchiando placidamente fra sé e sé.
    “Ha perso la memoria.” Spiegò Ron. “L’incantesimo di memoria ha avuto un effetto boomerang. Ha colpito lui, anziché noi. Non ha la più pallida idea di chi sia, di dove si trovi, o di chi siamo noi. La bacchetta è andata distrutta, però direi che è magnifico vederlo in questo stato”.
    Allock li guardò tutti con aria amabile. “Salve.” Disse. “Strano posto, non vi pare? E voi, abitate qui?”
    “No.” Rispose pacata Luna. “È un po’ troppo buio per viverci, anche se qui difficilmente ci potrebbe disturbare qualcuno.”
    Harry si chinò e guardò su per il tubo lungo e buio.
    “C-Come faremo a risalire?” Chiese tremante Ginny.
    “Uhm… temo dovremmo chiedere un aiuto a Fanny.” Rispose Majutsu, voltandosi a guardare la fenice, che stridette, per poi abbassare una delle penne della sue coda, in modo che potessero toccarla.
    “Perfetto! Il viaggio tramite fenice è sempre comodo!” Esclamò entusiasta Natsu, avvicinandosi assieme agli altri.
    “Addio, Camera dei nostri stivali!” Dissero i gemelli, per poi venire avvolti dalle fiamme, che oscurarono la loro vista.
    Quando tornarono a vedere, si ritrovarono nell’ufficio della professoressa McGranitt, che li osservò incredula, imitata dai coniugi Weasley e da un tranquillo Silente.


    Immagini Personaggi:

    Tom Orvoloson Riddle (Voldemort)



    ---------------------
    E finalmente ecco qui il capitolo della battaglia!
    Allora, che ve ne è pare? Ha mantenuto le vostre aspettative? Non è stata proprio una battaglia facile facile, e spero che Neville abbia fatto il suo effetto XD.
    Bene... e ora, il secondo libro è finalmente agli scoccioli (ancora un solo capitolo), dopodiché... il paradiso arriverà! Chi ha capito può cominciare a fare tutte le ipotesi che vuole, basta che non spoileri nei commenti XD
     
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    Capitolo 41: Il nuovo incarico di Dobby! Ritorno a Fiore! - Torna all'indice dei capitoli
    Per un attimo regnò il silenzio, mentre i membri di Fairy Tail più Allock e Ginny restarono sulla soglia della porta, tutti sporchi e infangati e (come nel caso di Harry) insanguinati. Si udì un grido.
    “Ginny!”
    Era la signora Weasley, che per tutto quel tempo doveva essere rimasta seduta, in lacrime, davanti al camino. Balzò in piedi, seguita dal marito, e insieme si precipitarono dalla figlia.
    Ma Majutsu guardò oltre. Silente era in piedi accanto al camino, chino sulla professoressa McGranitt che ansimava premendosi il petto. Fanny si alzò in volo sfiorando l’orecchio di Harry e andò ad appollaiarsi sulla spalla dell’anziano mago.
    “Me l’avete salvata! Me l’avete salvata! Come avete fatto?” Esclamò Molly, guardando i maghi con le lacrime agli occhi.
    “Credo… Credo che tutti noi vorremmo saperlo.” Fece la McGranitt con un filo di voce.
    Harry annuì, per poi avvicinarsi assieme a Neville alla scrivania, dove posarono il Cappello Parlante, la spada ornata di rubini e quel che rimaneva del diario di Riddle.
    Poi cominciò a raccontare. Per circa un quarto d’ora parlò, circondato da un silenzio assorto: raccontò della voce incorporea, di come avevano capito che si trattava della voce di un Basilisco, di come avevano seguito i ragni nella foresta; raccontò di Aragog, che gli aveva detto dove era morta l'ultima vittima del Basilisco; di come avevano intuito che la vittima era Mirtilla Malcontenta e che l’ingresso della Camera dei Segreti sarebbe potuto essere nel suo gabinetto...
    “Va bene…” Lo incalzò la vicepreside quando lui s’interruppe. “Avete scoperto dov’era l’ingresso... dovrei aggiungere, infrangendo almeno un centinaio di regole della scuola! Ma come diavolo siete riusciti a venirne fuori vivi, Potter?”
    Harry deglutì, per poi sospirare. “Abbiamo combattuto. O meglio, io e Neville abbiamo affrontato il Basilisco, visto che gli altri sono rimasti indietro a causa di Allock.”
    “Come avete fatto a tenere testa a un Basilisco?”
    Majutsu alzò il braccio, facendo apparire la sua spada. “Sono abituato ad affrontare mostri. È una delle missioni che preferisco.” Rispose, per poi guardare Paciock. “Anche se Neville, nonostante fosse la prima volta che impugnava una spada, non se l’è cavata male.”
    “C-Come hai fatto?” Esclamò incredula la signora Weasley, osservandolo far scomparire di nuovo l’arma, voltandosi verso Silente, che era rimasto impassibile, mentre la McGranitt sembrava più che altro rassegnata. “Lo sapevate?”
    “Considerando che la prima cosa che ha fatto Harry quando l’ho trovato è stato attaccarmi, assieme ai suoi amici, non la trovo una cosa tanto assurda.” Ridacchiò il vecchio preside. “Anche se sono curioso di sapere come ha fatto Riddle a incantare Ginny, quando, dalle mie fonti, risulta che vive nascosto nelle foreste dell’Albania, incapace di agire.”
    “Chi è stato?” Chiese il signor Weasley.
    “È stato questo diario.” Spiegò il moro, prendendo in mano il libretto e mostrandolo a Silente. “Riddle l’ha scritto quando aveva sedici anni. Probabilmente l’ha incantato allora.”
    Il preside lo prese dalle mani di Harry e, dall’alto del suo lungo naso adunco, ne scrutò le pagine bruciacchiate e zuppe.
    “Eccezionale…” Disse piano. “Certo, è stato forse l’allievo più brillante che sia mai passato a Hogwarts…” Poi si girò verso i Weasley, che avevano un’aria assolutamente attonita. “Pochi sanno che una volta Voldemort si chiamava Tom Riddle. Io stesso sono stato uno dei suoi insegnanti, cinquant’anni fa, qui a Hogwarts. Dopo che ebbe lasciato la scuola scomparve... viaggiò per ogni dove... s’immerse profondamente nelle Arti Oscure, si alleò con i peggiori della nostra specie, subì tali e tante trasformazioni pericolose e magiche, che quando ricomparve come Lord Voldemort era quasi irriconoscibile. Quasi nessuno lo collegò al ragazzo brillante e avvenente che un tempo era stato Caposcuola qui.”
    “Tu-Sai-Chi?” Chiese attonita mamma Weasley. “Che cosa c’entra Ginny con... con lui?”
    “Il suo d-diario!” Singhiozzò la ragazza, prendendo finalmente parola. “Ho… Ho cominciato a scriverci… poco p-prima dell’inizio anno. Lui… Lui mi rispondeva… e credevo di potermi f-fidare… Poi q-quando è arrivato Tobi… tutto è p-precipitato…”
    “Ginny!” Esclamò suo padre esterrefatto. “Ma allora non ti abbiamo insegnato proprio niente? Che cosa ti abbiamo sempre detto? Non ti fidare mai di niente che pensi da solo se non riesci a capire dove ha il cervello. Perché non hai mostrato il diario a me o a tua madre? Un oggetto tanto sospetto… era chiaro che fosse strapieno di magia nera!”
    “I-Io n-non lo sapevo…” Pianse Ginny. “L’ho trovato dentro uno dei libri che mi ha comprato mamma. Io pe-pensavo che qualcuno ce l’avesse lasciato e poi l’avesse dimenticato...”
    Harry ascoltò con attenzione questa rivelazione. Avevano acquistato i libri insieme, e non aveva notato nessuno aggiungere quel piccolo diario nero. L’unica cosa strana che era successa era stato l’incontro con i Malfoy.
    “Ma certo…” Mormorò a bassa voce, spalancando gli occhi.
    “La signorina Weasley dovrebbe andare immediatamente in infermeria.” Fece Silente con voce ferma. “È stata una prova terribile per lei. Non ci saranno punizioni. Maghi più vecchi e saggi di lei sono stati messi nel sacco da Voldemort.” Avanzò verso la porta e l’aprì. “Riposo a letto e, perché no, una grossa tazza di cioccolata bollente. A me fa tornare sempre il buonumore.” Aggiunse con una garbata strizzatina d'occhi. “Vedrai che Madama Chips è ancora sveglia. Sta distribuendo la pozione di mandragola... Credo che le vittime del Basilisco stiano per svegliarsi da un momento all'altro.”
    A quelle parole però Ginny tremò visibilmente.
    “Io… Io non posso vederle!” Esclamò con voce terrorizzata. “Mi… Mi odieranno…”
    Ma prima che potesse dire altro, Happy la prese per il braccio destro, mentre Luna la afferrò per il sinistro.
    “L’infermeria è a circa cinque minuti da qui…” Fece la Corvonero, voltandosi a guardare gli altri. “Credo possa perdersi… dopotutto, gli Opendat attorno a lei sono davvero tanti… la farebbero confondere facilmente.”
    “E credo sia meglio che qualcuno la aiuti a spiegare la situazione, aye.” Aggiunse Happy, sorridendo.
    Poi, senza lasciare il tempo alla compagna di protestare, la trascinarono fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
    “Grazie ancora.” Disse la signora Weasley ai maghi. “Senza di voi… non oso pensare cosa sarebbe successo…”
    “Era nostro dovere aiutarla.”
    In quel momento la porta si aprì, lasciando entrare Makarov.
    “Master!” Esclamarono tutti i giovani maghi, sorpresi di vederlo.
    “Master?” Domandò subito Molly, guardando i figli. “Perché lo chiamate così?”
    “Oh, non ci faccia troppo caso. Sono solo il capo della loro gilda, Fairy Tail.” Rispose il diretto interessato, ridacchiando. Poi il suo volto si fece serio. “Ho sentito tutto da fuori, ma ho preferito non interrompere. Sono venuto qui quando ho saputo che Erza sarebbe stata curata questa notte, e probabilmente sono arrivato pochi minuti prima che voi scendeste nella Camera, visto che Fanny è sparita subito dopo avermi lasciato. Tuttavia, non mi aspettavo di scoprire una cosa simile. Voldemort è una minaccia sempre maggiore.”
    “Stavolta lo abbiamo sconfitto… ma sfortunatamente non era quello vero.” Sospirò Harry.
    “Che rabbia però!” Esclamò Natsu, battendo i pugni. “Avrei voluto dargli io stesso un bel pugno sul naso!”
    “So per esperienza personale che un pugno sul naso può aiutare, ma nel suo caso dubito avrebbe funzionato.” Disse Silente calmo.
    “Erza sta bene allora?” Domandò invece Lucy, ricevendo un assenso.
    “Sì. Ha ripreso conoscenza, e non appena ha saputo che non eravate da nessuna parte, ha capito che eravate andati a cercare l’erede. Ci ho messo un po’ a convincerla a non tagliare in due tutta la scuola per raggiungervi.”
    “Erza sa sempre come far paura!” Commentarono assieme i gemelli, alzando le spalle.
    “Ora però dobbiamo parlare di una questione seria.” Riprese il Master, guardando Silente. “Se non ti dispiace, prenderò io in mano la situazione.”
    “Non devi chiedere a me, ma ai genitori della signorina Weasley.”
    I diretti interessati lo fissarono.
    “Come dicevo prima, io sono Makarov Dreyar, terzo Master della gilda di maghi Fairy Tail della città di Magnolia, nello Stato di Fiore.”
    “Fiore? Quindi è così che si chiama il vostro Paese?” Domandò Molly.
    “Sì, ma c’è un piccolo particolare: non appartiene a questo mondo. Io, Natsu, Happy, Gray, Erza e Lucy proveniamo da un mondo parallelo a questo.”
    A quelle parole i coniugi Weasley spalancarono gli occhi.
    “Un… un altro mondo?” Ripeté incredulo Arthur. “Credevo fosse semplicemente un posto nascosto con la magia.”
    “Non potevamo dire la verità.” Spiegò Majutsu. “Se questa informazione dovesse cadere nelle mani sbagliate, le conseguenze potrebbero essere spaventose. Da noi, come sapete, non c’è alcuna distinzione tra maghi e non maghi, ma se dovessero sentirsi minacciate, le altre gilde non esiterebbero ad attaccare eventuali invasori.”
    “Cosa intendi dire, Potter?” Domandò la McGranitt.
    “Che ci sono molti altri maghi potenti quanto e più di noi. E non tutti sono pacifici come noi. Jose ne è un esempio.”
    “Jose?” ripeté Molly.
    “Oh, nulla di cui preoccuparti mamma.” Rispose Fred. “Era solo un pazzo che ha cercato di ucciderci tutti mandandoci contro tutta la sua gilda. Letteralmente.”
    “In effetti, non è stato proprio un benvenuto normale per noi.” Continuò George.
    “Allora è per questo che eravate feriti?”
    “Sfortunatamente, siamo stati colti di sorpresa e non siamo riusciti a fare molto per aiutarli.” Si scusò Makarov. “Però se la sono cavata bene, visto che si sono ritrovati ad affrontare anche un Dragon Slayer.”
    “Un Dragon Slayer?” Chiese la vicepreside, per poi vedere Natsu farsi avanti.
    “I Dragon Slayer sono ragazzi cresciuti da draghi, che gli hanno passato le conoscenze della loro magia. Letteralmente, significa uccisore di draghi, perché i Dragon Slayer sono maghi in grado di sconfiggerli. In poche parole, maghi come me!” Rivelò lasciandosi avvolgere completamente dalle fiamme. “Mio padre, Igneel, era un drago di fuoco, quindi io sono immune alle fiamme e posso usarle liberamente. Senza contare che sono il mio cibo preferito!” Continuò tranquillo, mentre gli altri ghignazzavano di fronte alle facce stupefatte dei signori Weasley e della McGranitt.
    “E… E voi sapevate tutto questo?” Domandò Molly guardando i figli, che annuirono.
    “Lo abbiamo scoperto per caso, ma sì.” Rispose Fred. “E non è tutto! Anche noi abbiamo sviluppato una magia tutta nostra!”
    E i gemelli si batterono subito i pugni tra di loro, attivando la loro magia, creando un piccolo folletto di fuoco, che scomparve quasi subito.
    “Anche se abbiamo bisogno ancora di un po’ di pratica.” Ammisero insieme, mentre Ron creava una sfera di luce per dimostrare che anche lui era in grado di usare la magia.
    “E qui giunge il fulcro della questione.” Disse Makarov. “Vorrei prendere vostra figlia Ginny sotto la nostra custodia per le vacanze. L’esperienza che ha vissuto l’ha lasciata senza dubbio segnata e le ci vorrà parecchio per riprendersi, senza contare che potrebbe sviluppare uno shock. Come i vostri figli vi hanno dimostrato, è possibile apprendere una magia qui sconosciuta, unica per ciascuno. Credo che se Ginny riuscisse ad apprenderla, potrebbe riuscire a superare gli eventi di quest’anno.”
    “Ma… Ma da quello che avete detto il vostro mondo non è sicuro come questo…” Cercò di protestare la signora Weasley, venendo subito interrotta da Harry.
    “È vero. Da noi ci sono pericoli qui inesistenti. Tuttavia, è proprio questo che ci permette di diventare più forti. Quando sono arrivato a Fairy Tail anni fa, non sapevo neppure di essere un mago. Ero un bambino timido e debole, che aveva paura quasi di tutto, ma grazie ai miei compagni di gilda, ho imparato a combattere e sono diventato forte. Molto forte.”
    “Perché Ginny?”
    “Perché è riuscita a conservare la sua identità nonostante sia stata posseduta per un anno. La paura e il dispiacere che ho visto nei suoi occhi mentre andava in infermeria erano sinceri.” Fece il master. “Ovviamente, non intendo costringere né voi né lei. Sarà una vostra decisione. Proprio com’è stato per tutti gli altri.”
    Molly si voltò verso i tre figli. “Immagino che voi non abbiate intenzione di andarvene da questa gilda, vero?”
    “No.” Risposero insieme, seri.
    “Signora, anch’io all’inizio non ne ero sicura.” Disse Hermione. “Ma poi ho visto il loro mondo… è un mondo fantastico, intriso di magia più di quanto qui potremo anche solo immaginare. Inoltre, abbiamo la rara possibilità di studiare una magia qui sconosciuta. E sì, ogni tanto può capitare di incontrare un demone alto una ventina e passa di metri che in passato ha distrutto intere città, però-”
    “Che cosa?!”
    “Non si preoccupi, se n’è occupata la mia maestra.” Intervenne Gray. “E poi, sua figlia ha affrontato Voldemort, il mago più pericoloso per voi.”
    “Inoltre, le assicuriamo che non permetteremo a Ginny di farsi male in alcun modo.” Continuò Majutsu. “Nessuno di noi lo permetterà!”
    I ragazzi concordarono tutti con un cenno della testa.
    “In questo caso, se è d’accordo, non vedo perché no.” Disse Arthur, attirando immediatamente l’attenzione della moglie.
    “Ma caro-”
    “Molly, hai visto anche tu. I voti di Fred e George sono migliorati non poco, come anche quelli di Ron. Senza dubbio questa Fairy Tail per loro è una buona cosa. Sono fiducioso che con loro Ginny potrebbe diventare forte abbastanza da non finire più in una situazione come quella di quest’anno.”
    La signora Weasley si morse un labbro, incapace di contestare il marito.
    “Va bene… ma solo se Ginny accetterà.” Acconsentì infine. “Però, voglio che voi quattro torniate almeno un mese prima della fine delle vacanze! È possibile, vero?”
    “Certo.” Rispose Makarov, sorridendo.
    Silente sorrise, per poi guardare la professoressa al suo fianco. “Sai Minerva, credo proprio che dopo tutta questa vicenda ci voglia un bel banchetto. Posso chiederti di scendere ad avvisare le cucine?”
    “Senz’altro.” Disse lei, cercando ancora di assimilare le informazioni che aveva appena sentito.
    “Invece è meglio che noi raggiungiamo Erza.” Fece Makarov, rivolgendosi agli altri. “Non vorrei che perdesse davvero la pazienza. Dopotutto, non sa che siete tornati sani e salvi. Beh, quasi almeno.” Ridacchiò, guardando Potter.
    “Harry, Neville, vorrei che voi due rimaneste ancora qualche minuto.” Disse il preside, ricevendo due assensi.
    Gli altri maghi li salutarono, per poi uscire, lasciandoli con l’anziano mago.
    “E così, avete affrontato Tom Riddle da soli e avete liberato Hogwarts dalla minaccia della Camera dei Segreti.” Riassunse, sorridendo. “Riceverete tutti quanti un Encomio Speciale per i servigi resi alla scuola e poi... vediamo un po’... direi che è inutile darvi dei punti e dichiarerò direttamente Grifondoro come Casa vincitrice. Mentre a Corvonero verranno assegnati duecento punti grazie alla signorina Lovegood.”
    Neville sembrò voler balbettare qualcosa, ma nessun suonò lasciò la sua bocca.
    “Ma c’è uno fra noi che ha le labbra cucite e a quanto pare non vuol parlare del suo ruolo in questa pericolosa avventura.” Soggiunse Silente. “A cosa dobbiamo tanta modestia, Gilderoy?”
    I due ragazzi sussultarono: si erano completamente dimenticati di Allock, il quale era rimasto in piedi in un angolo della stanza; sul volto gli aleggiava ancora quel vago sorriso. Quando Silente gli rivolse la parola, lui si guardò alle spalle per vedere con chi stesse parlando.
    “Ecco cosa mi ero dimenticato di dire… Sembra che sfortunatamente il nostro professore si sia infortunato… con il suo stesso incantesimo di memoria.” Fece Majutsu, non riuscendo a evitare di ridacchiare.
    “Mamma mia!” Esclamò Silente scuotendo il capo e facendo fremere i lunghi baffi d’argento. “È rimasto infilzato sulla sua stessa spada, Gilderoy!”
    “Spada?” Fece Allock in tono vago. “Io non ho una spada, però ce l’ha il ragazzo.” E indicò Neville. “Lui ve la potrà senz’altro prestare.”
    Silente sospirò, per poi tirare fuori la bacchetta e agitarla. Allock chiuse lentamente gli occhi, per poi scivolare addormentato a terra.
    “Credo sia meglio per lui riposare. Dopo vedremo se sarà possibile rimediare. Ora, vorrei scambiare ancora due parole con voi. Sedetevi.”
    I ragazzi obbedirono.
    “È ironico come il destino a volte giochi degli strani scherzi.” Esordì serio Silente. “Tra tutte le persone che potevano restare bloccate nella Camera, ha scelto proprio voi due.”
    “C-Come mai dice questo, preside?” Domandò nervoso Neville.
    Silente chiuse gli occhi per qualche secondo. “Non posso ancora dirvi tutta la verità. Per voi è ancora presto, però… posso dirvi che voi due siete legati da un destino molto simile. Se solo qualcosa fosse andato diversamente, adesso potrei avere di fronte un Neville Paciock con una cicatrice a forma di fulmine e un impacciato Harry Potter.”
    I due sgranarono gli occhi.
    “Che cosa vuole dire, Silente?!” Esclamò incredulo Majutsu.
    “Voldemort ti ha scelto per un motivo preciso, Harry. Ma tale motivo era compatibile anche con Neville. I vostri genitori erano tra i più forti nemici di Voldemort, e lui ha scelto basandosi su quelli che reputava più pericolosi. Harry, quella notte Voldemort ti ha designato come suo nemico, anche se ovviamente era ignaro delle conseguenze.”
    Il moro si portò una mano sulla cicatrice. “Che cosa mi è successo esattamente quella notte?” Domandò serio.
    “È solo un’ipotesi. A meno che io non mi sbagli di grosso, la notte in cui ti ha lasciato quella cicatrice ti ha trasmesso alcuni dei suoi poteri. Anche se di certo non ne aveva intenzione... Ed è per questo che puoi parlare il Serpentese.”
    “Ora capisco…” Mormorò lui. “Questo non fa che fortificare le mie intenzioni. Lo sconfiggerò con le mie stesse mani. Non solo per me, ma anche per tutti gli altri che hanno sofferto a causa sua.”
    “Ed io ti aiuterò!” Affermò Neville, guardandolo. “Voglio diventare forte quanto te, Harry! Voglio avere il potere di sconfiggerlo! Quello che ho passato quest’anno… quello che è successo ai miei genitori… non voglio viverlo mai più!”
    “Ed è per questo che Godric ti ha fatto quel regalo.” Disse Silente, attirando la loro curiosità.
    “Godric?” Ripeté Paciock. “Godric Grifondoro? Che cosa-”
    “Ti consiglio di dare un’occhiata più da vicino a quella bella spada che tieni tra le mani.”
    Il ragazzo obbedì, alzandola verso l’alto e voltandola: i rubini mandavano bagliori luminosi alla luce del fuoco. Fu allora che vide il nome inciso proprio sotto l’elsa: Godric Grifondoro.
    “Soltanto un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal Cappello.” Spiegò semplicemente il preside.
    Per un minuto nessuno parlò, poi Silente aprì uno dei cassetti della scrivania e ne estrasse una penna d’oca e una bottiglia d'inchiostro.
    “Ora, quello di cui avete bisogno è un buon pasto e una buona dormita. Vi consiglio di scendere per il banchetto, mentre io scrivo ad Azkaban: è urgente che il nostro guardiacaccia torni. E poi devo anche buttare giù un’inserzione per la Gazzetta del Profeta.” Aggiunse pensieroso. “Ci servirà un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Poveri noi! Li perdiamo uno dopo l’altro, non vi pare?”
    “Basta che il prossimo sia più capace di quello lì. Un altro anno del genere faticherei a reggerlo. Preferirei affrontare un lupo mannaro piuttosto che un altro buffone!” Sentenziò Harry, alzandosi assieme a Neville e dirigendosi verso l’uscita.
    Nessuno dei due si accorse della scintilla che brillò negli occhi del vecchio preside.
    Majutsu aveva appena allungato la mano verso la porta che quella si spalancò con tale violenza da costringerlo a indietreggiare di colpo. Sulla soglia c’era Lucius Malfoy con la faccia contorta dalla rabbia. E rannicchiato sotto il suo braccio, tutto avvolto in bende, c’era Dobby.
    “Buona sera, Lucius.” Lo salutò Silente con tono affabile.
    L’uomo si precipitò dentro con Dobby che lo seguiva a passettini, aggrappato all’orlo del suo mantello, con uno sguardo di terrore servile.
    “Allora!” Esclamò Lucius Malfoy fissando l’anziano con i suoi occhi gelidi. “È tornato. I consiglieri l’avevano sospeso, e tuttavia lei ha creduto bene di tornare a Hogwarts!”
    “Vede, Lucius.” Iniziò Silente con un sorriso che era l’immagine della serenità. “Oggi sono stato contattato dagli altri undici consiglieri. A dire il vero, è stato come essere investiti da una grandinata di gufi. Avevano sentito dire che due studenti erano stati uccisi e hanno voluto che io tornassi immediatamente. Sembravano convinti che io fossi l’uomo più adatto a risolvere la situazione. E mi hanno raccontato anche delle strane storie. Sembra che lei abbia minacciato molti di loro di fare un maleficio sulle loro famiglie se non avessero acconsentito a sospendermi dall’incarico.”
    Malfoy diventò più pallido del consueto, ma i suoi occhi erano ancora due fessure cariche d’ira.
    “Allora... è riuscito a fermare le aggressioni?” Domandò con un ghigno sarcastico. “Ha preso il colpevole?”
    “Certamente.” Affermò l’altro con un sorriso.
    “E allora?” Chiese secco Malfoy. “Chi è?”
    “Lo stesso dell’altra volta, Lucius.” Rispose il preside. “Ma questa volta Voldemort ha agito attraverso un’altra persona. Servendosi di questo diario.”
    Gli porse il libriccino nero forato al centro e rimase a osservare attentamente Malfoy. Harry, invece, osservava Dobby, il quale stava facendo qualcosa di molto strano: fissava Majutsu con i suoi grandi occhi, come se volesse fargli capire qualcosa, poi guardava alternativamente il diario e Malfoy e poi si colpiva violentemente la testa con il pugno.
    “Capisco...” Disse il biondo lentamente, rivolgendosi a Silente.
    “Un piano ingegnoso.” Proseguì il preside nello stesso tono, continuando a fissarlo dritto negli occhi. “Perché, se Harry e Neville, qui...” E Malfoy scoccò un’occhiata fulminea e penetrante ai due, “…e i loro amici non avessero trovato questo libro... be’ tutta la colpa sarebbe ricaduta su Ginny Weasley. Nessuno avrebbe potuto dimostrare che lei non avesse agito di sua spontanea volontà.”
    Malfoy non disse niente. D’un tratto il suo volto divenne una maschera inespressiva.
    “E immagini…” Proseguì Silente. “…cosa sarebbe potuto succedere dopo... I Weasley sono una delle nostre famiglie di purosangue più in vista. Immagini le conseguenze per Arthur Weasley e la sua Legge per la Protezione dei Babbani se fosse venuto fuori che sua figlia aggrediva e uccideva i figli dei Babbani. Fortunatamente è stato trovato il diario e i ricordi di Riddle ne sono stati cancellati. Chissà, altrimenti, quali sarebbero state le conseguenze...”
    “Una vera fortuna.” Commentò glaciale Malfoy, mentre Harry chiudeva le mani a pugno, guardando l’uomo con puro odio, capendo finalmente il messaggio che l’elfo gli stava inviando a costo di una serie di bernoccoli autoinflitti sulla testa.
    Majutsu fece un cenno all’elfo, che andò a rintanarsi in un angolo prendendo a torcersi le orecchie per punirsi.
    “Non vuole sapere in che modo Ginny è venuta in possesso del diario, signor Malfoy?” Chiese Potter.
    Lucius Malfoy si voltò verso di lui. “Come può interessarmi in che modo è finito in mano a quella stupidella?” Chiese.
    “Perché gliel’ha dato lei.” Rispose Harry, guardandolo truce, imitato da Neville, che a quelle parole aveva collegato tutti i punti. “Al Ghirigoro, lei, signor Malfoy, ha preso il suo vecchio libro di Trasfigurazione e ci ha fatto scivolare dentro il diario, non è forse così?”
    Videro i pugni cerei di Malfoy chiudersi e aprirsi convulsamente.
    “Dimostralo!” Sibilò.
    “Oh, nessuno è in grado di farlo.” Intervenne Silente. “Non ora che Riddle è scomparso dal libro. D’altro canto le consiglierei, Lucius, di non andare più in giro a distribuire vecchie cose di scuola di Voldemort. Se un’altra ancora dovesse cadere nelle mani di un innocente penso che Arthur Weasley, tanto per dirne una, farebbe di tutto per risalire a lei...”
    Lucius Malfoy rimase immobile per un attimo e Harry vide chiaramente la sua mano destra contrarsi come se volesse agguantare la bacchetta magica. Invece si volse all’elfo e disse: “Ce ne andiamo, Dobby!”
    Aprì con malagrazia la porta e quando l’elfo gli si avvicinò correndo, gli assestò un calcio che lo fece volare fuori dalla stanza. Lo sentirono lamentarsi lungo il corridoio. Harry rimase immobile per un attimo, riflettendo intensamente. Poi gli venne un’idea.
    “Professor Silente!” Disse in gran fretta. “La prego, posso restituire il diario al signor Malfoy?”
    “Certamente, Harry.” Replicò calmo Silente.
    “Harry, cosa-” Fece Neville confuso.
    “Aspetta e vedrai!” Rispose lui, precipitandosi fuori della stanza.
    Si udivano ancora le grida di dolore di Dobby, che si allontanavano lungo il corridoio. Rapido, sperando che il suo piano funzionasse, si tolse una scarpa, si sfilò il calzino sudicio e infangato e ci infilò dentro il diario. Poi spiccò una corsa lungo il corridoio immerso nel buio.
    Li raggiunse in cima alle scale.
    “Signor Malfoy!” Chiamò, frenando la corsa con uno scivolone. “Ho qui una cosa per lei!”
    E gli mise in mano di prepotenza il calzino puzzolente.
    “Ma cosa diavolo...?”
    Malfoy estrasse il diario dal calzino, che gettò via, poi guardò furibondo il libretto ora tutto stropicciato.
    “Uno di questi giorni farai la stessa misera fine dei tuoi genitori, Harry Potter.” Avvertì a bassa voce. “Anche loro erano due stupidi ficcanaso!”
    “E lei potrebbe fare la fine del suo padrone. E spero con tutto me stesso di essere io ad avere quel piacere.” Replicò Majutsu, sorridendo. “Chi ferisce i miei amici può solo pentirsene.”
    Lucius sbuffò, voltandosi per andarsene. “Vieni, Dobby!” Chiamò, ma l’elfo non si mosse. “Ti ho detto, vieni!” Ordinò nuovamente, guardandolo.
    La creatura magica teneva in mano il disgustoso calzino di Harry e lo contemplava come se fosse stato un tesoro inestimabile.
    “Il padrone ha dato a Dobby un calzino!” Annunciò l’elfo estasiato. “Il padrone l’ha dato a Dobby!” Ripeté.
    “Che cosa ti prende?” Sbottò Malfoy. “Che cosa stai dicendo?”
    “Dobby ha un calzino!” Esclamò ancora l’elfo, incredulo. “Il padrone l’ha tirato e Dobby l’ha preso, e così, Dobby... Dobby è libero!”
    Lucius Malfoy rimase impietrito, fissando l’elfo. Poi si scagliò contro il ragazzo.
    “Per colpa tua ho perso il mio servitore!” Esclamò, tirando fuori la bacchetta.
    Ma Dobby si mise in mezzo: “Non farà del male a Harry Potter!”
    Si udì uno scoppio fragoroso e Malfoy si ritrovò scaraventato all’indietro. Precipitò per le scale, ruzzolando tre gradini alla volta e atterrando come un ammasso informe sul pianerottolo. Si rialzò, livido in volto, vedendo Dobby alzare un lungo dito minaccioso.
    “Se ne vada!” Ordinò in tono feroce, puntandogli il dito contro. “Non torcerà neanche un capello a Harry Potter. Se ne vada immediatamente!”
    A Malfoy non restava altra scelta. Con un ultimo sguardo furibondo, si avvolse stretto nel mantello e scomparve rapidamente.
    “Harry Potter ha liberato Dobby!” Strillava l’elfo levando lo sguardo verso il giovane, mentre la luce della luna, dalla finestra più vicina, si rifletteva nei suoi occhi a palla. “Harry Potter ha liberato Dobby!”
    “Ti avevo promesso che ti avrei aiutato.” Rispose Potter sorridendo. “Basta che mi prometti di non cercare mai più di salvare la vita a me o ai miei amici. Almeno, non con i tuoi metodi.”
    Il brutto viso marrone dell’elfo si aprì d’un tratto in un ampio sorriso tutto denti. “D’accordo, Harry Potter!”
    “Ora… cos’hai intenzione di fare, Dobby?”
    “Dobby cercherà un nuovo lavoro. Un lavoro pagato. Dobby non vuole più essere lo schiavo di una famiglia come i Malfoy.”
    “Allora forse ho io quello che fa per te.” Affermò Majutsu, per poi portarsi una mano in tasca.
    Subito dopo alle sue spalle apparve la sagoma di una persona.
    “Dobby, ti andrebbe di unirti alla nostra gilda? Lì tutti ti tratterranno con rispetto e i tuoi poteri di certo aiuteranno Mira a gestire la nostra locanda. E credimi, c’è davvero tanto lavoro da fare, visto che distruggiamo quasi quotidianamente tutto quanto. E ovviamente verrai pagato!”
    Gli occhi dell’elfo si sgranarono, per poi inumidirsi. “Harry Potter è molto, molto più grande di quanto sapeva Dobby!” Singhiozzò. “Dobby accetta volentieri, Harry Potter! Dobby sarà onorato di servire la gilda a cui appartiene Harry Potter!”
    “Non servire. Ricordati che sarai pagato. Sarai un nostro prezioso alleato.”
    A quel punto l’elfo scoppiò a piangere, facendo sorridere Majutsu, che poi si voltò a guardare la figura. “Portalo tu alla gilda e spiega la situazione. Il Master dovrebbe tornare tra poco, se non è già lì. Ho visto Fanny allontanarsi durante il nostro colloquio con il preside.”
    “D’accordo. E complimenti per aver vinto ancora una volta.” Detto ciò, la figura si avvicinò a Dobby, offrendogli la mano, che fu subito afferrata, poi entrambi scomparvero.
    Harry recuperò il diario e tornò dal preside e da Neville.
    “Pare che non lo abbia rivoluto indietro.” Disse, poggiando il vecchio quaderno sulla scrivania e mantenendo il suo sorriso. “Non importa, volevo solo essere educato.”
    “Cos’è successo?” Domandò Paciock.
    “Diciamo che ho impedito altri tentativi di salvataggio stile bolide.” Rispose lui enigmatico, poi portò la sua attenzione sulla spada di Grifondoro. “Che cosa ne sarà della spada?” Chiese al preside.
    “Beh, credo la custodirò nel mio ufficio.” Disse lui. “Così da poter essere presa quando ce ne sarà di nuovo bi-”
    Ma il vecchio mago s’interruppe quando la spada, ancora tra le mani di Neville, s’illuminò assieme al segno di Fairy Tail del ragazzo, che brillò da sotto la tunica.
    Le due luci cominciarono a lampeggiare alternamente, finché sulla lama della spada, proprio in prossimità del nome inciso, apparve il logo della Gilda. Poi la luce divenne ancora più forte, mentre anche il braccio sinistro del ragazzo sembrava venire coinvolto in quel misterioso evento.
    Quando finalmente tornarono a vedere, la spada era scomparsa nel nulla.
    Neville sollevò subito la manica sinistra, rivelando così un tatuaggio che raffigurava la spada, circondata da delle spire.
    “Che… Che cosa è successo?” Domandò incredulo, guardando il disegno.
    “Sembra… che la spada non voglia separarsi da colui che reputa il suo nuovo proprietario.” Azzardò Silente dopo qualche secondo di silenzio. “Sembra sia entrata in simbiosi con la tua magia.”
    “Questo significa che probabilmente potrai usarla quando desideri.” Dedusse Harry. “Il che si traduce nel fatto che lascerò a Erza il compito di insegnarti le basi per usarla.” Continuò, osservando la faccia dell’amico diventare bianca. “Ora, direi che c’è un banchetto che ci attende. Inoltre, qualcosa mi dice che ci saranno diverse sorprese.”

    Avevano partecipato a molti banchetti a Hogwarts, ma nessuno poteva essere paragonato a quello. Tutti indossavano il pigiama e i festeggiamenti durarono tutta la notte.
    Harry e Neville si erano riuniti agli altri direttamente nella Sala Grande, ricevendo subito un abbraccio da Erza, la quale aveva preso con entusiasmo la notizia che Neville aveva ottenuto una spada, e che sarebbe toccato a lei addestrarlo (il che costò ad Angelina qualche minuto di svenimento).
    A un certo punto Justin si era alzato dal tavolo dei Tassorosso per andare a chiedere scusa a Harry e Natsu per il suo comportamento, e alle tre e mezzo del mattino Hagrid spalancò le porte della Sala, andando subito a dare a tutti loro una pacca sulla spalla così poderosa da mandare alcuni con la faccia dentro al piatto di zuppa inglese.
    Silente annunciò che Grifondoro aveva vinto per il secondo anno consecutivo la Coppa della Case, per poi procedere con la notizia dell’annullamento degli esami per festeggiare (“Oh, no! Avevo già studiato tutto!” Esclamò Hermione).
    Poi il preside proseguì con l’annuncio che il professor Allock non sarebbe potuto tornare a insegnare l’anno seguente perché doveva andare a recuperare la memoria: non pochi insegnanti si unirono all’ovazione che accolse questa notizia.
    Verso l’alba arrivarono anche alcuni giornalisti della Gazzetta del Profeta, che insistettero per fotografare gli studenti che avevano risolto un mistero durato quasi mille anni.
    A malincuore i membri di Fairy Tail si misero in posa.
    “Crosta, dove vai?” Disse Ron, prendendo tra le mani il suo topo, che stava scappando via. Tenendolo con forza lo mise davanti a sé per evitare che fuggisse via. “È rimasto buono tutto il tempo nella Camera e scappa di fronte a un’innocua foto? È proprio un topo stupido!” Esclamò irritato.

    Il resto dell’anno trascorse in un trionfo di sole. Hogwarts era tornata alla normalità con pochi piccoli cambiamenti: le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure erano state annullate e Lucius Malfoy era stato licenziato dal suo incarico di amministratore della scuola.
    Ginny Weasley era tornata la ragazzina felice che era sempre stata, con l’aggiunta di un tatuaggio di Fairy Tail, che ora risplendeva con il suo giallo sul palmo sinistro.
    Quando giunse l’ultimo giorno, Ron consegnò Crosta a Percy, il quale era stato informato dai genitori che i suoi fratelli sarebbero andati ancora in vacanza con Harry, portandosi dietro anche Ginny. Tutti avevano convenuto che sarebbe stato meglio non rivelargli la verità, almeno, non ancora.
    Ron aveva giusto fatto un salto a Diagon Alley, accompagnato dalla McGranitt, per acquistare una nuova bacchetta, che era stata offerta dal Preside come ringraziamento.
    “Finalmente si torna a casa!” Esclamò Natsu, una volta che erano tutti riuniti.
    “Andrà tutto bene? Ho un po’ di paura… E se c’è quel tipo dei fulmini?” Domandò Ginny.
    “Luxus? Non preoccuparti.” La tranquillizzò Erza, evocando una spada. “Deve solo provarci a farti qualcosa e potrebbe dare il via a una bella lotta!”
    “Sarà lungo il viaggio?” Chiese invece Neville.
    “Non credo. Altrimenti non saremo così in piedi, no?” Replicò Luna, guardando la fenice sulla spalla del preside.
    “Infatti. Ci vorranno solo pochi secondi.” Informò Harry, per poi guardare la ragazza. “Sicura che tuo padre è d’accordo?”
    “Gli ho detto che andavo a studiare i Nargilli. Non ha avuto nulla da obiettare.” Rispose lei.
    “Noi torneremo verso fine luglio, sperando di non perdere la cognizione del tempo.” Disse Hermione al preside. “Credo tornerò a casa mia per stare con i miei, non sarà un problema per la lettera con i nuovi libri, vero?”
    “Il nostro programma di posta è molto aggiornato, signorina Granger, non ha nulla da temere. Piuttosto, è sicura di voler davvero frequentare tutti i corsi?”
    “Assolutamente! Voglio imparare più cose possibili!”
    “Allora vedrò di far sistemare il suo orario per permetterle di seguire questo suo desiderio. Detto ciò, auguro a tutti voi una buona estate. E se possibile, evitate di affrontare un altro demone distruttore. Vorrei rivedervi tutti interi.”
    “Faremo il possibile, professore!” Esclamarono i gemelli, ridacchiando. “Ma non possiamo garantirlo!”
    Pochi secondi dopo, le fiamme di Fanny li avvolsero, per poi scomparire assieme a loro.
    “E ora vediamo se quest’anno sarò più fortunato con lui.” Mormorò Silente, tirando fuori da una tasca una lettera.

    ~~~~~~~~~~~~~

    “Ministro… posso avere quella copia?” Chiese Sirius Black, fermando Caramell, il quale era ad Azkaban per convalidare la scarcerazione di Hagrid.
    Aveva saputo solo quella mattina tutto ciò che era accaduto, e si era diretto subito alla prigione per rassicurare i suoi guardiani che era tutto nella norma.
    “C-Certo… Non vedo cosa ci sia di male. Vedrai solo l’ennesima sconfitta del tuo vecchio padrone.” Borbottò, passandogli la copia della Gazzetta del Profeta che teneva sotto il braccio.
    Il prigioniero guardò subito la grande foto in prima pagina, dove c’erano tutti i membri di Fairy Tail.
    Ma ad un certo punto i suoi occhi si spalancarono.
    Poi, spaventando il Ministro, cominciò a ridere. Rise come un pazzo, lasciando cadere a terra il giornale.
    “È a Hogwarts! È ancora a Hogwarts dopo tutti questi anni!” Esclamò sotto lo sguardo terrorizzato di Cornelius.

    ~~~~~~~~~~~~~

    Un gufo sbatté il becco contro il vetro di una finestra, per poi lasciare sul davanzale una lettera e volando via.
    Una mano aprì le ante, prendendo la posta e chiudendo subito dopo.
    “Di nuovo?” Bofonchiò il suo proprietario, sbuffando mentre osservava il marchio di Hogwarts stampato sulla busta. “Come devo dirlo che non sono interessato?”
    Si diresse verso un comodino e prese un accendino dal primo cassetto. Lo accese subito, permettendo alla fiamma di lambire un bordo della busta.
    In pochi secondi la lettera fu completamente avvolta dal fuoco, che la consumò inesorabilmente, mentre il ragazzo la lasciava andare per non scottarsi.
    “Non voglio averci niente a che fare. Né ora, né mai!” Dichiarò, osservando le ceneri cadere sul pavimento.

    ~~~~~~~~~~~~~

    “Sembra che sia tornata.”
    “Oh, quindi finalmente è giunto il nostro momento, miao?” Intervenne una voce femminile.
    “Sarà una riunione dandy!” Aggiunse una seconda voce, questa volta maschile.
    “Quindi la nostra sorellina passa il tempo con i suoi nuovi amici, eh?” Disse una terza persona, per poi guardare Klaun. “Per un momento ho temuto che il tuo piano interferisse con il nostro.”
    “Quel risvolto non era previsto.” Rispose Draco Malfoy, con il sorriso nascosto dalla sua maschera, mostrando una serie di biglietti tra le dita. “Però ci è tornato utile. Adesso dobbiamo solo attirarli nella trappola… e il gioco sarà fatto.”
    “Già… Erza tornerà da noi e finalmente… il Paradiso sarà nostro.” Annunciò un’ultima figura, ricevendo degli assensi da tutti gli altri.
     
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    Capitolo 42: Casino al casinò! Giochiamoci… la vita - Torna all'indice dei capitoli

    "Ahhh!" Urlò Neville, tenendo la spada di Grifondoro alzata e lanciandosi contro Erza, la quale teneva un libro con una mano, mentre nell'altra un pugnale, con cui parò il colpo senza troppi problemi.
    "Okay, ora domanda di storia: chi, nel Medioevo, si è lasciata catturare per farsi bruciare viva ben quarantasette volte?" Domandò, mentre il ragazzo indietreggiava, ansimando, per poi ripartire all'attacco subito.
    "C-Credo Guendalina il Pino, giusto?" Rispose titubante, facendo scontrare di nuovo le due lame.
    Titania sospirò per poi lanciare in aria il libro e colpire l'altro con un calcio, facendolo volare indietro di diversi metri, mentre la sua spada scivolava poco più in là.
    "Sbagliato. Era Guendalina la Quercia, c'eri quasi però." Lo corresse lei, riprendendo al volo il libro.
    Poco lontano da loro, Fred, George, Ron, Hermione e Ginny deglutirono.
    "F-Fortuna che n-noi non usiamo spade…" Mormorarono i gemelli.
    "P-Per una volta, mi trovate perfettamente d'accordo…" Aggiunse Ron. "E pensare che inizialmente invidiavo Neville…"
    "Ci sta andando anche leggera." Commentò Natsu, finendo di bere una bibita, mentre come loro stava osservando l'allenamento. "Non ha neppure cambiato armatura."
    "Ha altre armature?!" Esclamò spaventata la Weasley.
    "Ne ho perso il conto. Credo siano più di una decina, senza parlare di tutti i vestiti e le armi che possiede…" Continuò il Dragon Slayer, poggiando a terra il bicchiere.
    Si sentì subito un pop, seguito da Dobby, che lo prese, per poi fare un inchino e scomparire nuovamente.
    Nelle poche settimane che si trovava alle dipendenze della gilda, l'elfo domestico si era adattato quasi completamente: Makarov gli aveva proposto di diventare un membro ufficiale della gilda, ma lui aveva rifiutato, dicendo che desiderava semplicemente lavorare per loro. E come pagamento si era accontentato unicamente dell'occorrente per cucirsi dei vestiti quando lo desiderava, oltre ovviamente a vitto e alloggio. Inoltre, da quando era arrivato, il lavoro dentro la gilda era diminuito non poco: grazie alla sua capacità di apparire e scomparire dove voleva, tenere tutto sotto controllo era diventato molto più facile; sempre grazie a questo, il Master gli aveva chiesto se voleva diventare il messaggero d'emergenza tra la gilda e i suoi membri mentre questi si trovavano in missione. Il pianto di gioia di Dobby fu l'unica risposta che ottenne.
    Ormai erano passate due settimane da quando erano tornati, e ognuno era preso dai propri impegni: Fred e George, con l'aiuto di Natsu, stavano cercando di migliorare la loro magia di tipo fuoco; Lucy e Hermione invece avevano deciso di esaminare la Mappa del Malandrino, nella speranza di poter scoprire gli incantesimi che erano stati usati così da poterla modificare, ma sfortunatamente, sebbene fossero in grado di copiarli, non riuscivano a isolarli. Hermione si era portata dietro diversi volumi della biblioteca, ottenuti grazie a un permesso speciale del preside, sperando di trovare riscontri con i nomi dei quattro malandrini, purtroppo anche quella pista portò a un buco nell'acqua. Ginny era finita sotto la guida di Levy, la quale dopo aver saputo cosa le era successo, era decisa a dimostrarle che non tutte le parole o le frasi erano pericolose se magiche. E dato che la sua magia usava le rune, non le sembrava una cattiva idea insegnarle a farne uso. Luna, invece, restò per conto suo, dicendo che non era realmente interessata a combattere. Preferiva ammirare ciò che Earthland aveva da offrirle. Infine Ron preferì allenarsi da solo, dicendo che non avrebbe retto il passo con gli altri, e quindi passava le giornate a cercare di controllare la sua magia.
    Quello a cui era andata peggio era Neville: infatti non solo doveva allenarsi con Erza, la quale aveva deciso di farlo studiare durante gli allenamenti, ma anche Droy, su richiesta di Harry, lo stava aiutando a usare la sua magia, essendo l'unico a usare le piante.
    Majutsu era rimasto solo un paio di giorni, prima di strappare un volantino dalla bacheca e partire per una missione, affermando di aver bisogno di riprendere la mano. Da allora non aveva ancora fatto ritorno.
    "Uh?" Fece Luna, alzando lo sguardo da un giornale che stava leggendo, mentre una fatina atterrava sulla sua spalla. "Sembra che sia tornato." Disse come se niente fosse, ascoltando il mormorio incomprensibile della piccola creatura.
    Non appena ebbe detto ciò, le porte della gilda si aprirono, rivelando un Harry Potter con i vestiti rovinati, ma per il resto incolume.
    "Harry! Ben tornato!" Salutarono diversi maghi, sorridendogli.
    Majutsu ricambiò, per poi avanzare all'interno.
    "Ragazzo, cosa ti è successo?" Chiese il Master, seduto come sempre sul bancone, alzando un braccio per salutarlo. "La missione era così difficile?"
    "Oh, no, no. Quella l'ho finita in due giorni." Rispose lui, tranquillo. "Ho solo incontrato una vecchia conoscenza e abbiamo deciso di verificare il nostro livello. Ci ho messo qualche giorno per riprendermi… ma mi consola sapere che lui non era messo troppo meglio."
    Makarov ridacchiò. "Quindi è ancora bello attivo, eh? Ti ha detto nulla su com'è messo con la sua missione?"
    "Considerando che è una missione dalla durata di cento anni, direi bene. Ha diversi indizi buoni, ma non ancora sufficienti. Ad ogni modo, dove sono gli altri?"
    "Sono nel bosco, ad allenarsi." Rispose Luna. "A parte Happy, che è andato a pesca."
    "Capisco… Beh, allora credo di doverli andare a chiamare. La ricompensa della missione ha avuto un piccolo extra… e credo che non sarebbe male condividerlo con voi. Dopotutto, meritiamo una vera e propria vacanza, no?" Fece Potter, tirando fuori dei biglietti. "Con questi posso portare chi voglio al Resort Hotel."
    A quella frase tutti si paralizzarono.
    "Davvero?! Hai ottenuto dei biglietti per quel posto?!" Esclamò incredulo Jet, mentre Elfman scoppiò a piangere.
    "Questa sì che è una ricompensa da veri uomini!" Dichiarò tra le lacrime.
    "Vuole che Dobby li vada a chiamare, Harry Potter, signore?" Intervenne subito l'elfo domestico, facendolo sospirare.
    "Ora capisco come si sente Lucy con Virgo…" Mormorò sorridendo, per poi annuire. "Mi faresti un piacere, grazie Dobby."


    Draco Malfoy s'inchinò di fronte a una figura incappucciata.
    "Sono arrivati sul posto, Gerard." Esordì senza alzare lo sguardo. "Per stasera dovremmo essere in grado di dare inizio al piano."
    "Ottimo. Non vedo l'ora di vederli qui. Il momento è finalmente giunto. Gli altri?"
    "Sono già partiti." Rispose. "Ho deciso di non unirmi a loro. Sfortunatamente, non sono in grado di trasformarmi, quindi verrei riconosciuto subito. Loro invece… sono cambiati troppo."
    "Perfetto. È un peccato che il nostro precedente piano sia andato storto… speravo di dimezzare il numero di quelle patetiche creature… ma Riddle si è rivelato essere troppo orgoglioso. La sua ultima bravata c'è quasi costata anni di sacrifici."
    "Già, ma fortunatamente Erza è rimasta solo pietrificata. Tuttavia, la perdita del suo diario è un peccato. Avremmo potuto usarlo per noi."
    "Non importa, i nostri piani proseguono comunque senza intoppi. Quegli stupidi del Consiglio ERA abboccheranno di sicuro all'esca…"
    "Non capiranno mai in tempo ciò che hanno fatto. E il mondo sarà nostro."


    Erza si mise comoda su una sdraio, osservando gli altri divertirsi sulla sabbia.
    Avevano passato la giornata a nuotare e giocare sulla spiaggia, e Titania non riuscì a trattenere un sorriso.
    "Questa giornata è stata ancora più bella di quanto pensassi…" Mormorò, chiudendo gli occhi. "Davvero…"

    Un enorme cantiere sovrastava tutti loro.
    In piedi, al sicuro sopra delle impalcature, decine di uomini facevano vibrare le fruste contro uomini, donne e bambini, senza provare la minima vergogna.
    Una bambina dai capelli rossi, con delle grosse catene attorno ai polsi, cadde a terra, schiacciata dal peso dei massi che era costretta a portare.
    Uno degli uomini cominciò a frustarla sulla schiena, incitandola a rimettersi in piedi e ricominciare.
    La bambina si portò le mani sopra la testa, per poi cominciare a piangere.

    Erza… in questo mondo non esiste la libertà.

    Titania spalancò gli occhi terrorizzata, mettendosi subito seduta.
    Ansimando si guardò intorno, per poi spostare lo sguardo sulle braccia, in quel momento coperte di sudore.
    "Un… Un sogno…" Sussurrò, alzandosi in piedi e rientrando nella stanza dell'hotel. "Devo essermi addormentata."
    Si avvicinò a uno specchio, osservando il costume che indossava, per poi sospirare.
    Pochi secondi dopo il costume scomparve, lasciando il posto alla sua armatura.
    "È proprio vero che mi sento più tranquilla con l'armatura…" Disse ridacchiando. "Per quelle come me, è l'unico modo di essere."
    In quel momento sentì bussare alla porta.
    "Erza, sono Harry, posso entrare?"
    "Sì."
    Majutsu entrò: indossava una semplice maglietta verde e dei pantaloncini beige.
    "Pare ci sia un casinò." La informò sorridendole. "Natsu e Gray si sono già fiondati dentro, trascinando anche gli altri. Vuoi venire?"
    "Non che mi piaccia troppo giocare d'azzardo… Anche perché solitamente non ce lo permettono."
    "Qui sembra non facciano storie." Replicò Harry divertito.
    Erza ridacchiò, per poi far sparire l'armatura, sostituendola con un vestito da sera con disegnati sopra dei fiori. "Dici che così vado bene?"
    Il moro la guardò per qualche secondo, per poi girarsi verso la porta. "Sì… Sì, direi di sì…" ammise con un po' di nervosismo misto a imbarazzo, cosa che sorprese anche lui.
    Erza lo guardò con aria serena, per poi seguirlo.
    Quando entrarono nel casinò, si diressero subito verso il bancone del bar, dove trovarono Gray che stava parlando con Lucy e Hermione, per poi allontanarsi.
    Poco lontano da loro, nascosta dietro un muro, Ginny osservava la scena.
    "Ah… perché Harry non mi ha chiesto di andare con lui?"
    "Ah… perché Gray-sama non mi ha chiesto di uscire con lui?"
    La Weasley sbatté le palpebre, per poi alzare lo sguardo. Sopra di lei c'era una ragazza dai capelli blu, che indossava un vestito da sera dello stesso colore e con un ciondolo di Fairy Tail come collana, che in quel momento stava guardando la ragazzina dai capelli rossi.
    "Eh?" Fecero entrambe, sorprese allo stesso modo.
    "C-Chi sei?" Domandò subito la rossa. "Non ti ho mai visto in gilda!"
    "Potrei farti la stessa domanda! In che rapporti sei con Gray-sama?" Replicò lei.
    "Gray-sama? È un mio compagno di scuola… ma tu chi sei?"
    "Io sono Juvia. Tu invece devi essere una parente di George, vero? Avete gli stessi capelli."
    "Sono sua sorella minore… ma non ti ho mai sentito nominare prima. Sei davvero di Fairy Tail?"
    "No. Non appartengo a Fairy Tail, anche se vorrei unirmi. Ma dimmi… sbaglio, o prima hai nominato Harry?"
    "S-Sì… Harry è fantastico, ma-"
    "Oh, Juvia comprende benissimo la tua situazione!" Esclamò convinta. "Anche Juvia vorrebbe stare con Gray-sama, ma non è riuscita a trovarlo prima di oggi nonostante lo abbia cercato per quasi un anno!"
    "E perché mi stavi cercando?" Domandò il diretto interessato, sbucato fuori come dal nulla alle sue spalle.

    "Sicuro di voler chiedere a me, aye?" Fece Happy, ancora nel suo aspetto umano, guardando Neville, il quale lo aveva portato in una stanza quasi vuota del casinò.
    "Volevo chiedere a Mira, ma non so perché mi sento a disagio con lei… e gli altri sono impegnati a giocare o allenarsi al momento…"
    "Ma perché vuoi tentare di trasformarti in me, aye? Non capisco…"
    "Beh, semplicemente perché preferisco un animale piuttosto che un altro essere umano… senza offesa…"
    "Dovrei offendermi, aye?" Replicò il gatto, piegando il capo di lato.
    "Lascia perdere…" Sospirò Paciock. "Comunque, cosa dovrei fare?"
    "Beh, basta che concentri l'energia magica e pensi intensamente a chi vuoi trasformarti, aye… ma è una magia che richiede molta energia e concentrazione…"
    "Capito… Allora ci provo!" Affermò Neville, chiudendo gli occhi.
    Pochi secondi dopo fu avvolto da una nuvola di fumo, che quando si dissipo rivelò una copia esatta di Happy versione gatto.
    "Incredibile, ci sei riuscito al primo colpo, aye!" Esclamò lui con un sorriso.
    "B-Beh… credo che tutti quegli allenamenti siano serviti a qualcosa… Certo che fa effetto vedere tutto più grande…"
    "Oh, boy…" Fece una voce, che attirò l'attenzione dei due. "Ho trovato un regalo davvero dandy…"
    "Chi-" Cominciò Happy, zittendosi quando si ritrovò una pistola puntata alla tempia.
    "Vedo che hai un gatto parlante, boy." Disse l'uomo, per poi alzare il braccio a cui mancava l'appendice. "Se non ti spiace, lo prendo io."
    "Che cosa sei tu?" Domandò Neville, spalancando gli occhi quando vide sbucare fuori dal nulla la mano mancante, che impugnava una seconda pistola.

    "Ehm… Natsu, non credo si possa fare…" Avvertì Fred, osservando il rosato soffiare sulla pallina della Roulette.
    "Ma era sul 17, l'ho vista!" Dichiarò lui. "Sono sicuro di aver vinto!"
    "Natsu… conta solo il numero su cui si è fermata alla fine, non tutti quelli che ha toccato prima…" Aggiunse George.
    "No! Si era fermata sul 17 e poi è sparita!"
    "Non credo proprio che sia andata così…" Disse il croupier, esasperato per quel comportamento, mentre anche Ron sospirava.
    "Boy…" Intervenne una figura seduta su uno sgabello poco lontano da loro. "Cerca di startene calmino e dandy quando sei in mezzo ai grandi, chiaro?"
    I quattro maghi si voltarono verso di lui, spalancando subito gli occhi.
    Si trattava di un uomo che indossava un elegante completo blu, con una cravatta rossa sopra una camicia bianca, una sciarpa dello stesso colore e una bombetta rossa con una linea bianca attorno. Ma la cosa che sorprese i maghi furono i suoi lineamenti, perché anziché essere rotondi, erano perfettamente squadrati, rendendolo simile a una gigantesca bambola. Infine, nonostante fossero al chiuso, portava un paio di occhiali da sole.
    "C-Che cos'è quel tipo?" Chiese Fred, deglutendo.
    "Non lo so… ma probabilmente la McGranitt pagherebbe oro per sapere che incantesimi ha usato… Come anche quel ragazzo-cane, ora che mi ricordo…" Commentò il fratello.
    L'uomo sbatté un piede a terra, per poi darsi una spinta, cominciando a far girare lo sgabello su se stesso a una velocità tale da rendere quasi impossibile vederlo.
    "Boys, vi darò una dritta. Un uomo ha solo due strade: vivere dandy…"
    Quando cominciò a rallentare, saltò verso Natsu, tirando fuori una pistola e infilandola nella bocca di un sorpreso Dragon Slayer.
    "… o fermarsi e morire." Sentenziò.
    Le persone attorno a loro scapparono spaventate, lasciando solo i fratelli Weasley.
    "Ehi… che cosa vuoi fare?" Domandarono, tirando fuori le loro bacchette.
    L'uomo li guardò di sottecchi. "Solo fare una domanda." Rispose senza spostare la pistola. "Dov'è Erza?"
    "Ma tu hi diavoo ei?" Domandò Natsu, non riuscendo ad articolare bene le parole a causa della pistola.

    "Quindi vorresti unirti a Fairy Tail?" Chiese Gray a Juvia, che ora sedeva al suo fianco, assieme a Ginny e Lucy, la quale non poteva fare a meno di ricordare gli eventi che l'avevano portata a conoscere quella ragazza.
    "Juvia è diventata una maga freelance."
    "Ed è solo per questo?"
    "Juvia vuole entrare e basta!" Sentenziò lei.
    "Ma fa sempre così?" Domandò a bassa voce Ginny a Lucy, che sospirò.
    "Beh, l'altra volta mi aveva rinchiuso in una bolla d'acqua… non è che ci abbia parlato poi troppo…" Spiegò, mentre un'ombra alle loro spalle cominciava a sovrastarli, ma non se ne curò.
    "Dopo tutto quel che è successo… beh, per me è uguale, ma devi sentire il Master." Concluse Gray, incrociando le braccia.
    "Juvia farà qualsiasi cosa!"
    "Sì, ma-"
    Il mago del ghiaccio s'interruppe quando sentì il pavimento tremare dopo il rumore di un passo.
    Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, una mano gigante afferrò Fullbuster per la spalla, sollevandolo e facendolo volare contro il muro dall'altra parte della stanza.
    "Gray!" Urlarono le tre maghe, osservando l'aggressore.
    Si trattava di un uomo alto quasi due metri, con dei pantaloni verde scuro, l'occhio sinistro coperto da una benda nera e un turbante bianco attorno alla testa. La mascella era rivestita da un pezzo di metallo e il petto era quasi totalmente scoperto, tranne che per una manica verde con righe bianche che copriva il braccio sinistro e una bandana azzurra che l'attraversava per tutto il corpo, arrivando quasi fino ai piedi. L'uomo si voltò verso il mago del ghiaccio, che si stava rialzando a fatica.
    "Che diavolo ti prende?" Domandò, subito soccorso dalle tre ragazze.
    "Gray Fullbuster… dov'è Erza?"

    Erza mise sul tavolo una scala reale di picche, mentre una piccola folla dietro di lei esultava per la sua vittoria.
    "E meno male che non ti piaceva il gioco d'azzardo…" Osservò sorpreso Harry, che era seduto al suo fianco.
    "Oh, no, è solo oggi che sono fortunata." Rispose lei, mentre il croupier veniva sostituito da un suo collega. "Ma non per questo ho intenzione di perdere, chiunque sia il mio avversario."
    "Ben detto!" Concordò Majutsu.
    "È bello sentirvelo dire." Intervenne il croupier, cominciando a mescolare le carte. "Allora che ne dite di provare un gioco speciale? Ma in questo non ci saranno fiches."
    "Eh?" Fece Erza, mentre il croupier lanciava sul tavolo cinque carte.
    Ma queste non erano numerate: su ognuna era scritta una sola lettera, e tutte insieme componevano la parola 'DEATH'.
    "Ehi… che scherzo è questo?" Chiese Harry, guardando il croupier assieme a Erza.
    Era un ragazzo dalla pelle abbronzata, con il tatuaggio di una lucertola stilizzata sotto la bocca. Aveva dei capelli biondi a punta e dall'orecchio sinistro gli penzolava una catena che si concludeva con una croce.
    "Giochiamoci… la vita." Proseguì questi, ricambiando lo sguardo. "Che ne dici… cara sorellina Erza?"
    Titania spalancò gli occhi, per poi cominciare a tremare. "S… Sho…" Mormorò spaventata.
    "Sho?!" Ripeté Harry, saltando subito in piedi.
    "È da tanto che non ci vediamo, sorellina." Continuò il ragazzo, sorridendo.
    "Allora… Allora sei scappato…"
    "Scappato?" Replicò lui, riservandole uno sguardo disgustato. "Oh, no… io non sono come te."

    "Cosa vuoi da Erza?!" Esclamò Lucy, guardando l'uomo di fronte a loro.
    "Ditemi dove si trova." Si limitò a ribadire lui, per poi osservare Juvia mettersi davanti a tutti come scudo.
    "Non ti azzardare ad alzare un dito contro Gray-sama… o te la dovrai vedere con me!" Avvertì.
    "Juvia?" Fece sorpreso il mago del ghiaccio.
    "Erza… è nei guai?" Domandò invece Ginny.
    "Non lo so… ma temo di sì."
    A quel punto l'uomo si portò una mano sulla parte sinistra della testa. "Cosa? Li hai trovati?" Disse come se stesse parlando al telefono. "Oh, bene. Allora… posso mettere a posto qui?"
    Ci fu un secondo di silenzio.
    "Ricevuto."
    Non appena ebbe pronunciato quella parola, nel casinò scese il buio completo.
    "C-Che succede?" Chiese spaventata la Weasley.
    "Magia dell'oscurità." Rispose il nemico, di cui per qualche motivo si poteva ancora vedere il volto, rendendolo ancora più pauroso. "Buio istantaneo."
    Subito dopo si sentirono diverse urla e rumori poco rassicuranti.

    "Chi ha spento la luce?!" Esclamò George, cercando una fonte d'illuminazione.
    "Io sono più preoccupato per quelle urla…" Commentò il fratello.
    "Goodnight, boy." Sentirono dire dal pistolero, poco prima di sentire il rumore del proiettile e la bocca di Salamander s'illuminò per qualche secondo.
    "Natsu!" Chiamarono i Weasley.

    "Che cosa diamine sta succedendo?" Domandò Harry, guardandosi in giro senza riuscire a vedere nulla.
    "Cos'è stato quel rumore?" Aggiunse Erza.
    Pochi secondi dopo la luce tornò, lasciando i due maghi di classe S da soli.
    "Dove sono finiti tutti?" Chiese Majutsu, per poi girarsi assieme alla compagna.
    Sho era in piedi di fronte a loro, con le braccia spalancate, mentre alcune carte cadevano lentamente a terra.
    Erza abbassò lo sguardo, sgranando gli occhi quando vide che dentro le carte c'erano tutte le persone del casinò, le quali stavano sbattendo le mani e i pugni sopra una parete invisibile per cercare di uscire.
    "Che cosa significa tutto questo?!" Urlò Harry guardando il ragazzo, che si abbassò per prendere una delle carte, per poi portarla davanti al viso e sorridere.
    "Mistero." Si limitò a dire.
    "Sho…" Mormorò Erza.
    "Come vedi, ho imparato anch'io a usare la magia." Continuò lui.
    "Insomma… che cosa vuoi…" Tentò di dire Titania, trovandosi incapace di continuare la frase, mentre Sho continuava a ridacchiare.
    "Miao!"
    Harry si girò giusto in tempo per vedere una corda attorcigliarsi attorno a lui, che lo immobilizzò, costringendolo a terra.
    Seduta su un tavolo, una ragazza dai capelli castani, da cui spuntavano due orecchie da gatto, sorrise. Indossava una maglietta fucsia con un fiocco bianco, coperta da una giacca gialla, una gonna rosa e delle autoreggenti bianche. Il volto aveva dei lineamenti felini, tra cui spiccavano il naso e le pupille verticali.
    "Miao!" Ripeté. "A tutta forza?"
    "M-Miriana… anche tu usi la magia?" Domandò incredula Titania.
    "Da quanto tempo, Erzuccia!" Salutò lei, mentre la corda attorno a Majutsu stringeva la presa, costringendolo ad ansimare.
    "Lascialo andare!" Esclamò a quel punto la rossa. "Harry è un amico!"
    "Miao?" Fece Miriana dubbiosa, portandosi una mano sotto il mento. "Amico?"
    "Anche noi eravamo amici, no… sorellina?" Chiese Sho, sorridendole.
    "Erza…" Ansimò Potter, guardandola fissare spaventata il ragazzo, il quale assunse un'espressione di puro odio.
    "Almeno… lo eravamo fin quando non ci ha tradito!" Concluse il falso croupier.
    La ragazza abbassò lo sguardo, abbracciandosi il torace.
    "Non torturare così la povera Erza, Sho…" Intervenne una voce, mentre a fianco di Miriana cominciavano ad apparire dal nulla una serie di quadrati, che si unirono uno all'altro, fino a ricreare la figura del pistolero che aveva aggredito Natsu. "Un dandy deve saper controllare i suoi sentimenti." L'uomo si voltò verso la rossa, sorridendole. "Certo che sei proprio bella."
    "Quella voce… Wally?" Disse Erza, guardandolo.
    L'uomo continuò a guardarla, mentre la sua mano cominciò a tremare vistosamente.
    "Non mi stupisce che tu non mi abbia riconosciuto subito… Rispetto a quando mi chiamavano Wally il cane pazzo sono diventato molto più tondo."
    "T-Tondo? Non mi pare…" Cercò di dire Harry, per poi rinunciarci a causa della corda, che si fece ancora più stretta.
    "Anche tu quindi ora usi la magia…" Commentò Erza, guardandolo.
    "Non c'è nulla di strano." Fece una voce, mentre di fronte a loro appariva un cerchio bianco, da cui si smaterializzò il gigante che aveva attaccato Gray. "Basta imparare qualche trucchetto e sono capaci tutti. Vero, Erza?"
    "Shimon?" Replicò lei, riconoscendolo.
    "Erza… loro sono…" Cominciò Harry, subito interrotto dalla diretta interessata.
    "Sì… sono quelli che un tempo erano miei amici… eravamo come fratelli…"
    "Se è così… allora perché ci stanno attaccando?"
    "Oh, la risposta è molto semplice, boy." Rispose Wally.
    "Siamo venuti a prendervi." Continuò Shimon, mentre Miriana miagolò.
    "Torneremo a casa, sorellina."
    "Chi vi credete di essere per ordinarle cosa fare?!" Ribatté Majutsu con tutto il fiato che gli era rimasto, prima di urlare per il dolore quando la corda aumentò ulteriormente la sua presa, cominciando a scavare nella carne.
    "Miao, non ti consiglio di dire altro… Come avrai già notato, i miei cari tubi inibiscono la magia. E non vorrei dover aumentare ulteriormente la presa."
    "Lasciatelo andare!" Gridò Erza. "Vi seguirò senza fare storie, ma solo se lo lasciate andare!"
    "Temo non sia possibile." Obbiettò Sho. "Vedi… anche lui dovrà seguirci. Harry Potter è richiesto direttamente da Gerard."
    "Gerard?" Ripeté la rossa. "No…"
    Ma prima che potesse dire altro, una mano di Wally apparve dietro di lei, facendo fuoco con una pistola e colpendola alla schiena.
    La Regina delle Fate restò in piedi per qualche secondo, per poi cadere ed essere presa al volo da Shimon.
    "Erza!" Urlò Majutsu, mentre la mano andava a riattaccarsi al suo proprietario.
    "Era un proiettile soporifero." Lo tranquillizzò Wally.
    "Bersagli catturati." Concluse Shimon. "Ritiriamoci."
    "Maledetti… non la passerete liscia!" Esclamò Harry.
    "Miao, quanto sei noioso… Non puoi mettere a dormire anche lui, Wally?"
    "Non sarebbe dandy… Gli ordini sono che resti cosciente, così da poter vedere la disperazione che lo aspetta."
    Il pistolero cominciò ad allontanarsi, per poi fermarsi. "Ah, giusto. Ho un regalo per te, Miriana."
    Mentre diceva ciò, tra le sue mani apparve la figura priva di sensi di Neville, ancora con l'aspetto di Happy.
    "Miao! Un gattino!" Esclamò la ragazza gatto, prendendolo e cominciando ad abbracciarlo. "Posso tenerlo?" Domandò a Wally, che spinse indietro gli occhiali, soddisfatto.
    "Happy…" Mormorò Majutsu. "Era con gli altri… che cosa gli avete fatto?!"
    "Oh… temo non potranno fare più molto." Rispose Sho, mentre i suoi compari cercavano di convincere Miriana a lasciare un attimo il gatto per legare Erza. "Il compito includeva anche eliminare i vostri amici."
    "Maledetti…"
    "Ora finalmente potremo riportare a casa la nostra sorellina." Continuò l'altro, sorridendo. "Finalmente tornerà alla Torre del Paradiso! Gerard sarà contentissimo!"
    Sentendo quel nome, Harry sgranò gli occhi. "La Torre… del Paradiso?" ripeté.

    "Il paradiso non sarà un grande affare per voi"

    "Ma certo… Riddle lo sapeva… Sapeva cosa ci attendeva se fossimo riusciti a scappare da lui!"
    "Oh, quindi te lo aveva detto?" Fece Shimon, guardandolo. "Klaun aveva ragione, non potevamo fidarci totalmente di lui. Abbiamo rischiato di perdere sia Erza che te."
    "Voi… Come potete lavorare per Gerard se eravate amici di Erza?!" Esclamò infuriato.
    "La vera domanda è… come fai tu a lavorare assieme a lei conoscendo il suo passato?" Ribatté Sho. "Anche se devo dire che sono sorpreso… credevo non avrebbe avuto il coraggio di raccontarlo a qualcuno."
    "Forse… il rapporto tra loro due è molto più dandy di quanto credessimo."
    "Se è così, Gerard sarà ancora più felice."



    Immagini Personaggi:


    Wally Buchanan
    Shimon
    Sho
    Miriana



    --------------

    Ed eccomi con il primo capitolo della nuova saga!
    E le cose si mettono subito male! Harry e Erza sono stati rapiti, gli altri sono quasi tutti fuori gioco e Neville è stato scambiato per Happy! Senza contare che la profezia di Riddle è diventata realtà!
    Beh, direi che non c'è altro da dire... se non di prepararvi al peggio! *si mette a ridere sadicamente*
     
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    Capitolo 43: Il Sistema-R! Attivare l’Eterion? - Torna all'indice dei capitoli
    “Ugh...” ansimò Ginny, riaprendo gli occhi.
    “Non muoverti.” Avvertì una voce sopra di lei.
    La rossa mise a fuoco la vista, e scorse il volto di Luna, seduta al suo fianco, mentre due sue fatine stavano curando con la magia i diversi tagli che si era procurata.
    “Non sono esperta nel guarire le persone, ma dovrei riuscire almeno a sistemare le ferite meno gravi.” Continuò Lovegood.
    “Cosa… Cos’è successo?” domandò la Weasley, cercando di guardarsi attorno.
    Sgranò subito gli occhi. A pochi metri da loro c’era Gray infilzato al muro da un tubo, mentre Juvia e Lucy giacevano a terra immobili, anche loro con due fatine a testa che cercavano di curarle.
    “Siete stati attaccati. Io e Hermione eravamo in camera e quando abbiamo sentito degli strani rumori, siamo corse subito.” Rispose la bionda, priva della sua solita aria sognatrice. “…Ma non abbiamo fatto in tempo…”
    “Luna!” chiamò Hermione, arrivando in quel momento, sorreggendo Happy, che perdeva sangue da una ferita alla testa.
    La Corvonero non disse niente, limitandosi a far apparire altre due fate che volarono subito da lui, mentre la Grifondoro lo aiutava a sedersi a terra.
    “Hanno… Hanno preso Neville…” ansimò il gatto, chiudendo gli occhi.
    “E anche Harry ed Erza. Anzi, il loro obiettivo erano proprio loro.” Spiegò Luna. “Sono riuscita a mandare una fata a seguirli dopo aver assistito alla scena. Sono stata fortunata che non mi hanno scoperto…”
    “Hanno preso Harry ed Erza?!” esclamò Natsu, arrivando in quel momento assieme ai fratelli Weasley, i quali erano messi relativamente bene, a parte qualche livido. “Maledetti… Prima mi sparano in bocca e poi rapiscono i nostri amici?! Non li perdonerò!”
    “Ti… hanno sparato in bocca?” ripeté Hermione, guardandolo incredula.
    Per tutta risposta il Dragon Slayer fece cadere a terra il proiettile che lo aveva colpito. “Sono riuscito a ricoprirmi di scaglie pochi secondi prima. Anche se la forza d’urto mi ha messo fuori gioco per un po’.”
    “Chi diamine era quel tipo?” domandò Ron. “Non poteva essere umano…”
    In quel momento Juvia si alzò in piedi.
    Poi, con sorpresa di tutti i presenti, tranne Luna, liberò Gray dal suo corpo fatto d’acqua, che cadde a terra tossendo per il liquido che aveva bevuto.
    “C-Come-” cominciò Ginny con gli occhi sgranati, guardando l’altro Gray appeso al muro, che si ruppe in mille schegge di ghiaccio.
    “Juvia ha preso dentro di sé Gray-sama per proteggerlo.” Disse, mentre anche Lucy riprendeva i sensi.
    “C-Cos’è successo?” mormorò, ritrovandosi poi la faccia di Juvia davanti.
    “Hai sentito? Dentro di me, non dentro di te!” esclamò, facendo sbattere gli occhi alla bionda.
    “Cosa?”
    “Okay, prima di far subire un trauma definitivo a qualcuno, cerchiamo di fare il punto della situazione.” Intervenne Fred, troncando la discussione.
    “Quelli che vi hanno attaccato erano dei vecchi amici di Erza.” Proseguì Luna, alzandosi in piedi. “Sono arrivata in tempo per sentirli parlare, ma non sono intervenuta. Non avrei potuto fare nulla.”
    “Non ti preoccupare… hai fatto bene.” Concordò Gray. “Che cos’hanno detto?”
    “Come dicevo prima, sono venuti qui con l’intenzione di prendere Harry ed Erza. Non so perché, ma l’hanno chiamata traditrice.”
    “Erza… una traditrice? Impossibile!” esclamò Natsu. “Preferirebbe morire!”
    “Però lei ha solo abbassato lo sguardo, non ha replicato.” Narrò Luna. “Hanno immobilizzato Harry con una strana corda magica, e poi se ne sono andati, dicendo che sarebbero andati verso la Torre del Paradiso, e che un certo Gerard ne sarebbe stato felice.”
    “Gerard? L’ho già sentito nominare…” mormorò George, portandosi una mano sotto il mento.
    “Natsu… riesci a sentire dove sono andati?” chiese Happy all’amico, che annuì, cominciando subito ad annusare l’aria.
    “Il loro odore va verso la spiaggia. Devono aver preso una barca.” Disse Salamander.
    “Allora è meglio non perdere altro tempo. Sarebbe inutile tornare alla gilda… dopo potrebbe essere troppo tardi.”
    “Lasciate che Juvia vi aiuti.” Intervenne la ragazza dai capelli blu. “Voglio entrare in Fairy Tail, questo sarà un modo per dimostrarvi che sono sincera.”
    “Beh, meglio alleata che nemica.” Replicò George. “L’altra volta ci hai quasi fatto fuori.”

    ~~~~~~~~~~~



    Un uomo si avvicinò alla figura incappucciata, seduta su un trono.
    “Signor Gerard… è arrivata la notizia della cattura di Erza e Harry. Stanno venendo qui.” Disse, fermandosi di fronte a lui.
    La figura sorrise, compiaciuta.
    “Ma che cosa ne facciamo della traditrice? Con il suo potere magico avrebbe potuto annientarla in men che non si dica…”
    Gerard lo interruppe con una risatina, per tornare serio l’attimo seguente.
    “No, non era il caso.” Ammise. “Tutto questo non è divertente.”
    “Ah…” commentò con aria confusa l’uomo, non osando esprimere il suo disappunto per quella sceneggiata.
    “Ma ora che la Torre del Paradiso è completa… non posso permettere che continui a vivere.” Proseguì Gerard. “Il tempo è giunto.”
    Il sorriso tornò sul volto parzialmente nascosto dal cappuccio.
    “Erza, ti avevo avvertito di non dire nulla… Ora, grazie a te, anche Harry Potter sarà la nostra vittima sacrificale… per il mio sogno di gloria!”

    ~~~~~~~~~~~



    Erza aprì lentamente gli occhi, per poi spalancarli subito dopo. Era stata legata a un palo di legno, in quello che sembrava uno scantinato.
    “Dove… Dove sono?” domandò.
    “Siamo su una nave.” Rispose Harry poco lontano, ancora legato dai tubi di Miriana. “Diretti verso la Torre…”
    “La Torre?” Ripeté la ragazza. “Non vorrai dire…”
    “Esatto, sorellina.” Rispose Sho, entrando. “Siamo diretti verso la Torre del Paradiso.”
    “L’avete completata allora…”
    “Già.”
    Erza sospirò. “Capisco…” mormorò poi, cercando di sciogliere la corda che la teneva legata.
    “È inutile. I tubi di Miriana inibiscono la magia. Il tuo nuovo amico l’ha già sperimentato.”
    “Lasciatelo andare! Volete solo me, no?”
    “Sfortunatamente…” Rispose il diretto interessato. “Sembra che Gerard voglia anche me.”
    Titania spostò lo sguardo. “Mi dispiace, è tutta colpa mia.”
    “Non preoccuparti, me la caverò. Ho affrontato poche settimane fa un basilisco, non mi spaventa di certo uno come Gerard.” Replicò lui, cercando di essere convincente.
    “Io farei meno il duro, Potter.” Disse Sho, guardandolo male. “Sei vivo solo per suo volere.”
    “Sho…” Esordì Erza. “So che non mi lascerai libera, anche se prometto di non opporre resistenza… ma almeno lasciami indossare la mia armatura. Non voglio tornare in quel posto senza…”
    “Perché? Quei vestiti ti stanno bene.”
    Poi, cogliendo di sorpresa i due membri di Fairy Tail, Sho strinse in un abbraccio la rossa.
    “Sho…” Mormorò lei confusa.
    “In realtà non volevo comportarmi così…” Rivelò il ragazzo, cominciando a piangere. “Mi sei mancata. Questa è la verità, sorellina…”
    Poi la sua presa si fece più forte.
    “Perché… tu…” Continuò, per poi mettersi a urlare. “Perché hai tradito Gerard e noi?!”
    Erza lo guardò spaventata per qualche secondo, per poi abbassare lo sguardo.
    “Gerard…” Pensò, mentre nella sua mente ritornavano a galla ricordi sepolti dal tempo.

    “Sorellina, di qua, presto!” Gridò un bambino, guardando verso un buco in un muro, grande a sufficienza per farlo passare.
    “Sho, non urlare!” Replicò un altro bambino.
    “Veramente, Wally, stai strillando di /più tu,
    miao.” Commentò una bambina.
    “Eh, eh… scusa Miriana.” Fece lui, per poi girarsi. “Erza, se non ci sbrighiamo, quelli ci troveranno…”
    Una bambina dai capelli rossi annuì, tremando vistosamente.
    “S-Sì… S-Se ci trovano… Io lo so che fine fanno i bambini che vengono trovati…”
    “Tranquilla. Non devi aver paura.” Asserì una voce dietro di lei, che la fece calmare subito. “Su.”
    Erza si girò verso chi aveva parlato. “… Gerard…”
    “Noi troveremo la libertà! Avremo un futuro e coroneremo il nostro sogno di gloria.”
    Un bambino dai capelli blu, con un tatuaggio che gli attraversava la parte sinistra del viso le sorrise. “Andiamo… Erza.”
    La rossa annuì, imitata dagli altri bambini.
    “Sì.”



    ~~~~~~~~~~~



    “Cosa?!” Urlò un mago del Consiglio della Magia ERA, sbattendo un pugno sul tavolo. “Il Sistema-R è ancora in giro?! Ma è assurdo!”
    I membri del Consiglio erano stati chiamati all’alba per partecipare a una riunione straordinaria, dovuta alle ultime novità di cui erano venuti a conoscenza.
    “Otto anni fa…” Cominciò a spiegare un altro membro. “Una setta religiosa di seguaci della magia nera investì un’ingente somma di denaro prevedendo la costruzione del Sistema-R.”
    “Se non sbaglio erano… sette torri, no?” Chiese una terza persona. “Comunque, il Consiglio le bloccò tutte, perciò oggi non dovrebbe essercene traccia.”
    “C’era un’ottava torre, nel mare vicino a Ka-Elm.” Rispose una vecchia maga.
    “N-Non dirmi che l’hanno già completata?”
    “Purtroppo, quelli del gruppo investigativo della zona non sono certo dei burloni.”
    “Allora… l’hanno finita, eh?” Fece Urrutia.
    “Già…”
    “Ma perché usare il Sistema-R? Ora come ora-”
    “La Torre del Paradiso.” Rispose Sieglein, tenendo le mani incrociate e attirando gli sguardi di tutti su di sé. “Non si tratta del Sistema-R, ma della Torre del Paradiso, no?”
    “In effetti, mi pare che fosse conosciuto anche con questo nome…” Concordò un vecchio mago dall’aria piuttosto fragile.
    “Sta zitto, Yajima! Chi se ne importa di come viene chiamato?!” Sbraitò quello che sembrava il capo. “Il Sistema-R è un tipo di magia proibita! Le ripercussioni sul popolo sono troppo grandi! Non farebbe che generare caos!”
    “Prepariamoci subito a inviare l’esercito! Non c’è un minuto da perdere per la repressione!”
    “Ma non sappiamo nemmeno con chi abbiamo a che fare.”
    “Cosa?” Fece uno di loro. “Non lo sappiamo?”
    “A quanto pare…” Rispose un suo collega, leggendo dei fogli. “…non è la stessa setta di maghi che conosciamo noi a essersi impossessata del Sistema-R…”
    “Che cosa?!”
    “Bensì un misterioso uomo di nome Gerard.”
    “Gerard?”
    “Mai sentito.”
    “A parte il nome, non sappiamo nulla di lui.”
    Sieglein abbassò lo sguardo, preoccupato, imitato da Urrutia.
    Yajima li guardò pensieroso.
    “Il Sistema-R ignora la legge del ciclo naturale della vita e della morte! È una magia intollerabile, che genera conseguenze estremamente dannose.”
    “Chiunque la utilizzi va considerato un nemico!”
    “Bisogna mobilitare immediatamente l’esercito!”
    Sieglein continuò a osservare i suoi colleghi litigare tra di loro per decidersi sul da farsi.
    “Siete dei poveri ingenui.” Commentò infine a bassa voce, ma l’offesa ottenne comunque il suo effetto.
    “Cosa?!”
    “Come ti permetti, Sieg?!”
    Il ragazzo dai capelli blu sbatté con forza la mano sul tavolo, per poi alzarsi in piedi. “Sto dicendo che, se per voi inviare l’esercito è la soluzione, siete dei poveri ingenui! È molto pericoloso… troppo!” Sieglein guardò uno a uno i membri del Consiglio. “Non avete capito niente!” Urlò tremando. “Se vogliamo distruggere immediatamente la Torre del Paradiso, c’è un solo modo! Eterion, dal Satellite Square!”
    A quel nome tutti quanti spalancarono la bocca increduli.
    “C-Cosa?!” Esclamò il capo del Consiglio, non riuscendo a credere alle sue orecchie.
    “L-La magia trascendentale che distrugge tempo e spazio?!”
    “Ma sei fuori di testa?!”
    “Hai idea di quante vittime farebbe?”
    “Eterion è la nostra ultima spiaggia! È una magia più pericolosa del Sistema-R!” Obiettò un altro membro.
    “Ma il Satellite Square può puntare a qualunque obiettivo sulla terra… e per abbattere quell’enorme edificio non c’è che l’Eterion!” Replicò Sieg.
    “Io… sono d’accordo.” Intervenne Urrutia, alzando la mano.
    Ultia! Persino tu?!” Esclamò un suo collega.
    “Noi del consiglio siamo in nove. Se altri tre sono d’accordo, possiamo sparare l’Eterion.”
    “Non c’è tempo!” Gridò Sieglein. “Non possiamo assolutamente permettere che utilizzino il Sistema-R!”

    ~~~~~~~~~~~



    Harry ed Erza osservarono l’immensa torre che si ergeva di fronte a loro, tanto alta che la sua cima era appena visibile.
    “Questa… è la Torre del Paradiso?” Domandò a bassa voce Majutsu, sorpreso che un edificio del genere fosse passato del tutto inosservato fino a quel momento.
    “L’hanno… L’hanno finita davvero…” Mormorò invece Erza, abbassando lo sguardo.
    “Beh, sono passati diversi anni. L’abbiamo completata noi.” Rispose Sho, mentre Shimon la spingeva in avanti, intimandola a camminare.
    “E vedo che siete cambiati in questi anni…” Continuò la rossa.
    Harry fece per seguirla, ma Shimon lo trattene per una spalla.
    “Tu verrai con me.” Disse, per poi sparire con il bambino che è sopravvissuto.
    “Harry!” Gridò Erza.
    “Oh, non preoccuparti. Lo rivedrai presto… Ma uno dei due potrebbe non essere più lo stesso.” Fece Sho, per poi guidarla lungo delle scale a spirale che scendevano.
    Si fermarono di fronte a una cella, dove il ragazzo legò le mani della sua ex amica alle sbarre della finestra, costringendola così a restare in piedi
    “La cerimonia è prevista per domani a mezzogiorno. Se il tuo amico farà il codardo, te ne starai qui fino ad allora. Altrimenti…”
    “Cerimonia? Vogliono attivare il Sistema-R?!” Pensò preoccupata la ragazza.
    “Perché? Posso capire me… ma perché Harry?”
    “Perché?” Ripeté Sho, guardandola divertito. “A dir la verità ignoro i veri motivi… Gerard ci ha solo detto che i candidati al sacrificio erano due: tu, sorellina, e Harry Potter. È la tua punizione per averci traditi.”
    Erza lo osservò in silenzio.
    “Temo che questa sarà l’ultima volta che ci vedremo… ma è per il Paradiso che facciamo tutto questo.”
    Sho poi guardò Titania. “Che fai, tremi?” Domandò, senza cambiare espressione. “Non ti piace l’idea di poter essere usata come vittima sacrificale… o sono i ricordi legati a questo posto che ti turbano?”

    ~~~~~~~~~~Flashback~~~~~~~~~~


    “Pensavate che vi avrei fatto scappare tanto facilmente?!” Urlò un grasso uomo, brandendo una frusta. “Dannati mocciosi!”
    Erza, Gerard e gli altri bambini erano con le lacrime agli occhi, tutti con le mani prigioniere di manette e circondati da una decina di uomini armati di lance.
    “Il Sistema-R deve essere completato al più presto!” Asserì uno di loro.
    “Un momento! Non possiamo accumulare altri ritardi nella costruzione.” Disse un altro. “Normalmente li dovremmo mandare tutti nella Sala del Castigo… ma questa volta puniremo uno solo di loro.”
    I ragazzini spalancarono gli occhi.
    “Chi è stato a organizzare il piano di fuga? Nella Sala del Castigo ci andrà solo lui. Siamo troppo buoni, eh?” Continuò, ridacchiando.
    Sho cominciò a tremare.
    “Allora, chi è stato a organizzare la fuga?”
    Erza guardò l’amico che continuava a tremare. “I-”
    “Io!” Esclamò Gerard, alzandosi in piedi, guadagnandosi gli sguardi sorpresi dei suoi amici. “Sono stato io a organizzare il piano di fuga.”
    “G-Gerard…” Mormorò Sho, mentre l’uomo fissava il bambino, per poi volgere lo sguardo verso Erza, che era ancora visibilmente spaventata.
    Infine si chinò su di lei. “È stata lei, vero?”
    La rossa spalancò gli occhi, diventando completamente bianca in volto, mentre veniva presa per la maglietta da uno dei soldati.
    “C-Cosa?!” Balbettò Gerard. “Ho detto che sono stato io! Lei non c’entra niente!”
    “Portatela via.” Ordinò il capo dei soldati, ignorandolo.
    “I-Io me la c-caverò… v-va tutto b-bene.” Disse tremando la bambina.
    “Erza!” Chiamò il bambino con il tatuaggio, guardandola venire portata via senza che lui potesse fare nulla a causa degli altri uomini, che lo tennero indietro con la forza.
    “Gerard… L-L’hai detto t-tu, no? S-Sei stato t-tu a dirmi c-che non c’è n-niente di c-cui a-avere p-paura.” Continuò lei, per poi portarsi le mani sul volto, incapace di trattenere oltre le lacrime.
    “Erza!” Urlò ancora lui, mentre gli altri scoppiavano a piangere.
    “Gerard…” Mormorò Miriana. “Salva Erza…”
    “E per voi niente cibo per tre giorni.” Disse l’uomo, guardandoli divertito. “Beh, sempre meglio che la Sala del Castigo, no?”

    ~~~~~~~~~~Fine flashback~~~~~~~~~~



    “Ti chiedo scusa per quella volta.” Disse Sho, triste, guardandola negli occhi. “A organizzare la fuga ero stato io… ma ero troppo spaventato per confessarlo. Sono stato un vero codardo. E per colpa mia tu hai-”
    “Ormai non conta più niente.” Lo interruppe Erza. “Piuttosto, hai una vaga idea di quanto sia pericoloso far resuscitare le persone con il Sistema-R?”
    Sho tornò a sorridere. “Oh, sai a cosa serve il Sistema-R. Mi sorprendi.” Disse. “Revive-System. In cambio di una vittima, si può riportare in vita una persona morta. Una magia proibita che va contro ogni morale, ma d’altronde, la magia non ha mai avuto una morale. Per principio, l’uso della magia trascende ogni valore umano.”
    Erza fece un sorriso triste.
    “Due mondi, stessa identica mentalità di magia nera. Sei tale e quale a quei farabutti.”
    “Oh, immagino tu mi stia paragonando a quel Voldemort di cui Klaun ci ha parlato, vero? Non paragonarci a tipi come lui. Per loro la magia del Sistema-R sarebbe servita solo a richiamare anime defunte in vita… ma non per Gerard! Lui ci guiderà nel Paradiso futuro!”
    Mentre Sho parlava, i suoi occhi parvero animarsi di una luce sempre più folle.
    “Ancora questo Paradiso? Che cosa volete dire?”
    “Quando Gerard farà resuscitare quella persona… il mondo rinascerà a nuova vita… e noi ne saremo la guida!” Dicendo ciò alzò il volume della voce, portando le mani in alto.
    “Pensa a quelli che un tempo ci hanno privato della libertà… agli amici che ci hanno tradito… alla gente che vive nell’ignoranza… a quei buoni a nulla del Consiglio della Magia… Su tutti loro scateneremo un’ondata di terrore e disperazione! Nessuno di loro sarà mai più libero! Diventeremo i padroni del mondoooooooooo!”
    Erza lo guardò furibonda. Poi, cogliendolo totalmente di sorpresa, usò la corda che la teneva legata per dare una spinta alle gambe, così da riuscire a colpirlo sul volto con una ginocchiata, che gli fece uscire del sangue dalla bocca, per poi cadere a terra privo di sensi.
    Sempre usando le gambe, riuscì ad alzarsi sufficientemente per raggiungere la corda, che cominciò a mordere, riuscendo infine a romperla.
    Titania cadde a terra, continuando a guardare Sho.
    “Come può essere cambiato a tal punto?” Si chiese, mentre nei suoi occhi rivedeva l’amico ancora bambino che le sorrideva. “Gerard… è colpa tua?!” Urlò, sostituendo i suoi vestiti con l’armatura.

    ~~~~~~~~~~~



    Harry fu spinto a terra da Shimon.
    “Gerard, eccolo qui.” Avvertì lui, inginocchiandosi.
    Majutsu alzò lo sguardo, incrociandolo con quello nascosto dell’uomo con il cappuccio, di cui si vedeva solo il sorriso.
    “Ottimo lavoro, ora puoi andare. Assicurati che nessuno ci disturbi.” Disse lui, con una voce che risuonò familiare al moro.
    Shimon annuì, alzandosi e uscendo, chiudendo dietro di sé la porta.
    “Bene, bene, bene… Finalmente t’incontro di persona… Harry Potter.”
    Il ragazzo si mise seduto, cercando inutilmente di sciogliere la corda che gli teneva legate le mani, per poi scuotere la testa. “Quindi tu sei Gerard, eh? Erza mi ha raccontato tutto di te.”
    “Oh, lo so che l’ha fatto. Quello è uno dei motivi per cui sei qui. È una sua punizione per non aver ascoltato il mio consiglio.”
    “Tu hai rovinato la vita a Erza!” Esclamò Harry. “Come puoi anche solo pensare di essere nel giusto?!”
    “Oh, ma tu ti sbagli. È stata Erza a tradirmi.”
    “Non mi prendere in giro!” Urlò l’altro. “So bene cos’è il Sistema-R! E di certo non vuoi usarlo per rivedere qualcuno che ti è caro! Bensì quel mago…”
    “Oh, quindi ti ha detto proprio tutto, eh?” Fece Gerard, avvicinandosi. “Però immagino tu sia stata l’unica eccezione, vero?”
    Harry spostò lo sguardo.
    “Tu sei l’unica persona di cui Erza si fida realmente. E so il perché. Anche tu hai avuto un’infanzia simile alla nostra, no? Certo, non eri costretto a costruire una torre, e di certo non eri uno schiavo come noi… Ma tu sei cresciuto senza l’affetto di una famiglia… proprio come noi.”
    “Non mi paragonare a te!” Replicò lui. “Io ho imparato a superare il passato!”
    “Davvero? Allora dimmi… se io ti dovessi portare qui Dudley Dursley, il tuo odiato cugino, mi assicureresti che non gli torceresti un solo capello? A lui, che è la causa principale della tua pessima infanzia. Se non ci fosse stato lui, forse i tuoi zii non ti avrebbero trattato come spazzatura, come loro servo personale.”
    “C-Come… Come fai a sapere tutte queste cose?” Chiese Harry sorpreso.
    “Non lo immagini? E dire che ormai credevo fosse chiaro… Lo devo a Klaun. Grazie alla magia che gli ho fornito io stesso, è andato a investigare sul tuo passato antecedente a Fairy Tail. Oh, c’erano così tanti testimoni… e tutti ti hanno ignorato! Nessuno ha mai fatto nulla per aiutarti, anche se vedevano che eri malnutrito, che indossavi solo vestiti usati di tuo cugino che ti andavano assurdamente grandi. Avevi gli occhiali solo perché i tuoi zii erano stati costretti a comprarteli, ma nulla di più.”
    “Smettila…”
    “Fa male, non è vero? La verità fa male… E tutto questo l’hai ottenuto grazie a un solo uomo… uno stupido mago che credeva di governare il mondo epurando una a una le persone che lui riteneva indegne. I tuoi genitori volevano solo fermarlo… e la loro ricompensa è stata la morte.”
    Harry chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Quelle parole continuavano a risuonare dentro di lui, e sapeva bene che stavano sortendo il loro effetto.
    “Che cosa vuoi da me? Dubito tu mi abbia portato qui solo per farmi sapere che conosci il mio passato.”
    “Acuto. Infatti è così. Quello che Erza non sa, e di conseguenza che anche tu ignori, è come funziona il Sistema-R. Per ogni persona riportata in vita-”
    “Bisogna sacrificarne un’altra.” Concluse Majutsu, sorprendendo Gerard. “Dopo che Erza mi ha raccontato che cos’ha passato in questo posto, ho deciso di documentarmi. Non è stato facile… i libri che parlano del Sistema-R si possono contare sulle dita di una mano, ma essere uno dei maghi più famosi in circolazione in questi casi aiuta.”
    “Molto bene. Allora credo che tu conosca la risposta alla tua stessa domanda.”
    “Volete… Volete usarmi come sacrificio per riportarlo in vita.”
    “Il piano originale prevedeva di usare Erza, come punizione per non averci appoggiato. Tuttavia… potrei essere misericordioso.”
    “Non prendermi in giro e dimmi cosa vuoi che faccia perché sia risparmiata!”
    Gerard sorrise. “Come hai detto tu, useremo te come sacrificio. La tua magia è molto più potente di quella di Erza, di conseguenza il suo ritorno sarà ancora migliore.”
    “La magia di uno che proviene da un altro mondo…”
    “Oh, no. Quello non ha alcuna importanza. La magia che voglio… è quella nascosta nella tua cicatrice.”
    Harry spalancò gli occhi. “C-Come fai-”
    “Ho occhi ovunque. Makarov non è uno stupido, il simbolo della gilda non è stato messo lì di tua volontà, ma questo immagino che non lo sappia nessuno a parte te e il tuo Master.”
    “Maledetto… fino a dove si spingono le tue conoscenze?”
    “Molto più in là di quanto tu possa immaginare. In fondo… dentro di me scorre la sua volontà.” Gerard continuò a guardarlo. “Scegli, Harry Potter. O tu, o Erza. In ogni caso, uno di voi verrà usato come sacrificio, e l’altro vivrà per vedere le conseguenze.”
    “Io… Io non posso… Il mondo…”
    “Posso aggiungere due jolly al prezzo.” Continuò l’incappucciato, sorridendo nuovamente. “Se tu sceglierai di sacrificarti… userò due criminali per riportare in vita i tuoi genitori, e ti garantisco che a loro non verrà fatto alcun male. Saranno liberi nel nuovo mondo che creerò.”
    Majutsu spalancò gli occhi. “I… I miei genitori?” Ripeté, cominciando a tremare.
    “Esatto. Sono disposto a usare l’enorme potere del Sistema-R per riportare in vita i tuoi genitori. Tu non ci sarai più, ma loro vivranno. In un certo senso, restituirai il prezzo che hanno pagato per salvarti.”
    Harry abbassò lo sguardo. “… Mi giuri che non verrà fatto loro alcun male?”
    “Mi occuperò di persona della loro incolumità.”
    “… Va bene, accetto, ma a due ulteriori condizioni.”
    “Ovvero?”
    “Oltre a loro, anche Erza, i membri di Fairy Tail e di Hogwarts con le relative famiglie dovranno essere risparmiati. Inoltre, voglio che cancelli ai miei genitori ogni ricordo su di me. È inutile che soffrano sapendo il prezzo del loro ritorno.”
    Gerard si avvicinò, per poi schioccare le dita e porgendo la mano a Harry, il quale sentì la corda allentarsi, per poi cadere a terra, lasciandolo libero.
    “Hai la mia parola. Quello che hai chiesto verrà esaudito. È un prezzo più che giusto per il nuovo mondo.”
    Majutsu si massaggiò i polsi, per poi alzarsi in piedi e annuire, guardandolo serio.
    “Ma se dovessi sapere che non hai mantenuto la tua parola… non importa se sarò morto, mi assicurerò di fartela pagare.” Disse, stringendogli la mano per sancire il patto.
    “Oh, ne sono sicuro. Ed è per questo che non ho intenzione di violare questa promessa.”



    --------------

    E finalmente ecco qui il nuovo capitolo!
    Dunque, le cose sembrano mettersi male! Harry si è arreso a Gerard, il quale vuole riportare in vita qualcuno che di certo non sarà tanto tranquillo... e nel frattempo, gli altri membri di Fairy Tail devono ancora giungere in suo soccorso!
    Non vi anticipo altro, se non che i colpi di scena sono appena iniziati! appena iniziati!
     
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    “Argh!!!” Urlarono diversi uomini, cercando di scappare dalla furia di Erza, che si stava facendo strada nella torre, mettendo fuori gioco con la sua spada chiunque cercasse di ostacolarla.
    Titania afferrò uno di loro per il colletto, per poi sbatterlo contro il muro, tenendogli puntata contro il collo l’arma.
    “Dov’è Gerard?”
    “I-Io… Io non lo so… Sono solo un semplice soldato…” Rispose lui, deglutendo.
    “Davvero? Allora proviamo con un’altra domanda: dov’è Harry?”
    “Non so nemmeno questo… lo giuro, non ne ho la più pallida idea! Ci hanno solo ordinato di evitare che entrassero degli intrusi! Ti prego, non farmi del male!” Replicò il poveraccio con voce lamentosa.
    Per tutta risposta la Fata lo colpì con un pugno allo stomaco, facendogli perdere i sensi.
    “Maledetto Gerard, sa bene come giocare le sue carte…” Mormorò, per poi riprendere la sua ricerca.


    Hermione osservò i soldati che sorvegliavano l’ingresso della torre.
    Erano arrivati pochi minuti prima, osservando meravigliati l’imponente edificio, per poi cercare un modo di entrare.
    “Ci sono troppe guardie… sarà piuttosto difficile ingannarle, anche con il mantello.” Rifletté George.
    “E chi se ne frega?! Sfondiamo tutto!” Urlò Natsu, subito calmato dagli altri.
    “Non possiamo farlo. Harry, Erza e Neville sono loro prigionieri, aye!” Replicò Happy. “Ed è tutta colpa mia… probabilmente avrebbero preso me se avessi mantenuto il mio vero aspetto, aye…”
    “Sono sicura che Neville se la caverà.” Affermò Luna. “In fondo, è stato scelto da Grifondoro, no?”
    “Speriamo, ma in ogni caso, dobbiamo trovare un modo per entrare.” Aggiunse Lucy. “Qualche idea?”
    “Forse potremmo distrarli in qualche modo…” Azzardò Ginny, subito contrastata da Ron.
    “Dalla nostra esperienza in questo mondo, è una pessima idea… per me è meglio evitarli.”
    “Grazie genio, e come? Diventando fantasmi?” Lo rimbeccò Fred, inarcando un sopracciglio.
    “Juvia ha trovato una soluzione.” S’intromise la ragazza dai capelli blu, emergendo dall’acqua del mare. “Juvia ha trovato un modo per arrivare alla torre passando sott’acqua.”
    “Davvero?! Grandioso!” Esclamò Gray, guardandola uscire e avvicinarsi a Lucy.
    “Sentito? Ha fatto i complimenti a Juvia, e non a te!” Le disse.
    “Beh… sì…” Rispose lei, non riuscendo a capire il suo punto.
    “Quanto tempo bisogna nuotare?” Domandò Hermione, avvicinandosi.
    “Una decina di minuti. Non è un problema per il fiato, vero?” Rispose la maga d’acqua.
    “Nah, sono una bazzecola.” Replicò Natsu.
    “Già.” Aggiunse il mago del ghiaccio.
    “Non per i comuni esseri umani!” Gridarono assieme Lucy e Ron.
    L’ex Element sospirò, per poi alzare una mano, creando una bolla.
    “Juvia ha preso l’idea da una magia di George: sono bolle d’ossigeno. Con queste potrete respirare tranquillamente sott’acqua.”
    “Wow! Incredibile!” Esclamò Natsu, prendendola e infilandoci dentro la testa, mentre la maga ne preparava delle altre. “Ma ora che ci penso… tu chi sei?”
    A quella domanda tutti gli altri furono tentati di lasciarsi cadere a terra.
    “Gli Occhiali del Vento fanno proprio miracoli… per riuscire a farlo sembrare intelligente…” Mormorò Gray a bassa voce, guardandolo sconsolato.
    Senza dire altro, il gruppo di maghi si tuffò, seguendo Juvia attraverso una grotta sotterranea, finché non emersero in quello che sembrava un piccolo molo.
    “Beh, per entrare, siamo entrati… Ma ora cosa facciamo?” Domandò Ginny, liberandosi della sfera d’ossigeno, che scoppiò subito dopo.
    “Tu resti qui con qualcuno.” Rispose subito Ron. “Ti abbiamo portata con noi perché lasciarti da sola al casinò non sembrava una buona idea, ma lasciarti proseguire oltre è troppo pericoloso.”
    “Per una volta sono d’accordo.” Fece Fred, guardandosi attorno, per poi spalancare la bocca quando vide Lucy che giocava con la sfera magica, facendola ribalzare sulla mano, come se niente fosse.
    “È comodo questo incantesimo.” Disse sorridendo.
    “Ah… è pensare che Juvia te ne aveva data appositamente una più piccola. E invece sei sopravvissuta comunque.”
    “Cosa?!” Replicò la bionda terrorizzata per quella rivelazione.
    “Vediamo di perdere meno tempo.” Intervenne Hermione. “Harry, Erza e Neville sono qui da qualche parte.”
    Ma prima che potessero muoversi, si ritrovarono circondati da decine di soldati.
    “Chi siete, dannati?!” Esclamò uno di loro.
    “Sembra ci abbiano trovati.” Commentò Luna, guardando gli uomini come se non ci fossero. “Forse conveniva passare dalla porta principale, a questo punto. Almeno non avremmo bagnato gli Alamci per niente.”
    “Pare che dovrete portarmi con voi.” Osservò invece Ginny, riservando ai fratelli un piccolo sorriso. “Mamma non sarebbe felice di sentire che mi avete lasciata da sola in un posto pieno di soldati nemici.”
    “La mamma ci ucciderà quando saprà che ti abbiamo portata in un posto pieno di soldati nemici!” Sottolineò Ron, tra l’arrabbiato e il terrorizzato.
    “Non importa!” Esclamò invece Natsu, lasciandosi avvolgere dalle fiamme. “L’unica cosa che conta al momento… è che noi siamo di Fairy Tail!” Dichiarò, lanciandosi contro i nemici, avvolgendoli con il fuoco e mandandone al tappeto un buon numero.


    Neville sbatté gli occhi per qualche secondo, per poi spalancarli.
    Era ancora trasformato in Happy, e si trovava in una stanza piena zeppa di oggetti a forma di gatto, dalle bambole agli armadi con la sagoma dei felini disegnata sopra.
    “D-Dove sono finito?!” Esclamò, mettendosi in piedi. “Happy! Dove sei?”
    Miao?” Intervenne una voce alle sue spalle, che lo fece voltare subito, ritrovandosi così a guardare Miriana. “A tutta forza?”
    “Eh…? Una… ragazza gatto?” Sussurrò Paciock, deglutendo. “E cosa intendi con ‘A tutta forza’?”
    Miao! Un gatto che parla!” Miagolò lei, saltando per la gioia.
    “Miria… fatti un po’ dandy.” La calmò Wally, appoggiato contro una parete.
    Miao?” Fece Miriana guardandolo con aria interrogativa.
    Neville invece saltò verso di lui. “Tu sei… il tipo strano del casinò!” Esclamò spaventato.
    “Zitto, gatto! Sei un gatto proprio perché parli!” Replicò l’uomo, guadagnandosi uno sguardo confuso dal finto gatto.
    “Harry non mi aveva detto che Fiore era piena di pazzi… Cosa mi è saltato in mente di chiedere a Happy di insegnarmi questa magia?” Mormorò, lasciandosi cadere seduto sconsolato. “Non posso neppure sciogliere la magia… ho come l’impressione di essere vivo solo perché credono che sia un gatto… parlante…” Rifletté, per poi guardare di nuovo i due rapitori. “Dove siamo? Che fine hanno fatto gli altri?”
    Hey, cat. Probabilmente adesso saranno tutti morti.”
    Neville sgranò gli occhi. “Impossibile!” Urlò con tutto il fiato che aveva. “Harry e gli altri non si sarebbero mai fatti sconfiggere tanto facilmente!”
    Wally sorrise. “In effetti, cat, Harry ed Erza sono ancora vivi… anche se per poco.”
    “Cosa-?”
    “Wally! Miriana!” Urlò Shimon, entrando di corsa nella stanza. “Erza è scappata!”
    “Scappata!” Ripeté la ragazza. “Quante cose mi fa ricordare questa parolina!”
    “Shimon, cerca di essere un po’ dandy… da questa torre non si scappa.”
    “Erza non è più nella sua cella. Probabilmente è andata a cercare Potter e Gerard.”
    Wally si fece un po’ serio. “Anche se fosse, non ha importanza. Ormai Gerard ha ottenuto ciò che voleva. E domani sarà finalmente il grande giorno che aspettavamo.”
    “Sarà comunque meglio trovarla, prima che rovini di nuovo tutto.” Replicò il nuovo arrivato, guardando i suoi amici. “Andiamo.”
    Senza dire altro, i tre uscirono, lasciando Neville da solo.
    “Che cosa sta succedendo?” Si domandò, guardando la porta lasciata aperta.


    Gerard scoppiò a ridere.
    “Che ragazza, Erza! Davvero interessante!” Affermò, sorridendo sotto il cappuccio. “Vincerò io o vincerà lei? Tu che dici… Harry?” Chiese, guardando il moro seduto a gambe incrociate contro il suo trono, che teneva lo sguardo basso.
    “Non m’importa… basta solo che la lasci andare via, come d’accordo.”
    Gerard non fece sparire il suo sorriso. “Tutto qui? Credevo avresti tentato qualcosa a questa notizia.”
    “Se tu non avessi voluto che Erza scappasse, te ne saresti occupato di persona. Non è forse così?”
    A quella domanda l’incappucciato scoppiò di nuovo a ridere.
    “Hai perfettamente ragione! Adesso voglio proprio vedere. La vita e la morte, il passato e il futuro… sono tutti elementi intrecciati dal gioco del paradiso.”
    Harry alzò leggermente lo sguardo, fissandolo con occhi di sfida.


    Gray buttò giù una porta, entrando così in una stanza vuota con un lungo tavolo al centro, seguito da tutti gli altri.
    “Non possiamo restare qui troppo a lungo. Sanno benissimo che siamo qui.” Disse Juvia.
    “Pensavo sarebbe stato più difficile avanzare dentro questo posto.” Commentò Ron, guardandosi attorno. “Anche se immagino sia stato principalmente grazie a Natsu e al suo piccolo inferno che ci siamo riusciti.”
    “La fai quasi sembrare una cosa brutta.” Replicò il Dragon Slayer.
    “Hermione, riesci a scoprire qualcosa con la tua magia?” Domandò Lucy alla compagna, che negò con la testa.
    “Ho provato a usarla con i luoghi… ma i risultati sono ancora pessimi. Finora ci sono riuscita con una sola stanza, ma era imprecisa.”
    “Quindi dovremmo proseguire alla cieca e-”
    Prima che George potesse finire la frase, la porta dall’altra parte della stanza si spalancò di colpo, facendo volare dentro un soldato, che sembrava essere stato colpito al volto da un calcio, o almeno era quello il pensiero di tutti alla vista dell’impronta sulla sua guancia.
    Subito dopo Erza entrò, con la spada in mano, fermandosi alla loro vista.
    “Voi… Che ci fate qui?!” Esclamò sorpresa.
    “Un grazie o un ciao sarebbero andati bene, sai?” Ribatté sarcastico Fred.
    “Andatevene!”
    “Forse volevi dire ‘Grazie per essere venuti ad aiutarci’.” Ribadì George, guadagnandosi un’occhiataccia dalla rossa.
    “Voi non c’entrate nulla con questo posto.” Continuò Erza, superandoli per proseguire.
    “Stai scherzando, vero?!” Gridò Ron. “Anche Harry e Neville sono qui! Non possiamo andarcene!”
    “Anche Neville?” Chiese incredula.
    “Beh, stando a quanto dice Happy, si era trasformato in lui per provare la magia di trasformazione.” Rispose Lucy. “Ed è stato preso con il suo aspetto…”
    “Capisco… dev’essere stata Miriana allora.”
    “Dove si trovano?” Domandò Fullbuster.
    “Non ne ho idea. Adesso stavo cercando Harry, prima che quell’idiota commetta qualche stupidaggine. Voi tornate indietro, ci penserò io a Neville.”
    “Ehm… temo sia troppo tardi…” Mormorò Ginny. “Natsu, Happy e Luna sono spariti.”
    Il gruppo si guardò intorno.
    “Maledetti… ci hanno lasciato indietro!” Urlò Gray, facendo per uscire dalla stanza, ma ritrovandosi la lama di Titania a sbarrargli la via.
    “Neville, finché mantiene l’aspetto di Happy, è al sicuro: Miriana non farebbe mai del male a un gatto. Mi prendo io la responsabilità di rispedirvi tutti gli altri sani e salvi. Voi però dovete andarvene subito.”
    “Credi che possiamo fare una cosa del genere?!” Le urlò contro Hermione. “Non ce ne andremo lasciando indietro qualcuno!”
    “Questo è un mio problema. Non voglio coinvolgere anche voi.” Obiettò la rossa.
    “Ma che peccato!” Dissero i due gemelli insieme. “Sembra che siamo già coinvolti.”
    “Hanno ragione.” Aggiunse il mago del ghiaccio. “Nel momento in cui ci hanno attaccati hanno segnato il nostro intervento.”
    Titania restò in silenzio, senza avere il coraggio di voltarsi.
    “Erza… Che cos’è questa torre? E chi è Gerard?” Domandò Lucy.
    “Come fate a conoscere quel nome?”
    “Luna l’ha sentito nominare dai vostri rapitori. Anche Klaun l’ha nominato in passato.”
    Erza non disse altro.
    “Se proprio non ce lo vuoi dire, va bene.” Disse Hermione, sorprendendo tutti. “Ma non per questo noi ce ne andremo. Siamo tuoi amici! Come lo siamo anche di Harry e Neville! Non possiamo abbandonarvi, nessuno di voi.”
    “A… Andatevene…” Ripeté nuovamente Erza, senza riuscire a nascondere il tremore che la permeava.
    A quel punto Gray le si avvicinò. “Non sembri nemmeno più tu. Di solito ci prenderesti per il collo e ci porteresti via senza tante storie.”
    Non ottenendo alcun risposta dall’amica, il mago del ghiaccio continuò. “Noi ti aiuteremo. Che c’è di male se per una volta sei tu ad aver paura?”
    La regina delle Fate si girò lentamente, facendo indietreggiare tutti per la sorpresa.
    Silenziosamente, Erza stava piangendo dall’occhio sinistro.
    “Erza…” Mormorò Ginny.
    “Scusate…” Disse lei, asciugandosi l’occhio. “In questa battaglia… che io vinca o che perda… non potrò mai più tornare nel mondo normale…”
    “Come sarebbe a dire?” Chiese Juvia.
    Erza chiuse le mani a pugno, per poi sorridere triste. “È un destino da cui non posso fuggire. Finora avevo raccontato questa storia solo a Harry… perché lui, come me, aveva provato la stessa sofferenza. Perdere qualcuno che ti è caro… covare la rabbia per tanto tempo senza mostrarla quasi mai… Io, come lui, non mi ricordo nulla dei miei genitori. Anzi… i miei ricordi sono legati a questo posto. Perciò, finché sono ancora qui, vi racconterò tutto.” Abbassò lo sguardo. “Questo posto si chiama Torre del Paradiso… ma è conosciuto anche come Sistema-R.”
    “Sistema-R?” Ripeté Hermione.
    “Più di dieci anni fa, una setta di seguaci della magia nera voleva costruire una torre in grado di generare un incantesimo che potesse riportare in vita i morti.”
    “Riportare in vita i morti?!” Esclamò Ron. “Stai scherzando, vero? Non esiste nemmeno tra gli incantesimi più oscuri una simile magia!”
    “Qui purtroppo sì, ma dato che sia il governo sia il Consiglio della Magia non diedero il consenso al progetto, la setta rapì e usò per i propri fini una serie di persone prese dai posti più disparati…” Prese una piccola pausa. “Anch’io da piccola fui costretta a lavorare qui.”
    A quella frase tutti sgranarono gli occhi.
    “Vuoi dire… che eri una schiava?” Domandò con un filo di voce George, non riuscendo a credere alle sue orecchie.
    “Sì. E fu allora che conobbi Gerard.”

    ~~~~~~~~~~Flashback~~~~~~~~~~


    “Erza!” Urlò Gerard spaventato e preoccupato, tenendo tra le mani una spada macchiata di sangue. “Erza!”
    Senza fermarsi un solo secondo, continuò la sua ricerca, ignorando le catene che gli limitavano i movimenti alle braccia e alle gambe.
    Infine vide in una cella socchiusa, abbandonata a terra, la piccola figura della sua amica.
    La raggiunse subito, entrando e scuotendola. “Ehi… Ehi! Riprenditi!”
    Mentre diceva ciò riuscì a spostarla, così da poterle vedere il volto.
    Gerard cacciò un urlo di paura, cadendo all’indietro.
    Con un’espressione terrorizzata si riavvicinò all’amica, che non aveva ancora dato segni di ripresa. “Perché… Perché deve succedere una cosa tanto crudele…? Si può sapere che abbiamo fatto di male?!” Urlò con tutto il fiato che aveva, per poi sbattere a terra un pugno. “Dannazione!”
    “Gerard… sei tu?” Mormorò Erza, con i capelli che le coprivano la vista.
    “Erza… meno male! Sta’ tranquilla, sono venuto a salvarti.” Le disse subito il bambino.
    “Ma… Ma come…?”
    Gerard sorrise. “Non possiamo più tornare indietro… Non ci resta che combattere.”
    “Combat-”
    Prima che Erza potesse finire la frase, qualcosa colpì alla testa il suo amico, che lanciò un urlo di dolore.
    “Maledetto moccioso!” Sputò un soldato fuori di sé, continuando a colpirlo con un bastone. “Ne hai fatti fuori tre! Accidenti a te, sei solo uno sporco pidocchio! Ma non ti ucciderò e basta! Servirai d’esempio a tutti!”

    Le porte della cella si aprirono, facendo spostare lo sguardo di tutti verso la piccola figura di Erza, che tremando avanzò al suo interno, con i capelli che le coprivano gli occhi.
    “Sorellina!” Chiamò Sho. “A-Allora… eri sana e salva…”
    “Idiota!” Gridò un altro dei prigionieri, guardandone il volto. “Ti sembra che stia bene?”
    “Che fine ha fatto Gerard?” Domandò un altro. “Aveva detto che ti sarebbe venuto a salvare mentre le guardie erano distratte…”
    La rossa a quelle parole sussultò.
    “Erza…” Mormorò Shimon, venendo subito interrotto da un vecchio.
    “Siediti e riposati.” Le disse. “Ne avrai passate di brutte nella Sala del Castigo…”
    “Ma Gerard-” Fece per replicare il bambino, ricevendo come risposta un cenno negativo.
    “L’avranno preso al posto di Erza…” Mormorò il vecchio.
    “Sniff… Non ce la faccio…” Sussurrò Sho, cominciando a piangere. “Non ce la faccio più in questo postoooo!!!” Gridò con tutto il fiato che aveva, lasciandosi andare definitivamente al pianto.
    Pianto che si propagò lungo le prigioni, cosa che attirò l’attenzione delle guardie, che accorsero subito.
    “Si può sapere che cos’è tutto questo fracasso?!” Urlò una di quelle. “State un po’ zitti, dannati marmocchi! Se non la smettete vi tagliamo la lingua!”
    “Calmati Sho…” Cercò di tranquillizzarlo Wally, senza però ottenere alcun risultato.
    “Sho… va tutto bene, ci sono io qui…” Lo confortò il vecchio.
    Erza nel frattempo si portò le mani sopra le orecchie per non sentire quelle urla, che divennero per lei un rumore incomprensibile. Chiuse anche gli occhi per non dover assistere a ciò che sapeva sarebbe successo di lì a breve. Sarebbe sempre andata così… loro erano schiavi sacrificabili per qualcosa di cui non erano nemmeno a conoscenza.
    Se solo…
    “Non ci resta che combattere.”
    Le parole di Gerard le tornarono in mente, assieme al suo volto che le sorrideva.
    La rossa alzò la testa, mostrando la benda bianca che copriva l’orbita da cui le era stato tolto l’occhio, per poi saltare e afferrare la lancia di uno dei soldati, riuscendo a strappandogliela di mano.
    Cacciando un urlo disperato, la usò subito contro i due aguzzini, muovendosi a una velocità tale da non permettergli di reagire e colpendoli a morte, sotto lo sguardo incredulo dei suoi compagni schiavi.
    “Cosa succede?” Sentì dire da una delle celle vicine.
    “Una rivolta!” Avvertì un soldato che era rimasto fuori dalla cella, per poi scappare a chiamare rinforzi.
    Erza strinse con forza la lancia appena ottenuta, per poi girarsi verso gli altri, guardandoli con una determinazione che ignorava di avere.
    “Se ci sottomettiamo o ci diamo alla fuga, non potremo riavere la libertà.” Disse. “Non ci resta che combattere! Alzatevi per la libertà!!!”
    Il suo ultimo urlo fu accompagnato da grida gemelle, che risuonarono per tutta la prigione.

    ~~~~~~~~~~Fine flashback~~~~~~~~~~



    Tutti osservarono Erza increduli per quel racconto.
    “Simili mostri… no, nemmeno i mostri arrivano a certi livelli…” Mormorò Hermione, mentre anche gli altri pensavano disgustati a quello che aveva appena sentito.
    “Nemmeno Voi-Sapete… no… a questo punto è inutile averne paura… Nemmeno Voldemort è mai arrivato a tanto… se non con Harry…” Fece Fred, chiudendo le mani a pugno, imitato dal gemello.
    “Per la libertà…” Continuò Erza, tenendo lo sguardo abbassato. “Così, per salvare Gerard, ci rivoltammo contro i nostri oppressori. A quel tempo Gerard era il nostro leader e l’incarnazione della giustizia… insomma, un modello per noi.”
    Titania si girò, mentre i suoi occhi ripensavano con dolore a ciò che avevano visto anni prima. “Ma da quel giorno… Gerard cambiò completamente. Se oggi c’è una persona che incarna il male, direi senza dubbio che è Gerard.”

    ~~~~~~~~~~Flashback~~~~~~~~~~


    Gerard continuò a guardare il pavimento, ignorando la frusta che lo colpiva per l’ennesima volta, lacerandogli questa volta parte della guancia sinistra.
    “Questo maledetto… Mi da’ ai nervi che se ne stia così zitto!” Esclamò il soldato piuttosto grasso, che lo stava torturando, mentre un altro fumava tranquillamente lì accanto.
    “Quell’altra invece piangeva come una fontana.” Ricordò lui, buttando fuori un po’ di fumo.
    “Ah, quello è stato un capolavoro!” Ribatté il primo, per poi scoppiare entrambi a ridere.
    Lasciata a terra la frusta, si avvicinò al bambino, prendendolo poi per le guance con una mano. “Ehi… stammi bene a sentire brutto verme che non sei altro. Il Sistema-R un giorno sarà un altare sacro, lo capisci o no? Guarda che quando questa torre vedrà la luce, voi andrete tutti in paradiso. Grazie al Sistema-R potremo resuscitare il nostro dio! Il più grande stregone di tutti i tempi tornerà tra noi!”
    Gerard lo guardò per qualche secondo. “Zitto, porco.” Gli disse infine.
    La guardia s’infuriò, riprendendo la frusta e ricominciando a colpirlo.
    “Come osi?! Ti sembra il modo di rivolgerti a un funzionario sacro?!”
    “Lascia perdere quel che dice il moccioso.” Gli fece l’altro, facendogli così interrompere la serie di frustate. “Andiamo. Pare che da oggi pomeriggio possiamo pensarci noi a sopprimere la rivolta.”
    L’altro annuì, per poi indicare Gerard. “Fino al giorno in cui non accetterai di venerare il nostro dio te ne starai chiuso qui, capito?!”
    Gerard restò in silenzio, aspettando che se ne andassero.
    Non appena fu da solo, sospirò.
    “Dio, eh?” Commentò, digrignando i denti. “Non può esistere… Non può esistere un dio che non sia in grado di salvare nemmeno un bambino. Odio…”

    Odia…


    “Odio tutto!” Sputò il blu. “Odio loro, dio e il mondo intero!”

    L’odio per il prossimo mi da’ la forza…


    Gerard spalancò gli occhi, guardandosi in giro, cercando la fonte di quella voce.

    Certo che hanno una bella faccia tosta…
    Mentre io me ne sto qui…


    “C-Chi è là?!”

    E dire che vogliono resuscitarmi… e darmi un corpo…


    “Dove sei?!”

    Non serve a niente tutta questa fede…
    Senza l’odio più profondo non possono sentire la mia presenza.


    “Vieni fuori!”

    Il destino ti è propizio, ragazzino.
    Hai potuto incontrare il dio che loro tanto venerano.


    Gerard non poté fare altro che spalancare gli occhi, mentre un vento oscuro lo avvolgeva completamente.

    Il mio nome è Zeref… e l’odio è ciò di cui sono fatto.




    I prigionieri continuarono la loro avanzata, riuscendo a mettere fuori gioco i soldati grazie alle armi rubate e agli attrezzi che usavano per lavorare.
    “Entro oggi dobbiamo liberare i settori dall’uno all’otto! Non mollate!” Urlò Erza, alzando una spada, mentre con l’altra mano teneva uno scudo di legno.
    “Non è possibile! Ci sono troppi soldati lì!” Replicò Shimon.
    “E invece sì! Dobbiamo salvare Gerard!” Ribatté la rossa.
    “Sei uno smidollato, Shimon.” Fece sorridendo Wally, dandogli una pacca sulla schiena.
    Il ragazzo lo spinse via subito.
    “Erza!” Disse, avvicinandosi. “Dimmi la verità, a te piace Gerard?”
    “Eh?!” Esclamò lei sorpresa. “M-Ma ti pare il momento di fare questi discorsi?!”
    Shimon fece un profondo respiro. “I-Io ti-”
    Non riuscì a finire la frase.
    Una palla di fuoco gigante lo colpì in pieno sotto il mento, facendolo volare via.
    Tutti si girarono verso la direzione da cui era arrivata la magia, vedendo così un piccolo esercito di maghi, tutti con delle staffe magiche tra le mani.
    “Shimon!” Urlò invece Miriana, andando a soccorrere l’amico, rimasto a terra privo di sensi con il fumo che gli avvolgeva la mascella, nascondendo il danno subito.
    L’attimo dopo i maghi cominciarono a lanciare una serie di magie, che costrinsero tutti a scappare in cerca di un riparo, tranne Erza, che restò dove si trovava, paralizzata dalla sorpresa. Si riprese in pochi secondi, voltandosi verso i compagni in fuga.
    “No! Non arrendiamoci! Dobbiamo combattere!” Gridò, senza però venire ascoltata. “Salvate Gerard!!!”
    Presa dalla foga, non si accorse che un mago l’aveva presa di mira, scagliandogli contro una sfera di fuoco.
    “Erza!!!” Urlarono i suoi amici, accorgendosene.
    La rossa si girò, spalancando l’occhio e alzando lo scudo.
    L’esplosione che seguì nascose la scena a tutti i presenti.
    Quando il fumo cominciò a dissiparsi, il volto del vecchio che l’aveva consolata prima si rivelò, seguito presto dal resto del corpo e da Erza, che era a terra dietro di lui.
    “N-Nonno Rob…” Sussurrò lei, tremando di paura, mentre vedeva cadere a terra i brandelli della maglietta dell’anziano.
    “S-Sono contento di essere servito ancora a qualcosa…” Mormorò lui, tremando per lo sforzo di restare in piedi. “È passato molto tempo da quando ho perso l’uso della magia… ma tu, Erza, hai ancora infinite possibilità.”
    “Nonno!” Urlò lei, mentre le lacrime cominciavano a offuscarle la vista dell’unico occhio che le era rimasto.
    “Le tue risorse sono nel tuo cuore.”
    Sentendo quelle parole, a Erza tornò in mente un discorso che avevano avuto molto tempo prima.

    “Nel cuore?” Domandò Erza, guardando il vecchio Rob.
    “Sì. Tutto nasce da un cuore che sa credere. Puoi pensare alla chiromanzia, alla fede e alle preghiere come a una specie di ‘magia’. Sono dei miracoli che solo le persone che credono possono sentire.” Spiegò lui, sorridendole. “Solo le persone che credono nell’esistenza della magia, che credono nella propria forza e che credono nella natura possono usare la magia.”
    “La magia… mi sembra una cosa bellissima!” Esclamò Erza, con gli occhi che brillavano, per poi afferrare una scopa che usavano per pulire, mettendosi cavalcioni su di essa.
    “Io un giorno vorrei diventare una maga…” Fece, cominciando a saltellare in giro, ignorando le catene che le limitavano i movimenti. “… e volare nel cielo su una scopa!”
    “Se è quello che vuoi… potrai volare in libertà!”
    Erza si voltò a guardarlo sorridendo. “Così poi faccio salire anche te!”



    Fu con quel ricordo che la rossa vide Rob cadere in ginocchio.
    “Non pensavo di poter vedere un sorriso come quello in un posto simile…” Mormorò lui, pensando allo stesso episodio.
    “Nonno!” Urlò Erza, andando ad aiutarlo.
    “La libertà… sta nel proprio cuore.” Continuò Rob, per poi cominciare a cadere in avanti. “Il tuo sogno, Erza… si realizzerà… di sicuro…” Spirò, cadendo sul pavimento, mostrando il tatuaggio di Fairy Tail sulla schiena, ma che scomparve subito dopo.
    Erza guardò tremando il corpo di colui che si era sacrificato per lei, cadendo in ginocchio.
    “N-Nonno… NONNO!!!” Urlò con tutto il fiato che possedeva.
    Nel frattempo Wally aveva raccolto Shimon. “Presto, dobbiamo ritirarci! Erza-”
    Ma s’interruppe quando la bambina cacciò un altro urlo, ancora più forte del precedente, costringendo tutti i voltarsi verso di lei.
    Prima che qualcuno potesse intervenire, le spade che giacevano a terra cominciarono a tremare, seguite dal pavimento, che s’incrinò sotto la rossa e il suo grido colmo della rabbia più pura. Le rocce attorno a lei si sollevarono per poi disgregarsi, sotto lo sguardo sorpreso e spaventato di tutti.
    Infine le spade si alzarono in volo, puntando i maghi.
    “Eh?!” Esclamarono questi, sgranando gli occhi. “Le armi… stanno volando contro di noi?!”
    Senza lasciare loro una via di scampo, le spade schizzarono tra di loro, uccidendoli tutti senza alcuna pietà. Il massacro durò solo qualche secondo, finché nello spiazzo non regnò il silenzio totale, interrotto solo dall’ansimare di Erza, seguito dal tintinnio delle spade che ricaddero a terra.
    La rossa sollevò una mano, guardandola tremare.
    “G-Grande…” Mormorò Wally. “Tutti i soldati… in pochi istanti…”
    “Sorellina…” Fece Sho, sorridendo. “Tu sai usare…”
    “Questa… Questa è la magia.” Rispose lei, chiudendo la mano a pugno. “Ce la posso fare!” Pensò, con rinnovata determinazione. “Con questo potere posso salvare Gerard!”
    Si rialzò, asciugandosi le lacrime.
    “Nonno… posso conquistare la libertà!”
    Con questo pensiero, alzò la spada verso l’altro.
    “Venite!!!” Chiamò a gran voce, seguita dalle grida di ovazione di tutti i prigionieri, che ora avevano più di una speranza di poter uscire da quel luogo.

    “A-Aspetta un momento…” Balbettò terrorizzato uno dei due soldati che avevano torturato prima Erza e poi Gerard, indietreggiando e alzando le mano in segno di resa, fissando la bambina che avanzava verso di loro armata di due spade, una normale e una dalla lama tre volte più larga. “Mi dispiace per quello che abbiamo fatto… Ma, vedi, noi dovevamo ubbidire ai nostri superiori e non avevamo scelta…”
    A quel punto intervenne l’altro uomo. “Ora, però, della setta siamo rimasti solo noi… Avete vinto… F-Facciamo pace, che ne dici? Eh?”
    Mentre dicevano ciò, i due, assieme a pochi altri superstiti, continuarono a indietreggiare, mentre Erza continuava ad avvicinarsi.
    Solo a quel punto la bambina alzò lo sguardo verso di loro.
    “Toglietevi.” Disse semplicemente, per poi sparire e riapparire oltre i soldati, lasciando dietro di sé una serie di tagli profondi sui loro corpi, sufficienti per farli cadere a terra privi di sensi.
    Senza fermarsi, continuò la sua avanzata, finché finalmente non avvistò Gerard, ancora legato e con lo sguardo rivolto verso il basso.
    “Gerard!” Esclamò felice Erza, correndogli incontro e tagliando le funi che lo tenevano prigioniero, per poi stringerlo in un abbraccio. “Va tutto bene, è finita! Abbiamo fatto come hai detto tu… abbiamo combattuto!” Dopo aver detto ciò però abbassò il tono di voce. “Shimon è ferito gravemente… e il vecchio Rob, per proteggermi… Ci sono state tante altre vittime.”
    Gerard non disse nulla, limitandosi ad ascoltare.
    “Però ce l’abbiamo fatta! Ora siamo liberi!” Dopo aver detto ciò, la rossa sollevo per un braccio l’amico, aiutandolo a camminare. “Andiamo! Wally e gli altri hanno rubato il traghetto di quei farabutti! Possiamo andarcene da quest’isola!”
    “E-Erza…” Mormorò Gerard, attirando l’attenzione della bambina, che spalancò l’occhio quando venne avvolta da un abbraccio.
    “Non dobbiamo più scappare.” Disse con calma il bambino.
    “Eh?” Fece Erza, per poi lasciare andare un piccolo lamento quando la presa divenne più forte. “G-Gerard…?”
    “La vera libertà è qui.” Continuò lui sorridendo, usando un tono che la rossa non aveva mai sentito prima.

    “Oh!!! Guarda questo!” Esclamò Wally a Miriana, mentre assieme agli altri prigionieri aspettava sul ponte del traghetto di cui si erano impadroniti, frugando in una cassa di legno e tirando fuori una piccola scatola. “È un Lakrimagico-Film!”
    Miao? Cos’è un Lakrimagico-Film?” Domandò lei.
    “È un cristallo su cui è memorizzato un film. Chi avrebbe mai detto che quelli avessero una cosa simile?!”
    “Ma cos’è un film?”
    “È una pellicola che ti fa vedere una storia recitata da attori. Be’… nemmeno io ne ho mai visto uno, però.” Dicendo ciò cliccò un bottone laterale.
    Immediatamente, dalla scatola uscì un fascio di luce che creò uno schermo olografico, dentro il quale era possibile vedere un uomo che sparava in stile Western, vestito esattamente come il futuro Wally.
    “Mi spiace Tony…” Disse il pistolero, soffiando sulla canna, per poi prendere da terra un cappello e portandoselo in testa. “Ma sin dal nostro incontro il tuo destino… era segnato.”
    “WOW, che duro!!!” Urlò Wally al settimo cielo, mentre Miriana lo guardava sconcertata.
    Sho invece guardava l’isola, sospirando. “Ma quanto ci metti, sorellina?”

    Erza si allontanò dall’amico, che barcollò camminando verso l’uscita.
    “Gerard? Ma che dici? Andiamocene via da quest’isola. Scappiamo insieme!”
    “Erza… in questo mondo non esiste la libertà.” Disse lui, facendola bloccare. “Io l’ho capito. Non abbiamo bisogno di una libertà temporanea.” A quel punto si voltò a guardarla, fissandola con occhi folli. “La vera libertà è il mondo di Zeref!” Esclamò.
    La rossa indietreggiò, osservandolo camminare verso i corpi dei soldati.
    “Alla fine ho cominciato a capire almeno un po’ i sentimenti di quelli che volevano resuscitarlo… Ma loro erano solo degli stupidi adepti, incapaci di comprendere la sua vera natura… Giusto?” Dicendo ciò poggio il piede scalzo sulla testa di uno di loro, che gridò, rivelando di essere ancora cosciente.
    “Questa torre la prendo io. La completerò e poi farò resuscitare Zeref con il Sistema-R.”
    “M-Ma che hai, Gerard?” Domandò Erza, tremando. “Non capisco di cosa stai parl-”
    Non completò mai la frase.
    Sotto il suo sguardo terrorizzato, Gerard schiacciò con la semplice forza bruta la testa dell’uomo, facendola letteralmente scoppiare in una pozza di sangue. A quel punto gli altri uomini si alzarono, cominciando a correre per salvarsi, tranne uno, che era il più vicino a Gerard.
    “F-Fermati…” Cominciò, per poi venire lanciato contro la parete da una forza invisibile, sfracellandosi completamente contro essa.
    “Magia…” Mormorò incredula Erza, guardando la scena incapace di agire.
    Gerard continuò a sorridere, per poi muovere velocemente le braccia innanzi a sé. Immediatamente, gli altri uomini meno uno scoppiarono come bolle, riempiendo la stanza di sangue.
    “Smettila, Gerard!!!” Urlò terrorizzata la bambina, mentre l’ultimo superstite cercava di raggiungere l’uscita.
    “Smettere?” Ripeté il bambino, guardandola di traverso. “Ma tu non li odi, Erza?”
    “Li odio ma… questo…”
    “No.” La interruppe lui. “Così non va. Così non puoi percepire Zeref.” Alzò nuovamente un braccio, facendo esplodere anche l’ultimo dei soldati, costringendo Erza a distogliere nuovamente lo sguardo.
    Incurante di ciò che aveva appena fatto, scoppiò a ridere.
    “Gerard… torna in te…” Lo supplicò. “Devi essere sconvolto dopo essere stato torturato per tutto quel tempo…”
    “Sono perfettamente lucido.” La smentì. “Erza… Io e te, insieme… potremmo completare il Sistema-R… anzi, la Torre del Paradiso… e far resuscitare Zeref!”
    “Smettila di dire assurdità! Dobbiamo andarcene da quest’isola!”
    Gerard spalancò gli occhi, ma non per la sorpresa. Senza nemmeno lasciarle il tempo di realizzare un pensiero, creò una sfera di energia che scagliò contro l’amica, facendola volare contro la parete, su cui rimbalzò prima di cadere a terra, rotolando per un piccolo pendio.
    “Gah…” Si lamentò, rialzandosi.
    “E va bene!” Esclamò Gerard, guardandola dall’alto in basso. “Se proprio ci tieni ad andartene da quest’isola, vattene da sola.”
    “Da sola?” Ripeté lei sconvolta.
    “Gli altri li prendo tutti con me. Per costruire la Torre del Paradiso mi serviranno molte braccia.” Mentre parlava cominciò a scendere verso di lei. “Ma non devi preoccuparti, io non sono come quei farabutti. Darò a tutti cibo, vestiti e degno riposo. Infatti, con la forza e il terrore, l’efficienza calerebbe troppo.”
    Erza continuò a fissarlo incredula. “Ma che dici?! Tutti sono già sulla nave! Stanno solo aspettando noi! Come puoi pensare che torneranno a lavorare qui?!”
    “È stata colpa di quei bastardi, che non hanno saputo attribuire il giusto valore al lavoro. Io darò a tutti una motivazione, che corrisponde al privilegio di lavorare per il grande mago Zeref!”
    “Gerard… ti prego, apri gli occhi…”
    Per tutta risposta il bambino alzò la mano, facendo uscire dal pavimento sotto Erza due mani nere che la presero per il collo, sollevandola.
    “Ugh… n-non respiro…” Balbettò lei, cercando di liberarsi.
    “Non mi servi più.” Sentenziò Gerard. “Però non ti ucciderò… Dopotutto, devo ringraziarti per aver tolto di mezzo tutti gli ostacoli. Ti farò andare via dall’isola. Va’, e gustati la libertà.”
    “Gerard…”
    “Inutile dirlo, ma… vorrei che tu non ne facessi parola con nessuno. Se il governo venisse a sapere dell’esistenza della Torre del Paradiso, tutti i miei piani andrebbero in fumo.” Gerard continuò a fissarla con un’espressione folle. “Se dovessero scoprire qualcosa, sarei costretto a distruggere ogni prova. Ovvero questo posto… con tutta la gente che c’è dentro.” Illustrò. “Tu devi stare alla larga da qui. Ucciderò chiunque dovesse venire a ficcare il naso. Vediamo… Sì, per primo ucciderei Sho.” Continuò divertito, mentre Erza cominciava a piangere dall’occhio sinistro.
    A quel punto il ragazzo scoppiò nuovamente a ridere.
    “È questa la tua libertà! Vivrai con il peso della vita dei tuoi amici sulle spalle!”
    Furono queste le ultime parole che la rossa sentì prima di perdere i sensi.
    Quando riaprì gli occhi, si ritrovò a contatto con la sabbia e le onde del mare.
    Guardandosi intorno disorientata anche dal buio della notte, si alzò, solo per fare qualche passo prima di cadere a terra per la debolezza.
    Si guardò le braccia e le gambe, finalmente libere dai resti delle catene.
    Qualche lacrima solitaria le scivolò sulla guancia, fino a cadere nella sabbia.
    Erza chiuse le mani a pugno, per poi cacciare un urlo disperato che risuonò nella notte.

    ~~~~~~~~~~Fine flashback~~~~~~~~~~



    Tutti guardarono Erza in silenzio, incapace di dire altro.
    “Io…” fece lei, tremando, per poi voltarsi a guardarli. “…devo combattere contro Gerard…” Concluse, piangendo dall’occhio sinistro.
     
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    Capitolo 45: Il gioco del Paradiso - Torna all'indice dei capitoli
    "Se vogliamo distruggere una volta per tutte la Torre del Paradiso e impedire a Gerard di usare il Sistema-R…" Ribadì Sieg. "L'unica cosa che possiamo e dobbiamo fare ora è attaccare con l'Eterion dal Satellite Square!"
    "Ma…" Replicò uno dei membri preoccupato, mentre un altro si lisciava la barba.
    "Un incantesimo come il Sistema-R non dovrebbe mai comparire tra i registri storici della magia." Fece Urrutia. "Voi capite cosa vuol dire, vero?"
    Il capo del consiglio la guardò serio. "Un attacco con l'Eterion è in grado di polverizzare qualunque cosa… compreso chiunque si trovi accidentalmente a tiro. Anche coloro che si trovano all'interno della Torre!"
    "Se si rendesse inevitabile utilizzarlo per mantenere l'ordine nel mondo della magia… questo sarebbe un prezzo da pagare." Ammise Sieglein.
    "Ha ragione Sieg." Aggiunse un altro dei membri. "Quando è stato necessario, delle vittime sono state sacrificate. È così che si è formato l'attuale mondo della magia, e la storia lo dimostra."
    "Maestro Reiji! Così rischiamo di venire ricordati come artefici di un disastroso attacco nel territorio di Ka Elm!"
    "In tal senso, anche noi finiremmo per essere delle vittime."
    "Maestra Nobel!" La chiamò uno.
    "I morti non possono tornare in vita." Continuò lei. "È questo ciò che dobbiamo dire ai bambini quando insegniamo loro in cosa consiste il valore sacro della vita. Non abbiamo altra scelta! Sono d'accordo… l'Eterion va usato."
    "Cosa?!"
    "Ancora uno!" Esclamò Sieg.

    "Ancora uno, eh?" Disse Gerard, sorridendo.
    "Uh? Ha detto qualcosa?" Chiese l'uomo di fronte a lui. "Ha detto qualcosa, signor Gerard?"
    "No, niente… pensavo tra me e me…"
    "Cos'hai in mente?" Domandò Harry, restando seduto.
    Gerard non rispose, mantenendo il suo sorriso.
    "Ancora uno… e poi sarà Game Over." Si limitò a dire.

    ~~~~~~~~~~~

    "Aspetta…" Esordì Fred, deglutendo. "Lo Zeref di cui parli… è quello Zeref di cui ci avete parlato?"
    Erza annuì. "Sì… lo Stregone Nero, conosciuto come il mago più crudele e spietato della storia della magia."
    "Anche peggio di Voi-Sapete-Chi?" Domandò Ginny.
    "Di chi state parlando? C'è qualcuno che può essere considerato allo stesso livello di Zeref?" Chiese sorpresa Juvia.
    "È un mago delle nostre parti, il suo vero nome è Voldemort." Rispose Hermione. "In passato ha seminato morte dietro di sé, facendo piombare i maghi nella paura. È anche il responsabile della morte dei genitori di Harry… ed è stato proprio lui a sconfiggerlo, nonostante avesse solo un anno."
    "Majutsu è così potente?"
    "Non l'ha fatto volontariamente, ancora oggi nemmeno lui sa come c'è riuscito. Fatto sta che il corpo di Voldemort fu distrutto, e Harry se la cavò con una cicatrice."
    "La cicatrice a forma di fulmine!" Esclamò la ragazza d'acqua. "Juvia aveva immaginato fosse una vecchia ferita… ma non avrebbe mai immaginato una cosa del genere."
    "Ma se Gerard vuole riportare in vita Zeref…" Mormorò Ron, deglutendo.
    "Se ben ricordo…" Intervenne Lucy. "Il mostro che uscì dal Lullaby era un demone del Libro di Zeref."
    "Lullaby?" Domandò George.
    "È stata la mia prima missione con Erza, Gray e Natsu." Rispose la bionda. "Abbiamo dovuto affrontare una gilda oscura, che voleva uccidere tutti i Master delle gilde più importanti e forti. In quell'occasione ci siamo ritrovati a dover sconfiggere un mostro nascosto dentro un flauto."
    "Non solo Lullaby." Intervenne Titania. "Probabilmente, anche Deliora era un demone legato a quel libro."
    "S-Stai dicendo che Zeref era così potente da creare simili mostri?!" Urlò Ron, sbiancando, imitato dai fratelli e da Hermione.
    "È pura follia…" Mormorò spaventata Juvia.
    "Non so quale sia il motivo, ma Sho… insomma, il mio amico di un tempo, ha detto che nel momento in cui Zeref resusciterà, chi sarà in 'Paradiso' potrà diventare un dominatore…"
    "A proposito… c'è una cosa che non mi quadra per niente." Disse Lucy. "Quei tuoi cosiddetti amici dicono che sei tu la traditrice, Erza… ma a me sembra che a tradire sia stato Gerard, no?"
    Titania abbassò lo sguardo. "Deve aver fatto loro il lavaggio del cervello o qualcosa del genere… Ma io li ho abbandonati a loro stessi. Quindi, di fatto, li ho traditi."
    "E che cosa potevi mai fare?!" Le urlò Hermione. "Gerard ti ha ricattato usando la loro vita! Non è giusto che loro-"
    "Non importa. Tutto ciò che conta è che io sconfigga Gerard. Se ci riuscirò, tutto andrà a posto."
    Gray la guardò con occhi seri. "Mi domando se davvero sia così." Pensò.
    Ma l'attenzione di tutti fu attirata da dei passi, appartenenti a Sho, che lentamente entrò nella stanza.
    "Sorellina…" Chiamò, guardando Erza con occhi spalancati. "Che vuol dire quella storia?"
    "Sho…"
    "Cosa cerchi di fare?! Vuoi impietosire i tuoi nuovi amici con quelle fandonie?! Basta con queste prese in giro! La verità è un'altra, e lo sai!" Sputò, incredulo. "Hai messo tu una bomba nella nave e sei scappata da sola! Se Gerard non si fosse accorto del tuo tradimento, saremmo saltati tutti in aria!"
    I presenti lo guardarono in silenzio, mentre continuava a inveire.
    "L'ha detto Gerard! Questa è la fine che fa chi non riesce a impadronirsi della magia nel modo giusto! Tu hai perso la testa per via del potere magico e hai abbandonato noi, che eravamo le tue radici!"
    "Ma che idiozie vai dicendo?" Domandò Fred, facendolo sussultare.
    "Eh?"
    "E hai il coraggio di chiamarla sorella quando sai così poco di Erza?" Aggiunse il gemello.
    "Come-"
    "La Erza che conoscevi, secondo te, sarebbe stata capace di fare quello che dici?" Lo zittì Lucy.
    "E tu hai creduto ciecamente a Gerard senza porti alcuna domanda?" Continuò Gray.
    "Perché v'immischiate?!" Urlò Sho. "Non sapete niente, niente di noi! Le parole di Gerard sono state la mia unica salvezza! Ecco perché! Ecco perché in questi anni ho pensato solo a ultimare questa torre! Per Gerard!"
    Il suo tono cominciò ad abbassarsi. "E tutto questo… sarebbe una menzogna?" Domandò, chiudendo le mani a pugno, per poi guardare in faccia i maghi di fronte a lui. "Erza avrebbe ragione… e Gerard torto?! Volete convincermi di questo?!"
    Erza chiuse gli occhi.
    "Proprio così." Disse una voce, mentre dei pesanti passi si avvicinarono, facendo voltare tutti.
    "Shimon?!" Esclamò sorpresa Titania, mentre Ginny e Lucy indietreggiarono spaventate, riconoscendo il loro aggressore.
    "Maledetto…" Cominciò Fullbuster, preparandosi a lanciare la sua magia, ma venendo subito fermato da Juvia.
    "Aspetta! L'altra volta lui ha attaccato la tua forma di ghiaccio pur sapendo che non eri tu."
    "Che cosa?" Replicò lui, incredulo.
    "Uno che usa delle tecniche del buio… non può non vederci nell'oscurità."
    "Allora è per questo che siamo svenute subito." Capì Lucy.
    "Mi dispiace, ma dovevo mostrare che ero serio. Ho cercato di non farvi troppo male, ma vedendo che non eravate in grado di difendervi da sole, ho dovuto agire in quel modo." Si scusò Shimon, per poi guardare Juvia. "Degna della fama che ti precede, Element Four di Phantom."
    "Perché Shimon?!" Abbaiò Sho. "Perché l'hai fatto?!"
    "Tu, Wally e Miriana siete stati ingannati da Gerard." Rispose lui.
    "Shimon… tu…" Mormorò Erza, mentre l'amico si grattava una guancia, che era diventata leggermente più rossa.
    "Io ho sempre avuto fiducia in te, Erza. Per tutti questi anni."
    Titania sorrise, lasciando che Shimon la abbracciasse. "Sono felice di vederti, Erza. Di tutto cuore."
    "Shimon… Grazie…" Rispose lei, mentre tutti i suoi compagni sorridevano.
    "Come…" Fece Sho, interrompendo quel momento. "Come fate a crederle? Io…" Disse, cadendo in ginocchio. "Io invece… Non sono stato capace di credere in te, che eri la mia sorellina… Dannazioneeeee!" Urlò poi, sbattendo a terra i pugni e cacciando un grido disperato. "Qual è la verità?! A cosa devo credere?!"
    "Sho…" Disse con calma Scarlett, abbassandosi per guardarlo. "So che è difficile accettare tutto ciò adesso, ma sappi che in questi anni non vi ho mai dimenticati, nemmeno per un secondo." Dicendo ciò lo prese per la testa, cingendola in un abbraccio. "Non potevo fare nulla perché io… ero troppo debole… Scusami…"
    "Ma adesso puoi aiutarci. Non è così?" Domandò Shimon. "Non è anche per questo che hai deciso di frequentare quella scuola?"
    Erza si voltò a guardarlo.
    "Ho sempre aspettato questo momento. Non vedevo l'ora che dei potenti maghi si radunassero qui." Tutti i presenti si voltarono a guardarlo. "Dobbiamo combattere contro Gerard." Continuò. "Uniamo le nostre forze."
    "Facciamolo!" Esclamò Ron con rinnovato ottimismo. "Questo Gerard… è a conoscenza di Hogwarts. Da quello che ci ha detto Erza, se Zeref dovesse tornare in vita non si fermerà a questo mondo… Attaccherà anche il nostro!"
    "Questo mondo?" Ripeté Juvia perplessa, guardandolo. "Come sarebbe a dire?"
    "È una lunga storia." Tagliò corto Gray. "Sai dove si trovano il gatto che avete rapito e Harry?"
    "Il gatto sarà sicuramente nella stanza di Miriana. Harry invece…" Qui Shimon chiuse le mani a pugno. "Mi dispiace, sono stato costretto a portarlo da Gerard. Si trova con lui."
    A quelle parole Erza spalancò lentamente gli occhi. "Non vorrà…"
    "Sì, Harry sarà la vittima sacrificale al tuo posto." Le rispose l'amico, chiudendo l'occhio. "Dobbiamo evitare che i vostri compagni combattano contro Miriana e Wally, e poi insieme dobbiamo salvarlo. Se Gerard volesse, potrebbe avviare il Sistema-R in qualsiasi momento."
    "Allora che cosa aspettiamo?" Domandò Fred. "Abbiamo un Bambino Che È Sopravvissuto da salvare, no?"
    "Bambino che è sopravvissuto? Ma di che diamine state parlando voi tutti?! Juvia vuole saperlo!"
    "Molto bene allora." Commentò Hermione, facendo apparire la sua magia e voltandosi verso Shimon. "Mentre cerchiamo gli altri, vorrei che tu mi dicessi tutto ciò che sai su Gerard. Forse posso riuscire a trovare un suo punto debole usando la mia magia di analisi."

    "Neville!" Urlarono assieme Natsu e Happy, correndo lungo un corridoio, seguiti da Luna, che in silenzio si guardava attorno.
    "Che cosa terribile…" Mormorò, senza venire udita dagli altri, troppo presi nella loro ricerca. "Una tale sofferenza…"
    "Uh?" Fece Salamander, fermandosi di fronte a una porta aperta, che dava su una stanza piena zeppa di oggetti a forma di gatto.
    "Il paradiso di noi gatti, aye?" Domandò Happy, entrandoci assieme ai due compagni. "Ma non vedo del pesce…"
    "Una stanza piuttosto bizzarra." Ammise la Corvonero. "Chissà se ci sono anche dei Catelin…"
    "Non so cosa siano, ma dal nome sono sicuro di sì!" Esclamò Natsu, prendendo in mano una maschera da gatto dalla forma rotonda, con giusto il foro per infilarci la testa, cosa che lui fece subito, mettendosi a ridere. "Non so perché, ma mi piace un sacco!"
    "Natsu è diventato un gatto!" Gridò spaventato Happy.
    "Su, su, non dire così. È solo una maschera." Replicò lui, scuotendo una mano in segno negativo, per poi fare per toglierla.
    Spinse in alto, ma la maschera restò al suo posto.
    "Natsu?"
    "Ehm… non si toglie…" Confessò.
    "Che cosa, aye?!" Esclamò l'amico, andando subito ad aiutarlo, perdendosi il sospiro di Luna. "Ma perché l'hai indossato, aye?!" Disse poi, cercando di sfilargli la maschera, ma si fermò quando un sonoro click risuonò nella stanza.
    "È giunta the end, guys." Affermò Wally, tenendo puntata contro di loro la pistola.
    I tre si girarono verso di lui.
    "Di nuovo tu?!" Urlarono assieme Salamander e il gatto umano, alzando le braccia spaventati, al contrario della loro compagna che rimase composta.
    "Incredibile… è la prima volta che vedo tanti Gundra tutti insieme." Osservò lei, meravigliata.
    "Prego, girl?" Replicò lui, guardandola di sottecchi.
    "Tutti quei quadrati… è ovvio che li attirino in quantità superiori alla norma."
    Happy e Natsu sbatterono le palpebre un paio di volte, increduli per il tono tranquillo che la loro amica stava usando per rivolgersi a colui che li stava minacciando.
    Wally per tutta risposta restò fermo per qualche secondo, per poi scuotere la testa.
    "Non importa. Non sarebbe dandy farsi distrarre adesso. Dite bye bye."
    E premette il grilletto.
    Ma proprio in quell'instante apparve Miriana e gli spinse il braccio verso l'alto, facendo sì che il proiettile sfiorasse la testa di Happy, andando a incastrarsi nella parete dietro di lui.
    "Ma perché?!" Domandò l'uomo quadrato, guardando l'amica. "Proprio ora che li avevo sotto tiro!"
    "Non devi molestare i gattini!" Replicò lei, fissandolo con sguardo truce.
    "Ma quale gatto?! Non vedi che sono tre umani, di cui uno con una delle tue maschere?!"
    Natsu restò in silenzio per qualche secondo, per poi miagolare.
    "E invece è un gatto, vedi?!" Gridò subito Miriana, entusiasta.
    Happy invece abbassò la testa. "Natsu è più gatto di me…" Mormorò sconsolato, mentre Wally lo guardava incredulo.
    "Maledetto…" Sibilò, per poi spingere indietro Miriana e scomponendosi subito in decine di quadrati. "Prendi questo! Polygon Attack!"
    Immediatamente i quadrati cominciarono a muoversi ad alta velocità, cercando di colpire Natsu e Happy, i quali furono costretti a effettuare diversi salti acrobatici per schivarli. D'altra parte, Luna si limitò a spostarsi accanto a Miriana.
    "Ma perché li attacchi, miao?" Domando lei all'amico, senza prestare attenzione alla maga al suo fianco.
    "Sono nemici!" Rispose la voce di Wally, mentre Natsu prendeva un pupazzo e lo usava come scudo.
    "Barriera Felina!" Urlò, fingendo un incantesimo per ingannare la ragazza gatto.
    "Nemici? Anche se lui è un gattino?"
    "Ti ho detto che non è un gatto! È solo una maschera… dentro c'è qualcuno!"
    "Miao?!"
    "Uhm… tu dici? Per me è molto somigliante a un gatto…" Intervenne invece Luna.
    "Luna!" Urlò subito Happy. "Ed io cosa sono allora?!"
    "Tu sei Happy. Non è una domanda un po' stupida, scusa?"
    "Gatto Fire!" Gridò Natsu, distruggendo con le fiamme alcuni quadrati che minacciavano di colpirlo.
    Tuttavia sembrava che la recita avesse esaurito il suo scopo, dato che Miriana chiuse le mani a pugno, mentre le orecchie le si rizzavano in alto.
    "Miao! Un umano che fa finta di essere un gattino?! Imperdonabile!" Urlò in preda all'ira.
    "Perché, tu che stai facendo?" Domandò Natsu, guardandola sorpreso.
    "Gatturbine!" Replicò subito la ragazza, facendo apparire una corda che afferrò Natsu per un braccio, impedendogli così di muoversi. "Wally! Fai a pezzi quell'impostore!"
    "Impostore?! Sono stufo, aye!" Urlò Happy, facendosi spuntare le ali e colpendo sulla schiena la ragazza, facendola volare contro il divano della stanza, che si capovolse sotto la forza del colpo.
    "Cosa? Il ragazzo ha le wings!" Esclamò sorpreso Wally, ricomponendo solo la parte superiore del corpo e restando sospeso in aria.
    "Insomma, prima confondete Natsu per un gatto, poi la ragazza gatto… Posso offendermi, sapete?!" Continuò lui.
    "Perché ti dovresti offendere? Tu non somigli a un gatto, miao…" Osservò Miriana, rialzandosi e tenendo sempre la corda in mano, decisa a non lasciar andare Natsu.
    "Beh, considerando che qui Happy è l'unico vero gatto… Effettivamente posso capire il suo punto di vista." Disse Luna, osservando l'amico venire avvolto da una nuvola di fumo per tornare così al suo aspetto originale.
    "Un gatto volante, parlante e che può diventare umano?!" Esclamarono assieme i due nemici, guardandolo sorpresi.
    "Già, aye! E nessuno di voi ha nemmeno lontanamente pensato che potesse essere così, aye!"
    "Ehm… Happy, scusa se t'interrompo… ma che ne dici di darmi una mano a liberarmi?"
    "Non ce n'è bisogno." Rispose Luna, poco prima che una scia di luce partisse da dietro di lei, andando a colpire la corda e spezzandola.
    "Come, miao? Nessuna magia dovrebbe riuscire a distruggere i miei tubi!" Disse sorpresa Miriana, ritirando il pezzo di tubo rimastole in mano, mentre una fatina con in mano una spada restava in volo al fianco di Natsu, ridacchiando.
    "Le mie fate usano una magia particolare." Spiegò Luna, mentre al suo fianco ne apparivano altre due, una con un martello grande come lei e l'altra con una lancia.
    "Cosa…? Quella magia… che cos'è? È strana…"
    "Parla quello che si può trasformare in quadrati volanti." Asserì una voce dietro di lui, poco prima che una radice gigante lo colpisse in pieno, facendogli volare via gli occhiali da sole e spedendolo a diversi metri di distanza, privo di sensi.
    Neville, ancora con le sembianze di Happy, era appoggiato alla porta, tenendo le zampe a terra, mentre la radice scompariva.
    "L'altro gatto, miao!" Esclamò felice Miriana, per poi fermarsi. "Aspettate… voi due siete uguali!"
    Happy atterrò a fianco al compagno. "Vedo che hai mantenuto la trasformazione fino ad adesso, aye! Mira sarà felice di saperlo!"
    "Già… anche se ormai sono agli sgoccioli… la mia energia magica è quasi finita." Rispose lui, per poi ritrasformarsi in Neville e cadendo a terra in ginocchio.
    "Cosa?! Un altro falso?!" Urlò la ragazza gatto. "Gli umani sono gatti… i gatti sono umani… non ci capisco più nulla!"
    Ma prima che potesse dire altro, Natsu la colpì sul retro del collo con la mano.
    Miriana restò in piedi qualche instante, per poi cadere a terra priva di sensi.
    "E direi che sono entrambi sistemati." Disse, lasciandosi cadere seduto a terra con le braccia incrociate. "Non è stato difficile come pensavo."
    "Solo perché abbiamo lavorato assieme." Fece Luna, mentre la fatina con il martello si avvicinava al Dragon Slayer per poi colpire la maschera.
    Questa, in pochi secondi si riempì di crepe, finché non si disgregò, lasciando finalmente libero Natsu.
    "Ah… grazie mille, Luna!" Esclamò lui, sorridendole, mentre le fatine scomparivano. "Bene… e ora pensiamo a trovare Harry!"
    "Ed Erza? Ho sentito che anche lei è qui!" Avvertì Neville, rialzandosi.
    "Erza sta bene, si è liberata da sola. Invece non sappiamo nulla di Harry, aye." Rispose Happy.

    ~~~~~~~~~~~

    "Sembra che non abbiamo fatto in tempo." Commentò Shimon, tenendosi l'indice e il medio della mano sinistra sulla fronte. "Salamander e gli altri vostri amici hanno sconfitto Miriana e Wally."
    "E tu come fai a-" Cominciò a chiedere Ron, venendo subito interrotto da Hermione.
    "Telepatia, vero?" Domandò lei, ricevendo un assenso. "L'avevo immaginato quando hai ricevuto l'ordine di ritirarti. Qui non esistono cellulari, e dubito che possediate gli auricolari."
    "Cellchecosa?" Tentò Gray, mentre continuavano a correre lungo i corridoi.
    "Oggetti di origine babbana. Permettono di comunicare con due o più persone indipendentemente dalla distanza. Li usiamo per parlare anche con persone dall'altra parte del mondo."
    "Come le Lacrime in pratica, no?"
    "Una sorta, sì, ma non usano la magia. Solo energia elettrica."
    "I non maghi possono fare qualcosa del genere?" Osservò sorpresa Juvia.
    "I Babbani hanno trovato diversi metodi per ovviare alla mancanza della magia." Rispose lei.
    "Incredibile…" Mormorò Sho, tenendo lo sguardo verso il basso.

    ~~~~~~~~~~~

    Gerard si avvicinò a una scacchiera appoggiata sopra un tavolo circolare, prendendo in mano una pedina a forma di drago e usandola per farne cadere altre due.
    "Sho e Shimon ci hanno tradito." Disse. "Wally e Miriana invece sono stati sconfitti da Salamander… Bah."
    "Sono più forti di quanto credessi, vero?" Replicò Harry, non potendo evitare di sorridere. "Ora lasciali andare. Ti sei divertito a sufficienza."
    "Dici? No, non ancora… Li lascerò andare, ma prima voglio un adeguato passatempo… in attesa del momento."
    "Momento…?" Ripeté Majutsu. "Che cos'hai intenzione di-"
    "Signor Gerard!" Intervenne l'uomo che era rimasto nel salone assieme a loro. "Faremo meglio a cominciare in fretta la cerimonia. Non è più il momento di giocare."
    "Non è ancora il momento. Nel frattempo però… potete andare voi, Widaldus."
    "Widaldus?!" Esclamò Harry, di colpo spaventato, guardando l'uomo.
    "Posso?"
    "Basta che tieni presente la condizione del qui presente Harry… Non dovete ucciderli."
    L'uomo sorrise, per poi incrociare le braccia di fronte a sé.
    Il suo corpo iniziò subito a emanare energia, che lo avvolse in pochi secondi, impendendo agli altri due di vederlo. Quando riapparve, Widaldus aveva totalmente cambiato aspetto: la sua pelle era completamente bianca, i bordi degli occhi erano tinti di nero, come le sue labbra e i suoi lunghi capelli; i vestiti erano stati sostituiti da un paio di pantaloni neri, mentre il petto era scoperto, lasciando in bella vista un tatuaggio rosso che riportava la parola 'Skeleton'. Ma non era da solo: al suo fianco c'era una donna dai fluenti capelli rosa che indossava un kimono bianco, con una katana in mano. Alla sua sinistra c'era invece un uomo muscoloso, che al posto della testa umana aveva la testa di un gufo, dalle braccia uscivano delle piume marroni, che sembravano avere proprio la forma di un paio di ali, infine sulla schiena erano poggiati quelli che sembrano due veri e propri missili.
    "T-Trinity Raven!" Li riconobbe Harry, guardando Gerard con occhi tremanti. "Tu… fino a che punto la tua follia è grande?! Una gilda di assassini?! Cos'hai intenzione di fare?!"
    "Non siamo solo i membri di una gilda di assassini… Siamo il Commando Speciale Squadra dei Teschi." Rispose la donna, sorridendo.
    "Go to hell!" Urlò Widaldus, tirando fuori la lingua e sorridendo come un folle, mentre le mani facevano le corna.
    L'uomo gufo si limitò a tubare, mentre la donna guardò Harry.
    "Dalla tua reazione, presumo che tu ci conosca già, ma lascia che ti presenti i miei compagni." Fece, per poi indicare l'uomo. "Lui è Widaldus Taka. Poi c'è Civetta. E infine io, il capitano della squadra, Ikaruga."
    Majutsu li guardò, incapace di dire qualcosa.
    "E ora… direi che è il momento di fare un piccolo annuncio." Disse Gerard, ghignando.

    ~~~~~~~~~~~

    "Ce la fai a muoverti?" Domandò Happy a Neville, che annuì.
    "Sì… solo, non chiedermi di trasformarmi per qualche ora… dubito di riuscirci…"
    "M… Maledetti…" Mormorò Wally, rialzandosi a fatica e guardandoli. "Non… Non è ancora finita…"
    "Lascia perdere." Disse Luna. "Non hai la forza necessaria per affrontarci."
    "Noi… andremo in paradiso…" Replicò lui. "Un luogo dove saremo veramente liberi, come dice Gerard. E da lì potremo dominare il mondo!"
    "Ascolta… Gerard è-" Cominciò a parlare Neville, poco prima che sulle pareti e sul soffitto apparissero dal nulla decine di bocche.
    "Che cosa sta succedendo?!" Esclamò spaventato Happy, con il pelo tutto rizzato.
    "Benvenuti…" Esordirono le bocche all'unisono, facendo spalancare gli occhi a Wally.
    "Questa voce… Gerard?"
    "…alla Torre del Paradiso." Continuò la voce.

    "Che razza di magia è mai questa?!" Esclamò disgustato Fred, osservando le bocche sulle pareti.
    "È Gerard." Rispose Shimon. "Vuole che in tutta la torre lo ascoltino."
    "Io sono Gerard, colui che governa questa torre." Proseguì la voce. "Ormai tutti abbiamo le nostre pedine. È ora di cominciare… il Gioco del Paradiso!"

    "Gioco?" Ripeté Neville, deglutendo.
    "Le regole sono semplici. Tra poco userò Harry come vittima sacrificale per resuscitare Zeref."
    "Zeref?!" Gridarono Happy e Natsu assieme.
    "Sta scherzando…" Continuò il gatto volante.

    "Bastardo…" Commentò Gray, mentre Sho tremava per la rabbia.
    "Se le porte del Paradiso si apriranno, avrò vinto io. Se riuscirete a impedirlo… avrete vinto voi.
    Ma se le regole fossero solo queste, non ci sarebbe molto da divertirsi… per questo ho deciso di far scendere in campo tre guerrieri."
    "Tre guerrieri?" Mormorò Ginny, spaventata.
    "Se non riuscirete a batterli, non potrete mai giungere al mio cospetto. Insomma, questa sarà una Battle Royal."
    "Maledetto… Che cos'ha in mente?"
    "Ah, c'è un'ultima regola… è probabile che il Consiglio della Magia attacchi questo posto con il Satellite Square. Sto parlando della magia estrema, capace di annientare tutto… l'Eterion."
    "L'Eterion?!" Esclamarono tutti i maghi di Fiore, spaventati.
    "Qualcosa mi dice che non è un buon segno, vero?" Domandò Ron.
    "L'Eterion… è una magia in grado di cancellare tutto ciò che colpisce… se questa torre diventa il suo obiettivo, lei e tutto ciò che è al suo interno… spariranno in pochi instanti senza lasciare alcuna traccia."

    "State scherzando, vero?!" Esclamò Neville, guardando Natsu, Happy e Wally. "Una simile magia non può esistere!"
    "Invece può… Non credevo che Gerard però avesse intenzione di farci colpire con quella mostruosità…" Rispose Wally, terrorizzato da quella prospettiva. "Moriremo tutti quanti…"

    "L'Eterion?!" Urlò Harry. "Tu non sei folle… sei qualcosa di peggio! Nemmeno per te ci sarà scampo!"
    "Ha ragione lui, Gerard!" Esclamò Widaldus. "Se venissimo colpiti con quello, finiremo tutti dritti all'inferno!"
    "Widaldus… non mi dirai che hai paura, vero?" Domandò divertita Ikaruga.
    "Al contrario! Con-tra-rio! Reverse!" Replicò lui, mettendosi a ridere. "È perfetto! Da tempo aspettavo un lavoro così pericoloso!"

    "Non si sa quanto tempo ci rimanga… ma quando l'Eterion si abbatterà qui sarà la morte per tutti… e il gioco si concluderà con un Game Over senza vincitori."
    "E-E io che pensavo che il nostro Ministero non avesse un briciolo di determinazione…" Deglutì George. "Se devono prendere simili decisioni, preferisco che dormano!"
    "Una magia in grado di annientarci tutti in pochi secondi… l'Eterion…" Sussurrò Hermione. "Non può succedere anche qui…"
    "Di che parli?" Domandò Juvia. "Tu l'hai già visto in azione?"
    "No… fortunatamente no… Ma anche i Babbani… la gente non magica… ha creato qualcosa di simile."
    "Scherzi?!" Intervenne Gray. "Già con la magia è una cosa assurda, ma senza-"
    "Cinquant'anni fa circa." Replicò Hermione. "I Babbani misero a punto un'arma per mettere fine a una guerra di proporzioni mondiali, ma quell'arma… ebbe effetti disastrosi. In pochi secondi, un'intera città venne spazzata via, e ancora oggi si sentono gli effetti di quell'arma… Speravo che i maghi non fossero riusciti a mettere a punto qualcosa di simile."
    Sho deglutì, per poi alzare la mano.
    Erza scomparve subito in una nuvola di fumo, sostituita da una carta che la teneva prigioniera al suo interno.
    "Sho! Ma che diavolo fai?!"
    "Non permetterò a nessuno di toccare la mia sorellina!" Urlò lui, afferrando la carta. "Tutto questo è colpa nostra… Sarò io ad abbattere Gerard!"
    "Sho!" Urlò Titania da dentro la carta, incapace di fare qualsiasi altra cosa.
    Prima che qualcuno potesse fermarlo, Sho corse via.
    "Dannazione!" Esclamò Shimon, per poi voltarsi verso gli altri. "Lo inseguo io. Voi cercate i vostri amici e poi tentate di raggiungere il punto più in alto della Torre! Gerard si trova lì!" Spiegò, dopodiché partì all'inseguimento.
    "Che cosa?!" Urlò Gray, che nel frattempo si era tolto la maglietta. "Ma sapete che mi avete proprio stufato?!"
    "Che vogliamo fare? Li lasciamo da soli?" Chiese Fred.
    "Scherzi, fratello? È nostro dovere aiutarli in ogni modo possibile!" Replicò George, per poi cominciare a corrergli dietro, seguito da tutti gli altri.

    "Bene!" Esclamò Natsu, battendo i pugni e liberando qualche fiamma. "Non ho ben capito cos'ha in mente di fare, però mi sembra chiaro che dobbiamo fermare Gerard, no?"
    "…all'ultimo piano." Mormorò Wally, lasciandosi cadere seduto a terra, tenendo lo sguardo verso il basso. "Gerard… Che cos'è questa storia dell'Eterion…? Se ci colpisce, finiamo tutti all'altro mondo…"
    I quattro membri di Fairy Tail lo guardarono in silenzio.
    "E dire che noi vogliamo solo la vera libertà…"
    "E allora andate a prenderla." Disse Neville, facendogli spalancare gli occhi.
    "Cosa…?"
    "La libertà è ovunque." Continuò Luna. "Basta saperla vedere. Voi avete chiuso gli occhi e non l'avete vista."
    "Voi-"
    "Non so di che libertà tu stia parlando…" Asserì Natsu, sorridendogli. "Però noi a Fairy Tail siamo liberi e ci divertiamo un sacco!"
    "Guys…"
    "Okay, direi di usare qualche trucchetto, come in tutti i giochi!" Esclamò Salamander, per poi avvicinarsi a una finestra. "Ultimo piano, eh?"
    "Natsu, cosa-?" Cominciò a chiedere Neville.
    "Voi cercate gli altri, io vi aspetterò in cima. Andiamo Happy!"
    "Aye!" Urlò l'amico, facendosi spuntare le ali e prendendolo per la maglietta, per poi volare fuori, diretti verso la cima della torre.
    "Quei due… Non sanno mai aspettare." Mormorò divertita Luna, per poi chinarsi e sollevare Miriana, mentre Neville aiutò Wally ad alzarsi.
    "Perché? Siamo vostri nemici…"
    "Dici?" Chiese Paciock. "Ho visto dei veri cattivi… e voi non lo siete. Siete solo stati ingannati. Forza, cerchiamo di uscire da qui. Dovete allontanarvi da quest'isola il prima possibile."
    "E voi?"
    "Noi siamo membri di Fairy Tail." Rispose Luna. "Resteremo finché non avremo fermato Gerard… e Zeref."




    Immagini Personaggi:
    Widaldus Taka (Prima - Dopo)
    Civetta
    Ikaruga



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    E finalmente ecco qui il nuovo capitolo!
    E ormai siamo a metà della saga! E le cose non si mettono affatto bene... Nuovi temibili nemici hanno fatto la loro apparizione, e tremate... perché nel prossimo capitolo se ne vedrano di tutti i colori! E probabilmente non riuscirete più a vedrere un personaggio allo stesso modo...
     
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    暗いロクサス92

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    Capitolo 46: Scontro con Trinity Raven – Prima parte - Torna all'indice dei capitoli
    “Più veloci!” urlò Natsu, facendo uscire delle fiamme dai piedi per usarle come propulsione. 
    “Sì, aye!” replicò Happy, aumentando la presa sull’amico. 
    Dragonil spostò lo sguardo verso il cielo, dove brillò una piccola luce. 
    “Cos’è?” chiese, mentre la luce si faceva più intensa. “Sta arrivando qualcosa?” 
    Prima che i due maghi di Fairy Tail potessero realizzarlo, Civetta lì colpì in pieno, volandogli contro con i suoi siluri, usati come propulsori e facendoli schiantare nuovamente dentro la torre, proprio davanti a Shimon, che frenò la sua corsa. 
    “Salamander?!” esclamò sorpreso, andando subito a soccorrerlo. “Niente di rotto?” 
    “Ma chi sei?” domandò Natsu, rialzandosi, per poi guardare l’uomo gufo entrare nella torre, atterrando in piedi. “E quello chi è?” 
    Civetta lo indicò. “Sono il paladino della giustizia… e non tollero chi si oppone alle regole! Hoho!” 
    Solo a quel punto il Dragon Slayer e Happy si misero seduti di colpo. “È un gufo!” urlarono assieme. “È un gufo… e parla di giustizia!” 
    Shimon invece fissò spaventato l’avversario. “Q-Questo qui…” mormorò, prima di prendere Natsu per un braccio e cominciare a correre nella direzione opposta. “Accidenti! Venite, di qua!” esclamò. 
    “Eh?” 
    “Natsu, quello è un amico del quadratone!” 
    “Ora sto dalla vostra parte!” replicò subito Shimon, lasciando il braccio del mago del fuoco e girandosi per un attimo, incrociando le braccia. “Dobbiamo evitare a tutti i costi quel tizio! Buio istantaneo!” 
    Non appena pronunciò quelle parole il buio li avvolse completamente. 
    “Argh!!! Non si vede un tubo!” urlò Natsu. 
    “Allora ha mentito, aye!” 
    “Ora, presto!” Esclamò il mago del buio, prendendoli nuovamente per le braccia, intenzionato a fuggire. 
    Ma la testa di Civetta si mise in mezzo, costringendolo a fermarsi. 
    Ho, hoo!” Bubolò lui, per poi portare indietro un braccio. “La civetta della giustizia sconfigge anche il buio!” 
    Shimon fece giusto in tempo a spalancare gli occhi prima di venire colpito in pieno stomaco da un raggio di energia magica, che lo trapassò da parte a parte, senza però lasciargli alcun segno visibile dell’attacco. 
    Justice Hoo, hohoo!!!” Gridò l’uomo gufo, pronunciando il nome del suo incantesimo, mentre la sua vittima cadeva a terra, sputando sangue, sotto lo sguardo sorpreso di Natsu e Happy, che erano tornati a vedere poiché la magia si era sciolta. 
    Ho, ho.” Bubolò nuovamente il nemico, piegando di lato la testa. 
    “È molto peggio di quel che pensavo…” Mormorò Shimon, incapace di rialzarsi. “Si tratta della squadra dei Teschi della gilda degli Assassini!” 
    “La gilda degli Assassini?!” ripeté spaventato Happy. 
    “È una delle gilde oscure. Sono gilde spietate, che non svolgono missioni regolari e si sono specializzate in assassinii su commissione!” Spiegò Shimon. “Tra queste, il trio Trinity Raven è famoso per aver sterminato tutti gli ufficiali nell’Area Ovest durante la Guerra di Cabria!” 
    “E questo tizio… anzi, questo uccello… sarebbe uno di loro?!” Domandò incredulo il gatto. 
    Ho hoo. Abbiamo solo sradicato il male.” Precisò il diretto interessato. 
    “Sono dei killer professionisti… bisogna evitare di scontrarsi con loro!” 
    “Salamander…” Lo interruppe Civetta, preparandosi a combattere. “La tua pessima fama è arrivata fino alla nostra gilda! E anche oggi io, soldato della giustizia, sconfiggerò il male!” 
    Natsu restò in silenzio a guardarlo. 
    Poi di colpo si lasciò avvolgere dal fuoco. 
    “La gilda è un posto dove si concentrano i nostri sogni e tutto quello in cui crediamo!” Disse serio. “Non è un posto per degli sporchi affari!” 
    “Lascia perdere, Salamander!” Urlò Shimon. “Devi stare alla larga dalle gilde di assassini!” 
    “Quindi… lui uccide per lavoro, aye?” 
    “Un lavoro del genere non dovrebbe nemmeno esistere! E non mi va giù nemmeno che ci sia qualcuno che commissiona questi compiti! Per non parlare del fatto che si spacciano per una gilda.” Continuò il Dragon Slayer, per poi aumentare l’intensità delle proprie fiamme. “Insomma, non ti sopporto proprio!” Dichiarò rivolto al nemico. “Quindi ora vengo lì e ti pesto! Fatti sotto, brutta copia di un gufo postino!” 
    Ho hoo.” Bubolò l’assassino. “Senti, giovanotto, non posso lasciare che l’erba cattiva infesti il mondo…” 
    Dicendo ciò si chinò a terra, mentre i siluri sulle sue spalle si accesero. “E tu sei un’erba cattivissima. Devi morire. Jet Hoo Hohoo!” 
    Non appena terminò la frase si lanciò contro Natsu, che riuscì a parare i suoi pugni incrociando le braccia come scudo, ma indietreggiando di diversi metri. 
    “Natsu!” Urlò preoccupato Happy. 
    “Grr… se vuoi giocare con il fuoco… io non mi tiro di certo indietro!” Gridò il Dragon Slayer, riuscendo a respingerlo e a colpirlo con un pugno infuocato. 
    Ma con sua sorpresa, l’avversario non si scompose minimamente, anzi, aumentò la potenza dei siluri, per poi volare contro Natsu, prendendolo per una gamba e trascinandolo fino a una stanza con il soffitto più alto, dirigendosi subito contro di esso. Senza lasciare il tempo al mago di Fairy Tail di rispondere all’attacco, lo scagliò verso il pavimento, che perse diverse piastrelle a causa dell’impatto. 
    Hohoo! Hai la pelle resistente. Dopo tanto tempo, finalmente un lavoro interessante. Hoho.” 
    “Trinity Raven… Molto peggio di quel che si dice in giro…” Mormorò Shimon. 
    “E di questi tipi ce ne sono altri due.” Fece una voce, poco prima che una luce apparisse di fronte a lui. Sotto i suoi occhi sorpresi apparve Neville. 
    “Neville!” esclamò il gatto. “Come-?” 
    “Luna.” Rispose lui, deglutendo. “Ha usato parte della sua magia per mandarmi qui, intuendo che c’era qualcosa che non andava. E pare che quelle sue creature ogni tanto ci aiutino davvero.” 
    Hoho? E tu chi sei?” Domandò il nemico, guardandolo. 
    Neville sorrise, per poi portare la mano destra sul braccio sinistro, che s’illuminò subito. 
    Pochi istanti dopo, tra le mani di Paciock si materializzò la spada di Godric Grifondoro. 
    “Il mio nome è Neville Paciock, mago di Fairy Tail ed erede della volontà di Grifondoro!” Esclamò, brandendola. 
      
    ~~~~~~~~~~~ 

      
    “Neville Paciock, eh?” Esordì Gerard, divertito, prendendo in mano una pedina a forma di spada e mettendola sulla scacchiera di fronte a una a forma di gufo. “Non mi aspettavo sarebbe tornato indietro.” 
    “Li hai sottovalutati.” Rispose Harry, guardandolo truce. “I miei amici non si arrenderanno di certo di fronte a una minaccia. Fammi parlare con loro. Riuscirò a mandarli via e nessuno si opporrà più a te.” 
    “Davvero pensi che io voglia lasciarli andare via?” 
    Majutsu spalancò gli occhi. “Ma il nostro patto-” 
    Prima che potesse finire la frase, sul suo corpo apparvero dei disegni a forma di catene, che lo costrinsero a cadere a terra, come se fosse legato. 
    “Mi credi davvero così stupido? So benissimo che non hai alcuna intenzione di diventare davvero un mio sacrificio. Tuttavia, credo che le tue convinzioni qui non contino nulla. Oh, dimenticavo: tutti i tuoi amici moriranno.” 
    “Bastardo…” Fece lui, guardandolo con occhi pieni di puro veleno. 
    “Ma sono comunque un uomo di parola… Riporterò in vita i tuoi genitori… chissà, magari usando proprio Erza e Natsu come sacrifici!” Continuò lui, scoppiando a ridere. “Non vedo l’ora di vedere le loro facce disperate quando scopriranno cos’è successo al loro caro figlio!” 
    Harry cominciò a tremare per la rabbia. “E io che pensavo che Voldemort fosse spregevole… qualcosa mi dice che neppure lui scenderebbe al tuo livello.” 
    “Come se mi importasse di quel maguncolo. Vedi, Harry… Quando Zeref avrà preso il tuo corpo come sacrificio, la prima cosa che faremo sarà andare nel tuo mondo d’origine ed eliminare tutti quanti. Dei maghi che non usano a pieno il loro potenziale non meritano di vivere.” 
    “Credi davvero di riuscirci?” Domandò il moro. “Dall’altra parte ci sono molti maghi potenti e-” 
    “Non prendermi in giro. Klaun me l’ha confermato: nessuno, nemmeno Albus Silente, è al nostro livello.” 
    “Klaun… quindi lavora davvero per te.” 
    “Certo. Chi credi sia stato a convincere Malfoy a liberarsi di un oggetto che il suo padrone gli aveva affidato?” 
    Harry lo guardo sorpreso. “Come?” 
    “Klaun ha scoperto il diario per puro caso. Si è diretto al castello dei Malfoy, e lì ha cominciato a scrivere sopra il diario di Tom. Assieme hanno deciso il piano per aprire nuovamente la Camera dei Segreti. Hanno costretto Lucius a obbedire, minacciando di uccidere sua moglie e suo figlio. Così, quando vi ha incontrato in libreria, ha messo il diario tra i libri della piccola Weasley. Il piano prevedeva proprio che Tom si impossessasse di Ginny, così da potervi anche tenere sotto controllo. E nessuno di voi avrebbe mai sospettato della persona apparentemente più innocente.” 
    “Tu…” 
    “Poi quando è apparso Tobi, sono rimasto sorpreso. Un non mago con simili poteri… mi ha incuriosito. In effetti, credo che in futuro cercherò anche il suo mondo. Potremmo diventare ancora più potenti.” 
    “È inutile. Il passaggio tra i nostri mondi e quello di Naruto si è chiuso. Nessuno ha idea di come aprirlo nuovamente.” 
    “Tu sottovaluti il potere di Zeref. Ma ad ogni modo, non è una cosa che faremo a breve.” 
    “E tu sottovaluti il potere di Fairy Tail! Ti sconfiggeremo!” 
    “Che presuntuoso… Ma vedi, nessuno di loro arriverà qui. Trinity Raven ha il preciso ordine di uccidere tutti quelli presenti nella torre a parte noi due. E se qualcuno dovesse sopravvivere… beh, ci penserà l’Eterion a finirlo.” 
      
    ~~~~~~~~~~~ 

      
    “Dove sono finiti?” Chiese Fred, mentre continuavano la loro corsa. 
    “Devono essere qualche piano sopra di noi.” Rispose Hermione. “Almeno, dai rumori che si sentono posso immaginarlo…” 
    “È sempre così?” Domandò Ginny. 
    “Purtroppo sì.” Replicò Gray. “Vedrai, ci farai l’abitudine… ma ora dobbiamo salvare Harry, recuperare Erza e gli altri e andarcene da qui il prima possibile.” 
    “Oh, ve ne andrete.” Intervenne una voce. “Ma verso l’inferno!” 
    A quelle parole i maghi si fermarono, guardandosi attorno mentre un rumore assordante cominciava a riempire l’aria. 
    “Cos’è questo? È insopportabile!” Gridò George, portandosi le mani sulle orecchie. 
    “Dite? A Juvia piace.” 
    “Sembrerebbe una chitarra elettrica… ma com’è possibile?” Fece Hermione, anche lei con le orecchie tappate. 
    “Oh, abbiamo un’intenditrice qui, eh?” Asserì compiaciuta la voce, mentre di fronte a loro appariva Widaldus, il quale stava facendo ruotare attorno a sé i suoi lunghi capelli, mentre nel frattempo suonava una chitarra a forma di teschio. 
    Hey! Yeaaah!” urlò. “Fuckin’ gal!” 
    E in quel momento finì di suonare, per poi guardarli tirando fuori la lingua. “Inferno Live Destroyeeeer!” 
    Il gruppo restò in silenzio per qualche secondo. 
    “Dite un po’, ma qui, oltre a Gerard e Zeref, avete qualche cattivo che non sia fuori come una campana?” Domandarono assieme i gemelli Weasley. 
    “Che capellone!” Commentò Lucy. 
    “E questo sarebbe uno dei tre soldati di cui parlava Gerard?” Fece invece Juvia. 
    “Gilda degli assassini, Squadra dei Teschi!” Rispose il nemico, sorridendo. “Ehi, sono Skull! Nome strepitoso, vero?” 
    “Mi fa paura…” Sussurrò Ginny. 
    “Sono uno dei tre Trinity Raven!” Urlò il chitarrista. “Mi chiamano anche Widaldus Taka!” 
    “Gilda degli assassini?” Ripeté Ron, deglutendo. “Perché qualcosa mi dice che non è solo un nome?” 
    “Sesto senso, fratellino?” Rispose sarcastico Fred, prima di girarsi verso la sorella. “Ginny, tu allontanati da qui subito!” 
    La minore dei Weasley aprì la bocca per protestare, solo per scomparire in una scia di luce. 
    “Eh?!” Esclamò Gray, poco prima di subire lo stesso destino, seguito da Hermione. 
    “… Hanno preso alla lettera il tuo suggerimento.” Commentò Juvia. 
    “Oh, sono scappati? Poco importa… tanto verranno fermati dagli altri.” Affermò Widaldus, per poi fare un assolo. 
    Immediatamente i suoi capelli si allungarono, andando dritti contro i membri di Fairy Tail, i quali dovettero buttarsi di lato per evitarli, salvo Juvia, che rimase al suo posto. 
    “Che cosa fai?! Spostati!” Avvertì Ron, per poi zittirsi quando vide i capelli passarle attraverso senza farle alcun danno. 
    L’ex Element Four restò impassibile. “Juvia è fatta d’acqua.” Spiegò. 
    “CHE?!” Gridò il Weasley, per poi guardare i gemelli, i quali sospirarono. “E voi lo sapevate?!” 
    “Ci ha messo fuori gioco per prima quando siamo arrivati qui. Immagina averla come nemica.” Rispose George. “Nessun attacco normale può colpirla. È un po’ come un fantasma.” 
    Juvia nel frattempo alzò una mano. “Water Lock!” 
    Non appena pronunciò l’incantesimo dal suo corpo si staccò una notevole quantità d’acqua, che corse subito verso il nemico, cominciando ad avvolgerlo. 
    Lock? Forse volevi dire Rock!” Ribatté lui, poco prima di venire completamente rinchiuso in un’enorme bolla d’acqua. 
    “Tutte chiacchere.” Disse Juvia, mentre Lucy deglutiva. 
    “P-Per fortuna non sei più nostra nemica…” Mormorò la bionda. 
    Ma con sorpresa di tutti i presenti, la bolla esplose, mentre l’acqua veniva assorbita dai capelli neri. 
    “Cosa…?” 
    Widaldus sorrise, per poi scuotere la testa facendo così andare i capelli all’indietro, come per vantarsi. 
    “Il Water Lock di Juvia… si è sciolto?!” Esclamò sorpresa la maga d’acqua. 
    “Incredibile!” Gridarono assieme i gemelli, tirando fuori la bacchetta. 
    “Le cose stanno andando sempre peggio, vero?” Chiese Ron, imitandoli. 
    “Ci voleva una lavata per togliere le pieghe del cuscino.” Asserì il membro di Trinity Raven. “Lo shampoo al mattino non fa bene, danneggia i capelli.” 
    “Dannato… come hai fatto a sciogliere la magia di Juvia?” 
    Widaldus sorrise. “I miei capelli assorbono i liquidi. Sto alla larga da olio e alcool! Mi rovinano la chioma!” 
    “Inquietante…” Deglutì Fred. “Senza contare che mi sta venendo il dubbio che anche Piton abbia lo stesso potere…” 
    “Piton con simili capelli?” Commentò il fratello, per poi portarsi una mano davanti alla bocca. “Non so se ridere o vomitare!” 
    “Q-Quindi l’acqua non funziona?” Mormorò spaventata Lucy. 
    “Vediamo…” Fece Widaldus, per poi cominciare a indicarli alternativamente con entrambi gli indici. “Ambarabaciccicoccò, all’inferno chi ci metto? Ce lo dicono i… dia… vo… let…” 
    E concluse la conta indicando Juvia e Ron. “…ti!” 
    Senza perdere ulteriore tempo, fece un altro assolo. “Ho deciso! Voi due sarete la mia Succubus e il mio Incubus di oggi!” 
    “Di che diamine stai parlando?” Domandò Ron, mentre un brivido lo percorse lungo tutta la schiena. 
    Rock of Succubus and Incubus!” Urlò il nemico. 
    Immediatamente il Weasley minore e Juvia si sollevarono in volo. 
    “Ron! Juvia!” Urlarono insieme i tre maghi restanti, guardandoli spaventati. 
    “Fatelo smettere!” Gridò Ron, portandosi le mani sulla testa. 
    “Basta! Non… entrare…” Strillò invece Juvia, poco prima che entrambi venissero avvolti da una fortissima luce. 
    Quando questa scomparve, al fianco di Widaldus si misero in piedi Ron e Juvia. 
    I loro vestiti erano totalmente cambiati: Juvia ora indossava dei pantaloni topless neri, con un tatuaggio sulla pancia e sul braccio destro, mentre i suoi capelli erano completamente liberi. Ron, cambiato allo stesso modo, indossava un completo simile a quello del mago chitarrista, con un tatuaggio sulla parte sinistra del volto. 
    “Inferno!” Esclamarono entrambi, tirando fuori la lingua. “Vi faremo vedere noi il vero top dell’inferno, idioti!” 
    Lucy, Fred e George guardarono increduli i compagni, per poi deglutire. 
    “C-Cosa gli è successo?” Domandò spaventata la maga degli spiriti stellari, mentre i gemelli si prepararono a combattere. 
    “Non ne abbiamo idea… ma se non riportiamo Ron come prima, ci conviene fare domanda di trasferimento a Fiore in maniera definitiva.” 
    “Non il contrario?” Chiese la bionda, dimenticandosi temporaneamente di ciò che stava succedendo. 
    “Scherzi? Nostra madre ci strangola se vede Ron in quello stato!” Risposero i due gemelli. 
    “Ehi, stupidi!” Fece Ronald. “Volete stare zitti e farvi trascinare all’inferno?” 
    I tre maghi indietreggiarono. 
    “Okay, qualche idea?” Chiese George. 
    “Prima di tutto, bisognerebbe capire cosa gli è successo… sono abbastanza sicuro che Ron non avesse un simile lato nascosto… e nemmeno Juvia.” 
    Widaldus ridacchiò. “Chi viene colpito dalla mia magia è costretto a fare solo ciò che voglio io.” Spiegò entusiasta. 
    “Il suono…? Li hai ipnotizzati con il suono della chitarra, vero?” Capì Lucy. 
    “Ih ih! E brava, non ti sfugge nulla, eh?” 
    “Ma perché solo loro due?” Chiese Fred. “Non avrebbe avuto più senso prenderci tutti?” 
    “E dove sarebbe stato il divertimento? Voglio vedervi combattere tra di voi!” 
    “Questo è un bel guaio…” Mormorò l’altro gemello. “Sa perfettamente che non potremmo mai attaccarli sul serio… d’altro canto, loro al momento non sono in grado di controllarsi…” 
    “Bene! E ora direi di andare sotto con il rock!” Gridò Widaldus, ricominciando a suonare. 
    “Rock? Non so di cosa tu stia parlando, ma libera subito nostro fratello e Juvia!” Replicarono assieme i gemelli, per poi battere tra di loro i pugni, creando una volpe di fuoco, che si lanciò contro il nemico. 
    Ma prima che potesse raggiungerlo, il Weasley minore si mise in mezzo, alzando le mani e creando una parete di luce, che assorbì l’altra magia. 
    “Cosa?!” Esclamò Lucy, incredula. “La magia di Ron non può fare una cosa del genere!” 
    “Oh, quindi non ne eravate a conoscenza?” Domandò il chitarrista, scoppiando a ridere. “Beh, mi spiace per voi, ma in questo stato per loro non c’è nessun limite! Posso sfruttare la loro magia fino all’ultima goccia!” 
    “Esatto!” Disse Juvia, facendo le corna con le mani. “E chi non sa cosa sia il rock merita solo di crepareee!” 
    Non appena ebbe detto ciò si trasformò in una vera e propria onda e si scagliò contro i tre maghi, investendoli. 
    “Non di nuovo!” Protestò Fred, cercando di restare a galla. 
    “Juvia! Ritorna in te!” Strillò Lucy, poco prima che un’onda la facesse volare in aria, per poi avvolgerla completamente. 
    “Resisti Lucy!” Esclamò George, per poi riuscire ad afferrare la bacchetta e pronunciare un incantesimo, facendo apparire attorno alla testa della bionda una bolla d’aria. 
    “Non interferire!” Urlò Ron, lanciandogli contro una sfera di luce. 
    Il Weasley non si preoccupò di schivarla, convinto che fosse innocua. Fu infatti non poco sorpreso quando sentì un forte bruciore nel punto in cui era stato colpito. 
    “George!” Gridò preoccupato Fred, vedendo la smorfia di dolore sul volto del fratello, per poi erigere una barriera giusto in tempo per evitare la sua stessa sorte. 
    “Che vi succede? Non volete affrontarmi?” Chiese Ron, ghignando in un modo tale che a entrambi i fratelli vennero i brividi. 
    “A quanto pare…” Bofonchiò George, alzandosi. “La sua magia ha un potere superiore a quanto pensassimo…” 
    “Come lo affrontiamo allora? Ha già dimostrato di poter respingere i nostri incantesimi.” 
    “No. Ha solo respinto un nostro incantesimo… se lo attacchiamo insieme, possiamo immobilizzarlo.” 
    “Sì… hai ragione!” Concordò Fred, per poi cominciare a nuotare verso Ron, finché non riuscì ad uscire dall’acqua, proseguendo correndo. 
    “Non vi arrendete allora?” Gridò Ronald, cominciando a lanciargli contro una raffica di sfere di luce, che il fratello riuscì miracolosamente a evitare. 
    Petrificus Totalus!” Urlò Fred, cercando di colpirlo. 
    Proprio come prima, Ron alzò una mano, creando nuovamente la barriera di luce, che assorbì l’incantesimo della pastoia senza alcuna difficoltà. 
    “È inutile! Non avete speranza di battermi!” 
    “Tu dici?” Domandò George, che approfittando della distrazione creata dal fratello lo aveva raggiunto alle spalle, lanciandogli contro la stessa magia. 
    Ma con sua immensa sorpresa, nonostante l’incantesimo lo avesse colpito in pieno, questi passò oltre, andando a colpire la parete, mancando per pochi centimetri Fred. 
    “C-Cosa…?” 
    “Oh, mi spiace, non ve l’ho detto… pare che ora anche il mio corpo si sia trasformato…” Spiegò Ron, sorridendo. “Proprio come Juvia con l’acqua, il mio corpo è fatto interamente di luce!” 
    I due gemelli restarono in silenzio. 
    “Questo… è un bel problema.” Ammise George. “Se le cose stanno così, come possiamo fermarlo?” 
    “L’opposto della luce è l’oscurità… Ma che io sappia, l’unico che conosce una magia di quel tipo è quel Shimon e forse Harry… E a noi di certo non hanno insegnato nessun incantesimo per spegnere la luce.” 
    “Ora comprendete quanto disperata sia la vostra situazione?” Fece Ron. “Non c’è niente con cui possiate opporvi!” 
    A quella parola Fred spalancò gli occhi. “Ma certo…” Sussurrò, sorridendo. “Basta usare la logica!” 
    “Fred?” 
    “Fratello, direi che è il momento di rendere fiera la professoressa McGranitt.” Continuò lui, per poi pronunciare un incantesimo contro il muro alle sue spalle, facendo cadere a terra alcuni pezzi di mattoni. 
    Senza perdere altro tempo pronunciò un altro incantesimo contro essi. 
    Sotto lo sguardo dei due fratelli, creò uno scudo con sopra uno specchio, che alzò subito. 
    “Geniale!” Esclamò il gemello, comprendendo le sue intenzioni e imitandolo subito. 
    “Specchi? Volete fermarmi con degli specchi?!” Disse incredulo Ron. “Non vi pensavo così stupidi!” 
    “Ronnie… tu ci sottovaluti. Un errore che di solito non commetti. Ora… che ne dici di riprendere la nostra battaglia?” 
    Ron digrignò i denti. “Lo avete voluto voi!” Urlò, scagliandogli contro altre sfere di luce. 
    Ma questa volta i gemelli alzarono gli scudi, i quali si limitarono a fare il loro dovere e respinsero la luce, che tornò al mittente, venendo riassorbita. 
    “Cosa?” 
    “La luce può essere riflessa!” Esclamarono i gemelli assieme. “E se può essere respinta…” 
    “Allora può anche essere dissipata.” 
    Partunox!” Pronunciarono assieme, scagliando dalle bacchette un fascio di luce nera, che colpì in pieno Ron. 
    Questi stavolta urlò di dolore. 
    Poi, pochi secondi dopo, riprese il suo aspetto originario e il tatuaggio sul volto scomparve, lasciandolo cadere a terra esanime. 
    “Ci… Ci siamo riusciti…” Sospirò Fred, mentre il fratello andava a soccorrere Ron. 
    “Speriamo di non doverlo più affrontare in un simile stato… Credo che per la prima volta ho avuto veramente paura.” 
      
    Nel frattempo, Lucy non se la stava passando affatto bene. 
    Juvia stava infierendo su di lei, e probabilmente era solo grazie alla magia che George le aveva lanciato contro che non era ancora annegata, visto che la maga d’acqua continuava a colpirla con ondate di tale potenza da lasciarla appena cosciente. 
    “Juvia, fermati, ti prego!” Urlò, poco prima di venire colpita da una frustata d’acqua, che la fece urlare per il dolore. “Non volevi entrare a far parte di Fairy Tail?!” Gridò ancora, sperando di farla tornare in sé. “Allora perché ti metti a colpire così i tuoi compagni?!” 
    Come risposta una nuova ondata la colpì, riuscendo a infrangere la bolla d’aria e trascinandola via. 
    Lucy cominciò a sentire i polmoni riempirsi d’acqua, mentre cercava invano di uscire da quell’attacco. 
    “Lucy…” 
    La bionda spalancò gli occhi, mentre la testa della maga d’acqua appariva davanti a lei, ridendo come una pazza. 
    “Quella non è Juvia!” 
    “Questa voce… sei tu, Juvia?” Chiese mentalmente Lucy, incredula. “Ah, ho capito! La sento perché qui sono dentro di lei.” 
    “Juvia non vuole far del male ai suoi compagni… Beh, forse compagni è una parola grossa…
    Certo, sei la sua rivale in amore…”
     
    “Qui credo ci sia un grosso equivoco…” Replicò la maga degli spiriti stellari, trattenendosi dal sospirare. 
    “Ma Juvia si è veramente affezionata alla gente di Fairy Tail.” 
    Lucy spalancò gli occhi. 
    “L’amicizia… Sono talmente allegri e calorosi… che anche se fuori piove, dentro la gilda sembra splendere il sole.” 
    Mentre diceva ciò, alla maga d’acqua tornarono in mente vecchi ricordi, risalenti a quando era ancora una bambina, dove era evitata da tutti per la sua magia. 
    “E proprio ora che Juvia stava facendo amicizia con tutti voi…” 
    In quel momento di fronte a Lucy il volto della ragazza mutò, tornando a essere per pochi istanti quello che aveva sempre, tranne per le lacrime che scendevano lungo il suo viso. 
    “Juvia… non fa che attirare l’infelicità…” 
    “Lacrime?” 
    “Juvia!” Chiamò Widaldus. “È arrivato il momento di finirla! Poi passa agli altri tre!” 
    Non appena ebbe dato l’ordine, l’acqua scomparve, lasciando cadere rovinosamente a terra Lucy. 
    Juvia riprese il suo aspetto umano, indietreggiando e preparandosi a darle il colpo di grazia. 
    “Ehi, vedi di non agire troppo da vittima!” Esclamò Fred, raggiungendo Lucy di corsa, aiutandola a rialzarsi, mentre il gemello continuava a vegliare su Ron. “Solo perché non hai vissuto dei bei momenti in passato, non significa che tu non possa crearne in futuro!” 
    “Fred ha ragione…” Disse la bionda. “E poi Fairy Tail non potrebbe mai rifiutare qualcuno che versa lacrime per i suoi compagni!” 
    A quelle parole Juvia si fermò, guardandoli increduli. 
    “Vantati pure!” Esclamò di colpo la maga degli spiriti stellari, indicandola, mentre si portava l’altra mano sulla vita. “Mi hai fatto ricordare una cosa!” 
    Fred la vide portare lentamente la mano in tasca, afferrando qualcosa. Gli ci volerò pochi secondi per realizzare che cos’aveva in mente. 
    “Ehi…” Le sussurrò all’orecchio. “Sei sicura? Non mi sembrava ci tenesse particolarmente alla nostra incolumità…” 
    “Non ho altra scelta. Voi preparatevi.” Rispose lei, quasi senza muovere le labbra. 
    “Uffa…!” Esclamò Widaldus, continuando a suonare la chitarra. “Forza, fagliela vedere, Juvia!” 
    “Vi farò a pezzi con il Water Jigsaw!” Urlò lei, trasformandosi in un’onda d’acqua e andandogli contro. 
    “Spostatevi!” 
    Ma con sua sorpresa, Lucy portò l’altra mano in avanti, conficcandola proprio nell’attacco d’acqua, il quale si fermò contro di lei. 
    Apriti, Porta dell’Acquario!” Pronunciò, mentre dalla chiave dorata che teneva in mano cominciava a scaturire la luce dell’evocazione. 
    “George! Crea subito una bolla d’aria per te e per Ron!” Gridò Fred, per poi eseguire la magia su se stesso e Lucy, mentre la ragazza completava l’incantesimo. 
    Acquarius!” Urlò, facendo apparire la sirena dall’acqua di Juvia, la quale la guardò incredula. 
    “Hai usato il corpo di Juvia per chiamare uno spirito stellare?!” Esclamò con gli occhi spalancati. 
    “Nell’acqua posso evocare lo Spirito Stellare più forte, Acquarius!” Rispose la bionda, sorridendo. “E tutto grazie a te, Juvia!” 
    “Sta’ zitta, ragazzina!” Ordinò Acquarius, cominciando a far aumentare l’acqua presente, coinvolgendo tutti i presenti in uno tsunami. 
    “Che cosa sta facendo?!” Esclamò George, tenendo Ron per la maglietta. “Non dovrebbe essere dalla nostra parte?!” 
    “Diciamo che ha un punto di vista piuttosto… personale!” Rispose il fratello, venendo trascinato via, mentre i capelli di Widaldus continuavano ad assorbire l’acqua, senza però riuscire a fermarla. 
    “Non funzionerà!” Urlò, aumentando la lunghezza dei capelli. “Vi ho già detto che con me l’acqua non ha effetto!” 
    “Forse però… possiamo aumentare la sua efficacia!” Esclamò Fred, nuotando verso Lucy, mentre Juvia, tornata in sé, recuperava George e Ron, per poi raggiungerli. 
    I cinque maghi si presero per mano, creando subito una sfera di luce che li avvolse. 
      
    Un pedone a forma di chitarra si crepò. 
    “Cosa?” Esclamò sorpreso Gerard, guardandolo spaccarsi definitivamente a metà. “Quella ragazza… non può possedere un simile potere magico… che abbiano fuso i loro poteri?” 
    Harry non disse nulla, limitandosi a sorridere. 
      
    “U-Un momento!” Urlò Widaldus. “Che cos’è tutta quest’acqua?! È-È troppa anche per m-” 
    Non riuscì a concludere la frase che venne finalmente sommerso dallo tsunami, mentre i membri di Fairy Tail si avvicinarono a lui, continuando a tenersi per mano. 
    “Cosa?!” Pensò l’assassino, guardandoli avvicinarsi. “Unison Raid?” 
    A quel punto lo tsunami esplose, scagliando tutti quanti a terra. 
    Widaldus scivolò a diversi metri dagli altri, con la testa ora perfettamente calva, che specchiava la luce a sua volta riflessa dall’acqua che lo circondava. 
    I maghi di Fairy Tail lo guardarono sollevati, per poi venire abbracciati da Juvia. 
    “Juvia è tornata normale!” Esclamò felice. 
    “Ci siamo riusciti!” Esultò Lucy, poco prima che un’ombra la coprisse. 
    “Piuttosto… non ti permettere mai più di chiamarmi nel bel mezzo di un macello simile.” Sibilò Acquarius, per poi abbassarsi per fissarla in faccia. “Ci manca solo che cominci a invocarmi dal gabinetto! Tu provaci, e io ti ammazzo.” 
    “S-Scusa…” Mormorò la bionda, deglutendo. 
    “Ora capisco perché le sirene sono classificate come mostri da cui tenersi alla larga…” Sussurrò George, ricevendo un’occhiataccia dalla diretta interessata. 
    “Oggi parto.” Continuò lo Spirito Stellare, sorridendo. “Vado in vacanza per due settimane con il mio ragazzo. Non ti azzardare a invocarmi.” 
    “R-Ricevuto.” 
    “E vedi di trovarti anche tu un ragazzo! Direi che ormai è il momento che cominci a guardarti intorno.” 
    “Ma che razza di discorsi sono?!” Le urlò Lucy, vedendola scomparire. 
    “L’amore è importante, Lucy.” Concordò Juvia. 
    “Sarà… ma finora io l’ho visto solo come fonte di paura…” Commentò Fred, per poi lasciarsi cadere a terra, imitato da tutti gli altri. 
    “Ohio…” Balbettò Ron, aprendo gli occhi. “Perché ho un simile mal di testa…?” 
    “Bentornato, fratellino.” Disse George. “Com’è stata la tua esperienza da cattivo? Ci hai pure costretti a inventarci una nuova magia…” 
    “… La mia esperienza da cosa?!” 
    “Lascia perdere. Meglio che tu non viva un simile trauma…” 
    “Ehi…” Fece l’altro gemello. “Vi immaginate se ci fosse stato Percy e avesse scelto lui?” 
    I gemelli Weasley e Lucy restarono in silenzio per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere. 
    “Oh, mamma! Credo sarei morta dalle risate!” Ammise Lucy, mentre Juvia e Ron li guardarono perplessi. 
    “Che diamine è successo mentre ero svenuto?” Domandò il minore dei rossi.



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    E finalmente eccomi qui il nuovo capitolo!
    Allora, che dite? Vi siete spaventati per il nuovo Ron? XD
    Di sicuro questa battaglia ha lasciato non pochi segni ai nostri eroi... e hanno sconfitto solo uno dei Trinity. Gli altri due non saranno di certo più facili, e c&#39;è ancora Gerard...
    Beh, direi che non c&#39;è altro da dire. Spero solo di riuscire a farvi avere in tempi brevi la seconda parte dello scontro!
     
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