Posts written by Liberty89

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    Capitolo IX: Evoluzione



    Con un sospiro stanco, Axel si passò un braccio sulla fronte sudata per poi guardarsi intorno. Il tramonto era ormai al termine, i suoi raggi rossi e gialli avevano nascosto almeno un po’ l’ardente luce delle fiamme del Ritornante, che finalmente aveva distrutto anche l’ultima traccia delle radici della donna-fiore. Al mattino avrebbe fatto un ulteriore controllo per ogni evenienza, perché purtroppo con l’arrivo della sera non si poteva fare più di così.
    Il ragazzo proseguì nella sua osservazione e una smorfia gli piegò le labbra sottili: del verde giardino del Castello Disney non era rimasto altro che terra divelta e bruciata, un nero e fumante tappeto che dava al candido maniero un aspetto tetro e disturbante alla luce sanguigna del crepuscolo. E l’avanzare della notte non aiutava affatto a rendere almeno un po’ meno sgradevole la visione di quel macabro scenario.
    -Ehi Lex.- esordì il rosso quando l’Eroe del Silenzio comparve al suo fianco tramite un varco. -Hai richiuso tutte le buche e le gallerie scavate da quella cosa?-
    Lexaeus chiuse gli occhi e scosse il capo. -No, ho esaurito le energie. Sono riuscito a malapena a controllare l’area opposta a questa e sistemarla un poco. Domani alla luce del giorno potrò riprendere anche con un altro spirito.-
    Il numero VIII annuì, incrociando le braccia. -Certo, posso capire.-
    Xemnas sapeva che l’ex fondatore era stanco esattamente come lui, ma l’aveva mandato comunque perché lo aiutasse a eliminare le membra rimaste di Scarlet e a fare un controllo dei danni subiti dal luogo che custodiva la Prima Pietra della Luce. Lexaeus non si era opposto in alcun modo all’ordine e l’aveva eseguito dando fondo a quel poco di forza rimastagli in corpo e che ora gli concedeva il solo lusso di mantenersi in piedi. Axel rabbrividì al suono ruvido e inquietante della terra che da qualche parte cedette al proprio peso, chiudendo una delle tante ferite che la rosa aveva aperto da un capo all’altro del cortile, quindi spostò lo sguardo smeraldino sul compagno, scrutandone gli occhi azzurri mezzi chiusi e colmi di stanchezza.
    -Andiamo gigantone.- mormorò Axel, aprendo un passaggio luminoso accanto all’amico. -Una notte di sonno farà bene a entrambi.-
    Il castano assentì con un cenno muto e attraversò il varco in silenzio. Axel sospirò a labbra chiuse e guardò un’ultima volta il sole, augurandosi che gli amici che aveva lasciato nel nuovo mondo raggiunto non fossero finiti in guai troppo grossi.

    ***


    Terminato l’incontro con Saix, il Ritornante si era congedato con poche parole e un cenno, quindi aveva attraversato un varco per tornare al Castello Disney e fare rapporto al Re e Xemnas. Ancora seduto sul divanetto dell’ufficio di Crea Dorosera, Sora incrociò le braccia sul petto e liberò un lungo sospiro, volgendo lo sguardo fuori dall’ampia finestra. La sera avanzava lenta e in poche ore era successo anche troppo.
    -D’accordo.- esordì a un tratto, attirando l’attenzione dei tre amici. -Xemnas e gli altri sapranno cavarsela, noi dobbiamo concentrarci sulla nostra missione qui, che sarà tutt’altro che semplice.-
    Riku annuì, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e il viso sulle mani intrecciate. -Ci penso da prima. Non avevo mai sentito di una serratura doppia, spero che non ci sia bisogno di spostarsi sul secondo mondo per poterle chiudere entrambe.-
    -Questo potrebbe rivelarsi un bel problema.- riprese il castano, girandosi verso la porta. -Queste persone non hanno idea di come arrivarci, solo chi viene da lì sembra saperlo.-
    -Voi ragazzi come al solito vi preoccupate troppo.- s’intromise Jessie, attirando gli occhi dei compagni su di sé. -Questo mondo, anzi, questi mondi hanno bisogno di noi. Quando sarà il momento, troveremo una soluzione. È inutile pensarci ora che sappiamo a malapena come funzionano le cose qui.-
    -Quindi…- intervenne Kairi. -…suggerisci di aspettare finché non succede qualcosa?-
    -Non mi sembra che abbiamo molte alternative.-
    Un curioso e rumoroso brontolio replicò a viva voce quell’affermazione, e Kairi e Riku si voltarono a guardare il custode della Catena Regale, che si teneva una mano contro lo stomaco.
    -…che ne dite se andiamo a chiedere a che ora viene servita la cena?-

    Consumato un rapido ma abbondante pasto in quello stesso ufficio in compagnia della Presidentessa e del Comandante, i custodi erano venuti a conoscenza dei dettagli della guerra che la Neo-DEAVA stava affrontando. La Presidentessa Dorosera spiegò loro che gli allievi di quell’Accademia -vecchia di dodicimila anni- possedevano ognuno una capacità diversa che li identificava come Element, ossia individui prescelti per pilotare delle macchine chiamate Vector. I loro nemici usavano qualcosa di simile per combatterli, mentre le Bestie Mietitrici si occupavano della raccolta di persone comuni per scopi a loro ancora ignoti.
    -Con che frequenza venite attaccati?- domandò Jessie, volgendo il viso in direzione della Presidentessa.
    -Se le azioni del nemico fossero prevedibili come le mosse di una partita a scacchi, basterebbe trovare una strategia che ti porti alla vittoria in meno mosse possibili.- intervenne il Comandante Fudo. -Ma a noi è preclusa la vista della seconda scacchiera, chi può dire quando il nemico esaurirà i pedoni e deciderà di schierare il suo alfiere?-
    -…un modo molto originale per dirci che non avete idea di quando avverrà il prossimo attacco.- dedusse Sora. -E dove si concentrano gli attacchi di solito?-
    -Solitamente in città.- rispose Crea, dopo aver preso un sorso di tè da una tazzina finemente decorata. -Per voi è importante essere presenti?-
    -Non saprei.- ammise il ragazzo, incrociando le braccia. -È la prima volta che ci capita una situazione del genere. La nostra priorità è chiudere le Serrature dei due mondi, ma non abbiamo idea di come si presenteranno.-
    -Possiamo supporre che avremo bisogno di recarci sul secondo mondo.- disse Riku. -Come farlo al momento non lo sappiamo.-
    -D’accordo.- disse Crea Dorosera, alzandosi dalla poltrona posta dietro la scrivania. -Per questa notte sarete nostri ospiti, non mi sembra il caso di farvi tornare in città col buio. Domani pomeriggio, se vorrete, vi organizzeremo una traversata per tornare indietro.-

    -Separati?- ripeté Sora, sbattendo le palpebre incredulo. -State dicendo che io e Riku saremo in una stanza molto lontana da Kairi e Jessie?-
    -Sì.- confermò Andy W. Hole, sistemandosi il berretto sui capelli. -Purtroppo queste sono le regole della base, non avete idea di quanto mi faccia soffrire questa situazione.- spiegò con un sospiro afflitto, portandosi una mano al petto. -Costretti a restare separati da tanto ben di dio solo perché è stato stabilito che l’amore è proibito!-
    Il custode si ritrovò più confuso di prima. -… Eh?-
    Amata sospirò. -Dopo la caduta del Berlin, il muro interno che prima divideva in due la base rendendo di fatto impossibili le interazioni tra ragazzi e ragazze, il Comandante Fudo ha deciso di lasciarlo così com’è, però ha introdotto una nuova regola: l’amore è proibito. Quindi Element maschi ed Element femmine ora sono liberi di attraversare il Berlin, ma i dormitori sono separati.-
    -E meno male!- esclamò Mix, portandosi le mani sui fianchi. -Noi ragazze non ci faremo infettare da voi ragazzi!
    -Jessie-san, Kairi-san, venite con me. Vi mostrerò la vostra stanza.- detto ciò si voltò e s’incamminò con passi imperiosi sotto lo sguardo perplesso dei custodi e le espressioni imbarazzate di Amata e Andy.
    -Mh… Non mi piace l’idea di separarci così, ma queste sono le regole qui e dobbiamo rispettarle.- disse Sora ai tre compagni. -Ci vediamo domani mattina a colazione.- aggiunse poi rivolto alle ragazze.
    -D’accordo.- rispose Kairi con un sorriso.
    La custode del Tramonto rimase in silenzio, poco convinta della piega presa dagli eventi. Separarsi dai compagni non le dava buone sensazioni, la presenza di Riku in special modo la aiutava a restare concentrata e negli ultimi tempi era riuscita a riposare senza avere troppo timore di possibili incursioni dell’Emissario. Trattenne un sospiro, purtroppo non poteva farci niente.
    Riconobbe immediatamente le mani che strinsero le sue un momento dopo. -Sei preoccupata?- chiese Riku, scrutando il suo viso. -Non negarlo.-
    -Un po’, lo ammetto.-
    -Non esserlo. Sono certo che andrà tutto bene. C’è Kairi con te e io non sarò lontano.- replicò lui, carezzandole una guancia e baciandole la fronte.
    Jessie sorrise, di nuovo tranquilla. -Hai ragione.-

    FullMetal Alchemist Brotherhood - Happiness ~ Requiem from "The Blind Alchemist"

    Attorno a lei c'era un quieto silenzio, interrotto solamente dai respiri delle ragazze placidamente addormentate che occupavano la stanza. Jessie, però, non dormiva né riposava. Con le ginocchia strette al petto e il viso posato su di esse, teneva gli occhi schiusi e fissi nel nero vuoto che aveva sostituito la sua vista. Sospirò stancamente. Sapeva che sarebbe andata in quel modo: non appena aveva cercato di assopirsi, la sua mente era stata trascinata in un vortice nebuloso di ricordi confusi e di paure legate all’ultimo attacco di Marluxia, mentre in sottofondo la risata graffiante dell’Emissario le lasciava l’orribile sensazione di subire tante piccole ferite su ogni parte del corpo.
    Era certa che se ci fosse stato il suo compagno accanto a lei sarebbe quantomeno riuscita a riposare fino al sorgere del sole, ma non le era stato concesso. In quella strana base militare mista ad accademia per l'addestramento dei giovani dotati di poteri Element, uomini e donne dovevano dormire separati, in due ale ben distinte dell'immenso edificio che ospitava la Neo-DEAVA, e lei ora era costretta a restare vigile per non cadere vittima della subdola rete allestita dal loro nemico, che ormai si era ben infiltrato tra i suoi ricordi, come un appassionato lettore tra gli scaffali di una vasta biblioteca che non sa mai da quale volume cominciare.
    Alzò il viso e lo girò alla propria sinistra, gli occhi completamente aperti: un numero incalcolabile luci più o meno fioche riempì il nero del suo mondo, ma subito fra tutte individuò i cuori di Sora e Riku, uno accanto all’altro, legati come fratelli di sangue. Così lontani da lei, eppure così vicini allo stesso tempo.
    -Che razza di regola…- pensò, per poi lasciarsi andare a un sussulto di consapevolezza quando ricordò le parole del prescelto dell’Alba.
    La custode del Tramonto sorrise, dopodiché scese dal letto, facendo attenzione a non sbattere la testa contro il telaio del letto soprastante. Infilate le scarpe si alzò in volo e cercò a tentoni il corpo della principessa della Luce per scuoterla appena su una spalla.
    -Kairi? Kairi svegliati.- chiamò a bassa voce, per non rischiare di disturbare l’altra ragazza che dormiva nella stanza. -Kairi!-
    La rossa mugugnò un istante, prima di sollevarsi sui gomiti. -Mh? Jessie…? Che succede?- bofonchiò. -Non riesci a dormire?-
    La castana confermò con un lieve mormorio. -Vado a cercare Riku, volevo solo avvertirti. Ci vediamo domani mattina a colazione.- spiegò per poi allontanarsi dal letto a castello e volare in direzione della porta, che ricordava essere alla sua sinistra.
    -Cos- Aspetta!- esclamò la principessa a bassa voce. -Aspetta Jessie, come pensi di arrivare fino ai dormitori maschili?!-
    -Posso seguire la luce di Riku, la vedo chiaramente.- spiegò l'altra, posando le mani sulla porta automatica, che si aprì scorrendo sui propri binari.
    -Ferma, ferma!- ordinò Kairi mentre scendeva dal letto, facendo attenzione a non inciampare nella camicia da notte presa in prestito. -Ti accompagno!-
    -Ma posso- tentò di obiettare Jessie, restando comunque sospesa a pochi centimetri dal pavimento.
    -No, non puoi.- sospirò la custode del Flower Key, prendendola per mano quando le fu vicina. -Andiamo, se ti accompagno farai prima, no?-
    La castana sorrise, ricambiando la stretta. -Grazie.-
    S'incamminarono prive di timori lungo i corridoi illuminati dalla luce della luna che passava dalle ampie finestre e dalle luci soffuse accese sul soffitto. Non avevano percorso molta strada, quando a un tratto la prescelta del Tramonto si fermò, voltandosi indietro.
    -Che succede?- chiese Kairi, guardando l'amica in viso.
    -Qualcuno ci segue.- disse. -Fatti vedere.-
    -Jessie-san, Kairi-san, sono io.- rispose una voce piccola e gentile, che costrinse la rossa a girarsi a sua volta per trovare il pupazzo di una rana verde sospeso a mezz'aria.
    -Yunoha?- chiamò, ottenendo un assenso mentre la ragazza tornava visibile. -Cosa fai qui?-
    -Ecco… Vi ho sentite uscire e vi ho seguite… Mi dispiace.- si scusò la ragazzina, abbassando lo sguardo intimidita e svanendo nuovamente grazie al suo potere Element.
    -Non scusarti.- intervenne la castana. -Credo che tu abbia fatto bene a seguirci, almeno dopo potrai riaccompagnare Kairi in camera senza il rischio che si perda. Giusto?- chiese, stringendo la mano dell'amica.
    -Giusto.- concordò la principessa. -Forza, proseguiamo.-
    -Kairi-san, ma dove state andando?- domandò Yunoha, incamminandosi con loro. -Vi ho sentite uscire, ma non ho capito perché…-
    -Stiamo andando ai dormitori maschili.- rispose Jessie. -Trovo molto seccante l'averci costretto a dormire lontane dai nostri compagni.-
    -Ma… Jessie-san, per noi ragazze è vietato recarci al dormitorio maschile!- replicò la ragazzina.
    -Non ha importanza.- disse l’altra, seguendo lentamente lo spostarsi della principessa quando svoltò un angolo. -Yunoha, io ho bisogno di stare vicina a Riku… È dura ammetterlo, ma sto combattendo una battaglia che da sola non posso vincere e lui… lui mi dà la forza di resistere.-
    L’Element rimase interdetta di fronte a simili parole e quando Jessie si voltò nella sua direzione, incrociare il suo sguardo cieco la lasciò senza fiato. Come potevano essere così tristi due occhi spenti e quasi privi di colore? Non l’avrebbe mai creduto possibile, eppure la custode era lì che la guardava come se potesse leggerle dentro e allo stesso tempo tentasse di comunicarle l’urgenza del suo bisogno e la difficoltà nell’ammettere una debolezza. Poi, così com’era cominciata quella conversazione silenziosa terminò e Jessie tornò a guardare avanti, sicura che Yunoha avesse capito.

    Proseguirono in religioso silenzio, la custode del Tramonto che teneva gli occhi ciechi fissi sulla luce del cuore del suo compagno, mentre Kairi accanto a lei seguiva le indicazioni di Yunoha, l’unica in grado di avvisarle se stavano sbagliando direzione.
    Man mano che avanzavano lungo i corridoi, senza accorgersene Jessie accelerò di poco il passo. Sapeva di essere sempre più vicina e questo la rendeva impaziente. Kairi sorrideva, sentendo la presa della mano della compagna ben salda sulla propria. Era lieta che l’amica l’avesse avvertita dei suoi movimenti, era un segno dell’intimo cambiamento che Jessie stava attraversando. Perché era certa che se si fossero trovati in questa situazione giorni prima molto probabilmente la castana sarebbe scivolata fuori dalla stanza senza dire nulla a nessuno, convinta di poter fare tutto da sola, contando solo sulle proprie forze.
    Si ridestò dalle proprie riflessioni quando avvertì la ragazza accanto a lei fermarsi di colpo. -Jessie? Che succede?-
    -Riku.- rispose lei, gli occhi ciechi puntati con sicurezza avanti a sé.
    La principessa si voltò a guardare e con stupore vide l’amico dai capelli argentei uscire da una stanza in fondo al corridoio. Persa nei propri pensieri non si era resa conto della strada che avevano percorso né di essere arrivate a destinazione.
    -Hai resistito più del previsto.- esordì il ragazzo con tono di falsa ammirazione, prendendo le mani della compagna nelle sue. -Dovrò rivalutarti.-
    -Mi sottovaluti sempre. Sei pessimo.- replicò lei falsamente offesa. Le sue labbra però si distesero in un sorriso quando Riku le toccò con le proprie in un bacio leggero.
    Bacio che fece arrossire Yunoha fino all’attaccatura dei capelli e che la fece svanire con uno squittio imbarazzato, lasciando visibile solo la rana verde.
    -Ops, stiamo dando spettacolo.- mormorò l’argenteo, scusandosi con la ragazza Element, che pian piano tornò a farsi vedere. -Vi ringrazio per aver accompagnato Jessie.-
    -Non c’è di che.- rispose la rossa, alzando una mano per salutarli. -Ci vediamo a colazione. Buona notte!-
    -Kairi, aspetta.- disse Jessie all’improvviso, tornando in direzione dell’amica per abbracciarla. -Grazie.-
    L’altra custode sorrise e ricambiò la stretta. -Prego.-

    Spogliata di pantaloni e canotta -si era rifiutata categoricamente di mettersi addosso una camicia da notte tutta fronzoli- Jessie si ritrovò vestita con la lunga maglietta a maniche corte che Riku aveva avuto in prestito per dormire. Nessuno degli altri presenti nella stanza si era accorto dei movimenti dell’argenteo né della presenza di un nuovo ospite nel suo letto. Rannicchiata contro il petto del suo compagno, la custode del Tramonto si concesse un sospiro sollevato, che le fece chiudere gli occhi priva di timori. Il cuore di Riku batteva tranquillo sotto il suo orecchio e il suo ritmo costante la accompagnò nel sonno come la più dolce ninnananna faceva con un bimbo che sa di essere al sicuro.

    ***


    Kingdom Hearts Birth By Sleep - Destiny’s Union

    Riconobbe quel luogo senza alcuna difficoltà.
    Le faceva strano vedere qualcosa con i propri occhi a causa della sua cecità, ma all’interno di se stessa tutto era possibile, soprattutto all’interno del suo cuore.
    Osservò il mosaico della grande vetrata su cui posava i piedi e per un attimo Jessie tremò. Il fuoco del sole al tramonto era ancora rosso e arancio, ancora saldamente legato al blu della notte che ospitava la luna piena, ma quelle che un tempo erano due esatte metà ora apparivano come due aree quasi in conflitto: il lato che ospitava il candido astro notturno prevaleva su quello in cui albergava il sole al crepuscolo, occupando quasi tre quarti della vetrata. I colori però erano meno nitidi, quasi nebulosi.
    Si portò una mano al petto, inquieta e preoccupata nel vedere in che misura il suo cuore aveva già ceduto il passo alle tenebre. La presenza dell’Emissario nella sua mente doveva aver accelerato quel processo e questo non fece altro che impensierirla ancora di più.
    -Le cose sono cambiate così tanto…- mormorò, muovendo qualche passo sul mosaico.
    -Molto è cambiato figlia della Luce e ancora molto dovrà cambiare.- esordì una voce incolore, proveniente da una direzione imprecisata. -Vieni avanti e non aver timore.-
    Jessie avanzò fino al centro del mosaico e la Via del Tramonto apparve davanti a lei, restando sospeso a mezz’aria in posizione verticale. Ora più che mai la custode si sentì inadatta per impugnarla. La cecità l’aveva indebolita al punto tale di non essere più in grado di brandire l’arma di cui era la prescelta: il fardello della chiave era troppo pesante per il suo corpo e per il suo cuore ormai ridotto in quello stato.
    -Non sono più degna di impugnare il keyblade.- affermò colpevole.
    -Non disperare custode del Tramonto. Molto deve ancora cambiare e la chiave che ti sta di fronte non è altro che uno specchio del tuo cuore.- replicò la voce. -Anch’essa si evolverà per poter svolgere il suo compito.-
    -E dopo sarò in grado di combattere?-
    -Le tue capacità non sono mai venute meno.- assicurò la voce. -Temi il cambiamento custode del Tramonto?-
    Jessie rifletté sulla domanda senza mai distogliere lo sguardo dal suo keyblade. In che modo sarebbe cambiato? Forse lei non sarebbe mai stata in grado di notare la differenza dall’esterno, ma un cambiamento esteriore non aveva importanza, era quello interiore a risvegliare in lei una certa dose di ansia. Si disse però, che se era necessario un cambiamento perché potesse tornare a lottare al fianco dei suoi compagni allora lo avrebbe accettato e non l’avrebbe temuto.
    -No. Cambiamento sia.-
    Il keyblade s’illuminò di una luce rosata e bianca e svanì nel nulla, poi tutto venne avvolto dalla luce rossa e calda del fuoco che scorreva nel suo corpo e Jessie cadde in un sonno senza sogni.

  2. .
    Titolo: Più ti avvicini alla luce, più grande diventa la tua ombra
    Autore: Liberty89
    Genere: Dark, Introspettivo
    Rating: Giallo
    Personaggi: Sora, Paperino, Pippo
    Avvertimenti: One-shot, “What if?”
    Note dell’autore: Salve a tutti! …come sempre mi piacerebbe ripresentarmi qui dentro con un capitolo di una long, ma ehi lo sapete: l’ispirazione fa quello che vuole e io ne sono solo un’umile schiava. Ma veniamo alla fic di oggi. Credo di essere una delle poche persone ad amare l’Antifusione e come amante delle cosucce che pochi considerano, non ho potuto non scriverci una fic. In questa One-shot ho voluto descrivere come l’intero trio delle meraviglie vive l’arrivo della prima trasformazione e come vive la trasformazione stessa. Per noi è soltanto un’abilità di Sora, ma… per il trio di amici cosa potrebbe essere?
    In questa fic ho deciso di mantenere l’uso dei termini inglesi per i mondi e per le Fusioni, non so perché ma mi sembravano più adatti al contesto. In più, troverete ogni sequenza separata dalle strofe di alcune canzoni, tutte diverse, dei gruppi Skillet e Three Days Grace di cui lascerò i link.
    Ringrazio Paolino per il parere iniziale di un sacco di tempo fa, Hunter per i suggerimenti finali e la mia Gemellina per il commento in anticipo :3
    Buona lettura!

    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.




    Più ti avvicini alla luce, più grande diventa la tua ombra




    L'ennesimo fendente di keyblade spazzò via l'ultimo Heartless e Sora raccolse le sue sfere dorate l'attimo prima che la fusione si sciogliesse. Gli abiti tinti di giallo e nero brillarono e i suoi due compagni ripresero forma accanto a lui, scambiandosi un'occhiata preoccupata appena fu possibile.
    Sapevano che l'esperienza era necessaria, che sviluppare le abilità delle fusioni era ineluttabile per poter affrontare i loro avversari, ma i due abitanti di Disney Castle nutrivano un certo timore nei confronti di quel dono ricevuto dalle tre fate buone. Ogni volta che faceva ricorso a quel potere, insieme all’esperienza accumulata qualcos’altro cresceva nel cuore del loro amico e compagno, ma egli sembrava non accorgersene. Loro, invece, che diventavano tutt’uno con quella magia affinché si attivasse, percepivano chiaramente l’accrescersi di quell’essenza, che di volta in volta guadagnava terreno, come una macchia d’olio che si espande lenta ma inesorabile.
    Il primo a notare qualcosa di diverso era stato Pippo, che per primo era entrato in contatto con quel nuovo potere. All’inizio aveva percepito solo un’euforia travolgente e l’inebriante sensazione data dalla combinazione della propria forza con quella di Sora. A poco a poco, però, s’era accorto che l’esaltazione stava mutando in qualcos’altro. Qualcosa di oscuro e malsano, che stava trasformando la semplice eccitazione della battaglia in un desiderio più famelico e corrotto. Fortunatamente, tutto sembrò sfumare quando il custode acquisì il potere della seconda fusione, che gli permetteva di unirsi al Mago di Corte. Quell’opprimente presenza parve ridursi in cenere e svanire, quindi non ne aveva parlato con l’amico.
    Gli occhi scuri del Cavaliere, però, erano rimasti vigili. Avevano osservato il compagno durante la fusione con Paperino, ma nulla nel suo comportamento o nel suo atteggiamento gli aveva dato alcun indizio su quell’inquietante mutazione interna. Finché lo stesso Paperino non era andato da lui per chiedergli se avesse mai notato qualcosa di strano nel partecipare a quella magia e i suoi timori trovarono conferma.
    Tutto si ripeté quando il Re consegnò a Sora la terza fusione, che coinvolgeva l’intero trio. E forse, era proprio la presenza di entrambi i compagni del custode a rendere la Master Form più combattiva delle altre due, più vorace verso i nemici -per crescere aveva bisogno delle sfere di ricarica lasciate dagli avversari, e in quello stato Sora sembrava avere fretta di liberarsene. Perché ne voleva ancora, sempre di più, e senza che se ne accorgesse qualcosa al suo interno s’era macchiato di nero.

    This life is filled with hurt
    When happiness doesn't work
    Trust me and take my hand
    When the lights go out
    You'll understand

    Three Days Grace - Pain


    Con quell’ultimo scontro il vaso pareva ormai colmo a Paperino e Pippo, che con un tacito accordo decisero di parlare con l’amico, il quale camminava svelto in direzione del Borgo per incontrare Leon e gli altri del Comitato di Restauro. Tuttavia, non ve ne fu il tempo. Gli Heartless apparvero nel piazzale antistante la casa e con un ghigno soddisfatto Sora li riconobbe come quelli che fornivano le sfere dorate più consistenti. Si voltò solo un istante verso il Mago e il Cavaliere, quindi attivò la Master Form.
    I due svanirono in uno scintillio accecante e immediatamente si accorsero che qualcosa non andava. L'unione era stata brusca, come uno strattone violento, e non appena furono parte della magia compresero che il limite era stato superato. Al posto della calda luce gialla della Master Form, ad accoglierli trovarono una melma nera come inchiostro che pareva in grado di soffocarli, pronta a trascinarli nelle sue buie profondità e annegarli. Poi c'era Sora e ciò che era diventato.

    I'm falling in the black
    Slipping through the cracks
    Falling to the depths,
    Can I ever go back?

    Skillet - Falling Inside The Black



    L'orrore che li colse fu enorme: potevano sentire come propria la fame vorace che stava spingendo la creatura ad attaccare gli Heartless con gli artigli oscuri che gli pendevano dalle dita come serpenti. Nessun keyblade era brandito dalle mani del giovane, nessuna luce sarebbe scaturita da quel buio affamato di battaglie, che era il contrario di tutto ciò che c'era di buono nella magia delle fusioni.
    L'Anti Form si muoveva a quattro zampe, con rapidi scatti e acrobatici balzi, riuscendo a rimanere in aria grazie ai suoi movimenti. Dell'umanità del prescelto non c’era più alcuna traccia, restava solo una bestia rabbiosa e affamata, desiderosa di lottare e distruggere tutto ciò che gli capitava a tiro.
    Il fuoco della paura divampò nei cuori di Paperino e Pippo, che si chiesero quanto sarebbe durato quello stato di pura follia devastatrice, perché anche quei pochi minuti a loro sembrarono ore infinitamente lunghe.
    Quando gli Heartless finirono, la creatura avvolta da spire di fumo oscuro si guardò attorno con fare frenetico, perché ancora non ne aveva abbastanza, voleva altri avversari da combattere, da fare a pezzi.
    All'improvviso la porta della casa di Merlino si aprì e gli occhi dell'Anti Form, offuscati e gialli come fari nella nebbia, puntarono l'uomo che lo fissava con espressione sconvolta. Sora si girò e il suo sguardo si assottigliò di piacere. Curvò la schiena, le dita protese per aprire le grinfie, e si scagliò addosso al guerriero, che chiusosi l'uscio alle spalle aveva impugnato la propria arma.

    I lie here paralytic
    Inside this soul
    Screaming for you 'til my throat is numb
    I wanna break out I need a way out
    I don't believe that it's gotta be this way
    The worst is the waiting
    In this womb I'm suffocating

    Skillet - Rebirthing


    Dall'interno di quel guscio nero, il Mago e il Cavaliere tentarono di opporsi a quella lotta insensata prima che accadesse qualcosa di terribile. Sora, però, non riusciva a sentirli e suoi colpi graffianti continuarono ad abbattersi sul giovane uomo armato di Gunblade, che cercava di rispondere agli attacchi senza danneggiare l’amico. Presto, però, Leon comprese che continuando con quel ritmo la creatura gli avrebbe inferto ferite ben più serie di qualche graffio. Indurito lo sguardo, il guerriero allontanò l’avversario da sé col piatto della propria arma e cominciò a sparare proiettili infuocati nella sua direzione. Solo uno andò a segno e Squall Leonhart desiderò non averlo mai fatto.
    Sora era stato colpito alla spalla sinistra ed era andato a sbattere contro il muro di una casa, ma nemmeno il dolore -sempre che ne provasse- gli impedì di rialzarsi, l’arto ferito pendeva inerte lungo il fianco. Gli occhi gialli erano ridotti a due fessure e pieni di rancore. All’improvviso sembrò svanire, come una voluta di fumo, ma quando alzò lo sguardo, Leon lo trovò sospeso in aria, spinto da un forte balzo in avanti, diretto verso di lui.
    Il castano si rese conto di essere stato attaccato solo quando impattò con la schiena contro il terreno e la creatura gli salì a cavalcioni con gli artigli del braccio sano sollevati sopra la testa, pronti a calare su di lui. Il braccio, però, pareva bloccato. Tremante per lo sforzo che Sora ci stava mettendo per muoverlo, ma impossibilitato a concludere l’azione da qualcosa che il gunblader non riusciva a capire.

    Somebody help me through this nightmare
    I can't control myself
    Somebody wake me from this nightmare
    I can't escape this hell

    Three Days Grace - Animal I Have Become


    Nel loro stato di reclusi, Paperino e Pippo chiamavano a gran voce il nome dell’amico per fermarlo e impedirgli di compiere un gesto per cui non si sarebbe mai perdonato. Il sollievo che li colse nel vedere riuscita la loro impresa fu così grande che presero a insistere, senza perdere nemmeno un secondo. Lo chiamarono ancora e ancora, finché non lo costrinsero a portarsi la mano contro la tempia. Scuotendo la testa, l’essere in cui Sora si era trasformato si alzò e indietreggiò, barcollando e serrando gli occhi gialli.
    Leon si sollevò facendo leva sugli avambracci e assistette in silenzio alle mosse della creatura, che dopo un paio di sofferenti minuti, inarcò la schiena con il viso rivolto verso l’alto, quasi fosse pronto a gridare tutto il proprio dolore, ma nessun suono proruppe dalle sue fauci. All’improvviso, un’accecante luce bianca sembrò scaturire dall’interno di quel corpo pieno d’oscurità e quando tornò a guardare, dopo essersi coperto gli occhi, Squall Leonhart sospirò di sollievo nel trovare l’intero trio di amici alla normalità. I due abitanti di Disney Castle apparivano stanchi ma nulla di più, invece Sora era crollato in ginocchio, ansante, e si reggeva la spalla dolente con l’altra mano.
    L’orrore di ciò che stava per compiere gelò il sangue del custode, che non osava alzare lo sguardo su nessuno dei presenti. E mentre Pippo aiutava Leon a rialzarsi, spiegandogli in breve cos’era accaduto e i sospetti sul perché, Paperino tentava di convincere il giovane a fargli dare almeno un’occhiata alla ferita usando parole gentili e un tono di voce calmo e tranquillo. Sora però pareva sotto shock e la sua mente irraggiungibile, chiusa dietro uno spesso muro di paura e incredulità.
    Gli occhi azzurri rividero ogni azione della creatura fotogramma per fotogramma, come la pellicola traballante di un vecchio film e il custode non voleva credere a quanto successo. Il dono delle tre fate buone l’aveva mutato in un essere oscuro, qualcosa di estremamente pericoloso che andava contro tutto ciò che per lui aveva valore e per cui stava combattendo ogni battaglia. L’orrore che già provava per il suo gesto e verso se stesso sembrò decuplicarsi e quando rialzò lo sguardo i presenti quasi indietreggiarono di fronte all’enormità del suo terrore e della sua sofferenza.
    Sora aprì la bocca, ma non un fiato la lasciò. Voleva scusarsi per la propria debolezza, per l’incubo in cui aveva gettato i due compagni di viaggio, per non aver fatto più attenzione a ciò che stava accadendo all’interno del suo cuore, per aver attaccato un amico… ma non una parola venne pronunciata. La mano che sorreggeva la spalla ferita andò a posarsi sulle sue labbra e poi sull’intero viso, mentre al suo dolore si aggiungevano la vergogna e il senso di colpa, che lo portarono a riabbassare il capo. Le sue guance si bagnarono di lacrime, ma ancora la sua voce si rifiutava di rispondere.
    Fu Pippo a rompere quel momento di stallo. Si avvicinò al custode e messo un ginocchio a terra, gli posò una mano sui capelli per confortarlo in silenzio. Il cavaliere conosceva il valore della parola e sapeva quando essa era necessaria e quando un gesto d’affetto e d’amicizia poteva valerne mille. Sotto il bianco guanto di Pippo, Sora sembrò farsi ancora più piccolo e addolorato, allora il cavaliere si fece ancora più vicino e lo abbracciò, permettendogli di nascondere il viso contro il suo petto. Perso e in completo shock, Sora si lasciò spostare senza opporsi e anzi accettò di farsi accogliere dalla calda presenza al suo fianco.
    Il Mago di Corte sospirò, dicendosi che si sarebbe occupato in seguito della ferita del custode -non aveva un bell’aspetto, ma aveva smesso di sanguinare e di certo poteva attendere finché Sora non si fosse calmato almeno un po’. Ora c’era Pippo a prendersi cura di lui e né lui né altri potevano sperare in qualcosa di meglio. Il Cavaliere non spiccava per il proprio genio, ma egli sapeva agire nel migliore dei modi seguendo solo il proprio istinto e il suo cuore grande e generoso, sempre pronto a sostenere chi gli era caro. Incrociando lo sguardo dell’amico di mille avventure, Paperino si concesse un piccolo sorriso: vi lesse sì una nota di tristezza, ma anche una buona dose di fiducia che gli diceva a gran voce che tutto si sarebbe andato per il verso giusto.
    A quel punto, Leon intervenne con un leggero schiarirsi della gola e attirò l’attenzione dei due abitanti di Disney Castle. Con un cenno indicò la porta della casa di Merlino distante solo pochi passi, facendo capire che si sarebbe avviato per precedere il loro arrivo e spiegare in breve i fatti agli altri presenti. Mago e Cavaliere annuirono in silenzio e mentre il ragazzo si incamminava a passo svelto, Pippo strinse il braccio incolume del custode in una presa gentile e gli posò l’altra mano sulla schiena per spingerlo ad alzarsi in piedi seguendo i suoi movimenti. Lentamente, sempre chiuso nel suo pianto silenzioso e senza rendersi pienamente conto di quanto gli stava succedendo attorno, Sora si mise sulle gambe malferme e restando appoggiato all’amico ne seguì i passi in direzione della porta tenuta aperta per loro.
    Pippo sorrise, sinceramente lieto di vedere che nulla era perduto. Paperino affiancò il ragazzo sul fianco libero e camminò con loro, al loro passo lento e privo di fretta, ora anch’egli certo che tutto si sarebbe sistemato e che anche questa volta avrebbero trovato una soluzione.

    Edited by Liberty89 - 19/12/2016, 15:31
  3. .
    Titolo: Lucky Uke
    Autore: Liberty89
    Genere: Erotico
    Rating: Arancione
    Personaggi: Riku, Vanitas
    Avvertimenti: PWP, OOC, Yaoi, Lime, One-shot, AU
    Note dell'autore: Sì, salve, sono risorta! Speravo anch’io di risorgere con qualcosa tipo un capitolo nuovo della mia long-fic, ma abbiate pazienza. E abbiate pazienza pure per il contenuto di questa fic, mi si presentano davanti agli occhi immagini con Riku e Vanitas assieme e io non ho potuto fare a meno di scriverci sopra, e purtroppo Vanitas è venuto un pochetto (?) OOC. Per il titolo si ringraziano i suggerimenti inchioda-pc della mia Gemellina <3 Come vedete i danni più grossi non li faccio di certo da sola <3
    Buona lettura!



    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.


    Lucky Uke


    Non era possibile che ogni volta finissero per stravolgere il posto in cui capitava di fare l'amore. Insomma, che il letto finisse in un confuso mucchio di lenzuola, coperte e coprimaterasso era plausibile, che il divano perdesse i cuscini e loro finissero poi sul pavimento -sopra i cuscini e spostando il tavolino- un po' meno. Vanitas però non era troppo sorpreso, dopotutto tra due maschi alfa come lui e Riku era sempre difficile trovare un equilibrio tale che permettesse a uno di dominare sull'altro. A loro comunque piaceva così, quindi non c'era di che preoccuparsi. Sistemare il pandemonio che si trascinavano dietro ogni volta restava una seccatura.
    Alla fine tra baci, morsi, vestiti gettati ovunque e continui cambi di posizione, quella volta aveva vinto l'argenteo e Vanitas accettò il suo ruolo di passivo, stringendo le ciocche chiare dell'altro tra i pugni e arricciando le dita dei piedi quando una spinta più forte data nel punto giusto lo lasciò senza fiato.
    Riku era l'unico a cui permetteva di vederlo in quelle condizioni: abbandonato al piacere, alla completa mercé di qualcun altro. Sapeva che per lui era lo stesso, condividevano il medesimo segreto -i loro amici ancora facevano supposizioni e ipotesi sulla loro vita di coppia talmente fantasiose che neanche i complottisti- quindi non aveva nulla di cui lamentarsi. Se fosse stata un'altra persona, probabilmente non avrebbe mai accettato una relazione del genere.
    Un bacio sul pomo d'Adamo lo fece rabbrividire e sospirare. Dove lo avrebbe trovato poi, un altro ragazzo che in meno di sei mesi aveva scoperto tutti i suoi punti più sensibili? Sconosciuti persino a Vanitas stesso per di più. Che diavolo gli fregava di fare l'attivo se come passivo bastava un semplice bacio sulla gola a mandarlo in estasi completa?
    L'argenteo sorrise per poi lasciare una scia di morsi sul collo esposto di Vanitas. Mandarlo in delirio in quel modo gli piaceva da morire, i sospiri e i gemiti contro il suo orecchio erano incredibilmente sexy e sapere di essere l'unico a goderne lo faceva andare fuori di testa. Aumentò velocità e forza dei suoi movimenti, stimolando l'erezione del compagno seguendo lo stesso ritmo e in breve il suo orecchio poté bearsi di un roco ed eccitante concerto di libidine.

    Quando si risvegliò, Vanitas si accorse subito di avere addosso i boxer e di trovarsi sul divano, anziché sul pavimento. Si guardò un po' in giro e notò con sollievo che il salotto era tornato al suo originario stato di ordine. Almeno non gli sarebbe toccato rimettere tutto a posto.
    Si tirò a sedere con uno sbadiglio sonoro ed enorme, e nel riaprire gli occhi dorati trovò una tazza di tè fumante che attendeva solo di essere presa. La accolse con premura tra le mani fredde e si girò a guardare Riku -completamente vestito- che gli sorrideva con affetto.
    -Grazie.- mormorò con voce arrochita prima di farsi rubare un bacio a fior di labbra.
    -Di nulla.-
    Seriamente, dove lo trovava un altro ragazzo che dopo aver fatto l'amore rassettava la stanza, lo lasciava dormire e gli faceva trovare pronta una tazza di tè? Per fortuna, l'unico esemplare al mondo sembrava esserselo preso lui.
  4. .
    Titolo: Hands
    Autore: Liberty89
    Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of Life
    Rating: Verde
    Personaggi: Katsuki Bakugou, Izuku Midoriya
    Avvertimenti: Flash-fic, Shonen-ai
    Note dell’autore: Salve a tutti! Ebbene eccomi con l’ultima fic che ho scritto su questo fandom e su questa coppia. Non so quando e se scriverò altro, ma chissà. Anche questa breve storia è ispirata a un’immagine, che ovviamente non ritrovo sul web. Spero che vi piaccia! Buona lettura!

    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.



    Hands


    Il primo anno alla Yuuei era finito da un pezzo. Quasi nessuno di loro se n'era reso conto davvero, un attimo prima erano lì a imparare i rudimenti dell'eroismo e quello dopo avevano cominciato il secondo anno del liceo. I mesi si erano susseguiti uno dietro l'altro con una velocità incredibile, come se avessero avuto fretta di andare da qualche parte, ma gli studenti della 1-A si erano adattati con naturalezza a quel ritmo frenetico fatto di lezioni, esercitazioni, esami e un numero incalcolabile di guai. Anche se "guai" era un termine riduttivo per riassumere quanto era accaduto.
    Izuku sospirò leggermente, posando la matita dopo aver finito l'ultimo esercizio di inglese. Erano cambiate molte cose in quell'anno passato forse troppo in fretta, e alcuni cambiamenti erano stati senza dubbio inattesi. Gli occhi verdi si addolcirono quando la mano del suo compagno si allungò in cerca della sua, finalmente libera. Il ragazzo dai capelli scuri non si oppose né intervenne in qualche modo, lasciò che le dita ruvide di Bakugou esaminassero le sue, percorrendo ogni cicatrice che l'uso del suo Quirk aveva inciso sulla pelle. Si era accorto che lo faceva spesso, come se volesse assicurarsi che fosse ancora lì, che nessuno glielo avesse portato via.
    Izuku lasciò che la mano di Katsuki si intrecciasse con la sua e che il pollice gli accarezzasse il dorso e le nocche, trasformando la carezza in un piccolo massaggio quando incontrava una cicatrice un po' grinzosa.
    Erano cambiate davvero tante, tantissime cose in un solo anno colmo di avvenimenti importanti, si ritrovò a pensare Izuku con un piccolo sorriso.
    -Oi Deku di merda, che hai da sorridere come un deficiente?-
    Izuku ridacchiò appena, ricambiando la stretta dell'altra mano. -Niente Kacchan, proprio niente.-
    -E allora non fare quella faccia da deficiente!-
    Certe cose, però, restavano sempre uguali.
  5. .
    Titolo: School
    Autore: Liberty89
    Genere: Introspettivo, Sentimentale
    Rating: Verde
    Fandom: Boku no Hero Academia
    Personaggi: Katsuki Bakugou, Izuku Midoriya
    Avvertimenti: Flash-fic, Shonen-ai
    Note dell'autore: Buongiorno a tutti! Dovevo postare questa fic giorni fa, ma l’università e altri impegni mi hanno tolto tempo ed energie. Comunque eccomi qui con questa piccolina, anche lei ispirata a un’immagine (che mannaggia non la trovo da nessuna parte!) in cui Katsuki mezzo sdraiato sul banco guarda Izuku dall’altra parte della classe.
    Spero che vi piaccia! Buona lettura!


    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.



    School


    La scuola era davvero noiosa. Una noiosissima perdita di tempo.
    Questo pensava Katsuki mentre lasciava scivolare la testa su un braccio malamente appoggiato sul banco. L'attenzione verso l'insegnante era ormai persa per sempre, allora gli occhi rossi di Bakugou passarono lentamente sulla schiena di ogni compagno che aveva davanti, finché non raggiunsero quella del ragazzo dai capelli scuri, seduto vicino alla finestra.
    Lo sguardo annoiato di Katsuki si accese. Midoriya era sempre concentrato su qualcosa, sempre a mormorare cose da nerd che nessuno poteva capire, sempre con una matita in mano a prendere appunti. Eppure, nonostante chiunque -Katsuki compreso- lo giudicasse una sorta di sfigato, l'espressione assorta del suo viso fu in grado di destare l'attenzione del biondo. Non era la prima volta che accadeva qualcosa del genere, Bakugou ne era ben consapevole, ma ogni volta faceva quasi finta di nulla. Fosse mai che proprio lui cominciasse a interessarsi a Deku, al suo corpo magro, ai suoi capelli sempre in disordine -si ritrovò a pensare che dovevano essere morbidi come un cuscino- e, di nuovo, al suo viso un poco corrucciato a causa della sua concentrazione. Fosse mai, che proprio a Katsuki potesse piacere un nerd come Izuku Midoriya.
    A quel pensiero, il volto del biondo si scaldò d'imbarazzo e vergogna, e il suo cuore prese a battere più veloce per qualche istante.
    …non gli piaceva Deku, giusto? Si chiese nel panico più totale.
    E il suo cuore rispose battendo più veloce, quasi volesse ridere di lui e del suo imbarazzo.
  6. .
    Titolo: Sogni di una volta
    Autore: Liberty89
    Genere: Erotico, Fluff
    Rating: Arancione
    Fandom: Boku no Hero Academia
    Personaggi: Katsuki Bakugou, Izuku Midoriya
    Avvertimenti: Flash-fic, Yaoi
    Note dell'autore: Buongiorno! Altra fic BakuDeku stavolta ispirata… dal niente. Cioè, la cosa è partita da una discussione in chat, ma nulla di che, e in mezz’ora neanche l’ho scritta, alle undici e mezza di sera con un sonno micidiale. Chiaramente dalla prima versione ho sistemato parecchio, ma il contenuto rimane lo stesso xD Buona lettura!

    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.


    Sogni di una volta



    Come aumentarono le spinte, Izuku strinse con più forza le ciocche bionde di Katsuki.
    Fino a poco prima era stato lì a domandarsi se fosse giusto o sbagliato quello che stavano facendo, come ci fossero finiti lì sui banchi di quell'aula in disuso, perché avevano aspettato così tanto se il desiderio di entrambi era lo stesso, ma soprattutto così esigente. Tutti quei pensieri però erano sfumati come una nuvola nel vento nel momento in cui era stato privato di pantaloni e boxer e il compagno lo aveva fatto stendere su un banco. Da lì in poi c'erano stati solo istinto e piacere, baci e morsi, strette e spinte. E probabilmente molte altre cose, ma soprattutto c'erano stati lui e Kacchan.
    Le mani del biondo erano roventi sulla sua pelle nuda, avrebbe potuto tenere traccia di ogni centimetro che avevano toccato, perché gli sembrava di essere stato marchiato a fuoco. Avrebbe potuto certo, se fosse stato altrove e la sua mente non fosse stata un caos di libidine e fissa su un unico pensiero: "Non fermarti".
    E come se lo avesse letto quell'unico pensiero -o forse Izuku l'aveva detto ad alta voce?- Bakugou lo accontentò, aumentando il ritmo e la forza di quelle spinte pregne del desiderio di entrambi.
    Midoriya sapeva di essere quasi al limite, lì sull'orlo dell'orgasmo, e spinto da chissà cosa aprì gli occhi che aveva tenuto chiusi dall'inizio di quell'inaspettata serie di eventi, per fissare il viso di Kacchan. Sudato, stravolto dal piacere, anche lui sembrava quasi giunto al culmine del loro amplesso, finché non ricambiò lo sguardo con i suoi ardenti occhi rossi, che gli diedero il colpo di grazia.


    Con una manata degna del più grande Smash, Izuku fece schiantare la sveglia sul pavimento, che si zittì dopo essere finita in pezzi. Gli sfuggì uno sbadiglio seguito da un mugugno, mentre malediceva l'aggeggio infernale che l'aveva strappato da quel sogno troppo bello, che voleva riacciuffare almeno per qualche minuto.
    -Oi, Deku di merda.- chiamò il suo compagno dall'altro lato del letto, mettendogli un braccio attorno alla vita. -Di solito la faccio esplodere io la sveglia. Che ti prende?-
    Izuku rispose con un grugnito poco chiaro, girandosi per affondare il viso nel petto del biondo. -Stavo sognando...-
    Bakugou sbatté le palpebre, incredulo. -E che sognavi per decidere che oggi era il tuo turno di far baccano al mattino?-
    -Mmh…- mugugnò Midoriya, intrecciando le gambe con quelle dell'altro che forse cominciò a farsi una vaga idea dei sogni che avevano tenuto occupato il suo compagno durante la notte. -… quella volta, sai, nell'aula alla Yuuei…-
    Il biondo ghignò, ricordando benissimo quella volta nell'aula alla Yuuei. -Ah, capisco.- mormorò, per poi chinarsi a baciargli il collo. -E se ne facessimo una replica qui, adesso?-
    Improvvisamente Izuku Midoriya decise che era il momento adatto per uscire dal mondo dei sogni.
  7. .
    Versione Abridged di "Le mirabolanti avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou" gentilmente offerta da Sasà. Leggete e apprezzate tutti uwu



    Quando Sora e Riku misero piede sull'isola, scoprirono con loro grande sorpresa che una scuola era stata costruita e che Kairi era ironicamente l'unica del gruppo in grado di leggere, malgrado fosse donna. Ancor più sorprendente, però, fu il fatto che Sora e Riku avevano dei genitori. La madre di Sora (Sara) era estremamente preoccupata per il figlio.
    -Sora: Mamma, sono a casa!
    -Sara: Avevi il cappotto?
    -Sora: Sì.
    -Sara: Bentornato, figliolo!
    Ma la più entusiasta e contenta era la madre di Riku (Rika), anche se non meno del figlio.
    -Riku: Ciao.
    -Rika: Ciao.
    E così, tutto tornò alla normalità. O almeno, così sembrava. Una sera, mentre Sora dormiva per la prima volta dopo tanto tempo nel suo letto e non sulle parti intime dei suoi amici, venne improvvisamente svegliato da un armadillo che colpì la finestra di camera sua e la infranse. Sora prese il fucile a canne mozze dalla camera di suo padre e andò alla finestra, vedendo Riku lì sotto con un sorriso estremamente strano per lui.
    -Sora: Ho due domande per te: 1) Dove hai preso l'armadillo. 2) Perché diavolo mi svegli nel cuore della notte?!
    -Riku: Ma Sora, non abbiamo tempo per dormire! Devi infilarti il costume da Mister Paopou e combattere il male assieme a me: Capitan Riku!
    Sora sospirò e controllò il calendario. Mancava ancora un mese a Carnevale, due al Pesce d'Aprile e la festa delle teste di ca**o era stata spostata al 15 Aprile.
    -Sora: Riku, io non vorrei dirtelo ma...non capisco dove sia lo scherzo. Ad essere sincero, il fatto che tu stia provando a farne uno è raccapricciante. (-Qui Sora guardava il fucile con interesse...-)
    -Riku: Non essere sciocco, Mister Paopou! Scendi e mettiti il costume che dobbiamo partire per la ronda!
    Sora ci pensò una volta. Poi una seconda. Poi una terza. Arrivò alla quarta ma si fermò alla quinta: era troppo presto per il suicidio. Quindi spostò il cadavere di suo padre dal pavimento e scese sotto dal suo amico, notando che aveva indossato un costume ancora più strano del suo sorriso: una calzamaglia blu con slip rossi, tutto coronato da una mascherina nera che sembrava quella indossata dai bambini che giocano ai supereroi spaccandosi una gamba contro il muretto di turno. Intanto, teneva anche in mano una calzamaglia gialla che, dalla forma, ricordava un frutto Paopou.
    -Riku: Tieni, indossa questo!
    -Sora: Okay, te lo chiederò: chi ti ha venduto la droga?
    -Riku: Non essere sciocco, Mister Paopou! Dobbiamo combattere il male che attanaglia le Destiny Islands! Io e te ce la faremo! Capitan Riku e Mr. Paopou!
    Sora annuì. Poi iniziò a ridere. Al riso seguirono le lacrime. Alle lacrime, un rilascio involontario di urina. A quella, solo il silenzio dell'ennesimo attentato alla sua sanità mentale.
    -Sora: Quindi...dobbiamo stare seduti dietro questo cespuglio per attendere che il nemico si palesi?
    -Riku: Esatto!
    -Sora: E dimmi...se per qualche ARCANA E INSPIEGABILE motivazione esso non dovesse mostrarsi...cosa faremmo noi?
    -Riku: Che domande, mio baldo aiutante! Lo aspetteremo qui finché non arriva!
    Ormai, Sora non sapeva se stava deglutendo saliva o lacrime. Qualunque delle due cose fosse, in ogni caso, sperava che potesse ucciderlo seduta stante.
    Il mattino seguente, Sora andò in infermeria e Kairi andò a trovarlo.
    -Kairi: Sora, stai bene?
    -Sora: Ora non più.
    Il ragazzo raccontò tutto alla rossa e lei, spinta da amore fraterno e pregno di friendzone che la muoveva, lo consolò nel migliore dei modi.
    -Kairi: È la cosa più stupida che io abbia mai sentito.
    -Sora: Da che pulpito.
    -Kairi: Dimostrami che è vero, allora.
    -Sora: Stasera lo convincerò a passare sotto casa tua. Tu affacciati per vederlo!
    In quel preciso momento, una voce maschile molto profonda arrivò alle orecchie dei nostri due piccioncini. Quando alcune ragazze in corridoio urlarono per aver raggiunto l'orgasmo, fu chiaro che era di Riku.
    -Riku: Stai bene, Sora? Mi stavo preoccupando.
    -Sora: Beh...ecco...io...
    -Kairi: È stato picchiato da delle ragazzine ed è venuto qui!
    -Riku: Ah, okay. Allora a dopo.
    -Kairi: Okay, non ha sospettato! ...Sora, che fai con quel cuscino?
    Quella stessa notte, l'argenteo figliolo decise di mettere ulteriormente a rischio la pazienza del castano e di farlo tornare nei panni di Mr. Paopou. Sora riuscì a convincerlo a passare davanti casa di Kairi ma, con enorme sorpresa del mondo intero, quella cretina patentata li stava aspettando con la luce accesa, uno striscione e tre tazze di cioccolata calda fumanti. C'è da dire che se Sora avesse avuto un cane, gli avrebbe sparato solo per farsi linciare dagli animalisti.
    Il giorno seguente, dopo aver chiuso Kairi nell'armadietto, Sora tornò a casa insieme a Riku.
    -Sora: Dimmi, Riku...cos'hai intenzione di fare stanotte?
    -Riku: Studiare fino a mezzanotte, poi un film fino alle due...
    -Sora: Ah, bene!
    -Riku: E poi si parte per la nostra ronda notturna!
    -Sora: Ah, male.
    Ma Sora ancora non sapeva quanto male sarebbe andata. Quella notte infatti, il suo migliore amico -o quel poco che di lui era rimasto- lo mise a dura prova nel mostrargli il suo nuovissimo e pentafruttato skateboard. Lo sforzo che Sora fece per non prendere il keyblade e trafiggere Riku fu enorme.
    Il giorno dopo, decise di chiedere aiuto a qualcuno. E quindi, per evitare che Riku venisse a saperlo, il castano fece uno stato su Facebook, sapendo che Riku preferiva Twitter. Lo stato ebbe due like e una condivisione. Sora si chiedeva chi si trovasse nella sua stessa situazione per poi scoprire che Robin aveva dei problemi con Batman.
    Qualche giorno dopo, Squall si presentò alle Destiny Islands, suscitando non poco stupore fra gli abitanti dell'isola che videro questo baldo giovine armato di Gunblade e vestito di nero girare a chiedere di Sora. Lasciando una scia di giovani donzelle svenute e fidanzati gelosi, Squall trovò l'amico in difficoltà che tra lacrime di gioia, abbracci, selphie (con la minuscola!) e un piatto di pasta al ragù, lo ragguagliò sui fatti incresciosi.
    Squall ascoltò e bevette un bicchiere d'acqua solo per sputarla a quelle parole. Non poteva credere a Sora ma poi si rese conto che era il minimo che potesse accadere a un ragazzino coi capelli a forma di palma che viaggia con un papero e un qualcosa. Decisero dunque un piano mentre il diretto interessato veniva verso casa di Sora.
    -Riku: Sora, sciogli i tuoi capelli!
    -Sora: E questa da dove diavolo ti è uscita, adesso?!
    Dopo aver scritto il suo testamento e lasciato tutti i beni a un gatto che passava di lì, Sora seguì il compagno di malefatte che sembrava ormai deciso ad affrontare il suo nemico giurato, Squall, rinominato per l'occasione Generale Scar.
    Era una notte limpida e silenziosa, a parte il soffio del vento e le risate trattenute a fatica da Squall quando si ritrovò davanti i due supereroi. Quella notte, la riva delle Destiny Islands fu teatro di uno scontro all'ultima biglia. Perché dopo aver viaggiato per l'universo brandendo un'arma e sparando magie, oppure a sfruttare i poteri dell'Oscurità, secondo Capitan Riku era bello tornare alle origini. Squall, lo mise a nanna con un Morfeo poco dopo, per controllare cosa stava succedendo nella mente di quel ragazzo molto confuso.
    E dopo aver ipotizzato che Riku avesse ricevuto qualche colpo strano da Xemnas, che fosse stato rapito dagli alieni o che avesse letto tutta la saga di KH Abridged, alla fine si scoprì che la sua follia era dovuta a due bernoccoli.
    -Sora: Com'è che continuo a stupirmi di quel che succede nella mia vita? Cos'altro può accadermi d'insensato, d'ora in poi?!
    -Charlie l'unicorno: Non ti piacerebbe saperlo, credimi.
    Squall tornò indietro a chiedere un qualche tipo di rimedio a Merlino, sperando non gli fosse arrivato un infarto. Nel mentre, Sora studiava quando un granchio del cocco gli bussò delicatamente alla finestra, spaccandola in mille pezzi. Andando a vedere dalla finestra, vide Topolino che salutava allegramente.
    -Topolino: Ehilà, Sora! Ho letto il tuo messaggio e sono qui per te!
    -Sora: Ma si può sapere dove trovate questi animali?!
    -Topolino: Al Fantabosco, che domande!
    Riparata la finestra con un foglio di giornale, Sora raccontò al Re le sue disavventure e il disperato bisogno di un esorcista ma venne il tempo della ronda e con essa la gioia senza fine di Capitan Riku nel trovare un altro guerriero pronto a combattere per la causa.
    -Topolino: Sono qui perché mi ha chiamato Sora!
    -Sora: SORCIO DI ME**A!
    -Topolino: ...Per combattere la vostra causa!
    -Riku: Grazie, Mr. Paopou! Sapevo di poter contare su di te!
    -Sora: Ah, figurati. Sempre a tua disposizione.
    -Riku: Tra le tante cose, TOTALMENTE a caso avevo confezionato questo vestito per voi, maestà! Provatevelo!
    -Topolino: ...Certo! Nella nave ho un camerino, aspetta che torno!
    Il re salì sulla nave. Ma era evidente che non vi era un camerino. Non vi era perché la nave decollò e non fece più ritorno. Nell'oscurità del cielo, non si vedeva o sentiva. L'unica cosa udibile erano le bestemmie di Sora.
    Passata in due minuti la tristezza per la partenza del nuovo adepto, Capitan Riku sfoderò il proprio sorriso smagliante e un'importante novità per la sua (s)fortunata spalla.
    Si avvolse in un mantello blu, muovendo le sopracciglia da dietro la mascherina, cercando di incutere terrore al nulla per poi lanciare un pacchetto all'amico. E Sora avrebbe tanto voluto avere in tasca una carabina, perché il mantello pentafruttato che teneva tra le mani poteva ispirare solo l'omicidio.
    -Riku: Sora, hai un mantello! Ogni supereroe deve avere un mantello!
    -Sora: E le persone che vogliono morire cosa devono avere?
    -Riku: ...Un mantello?
    La ronda con il mantello fu per Sora un incubo di proporzioni bibliche. Perché quando Capitan Riku rimase incastrato tra i rami di una siepe, gli avrebbero fatto comodo i poteri del buon Mosé. O una katana.
    Per la gioia di Sora, a scuola il giorno dopo si sarebbe disputata una partita di baseball tra le classi del suo anno, organizzata in due minuti e mezzo. E Riku, nei panni di studente, non avrebbe assistito alla partita.
    Sicuro di vincere grazie alla presenza di Sora, finalmente tornato a casa e ricomparso magicamente tra i suoi ricordi come un campione di grande esperienza sebbene mai avesse toccato una mazza escludendo Riku, Tidus andava in giro discutendo di strategie da ormai due settimane.
    -Tidus: Allora, Sora, ascoltami bene: appena ti dico di lanciare la palla contro Wakka, tu la lanci contro Selphie! Ricordati che devi calciarla non tenendo conto del portiere ma che devi farla passare con una schiacciata nel canestro!
    -Sora: ...Tidus, questo é Baseball.
    -Tidus: Oh. Allora batti e basta.
    Ma nel momento in cui Sora colpì la palla, vide un biscotto fluttuare nel cielo e sbagliò mira, facendo un fuoricampo da paura ma colpendo Riku dalla finestra della sua classe, causando un crollo emotivo alla sua insegnante di ottantasette anni. Trasferito Riku in infermeria e la prof. al più vicino centro di psicanalisi, Sora si mise le mani nei capelli dalla disperazione.
    -Sora: Come ho potuto ucciderlo con una palla da baseball?! Mi ero tenuto in caldo il Winchester, insomma!
    -Riku: Ohw, che mal di testa...dove sono?
    -Sora: Aspetta: Riku, se ti dicessi che siamo due supereroi, cosa mi risponderesti?
    -Riku: Che è vero!
    Sora gli spaccò un bicchiere sulla fronte e aspettò due ore prima che si risvegliasse per porgli la stessa domanda. Dopo una bottiglia di vetro e un orologio a cucù, Riku rispose che erano custodi del Keyblade, non supereroi, e Sora tirò un sospiro di sollievo e mise via il Winchester.
    -Sora: Riku, ti ricordi come ti sei fatto quei bernoccoli sulla testa?
    -Riku: Beh, stavo aiutando mamma con degli scatoloni quando un calamaro gigante infranse la finestra facendomeli cadere addosso...per il resto, non ricordo più niente.
    -Sora: Capisco.
    Soddisfatto delle risposte ricevute, annuì più volte, mentre si avviava fuori dall'infermeria.
    -Sora: Riku aspettami qui, il tuo amico Sora ha cose da fare.
    -Riku: ...quali?
    -Sora: Oh, nulla di che. Tu stai buono qui e aspettami.
    Quella sera in spiaggia fu acceso un grande falò, che leggenda narra, insieme ai ciocchi di legno bruciò anche dei mantelli, un paio di skateboard e qualche frutto paopou.
    E così tutti vissero felici e contenti. Tranne Kairi che rimase chiusa nell'armadietto. Per sempre.
  8. .
    Titolo: Questione di tempo
    Autore: Liberty89
    Genere: Fluff, Sentimentale
    Rating: Verde
    Fandom: Boku no Hero Academia
    Personaggi: Bakugou Katsuki, Midoriya Izuku
    Avvertimenti: Flash-fic, Shonen-ai
    Note dell'autore: Dunque allora, salve! Entro in punta di piedi in questo fandom in cui spero di tornare. Ho scritto questa quasi One-shot grazie a un’immagine passatami da Patty, e infatti dedico questa piccolina a lei e Mely-chan, perché mi hanno influenzata abbastanza da farmi scrivere qualcosa. Grazie cucciole <3


    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.


    Questione di tempo


    L'ultima esplosione era stata più violenta delle precedenti e più vicina. Forse troppo di entrambe le cose per le poche forze che gli erano rimaste. Il suo corpo non era riuscito a resistere alla deflagrazione ed era stato catapultato dall'altra parte del campo di battaglia, contro un muro di cemento, anch'esso più forte e resistente di lui in quel momento.
    Dopo il duro impatto con la parete dell'edificio, il neo-supereroe cadde a terra con un tonfo sordo e un grugnito, un misto di dolore e rabbia, la guancia premuta contro il freddo e graffiante asfalto. I muscoli delle braccia gli bruciavano per la fatica e ormai non riusciva più a muoverle, già prima, quando gli autori di tutto quel macello gli avevano fatto a pezzi i guantoni, il dolore era sì intenso ma sopportabile, adesso invece gli rispondevano a malapena le dita. Le palpebre cominciavano a essere veramente pesanti e trovava sempre più difficile tenere gli occhi aperti, non che cambiasse qualcosa: vedeva solo un mucchio di polvere e tanto di quel fumo che pensava di avere la vista annebbiata. E forse era davvero così, perché quella macchia verde e nera a pochi passi da lui non poteva essere comparsa dal nulla.
    -Kacchan?-
    La voce del suo compagno era bassa e tesa, con un fondo di incertezza, quasi timida e impaurita come quando erano ragazzini e non faceva altro che farlo incazzare con quel suo tono da moccioso. La gola riarsa e piena di polvere non gli permise di rispondere, se non con un colpo di tosse, che gli scosse la schiena dolorante.
    Le mani del suo compagno erano ferme e sicure sul suo corpo immobile, così diverse dal passato, ma capaci di placare la sua rabbia e i suoi pensieri aggrovigliati e confusi. Ed erano colme di premura in ogni manovra per portarlo in una posizione più comoda, con la schiena contro il muro vicino.
    -Kacchan?- chiamò ancora il ragazzo dai capelli scuri, posandogli i palmi sulle guance.
    -Tsk…- grugnì Bakugou, mettendo a fuoco il viso dell'altro. -Ce ne hai messo di tempo… Deku di merda…-
    Izuku sfoggiò un sorriso di scuse che vide appena. -Mi dispiace, ho fatto tardi.-
    -Stai perdendo… un sacco di tempo.- Katsuki chiuse gli occhi stanchi, ma li riaprì nell'istante in cui le labbra umide di lacrime dell'altro sfiorarono le sue.
    -Mi dispiace tanto.-
    Poteva sentirla ora la paura nella sua voce, e il senso di colpa che avrebbe occupato tutti i pensieri di quella testa verde. Compiendo uno sforzo immane, il biondo riuscì a sfiorargli di poco il braccio con le dita, ma fu sufficiente.
    -Starò bene… Non preoccuparti.- disse, puntando le iridi rosse in quelle scure di Izuku che gli donò un nuovo sorriso, stavolta più leggero.
    -Certo. Hai ragione.- asserì, per poi posare la fronte contro quella dell'altro. -Torno presto, te lo prometto.-
    E pur sapendo che non sarebbe mai stato abbastanza presto, Katsuki annuì prima di assopirsi perché sapeva che comunque Deku sarebbe tornato da lui.
  9. .
    Titolo: Special # 2 - Terra Blackeagle the chosen one of the Day
    Autore: Liberty89
    Genere: Fantasy, Generale
    Rating: Arancione
    Avvertimenti: Missing Moment, One-shot, Spoiler (per chi non ha letto la fic "Sclero di una notte di mezza estate"), Spin-off.
    Note dell'autore: Salve a tutti! Finalmente pubblico il secondo Special/Spin-off della fic "Sclero di una notte di mezza estate". Il file confessa di essere stato creato a fine ottobre del 2011... io ero convinta di averlo iniziato addirittura prima xD Ma ok, passiamo ad altro ù.ù In questa fic il protagonista centrale sarà Terra Blackeagle, che con il Terra di Kingdom Hearts: Birth By Sleep condivide solo l'aspetto, il resto è tutta farina del mio sacco.
    Spero che vi piaccia!
    Buona lettura!

    .: [ Special # 2 - Terra Blackeagle the chosen one of the Day ] :.


    Piangeva in silenzio. Non poteva permettersi altro.
    Guardò per un istante le iridi scure e innocenti di suo fratello, che parlavano al posto della sua voce, chiedendogli di continuo cosa stava accadendo.
    Quando aveva aperto gli occhi quella mattina, una strana sensazione gli aveva preso il centro del petto. S’era alzato di gran fretta e s’era infilato i calzoni prima di correre nella camera adiacente, per fermarsi accanto alla madre, profondamente assopita. Troppo assopita, anche per i suoi canoni di bambino inconsapevole.
    La donna dai morbidi capelli color rame era pallida ma serena. Proprio come l’aveva lasciata la sera prima, quando era andato a darle la buona notte, per non farla alzare e affaticare. La sua malattia era peggiorata di colpo in pochi mesi e da settimane non usciva da quell’involucro di coperte.
    Era rimasto basito di fronte alle sue parole. -Terra… me la fai una promessa?- domandò in un dolce sussurro, ottenendo un assenso. -Devi promettermi che resterai con Alexander… e che ti prenderai cura di lui… me lo prometti?-
    Non aveva potuto fare altro che annuire ai suoi stanchi occhi azzurri, identici ai suoi, e darle il bacio della buona notte.
    Si destò dai suoi pensieri quando la porta cigolò appena, ruotando sui suoi sgangherati cardini. Osservò l’anziano chierico uscire dalla stanza dei suoi genitori. Lo vide scuotere la testa e sospirare, mentre si avvicinava con un’espressione triste e stanca dipinta in viso.
    -Mi dispiace piccolino, purtroppo…- disse amareggiato, posando una mano rugosa sui suoi lisci capelli bruni.
    -Ho capito.- rispose freddo, nonostante le lacrime che gli rigavano le guance. -Solo… come?-
    -Era troppo debole e si è addormentata.- spiegò l’uomo, usando parole semplici e delicate. -C’è qualcuno che può occuparsi di voi?- chiese.
    -Una zia, nella capitale.- buttò, asciugandosi il viso con la manica destra del pigiama.
    Telegrafico, il bruno non aveva più voglia di passare il tempo con quell’uomo.
    -Bene. Ora venite con me, non potete stare qui, entro domani ti dirò chi vi accompagnerà.- proseguì l’anziano, guardando i due fratelli.
    -Possiamo viaggiare da soli.-
    Il prete sorrise, rincuorato dalla ferma determinazione del bambino e in un certo senso divertito. -Non lo metto in dubbio giovanotto, però così sarò più tranquillo io e sicuramente lo sarà anche vostra madre, non credi?-
    Terra ascoltò attentamente le parole del chierico, poi spostò lo sguardo su suo fratello, aggrappato al suo braccio sinistro come se avesse paura di vederlo svanire da un momento all’altro, e rammentò la promessa fatta la sera prima. -Credo che lei abbia ragione…- mormorò.
    -Allora andiamo, non è il caso che rimaniate ancora.- concluse. -Andate a cambiarvi e prendete le cose che vi servono, prima di partire tornerete a fare i bagagli.-
    Il castano annuì e sorrise al fratellino, invitandolo a seguirlo nella loro stanza. -Alex, andiamo a vestirci.-
    L’altro annuì senza esitare e ignaro di quanto stesse accadendo, seguì il fratello maggiore nei primi passi verso la loro nuova e inaspettata vita.


    .: [-------] :.


    Spalancò la porta ed emise un lungo sospiro stanco, dopodiché si fece avanti nell’ampia e accogliente stanza per dirigersi verso il bagno alla ricerca di un asciugamano.
    -Oh, Terra.- lo chiamò la donna dai capelli grigi e gli occhi neri, uscendo dalla cucina. -Hai già finito?-
    Il ragazzo sorrise. -Sì zia, ho spaccato tutta la legna che c’era. Saremo a posto per l’inverno e i primi giorni freddi di primavera.-
    -Sei stato bravo. Adesso vai a darti una rinfrescata, intanto ti preparo qualcosa.- concluse l’anziana, tornando sui suoi passi mentre con mani abili e veloci rimetteva insieme la crocchia allentata che portava sulla nuca.
    Annuendo con un cenno del capo, Terra diede le spalle alla zia e passò davanti al bagno per entrare nella stanza accanto, illuminata dalla finestra che stava sul lato opposto della porta.
    Un armadio di legno scuro fronteggiava una coppia di letti, a poca distanza l’uno dall’altro, e sotto le coperte di quello più interno alla camera riposava tranquillo un piccolo fagotto dai lisci capelli castano scuro. Con sollievo e gioia dipinti in viso, si avvicinò al giaciglio e si sedette sul bordo, per scrutare il viso del dormiente, trovandolo roseo e sereno.
    -Mi hai fatto spaventare parecchio, lo sai?- pensò, posando leggermente la mano sulla fronte del fratello, finalmente fresca e non più bruciante di febbre, com’era pericolosamente stata nelle ultime settimane.
    -…Terra…?- mugugnò il piccolo, sbattendo gli occhi più volte.
    -Scusa, non volevo svegliarti…- rispose il maggiore con un piccolo sorriso. -Come ti senti?-
    -Bene… e spero che lo capisca anche la zia… sono stufo di bere quegli intrugli disgustosi che mi rifila tutte le mattine e tutte le sere.-
    -Su, non dire queste cose, se ti sente poi te ne dà il doppio!- rise Terra. -Sono contento che ti sia ripreso.-
    Alexander fissò il fratello con i suoi occhi profondi e scuri. -Hai avuto paura?-
    -Sì, credevo che questa malattia ti avrebbe portato via…- confessò, abbassando le palpebre e perdendosi in un ricordo lontano, ma ancora troppo vivo nella sua mente.
    Il minore dei Blackeagle scattò rapidamente a sedere e saltò sull’altro, stringendogli le braccia al collo.
    -Alex che fai? Non dovresti ancora…-
    -Non potevo e non volevo lasciarti.- lo interruppe lui. -Non l’avrei mai fatto. Sei il mio fratellone, ti voglio bene, e poi…-
    -Poi?- chiese, abbracciandolo.
    -La mamma mi ha detto di restare… perché devo fare ancora tante cose.- spiegò serio.
    -…la mamma?- domandò, incredulo di fronte a quelle parole, poiché sapeva per certo che suo fratello ricordava pochissimo della loro madre. -Quando?- aggiunse, sciogliendo la stretta per guardare il più piccolo in viso.
    -Mmh… forse è stato quando sono stato tanto male… ricordo solo che oltre a te, c’era un’altra persona vicino a me, ma non era la zia…- riferì dubbioso.
    -Era il medico…- disse Terra.
    -Ah, ecco! Comunque, ho visto la mamma in sogno… era tutto bianco e c’era lei.-
    -Com’era?- chiese incuriosito.
    -Non ricordo bene il suo viso… però era vestita di verde e aveva i capelli rossi, lunghissimi!- illustrò. -E poi gli occhi erano uguali ai tuoi!- esclamò sorridendo, di fronte alla nuova ondata d’incredulità del fratello.
    -E… cosa ti ha detto?-
    A quella domanda, il sorriso del bambino si allargò ancora di più. -Mi ha fatto promettere di non lasciarti e di restare sempre con te e poi… Terra? Perché piangi?- chiese Alexander, fissando impaurito gli occhi celesti dell’altro riempirsi di lacrime, che si riversarono sulle sue guance. -È colpa mia?-
    Il maggiore dei Blackeagle non s’era accorto del pianto che gli stava rigando il volto, poiché troppo impegnato a ringraziare sua madre o chissà quale Dio, per aver salvato il suo fratellino. Lo strinse a sé, dando libero sfogo alle sue lacrime di gioia e commozione.
    -Grazie mamma… grazie!- pensò, mentre veniva scosso da forti e incontrollati singhiozzi.
    -Ho detto qualcosa che non va?- domandò ancora il bambino, abbracciando il petto del fratello maggiore.
    -No, fratellino… Hai detto una cosa bellissima…-
    -Allora perché piangi?-
    -Perché sono felice che tu sia qui con me…- spiegò, prendendo ampi respiri per calmarsi.
    -Ma fratellone, quando si è felici si ride, mica si piange!- lo sgridò.
    -Hai ragione… scusa…- rispose, cambiando il suo pianto in una lieta risata, che coinvolse anche Alexander e attirò le orecchie della zia.

    Si guardò attorno e giudicò come assurda la quantità di gente che quella mattina si aggirava affaccendata per la piazza del mercato. Persone di tutte le età passavano da una bancarella all’altra, osservando l’immensa varietà di merci, che andavano dai cibi più disparati, ad abiti di ogni forma e colore e agli oggetti di ogni tipo e scopo, scambiandosi opinioni e risate. In quel giorno d’inizio estate, sembrava che l’intera popolazione del Regno della Luce stesse risorgendo a nuova vita, come i fiori dopo il gelido inverno, lasciandosi alle spalle l’anno appena trascorso, con i dolori e le perdite che quel terribile morbo aveva sparso in ogni dove, lasciando il letale segno del proprio passaggio.
    Una coppia di bambini che si rincorrevano gli passò accanto e attirò i suoi occhi, distraendolo per un momento dai suoi pensieri.
    Finalmente le strade erano tornate luminose e caotiche come prima dell’arrivo della malattia, e l’avevano fatto più in fretta di quanto il giovane potesse immaginare, poiché credeva che rialzarsi dai resti della pestilenza e della morte sarebbe stato un processo lungo e difficile. Invece, da ciò che poteva vedere, la gente sembrava ansiosa di tornare alla normalità, di tornare a vivere davvero, e si stava impegnando anche nelle cose più piccole per riuscirci.
    -Fratellone!- chiamò una voce, facendolo voltare alla sua destra. -Sono qui!- aggiunse il minore dei Blackeagle, agitando la mano per farsi notare.
    Sbuffò appena e si staccò dal muro a cui era appoggiato per raggiungere il fratello al limitare della grande piazza. Si trovava nel punto in cui si apriva un vicolo, che conduceva a un’altra piazza, dal pavimento composto dalle tessere di un mosaico, che rappresentavano il simbolo della famiglia reale: un sole giallo vivo dai lunghi raggi, alle spalle di una torre di cristallo bianco. Oltre ad essa, si spalancava la grande strada maestra, che attraversava l’intero paese per condurre a un viale alberato e infine, alla Sacra Reggia.
    -Eccomi terremoto… si può sapere cosa c’è?- domandò, fissando l’altro dall’alto del suo metro e settanta.
    -Seguimi!- rispose il ragazzino dagli occhi scuri, prendendolo per la manica della casacca.
    -Ti seguo, non c’è bisogno di tirare!- replicò, senza essere però preso in considerazione, finché non raggiunsero la parte opposta del vicolo. -Allora?-
    -Guarda!- esclamò Alexander, indicando la piazzetta in cui degli uomini stavano mettendo insieme delle assi di legno per terminare un palchetto di mezzo metro d’altezza.
    -Stanno montando un palco… quindi?-
    L’altro si sbatté una mano in faccia. -Certo fratellone che sei una cosa impossibile… stanno montando il palco per la festa di stasera!!-
    -Ok… e quindi?-
    Altra mano in faccia. -Ma sei ritardato o cosa? È la festa per il solstizio d’estate! È l’occasione perfetta per trovarti una ragazza!-
    Per un istante, o probabilmente di più, Terra smise di respirare, poiché troppo preso dal fissare il consanguineo con occhi sbalorditi e un’espressione oltremodo impietrita.
    Non ottenendo risposta immediata, il più giovane dei due comprese cosa stesse accadendo. -Fratellone, sei in apnea, respira.-
    Con un colpo di tosse convulso, il maggiore si rianimò, prima di appoggiarsi al muro più vicino e farsi scivolare fino a trovarsi seduto sul pallido lastricato.
    -Meglio?-
    -No! Ma che razza di idee ti vengono?! Io non ho bisogno di una ragazza!- tuonò, guardando trucemente il fratellino.
    -Hai quattordici anni!- replicò lui.
    -E tu nove!- ribatté. -Vorrei sapere chi ti ha messo in testa certe cose…-
    -La zia Emily.- rispose tranquillo.
    -Ah, certo, la zia ti ha… la zia cosa?!- scoppiò Terra. -Perché mai avrebbe dovuto farti un discorso simile?!-
    -Le stavo dicendo di quei due ragazzi che ho visto fuori dalla finestra qualche giorno fa, giravano a braccetto e si scambiavano occhiate strane, così ho chiesto alla zia cosa avessero.- spiegò, sedendosi accanto all’altro con aria saccente. -E mi ha detto che quel ragazzo, Thomas, il figlio del birraio, che ha solo un anno in più di te, già pensa di sposarsi fra tre anni con la sua ragazza, Marianna.- proseguì. -Inoltre, mi ha anche confessato che si augura che anche tu riesca a trovare una brava fidanzata con cui passare il resto della tua vita… forse alla festa di stasera troverai qualcuna che ti piace, ha aggiunto.-
    Rimasto nuovamente allibito e in silenzio, Terra prese un lungo e profondo respiro. -Io dov’ero mentre la zia diceva tutto ciò?-
    -Fuori a fare il tuo allenamento individuale.-
    -Benissimo, da oggi non esisterà più e continuerai ad allenarti con me. Stare con la zia per te è pericoloso.- sentenziò grave.
    -Davvero? Fantastico!- esultò. -Comunque, alla festa di stasera ci veniamo.-
    -Ma neanche per sogno!-
    -Io devo esserci e la zia non mi fa venire da solo, lo sai! Devo vedermi con Bernadette, non posso restare chiuso in casa!- protestò Alexander.
    -E chi sarebbe Bernadette?- chiese quasi impaurito Terra.
    -La figlia minore del fornaio, le ho dato appuntamento per stasera, non posso mancare!-
    -Confermo: stare troppo tempo solo con la zia ti fa male.-

    Rapunzel - La danza del reame

    Quella sera, il cielo si mostrò agli uomini agghindato come una dama pronta per danzare a un ballo di gala: blu profondo, limpido e quieto, come un lungo abito di pregiata stoffa, cosparso di brillanti dall’incalcolabile valore e un perlaceo ciondolo a forma di cuore ancor più prezioso posato sul petto. Kingdom Hearts splendeva come un diamante sulla capitale del Regno della Luce, osservando in silenzio lo scorrere di quelle fragili vite che si muovevano sulla tiepida terra.
    Tirato a lucido e profumato come se avesse dovuto partecipare a un concorso, il maggiore dei Blackeagle seguì mansueto il fratellino, ormai arreso davanti al complotto ordito ai suoi danni con l’anziana parente, entrambi decisi a fargli incontrare la sua perfetta metà entro il compimento dei quindici anni. Guardò le spalle del piccoletto che gli camminava davanti e si chiese come sarebbe diventato quando sarebbe entrato nel pieno dell’adolescenza, se già alla tenera età di nove anni si metteva a corteggiare le fanciulle. Rabbrividì al pensiero di un Alex sedicenne, circondato da donne di tutti i tipi, e promise a se stesso che l’avrebbe tenuto d’occhio finché avrebbe potuto.
    Man mano che si avvicinavano al luogo della festa, la musica dell’orchestra e le voci delle persone già presenti si fecero sempre più forti e raggiunsero l’apice quando misero piede nella piazza già gremita di gente lungo il suo perimetro. Al centro della cerchia umana, alcune donne, seguite dai loro accompagnatori, si muovevano al ritmo della musica, eseguendo i precisi e movimentati passi di una vecchia ballata popolare. Occhiate furbe, sorrisi divertiti e risate facevano da perno a quel grande quadro che emanava voglia di vivere da tutti gli angoli.
    Il suo tranquillo esame fu interrotto dalla voce del fratello, che affermava di aver visto la bambina con cui aveva appuntamento. Afferrato per mano e trascinato come un peso per l’ennesima volta, Terra si prodigò per allungare il passo e star dietro al suo esuberante consanguineo, che se non l’avesse visto star male e rischiare la vita con i propri occhi, mai avrebbe detto che era sopravvissuto a una devastante epidemia.
    -Ciao Bernadette!- esclamò il piccolo Blackeagle, non appena fu arrivato davanti alla coetanea, che ricambiò immediatamente il saluto. -Oh, ciao Constance!- aggiunse poi, notando la ragazza alle spalle dell’amica.
    -Ciao Alex.- rispose lei, prima di rivolgere lo sguardo al maggiore dei fratelli. -Buona sera Terra.- disse, inchinandosi appena per salutarlo.
    -Buona sera a voi, signorine.- replicò educatamente, chinando il capo per poi osservare attentamente la fanciulla che aveva di fronte, di cui sapeva solamente il nome perché l’aveva sentito alla bottega del fornaio, cosa a cui comunque, non aveva mai prestato grande attenzione.
    I lineamenti gentili erano avvolti in una cascata di lisci capelli turchesi, che si appoggiavano leggeri sulle sue spalle. Il viso dalla carnagione pallida era attraversato da un piccolo sorriso e da un lieve imbarazzo, riflesso negli eleganti e profondi occhi color amaranto. La piccola Bernadette pareva la sua fotocopia, fatta eccezione per il viso più rotondo e i capelli legati in due corti codini ai lati della testa.
    -Sei venuto per accompagnare Alexander?- gli chiese la ragazza, ottenendo nuovamente la sua attenzione.
    -Sì, ha insistito così tanto che alla fine l’ho accontentato.- rispose con una piccola risata, scompigliando i capelli del fratellino, che scacciò immediatamente la sua mano.
    -Fratellone! Mi metti in disordine così!- ribatté irritato, cercando di rimettere insieme le ciocche castane.
    -Oh scusami, non pensavo fossi diventato così vanitoso.- lo prese in giro, guadagnandosi un’occhiataccia.
    -Ah, ah. Divertente.- rispose, dopodiché prese la mano della bambina. -Noi andiamo a ballare…-
    Il ragazzo inarcò un sopracciglio. -E chi ti avrebbe insegnato a…- si fermò, colto da un’intuizione terrificante. -Non dirmelo, la zia?-
    -Allora non te lo dico.- ghignò Alexander. -Vedi di non essere maleducato fratellone, zia Emily mi ha raccontato che sei un ottimo danzatore…-
    Terra arrossì di colpo, trattenendo il respiro e pensando che probabilmente, i suoi parenti lo volevano morto ancor prima che trovasse una ragazza.
    -…e respira.- aggiunse, conoscendo il consanguineo e il suo difetto dell’apnea. -Ci vediamo più tardi!-
    -A dopo Constance!- gli fece eco Bernadette, salutando la sorella con la mano libera.
    -State attenti a non perdervi!- raccomandò la fanciulla, prima di voltarsi verso di lui e mostrare il viso attraversato dal rossore.
    -Ehm…- cominciò Terra, schiarendosi la voce. -Vuoi… danzare?- chiese, imbarazzato come non mai, porgendo la mano destra alla ragazza, che sorrise concedendogli la mancina.
    -Volentieri.-

    Argai - Complete End Credits

    Gli uomini levarono il cappello, chinando il capo, mentre le danzatrici a loro volta abbassavano la testa con il resto del corpo e allargavano i bordi delle lunghe gonne. Dopodiché, ogni dama si unì al proprio cavaliere nei passi di quella ballata, senza sfiorarsi tra di loro e mantenendo una distanza perfetta e immutata dalle altre coppie, l’unico contatto era quello leggero e quasi impercettibile dei palmi delle mani, che s’incontravano durante una giravolta di entrambi i ballerini e nel cambio di posto fra i due.
    Inizialmente intimidito, Terra si lasciò presto avvolgere dal ritmo della musica e dalla voce dei cantori, guidando Constance in ogni passo con precisione e sicurezza, mostrando di essere realmente un danzatore provetto. Prima che suo padre perisse in una battuta di caccia, lo vedeva spesso prendere la moglie per trascinarla in una danza senza suono, usando le sue risate per tenere il tempo. Al primogenito dei coniugi Blackeagle piaceva il sorriso di sua madre, luminoso e gentile, e quando s’era spento con la vita del marito, lui s’era messo d’impegno per imparare i passi delle ballate, così da mostrarli alla donna e farle tornare quel sorriso tanto bello da ammirare.
    Dopo il trasferimento nella capitale, aveva continuato a esercitarsi nella danza come nella scherma, per essere pronto a difendere ciò che restava della sua famiglia e per non rischiare di perdere il prezioso ricordo di quel sorridente viso circondato dai lunghi capelli di rame.
    Per tutta la durata della canzone aveva tenuto gli occhi socchiusi, osservando la fanciulla che ballava con lui per studiarne i lineamenti e le espressioni. Il viso latteo era disteso e sereno, le palpebre appena schiuse, le labbra allungate in un piccolo sorriso di felicità e spensieratezza, di tanto in tanto sfiorate dalle morbide ciocche di capelli, che parevano fatti di seta. Allungò la mano, in cerca della sua, e si avvicinò per compiere dei nuovi passi verso destra, mentre lei faceva lo stesso, tenendo la gonna blu striata di rosso con l’altra mano. Fu durante quel movimento, che incrociò lo sguardo con le sue iridi d’amaranto, intense e liquide come vino appena versato, e soprattutto, brillanti ogni volta che si posavano su di lui. La vide arrossire e s’intenerì, capendo che non doveva esserle indifferente.
    Era stato spesso dal fornaio, ma a lei non aveva quasi fatto caso. Probabilmente, per Constance era stato diverso.
    Altri dieci passi e i movimenti si fecero veloci per poi fermarsi all’improvviso, dettando la fine della ballata. Quindi si levò un applauso generale e le coppie si fecero da parte, per lasciare spazio ad altre e riprendere fiato prima di una nuova esibizione.
    Il castano porse galantemente il braccio alla ragazza, che lo accettò senza indugi e si lasciò condurre sul confine della piazza. -Alexander aveva ragione, sei un bravissimo danzatore.- esordì lei, guardandolo di sfuggita.
    -Grazie…- rispose il ragazzo, arrossendo al complimento. -…anche tu, ecco, sei brava.- tentò di replicare, sperando di non aver fatto un errore.
    Si rilassò, però, quando la sentì emettere una piccola e leggera risata, simile al cinguettio dei passerotti. -Grazie, sei gentile.-
    Sorrise a sua volta, fermandosi e voltandosi verso il palco, notando che tutti si erano fatti attenti a qualcosa, poiché la musica ancora non era incominciata.
    -Che succede?- domandò, vedendo due guardie recanti il simbolo della famiglia reale sul petto, salire sul piccolo palco e mettersi sull’attenti.
    -Ah, dev’essere arrivata la principessa a fare il suo discorso.- disse Constance.
    -La principessa?-
    -Sì, già da ieri giravano voci che sarebbe venuta qui in piazza, ma non pensavo che ci sarebbe riuscita.-
    -Perché?- chiese, curioso.
    -Perché il re è molto geloso e protettivo nei confronti della figlia, specie ora che è sopravvissuta all’epidemia. Mio padre è stato più volte alla Sacra Reggia per rifornire le cucine e aveva sentito dire che la principessa era molto grave.- spiegò, seguendo con lo sguardo la figura femminile che prendeva posto davanti ai due soldati. -Sono contenta di vedere che si è ripresa del tutto.- aggiunse.
    A quel punto, Terra si voltò verso il palco e rimase incantato a fissare la futura regina del Regno della Luce. Affascinato dai suoi occhi viola, circondati dalle ciocche d’oro, e più che incuriosito dal suo vestiario tipicamente maschile, non riuscì a staccarle lo sguardo di dosso.
    -Abitanti di Dansaxe! Amici! Fratelli!- cominciò, zittendo i mormorii che erano nati tra la folla. -Oggi festeggiamo il primo giorno d’estate, il pieno ritorno della vita dopo un lungo e freddo inverno. Oggi, però, festeggiamo anche una grande vittoria, l’epidemia che ha colpito il nostro florido Paese è stata finalmente debellata!- esclamò, suscitando un’ovazione e uno scroscio d’applausi, che si placò a un suo cenno. -Molti di noi hanno perso qualcuno di caro, ed è giusto mantenere viva la memoria di ognuno di loro, ma è ancora più giusto mostrare la nostra gioia per la fine di quest’incubo, per far vedere loro che possiamo rialzarci! Che abbiamo la forza per risorgere e tornare a vivere, anche per coloro che non ce l’hanno fatta! Proprio come l’estate che si alza vittoriosa sui resti dell’inverno lasciati dalla primavera!-
    Un nuovo grido si levò dal pubblico presente, che applaudiva e ringraziava la sua principessa per le parole d’incoraggiamento che recava con sé.
    -Abitanti del Regno della Luce, ricordatevi che la dinastia dei Sunsky veglierà per sempre su di voi! Io, Miyo Sunsky, futura erede al trono, lo giuro sul mio onore! Proteggerò la mia gente, i miei fratelli!-
    Quelle parole, forti e sincere, giunsero al cuore di ogni presente, che acclamò la propria principessa, augurandole una vita lunga e prospera. La bionda ringraziò i suoi sudditi con un cenno della mano e un ampio sorriso, colmo d’affetto e gioia.
    Il maggiore dei Blackeagle fu rapito da quel sorriso, che gli appariva tanto simile a quello di sua madre, e forse, se ne innamorò, ma non seppe dirlo con sicurezza. L'unica cosa certa per lui, in quella sera d'inizio estate, era la strana sensazione di vuoto che aveva avvertito quando la giovane principessa aveva lasciato la piazza per fare ritorno alla Sacra Reggia. Tutto questo, lo spinse a prendere una decisione ben precisa riguardo al suo futuro.


    .: [-------] :.


    Perfettamente sull’attenti, Terra osservava ogni gesto e ascoltava ogni parola che il re, Akio Sunsky, e la principessa erano intenti a scambiarsi, mantenendosi calmo e pronto a mettersi in moto, qualsiasi istruzione avesse ricevuto.
    -Quindi siete stati scelti direttamente da Kingdom Hearts per essere i suoi custodi…- rifletté il sovrano, scrutandoli uno a uno con i suoi occhi viola, prima di avvicinarsi alla figlia per metterle le mani sulle spalle. -Miyo, voglio farti una sola domanda: sei sicura della tua scelta?-
    Lei annuì, decisa e indomabile. -Sì, padre.-
    -Molto bene, sono fiero di te.- si complimentò per poi spostarsi davanti al prescelto dell’Alba, guardandolo con iridi dure e serie più che mai. -Stefano, sono certo che tuo padre sarebbe orgoglioso quanto me nel vederti intraprendere questa strada.-
    -Lo spero Vostra Maestà.- rispose il giovane, chinando il capo.
    -Fai del tuo meglio e proteggi Miyo, te la affido.-
    -Padre!- esclamò indignata la bionda. -So difendermi benissimo da sola!-
    -Non temete Sire, le guarderò le spalle e la proteggerò.- promise Stefano Fiervento, ignorando totalmente la principessa, che incrociò le braccia e voltò il viso dalla parte opposta, evidentemente offesa.
    -Veniamo a voi due ora…- riprese il re.
    Il maggiore dei due fratelli sostenne l’esame di quegli occhi viola senza sfuggirgli o celar loro qualcosa, nemmeno per un secondo.
    -Come vi chiamate?- chiese il sovrano, passando a osservare il più giovane del gruppo.
    -Il mio nome è Terra Blackeagle.- rispose il custode della Catena Regale.
    -Io sono suo fratello minore, Alexander Blackeagle.- aggiunse il quarto keyblader.
    -Blackeagle?- ripeté l’uomo con stupore. -Non sarete i figli di Joseph Blackeagle?-
    Terra annuì. -Sì, Maestà, era nostro padre.- disse con evidente dolore nello sguardo. -Purtroppo è caduto durante una battuta di caccia, che sapeva essere pericolosa, ma ha dato la sua vita per il bene del villaggio in cui vivevamo.-
    Il sovrano fece un cenno d’assenso. -Sì, lo ricordo bene quell’incidente, ma ricordo ancora meglio i giorni in cui Joseph era mio cavaliere, insieme al padre di Stefano.- spiegò, sorridendo di fronte all’incredulità del maggiore dei fratelli. -E ricordo il mio mezzo dispiacere quando mi disse che lasciava la Guardia Reale perché stava per sposarsi e preferiva una vita più tranquilla… ma come dargli torto? Quella ragazza era veramente bella.- ammise. -A proposito, lei come sta?-
    Il castano chiuse gli occhi e strinse i pugni. -Dopo… dopo la morte di nostro padre… non s’è più ripresa. Due anni dopo, è crollata sotto il peso di una malattia che l’aveva colpita al cuore.- raccontò, cercando di trattenere la sua sofferenza. -A quel punto, io e Alexander siamo venuti qui a Dansaxe, dove vive la nostra unica parente.-
    Il sovrano rimase stupito e addolorato al sentire quelle notizie. -Mi dispiace Terra, non volevo causarti altro dolore…-
    -Non preoccupatevi Maestà.- replicò il ragazzo, imponendosi la calma. -Come può vedere, io e mio fratello siamo riusciti a cavarcela e ora siamo pronti per servire il Regno, come in passato fece nostro padre.-
    L’uomo annuì, soddisfatto. -E questo può farmi solo piacere.- rispose, prima di proseguire con una nuova domanda. -Alexander, posso sapere quanti anni hai?-
    -Undici.- dichiarò orgoglioso, come se stesse esponendo una medaglia, lasciando però basiti gli astanti, ad eccezione del consanguineo.
    -E come mai ti trovavi qui oggi?- indagò il re, curioso e dubbioso sul fatto che quel bambino si fosse recato alla Sacra Reggia per la selezione dei nuovi elementi da inserire nella Guardia Speciale.
    -Ho accompagnato mio fratello alla selezione, per fare il tifo per lui e per vedere com’era, visto che l’anno prossimo avrei voluto provarci anch’io!- spiegò allegro, con una semplicità disarmante.
    -Scusa…- intervenne Miyo. -…tu avresti voluto tentare la selezione per la Guardia Speciale?! A dodici anni?!- esclamò, lasciando intendere che per lei era assurdo il solo pensiero. -E tu glielo avresti permesso?!- aggiunse, guardando il maggiore dei due.
    -Certamente.- sentenziò. -Ho addestrato personalmente Alexander, conosco le sue potenzialità, e il prossimo anno sarebbe stato sicuramente pronto per provarci. Non dico che sarebbe passato, però avrebbe potuto tenere testa a molti.-
    -Quindi mi pare di capire che sappiate già maneggiare un’arma con una certa abilità.- dedusse il sovrano, anticipando qualsiasi altra protesta della figlia.
    -Due in realtà.- confessò Terra. -Oltre alla spada, mio padre mi ha insegnato a usare l’arco e, a mia volta, l’ho insegnato a mio fratello.-
    -Non avete perso tempo.- disse Akio, evidentemente compiaciuto nel sentire certe informazioni. -Siete due giovani pieni di sorprese.-
    -Non potevamo permetterci di perdere tempo.- asserì il ragazzo, grave. -Sono diventato la figura di riferimento per la mia famiglia e dopo quanto ci era accaduto, volevo che Alexander fosse preparato a ogni evenienza.-
    -Ora capisco perché Kingdom Hearts ti ha scelto come custode del Giorno.- affermò l’uomo, guardando il castano con rispetto. -Molto bene, allora tanto per cominciare faremo un piccolo test. Vi scontrerete con Miyo e Stefano usando i keyblade, così oltre a vedere come ve la cavate all’arma bianca, vedremo anche come tutti e quattro vi comportate con queste “chiavi”. Che ne dite?- domandò infine, con un sorriso.
    -Dico che ci sto!- esclamò Alexander, portando il braccio destro dietro la schiena ed evocando la Catena Nobile. -Che aspettiamo?-
    -Sei pieno di entusiasmo a quanto vedo.- rise il sovrano.
    -Come ho detto alla principessa poco fa, mio fratello è molto esuberante, però mi trovo d’accordo con lui.- intervenne Terra, pensando all’arma leggendaria per evocarla nella propria mano. -Sono pronto.-

    Akiko Shikata - Ta ga Tame no Sekai

    -Allora ti batterai con me!- dichiarò Miyo, puntando la chiave bianca contro il maggiore dei fratelli. -E ti conviene non sottovalutarmi solo perché sono una donna!-
    -Non era mia intenzione farlo.- replicò il ragazzo, prima di voltarsi verso il consanguineo. -Alex, ricordati tutto quello che hai imparato e fai attenzione, ok?-
    -Ti preoccupi troppo fratellone! Comunque stai tranquillo, giocherò bene le mie carte.- rispose, facendo l’occhiolino all’altro, che mostrò un sorriso divertito. -Stefano, cominciamo quando vuoi! Però ti avverto, solo perché sono più giovane di te, non devi prendermi sottogamba!-
    -Come Terra, neanch’io sono solito sottovalutare il mio avversario.- disse gentile, evocando la Via per l’Alba.
    -Allora cominciate!- intervenne il re, vedendo che i quattro erano pronti a dare il via alle danze.
    Udite le parole del padre, la bionda si lanciò contro il suo avversario, menando un fendente orizzontale. Senza scomporsi, il Blackeagle intercettò l’attacco e lo respinse senza troppe difficoltà, dopodiché contrattaccò dal basso all’alto, ma la ragazza riuscì a sfuggirgli grazie alla sua velocità. Evitando di perdere un attimo di troppo, Terra caricò un montante, incontrando, però, la Shining Star girata di piatto. I due custodi si confrontarono per parecchi secondi, ignorando i rumori provenienti dall’altro scontro e fissandosi nei reciproci sguardi.
    Esattamente come due anni prima, rimase affascinato dalle sue iridi viola e inconsapevolmente trattenne il respiro, mentre continuava a spingere sul keyblade bianco. Davanti a lui, Miyo strinse i denti, poi gettò un grido battagliero, scartando di lato e rotolando per poco più di un metro. A quel punto, il castano uscì dalla sua apnea e tossì, serrando gli occhi e portandosi il pugno davanti alla bocca.
    -Stai male?- si preoccupò la ragazza.
    -No…- rantolò lui. -…riprendiamo!- esclamò, lanciandosi in una nuova offesa con la Catena Regale posta orizzontalmente, impugnata nella mano destra.
    Miyo sorrise e gli corse incontro. Si trovarono a metà, le chiavi incrociate, così come i loro sguardi. Finché a un tratto, Terra caricò il pugno sinistro, cogliendo di sorpresa la principessa che lo incassò in pieno stomaco. Boccheggiante, la bionda allentò la presa sull’arma che volò alle sue spalle, a causa della lama avversaria, che subito dopo si fermò a due dita dalla sua gola. Deglutì e fissò gli occhi azzurri del ragazzo, trovandoli colmi di determinazione e luminosi come stelle. Tuttavia, il maggiore dei Blackeagle si distrasse ben presto, abbassando la chiave del Giorno e guardando ansioso l’altro scontro. La sua preoccupazione, però, mutò in terrore quando vide il custode dell’Alba scagliare una sfera infuocata verso suo fratello, che incredulo e impreparato, tentò di porre la Catena Nobile in sua difesa.
    -Alex!- urlò preda del panico, mentre il giovane veniva travolto dalla magia e finiva contro la parete alle sue spalle, per poi cadere sul pavimento.
    Immediatamente fu al suo fianco, chiamandolo ancora e ancora, perché privo di sensi.
    -Per favore, Alex, svegliati!- disse, portandoselo al petto. -Ti prego… ti prego, svegliati!-
    -Energiga!- pronunciò la principessa, portando la mano avanti, poi, mentre un’aura color smeraldo avvolgeva il ragazzo, si rivolse all’amico. -Ma che magia hai usato per ridurlo così?-
    -Un semplice Fire, credevo che almeno le basi le conoscesse…- spiegò Stefano. -Sono mortificato, perdonami Terra.- aggiunse dispiaciuto, notando, però, che l’altro non l’aveva neanche ascoltato.
    -Alex!- esclamò, quando finalmente lo vide riaprire gli occhi. -Fratellino, mi riconosci?-
    -…aha… calmati fratellone, sto bene.- assicurò con un sorriso. -Non mi è successo niente, ho la pellaccia dura, lo sai.- proseguì, alzandosi in piedi. -Però dovevo stare più attento, la magia mi ha colto di sorpresa.- ridacchiò.
    -Non c’è da scherzare, cosa ti ho sempre detto?- lo sgridò il consanguineo, mentre cercava di liberarsi della paura che l’aveva colto nel vederlo incosciente.
    -Lo so, lo so…-
    -Non rimproverarlo Terra, la colpa è mia.- intervenne il keyblader dell’Alba. -Dovevo immaginare che Alexander non fosse preparato a confrontarsi con la magia, mi dispiace molto.-
    -E mia.- s’intromise Akio Sunsky. -Mi è passato di mente di chiedervi se avevate appreso l’arte magica.-
    -State tranquillo Maestà!- esclamò il giovane. -È mio fratello che si spaventa per ogni cosa… vero fratellone?- domandò, voltandosi verso l’interpellato, trovandolo immobile con lo sguardo fisso. -Fratellone! Respira! Fratellone!- urlò, scuotendolo finché non lo sentì tossire. -Fratellone, devi fare qualcosa per ‘sta faccenda dell’apnea.-
    -Apnea?- ripeterono in coro i tre astanti.
    -Ogni tanto gli capita di trattenere il fiato, il problema è che non se ne accorge, però sta migliorando. Ormai non capita più tanto spesso…- spiegò Alexander.
    -Per fortuna.- brontolò Terra, ricomponendosi. -Tornando al discorso sulla magia, purtroppo non abbiamo mai avuto nessuno che ci insegnasse a usarla e visto che è un territorio insidioso, ho preferito non addentrarmici senza una guida.-
    -Scelta saggia e attenta.- commentò il sovrano. -Di questo non dovete preoccuparvi, abbiamo un’ottima squadra di maghi e uno di loro fa proprio al caso nostro. Ha ottime doti d’insegnante e una grande pazienza.-

    Uno sbuffo seccato squarciò l’aria e il silenzio che aleggiavano nello spiazzo di terra brulla.
    -Allora? Quanto tempo ti ci vuole per lanciare un banalissimo Blizzard?-
    Il maggiore dei Blackeagle trattenne un ringhio. -Temo di non essere poi così portato per la magia…-
    -Lo vedo!- esclamò esasperato il ragazzo dai capelli turchini. -Mai visto un apprendista mago peggiore di te!-
    -Come diavolo ti permetti?!- puntando lo sguardo in quello color paglierino dell’altro.
    -Mi permetto eccome, razza di somaro!- ribatté l’incantatore, ponendo le mani sui fianchi.
    -Ti conviene tenere a freno la lingua, Efren Raymoon…- sibilò il custode del Giorno.
    -Altrimenti cosa fai, Terra Blackeagle?- fece, sprezzante. -Mi fai a fettine?-
    -Mago da strapazzo che non sei altro!- urlò il castano, allargando il braccio destro per evocare il keyblade, che a sorpresa comparve avvolto in un piccolo turbine di ghiaccio. -Ma cosa…?!-
    Efren rise di fronte allo sbigottimento del suo allievo. -Sembra che provocarti sia servito a qualcosa, dopotutto. Hai dato una forma strana alla magia, però è un buon passo avanti.- ragionò. -Ora, dobbiamo lavorarci su per renderlo un gesto automatico, non puoi certo infervorarti così ogni volta che devi lanciare un incantesimo.-
    -Mh…- mugugnò il keyblader, fermando la magia.
    -Dai, prova a puntare il keyblade davanti a te e lancia un Blizzard.-
    Mentalmente esausto, Terra fece come gli era stato detto, però, pronunciato il nome dell’incantesimo non ottenne altro che qualche fiocchetto di neve.
    -Sei un caso perso…- mormorò il mago, passandosi una mano tra i ciuffi azzurri. -Prova a ripensare a cosa avevi in mente prima!- suggerì.
    -Ok…- replicò, chiudendo le palpebre per qualche secondo.
    Riacciuffato il filo conduttore che aveva generato la scintilla magica tra le sue mani, il ragazzo ghignò e poco dopo riuscì a dar vita a una spruzzata di ghiaccio, che gelò il tratto di suolo che gli stava davanti, allungandosi per un paio di metri.
    -Ottimo lavoro!- esclamò Efren. -Era anche ora!-
    -Sempre a lamentarti, ho ottenuto un buon risultato, no?!-
    -Sì, sì…- acconsentì. -Tanto per sapere, a che pensavi?-
    -Oh, nulla di che… ho semplicemente pensato di colpire te.- confessò candidamente Terra, ghignando.


    .: [-------] :.


    Kokia - Hallelujah

    Quando l’enorme vampata di fuoco s’era scontrata con le cristalline onde di Omi, il custode del Giorno s’era voltato istantaneamente, attirato dall’energia sprigionata da quel terrificante scontro di forze opposte e dal grido di dolore che le aveva precedute. Le benefiche gocce della fenice d’acqua non gli erano mai parse così terribili: con una potenza incredibile stavano respingendo le fiamme scarlatte della custode oscura, che fuggì come una volpe inseguita durante una battuta di caccia.
    Spente le distruttive lingue infuocate e calato il silenzio, Heartless e Nessuno erano spariti uno dietro l’altro, dichiarando una resa piacevolmente inaspettata, poiché lo scontro stava durando da troppe ore. Per un pigro momento, Terra si guardò attorno per vedere quanti dei loro soldati erano sopravvissuti a quell’ennesima battaglia, tuttavia si riscosse quando udì l’urlo disperato della sua principessa. Il keyblade svanì dalla sua mano e le sue gambe si mossero, seguendo la volontà del suo cuore.
    Con gli occhi pieni di paura, vide Omi ritirarsi in silenzio e aumentò l’andatura, temendo il peggio. Raggiunto il centro di quell’incubo, trovò la sua bionda compagna con il labbro inferiore stretto fra i denti e le mani che si muovevano rapide per togliere l’armatura dal corpo del cavaliere steso sulla neve.
    -Miyo!- la voce di Alexander s’era sommata alla sua e solo in quell’istante lo colse affianco a sé.
    -Come sta Stefano?!- chiese il minore dei fratelli, cercando di vincere l’affanno.
    -Vai a chiamare Efren!- urlò la custode. -Che aspetti?! Muoviti!- tuonò, girandosi e mostrando le sue iridi colme di determinazione, che tentavano in tutti i modi di trattenere le lacrime che premevano per uscire.
    Il giovane corse via, veloce come il vento, mentre il maggiore camminò attorno alle membra distese del suo compagno, per poi sedergli accanto. Tutto questo, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che stava dando fondo a tutte le energie che le erano rimaste per tenere in vita il prescelto dell’Alba.
    Il desiderio di aiutarla in quell’impresa disperata si fece sentire forte e chiaro, ma si trattenne, poiché sapeva che sommare la sua poca riserva di magia a quella già instabile della bionda sarebbe stato più deleterio che altro, stanchi e feriti, non sarebbero riusciti a creare un equilibrio tra i loro incantesimi. Perciò, restò in religioso silenzio, permettendo alla custode della chiave bianca di concentrarsi il più possibile, e strinse i pugni sulle cosce quando vide la luce smeraldina oscillare e affievolirsi, ma tirò un piccolo e impercettibile sospiro nel vederla rianimarsi l’istante seguente, spinta dalla sola forza di volontà della principessa, perché a quel punto, era l’unica fonte rimastale.
    Il rumore di una coppia di passi frettolosi e ostacolati dalla neve gli fece sollevare le iridi azzurre e per la prima volta in quei dieci anni, fu davvero felice di scorgere la figura del tanto detestato mago. Con tono pacato e fermo, Terra avvertì Miyo dell’arrivo dei due amici, tuttavia lei non si mosse di un millimetro e nemmeno interruppe l’incantesimo, perseverando nella sua impresa disperata, del tutto restia a fermarsi, come se si trovasse lei in pericolo di vita, aggrappata con una sola mano a una roccia sospesa al di sopra di un profondo baratro.
    La voce di Efren intervenne con violenza, come un sasso lanciato nelle acque ferme di uno stagno, mentre affiancava la ragazza e cercava di scostarla dal ferito, le mani già avvolte dal potere magico e pronte a eseguire il loro compito.
    -Miyo! Fatti da parte!- gridò il custode della Catena Nobile, in piedi alle sue spalle, ma nemmeno quella sorta di ordine scalfì la sordità della bionda, causata da un misto di sentimenti e pensieri, che il prescelto del Giorno comprese immediatamente.
    Fu allora che si fece avanti, chiamandola dolcemente e posandole una mano sulla spalla coperta dall’armatura leggera, riuscendo finalmente ad attirare la sua attenzione. La flebile luce della magia curativa dell’erede dei Sunsky si spense all’istante e, contemporaneamente, fu sostituita da quella più forte dell’incantatore dalle iridi color paglierino, che cadde in una concentrazione maggiormente profonda per poter riparare nel minor tempo possibile quella tremenda lacerazione, che continuava a versare fiotti di sangue.
    Il maggiore dei Blackeagle prese con sé la compagna, allontanandola di qualche passo dagli astanti e sedendole accanto sul terreno innevato.
    -Calmati Miyo, non è portandoti allo stremo che aiuterai Stefano. Non preoccuparti, si salverà sicuramente.- la incoraggiò, stringendola al proprio petto per poi dondolarsi lentamente avanti e indietro per aiutarla a rilassarsi.
    Percepì le sue mani di guerriera sulla sua schiena che ricambiavano appena il suo abbraccio, dopodiché la sentì abbandonarsi totalmente su di sé, mentre le sue braccia gli scivolavano accanto ai fianchi, come due foglie secche che cadono dal loro ramo ormai sulla via del sonno invernale. Sgranò gli occhi e divenne preda della paura quando, portandole una mano al collo per sollevarle il capo, avvertì con difficoltà il battito cardiaco della bionda, così debole e lento da sembrare sul punto di fermarsi da un momento all’altro.
    La scosse, dandole dei piccoli buffetti sulla guancia candida, ottenendo, però, solo qualche inarticolato mugugno. Imprecò a denti stretti, attirando le orecchie del fratello minore, che si avvicinò con evidente preoccupazione.
    -Terra che succede? Cos’ha Miyo?-
    -Ha perso i sensi, ma è così debole che…- non riuscì a concludere quella frase tanto funesta, così la strinse di nuovo a sé, per proteggerla dal freddo, e serrò le palpebre mentre richiamava il potere magico per avvolgerla in un incantesimo di guarigione che le restituisse almeno qualche goccia di energia.
    -Stai attento fratellone…- ammonì Alexander, deglutendo. -Sei stanco anche tu…-
    -Non temere.- replicò concentrandosi e pregando Kingdom Hearts di aiutare tutti loro, ma soprattutto, lo supplicò di non privarlo della vista di quegli occhi d’ametista di cui s’era segretamente innamorato anni addietro.

    -Principessa Miyo, l’avervi in fin di vita tra le mie impotenti braccia, incapaci di aiutarvi… e il puro terrore scatenato dal solo pensiero di potervi perdere, mi hanno fatto capire che non sono stato altro che un vigliacco e un povero stolto ad aver taciuto per tanto quel che provo per voi.- rivelò, incatenando il suo sguardo al proprio. -Principessa Miyo, potrete mai accettare l’amore di questo vostro stupido suddito?- chiese, tornando a sorriderle come un perfetto imbecille, ma non poteva davvero farne a meno.
    Sollevato nel saperla sana e salva, finalmente spazzato via il terrore di vederla spegnersi per sempre, e felice per avere ancora la possibilità di specchiarsi nelle iridi color violetta, che l’avevano rapito e imprigionato; riflessi di un’anima determinata, forte, coraggiosa e tante altre cose insieme che non avrebbe mai potuto elencare nemmeno il più rinomato dei bardi a suo parere, perché sarebbe stato impossibile descrivere una tale bellezza di spirito.
    La osservò cadere nel più completo stupore e in un bizzarro mutismo che lo divertirono e intenerirono al tempo stesso. Tuttavia, si fece attento quando la vide schiudere le labbra nel tentativo di rispondergli, mentre le sue guance già tinte d’imbarazzo divennero ancora più rosse.
    -Io… come potrei…- farfugliò, per poi prendere fiato. -Come potrei non accettare l’amore del mio stupido suddito, se io stessa provo il medesimo sentimento, dandomi della sciocca per averlo nascosto fino a oggi?-
    L’espressione del ragazzo s’illuminò ancora di più, dopodiché si ritrovò a ridere come un allocco, mentre le prendeva il viso tra i palmi.
    -Siamo due completi imbranati.- sentenziò, posando di nuovo le proprie labbra sulle sue, in un contatto leggero e rapido. -Ero così convinto che non potessi sopportarmi…-
    S’incantò nel sentirla ridacchiare. -Io pensavo la stessa cosa… anche se mi è capitato di notare strani sguardi da parte tua…-
    -Mi avete scoperto, principessa Miyo. Permettetemi di pagare le conseguenze di queste mie occhiate azzardate e insistenti.- commentò, carezzandole una guancia candida.
    -Permesso accordato.- sussurrò lei, portandogli le braccia intorno al collo, per tirarlo verso di sé e baciarlo con maggiore intensità.
    Finalmente, Terra riuscì a comprendere cosa intendevano i ragazzi e tanti uomini con l’espressione “avere le farfalle nello stomaco”, quando parlavano dei loro rapporti con le donne. Era una sensazione strana ma piacevole, che provocava un delizioso solletico allo stomaco, come se tanti insetti ne stessero accarezzando le pareti con lo sbattere delle ali. Questo stato d’animo lo fece sorridere ulteriormente e si tuffò a capofitto in quel contatto, rendendolo più profondo e passionale. Sentì le dita sottili della donna carezzargli le ciocche castane, percorrendo un sentiero contorto, che la condusse fino alla nuca e gli provocò un brivido lungo la schiena.
    A malincuore si separò da quelle labbra che non avrebbe mai abbandonato e si ritrovò con il fiato corto, esattamente come la compagna, che ora aveva gli occhi velati di felicità e brillanti come gemme, al di sopra delle gote in fiamme. Senza distogliere lo sguardo dal suo, le prese la mano destra tra le proprie e ne sfiorò il dorso con un bacio accennato.
    -Vi amo, principessa Miyo.-
    Lo sussurrò, quasi fosse un segreto solo per loro due. Un segreto di cui era terribilmente geloso e che non voleva rivelare nemmeno alle pareti della tenda, perché voleva che rimanesse sospeso tra i loro occhi e i loro respiri, immersi gli uni in quelli dell’altra, fino al punto di sembrare una cosa sola.
    E il sorriso luminoso che ricevette dalla bionda fu la risposta più bella e sincera che potesse desiderare in quel momento, di cui memorizzò ogni dettaglio per non scordarlo mai, nemmeno quando sarebbe stato un anziano con i ricordi confusi.


    .: [-------] :.


    Fin dal primo momento in cui l’aveva vista di sfuggita sul campo di battaglia, la custode del Tramonto gli aveva sempre trasmesso una sensazione di tumultuosa inquietudine, gestibile ma difficile da decifrare. Erano già passate due settimane da quando si era unita a loro, eppure ogni volta che ne incrociava lo sguardo tinto di giada era costretto ad abbassare il proprio, poiché non riusciva a sostenerne la sconosciuta profondità. Come facesse Stefano a tenerla tanto vicina senza essere sopraffatto dalla sua presenza, restava per lui un quesito senza risposta.
    Preso com’era dai suoi pensieri, Terra si accorse solo all’ultimo momento d’aver raggiunto lo spiazzo al centro dell’accampamento e il suo viso si ricoprì di un muto stupore nel vedere suo fratello al fianco dell’ex keyblader oscura, entrambi seduti davanti a uno dei tanti piccoli falò che erano stati accesi in precedenza dai soldati. Il giovane Blackeagle era dannatamente curioso, lo sapeva bene, ma non avrebbe mai creduto di trovarlo impegnato in una fitta conversazione -più simile a un monologo dove lui aveva preso il monopolio del discorso- con la donna dalla pelle scura, non così presto almeno.
    Scosse la testa e sospirò, dopodiché s’avviò verso la coppia con passo tranquillo, notando che la ragazza di colore era concentrata su ciò che gli stava dicendo il custode della chiave gemella e questo lo incuriosì.
    -Ehi, voi due.- chiamò con una nota divertita, attirando lo sguardo di entrambi. -Che state combinando?-
    -Buona sera Terra.- esordì la donna, con voce gentile e un sorriso appena accennato, e il castano sapeva che non lo faceva per motivi di antipatia nei suoi confronti, ma semplicemente perché ancora faticava ad aprirsi e a esprimere le proprie emozioni.
    Anche se vederla in compagnia di un altro di loro senza il prescelto dell’Alba accanto poteva considerarsi un notevole passo avanti.
    -Fratellone! Stavo raccontando ad Anike com’era la nostra vita prima di tutto questo.- spiegò Alexander. -E sono arrivato a raccontarle della festa in cui abbiamo visto Miyo per la prima volta.-
    -Oh.- commentò il maggiore dei Blackeagle con un sopracciglio inarcato. -A che punto eri arrivato?-
    -A te che guardi Miyo salire sul palco con gli occhi luccicanti e la bocca aperta come quella di un pesce.- ridacchiò il giovane, ricevendo una risata ironica e tagliente dal consanguineo. -Le ho anche raccontato di quando hai danzato con Constance…- aggiunse rapidamente, senza dargli tempo di replicare in qualche modo. -Povera ragazza, aveva occhi solo per te e tu guardavi un’altra.-
    -Quando hai finito di dire scemenze fammi un fischio, fratellino.- replicò acido il maggiore, scatenando un sonoro attacco d’ilarità nell’altro.
    -Terra, scusami…- intervenne la donna con gentilezza, attirando l’attenzione dei due. -Alexander mi ha parlato di questa… danza, ma a dire la verità, credo di non aver compreso in cosa consista…- proseguì titubante, guardandoli con aria smarrita.
    -Beh…- esordì il keyblader del Giorno, venendo però interrotto dall’altro ragazzo.
    -Perché non le fai vedere, fratellone? È più semplice.- suggerì, mostrando un sorriso poco rassicurante.
    -E perché non tu?-
    -Ma perché tu sei più bravo, no?- ghignò il minore.
    -Sei una cosa impossibile fratellino, sappilo.- sospirò Terra, guardandosi in giro e posando lo sguardo su un gruppo di soldati riunito attorno a un fuoco poco distante impegnati a strimpellare un paio di strumenti a corda e qualche fiato. -Ehi, voi!- chiamò, avvicinandosi agli uomini.
    I due custodi lo osservarono attentamente mentre parlava con i guerrieri, l’una confusa e l’altro soddisfatto e oltremodo incuriosito dalla piega che stava prendendo la serata. Il Blackeagle maggiore parlottò per qualche minuto con i soldati, che infine diedero un assenso generale e si alzarono per seguirlo verso l’altro falò occupato dai prescelti.
    -Su, vieni.- disse all’improvviso, porgendo la mano ad Anike che lo guardò senza capire. -Ti insegno a danzare.-
    La mora sbatté le palpebre un paio di volte, dopodiché annuì e posò il palmo su quello dell’altro, che lo strinse e la tirò in piedi con una mossa fluida per poi invitarla ad avvicinarsi.
    -Cominciamo con qualcosa di semplice, perciò…- esordì il neo insegnante, guidando le mani della donna per metterle nella posizione giusta, poi fece lo stesso con le proprie e puntò lo sguardo in quello verde liquido dell’altra, cercando di non fuggirvi. -Adesso seguimi.- disse, muovendosi lentamente all’indietro, compiendo due lunghi passi, che la sua compagna seguì con impaccio insieme al terzo che fu più corto e veloce come quello dopo, con cui guadagnò un alluce pestato.
    -Scusa…- asserì mortificata Anike, arrossendo appena sulle gote scure.
    -Non fa niente, può capitare.- la rassicurò il castano. -Un consiglio: non guardarti i piedi, seguimi e basta.- aggiunse, ripetendo i medesimi movimenti, questa volta tutti il più lentamente che poté. -Vedi? È come durante una battaglia: due passi avanti per attaccare, uno indietro per schivare o incassare e poi subito un altro per il contrattacco.- spiegò, utilizzando un contesto che fosse per lei di facile intuizione e azzeccando in pieno.
    La keyblader del Tramonto allargò gli occhi e annuì, facendogli intendere di aver capito e ritentò per la terza volta, riuscendo a seguirlo senza inciampare o recare danno all’altro. Provarono ancora, azzardando un rapido volteggio e aumentando la velocità, ottenendo un ottimo risultato.
    -Benissimo, ora possiamo provare con la musica.-
    -Musica?- ripeté lei, mostrando nuova curiosità.

    Celtic Mystic 09 Highland dance

    La sua risposta fu l’inizio di una melodia vivace e ricca di suoni, nonostante gli strumenti fossero pochi e simili tra loro. Era una ballata semplice ma allegra, perfetta per i passi di base che stavano utilizzando i due custodi. Senza nemmeno rendersene conto, Terra rimase incantato dallo sguardo della donna, scoprendosi incapace di abbandonarlo. Ne lesse la sincera meraviglia, come quella di un bambino alla scoperta del mondo, quando i soldati iniziarono a suonare e sorrise di fronte alla sua sorpresa nello scoprire di riuscire a compiere i passi appena imparati senza alcun impedimento, anzi. La musica la stava aiutando a trovare e seguire il ritmo giusto, quindi il custode del Giorno decise di approfittarne e accelerare l’andatura. Lo fece gradualmente e senza che lei se ne accorgesse si ritrovarono a volteggiare attorno al falò, incuranti di chi si era avvicinato mosso dalla curiosità, e che ora li guardava con tanto d’occhi.
    Durante l’ennesima giravolta, Terra finalmente capì cosa ci trovasse Stefano in quelle iridi verdi come le foglie in primavera: erano sì profonde, ma non buie come aveva creduto, al contrario esse erano luminose, ricche di emozioni sepolte che scalpitavano per essere liberate e che brillavano come stelle quando riuscivano a emergere. Infine, fu lui a sorprendersi. Anike rise. Rise di una risata divertita e felice, lasciandosi completamente andare in quella bolla che avevano creato con quella semplice danza, che ora compiva senza timore di sbagliare.
    Terra sorrise, fermandosi nell’esatto momento in cui gli strumenti tacquero, lasciandogli ascoltare unicamente il respiro affannoso della prescelta che ancora gli stringeva le mani.
    -È… È stato… incredibile!- disse lei tra un respiro e l’altro, voltandosi quando udì una coppia di applausi.
    Il castano si girò a sua volta, allargando il proprio sorriso nel vedere Miyo e Stefano battere le mani. -Oh, abbiamo raccolto un po’ di pubblico a quanto vedo.- commentò, osservando la folla di soldati che si era radunata.
    -Io invece vedo che la guerra non ha arrugginito le tue doti di danzatore.- replicò la principessa, avvicinandosi con l’amico.
    Il ragazzo ammiccò, porgendole la mano in un chiaro invito. -Volete concedermi l’onore di questo ballo, mia principessa?-
    -Sarà un piacere.- rispose semplicemente la bionda, mentre Anike le lasciava il posto e si affiancava al proprio compagno.

    Banda Celta Danzante - Danza del Oso

    Uno dei musicisti improvvisati attese che i due fossero pronti, quindi dettò il tempo con il tacco dello stivale per poi dare il via con il proprio strumento. Era una ballata ancora più rapida e vivace della precedente che andava crescendo, ma i danzatori non sembravano affatto preoccupati. Senza mai separare i loro sguardi cominciarono a muoversi sotto quel ritmo incalzante, prendendosi per mano per poi lasciarsi e ritrovarsi ancora con una sincronia perfetta. Volteggiarono insieme, uniti e separati, si diedero persino le spalle, ma mai i loro sguardi mancarono di rincrociarsi e i loro sorrisi erano sempre lì, brillanti come i raggi del sole.
    La custode del Tramonto li guardò a occhi sgranati, ammirata e affascinata dalla loro affinità e dalla loro complicità, che gli permetteva di eseguire dei passi complicati senza paura d’intralciarsi l’un l’altra né di sbagliare e perfettamente consapevoli del fatto che avrebbero sempre trovato le mani e le braccia altrui per proseguire. Sembravano quasi comunicare tra loro, ma cosa si stessero dicendo, Anike non riuscì a comprenderlo.
    Terra ormai si muoveva unicamente per istinto, grazie al suo corpo allenato che conosceva a memoria quella ballata veloce, poiché perso negli occhi della sua principessa, come un naufrago alla deriva in un oceano color delle violette. E in cuor suo, desiderò di non trovare mai più una costa a cui approdare.


    .: [-------] :.


    Adrian Von Ziegler - Only Piano - Beautiful Memories

    Con un sospiro, il custode del Giorno si chiuse alle spalle la porta della stanza del fratellino. Si girò verso la finestra più vicina e osservò il cielo notturno e la luminosa figura di Kingdom Hearts che splendeva al suo centro. Rassicurare Alexander era stato difficile e probabilmente non ci era riuscito del tutto. Anzi, ne era più che certo.
    Il giovane Blackeagle si era affezionato alla donna dalla pelle scura, in cui aveva trovato una figura di riferimento che né lui né la loro unica parente avevano saputo dargli. Turbato dallo sviluppo preso dagli eventi, Terra s’incamminò in direzione della biblioteca per raggiungere finalmente la compagna bionda, anche lei scossa profondamente. Entrambi sapevano, però, che non avrebbero mai sofferto come stava facendo il loro amico Stefano. Aveva timore persino d’immaginare lo stato in cui si trovava il prescelto dell’Alba, perché la sola idea di perdere Miyo gli stringeva il cuore in una morsa feroce e terribilmente dolorosa.
    Giunto in biblioteca, il bruno si diresse con passi leggeri verso il suo fondo, nell’angolo più remoto e intimo, e salì una scala a chiocciola che portava a un ballatoio, grande abbastanza da ospitare due persone sedute, trovando la principessa appoggiata alla parete di fronte, con le ginocchia al petto e la fronte posata su di esse. Le sedette accanto e portò lo sguardo sul soffitto di cristallo.
    Nessuno di loro parlò, nessuno ne aveva voglia, ma dopotutto cosa c’era da dire? Terra sospirò, sentendosi all’improvviso stanco. Stanco di vedere persone morire sotto i suoi occhi, stanco di sentirsi impotente perché non poteva fare nulla per impedire quelle morti, stanco di quella guerra che continuava da dieci lunghi anni. Guerra che avrebbe visto il suo epilogo a un caro prezzo.
    Un prezzo che nessuno di loro avrebbe mai voluto pagare, ma come potevano opporsi al volere del Fato?
    Un singhiozzo ruppe la religiosa quiete che l’aveva trascinato in quelle riflessioni ed ebbe il potere di risvegliarlo. Si voltò verso la sua compagna e la vide tremare come una fogliolina debole e indifesa sotto gli artigli di un forte vento. Le mise un braccio attorno alle spalle e la spinse verso il proprio petto, offrendole un rifugio che lei non rifiutò. Si accoccolò tra le sue gambe e pianse in silenzio il dolore di entrambi, mentre lui si faceva forza per non crollare. Doveva essere forte per tutti quanti loro, perché se fosse caduto lui, il prescelto del Giorno, allora nessuno avrebbe più ritrovato l’energia e il coraggio di rialzarsi in piedi.


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    Liberò un feroce grido di guerra quando un gruppo di Heartless lo spinse con la schiena sul suolo brullo e calpestato della vallata. La Catena Regale brillò di un’accecante luce bianca e respinse le creature dell’Oscurità, tramutandole in polvere nera, che scurì ulteriormente il pavimento del teatro di quella battaglia che si consumava ormai da troppo tempo.
    Si rialzò con un gemito, portando la mancina sull’occhio destro, che bruciava di dolore e gli stava bagnando il viso di sangue bollente. Facendo appello alle poche riserve di magia rimaste, il maggiore dei Blackeagle usò un semplice incantesimo di cura, che pose fine alla perdita di sangue, ma gli lasciò una sorda e pulsante sensazione dolorosa, che lo costrinse a tenere la palpebra ben chiusa.
    Approfittando di quell’attimo di quiete, Terra ripensò al momento in cui Anike gli era passata accanto per andare incontro al turbine di polvere che era apparso davanti a tutti loro. Quella manifestazione incorporea era stata in grado di confonderlo e inquietarlo, ma quello era niente a confronto con ciò che il suo cuore fiero e determinato aveva percepito quando l’ultima custode si era presentata nella sua reale forma. Ella pareva la copia perfetta della loro compagna, tranne per i capelli bianchi e le iridi rosse come il sangue, che rigettavano rabbia e odio a non finire come la bocca di un vulcano in eruzione, e per l’arma che stringeva nella mano sinistra. Un’arma che diffondeva tutt’intorno alla sua padrona un’aura buia, pesante e viscosa, come un letale miasma, che ebbe il potere di far appassire l’erba sotto di sé, bruciandola come avrebbero fatto i cocenti raggi del sole nel pieno di una torrida estate.
    Quella donna emanava un’energia oscura che fu in grado di farlo vacillare per un istante di troppo, e quasi lo schiacciò, ma a un tratto la schiena della prescelta del Tramonto era comparsa davanti ai suoi occhi sgranati come per proteggerlo e filtrare quella terribile sensazione di annichilimento che minacciava di devastarlo.
    Troppo lontano per capire cosa si fossero dette le due figlie del fuoco nero, aveva avuto giusto il tempo di guardarle mentre correvano una incontro all’altra per far cozzare le loro buie chiavi e dare il via all’ultima fase di quella devastante guerra. In un attimo, le bambole bianche prive di cuore e le bestiali ombre erano emerse dai loro anfratti bui per gettarsi su tutti loro.
    Impegnato com’era a distruggere quanti più avversari possibile, il custode del Giorno aveva perso di vista i propri compagni e ora, date le esigue forze, non sarebbe nemmeno stato capace di individuarli in quella grande valle brulicante di seguaci dell’Oscurità.
    Poi, dopo quelle che gli parvero lunghe e interminabili ore, dei movimenti nuovi attirarono la coda del suo occhio ancora sano e quando si voltò il sollievo gli scoppiò in petto nel vedere Miyo e Alexander chiamarlo e dirigersi verso di lui. Immediatamente si girò del tutto, falciando via i nemici con un fendente orizzontale del suo keyblade, quindi avanzò, facendosi strada con tutta la forza che gli era rimasta finché non li raggiunse e diede loro la schiena.
    -Come state?- domandò Terra, guardandosi attorno con l’unico occhio funzionante.
    -Siamo dei fiorellini appena sbocciati… non vedi fratellone?- rispose Alex ansante, dopo aver dato la schiena all’altro.
    Il maggiore dei Blackeagle trattenne un’imprecazione, dandogli un’occhiata veloce. Non gli era affatto sfuggita la ferita aperta sul suo fianco. -Da quanto tempo sei conciato così?- chiese poi, eliminando un Simile.
    -Non ne ho idea…-
    -Terra hai visto Stefano? Abbiamo bisogno di Omi per curare Alex.- intervenne la custode della Shining Star. -Reflex!- urlò subito dopo, chiudendo se stessa e i compagni all’interno di una barriera rosa, che li difese da una coppia di sfere di fuoco. -E anche per avere un aiuto, ormai siamo sfiniti!- aggiunse, mentre lo scudo svaniva e liberava la strada alla chiave bianca, che fu lanciata contro l’Heartless che li aveva attaccati.
    Il castano sbuffò di stanchezza, atterrando l’ennesimo nemico. -Quando è cominciata la battaglia, era poco distante da Anike e non credo che si sia allontanato.- disse. -Possiamo provare- il prescelto della Catena Regale si fermò, incredulo e confuso di fronte a ciò che stava accadendo.
    Bambole e ombre si fermarono tutte insieme e fremettero per poi scomporsi in mucchietti di polvere nera che venne spazzata via da un deciso soffio di vento. La valle si svuotò in un istante dei suoi ospiti abietti, lasciando solo i custodi sotto la bianca luce della luna a forma di cuore. Terra si concesse un sospiro con cui rilasso le spalle e lasciò la presa sul keyblade: qualunque cosa fosse successa, pareva almeno positiva.
    -Alex!- l’urlo della principessa gli fece gelare il sangue per la paura, ma gli ci volle un attimo a girarsi e inginocchiarsi accanto al fratello minore, che sudato e pallido cercava di respirare più aria possibile.
    -Andiamo fratellino, svegliati!- urlò lui, dandogli dei leggeri colpi alle guance.
    -…fratellone… sono stanco, non sordo…- mormorò il custode della chiave gemella, schiudendo di poco le palpebre. -…cos’è successo…?-
    Miyo scosse il capo. -Non lo sappiamo… I nemici sono spariti, ma-
    Un grido scoppiò da qualche parte nella valle. Un grido terribile, che il prode Terra cercò di non ascoltare, ma il suo cuore perse un battito non appena lo udì. Era un grido che non aveva alcunché di umano, diffuse ovunque tutto il suo odio, il suo rancore e la sua sofferenza, avanzando su ogni filo d’erba con l’impeto di un’onda del mare in burrasca. Al maggiore dei Blackeagle parve un grido senza fine, che anche se si fosse estinto non avrebbe mai potuto dimenticare nemmeno volendo, nemmeno negli anni più lontani della sua vecchiaia.

    Adrian Von Ziegler - Everlasting Star

    Il sorriso che Anike rivolse loro al termine di quell’inferno era il più bello che Terra avesse mai visto, come la sua intera figura, bella anche se sfinita dalla battaglia e avvolta dall’armatura nera, prolungata dalle due terribili chiavi oscure che ancora teneva strette tra le mani. Era un bellissimo sorriso, colmo di così tanti significati che non riuscì a scorgerli tutti: era felice, sincero, sollevato, dispiaciuto e grato e tante, tantissime altre cose, di cui forse nemmeno lei era consapevole.
    La barriera rossa che fino a quel momento li aveva esclusi dallo scontro più importante della loro epoca, iniziò a sfaldarsi un pezzo dopo l’altro, come un dipinto su un muro che col passare del tempo perde pezzi della pittura che lo compone, e la custode del Tramonto andò loro incontro, trascinando i suoi fardelli finché riuscì, fino a quando anche lei non cominciò a disfarsi un frammento alla volta come un vecchio dipinto su di una parete.
    La coppia di keyblade cadde sul suolo annerito con un secco rumore metallico che al prescelto del Giorno apparve come il primo rintocco della fine. Poi anche lei cedette al proprio peso, piegando le ginocchia stanche e socchiudendo gli occhi sempre più opachi.
    Stefano fu in un baleno al fianco della compagna, ormai sulla via per spegnersi, come una candela quasi del tutto consumata. Raggiuntili, i tre custodi rimasti si inginocchiarono in silenzio sul terreno bruciato dal fuoco di Anike, pronti ad accogliere le ultime parole della ragazza dalla pelle scura, che nonostante tutto, nonostante sapesse che la fine era vicina, sorrideva ancora.
    Con l’occhio sinistro annebbiato dalle lacrime, Terra scambiò un rapido sguardo con Miyo quando l’amica pronunciò i loro nomi, poi rispose al suo bel sorriso. Un sorriso bello ma triste, come il sole oltre l’orizzonte all’ora del crepuscolo, che cerca di allungare i suoi stanchi raggi in ogni angolo del mondo almeno un’ultima volta.


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    Banda Celta Danzante - The King of the Fairies

    Una nuova estate stava sorgendo sul Regno della Luce. Dansaxe brillava di vita e pace, festosa in ogni suo angolo, pronta a dare un arrivederci in grande stile alla primavera e ai resti dell’inverno.
    Ancora prima che le stelle iniziassero a splendere nel cielo notturno, la musica invase tutte le vie della capitale, invitando gli abitanti a divertirsi e godere della festa per il solstizio. Ad aprire ufficialmente le danze però furono i sovrani del Regno. Lasciato il principe quindicenne alle cure del minore dei Blackeagle e all’amico Stefano, Terra e Miyo si avviarono al centro esatto della grande piazza. Si scambiarono un sorriso, quindi lasciarono che fossero i loro corpi a parlare per loro. La musica era già partita, ma non avevano bisogno che si fermasse per poter cominciare. Bastarono due passi per domare il ritmo di quella ballata che narrava del re di un antico popolo di fate. Volteggiarono all’unisono, batterono le mani per poi unirle e intrecciare le dita, continuando a muoversi come se non ci fosse nessun altro attorno. La popolazione decise di imitare i due regnanti e in poco tempo la piazza si gremì di coppie danzanti di tutte le età, persino bambini e anziani.
    Un altro lungo inverno era trascorso senza che il Regno fosse turbato dalle minacce che aveva subito in passato. Né epidemie né guerre avevano disturbato i figli della Luce, che ora esprimevano la loro gioia sotto lo sguardo attento delle stelle e di un cuore luminoso. Kingdom Hearts sorse lentamente nel cielo buio, procedendo come una sposa tanto attesa lungo la navata di una chiesa.

    I festeggiamenti proseguirono per ore, ma si placarono a un ordine quieto della regina, che si apprestava a fare il suo discorso annuale. All’improvviso però, il cuore bianco risplendette di luce azzurra, illuminando l’intera piazza partendo dal suo centro per poi espandersi verso l’esterno.
    La popolazione si fece indietro, lungo i confini del piazzale, lasciando libero il simbolo della famiglia reale e portando lo sguardo sulla luna che li osservava dall’alto. Ogni mormorio si spense e tutti, grandi e piccini, uomini e donne, rimasero in silente e curiosa attesa di sentire le parole che Kingdom Hearts aveva per loro.
    Al contrario, i prescelti si scambiarono occhiate d’intesa e Stefano Fiervento alzò gli occhi al cielo per primo, mentre Terra Blackeagle si chiedeva a chi di loro sarebbe toccato questa volta.
    -Creature dalla vita effimera, ascoltate le parole del Supremo Regno immortale, che veglia sul fragile equilibrio tra Luce e Oscurità.-
    Quell’incolore formula d’esordio scatenò un brivido nei custodi delle chiavi, poiché quella era stata la frase con cui tutto aveva avuto inizio.
    -Prescelto del Giorno, vieni avanti.- chiamò la voce atona del Regno Supremo.
    Terra si alzò in piedi dallo scranno su cui era seduto, apparentemente deciso, ma chi aveva combattuto al suo fianco poteva leggere l’incertezza nel suo sguardo celeste. Con occhi pieni di timore, Ventus Blackeagle Sunsky guardò il padre allontanarsi e avviarsi al centro del piazzale, ora vuoto e silenzioso. Rivolse la propria attenzione alla madre, ma la donna aveva gli occhi puntati sulla schiena del suo consorte e non sembrava intenzionata a perderlo di vista. Fu l’ex custode dell’Alba a rispondere al suo muto richiamo, posandogli una mano sulla spalla per portarlo accanto a sé e rivolgendogli un sorriso amaro e triste che solo in un’occasione gli aveva visto in viso.
    -Prescelto del Giorno.- ripeté la voce. -Il tuo compito come custode della chiave è giunto al termine.- annunciò nell’esatto momento in cui la Catena Regale comparve orizzontalmente davanti all’uomo dai capelli castani, che prese un profondo respiro a occhi chiusi.
    Esattamente com’era avvenuto al momento della sua investitura, egli s’inginocchiò e raccolse il keyblade tra le mani, reggendolo sotto l’elsa e sotto la punta.
    -Io, Terra Blackeagle, prescelto del Giorno e sovrano del Regno della Luce, rendo la chiave che mi era stata affidata.- affermò a voce alta perché tutti lo sentissero.
    Anche il keyblade udì le sue parole e si sollevò dolcemente dalla sua presa e volò in alto, divenendo poi una sfera luminosa e fuggendo verso il cuore bianco sospeso nel cielo. Il re tornò in piedi e strinse i pugni, sentendoli vuoti esattamente come parte del proprio animo, a cui era appena stato strappato un frammento importante. Poteva finalmente capire ciò che avevano provato suo fratello e Stefano nel vedersi privati di ciò che li aveva resi gli uomini che erano diventati. Serrò le palpebre con forza. Sapeva che questo momento sarebbe arrivato anche per lui, ma non immaginava che “perdere” il keyblade sarebbe stato così devastante.
    -Rappresentante della Luce, vieni avanti.-
    Terra trattenne il respiro e sgranò gli occhi, per poi voltarsi verso la moglie. Sotto lo sguardo intimorito e preoccupato dei cittadini di Dansaxe, di amici e conoscenti, la regina avanzò con passi lenti ma decisi. Camminò a testa alta, fiera e determinata com’era sempre stata, ma glielo lesse nelle iridi color delle violette quando gli fu accanto, anche lei non era pronta. Forse, però, non lo sarebbero mai stati.
    -Cuore puro, prescelto della Shining Star, il tuo compito come custode è giunto al termine.- sentenziò la voce, causando la comparsa del keyblade bianco avvolto dal verde ramo d’edera.
    La donna s’inginocchiò al cospetto del candido cuore e accolse sui palmi l’arma che era stata in suo possesso per quasi trent’anni.
    -Io, Miyo Sunsky, custode della Shining Star, sovrana del Regno della Luce, rendo la chiave che mi era stata affidata.- dichiarò con lo sguardo basso, sentendo le mani alleggerirsi dal loro peso.
    Tornò eretta accanto al suo compagno e guardò il suo keyblade levarsi sempre più in alto, finché non esplose di una luce così intensa che costrinse tutti i presenti a coprirsi il volto per non restarne accecati. Quando rivolsero nuovamente lo sguardo alla chiave bianca, al suo posto trovarono una corona di sette sfere luminose, tinte ognuna con un diverso colore dell’arcobaleno.
    -Cuore puro, questo è il destino previsto per la tua eredità.- riprese la voce con tono solenne. -Il tuo potere è stato diviso: sette saranno i cuori di pura Luce, ma solo una di queste virtù impugnerà la sacra chiave forgiata dal Regno Supremo.-
    Quelle parole misteriose generarono un brivido che corse lungo la schiena del maggiore dei Blackeagle. I venerabili saggi il giorno prima dell’ultima battaglia avevano pronunciato parole profetiche e in esse avevano accennato a un’ultima virtù che avrebbe affiancato il Giorno durante le battaglie future. Terra si voltò a guardare la donna al suo fianco e accennò un sorriso, pensando che una parte di loro si sarebbe sempre cercata anche in un domani incredibilmente lontano.
    -Prescelti.- chiamò ancora una volta la luna a forma di cuore, e internamente, il castano sapeva che si stava rivolgendo a tutti e quattro.
    Dei passi alle sue spalle confermarono il suo pensiero, quindi si fece attento perché era certo che quelle sarebbero state le ultime parole che Kingdom Hearts avrebbe rivolto loro in questa vita.
    -La vostra strada è stata lunga e difficile, ma siete usciti vincitori dalla missione che vi è stata affidata. Il vostro destino come custodi è compiuto, il Regno Supremo vi congeda e benedice il vostro futuro con la Luce che avete sempre difeso con orgoglio e con coraggio.
    -Addio prescelti da Kingdom Hearts, che la luce dei vostri cuori possa brillare in eterno.-
    Terminato il suo discorso, il perlaceo astro fece ritorno al proprio silenzio vigile: gradualmente il suo intenso splendore si affievolì, tornando alla sua consueta luminosità, e riprese il suo ruolo di osservatore. Il sovrano si girò verso i tre compagni, trovandoli nella sua medesima condizione: scossi, stanchi ma anche più leggeri. Sapevano che prima o poi avrebbero dovuto restituire il keyblade e in quel momento sarebbe terminato il loro ruolo. E se non c’era più bisogno di loro, questo poteva significare una cosa sola: l’Oscurità non avrebbe più messo mano alle loro vite, il Regno della Luce poteva prosperare.
    In futuro sarebbero stati nominati altri prescelti, ma per adesso non c’era motivo di preoccuparsi.
  10. .
    Titolo: Coraggio
    Autore: Liberty89
    Genere: Generale
    Rating: Verde
    Personaggi: Riku
    Avvertimenti: Flash-fic, “What if?”
    Note dell'autore: Ciao a tutti! Eccomi con la terza fic per la sfida delle pic. L'immagine di oggi è questa qui u.u Anche questa fic non si inserisce in un contesto vero e proprio, spero che vi piaccia :3
    Buona lettura!


    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.


    Coraggio


    Quella massa nera faceva paura, ma il piccolo Riku non l'avrebbe mai ammesso davanti a nessuno. Soprattutto davanti al suo migliore amico Sora, visto che lo aveva giudicato il bambino più coraggioso delle Isole. Però, quella melma scura che usciva di tanto in tanto dalla porta di legno del Luogo Segreto avrebbe fatto paura a chiunque, ne era certo. Probabilmente aveva spaventato anche il suo papà il giorno che se l'era portato via. Tutti dicevano che era partito per mare, che un giorno avrebbe fatto ritorno da lì, ma lui sapeva che erano solo bugie per non fargli del male.
    Riku sapeva che non era stato l'oceano a prendersi il suo papà, era stato un altro tipo di onda a portarselo via.
    Faceva paura quella strana massa scura in movimento, però allo stesso tempo lo incuriosiva. E fu la curiosità a fargli allungare la manina sulla punta fumosa di un tentacolo scuro. La curiosità e un grande desiderio che celava nel cuore. Forse toccandola avrebbe rivisto il suo papà, ma poteva anche sparire come lui e non fare più ritorno.
    Intimorito, Riku ritirò subito il braccio per poi passarselo sugli occhi umidi. Non era coraggioso abbastanza per andare a cercare il suo papà.
  11. .
    Titolo: Another Reality
    Autore: Liberty89
    Genere: Malinconico, Triste
    Rating: Verde
    Personaggi: Sora
    Avvertimenti: Flash-fic, “What if?”
    Note dell'autore: Buona sera di nuovo! Ecco qua la seconda fic per la sfida delle immagini u.u L'immagine che mi è stata data è questa e il risultato ottenuto è molto... bizzarro, credo si possa dire così. Non si inserisce in un contesto particolare, ma spero che vi piaccia :3 Buona lettura!


    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.


    Another Reality


    Incrociò le gambe nell'altro senso, per evitare che gli si addormentassero i piedi, mentre prendeva in mano le sue ultime creazioni. I polpastrelli erano costellati di puntini rossi, tante erano le volte che si era punto con l'ago, ma dopo le prime due bamboline non ci aveva nemmeno più fatto caso.
    Sparsi sul pavimento c'erano tutti i suoi progetti, disegni su disegni fatti uno dietro l'altro con incedere febbrile durante una notte di tempesta, in cui i suoi ricordi confusi pareva volessero uscirgli dalla testa.
    Studiò con attenzione le riproduzioni di Riku e Kairi e si disse che sì, erano venuti meglio del previsto. Se le posò in grembo con cura, poi spostò lo sguardo tutt'intorno a sé. C'erano altri quattordici personaggi di pezza, ma era sicurissimo che ne mancassero ancora un paio per completare quel quadro composto di tanti cappotti neri. Non ricordava i nomi di tutti. Anzi, alcuni gli pareva di non averli nemmeno mai visti, eppure…
    Un tranquillo bussare alla porta della sua stanza lo distrasse.
    -Avanti.- disse con voce neutra, prima di ritrovarsi ad affrontare un paio d'occhi blu che cercavano in tutti i modi di non mostrare il reale sentimento che sembrava pronto a traboccare.
    -Ciao Sora.- esordì la giovane con i capelli rossi, avvicinandosi al suo letto. -Come stai oggi?-
    -Bene grazie.- rispose, osservandola un istante per poi riprendere in mano la bambolina di Kairi.
    Fece passare lo sguardo dall'una all'altra, perplesso.
    -Qualcosa non va?- chiese lei.
    -È uguale a te.- disse, carezzando la testa della bambolina. -Somigli tanto a Kairi.-
    Inghiottendo un singhiozzo e ricacciando indietro le lacrime, Kairi lo salutò in fretta e uscì dalla stanza chiedendosi se il suo amico sarebbe mai tornato quello di un tempo.
  12. .
    Titolo: Persistenza
    Autore: Liberty89
    Genere: Malinconico
    Rating: Verde
    Personaggi: Roxas, Xion
    Avvertimenti: Flash-fic, post-KH 358/2 Days
    Note dell'autore: Salve a tutti! Questa fic nasce da una sfida in cui ho coinvolto Paolino: ci siamo scambiati tre immagini e ci abbiamo scritto una fic per ognuna. Il tema iniziale doveva essere la malinconia, ma alla fine a me di malinconica è venuta solo la prima, credo xD L'immagine usata è questa!
    Ma basta ciarlare, buona lettura!


    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.

    Persistenza


    Si fermò improvvisamente prima di dare un morso all'angolo del ghiacciolo e prese un respiro affaticato, portandosi una mano al petto. Strinse la stoffa nera del cappotto, rilasciando un sospiro spezzato: ormai capitava sempre più spesso.
    Quando qualche giorno prima aveva avvertito quella stretta al centro del suo torace vuoto, Roxas non vi aveva badato più di tanto. Era durata un attimo talmente flebile che quasi non se n'era accorto, ma con il passare dei giorni -giorni vuoti e solitari da quando Axel era stato mandato in missione al Castello dell'Oblio- il fenomeno si era ripresentato, diventando quasi insistente. Somigliava tanto al forte bussare contro una porta chiusa, come se qualcuno lo stesse chiamando da lontano, ma la Chiave del Destino non sapeva come rispondere a quella chiamata.
    Affondò i denti nel ghiacciolo e ne staccò di netto un pezzo quando quella strana morsa si fece viva per la quarta volta quel giorno, insieme all'inattesa sensazione di avere un peso sulla schiena che gli fece incurvare le spalle in avanti. Abbassando lo sguardo sul proprio petto si chiese cosa potesse mai essere, poi l'occhio gli cadde sull'area antistante la torre dell'orologio che si trovava sotto i suoi piedi.
    Perché si era ritrovato lì, qualche giorno prima?

    Ormai non aveva più forza.
    Sapeva che non sarebbe rimasto nulla di lei, nemmeno un frammento si sarebbe salvato tra i ricordi di Roxas, eppure un ultimo barlume del suo istinto di sopravvivenza si era opposto con forza a quel destino amaro e ingiusto e aveva continuato a vivere. Un fantasma che non voleva andarsene, che insisteva nel voler lasciare un segno del proprio passaggio, ma presto non avrebbe avuto più l'energia per farsi sentire.
    Appoggiò la fronte sulla sua spalla, prendendo fiato nello stesso momento in cui lo fece lui e recuperando le forze necessarie per raggiungere di nuovo il suo cuore -che non era poi così lontano come l'Organizzazione voleva far credere.
    Fino all'ultimo, Xion avrebbe lottato. Fino all'ultimo, avrebbe combattuto per Roxas, per fare in modo che riottenesse ciò che aveva perso.

  13. .

    Capitolo XII - Vero Cielo, stesso Cielo


    Akiko Shikata - Istoria - Musa - Kleio

    Riemerse lentamente dalle profondità di se stesso, come una bolla d’aria che si fa strada verso la superficie dell’oceano. L’indice della mano sinistra si contrasse, strisciando con uno scatto sul lenzuolo fresco e la coperta morbida, poi le altre dita lo imitarono, reagendo al suo calmo risveglio.
    Inspirò profondamente, prendendo coscienza del morbido cuscino su cui era posata la sua testa. Attorno a lui c’era solo silenzio, un quieto silenzio privo di minacce, simile a quello che l’aveva accolto nell’appartamento della sua Tempesta, ma allo stesso tempo diverso. Il suo super-intuito stava sondando il terreno per lui, sussurrandogli che non conosceva quel luogo ma che non doveva temerlo, quella stanza era sicura.
    Annuì a se stesso e decise di aprire gli occhi. Le palpebre tremarono sotto il peso del sonno che le aveva tenute serrate fino a quel momento, poi cedettero ai suoi sforzi e si schiusero. La camera era avvolta dalla penombra e la sua vista non ebbe difficoltà ad adattarvisi. L’elegante e chiaro tendaggio di un letto a baldacchino accolse il suo primo sguardo al mondo dopo quel lungo riposo. Sbatté le palpebre, confuso per un attimo. Quanto aveva dormito? Questa volta il suo intuito non gli fu d’aiuto, pareva altrettanto incerto, come se anche lui si fosse svegliato da poco da un sonno incredibilmente lungo.
    Con attenzione si tirò a sedere e dall’alto, i suoi occhi si abbassarono a studiare il suo corpo, vestito di un pigiama che gli era familiare, e le coperte vivaci che lo coprivano. Guardò alla sua destra, la finestra era coperta da una tenda non troppo scura che filtrava la luce del sole, poi spostò lo sguardo a sinistra, trovando un comodino accanto al letto e la porta della stanza, ovviamente chiusa. Si concesse un altro sguardo a quella camera, ma non la riconobbe e l’idea di trovarsi chiuso da qualche parte -per quanto sicuro potesse essere- lo infastidiva terribilmente. Non sapeva spiegarsi nemmeno lui questa bizzarra avversione, ma Tsunayoshi non se ne preoccupò e scostò le coperte per posare i piedi sulla moquette. Sentì il corpo un po’ rigido e anche questo segno gli fece capire di aver dormito a lungo.
    Non si preoccupò di cercare un paio di ciabatte o qualsiasi altra cosa da infilare ai piedi nudi e con attenzione si alzò, reggendosi al comodino accanto al letto.
    Certo che le gambe avrebbero retto il suo peso senza cedervi all’improvviso, Sawada Tsunayoshi raggiunse la porta, la aprì e affidandosi al proprio super-intuito s’incamminò nel corridoio.

    Akiko Shikata - Istoria - Musa - Euterpe

    Dato un altro morso al dolcetto che teneva in mano, Lambo sorrise soddisfatto mentre girava l’angolo del corridoio illuminato dal sole del primo pomeriggio. Si era perso cercando di arrivare alla stanza in cui era certo di poter trovare Reborn, ma era invece giunto in cucina e lì il personale di Villa Vongola lo aveva accolto con entusiasmo, occupandosi di lui e intrattenendolo per fare in modo che stesse lontano dai fuochi e i vari utensili, pericolosi o meno che fossero. Alla fine aveva detto che doveva riprendere la sua ricerca e uno dei cuochi, un uomo alto e massiccio con dei buffi baffi scuri, gli aveva donato un muffin appena sfornato per dargli nuove energie. Tutto contento, il Guardiano del Fulmine se n’era quindi andato e aveva preso a girovagare per la villa, senza una reale meta in mente e salutando allegramente i domestici che incontrava lungo la strada, compresa la bionda Marianna, che li aveva accolti il giorno del loro arrivo.
    Imboccato un nuovo corridoio che portava all’ala opposta dell’edificio, Lambo scorse una figura conosciuta al piano inferiore. Cosa ci faceva in giro il suo fratellone se l’ultima volta che aveva controllato era nel suo letto che dormiva? Possibile che Hayato-nii non l’avesse avvertito del suo risveglio? Scosse la testa dicendosi da solo che era impossibile, perché si era anche tanto raccomandato con Takeshi-nii perché lo avvisassero.
    Allora perché Tsuna-nii era in giro da solo? Lo osservò mentre si guardava attorno, come se stesse valutando dove andare, poi il ragazzo si voltò verso di lui e il bambino rabbrividì per un attimo sotto l’esame di quelle iridi arancioni. Non c’era alcuna fiamma sulla fronte del giovane, ma bastò un sorriso del castano a far scemare la preoccupazione del piccolo Bovino, che lo seguì di corsa quando riprese il suo vagare.

    Akatsuki no Yona Original Soundtracks - 04 - Tribe of Fire

    -Mh?- esordì Yamamoto, fermandosi a pochi passi dalla stanza dove ormai da una settimana, stava riposando Tsuna.
    La sua perplessità era tutta rivolta all’amico Gokudera che fissava l’interno della camera con sguardo smarrito.
    -Gokudera?- chiamò, facendo sussultare l’argenteo. -Gokudera che succede?-
    -I-Il Decimo…- balbettò lui.
    -Cosa? Finalmente Tsuna si è svegliato?- disse allegro, mentre lo raggiungeva.
    -Non è nella sua stanza…-
    Di colpo, tutta la spensieratezza del giocatore di baseball era svanita. Si voltò di scatto verso la camera, ne osservò l’interno e il letto vuoto gettò un peso sul suo cuore. Al suo fianco, il Guardiano della Tempesta sembrava essersi destato dal suo stato di gelo ed era entrato nella stanza, correndo alla porta del bagno privato per controllare che il suo Boss non fosse lì dentro.
    -N-Non avevi ancora controllato?!- domandò stupito Takeshi, ma comprese il perché prima ancora che gli rispondesse.
    -Non sento la sua presenza.- mormorò cupo, prima di dare un colpo con le nocche sulla porta. -Decimo? Decimo è lì dentro?-
    Aperta la porta, trovò ad attenderlo un’altra stanza vuota.
    -Dobbiamo avvertire il bambino!- esclamò il moro.
    L’italiano annuì. -Pensaci tu, io vado a cercare gli altri e-
    -Dov’è ImbranaTsuna?- domandò il killer numero uno del mondo fissando entrambi i ragazzi dalla soglia.
    -Reborn-san…- sussurrò Smoking Bomb voltandosi. -Non lo so… non ho idea di dove sia!- esclamò tornando verso la porta. -Ero venuto a controllarlo, perché ormai avrebbe dovuto svegliarsi, ma il letto è vuoto!-
    -Calmati Gokudera.- replicò il bambino, aprendo la mano destra.
    Leon il camaleonte vi corse immediatamente prendendo la forma di un telefono cellulare che il killer portò vicino all’orecchio.
    -Coyote, abbiamo un problema, Tsuna non è nella sua stanza.- comunicò atono al Guardiano della nona generazione. -Ah, è così? E nessuno del personale l’ha fermato o avvicinato in qualche modo?-
    Yamamoto ascoltò la conversazione dell’Arcobaleno con apprensione. Possibile che qualcuno si fosse spinto fino alla stanza del futuro Boss per portarlo via? Oppure Tsuna se n’era andato di sua spontanea volontà? E se era così perché non era andato a cercare qualcuno di loro? Con queste domande in testa, il Guardiano della Pioggia si voltò a guardare Gokudera e si stupì nel trovarlo fermo e concentrato sulla telefonata del killer, solo i pugni stretti lungo i fianchi mostravano quanto fosse preoccupato. Si era aspettato di vederlo agitarsi per tutta la stanza alla ricerca del suo adorato Decimo, invece stava lì ad aspettare istruzioni e sicuramente a pensare a un modo di rendersi il più utile possibile per ritrovare l’amico sparito nel nulla.
    -Ho capito. Questa è una buona notizia, ora ce ne occupiamo io e i ragazzi. Grazie Coyote.- disse infine Reborn, chiudendo la telefonata.
    -Allora?- chiese Hayato.
    -ImbranaTsuna sta bene. Sembra che stia girovagando per la villa.-
    -Cosa? E perché nessuno l’ha fermato o ci ha avvertiti?-
    -Stavano per avvertire me.- risposte il bambino, avviandosi lungo il corridoio. -Nessuno si è avvicinato a Tsuna perché emana un’aura diversa dal solito.-
    I due ragazzi si scambiarono uno sguardo ansioso. Cosa avrebbero trovato all’incontro con il loro amico?
    -Per adesso mi hanno detto che si sta dirigendo verso i giardini sul retro della villa e che Lambo è con lui.-
    -La Scemucca è col Decimo?- domandò Gokudera.
    Reborn annuì. -Voi andategli dietro. Seguitelo a distanza, chiedete indicazioni ai domestici, Coyote ha dato istruzioni precise. Io mi occuperò di avvisare gli altri Guardiani.-

    Final Fantasy IX - The Place I’ll Return Someday

    Aveva capito dove si trovava, ma in qualche modo gli sfuggiva il perché.
    Nel suo girovagare nessuno gli si era avvicinato, tranne il suo Guardiano che ora gli trotterellava accanto, e questo gli aveva dato il tempo per riflettere. Perché al suo risveglio gli era venuto in mente l’appartamento del suo Guardiano della Tempesta? Gli era venuta una mezza idea di chiedere al suo accompagnatore, ma alla fine aveva deciso di aspettare. Sapeva che presto o tardi gli altri Guardiani lo avrebbero raggiunto.
    Dopo aver girato a caso per i corridoi di Villa Vongola, Tsunayoshi aveva deciso di spostarsi all’esterno e i giardini illuminati dal sole lo avevano accolto a braccia aperte con i loro colori e profumi. Inspirò a pieni polmoni l’aria satura di odori e s’avviò nuovamente in cerca di un posto dove rilassarsi.
    Lambo camminava accanto al suo fratellone, stranamente tranquillo, ridendo e indicando questo o quell’altro fiore di tanto in tanto, ma ottenendo a malapena un’occhiata in risposta. Hayato-nii e Takeshi-nii gli avevano spiegato che al suo risveglio Tsuna sarebbe stato confuso e che avrebbe avuto bisogno di tempo per recuperare, ma soprattutto gli avevano fatto promettere -anzi, giurare sulle caramelle all’uva!- di non rivelare mai a Tsuna quello che era successo negli ultimi giorni. Lambo ricordava bene quanto fosse spaventato il suo fratellone e lui non voleva più vederlo in quello stato.
    Alzò gli occhi sul castano. Era sicuro che quello fosse il suo Tsuna-nii, eppure c’era qualcosa di diverso. Diverso in senso buono, certo. Il suo fratellone non aveva ancora detto nulla da quando si erano incontrati e non era inciampato neppure una volta, nonostante i pantaloni del pigiama gli fossero finiti più volte sotto i piedi. Non aveva la fiamma sulla fronte, eppure quell’atteggiamento gli ricordava tanto quando il suo fratellone era impegnato in una battaglia. All’improvviso, un pensiero attraversò la sua mente e Lambo si fermò. Questo Tsuna-nii somigliava tantissimo allo Tsuna-nii più grande a cui aveva regalato il suo bellissimo disegno. Il suo fratellone era cambiato, forse anche i suoi sentimenti per lui erano mutati? La terribile idea che Tsuna non gli volesse più bene si annidò fra i suoi pensieri e gli occhi verdi cominciarono a riempirsi di lacrime.
    -Lambo.-
    Il bambino sobbalzò alla chiamata, ma alzò lo sguardo e di nuovo il sorriso del castano lo convinse che non c’era nulla di sbagliato. Come aveva potuto pensare che l’affetto del suo fratellone fosse venuto meno?
    Gli saltò tra le braccia e si accoccolò contro il suo petto caldo, ricevendo in cambio delle leggere carezze sulla testa.

    Final Fantasy IX - Limited Time

    Grazie alle indicazioni del personale di Villa Vongola, Yamamoto e Gokudera erano arrivati fino ai giardini. Da lontano potevano scorgere la figura del loro Boss con Lambo in braccio, intenta a camminare senza una meta apparente.
    Il Guardiano della Tempesta osservava attentamente ogni mossa del suo Cielo, cercando di mettere a tacere il desiderio crescente di raggiungerlo e assicurarsi che stesse bene e soprattutto che fosse ancora il suo adorato Decimo, nonostante tutto ciò che era accaduto appena una settimana prima.
    In quei sette lunghi giorni, Tsuna aveva dormito profondamente, senza mai muoversi o lamentarsi nel sonno. Ogni tanto c’erano stati dei picchi di risveglio della Fiamma del Cielo, ma si erano rivelati innocui tentativi di assestamento della Fiamma stessa, che avevano contribuito alla guarigione delle ferite riportate dal corpo che la ospitava. Ogni graffio era guarito e di questo Smoking Bomb era più che mai grato, ma la cicatrice che ora svettava sul fianco del suo Boss non se la sarebbe mai perdonata.
    -Sai, sei cambiato, Gokudera.- esordì a un tratto il Guardiano della Pioggia, attirando su di sé lo sguardo confuso dell’altro.
    -Come?-
    Il moro ridacchiò appena. -Fino a poco tempo fa saresti corso in giro come un matto per cercare Tsuna, invece prima nonostante il panico iniziale, sei rimasto calmo e hai pensato bene al da farsi. Anche adesso, che hai Tsuna a portata di mano non gli sei corso incontro.-
    Preso alla sprovvista da quelle lodi, l’argenteo arrossì e tossicchiò per un attimo, per poi tornare a guardare i movimenti del castano. -Il Decimo ha bisogno di questo. Ha bisogno che io sia in grado di reagire prontamente agli imprevisti e di comportarmi di conseguenza. Ora l’ho capito.
    -E comunque, non venirmi a dire che anche tu non vorresti correre da lui in questo momento.- aggiunse, dandogli un’occhiata veloce.
    Il giocatore di baseball rimase interdetto per un istante, poi rise e si portò una mano alla nuca. -Eh già, hai proprio ragione Gokudera!- ammise. -Non so perché, ma ho una voglia matta di correre da lui, dritto come un home run!-
    Solo il rumore di passi frettolosi impedì a Gokudera di sbattersi una mano in faccia per quel riferimento sportivo.
    -Ehi testa di polpo! Yamamoto!- esclamò Ryohei, frenando la propria corsa accanto ai due. -Cosa sta succedendo all’estremo?! Reborn mi ha detto che Tsuna è sveglio!-
    -Abbassa la maledetta voce testa a prato!- ordinò Smoking Bomb. -Il Decimo è laggiù, ma non dobbiamo fare niente finché non ci saremo tutti. Resta in silenzio, non sappiamo cosa aspettarci da lui in questo momento.-
    Colpito dal tono serio e grave usato dall’amico, il Guardiano del Sole si zittì e assentì con un breve cenno del capo per poi girarsi a guardare il suo fratellino acquisito. Era lontano, ma non così tanto da non poter distinguere il piccolo Lambo stretto al suo petto. Lo studiò per qualche attimo, piegando poi il capo da un lato, perplesso. All’improvviso voleva avvicinarglisi, voleva assicurarsi che stesse bene e che non fossero rimasti segni della presenza di quella Fiamma crudele e spietata che tanto lo aveva fatto soffrire.
    -Uomo della Tempesta.- disse Chrome comparendo dal nulla accanto ai ragazzi.
    -Chrome!- esclamò tra i denti l’argenteo, portandosi una mano al petto per lo spavento. -Avvisa la prossima volta.-
    La ragazza sbatté la palpebra, fissando il compagno. -Uhm, scusa.-
    Gokudera sospirò. -Non fa niente… Manca solo quel sociopatico di Hibari adesso.-
    -Uhm, veramente l’uomo della Nuvola è vicino al Boss.- avvisò Chrome, indicando il loro Cielo e la figura del disciplinare che gli stava andando incontro dalla direzione opposta.
    -Cosa?!-

    Final Fantasy X - The Silence Before the Storm

    Tsunayoshi aveva finalmente trovato un luogo in cui fermarsi. Aveva individuato un gazebo circolare di legno, con le colonne tutte avvolte nell’edera verde, trovandolo invitante e tranquillo, il posto perfetto in cui riposare e riflettere. Aveva quindi modificato il suo percorso e aveva deviato per poterlo raggiungere, incurante degli sguardi dei suoi Guardiani che lo seguivano con attenzione senza disturbarlo. Solo uno aveva deciso di fare di testa sua, ma visto l’Elemento se l’era aspettato: la Nuvola dopotutto agiva per il bene della Famiglia a distanza da essa.
    Il Presidente del Comitato Disciplinare della scuola media di Namimori lo fissava con i suoi occhi grigi a circa dieci passi di distanza, la giacca appesa sulle spalle e le braccia lungo i fianchi.
    -Sawada Tsunayoshi.- chiamò il moro, ottenendo un’attenzione silenziosa che non si aspettava, esattamente come l’arancione in quegli occhi che avrebbero dovuto essere marroni.
    -Hibari-san.- disse il castano, la voce arrocchita dal mancato uso. -Volevi dirmi qualcosa?-
    Kyoya squadrò il ragazzo che aveva davanti. Non c’era ombra di dubbio, quello era Sawada Tsunayoshi, studente della scuola media di Namimori, non quella spietata creatura impazzita con cui aveva lottato una settimana prima. Eppure, sembrava così diverso da quello che doveva essere. C’era un po’ dell’uno e un po’ dell’altro in un connubio praticamente perfetto… anzi, giusto.
    Questo era il vero Sawada Tsunayoshi, realizzò il moro.
    -Sei in pigiama e a piedi scalzi. Stai minando il buon nome della scuola media di Namimori.- asserì, rispondendo alla domanda del ragazzo.
    -Sono dispiaciuto Hibari-san, cercherò di porvi rimedio.-
    -Sarà meglio, o dovrò morderti a morte.- avvertì, assottigliando lo sguardo.
    -Ti pregherei di non farlo.- replicò Tsunayoshi. -Mi sono appena svegliato, non credo di essere pronto per un combattimento con te.- detto questo si voltò e si allontanò in direzione del gazebo. -Buona giornata Hibari-san.-
    Fosse stato chiunque altro, probabilmente il Presidente del Comitato Disciplinare lo avrebbe rincorso e morso a morte innumerevoli volte come punizione per avergli voltato le spalle, ma nel caso del suo Cielo non vi diede peso e con Hibird posato sulla testa si girò per andare alla ricerca di un posto all’ombra dove farsi un pisolino.

    Final Fantasy X - Yuna’s Theme

    Il disciplinare era ormai distante e Tsunayoshi era comodamente seduto sotto il gazebo con Lambo addormentato in grembo quando gli altri Guardiani lo raggiunsero. Il suo sguardo era perso in lontananza e la sua mente occupata da fitti pensieri, ma tutto s’interruppe quando quattro paia di passi pesanti fecero vibrare il pavimento di legno chiaro, attirando i suoi occhi tinti d’arancio.
    I quattro ragazzi si sentirono piccoli e indifesi di fronte a quelle iridi calme e profonde come le acque di un lago, ma non vi fuggirono, rimasero in attesa che il loro Cielo finisse di esaminarli, che trovasse ciò di cui era alla ricerca, che ottenesse risposta ai quesiti che doveva sicuramente essersi posto al suo risveglio improvviso senza nessuno accanto.
    -Hayato.- chiamò a un tratto, puntando gli occhi arancioni in quelli verdi. -Ho delle domande da farti.-
    La Tempesta si sistemò con la schiena ben dritta e le braccia lungo i fianchi. -Nelle mie possibilità risponderò, Decimo.-
    L’altro annuì. -Quanto tempo ho dormito?-
    -Una settimana, Decimo.-
    -Perché dormivo?-
    Gokudera rimase quasi spiazzato dalla domanda. -Non ricorda? Poco più di una settimana fa siamo giunti qui a Villa Vongola perché il Nono potesse sciogliere il sigillo che le aveva imposto da bambino.-
    Tsunayoshi si prese il suo tempo per riflettere sulla risposta ricevuta, poi si guardò i palmi sfiorati dai bianchi segni di ferite che non ricordava di avere mai subito.
    -Quindi questo è il vero me?- domandò più a se stesso che ai suoi amici.
    -Si sente diverso rispetto a prima?-
    -Indubbiamente. Però, in qualche modo è giusto, come il fatto che tutti voi siate qui accanto a me oggi.- disse il castano, tornando a guardarli. -Dimmi Hayato, cos’è successo? Come ho fatto a diventare così?-
    Quella era la domanda che il braccio destro di Vongola Decimo temeva di più. Al suo fianco e alle sue spalle, i compagni tacevano, pronti a intervenire se avesse avuto bisogno di loro.
    -Allo scioglimento del sigillo, ha affrontato la Fiamma dell’Ultimo Desiderio in uno scontro di volontà.-
    -E poi?- chiese.
    I pugni della Tempesta si strinsero. -Inizialmente… la Fiamma si è rivelata troppo potente e ha preso il sopravvento.-
    Il suo super-intuito pareva impazzito: chino sulle sue orecchie insisteva nel dirgli che c’era molto altro da sapere, ma Tsunayoshi sentì il proprio cuore tremare all’idea di conoscere il resto. -Continua.-
    -Lei cosa ricorda, Decimo?- chiese Hayato.
    A quella domanda, i ricordi sembrarono farsi avanti da soli, lentamente, sotto forma di sensazioni e forme confuse, come vecchi fantasmi rancorosi usciti da un quadro sbiadito. Gli occhi di Tsunayoshi si fecero larghi e istintivamente si portò una mano sul petto a stringere la casacca del pigiama.
    -Paura.- mormorò. -Ricordo tanta, tanta paura. Una rabbia smisurata e una fame di- le iridi arancioni scattarono in basso, sulla figura addormentata del piccolo Lambo. -Hayato, rispondimi, che cosa vi ho fatto?-
    -Lei nulla, Decimo.- assicurò. -La Fiamma ha tentato di impadronirsi delle nostre Fiamme.-
    -Come?-
    -Non posso rispondere.-
    Quella frase fu talmente inattesa che Tsunayoshi quasi saltò in piedi, mentre si voltava a guardarlo. -Perché?-
    -Perché è mio dovere proteggerla Decimo, anche da se stesso. Non voglio e non posso permetterle di farsi del male in questo modo.- affermò risoluto. -Se in futuro ricorderà qualcosa o tutto di quel giorno, allora io sarò al suo fianco ad aiutarla ancora una volta.-
    -E noi con lui, Tsuna.- intervenne Takeshi con un gran sorriso.
    Finalmente, lo sguardo del futuro Boss si accese. Si illuminò di una miriade di sentimenti diversi, mentre li osservava uno a uno, ma l’affetto e la gratitudine vinsero su ogni altro. Le lacrime gli bagnarono le guance prima che se ne accorgesse, ma non fece nulla per fermarle perché in qualche modo sapeva che non erano solamente sue.
    Poi sorrise. -Grazie. Vi ringrazio dal profondo del cuore e vi prometto, che finché avrò vita, io farò altrettanto: vi proteggerò. Proteggerò la mia Famiglia.- disse e i suoi occhi tornarono marroni.

    Da lontano, Reborn aveva osservato tutta la scena e un’espressione serena era sorta sul suo viso. Per fortuna, tutti i suoi timori si erano rivelati infondati: quando Coyote gli aveva riferito che Tsuna era in giro per la villa, ma che nessuno aveva osato avvicinarlo per paura della sua reazione, gli si era formato un nodo in gola. Ora, però, sapeva di poter stare tranquillo perché il futuro Boss dei Vongola era al massimo della sua forma e l’aura che emanava era limpida e avvolgente come il cielo che li guardava dall’alto.
    L’Arcobaleno del Sole mise le mani in tasca e strinse nel palmo i due oggetti che conservava in quella sinistra. Forse era il momento di restituirli al legittimo proprietario.
    Cercò di mantenere la sua presenza nascosta, come aveva imparato a fare nel suo lavoro e com’era ormai d’abitudine per fare scherzi al suo allievo.
    -Reborn.- chiamò Tsunayoshi, sorprendendo tutti i presenti, killer compreso, che fermò i propri passi. -Non c’è bisogno di nasconderti.-
    Le labbra del bambino si tirarono in un ghigno divertito. -E così ti sei accorto di me, bravo Tsuna.-
    -Mh…- annuì il castano, voltandosi verso il suo insegnante per incrociarne gli occhi neri. -Mi ero accorto di essere osservato, ma ho capito che eri tu solo poco fa.- ammise per poi fare un cenno in direzione di Villa Vongola. -L’altro curioso dovrebbe essere il Nono, andando per esclusione.-
    Il killer ridacchiò appena. -Probabile. Sono sicuro che vorrà incontrarti più tardi, era molto preoccupato per te.-
    Di nuovo, Tsunayoshi annuì. -Sei venuto solo per colmare la tua curiosità o hai qualcosa da dirmi?-
    Reborn studiò con attenzione le iridi marroni del ragazzo, trovando al loro interno una sfumatura sconosciuta a quel colore, perché di solito la coglieva quando era l’arancione a dominare.
    -No, sono venuto per restituirti qualcosa che ti appartiene.- affermò, saltando sulla panca su cui sedeva il suo allievo.
    -Takeshi, occupati di Lambo per favore.- disse il futuro Boss.
    Sorpreso dalla chiamata improvvisa, il Guardiano della Pioggia ci mise un secondo in più a capire cosa doveva fare. Alla fine, però, prese il bambino addormentato tra le braccia e tornò al suo posto, mentre l’Arcobaleno porgeva a Tsuna il contenuto della sua tasca.
    Un bagliore di riconoscimento e nostalgia scosse per un attimo lo sguardo fermo del giovane Cielo, che raccolse i due anelli dal palmo dell’altro. Li osservò in silenzio, poi a un tratto i suoi occhi si tinsero d’arancio e una fiamma s’accese sulla sua fronte, quindi infilò al dito l’anello della sua Box Arma che si materializzò sul suo grembo subito dopo.
    -Ciao Natsu.- disse, ottenendo un piccolo ruggito di gioia in cambio e senza preoccuparsi delle occhiate sorprese della sua Famiglia.
    Persino Reborn era rimasto sorpreso dalla rapidità e la sicurezza con cui aveva attivato la Fiamma dell’Ultimo Desiderio, che ora brillava sulla sua testa in tutta la sua fiera purezza, identica a quella mostrata dallo Tsuna adulto comparso all’inizio di tutta quella storia.
    -Decimo?- chiamò Gokudera con la voce più ferma che gli riuscì. -Come si sente?-
    Dando un’ultima carezza al leoncino, Tsunayoshi lo congedò per poi rivolgere l’attenzione al suo braccio destro. -Bene. È diverso rispetto a prima, a quando non era per mia volontà che si attivava la Fiamma del Cielo, ora… non so spiegare.- rispose, guardandosi i palmi e spegnendo la Fiamma dell’Ultimo Desiderio.
    -Davvero, non so come spiegarlo, ma mi sento bene.- affermò con sicurezza, prima di prendere il Vongola Ring per rimetterlo al suo posto con un sorriso. -Giotto-san…-
    -Tsunayoshi.- la voce del primo Boss risuonò nella mente del ragazzo, facendosi avanti come una ventata d’aria calda e rassicurante. -Te l’avevo detto che non c’era nulla da temere. La tua Famiglia sarà sempre lì per te.-
    Il sorriso di Tsunayoshi si allargò appena. -Hai ragione, Giotto-san.- pensò, per poi alzarsi in piedi e guardare gli amici. -Torniamo indietro.-
    Tutti d’accordo si avviarono per attraversare i giardini e fare ritorno a Villa Vongola, uno accanto all’altro, avvolti dall’aura quieta e rilassante del loro Cielo.
    Finché Gokudera non esplose in un grido sconvolto nel ricordarsi che il suo adorato Decimo era ancora in pigiama e soprattutto a piedi nudi.
  14. .
    Titolo: Bella di Notte
    Autore: Liberty89
    Genere: Fluff, Romantico
    Rating: Verde
    Personaggi: Chat Noir, Ladybug
    Avvertimenti: One-shot
    Note dell'autore: Salve a tutti! Alla fine sono rimasta invischiata anche in questo fandom. Ma questi due sono troppo carini per non scriverci su x3 Una fic semplice e forse banale, ma che segna forse un mio ritorno alla scrittura dopo molte settimane di fermo. Spero che vi piaccia! Buona lettura!
    Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.

    Bella di Notte


    La vie en Rose

    Chat Noir atterrò a quattro zampe sull'ennesimo tetto, l'ombra che si allungava davanti a lui, unendosi a quella del comignolo vicino. La luna piena brillava nel blu scuro del cielo limpido, impreziosito dalle stelle, che facevano a gara con le luci della Ville Lumière. Sollevati gli occhi verdi, il ragazzo si guardò attorno finché non scorse una macchia rossa poco distante. Un sorriso gli allungò le labbra strette attorno al gambo di un fiore, piccolo e semplice, ma perfetto per la donna che lo aspettava sull'alta palazzina che aveva di fronte. La sua signora era seduta comodamente sul bordo del tetto con le gambe accavallate, le mani posate in grembo e lo sguardo perso in direzione della Torre Eiffel. Bagnato dalla luce argentea della luna, il suo costume rosso e nero acquistava una colorazione bluastra, ma scintillava come se fosse pieno giorno. E agli occhi di Chat Noir apparve ancora più bella del solito.
    Il biondo supereroe saltò ancora una volta, arrivando al fianco di Ladybug con un solo fruscio. Era stato più attento del solito per non rovinare il suo piccolo bagaglio, in più era una notte così tranquilla, che sarebbe stato un peccato disturbarne il quieto silenzio.
    -Per la ragazza più bella di Parigi.- disse Chat Noir, porgendo all'eroina il fiore che aveva raccolto lungo la strada.
    La mora si girò per guardare il suo compagno, pronta a respingere il suo consueto flirt, ma quando posò lo sguardo sulla Bella di Notte che l'altro le stava donando, un sorriso intenerito le illuminò il viso.
    -La più bella di Parigi?- ripeté lei, prendendo il fiore rosa tra le dita. -E come fai a sapere che c'è una bella ragazza sotto questa maschera?-
    -Non ho bisogno di guardare sotto la tua maschera, milady.- affermò lui. -Ciò che vedo da questa prospettiva è già bellissimo.-
    Ladybug ridacchiò, sfiorandosi il naso con il fiore. -E cosa vedi, chaton?-
    Il supereroe in nero ghignò. -Domanda facile milady.- replicò, prendendole la mano libera per sfiorarne le nocche con le labbra. -Vedo un sorriso luminoso come il sole, due occhi blu così brillanti da far invidia alle stelle e gelosia alla nostra Parigi.
    -Vedo coraggio, gentilezza e determinazione. Vedo tutto questo e tanto altro ancora, ma non basterebbe una settimana per dire tutto quanto. Posso solo dire di essere fortunato a condividere il mio tempo con la ragazza più bella della Ville Lumière.- concluse, stringendo appena la presa sulle sue dita fini e senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
    Chat Noir trattenne a fatica un sospiro innamorato: era così bella con le guance rosse.
    Ladybug era arrossita per l'imbarazzo, ma in nessun modo era riuscita a rivolgere gli occhi in un'altra direzione. Le iridi verdi del suo partner sembravano quasi magnetiche, affascinanti, e le sue parole erano così lusinghiere, così diverse dal suo solito flirtare, quale donna sana di mente avrebbe potuto rifiutarle o farne beffa?
    -G-Grazie Chat…- balbettò, sentendo il viso farsi ancora più caldo, sicuramente era diventato dello stesso colore della sua maschera. -I-Io- un indice gentile si posò sulle sue labbra per zittirla.
    -Non devi dirmi nulla milady.- asserì il biondo, prima di baciarle ancora il dorso della mano. -Il mio era un dono, non sei obbligata a replicare.-
    Poco lontano, il campanile di Notre Dame rintoccò a gran voce la mezzanotte, richiamando l'attenzione di Chat Noir che si alzò in piedi. -Il dovere ci chiama Ladybug, da buon cavaliere aprirò la strada per te durante il pattugliamento di questa notte.-
    Egli si esibì in un profondo inchino, quindi sfoderò la sua arma e balzò sul tetto adiacente, facendole cenno di seguirlo. Ladybug sorrise, il volto ancora rosso, ma si alzò e assicurata la Bella di Notte tra i capelli, lanciò il proprio yo-yo per raggiungere il suo compagno, guardandolo con occhi diversi.
  15. .

    Capitolo VIII: Passi indietro


    Kingdom Hearts Re: Chain of Memories - Castle Oblivion

    Stringendo al petto il libro dalla grigia copertina, la Regina tenne gli occhi scuri puntati sul castello che aveva lasciato poche ore prima. Dalla sicurezza della cittadella e dall’alto del suo campanile, osservò ogni minuto di quella battaglia che doveva essere terribile. Celando il proprio orrore e la propria paura dietro un’espressione ferrea, vide il candore delle mura ricoprirsi di verdi rami, grossi e piccoli, che da quella distanza le parvero come i tentacoli di una gigantesca piovra. All’iniziale silenzio, durato per lunghi minuti, erano seguiti violenti rumori di deflagrazioni sparse qui e là per l’ala sud del giardino, dove il seme di quel silenzioso nemico aveva messo radici. Per tutto il tempo, Minnie pregò Kingdom Hearts per la sorte dei Ritornanti, augurandosi che uscissero sani e salvi dallo scontro.
    Al suo fianco, con le mani giunte all’altezza del cuore, Paperina osservava a sua volta, senza però riuscire a celare il terrore e l’ansia per ciò che stava accadendo e per le conseguenze che avrebbero potuto verificarsi. Cosa sarebbe successo se uno di quei rami avesse scavalcato la cinta muraria e si fosse allungato verso le case dei pacifici abitanti della Città Disney? Se anche uno solo di quei rami spinosi fosse sopravvissuto alla lotta, riuscendo poi a riformare le proprie radici, quale catastrofe avrebbe colpito il loro mondo? Tutto questo la gettava nel panico e pensare che il suo amato compagno era in viaggio ad affrontare simili orrori non faceva altro che rendere ancora più nefasti i suoi pensieri, che cominciarono ad affacciarsi sui peggiori scenari possibili.
    A un tratto, avvertirono un vociare concitato dai pochi abitanti del castello che le avevano seguite fin lassù e quando si voltarono, le due dame sgranarono gli occhi e trattennero il fiato. Un luminoso varco s’era aperto sull’ampio terrazzo del campanile dal tetto rosso, e ne uscì Larxene, quasi ciondolante sulle gambe malferme e tremanti, il volto pallido schizzato dello stesso sangue che ora inzuppava tutto il lato sinistro del suo corpo, soprattutto la parte alta del braccio che non c’era più. Nell’esatto momento in cui la donna crollò, Merlino era già al suo fianco a sorreggerla e aiutarla nell’appoggiarsi al pavimento, mentre già gridava istruzioni per avere nel minor tempo possibile ciò che gli serviva per prestare soccorso alla Ritornante.
    Quando le palpebre calarono sui vitrei occhi della Ninfa Selvaggia, segnalando il suo abbandono all’incoscienza, Minnie avvertì una sensazione di calore crescente irradiare dal libro che teneva tra le braccia. Sotto gli occhi confusi della sua fedele dama di compagnia, la Regina si rigirò il volume tra le mani e ne aprì la copertina. Prima che lei potesse sfogliarne le pagine, però, esse presero a voltarsi da sole, come spinte da un forte vento.
    -M-Maestà cosa…?- balbettò Paperina, fissando dapprima il libro per poi passare alla sovrana.
    -Non ne ho idea, ma- la Regina s’interruppe quando finalmente quel folle sfogliar di pagine si frenò, mostrandone una vuota, che però lo fu per poco.
    Rapidamente, lettere e parole d’inchiostro nero comparvero nel centro del foglio.

    .: La Caduta :.

    L’ultima luce infine cadrà
    Schiacciata dal peso dell’ombra alle sue spalle
    E lo specchio ne rifletterà il nero bagliore.

    Il potere perduto risorgerà
    Guidato dall’oscura mano della Notte.

    Alba e Tramonto saranno lontani,
    Separati dai desideri della Notte.
    Il Fuoco diverrà guardiano
    E il fato silente si eclisserà.

    L’ultima scelta sarà presto compiuta.


    La Regina di del Castello Disney lesse con attenzione quelle poche e criptiche righe, mentre il libro delle profezie tornava freddo e inanimato tra le sue mani inguantate di bianco. Analizzò rapidamente ogni parola, ma per lei quelle strofe restavano enigmi per lo più irrisolvibili. Forse i Ritornanti, o ancora meglio il suo consorte e gli altri custodi, avrebbero potuto interpretarle e dar loro un senso. Comprese, però, che quell’inattesa rivelazione del futuro non era foriera di sviluppi sereni.
    Rialzando lo sguardo scuro dal libro, Paperina lo puntò sul viso della sua amata Regina. -Maestà, cosa può significare tutto questo?-
    La sovrana emise un breve sospiro, tornando a volgere lo sguardo sulla Ninfa Selvaggia e il sangue che aveva imbrattato il pavimento e la cerulea veste di Merlino, ora profondamente concentrato nella pronuncia di un incantesimo di guarigione. Poi, una nuova serie di esplosioni provenienti dal castello richiamò la sua attenzione.
    -Credo che questo sia l’annuncio di qualcosa di nefasto… E temo che questo sia solo il principio.- mormorò, chinando il viso e tornando a pregare.

    ***


    Kingdom Hearts Re: Chain of Memories - Scent of Silence

    Non appena aveva intuito ciò a cui puntava il ramo di Scarlet, il Tiratore Libero svanì nel varco in cui era mezzo celato per riapparire in un batter d’occhio alle spalle del Superiore. Quando allungò le braccia per trascinare l’altro Ritornante con sé, se lo vide spingere contro da una presenza inattesa, che subì l’attacco al posto della vittima designata.
    Xemnas aveva capito immediatamente che per quanto veloce fosse, non sarebbe mai riuscito a evitare di essere colpito, quindi si era mosso per subire meno danni possibili, qualcun altro però, era intervenuto prima che potesse muoversi. Osservò a occhi sgranati una copia perfetta di se stesso che si frappose fra lui e l’appendice della rosa rossa, per poi allontanarlo con una forte spinta, facendogli perdere il controllo sulle bianche saette che tanto avevano fatto gola alla loro avversaria. Stordito e privo di equilibrio, lasciò la presa sull’elsa che univa le sue spade e cominciò a cadere nel vuoto, finché il respiro non lo abbandonò quando la sua schiena impattò con forza contro il petto del numero II, comparso dietro di lui.
    Nel momento stesso in cui venne raggiunta all’addome dal ramo spinoso, l’illusione di Zexion sbarrò gli occhi d’ambra e spalancò la bocca in un urlo muto per poi svanire gradualmente come un miraggio in pieno deserto, con essa si spensero le saette del numero I e ciò che restava della creatura di Marluxia collassò su se stessa, spargendo rami e petali tutt’intorno a sé.
    Xigbar tirò un lungo sospiro di sollievo, prima di indietreggiare nel passaggio bianco e tornare con i piedi per terra. -C’è mancato poco, vero capo?- disse, portando un braccio dell’argenteo sulle proprie spalle per sorreggerlo.
    Egli annuì, stanco. -Dov’è Zexion?-
    -Laggiù.- rispose il Tiratore Libero, indicando con un cenno alla propria sinistra e incamminandosi verso i compagni rimasti.
    L’Eroe del Silenzio era in ginocchio accanto al collega, sostenendolo per le spalle mentre con le dita della mano libera ne cercava le pulsazioni sul collo. Il Burattinaio Mascherato era incosciente, pallido e sudato, il respiro ridotto a un soffio affaticato. Il Lexicon abbandonato accanto al suo padrone, su ciò che restava del manto erboso, era aperto sulla pagina che ospitava un disegno abbozzato di Xemnas e poche, brevi frasi annotate accanto.
    -Lexaeus…- esordì il Superiore, attirando gli occhi azzurri dell’altro su di sé. -Portalo da Merlino, spiega la situazione alla Regina e dille che per ora il castello rimane inaccessibile. Occupati anche di Larxene e Vexen, non appena si sarà ripreso, li affido a te.-
    Il castano annuì e si eresse in tutta la propria altezza con il compagno stretto al petto e il libro nero tenuto sotto il braccio libero. Un passo e svanì in un varco luminoso che aveva aperto con un semplice pensiero.
    -Saix, ho un compito anche per te.- riprese il numero I e il Ritornante con i capelli azzurri si fece avanti in un attimo, incurante della stanchezza e delle ferite.

    ***


    Final Fantasy VIII - Liberi Fatali

    Amata Sora sbatté le palpebre sugli occhi color magenta, incredulo e intimorito non riusciva a spostare lo sguardo dallo schermo della sala di comando, che mostrava ciò che stava accadendo all'esterno. Il cortile interno della base dove aveva conosciuto Andy ed era capitato quell'imbarazzante incidente con Mikono, ora brulicava di strane e inquietanti creature nere, Heartless li aveva chiamati il ragazzo castano. Essi infestavano il manto erboso come un branco di formiche impazzite che non sapevano bene da dove cominciare la loro opera di distruzione. Sembravano incerti se dirigersi verso l'interno dell'edificio o restare fuori, ma quando comparvero i tre giovani che il Comandante aveva chiamato custodi, le creature nere rivolsero loro tutta l'attenzione di cui erano capaci. Drizzarono le antenne, spalancarono le fauci e arcuarono le grinfie, esponendo gli artigli affilati come coltelli. Gli occhi gialli che brillavano sui volti neri come inquietanti stelle in un cielo buio e vuoto.
    I ragazzi non arretrarono mai di un passo. Avanzarono dapprima lentamente, parlando piano fra loro -cosa stessero dicendo Amata non lo capì perché l'audio dello schermo era disattivato- poi allungarono un braccio e tra le dita della mano si materializzò l'arma leggendaria di cui il Comandante Fudo aveva parlato prima: il keyblade. Infine, apparentemente privi di paura, i tre corsero verso i loro avversari, ingaggiando una battaglia violenta e senza esclusione di colpi, che fece rabbrividire lui e molti dei suoi compagni Element. Quei ragazzi sembravano combattere senza protezioni di qualche tipo, schivando con agili movimenti gli attacchi nemici e difendendosi a vicenda dove possibile. A volte dalle loro armi dalla curiosa forma a chiave, partivano sfere infuocate, fulmini e raggi bluastri, sferrando attacchi a distanza di cui Amata non sapeva spiegarsi l'origine. Se, invece, venivano colpiti da un artiglio o altro, quei ragazzi incassavano, ignorando il sangue e il dolore e continuavano a lottare.
    Era così preso dalla battaglia che non sentì la quarta custode chiedere se fosse possibile sentire quanto stava succedendo fuori e sobbalzò all'udire la voce della Presidentessa che chiedeva a MIX di attivare l'audio dello schermo; in un attimo la sala di comando si colmò di rumori: ringhi e borbottii misti allo scoppio di alcune deflagrazioni e alle grida dei ragazzi, ormai divisi l'uno dall'altro. A quel punto, Amata si voltò verso la loro ospite, seduta accanto alla Presidentessa, e si stupì nel trovarla a capo chino con le braccia dritte e le mani celate dalla postazione di comando, probabilmente erano strette sulle sue gambe. Si chiese come mai non stesse guardando la battaglia come loro -inoltre, doveva avere sicuramente un impedimento di qualche tipo visto che i suoi stessi compagni le avevano detto di restare lì e non unirsi allo scontro. All’improvviso, però, gli Element esplosero in un’esclamazione di viva sorpresa e stupore, che lo costrinse a voltarsi di nuovo verso lo schermo, e anche lui rimase a occhi sgranati. Accanto al custode dai capelli argentei ora c’era una creatura interamente composta d’acqua e dalle fattezze di volatile, che con un’incredibile apertura alare indirizzava violenti onde contro gli avversari. Amata rimase affascinato da quell’essere misterioso ed elegante e per l’ennesima volta si fece domande sulla natura di questi custodi del keyblade.

    Al sentire il quieto verso di Omi, Jessie si rilassò e tirò un inaspettato sospiro di sollievo. Non sapeva di essere così tesa e preoccupata, finché non aveva liberato il fiato e non aveva sentito il cuore farsi più leggero. Non credeva che non poter osservare la battaglia dei suoi compagni potesse gettarla in un simile stato di ansia.
    Una mano inguantata e piccola si posò con gentilezza sul suo pugno destro per richiamare la sua attenzione, quindi alzò il viso e si girò per riflesso, gli occhi ciechi puntati nella direzione da cui era giunto il gesto.
    -Sta andando tutto bene.- mormorò Crea Dorosera, vedendo l’espressione della giovane farsi più distesa. -I tuoi compagni stanno bene.-
    La castana annuì. -Ci sono ancora tanti Heartless?-
    -Non molti credo.- rispose la Presidentessa. -MIX, quante unità nemiche rilevi?-
    La ragazza con gli occhiali sussultò alla domanda improvvisa, ma si riprese in un attimo e scrutò lo schermo che aveva davanti a sé. -Poco più di settanta unità. A un certo punto hanno smesso di aumentare.-
    -Ma che diavoleria è quella specie di uccello? È fatto d’acqua?- chiese Andy, sistemandosi il berretto sulla testa.
    -Quella è Omi, la fenice d’acqua.- disse semplicemente Jessie, attirando alcuni sguardi su di sé. -Se va tutto bene ma Riku ha deciso di richiamarla, significa che vuole chiudere lo scontro in fretta.-
    -D’accordo, ma da dov’è uscita?!- esclamò il ragazzo col berretto.
    -Questo non è importante.- intervenne Fudo, fermo accanto alla custode del Tramonto, con le braccia conserte. -Osservate!- ordinò poi a gran voce, puntando l'indice destro verso lo schermo. -Osservate il sentimento che unisce questi ragazzi! Osservate l’unione del potere di tre singole frecce!-
    A quelle parole, come se l’avessero udito, i guerrieri della Luce impegnati a combattere si fermarono e alzarono le armi verso il cielo, scagliando all’unisono un potente Thundaga che liberò il cortile dalla maggior parte dei nemici e ne stordì i rimanenti.

    Gli Element parlottavano tra loro, commentando questa o quell’altra azione compiuta dai custodi del keyblade nella lotta finita poco prima. Dopo lo scatenarsi della magia del fulmine erano bastati pochi minuti per portare lo scontro a una rapida conclusione. L’allarme aveva smesso di suonare non appena l’ultima presenza ostile era svanita dai sensori.
    A un tratto, l’ultima keyblader rimasta si voltò in direzione dell’ingresso della sala di comando e si alzò in piedi, reggendosi con una mano alla postazione dopo averla cercata a tentoni. I ragazzi si zittirono un po’ alla volta, per poi girarsi a guardarla incuriositi, mentre avanzava con passi incerti e traballanti fino a perdere il sostegno di solido metallo, che la costrinse a procedere con le braccia in avanti appena allargate per mantenere l’equilibrio. Solo in quel momento gli Element, la donna vestita di blu e il soldato col berretto verde si resero conto della sua cecità, ma ciò che li stupì maggiormente fu il gesto successivo del Comandante Fudo: l’uomo infatti si era accostato alla giovane e con gentilezza le aveva preso la mano sinistra per guidarne il cammino esitante.
    Jessie sussultò quando il palmo inguantato strinse il suo, ma non lo scostò, perché nonostante il mistero che avvolgeva quella figura e la sua strana luce, la faceva sentire sicura in qualche modo. Ricambiò la stretta e riprese a camminare, lo sguardo opaco rivolto alle luci dei suoi compagni, sempre più vicini. Poi udì i pannelli della porta aprirsi e i passi degli amici risuonarono come i sordi rintocchi di un orologio nel silenzio attonito della sala. Cercò di avanzare più rapidamente che poté per raggiungerli, finché Fudo non lasciò la sua mano perché venisse raccolta insieme all’altra da due palmi piccoli e gentili.
    -Kairi.- riconobbe la castana, socchiudendo le palpebre. -Come state? Siete feriti?-
    La principessa della Luce scosse il capo, sorridendo all’amica. -No, solo pochi graffi. Nulla di preoccupante.-
    -Sei sicura? Posso curarvi lo stesso…- replicò lei.
    -Non è necessario.- intervenne Riku, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -Come ha detto Kairi, si tratta solo di qualche graffio e un po’ di polvere sui vestiti. Domani mattina saremo come nuovi.-
    -D’accordo.- si arrese Jessie, rilassando le spalle tese prima di lasciare la presa di Kairi e cercare la mano del compagno, che intrecciò le loro dita. -Scusatemi, restare qui e non potervi nemmeno vedere è stato… angosciante.-
    -Posso immaginare.- asserì l’argenteo.
    -Axel non c’è?- esordì Sora all’improvviso, guardandosi in giro per un attimo. -Pensavo che ormai ci avesse raggiunti a causa degli Heartless.-
    -Non pensiamo subito al peggio.- disse Kairi. -Forse lui e gli altri hanno preferito restare sulla nave?-
    -Mmh…- mormorò il castano, incrociando le braccia. -La cosa non mi convince…- sospirò, un attimo prima che gli allarmi della sala di comando ricominciassero a suonare come impazziti.
    -Cosa? Un’altra volta?!- esclamò Andy, guardando lo schermo olografico davanti a sé. -M-Ma questo- s’interruppe voltandosi verso i suoi superiori. -Comandante! Sta per aprirsi un varco dimensionale proprio qui dentro!-
    Alla notizia, Fudo non mosse un muscolo e la Presidentessa si concesse un breve e rapido movimento del sopracciglio, mentre la donna vestita di blu e il soldato cadevano nel panico più totale, interrogando le alte cariche sul da farsi e insistendo sul fatto di dover evacuare la base.
    -Non c’è alcun pericolo.- affermò il Comandante Fudo, indicando un punto alle spalle dei custodi. -Fate bene attenzione a ciò che vi accade intorno!- avvertì, mentre un varco luminoso si apriva esattamente dove puntava il suo dito.
    -Oh! Sarà Axel!- sorrise Sora, tirando un sospiro di sollievo.
    -No, quello non è Axel.- dichiarò Jessie, scrutando la luce in arrivo.
    Infatti, non fu il Soffio di Fiamme Danzanti a ricambiare i loro sguardi, bensì il numero VII, che non si scompose minimamente al trambusto e alla confusione, provocati dal suo ingresso improvviso, che si agitavano tutt’intorno a lui. Quando si girò, lo sguardo d’oro scrutò i quattro custodi e si assottigliò appena.
    -Devo parlarvi.- annunciò il Ritornante, avvicinandosi ai ragazzi.
    -Saix, ma…- replicò Sora incerto, osservando con timore gli abiti dell’altro, macchiati di terra e sangue, e il suo viso graffiato. -…cosa ti è successo?-
    Il numero VII si limitò a fermarglisi davanti con le braccia incrociate. -Mi manda Lord Xemnas.- rispose con voce neutra. -Il castello è stato attaccato.-

    Fullmetal Alchemist Brotherhood OST 2 - Desolation

    Lo shock che aveva scosso i cuori dei prescelti del keyblade era stato così forte da impedire loro di reagire subito alle parole di Saix. L’attacco al Castello Disney era qualcosa che avevano pensato potesse accadere, ma il nemico aveva dimostrato di essere ancora una volta un passo avanti a loro, rendendo vane tutte le contromisure che Merlino e i Ritornanti avevano apportato per evitare una simile eventualità.
    A destarli da quella stasi di stupore e turbamento, intervenne la Presidentessa Dorosera che offrì loro il proprio ufficio per discutere in tutta tranquillità con il Ritornante dai capelli azzurri. Ora, i quattro si trovavano seduti su una coppia di comodi divani, in attesa che l’uomo rimasto in piedi riprendesse il suo discorso.
    -Cos’è successo?- domandò alla fine Sora, puntando gli occhi celesti su di lui. Studiò di nuovo il suo aspetto e comprese che la battaglia doveva essersi conclusa da poco, perché oltre agli abiti logori e sporchi, il viso pallido di Saix mostrava tutta la sua stanchezza, per quanto neutra fosse la sua espressione.
    -La creatura che ha ucciso Luxord ha lasciato un seme nel suo corpo.- rispose Saix, atono. -Il seme si è nutrito della Luce del mondo stesso ed è cresciuto in poco tempo, ma quando ci siamo accorti dell’erbaccia, ormai aveva invaso quasi del tutto il cortile interno.- raccontò, mentre le immagini di quello stravolgimento scorrevano nei suoi pensieri.
    -Com’è andata? State tutti bene?- chiese Kairi, apprensiva.
    -Larxene è rimasta senza un braccio…- a quelle parole la principessa sgranò gli occhi e trattenne il fiato, mentre i suoi compagni serrarono le mascelle, indurendo la loro espressione. -…il suo caso è il più grave, ma non è in pericolo di vita.- spiegò, abbassando lo sguardo sul pavimento. Aveva visto la collega per pochi istanti prima di congedarsi, il vecchio Merlino li aveva rassicurati tutti sulle sue condizioni, ma una parte di lui non riusciva a rilassarsi. -Zexion e Vexen saranno fuori gioco per un po’, noi altri stiamo bene.-
    La ragazza tirò un sospiro di sollievo, ma strinse ugualmente la mano del custode del Giorno seduto accanto a lei, che tornò a rilassarsi con un profondo respiro.
    -Hai già avvertito Topolino?- domandò invece Riku, attirando l’attenzione del Ritornante, che annuì.
    -Axel l’ha accompagnato al castello su ordine di Lord Xemnas. C’era bisogno di lui per eliminare ogni traccia delle radici di quella creatura disgustosa, per evitare altre sorprese in futuro. Credo che per un po’ dovrete fare a meno di loro.-
    L’argenteo assentì con un cenno. -Possiamo cavarcela da soli, qui la situazione è sotto controllo. C’è solo un’anomalia riguardo alla Serratura di questo mondo, ma possiamo gestirla.-
    -Già.- riprese il castano. -Pare che la Serratura sia doppia, perché questo mondo è collegato a un altro che si trova in un’altra dimensione, solo stando qui possiamo raggiungerle entrambe. Almeno, così dice il Comandante di questo posto.-
    -Ho capito.- replicò Saix, allungando una mano accanto a sé per aprire un varco luminoso. -Riferirò al Re la situazione. Se dovesse accadere qualcosa, Pippo ci avvertirà dalla vostra nave. A presto.-
    Detto questo, salutò con un cenno del capo e sparì oltre il passaggio, che si richiuse alle sue spalle con uno scintillio.

    ***


    Quando tornò in sé, si portò una mano al capo e facendo attenzione si mise a sedere. Si sentiva come in preda ai postumi di una sbronza, non una qualunque, bensì la signora di tutte le sbronze. Avvertiva la testa pesante come un macigno e pulsava così tanto che gli sembrava di avvertire come dei colpi di martello direttamente nel cervello.
    -Paperino sei sveglio!- esclamò il Notturno Melodico, comparendo nel campo visivo del mago, che si portò le mani alle orecchie.
    -Demyx… un favore.- gemette, ottenendo un assenso immediato. -Non. Urlare.-
    -Ops, scusa.- replicò il ragazzo a voce più bassa. -Hai dormito quasi un giorno intero, iniziavo a preoccuparmi. Come ti senti?-
    -…come se fossi finito sotto una mandria di elefanti.- rispose sincero il papero, continuando a tenersi il capo con una mano e studiando la stanza rudimentale in cui si trovavano. -Che diavolo è successo? Dove siamo?-
    Il Ritornante inclinò la testa da un lato, perplesso. -Non ricordi? Siamo dalla signora Ashirae per il tuo scettro.-
    -Eh?- replicò, inarcando un sopracciglio, mentre i ricordi delle sue ultime ore da sveglio riaffioravano nella sua mente e si ricollegavano agli avvenimenti precedenti. -Ah, sì.- concluse poi, riconoscendo che quelli che sentiva erano realmente dei colpi di martello. -Quanto tempo è passato?-
    Demyx sospirò. -Poco più di mezza giornata, se non ho sbagliato a tenere il conto delle ore trascorse. In questa caverna è difficile seguire lo scorrere del tempo.-
    -Anche da fuori sarebbe praticamente impossibile. In questo mondo il tempo scorre in modo diverso rispetto agli altri, e il giorno e la notte non hanno una distinzione precisa.-
    -In che senso?- domandò il biondo.
    -Qui è passato quasi un giorno, ma per i nostri amici, ovunque siano, potrebbe essere già passato da molto, oppure potrebbero esserne passati molti di più.
    -Alla mia prima visita, trascorsi qui cinque giorni, ma quando tornai al Castello Disney mi dissero che era passata un’intera settimana.-
    -Accidenti!- esclamò il Ritornante, sinceramente stupito. -Sarà davvero un bene che noi passiamo così tanto tempo qui?-
    Il Mago di Corte annuì. -È necessario, te l’ho già spiegato. E poi, mi fido dei nostri amici, sapranno far fronte alle difficoltà se dovessero presentarsi.-
    Demyx mostrò un largo sorriso, mentre i colpi di martello scandivano lo scorrere del tempo come le lancette di un orologio. -Hai ragione.-
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