Harry Potter e la magia di Fairy Tail

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  1. darkroxas92
     
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    暗いロクサス92

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    “Ti hanno regalato cosa?!” Sputò Oliver Baston, facendo cadere a terra il catalogo di scope che teneva in mano, guardando incredulo Harry, che sospirò.
    “Una Firebolt, però per il momento non ce l’ho più. Visto che non sappiamo chi me l’ha spedita, l’ho lasciata alla McGranitt per farla controllare.”
    “Tu… Tu hai…” Bofonchiò il capitano della squadra, allontanandosi sconvolto.
    “Credo che un colpo di Hakai sarebbe risultato meno fatale per lui.” Ridacchiarono i due gemelli.
    “È solo una scopa.” Replicò Erza.
    “Non è solo una scopa! È una Firebolt!” Esclamò Ron, incredulo. “Davvero, come potete giocare a Quidditch e non interessarvi di queste cose?!”
    “Semplice: abbiamo questioni più importanti a cui pensare.” Rispose Majutsu. “Tipo trovare Black.”
    “Lo vuoi ancora uccidere?” Chiese Hermione, senza nascondere il suo timore.
    “Prima voglio chiedergli perché l’ha fatto. Mio padre sembrava fidarsi di lui ciecamente, fino alla fine.” Fece il moro, ripensando alla lettera della madre.
    “Io ancora non riesco a crederci!” Dichiarò Fred. “Per quasi tre anni siamo stati amici nientemeno che del figlio di uno dei nostri eroi! E ora sappiamo anche chi sono!”
    “E questo spiega come ha fatto Black a entrare a Halloween.” Mormorò Gray. “Se ha contribuito alla creazione della Mappa, possiamo ben pensare che la conosca a memoria.”
    “Il professor Lupin di certo ha già avvertito Silente di questo. Comunque, non può andarsene in giro facilmente con tutti quei Dissennatori.”
    Hermione si morse un labbro.
    “A proposito, Lupin ti ha più detto nulla sulle lezioni per affrontarli?” Chiese Natsu. “Non voglio rischiare di perdere contro di loro di nuovo.”
    “Sì, gli ho parlato ieri. Non appena si riprende dalla malattia, userà il dono di Dark per aiutarci. Anche se non mi ha detto di cosa si tratta.”
    “È ancora malato?” Domandò Neville. “Dev’essere proprio una brutta malattia…”
    “Beh, quello credo proprio di sì… In effetti, dubito fortemente che per lui sia un piacere.” Ammise Lucy.
    “Sai di cosa si tratta?” Chiese Ron, sorpreso.
    “Beh, da loro c’era da aspettarselo.” Ridacchiò Fred. “Ma sono curioso. Che cos’ha?”
    “Non è ovvio?” S’intromise una voce, facendoli sobbalzare.
    Era stata Melody a parlare, impegnata a leggere un libro d’incantesimi su una poltrona vicina.
    “Lo hai capito anche tu, aye?” Chiese sorpreso Happy.
    La ragazzina non parlava quasi mai, se non quando interpellata dai professori e poche altre occasioni. “Certo. Non è poi così difficile, ma per quel che mi riguarda, non è un problema.”
    “Nel senso che non è contagioso?”
    “Non di solito. Basta stargli lontano quando si aggrava.”
    “Quando si aggrava?” Ripeté Ginny, chinando leggermente la testa di lato.
    Melody sbuffò, chiudendo di colpo il libro e alzandosi. “Non sta a me dirvelo. Vedete un po’ di capirlo da soli.”
    E dicendo ciò salì in dormitorio.

    Il giorno dopo ripresero le lezioni.
    L’ultima cosa che gli studenti potevano desiderare, a esclusione di Gray, era passare due ore all’aperto in una gelida mattina di gennaio, ma Hagrid aveva preparato un falò pieno di Salamandre per divertirli, e trascorsero una lezione insolitamente piacevole raccogliendo legna secca e foglie per alimentare il fuoco, mentre le bestiole scorrazzavano su e giù per i ceppi incandescenti che si sgretolavano, e a evitare che Natsu si concedesse uno spuntino.
    La prima lezione di Divinazione del nuovo trimestre fu invece molto meno divertente: la professoressa Cooman era passata alla Lettura della Mano, e informò subito Harry che aveva le linee della vita più brevi che avesse mai visto, ottenendo un sospiro esasperato dal diretto interessato.
    Fu una settimana dopo che finalmente Lupin si avvicinò a loro al termine della sua lezione.
    “Vi andrebbe bene giovedì sera alle otto?” Majutsu, Titania, Natsu e Gray annuirono.
    “Che cosa faremo esattamente?” Domandò Erza, guardando il professore mettersi una mano sotto il mento.
    “Ho aperto il pacchetto che ci ha lasciato Dark. E devo dire che anche da assente dimostra quanto fosse diverso da noi. Vedrete, sono sicuro che con le vostre capacità riuscirete a padroneggiare l’incantesimo che ho in mente per voi in poche lezioni. Allora ci vediamo giovedì sera nella classe di Storia della Magia, d’accordo?”
    I quattro annuirono, per poi allontanarsi.

    Alle otto di giovedì sera, il gruppetto salutò gli amici e si diresse sul luogo della lezione. L’aula era buia e vuota quando arrivarono, ma Natsu provvide subito ad accendere le lanterne e dopo soli cinque minuti apparve il professor Lupin con la scatola lasciatagli da Dark, che posò sulla scrivania del professor Rüf.
    “Allora che cos’è?” Chiese Gray.
    “Un altro Molliccio.” Rispose Lupin, togliendosi il mantello. “Dark lo ha bloccato facendo in modo che possa diventare solo un Dissennatore. Sarà meno potente di uno vero e fortunatamente non potrà essere letale, ma per noi andrà più che bene.”
    “Mi pare un buon piano.” Annuì Erza.
    “Allora…” Il professor Lupin estrasse la bacchetta e fece cenno ai ragazzi di imitarlo. “L’incantesimo che cercherò di insegnarvi è magia molto avanzata… molto al di sopra del Fattucchiere Ordinario, e probabilmente nemmeno con la vostra… magia alternativa riuscirete a padroneggiarlo subito. Si chiama Incanto Patronus.”
    “Come funziona?” Domandò Harry, curioso.
    “Beh, quando funziona correttamente, evoca un Patronus.” Spiegò Lupin. “Che è una specie di Anti-Dissennatore. Un guardiano che fa da schermo fra te e il Dissennatore. Il Patronus è una forza positiva, una proiezione delle cose di cui si alimenta il Dissennatore: la speranza, la felicità, il desiderio di sopravvivere, ma non può provare la disperazione come i veri esseri umani, quindi i Dissennatori non sono in grado di fargli del male.”
    “Bello!” Esclamò entusiasta Natsu. “Che aspetto ha un Patronus?”
    “Ciascuno è unico per il mago che lo evoca.”
    “E come si fa a evocarlo? Mi pare di capire che non basti agitare la bacchetta, no?” Intervenne Erza.
    “Con un incantesimo che funziona soltanto se ti concentri con tutte le tue forze su un solo ricordo molto felice.”
    I quattro maghi restarono in silenzio. Un ricordo felice? Beh, con tutto quello che avevano passato in gilda non doveva essere troppo difficile.
    “L’incantesimo è questo.” Lupin si schiarì la voce. “Expecto Patronum!”
    “Expecto Patronum!” Ripeterono i quattro maghi. “Expecto Patronum!”
    “Vi state concentrando su un ricordo felice?”
    Tutti annuirono.
    “Expecto Patronum! Expecto Patronum!”
    Qualcosa schizzò fuori all’improvviso dalla punta delle loro bacchette, simile a un filo di gas argenteo.
    “Molto bene!” Esclamò Lupin con un sorriso. “Ora... siete pronti a provarci con un Dissennatore? Uno per volta ovviamente. Chi comincia?”
    “Io!” Si fece avanti Majutsu, stringendo forte la bacchetta e spostandosi al centro della classe.
    Lupin afferrò la scatola e l’aprì.
    Un Dissennatore si levò lentamente, il viso incappucciato rivolto verso Harry, una mano spettrale e coperta di croste che tratteneva il mantello. Le lanterne tutt’intorno guizzarono e si spensero. Il Dissennatore uscì dal contenitore e prese ad avanzare in silenzio verso Harry, traendo respiri rotti e profondi. Un’ondata di gelo pungente investì i presenti.
    “Expecto Patronum!” Urlò Majutsu. “Expecto Patronum! Expecto-”
    Ma la classe e il Dissennatore si stavano dissolvendo… Harry cadeva di nuovo in una fitta nebbia bianca, e la voce di sua madre risuonò nella sua testa…

    “Harry no! Harry no! Per favore… farò qualunque cosa…”

    Scrosci di risa penetranti… Si divertiva al suo terrore…
    “Harry!”
    Il moro riaprì di colpo gli occhi. Era disteso sul pavimento, a pancia in su. Le lanterne della classe erano di nuovo accese. Non dovette chiedere che cos’era successo.
    “Accidenti… Sarà falso, ma è decisamente efficace…” Borbottò, alzandosi a sedere.
    “Stai bene?” Gli chiese Lupin.
    “Sì…” Harry si aggrappò a un banco, si alzò e vi si appoggiò. “Solo il tempo di recuperare un po’ di forze.”
    “Ecco…” Lupin gli porse una Cioccorana. “Mangiala prima di riprovare. Non mi aspettavo che ce la facessi la prima volta. In effetti mi sarei stupito se ti fosse riuscito.”
    “Non credevo avrei provato di nuovo così tante difficoltà nell’apprendere un incantesimo…” Ammise Harry, per poi sorridere. “Sarà interessante.”
    Il professore lo guardò, mentre gli altri si affiancavano all’amico.
    “Ditemi… Questa Fairy Tail è davvero così bella? Silente non mi ha voluto dire molto, anche dopo avergli detto che sapevo la verità.”
    “È il posto migliore del mondo!” Esclamò Natsu. “Ci sono tutti i maghi più forti!”
    Lupin sorrise. “Capisco. Allora sono contento che Harry sia finito lì, però sono curioso… come hai fatto ad apprendere la loro magia?”
    Harry sospirò. “Non è stato affatto facile. Mi ci è voluto quasi un anno prima di riuscire a destreggiarla senza problemi. Sono stato aiutato dal mago più forte della gilda, ma anche con lui ci è voluto un po’. Dopotutto, immagino fosse perché da noi non esistono bacchette magiche, e qui sono secoli che i maghi usano solo quelle per eseguire le magie.”
    “Fai pure millenni.” Ridacchiò il professore.
    “Bene, ora direi che tocca a me.” Intervenne Erza, preparando la bacchetta.

    Il quartetto continuò nelle settimane successive a esercitarsi con l’Incanto Patronus, ottenendo di volta in volta risultati migliori, ma senza mai riuscire a evocarne uno vero e proprio.
    Corvonero giocò contro Serpeverde una settimana dopo l’inizio del trimestre. Vinse Serpeverde, anche se di stretta misura. Secondo Baston, era un bene per Grifondoro, che si sarebbe piazzato secondo se a sua volta avesse battuto Corvonero. Quindi Baston portò il numero degli allenamenti a cinque la settimana.
    Con le lezioni Anti-Dissennatore di Lupin, gli allenamenti di Quidditch e i compiti, il gruppo di Fairy Tail per la prima volta si ritrovò in difficoltà a gestire la situazione, ma quella che se la passava peggio di tutti era Hermione.
    Anche se ora sapevano come faceva a seguire tutte le lezioni, Harry ed Erza non potevano non preoccuparsi vedendo quanto fosse vicina a un esaurimento nervoso.
    “Bisogna fermarla, o esploderà davvero.” Fece preoccupato Gray, guardandola seduta in un angolo della Sala Comune, con parecchi tavoli coperti di libri, schemi di Aritmanzia, dizionari di rune, diagrammi di Babbani che sollevavano oggetti pesanti e quaderni su quaderni di appunti fitti fitti.
    “E non usa neppure gli Occhiali del Vento… non credevo fosse umanamente possibile!” Esclamò Lucy.

    Gennaio si trasformò quietamente in febbraio, senza alcun cambiamento nel tempo, ancora freddo pungente. La partita contro i Corvonero si avvicinava, ma Harry non aveva ancora ordinato una scopa nuova, aspettando pazientemente che la McGranitt terminasse di controllare la Firebolt: sapeva che anche se fosse stata maledetta, alla fine sarebbe rientrata in suo possesso, sicura al cento per cento. Il problema era Baston, che non aveva la sua stessa pazienza, e continuava a importunare la vicepreside per sapere a che punto era. Aveva anche perso cinque punti quando aveva fatto notare che anche se la scopa avesse disarcionato Harry, lui sarebbe riuscito a prendere il Boccino prima di cadere a terra.
    Una sera, dopo la lezione anti-Dissennatori, Lupin tirò fuori una bottiglia di Burrobirra, che i quattro studenti accettarono volentieri di bere, avendo avuto già modo di assaggiarla a Hogsmeade.
    “Grazie mille.” Fece Natsu, mandando giù tutto il contenuto del bicchiere in un solo sorso. “Almeno qualcosa di buono dopo tutti questi tentativi andati a vuoto.”
    “Non dire così. State facendo ottimi progressi. Vi ho detto che ci sono anche maghi che non riescono a usarlo.”
    “Io credevo che un Patronus schiacciasse i Dissennatori, che li facesse sparire… Ma il massimo che abbiamo ottenuto è stato farlo indietreggiare.” Commentò Gray scocciato.
    “Un vero Patronus lo fa.” Rispose Lupin. “Ma non dovete preoccuparvi. Se i Dissennatori si fanno vedere alla prossima partita di Quidditch, sarete in grado di tenerli a bada abbastanza a lungo da riuscire a tornare a terra.”
    “Spero che non succeda. Voglio affrontarli, è vero, ma se posso evitare finché possibile o finché non sono sicuro di vincere…” Mormorò Majutsu.
    “Professore…” Intervenne Erza, poggiando delicatamente il bicchiere sul tavolo. “Mi chiedevo… che cosa c’è sotto il cappuccio dei Dissennatori?”
    Gli altri tre compagni la guardarono in silenzio, ma tutti loro condividevano la stessa curiosità.
    “Non si sa.” Disse Lupin dopo qualche secondo. “I soli che l’hanno visto… beh, non sono in grado di raccontarlo.”
    “È come il Basilisco?”
    Il professore scosse la testa. “Molto peggio. Il Dissennatore abbassa il cappuccio solo quando decide di usare la sua arma peggiore.”
    “Quale?”
    “Lo chiamano il Bacio del Dissennatore.” Spiegò Lupin con un sorriso un po’ obliquo. “È quello che fanno i Dissennatori quando vogliono distruggere completamente qualcuno. Immagino che ci siano delle fauci lì sotto, perché le stringono sulla bocca della vittima e… le succhiano l’anima.”
    Tutti e quattro i maghi sputarono un po’ di Burrobirra.
    “Fanno cosa?!” Esclamò incredula Erza.
    “Non è come ucciderli?” Chiese invece Gray.
    “Oh, no. È molto peggio. Puoi esistere anche senza l’anima, sai, purché il cuore e il cervello funzionino ancora, ma non avrai più nessuna idea di te stesso, nessun ricordo… nulla. Non è possibile guarire. Esisti e basta. Come un guscio vuoto. E la tua anima se n’è andata per sempre… è perduta.”
    Lupin prese un altro sorso di Burrobirra e poi disse: “È la sorte che attende Sirius Black. C’era scritto stamattina sulla Gazzetta del Profeta. Il Ministero ha dato ai Dissennatori il permesso di procedere se lo trovano.”
    Harry restò in silenzio. “Capisco. Quindi è così che finirà…”
    “Ti dispiace per lui?” Domandò il professore.
    “Non so… fino a prima di Natale, avrei gioito di questa notizia… ma ora… Non posso negare che ho diversi dubbi.”
    “Gli stessi che ho io. Ancora fatico a credere che abbia davvero tradito James e Lily. E ucciso Peter…”
    “Perché? Perché l’ha fatto?”
    “Qualunque sia stato il motivo, è imperdonabile.” S’intromise Gray. “Ha tradito i suoi amici, gli ha voltato le spalle… li ha venduti al nemico! E solo per il suo tornaconto personale!”
    Harry distolse lo sguardo, mentre Erza lo fissava sconsolata.

    “Potter.” Si sentì chiamare la mattina dopo dalla McGranitt, che si avvicinò al tavolo di Grifondoro. “Abbiamo fatto tutto quello che ci veniva in mente, e sembra che non abbia niente che non va... hai un vero amico da qualche parte, Potter.”
    Dicendo ciò agitò la bacchetta, per poi far apparire tra le mani di Majutsu la sua Firebolt, splendida come quando l’aveva ricevuta.
    “Yahoo!!!” Esultò Baston, saltando in piedi e alzando le braccia, ricevendo uno sguardo sorpreso da tutti quanti. “E proprio il giorno prima della partita! Fantastico!”
     
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    Melody fece il solletico a una pera dipinta in un quadro di frutta, facendo così aprire un passaggio segreto. Senza preoccuparsi di nulla lo varcò, venendo subito accolta da decine di elfi domestici, tutti con la stessa uniforme, ovvero uno strofinaccio con ricamato il blasone di Hogwarts, drappeggiato a mo’ di toga.
    “Signorina Melody!” Squittì uno di essi. “Bentornata!”
    La ragazza sorrise, mentre un altro elfo le portava un vassoio pieno di cibo.
    “Grazie. Avevo una certa fame, ma sopra tutti non fanno che parlare di Quidditch… è una tale noia…”
    “Non si preoccupi. Può venire qui quando vuole!”
    La ragazza annuì, per poi sedersi a un tavolino lì vicino. Ma prima ancora di poter dare un morso, la porta della cucina si aprì di nuovo, facendo entrare un ragazzo con la divisa di Grifondoro.
    Dudley richiuse la porta dietro di sé, venendo anche lui accolto subito dai gioiosi elfi. I suoi occhi però si allargarono quando vide Melody, che tuttavia cominciò a mangiare senza degnarlo di un ulteriore sguardo.
    Il ragazzo, tremando, prese il vassoio che gli veniva offerto, per poi allontanarsi.
    “Cos’è tutto questo nervosismo?” Domandò la ragazza, senza guardarlo. “Sono qui anch’io, non andrò di certo a fare la spia perché ti sei intrufolato nelle cucine. O sono io a farti così tanta paura?”
    Dudley deglutì. “N-No… solo, non sono abituato a stare con altri ma- compagni. Preferisco stare da solo.”
    Alla ragazza non era sfuggito il suo lapsus, ma lo ignorò. “Immagino sia per questo che non ti ho mai visto prima.”
    “G-Già… vengo sempre qui a mangiare… Ho sentito alcuni che dicevano come entrare e così-”
    “Smettila di giustificarti.” Sbottò Melody, addentando una salsiccia. “Lo odio.”
    “S-Scusa.”
    “Nemmeno tu sei un fan del Quidditch, vero? Altrimenti saresti già andato allo stadio per non farti vedere, stando a quel che dici.”
    “I-Infatti… non mi è mai piaciuto… Sono di origini Babbane, e sono ancora legato ai loro sport…”
    “Ti capisco. È lo stesso anche per me, anche se non mi sono mai appassionata nemmeno agli sport Babbani. Ho sempre preferito studiare.”
    Dudley annuì, muovendosi per allontanarsi, solo per fermarsi dopo un paio di passi.
    “Forse…” Mormorò a bassa voce, per poi girarsi. “S-Scusa la domanda… tu per caso ti ricordi la parola d’ordine per entrare nella Sala Comune? Ho dimenticato quella nuova…”
    “Non mi sorprende. Pure io ne devo tenere nota, a causa di quel quadro pazzo.” Rispose la ragazza, tirando fuori un foglio dalla tasca. “Vediamo… oggi la parola d’ordine è ‘Medioevo fellone’. Certo che sono proprio assurde…”
    “G-Grazie…” Fece Dudley.
    “La prossima volta vedi di chiederla prima di allontanarti.”
    “L-Lo farò. C-Ciao.” Detto ciò corse fuori, lasciando Melody a bere il suo succo di zucca.
    “Così finalmente sono riuscito a incontrarlo… il misterioso studente.”
     
    ~~~~~~~~~~~


    Alle undici meno un quarto, la squadra di Grifondoro si avviò agli spogliatoi. Il tempo non avrebbe potuto essere più diverso da quello della partita contro Tassorosso. Era una giornata limpida e fresca, con un venticello leggero; questa volta non ci sarebbero stati problemi di visibilità.
    “Sapete che cosa dobbiamo fare.” Affermò Baston mentre si preparavano a uscire dagli spogliatoi. “Se perdiamo questa partita, siamo fuori gara. Voi… comportatevi come negli allenamenti e andrà tutto bene!”
    Uscirono in campo, accolti da un tumultuoso applauso. La squadra di Corvonero, vestita di blu, era già schierata a metà campo. Il loro Cercatore, Cho Chang, era l’unica ragazza della squadra.
    “Baston, Davies, stringetevi la mano.” Disse Madama Bumb spiccia, e Baston tese la mano al capitano di Corvonero.
    “Salite sulle scope… al mio fischio… tre… due… uno…”
    Harry si librò a mezz’aria e la Firebolt scattò più alta e più veloce di ogni altra scopa; il suo cavaliere fece un giro di prova sopra lo stadio e prese a guardarsi in giro in cerca del Boccino, ascoltando la cronaca affidata all’amico dei gemelli Weasley, Lee Jordan.
    “Sono partiti, e l’attenzione di tutti in questa partita è puntata sulla Firebolt che Harry Potter cavalca per Grifondoro. Secondo la Guida ai Manici di Scopa, la Firebolt sarà la scopa prescelta dalle squadre nazionali alla Coppa del Mondo di quest’anno…”
    “Jordan, ti dispiacerebbe dirci che cosa succede in campo?” Lo interruppe la voce della professoressa McGranitt.
    “Sicuro, professoressa… stavo dando solo qualche informazione in più… la Firebolt, tra parentesi, monta un Incantesimo Autofrenante e-”
    “Jordan!”
    “Ok, ok, Grifondoro in possesso di palla, Erza Scarlett sfreccia verso la porta…”
    Harry oltrepassò Katie puntando nella direzione opposta e guardandosi in giro in cerca di uno scintillio dorato. Cho Chang se ne accorse subito, lo tallonava. Era una giocatrice esperta: continuava a tagliargli la strada, costringendolo a cambiare direzione.
    “Falle vedere come acceleri, Harry!” Urlò Fred, superandolo per puntare a un Bolide che si dirigeva verso Erza.
    Majutsu spinse in avanti la Firebolt mentre giravano attorno alle porte di Corvonero, e Cho rimase indietro. Proprio mentre Katie segnava il primo goal della partita, e i giocatori di Grifondoro esultavano, lo vide: il Boccino era quasi a terra e svolazzava vicino a una delle barriere.
    Harry scese in picchiata; Cho lo vide e si lanciò al suo inseguimento. Potter accelerò, pervaso dall’eccitazione; le picchiate erano la sua specialità, mancavano solo tre metri…
    In quel momento un Bolide, colpito da uno dei Battitori di Corvonero, balzò fuori dal nulla. Harry deviò e lo evitò per un pelo. In quei pochi cruciali istanti, il Boccino sparì.
    Dai tifosi di Grifondoro si alzò un grosso “Oooooh!” di delusione e dall’ala di Corvonero esplose un fragoroso applauso per il Battitore. George manifestò il suo disappunto sparando il secondo Bolide direttamente contro il Battitore avversario, che fu costretto a rovesciarsi a mezz’aria per evitarlo.
    “Grifondoro è in vantaggio per ottanta a zero, e guardate quella Firebolt come fila! Potter la sta mettendo davvero alla prova, guardate come la fa girare, e la Comet di Chang non è certo all'altezza, la precisione e l’equilibrio della Firebolt sono davvero straordinari in questi lunghi-“
    “JORDAN! TI PAGANO PER FARE PUBBLICITÀ ALLE FIREBOLT? VAI AVANTI CON LA CRONACA!”
    Corvonero si riscosse: segnò tre reti, lasciando a Grifondoro un vantaggio di soli cinquanta punti. Se Cho avesse preso il Boccino prima di Harry, Corvonero avrebbe vinto.
    Majutsu planò verso il basso, evitando di stretta misura un Cacciatore di Corvonero, e scrutò il campo, in ansia. Un brillio d’oro, un palpito di piccole ali… il Boccino era laggiù, attorno alla porta di Grifondoro...
    Harry accelerò, gli occhi incollati al frammento d'oro davanti a lui, ma un attimo dopo Cho apparve dal nulla e gli sbarrò la strada, facendogli digrignare i denti per il fastidio, costringendolo a deviare, perdendo così nuovamente di vista il Boccino.
    Il moro puntò poi verso l’alto la Firebolt e presto fu a oltre sessanta metri. Con la coda dell’occhio vide che Cho lo seguiva… aveva deciso di marcarlo stretto invece di andare a cercare il Boccino.
    “Bene…” Mormorò, sorridendo. “Allora preparati a sudare.”
    Si tuffò di nuovo in picchiata, e Cho, convinta che avesse visto il Boccino, cercò di stargli dietro. Harry si rialzò bruscamente e lei continuò a precipitare, lui scattò di nuovo, veloce come un proiettile, e poi lo vide per la terza volta. Il Boccino scintillava alto sul campo, dalla parte di Corvonero.
    Accelerò, così fece Cho, parecchi piedi più in basso. Harry era in vantaggio, si avvicinava al Boccino ogni secondo di più.
    “Oh!” Urlò Cho, indicando qualcosa.
    Distogliendo un attimo la sua attenzione dal Boccino, Majutsu abbassò lo sguardo.
    Tre Dissennatori. Tre alti, neri Dissennatori incappucciati, guardavano verso di lui.
    Non indugiò a pensare. S’infilò una mano sotto la divisa, estrasse la bacchetta e accorgendosi appena che Erza lo aveva raggiunto, pronta a imitarlo, ruggì l’incantesimo.
    “Expecto Patronum!”
    Qualcosa di enorme, di un bianco argenteo, spuntò dalla punta delle loro bacchette. Harry sapeva di averla puntata direttamente verso i Dissennatori ma non si fermò a vedere che cosa succedeva; con la mente ancora miracolosamente sgombra, guardò davanti a sé, c’era quasi, tese la mano che ancora stringeva la bacchetta e riuscì a stento a serrare le dita attorno al minuscolo Boccino che si divincolava.
    Madama Bumb fischiò e Majutsu si voltò a mezz’aria e vide sei macchie scarlatte che puntavano su di lui. Un attimo dopo, tutta la squadra lo abbracciava così forte che quasi lo fece cadere dalla scopa. In basso echeggiavano le urla dei Grifondoro tra la folla.
    “Così si fa!” Ripeteva Baston urlando. Nel caos più totale, la squadra riuscì a scendere a terra. Harry smontò dalla scopa e vide un branco schiamazzante di tifosi di Grifondoro che correvano in campo, Ron in testa. Prima di rendersene conto, si trovò circondato da una folla festante.
    “Sì!” Strillò Ron, alzando il braccio di Harry. “Sì! Sì!”
    “Ottimo lavoro!” Esclamò Natsu.
    “Bravo, Harry!” Ruggì Seamus Finnigan.
    “Maledettamente bravo!” Esplose Hagrid sulle teste dei Grifondoro che si accalcavano.
    “Quello sì che era un Patronus, quasi completo direi.” Disse una voce all’orecchio di Harry.
    Majutsu si voltò e vide il professor Lupin, insieme scosso e compiaciuto.
    “Che strano però… non ho sentito il solito freddo quando si sono avvicinati.” Commentò il moro, notando solo in quel momento che Erza stava ridacchiando.
    “Forse perché non erano dei veri Dissennatori.” Gli disse, per poi indicare il punto dove avevano lanciato il Patronus.
    Là, per terra, in un mucchio aggrovigliato, c’erano Tiger, Goyle e Marcus Flitt, il capitano dei Serpeverde, che lottavano per liberarsi dei loro lunghi mantelli neri col cappuccio.
    La professoressa McGranitt, furiosa come non mai, era in piedi di fronte a loro. “Davvero un tiro spregevole!” Tuonava. “Un basso, vile tentativo di sabotare la squadra di Grifondoro! Siete tutti puniti, e cinquanta punti in meno per Serpeverde! Ne parlerò con il professor Silente, non dubitate! Ah, eccolo che arriva!”
    Seduto sopra gli spalti, Malfoy si portò una mano in faccia, sospirando. “Che idioti… Come se avesse potuto davvero funzionare…”

    Quella sera, la sala di Grifondoro fu scenario di una delle più grandi feste che avesse mai visto. Fred e George Weasley erano scomparsi per un paio d’ore, tornando con bracciate di bottiglie di Burrobirra, Zuccotti di zucca e parecchi sacchetti pieni di dolci di Mielandia.
    “Come avete fatto?” Strillò Angelina Johnson, mentre George lanciava Rospi alla Menta tra la folla.
    “Con un piccolo aiuto di alcuni vecchi amici.” Rispose ridendo Fred.
    La festa dei Grifondoro finì solo quando la professoressa McGranitt comparve in vestaglia scozzese e retina sui capelli, all’una di notte, insistendo perché andassero tutti a dormire. 


    “Ah, era da tempo che non sentivo tanto entusiasmo!” Esclamò a se stesso Sir Cadogan, mandando giù in un sol sorso un bicchiere di vino. “Quei felloni si sono fatti sentire per bene!”
    Riempiendosi nuovamente il bicchiere, il ritratto non fece neppure caso alle due figure che si avvicinarono.
    “Medioevo fellone.” Disse uno dei due.
    “Oh, due ritardatari? Beh, non ho ancora cambiato parola d’ordine, perciò prego.” Fece distrattamente il quadro, per poi rivelare il passaggio.
    Sirius Black e Dudley Dursley entrarono così nella Sala Comune di Grifondoro.

    Majutsu era sdraiato sul letto, con gli occhi chiusi.
    La vittoria di oggi gli aveva sollevato il morale, ma i suoi pensieri ora erano diretti verso tutt’altra direzione.
    “Farò davvero bene?” Pensò, sospirando interiormente.
    Le sue riflessioni tuttavia s’interruppero quanto sentì la porta aprirsi lentamente.
    Fece per alzarsi, ma si fermò quando sentì appena i passi della persona che stava entrando.
    Facendo attenzione a non farsi vedere, aprì piano gli occhi.
    Lì, in mezzo al loro dormitorio, illuminato dalla debole luce della luna che filtrava traverso le finestre, c’era Sirius Black, con in mano un pugnale, che si guardava attorno.
    Majutsu fu subito tentato di far apparire la sua spada e attaccarlo, senza nemmeno pensare a come fosse entrato. Tuttavia aspettò. Quella notte non aveva messo le tende attorno al letto, quindi era ben visibile, eppure l’assassino gli aveva giusto rivolto uno sguardo, per poi tornare a guardare le altre tende.
    “Che cosa fa? Perché non mi attacca?” Pensò, pronto a scattare in qualsiasi momento contro di lui.
    “Eccoti qua…” Sussurrò Black, sorridendo, per poi abbassare il pugnale verso la tenda di Ron.
    Quello per Majutsu fu il segnale.
    Senza aspettare oltre, saltò in piedi, evocando la sua spada e mettendosi in mezzo, riuscendo a impedire al criminale di portare a termine il suo attacco.
    “Non so cosa tu abbia in mente, ma non ti lascerò fare nulla!” Urlò, allontanando un sorpreso Black.
    Immediatamente gli altri nella stanza cominciarono a svegliarsi, scostando le tende.
    “Maledizione!” Imprecò Sirius, per poi correre fuori, subito seguito da Harry.
    “C-Che cosa sta succedendo?” Domandò un addormentato Seamus, giusto in tempo per vedere il ricercato correre fuori con alle calcagna Majutsu. “B-Black?!”
    Sirius corse giù per le scale, ritrovandosi nella Sala Comune, con Dudley, che indossò subito il cappuccio, ad attenderlo.
    “Il piano è fallito! Andiamocene subito!” Urlò al complice.
    Tuttavia dovette abbassarsi per evitare un incantesimo da Harry, che li aveva raggiunti.
    “Voi non andate proprio da nessuna parte!” Gli gridò contro lui, facendo sparire la spada e alzando la mano destra verso di loro. “Soprattutto tu, traditore.”
    “Harry, mi pare di avertelo già detto… Morirei piuttosto che tradire i miei amici.” Replicò Black, per poi sorridere. “Ora, credo invece di dover ringraziare te e la tua amica…”
    “Harry, cosa succede?!” Esclamò Natsu, scendendo dalle scale seguito dal resto dei Grifondoro maschi, svegliati dalle urla.
    “Quello è Sirius Black!” Esclamò incredulo Percy, osservando il criminale.
    “ORA!” Urlò invece l’uomo a Dudley, che annuì, per poi portare una mano in tasca e tirando fuori quella che sembrava una piccola granata, che gettò subito a terra.
    Immediatamente l’intera sala venne avvolta dal fumo, costringendo tutti a coprirsi gli occhi.
    Quando il fumogeno esaurì il suo effetto, di Black e del suo complice non c’era più alcuna traccia.
    “No!” Urlò Harry.
    “Che cosa sta succedendo?” Domandò Erza, scendendo assieme a Lucy e Hermione.
    “Black! Ecco cosa succede!” Replicò Majutsu.
    “Ma non è possibile!” Fece Percy. “Come diamine ha fatto a entrare?!”
    “Non ne abbiamo idea… la Sala Comune è priva di passaggi segreti.” Rispose Fred, incredulo come gli altri.
    “Insomma, quando è troppo è troppo!” Era la professoressa McGranitt. Sbatté il ritratto alle sue spalle entrando nella Sala Comune e si guardò intorno furente.
    “Sono felice che Grifondoro abbia vinto la partita, ma la cosa sta diventando ridicola! Percy, da te mi aspettavo di più!”
    “Professoressa… Non è come pensa… Non stavamo festeggiando e-”
    “Sirius Black è entrato qui dentro!” Disse subito Harry.
    La professoressa McGranitt lo fissò incredula. “Non dire sciocchezze, Potter. Come avrebbe fatto a passare attraverso il ritratto?”
    “Glielo chieda!” Replicò Gray. “Lo abbiamo visto tutti! Era assieme a uno studente!”
    La professoressa McGranitt riaprì il ritratto e uscì. Tutta la Sala Comune tese le orecchie, il fiato sospeso.
    “Sir Cadogan, avete lasciato entrare qualcuno nella Torre di Grifondoro che non fosse uno studente?”
    “Ma certo, Madama!” Assentì Sir Cadogan.
    Un silenzio attonito si diffuse dentro e fuori la Sala Comune.
    “D-Davvero?” Balbettò la professoressa McGranitt. “Ma... la parola d’ordine?”
    “La sapeva il ragazzo al suo fianco. Era incappucciato, ma indossava lo stemma di Grifondoro e non mi sono fatto nessun problema. Dopotutto, le condizioni sono che si dica la parola, no?”
    La professoressa McGranitt tornò dall’altra parte del ritratto, dove l’attendeva una folla turbata. Era bianca come gesso.
    “Chi di voi ha fatto entrare Black?”
    Nessuno parlò.
    Infine Melody alzò la mano.
    “Temo che sia colpa mia, professoressa. Ho rivelato la parola d’ordine a uno studente che me l’ha chiesta stamattina. Non l’avevo mai visto prima, ma indossava le vesti di Grifondoro. Non pensavo ci potesse essere un impostore.” Disse con voce atona, con gli occhi che non tradivano alcuna emozione.




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    Ed eccomi finalmente ad aggiornare!
    Ebbene, come potete vedere, ora le cose cominciano sì ad andare diversamente... purtroppo per Sirius XD.
    E Neville stavolta si è salvato dalla punizione della McGranitt, anche se a discapito di un'altra studente... ma va beh, così è la vita XD.
    Beh, direi che non c'è mollto altro da dire... perciò ci sentiamo per il prossimo capitolo! (che dovrebbe arrivare come sempre tra un mese circa)
     
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