Papà Seppy - Sara nel Paese della Perversione

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    Titolo: Sara nel Paese della Perversione
    Fandom: Alice nel Paese delle Meraviglie
    Autore: Seppy
    Disegni: Rendezvous
    Un idea di: Seppy & Rendezvous
    Genere: Demenziale - Fiabesco
    Rating: Arancio (Contenuto volgare)
    Tipo: Long Fic a Capitoli
    Note: Fic con me e amici miei, molto demenziale ù.ù


    Papà Seppy – Sara nel Paese della Perversione

    Una potente pioggia batteva sulle alte montagne, accompagnato da tuoni e fulmini. Non potendo uscire a giocare a causa del mal tempo, i tre piccoli coglioni erano costretti a rimanere chiusi in casa, e si annoiavano molto. Papà Seppy era seduto sulla sua poltrona, davanti a un camino acceso, con in mano un calice di buon vino rosso. I bambini ebbe la stessa idea, e corsero subito dal genitore per farsi raccontare un’altra favola.
    -Papà Seppy, ci racconti un'altra favola?- Chiese Marchese.
    -No- Rispose secco l’uomo, bevendo un sorso di vino.
    -Ti prego- Disse Giul, facendo gli occhi dolcissimi che commossero il vecchio burbero.
    -Va bene va bene… che rompi coglioni… vediamo… questa è la storia di una giovane fanciulla che si perse in un fantastico mondo…-

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    I – La giovane Sara era una ragazzina di buona famiglia, e come tale, veniva educata per crescere in una donna seria e di classe. La piccola però, non aveva voglia di star dietro ai libri, e preferiva stare seduta sugli alberi, con il proprio gatto, a leggere playboy magazine. Un giorno, mentre la sua insegnante le stava spiegando astronomia, la ragazza prese la propria rivista di nascosto e iniziò a leggere. Mentre leggeva però, sentì una strana voce che si faceva sempre più alta e vicina, quello di una giovane donna.
    -Sono in ritardo! Sono in ritardo!- Urlava impazzita.
    Era una ragazzina molto strana, vestita come una coniglietta playboy, che correva coi tacchi verso un grosso albero. Sara era troppo curiosa, e non solo, le piaceva ammirare il bel fondoschiena di quella coniglietta, inoltre, se era di playboy, seguendola l’avrebbe portata da qualche parte molto piacevole. E così la ragazzina scese dall’albero, iniziando a correrle dietro, per poi vedere che d’un tratto, la coniglietta entrò dentro l’incavo di un albero, scomparendo. Per raggiungerla, la giovane Sara si chinò a gattoni, quando a un certo punto, cadde in un buco profondo, senza sapere dove andasse.
    Mentre scendeva leggiadra come una piuma, vedeva galleggiare in aria tanta di quella roba: fruste, falli di gomma, preservativi, vibratori, tette finte, gadget sadomaso e tanta altra roba perversa. Improvvisamente, la caduta si fece ripida, e così sbattè la testa al suolo, provocandole un gran male alla capoccia. Quando si rialzò, vide la coniglietta fuggire verso una porta, e anche qui scomparire all’improvviso. Era troppo attratta da quella ragazza, che decise di seguirla, ma dietro alla porta c’era n’era un'altra, e ancora, e ancora, e ancora, poi ne trovò una con scritto “The Game”, e urlò –Cazzo, ho perso-. Arrivata all’ultima porta, notò che essa non si apriva, non solo, c’era una maniglia parlante.
    -Oh si, così baby…- Esultò eccitato la maniglia.
    -Mi scusi, non l’avevo vista! Mi perdoni, ora la smetto- Rispose lei tutta imbarazzata.
    -No no, continui, la prego, è così bello…- Concluse la maniglia.
    La ragazza però si fermò comunque, e rovinò il morale alla porta. Gli raccontò di dover inseguire la coniglietta playboy, che era passata proprio dalla sua porta, ma lui, incazzato con lei, non volle aprirsi. Quando lei chiese come potesse entrare, la porta le rispose che doveva diventare più piccola, in modo da poter passare.
    -Ma come faccio a diventare piccola?- Domandò lei
    -Ma bevi dalla bottiglia!- Rispose lui
    Apparirono dal nulla dunque, un tavolo e una boccetta. La ragazza, desiderosa di inseguire la ragazza, la bevve tutto d’un fiato, tossendo a causa del gusto molto gommoso e appiccicoso. –Sa di vasellina!- urlò lei schifata, mentre il suo corpo si rimpiccioliva a dismisura. Ora che era della dimensione esatta, poteva passare, ma la porta le rispose che aveva bisogno della chiave, e che essa era sul tavolo. Quando lei domandò di tornare grande, lui le diede una scatola piena di biscotti, e lei fidandosi, ne mangiò uno. All’improvviso, divenne gigantesca, solo che aveva un seno abnorme, qualcosa di davvero gigantesco, e con il piede colpì la maniglia della porta.
    -Mmmm… il fetish non mi dispiace…- Disse sarcastico la porta.
    -Non fai ridere, maniaco!- Rispose Sara, che intanto gli occhi le lacrimavano, perché si sentiva umiliata e presa in giro. Le lacrime iniziarono a cadere dal suo viso, innondando la stanza, creando così un grosso mare. La porta iniziò ad affogare, mentre Sara ritrovò la bottiglietta che la rendeva piccola, e finendo il contenuto divenne minuscola, tale da entrare nella boccetta e passare attraverso la serratura, all’inseguimento della coniglietta playboy.
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    II – Sara, proseguendo nel suo cammino, trovò una piccola casetta col tetto di paglia, molto bello a vedersi, con un insegna al neon. La giovane, molto curiosa, si avvicina al cancello d’ingresso, notando che l’insegna ha scritto “Bordello”. Mentre ammirava la costruzione, udì una voce molto famigliare, quello della coniglietta playboy, e proveniva proprio da quell’edificio. Avendo trovato ciò che cercava, entrò nel bordello, trovandosi però coinvolta in mezzo a molte ragazze con abiti succinti e poco decorosi, tutte che lavoravano lì.
    La coniglietta playboy scese le scale, urlando di non riuscire a trovare le proprie calze a rete. Appena vide la giovane Sara, pensò che fosse una domestica, considerando il modo in cui era vestita, un semplice vestito con grembiulino.
    -Serva, sono in ritardo per lo spettacolo, mi servono le mie calze a rete! Cercale susu!-
    Disse la coniglietta, senza lasciare a Sara il tempo di parlare, spingendola su le scale, attendendo però al piano di sotto. La ragazza dunque, entrò nella camera da letto, e iniziò a frugare dentro i cassetti del comodino che poggiava contro il muro alla sua sinistra. C’era di tutto: vibratori, lubrificanti, fruste, catene e candele, ma niente calze, ma tra le tante cos’è c’erano dei muffin molto buoni. Sara, golosona che è, ne prese uno, dandogli un semplice morso, ciò fece in modo che crescesse e diventasse una gigante, distruggendo tutta l’abitazione.
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    Le ragazze fuggirono in ogni direzione, mentre dal bordello uscivano le braccia e le gambe della povera Sara incastrata. La coniglietta playboy era in agitazione, spaventata, non aveva mai visto un mostro così mostruoso! Urlò in giro, chiese aiuto a chiunque passasse di lì, trovando per caso un vu cumprà, chiedendogli dunque assistenza.
    -Mi scusi buon uomo, mi aiuti! Un mostro ha invaso la mia casa!- Urlò lei terrorizzata.
    -Disinfestazione mostri 5 euri- Ribatté lui, porgendo la mano in cerca di denaro.
    Una volta pagato si avvicinò alla casupola, pensando a un modo per sterminare la gigantessa al suo interno. Guardandosi intorno vide pezzi di legno e mobili provenienti dal bordello, distrutti e spinti fuori quando Sara crebbe improvvisamente. Raccolse tutti i mobili e qualsiasi altra cosa che potesse essere bruciata, in modo da incendiare tutto e uccidere così la bestia immonda. Sara, non volenterosa di morire carbonizzata, si guardò frettolosamente attorno, notando un campo di carote, e le venne l’idea di mangiarne una. La prese, e improvvisamente divenne piccolissima, scomparendo alla vista di tutti.
    La coniglietta playboy prese in mano l’orologio, notando che continuava a essere in ritardo. Con fretta e furia si mise a urlare, rimettendosi a correre verso il lavoro. La piccola Sara uscì dalla casa, e con tutta la sua buona volontà, tentò di raggiungere la coniglietta, inseguendola dentro un altissimo prato di fiori.

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    III – Superò un vastissimo campo di fiori, ove le piante parlavano e la deridevano, inoltre incontrò uno strano bruco che fumava tantissima erba. Dopo tutto quella follia, si ritrovò in una foresta, sedendosi ai piedi di un albero alla ricerca di qualche attimo di riposo.
    -Uh, you touch my tralala, uh my ding ding dong- Canticchiava una voce misteriosa.
    Sara, tutta preoccupata, iniziò a guardarsi attorno, cercando chi fosse colui che canticchiava quella strana melodia, seppur piacevole.
    -Cerca qualcosa bella gnocca?- Ripeté quella stessa voce, questa volta proveniendo dalla cima dell’albero sotto il quale si stava riposando.
    Sarà si voltò meravigliata e sorpresa, cercando di scorgere la figura che le appariva d’innanzi. Lentamente, si andava a materializzare ciò che sembrava essere un gatto a strisce rosa e viola, con lo sguardo umano, e i denti a mezza luna, dallo sguardo maniacale. Quel gatto era apparso dal nulla, e continuava a canticchiare quella canzone ad alta voce, facendo ben notare la propria presenza.
    -Ma tu sei un gatto!- Urlò Sara meravigliata.
    -Non offendermi, sono un maniaco io!- Rispose arrabbiato il felino, canticchiando nuovamente e lentamente scomparendo dietro la sua grossa coda paffuta.
    -No, non andartene, rimani qui!- Esultò lei, non volenterosa di rimanere nuovamente sola e dispersa.
    -Vedo che le donne mi vogliono, come sempre d’altronde- Rispose il gatto, ricomparendo totalmente agli occhi di lei, sorridendo malizioso.
    -Sapreste dirmi dove andare?- Domandò lei incerta, rimanendo sul vago.
    -Dove andare dici? Di qua, di là, chi lo sa. Da quella parte c’è un bordello, da quell’altra un sexy shop, il mondo è pieno di luoghi ove andare.- Rispose il gatto, volteggiando nell’aria ridacchiando, sparando una sentenza che poteva confondere chiunque la udisse. Poi, divenne invisibile, lasciando per terra una scia di impronte da felino, per poi ricomparire su un altro albero.
    -Ah, se vuoi saperlo- continuò il gatto, -la coniglietta playboy è andata da quella parte- Disse, indicando la sua sinistra.
    -Davvero?- Chiese lei. –Cosa?- Ripeté lui. –la coniglietta è andata di là?- Replicò nuovamentel a giovane. –Quale coniglietta?- Ribatté a sua volta il felino, creando un discorso senza senso, un girare intorno a qualcosa, prendendola in giro.
    -Sai shakerare un cocktail così velocemente?- Domandò il gatto, agitando molto velocemente un contenitore d’alcolici. –Sai, ci vuole molto esercizio!- Concluse poi l’animale.
    Sara si incazzò, proprio perché quel maniaco di un gatto non la prendeva seriamente, lei stava cercando quella coniglietta playboy e non sapeva come. Con sguardo feroce, fece capire che non stava scherzando, e che voleva cercare la coniglietta, e così lo stregatto decise di fare il buono.
    -Se dovessi cercare una coniglietta playboy, andrei dalla lepre fumata- Replicò l’animale, indicando un sentiero alla sua sinistra.
    -Ma non c’è qualcuno di più “normale” da queste parti?- Chiese la giovane.
    -Qui siamo tutti pazzi mia cara, chi più chi meno.- Replicò il gatto, ridendo e rotolando.
    -E qualcuno che non sia un maniaco come te?- Domandò ulteriormente la piccola Sara.
    -Ah! Che richiesta assurda, difficile da accontentare. Anzi, ora che ci penso, da quella parte c’è il capellaio matto, lui si che è un gentil uomo, ma attenta! Quell’uomo è probabilmente il più pazzo di tutti!- Replicò il gatto, sempre con il sorriso stampato in volto, e con voce molto ironica.
    -Almeno sono sicura di non essere stuprata!- Replicò furiosa Alice, dando le spalle all’animale e incamminandosi verso il giardino del capellaio, mentre il gatto, ridacchiando e canticchiando, scompariva come apparve.


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    IV – Sara si avviò verso ciò che doveva essere l’abitazione del capellaio matto, su suggerimento di quel gatto maniaco a strafatto. Mentre si avvicinava, sentiva chiaramente due voci cantare a squarciagola, un motivetto che come ritornello faceva “Una buona non pazzia, a me, a te, a me, a te”. Sbirciò oltre il cancello della casa, notando un lunghissimo tavolo, stracolmo di bottiglie d’alcolici di ogni tipo e provenienza, più due strambe figure a capo tavola.
    Una lepre, dal volto umano e dal pelo castano, e un uomo, dalla folta chioma corvina e baffi curati, vestito in modo vistosamente elegante. Con loro, c’era un piccolo topolino all’interno di calice di birra, che ogni tanto si univa al coro e canticchiava con loro, mostrando chiaramente di essere ubriaco. La giovane Sara si sedette dall’altra parte della tavola, ondeggiando il capo a ritmo della musica, fin quando i due non notarono la presenza inattesa.
    -Cosa ci fa una così bella fanciulla nel mio giardino?- Sentenziò il capellaio matto, che appena vide la ragazza corse a salutarla, a una velocità tale che parve un teletrasporto.
    L’uomo le fece un baciamano, mentre la lepre li raggiungeva più lentamente.
    -Proprio una bella fanciulla bisogna dire!- Aggiunse la lepre, con sguardo maniacale.
    La giovane Sara, corteggiata dal capellaio in modo galante, e complimentata ulteriormente dalla lepre, divenne rossa in viso, chiudendosi in sé quasi dalla vergogna.
    -Giusto! Perché non prendi un buon calice di vino milady?- Disse il capellaio, prendendo una bottiglia, versandola nell’aria, facendo sgorgare un calice e poi del buonissimo vino rosso.
    -Oppure preferisci farti una canna?- Aggiunse la lepre, aprendo la giacca e mostrando tante canne di elfen, di ottima e pregiata qualità.
    -Bhe… un sorsetto non credo mi possa far male- Disse prendendo il calice offerto dal capellaio –così festeggiamo la vostra pazzia- concluse.
    -Nonono! Ti sbagli!- Disse l’uomo, riprendendosi il calice. –Questo è una festa di non pazzia! Noi non siamo pazzi! Ti sembriamo pazzi per caso?- Finì il capellaio, portandosi una mano al petto.
    -E cos’è una festa di non pazzia?- Domandò ignara la ragazza ai due.
    -Bhe… ecco… come possiamo dire… è… maddai, lo sanno tutti cos’è!- Replicò la lepre, incapace di dare una definizione corretta di cosa fosse una festa di non pazzia.
    Il capellaio si alzò in posizione completamente eretta, radrizzando la propria schiena, mentre la lepre prendeva due cucchiaini e iniziava a tintennarli contro le bottiglie e i bicchieri, producendo così una musica di sottofondo.
    -Vedi mia cara, in questo mondo ci sono un casino di pazzi. Quelli che non sono pazzi, come me e la lepre, festeggiamo la non pazzia!- Rispose con tono serio e gentile il cappellaio, terminando la frase con l’indice rivolto verso il cielo.
    -Ma allora è anche la mia non pazzia!- Replicò entusiasta Sara, finalmente lieta di aver trovare due persone non pazze, o almeno così dicevano d’essere, e poi si festeggiava.
    -Ma allora bisogna festeggiare!- Replicò la lepre entusiasta.
    Il capellaio prese gentilmente la ragazza per la mano, iniziando a danzare con lei, una danza classica con molte rotazioni. Dopo quattro giravolte, il capellaio lasciò la presa della fanciulla, che finì tra le braccia della lepre, che incominciò a sua volta a ballare con lei. Quando smisero di ballare, il capellaio prese tre boccali di birra, porgendone uno a ogni presente, così da far schiantare i bicchieri. Nel farlo, il piccolo topolino schizzò via, ricadendo lentamente sospeso a un ombrello, canticchiando anche lui il motivetto della non pazzia.
    I tre si sedettero a tavola, prendendo le bottiglie e versandole nei rispettivi bicchieri, mentre Sara applaudiva con sguardo felice e da tenera bambina. Il capellaio le porse una bottiglia di vino, che successivamente la lepre si offrì gentilmente di versare per lei.
    -Allora mia cara… cosa la porta fin qui?- Domandò il capellaio.
    -Bhe ecco… io starei cercando…- Iniziò a dire Sara.
    -Secondo giro di alcool!- Disse il cappellaio, interrompendo la ragazza, che non ebbe nemmeno un sorso del suo drink.
    La lepre afferrò Sara per il polso, tirandola e facendole cambiare posto a sedere, dove altre bottiglie con nuovi bicchieri erano pronti per essere utilizzati e bevuti. Il capellaio poggiò i piedi sul tavolo, mentre la lepre si sdraiava comodamente sul tavolo, prendendosela con poco eleganza e decoro.
    -Allora mia cara… dicevi? Raccontaci la tua storia- Proferì il cappellaio, ondeggiando un calice di vino.
    -Ecco… stavo leggendo delle riviste con il mio gatto…- Iniziò la giovane Sara.
    -GATTO!?- Urlò di colpo il topolino dentro il boccale di birra.
    L’animaletto iniziò a correre in tutte le direzioni, facendo cadere bicchieri e bottiglie, che si rompevano in mille schegge. La lepre si mise a inseguirla correndo sul tavolo, mentre il capellaio la inseguiva al bordo, bloccandogli la strada con il bastone da passeggio. La lepre colse l’occasione e lo afferrò con ambo le mani, ma il topolino si dimenava in modo troppo forte.
    -La bambola! Dagli la bambola!- Urlava la lepre.
    Sara si voltò, e vide una piccolissima bambola gonfiabile nuda. La prese e la diede al topolino, che si calmò, abbracciando la bambola e addormentandosi dentro il suo solito boccale di birra.
    -Chiedo scusa per il disagio- Chiese gentilmente e imbarazzata la giovane Sara.
    -Oh non si preoccupi bella fanciulla, il piccolo Lardek purtroppo ha una terribile fobia per i gatti, meglio non nominarli ulteriormente!- Rispose il cappellaio, tornando a sedere insieme alla lepre, entrambi che si sistemavano i vestiti scomposti.
    -Dicevamo bellezza?- Disse la lepre, sdraiato sul tavolo con una canna d’elfen accesa, curioso di sapere come continuava la storia.
    -Ah giusto… ecco… mentre stavo leggendo, ho visto questa coniglietta playboy e ho deciso di seguirla, curiosa come sono- Continuò a narrare la giovane Sara.
    -Sono in ritardo!- Urlò una voce familiare nel frattempo del racconto.
    In quello stesso momento, entrò nel giardino la coniglietta playboy, che correva attraverso il giardino, usandolo come scorciatoia per arrivare in tempo a destinazione. Il capellaio si fermò d’innanzi a lei, bloccandole la strada, afferrandole la mano e baciandola, presentandosi nel frattempo. La lepre prese l’orologio della giovane, osservandolo, notando che esso era rotto, andava più veloce, quindi era messo in avanti.
    -Bisogna aggiustarlo- Disse la lepre.
    -Mmmm… vedo il problema- Aggiunse il capellaio, massaggiandosi il pizzetto –Qui ci vuole un po’ di vodka- Aggiunse, rovesciando un intera bottiglia dell’alcolico dentro gli ingranaggi dell’orologio. La coniglietta si stava strappando i capelli, mentre Sara rimase spiazzata dal vedere il loro modo di fare.
    -Tieni, usa anche della vasellina!- -Giusto! Passami anche il ketchup già che ci sei- Blateravano i due, che intanto continuavano ad aggiungere ingredienti, uno alla volta, fino a quando l’orologio non esplose.
    -Mi sa che abbiamo messo troppo ketchup- suggerì la lepre.
    La coniglietta era sconvolta, ma non volle perdere altro tempo. Seppur senza l’orologio, riprese a correre, e Sara non poté far altro che inseguirla. Lasciarono i due folli da soli a contemplare i motivi per cui l’orologio era scoppiato, avanzando verso la sua meta sempre più.

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    V – Sara corse, fino a trovarsi in un gigantesco giardino, adornato da altissime siepi che costruivano un labirinto molto intrigante. Arrivata in uno spiazzo libero, notò tre uomini palestrati, con addosso solamente un paio di slip aderenti, che stavano verniciando delle rose bianche di rosso.
    -Buongiorno, cosa state facendo?- Domandò lei curiosa.
    -Stiamo verniciando le rose bianche di rosso. Abbiamo sbagliato a piantarle, e se il Regino ci scopre…- Rispose l’uomo, con voce molto flebile e dolce, quasi come una donna, senza però finire la frase perché troppo impaurito delle sue stesse parole.
    Sara era dispiaciuta per loro, vedendoli dipingere quelle rose in fretta e furia, dunque decise di unirsi a loro e aiutarli. Prese in mano un pennello, e canticchiando iniziò a colorare quelle bellissime rose bianche di un intenso rosso scuro, come l’amore passionale. Nel frattempo però, la musica di una marcia iniziava a farsi sentire, il segno che il regino era in arrivo. Gli uomini corserò più velocemente possibili, cercando di finirle tutte e nascondere l’attrezzatura di pittura.
    A un tratto, un corteo di uomini palestrati con addosso solamente degli slip, e qualche traccia di trucco in viso, apparvero, scortando il famoso regino. Arrivò seduto su un trono trasportato da quattro uomini, il regino, una figura maschile esile, dalla larga gonna nera e rossa, la corona, e un frustino tra le proprie mani. Giunta a destinazione, scese dal trono, osservando le sue rose, notando che colavano vernice, scoprendo anche che una era pitturata male.
    -Chi è stato?!- Domandò irrascibile il regino ai suoi uomini.
    I tre iniziarono a darsi la colpa a vicenda, mentre la giovane Sara se ne stava in disparte.
    -Mozzategli il pene!- Sentenziò il Regino.
    I soldati presero i tre uomini in questione, e li portarono via con la forza, verso la loro terribile sorte. Il Regino si stava voltando per andarsene, quando si girò nuovamente, notando con la coda dell’occhio anche la figura di Sara. Da dietro la sua vistosa gonna, un nanerottolo vestito come una ballerina di danza classica, con tanto di tutù, si avvicinò alla ragazza, osservandola da vicino.
    -Mia signora, è una graziosa fanciulla!- Disse il piccolo re.
    -Vieni mia cara, non preoccuparti, non vi farò nulla di male. Come vi chiamate?- Disse il Regino con voce calda e gentile, allungandole una mano per aiutarla a tirarsi su dalla posizione china.
    -S-sara- Balbettò la giovane, timorosa di fare una brutta fine, seppur il pene non l’avesse.
    -Ditemi, sapete giocare a polo?- Domandò la regina, toccandole il mento per fissarla dritto negli occhi.
    La giovane Sara non fece altro che annuire con il capo, mentre il Regino sorrideva, indicandole di seguirla al campo da gioco. Raggiunsero uno spiazzo enorme, dove c’erano uomini in slip messi a novanta, che fingevano di essere gli anelli. Ad attenderli, dei falli di gomma come mazzi e tette finte come palle, pronti per incominciare una partita entusiasmante. Il Regino le fece un lieve inchino, per farle capire che poteva incominciare pure lei, essendo l’ospite. La giovane, prese in mano quel grosso fallo di gomma, mirando sulla palla e colpendola, facendolo passare sotto ben due anelli.
    -Vedo che la sapete usare molto bene quel fallo…- Disse il Regino con voce maliziosa.
    A quel punto, la sovrana prese il fallo di gomma, e colpì la sua di palla. Da sola riuscì a fare qualche centro, mentre quelli che apparentemente avrebbe mancato li prese grazie allo spostamento volontario dei suoi uomini. Uno dei suoi uomini però, non fu abbastanza veloce, e mancò la palla. Il Regino fece uno sguardo con le fiamme negli occhi, lanciandogli un colpo di frusta e sentenziandolo alla mozzatura del pene.
    Il Regino stava per colpire di nuovo la palla, quando apparve dal nulla il gatto maniaco di prima, con quel suo solito sorriso beffardo. Sara, appena vide l’animale, lo indicò, urlando a tutti che c’era un gatto, ma quando si voltavano, non vi era nulla. Il gatto riapparve, questa volta legando un filo al fallo e alla gonna del Regino, pronto a combinare uno dei suoi scherzetti perversi.
    -Attenta!- Urlò Sara, cercando di evitare la catastrofe.
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    Il Regino però, non la udì in tempo, e scagliò il suo colpo. Il filo tirò la gonna, che fece inciampare la sovrana, con le gambe all’aria, mostrando un paio di slip con i cuoricini. Quando si alzò, emise un urlo spacca timpani, guardando Sara con rabbia.
    -Portatela nella sala del sadomaso!- Urlò furiosa la sovrana.
    -Mia signora, non pensi che dovremmo prima indagare?- Domandò il suo piccolo compagno.
    Il Regino fece il broncio, ma accettò il consiglio del re. All’improvviso, apparirono tutti dentro un tribunale, ove Sara era nel banco degli imputati e il Regino nella sedia del giudice. La coniglietta apparve, roteando su un tubo, srotolando una pergamena.
    -Il primo testimone è il capellaio matto- Disse la coniglietta.
    Sara si fece un facepalm, mentre entrò nella corte il capellaio, con calma, con tutto il suo charme. Si mise sul banco dei testimoni, seduto molto rilassatamente ma con una postura da nobile, attendendo di essere interpellato.
    -Rispondimi cappellaio! Dimmi chi è questa Sara o ti mozzo il pene!- Minacciò il regino al capellaio.
    -Mio Regino, si calmi, non glielo ha mai detto nessuno che è bella?- Rispose retoricamente l’uomo, facendole un occhiolino.
    -Oh bhe… ecco…- Disse il regino, toccandosi le guance che intanto divennero rosso intenso.
    -Basta con queste sciocchezze! Portatemi un testimone valido!- Urlò nuovamente il Regino, mentre nella stanza entrava la lepre con il boccale di birra del topolino.
    Mentre la lepre sedeva al posto dei testimoni con il cappellaio, il gatto maniaco apparve nuovamente sulla corona del Regino. Sara lo notò subito, e indicandolo urlò che c’era un gatto. Subito, il topolino si prese di spavento, iniziando a correre in tutte le direzione, scombussolando l’intera aula, mentre la lepre e il cappellaio lo inseguivano per fermarlo. Il topo finì sotto la gonna del Regino, e la lepre lo seguì sotto di essa con la bambola, mentre il cappellaio passò a Sara il suo bastone da passeggio. La ragazza prese la mira, con il bastone, e appena vide il topo colpì, ma mancò, beccando però il Regino dritto sul naso.
    -… UCCIDETELA!!!- Urlò il Regino.
    Sara iniziò a scappare, inseguita dal Regino, il re, gli uomini truccati in slip, e tutti gli altri personaggi bizzarri incontrati in quel suo viaggio. Si ritrovò misteriosamente davanti alla porta con la serratura parlante, pregandogli di aprirsi, ma questo continuava a dormire. Quando sembrava ormai la fine, Sara si svegliò di colpo sopra l’albero, con una rivista di playboy in testa, capendo di aver semplicemente sognato.
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    Disegnino Bonus per tutti i maschietti ù.ù

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